Facoltà e diritti

Aperto da viator, 10 Gennaio 2019, 15:55:31 PM

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viator

Salve. Riflessione sociale. Da molto tempo mi sono accorto di un fenomeno singolare del quale non sento parlare pubblicamente (nella limitatezza con cui seguo appunto le temetiche sociali).

Il fenomeno consiste nel costante restringersi delle facoltà personali a favore della dilatazione dei diritti (o vantati tali) personali che la Legge e la società dovrebbero soddisfare o tutelare.

Mentre in alcuni casi si tratta semplicemente di confusione linguistica ("modi di dire" per i quali l'una cosa viene chiamata con il nome dell'altra), in molti altri assistiamo alla puntigliosa sottolineatura che tende a voler vedere riconosciuto, sancito, un diritto che invece rappresenta unicamente una facoltà.

Anzitutto cercherò (abbastanza vanamente, come al solito) di definire facoltà e diritto.

FACOLTA' : "ciò che ciascuno è libero di cercare di fare e che la legge permette indiscriminatamente a patto che tale fare non leda altrui superiori diritti legali".

DIRITTO : "La facoltà di fare (secondo la definizione soprastante) o di veder fatto - DA CHI NE ABBIA IL DOVERE - ciò che la Legge prescrive". Quindi il diritto consiste nel poter AUTONOMAMENTE fare tutto ciò che è lecito oppure del veder fatto da altri, nei nostri confronti, ciò che essi - per Legge - sono tenuti a fare. Chiaramente, in questo secondo caso, al diritto di veder fatto da altri non può che corrispondere il loro DOVERE di farlo.
Perciò la differenza tra FACOLTA' e DIRITTO semplicemente consiste nel fatto che il secondo dei due termini presuppone sempre l'esistenza di un CORRISPONDENTE DOVERE.

I media però sono pieni di notizie che riportano l'utilizzazione  più caotica che si possa immaginare dei concetti di FACOLTA' e di DIRITTO.

Si sente parlare, ad esempio, di donne che avrebbero il DIRITTO alla maternità. Ovviamente ciascuna donna possiede la facoltà di cercare (auguroni!) di diventare madre, ma non esiste il dovere di alcuno di creare le condizioni perchè ella lo diventi.

Ugualmente per il DIRITTO alla casa. Ma scherziamo ? Costituzioni e Leggi AUSPICANO e intendono (troppo genericamente) FAVORIRE la disponibilità ed il possesso dell'abitazione, mica si impegnano a procurarla !.

Non parliamo poi del cosiddetto DIRITTO alla salute, che è invece diritto alle cure (quali poi, e come...lasciamo perdere), mentre la sicurezza di restare in salute o di recuperarla non è garantibile - a quanto sembra - neppure da Gesù Cristo.

L'elenco potrebbe occupare decine e decine di pagine.......................

Ma come mai una simile confusione, che alle tesi di qualcuno giova tra l'altro abbastanza ?

Io sento odore di (nefasta per qualcuno, formidabile per altri) post-influenza di certi "entusiasmi" sessantotteschi, rimasti particolarmente virulenti - mi sembra - nel nostro Paese.

Voi cosa ne pensate ? Salutoni.
Esiste una sola certezza : non esiste alcuna certezza.

Jacopus

#1
Non lo collegherei al '68, questo classico capro espiatorio passpartout. L'espansione dei diritti è un fenomeno più antico. Il 68 è stato il corrispettivo del Cambriano per la vita: una esplosione di nuovi diritti, molti dei quali hanno rinnovato l'italia in modo sensazionale per un paese tendenzialmente conservatore fino al masochismo. Basti pensare al diritto al divorzio, l'abolizione del delitto d'onore, lo statuto dei lavoratori, il sistema sanitario nazionale, le regioni, l'ordinamento penitenziario, fino a quei diritti più controversi, aborto e abolizione dei manicomi.
L'espansione dei diritti nasce dalla consapevolezza che in fondo siamo tutti uguali, almeno rispetto ad una base minima condivisa, che tendera' ad alzarsi o abbassarsi a seconda della situazione politica ed economica. Molto più del 68 si deve ringraziare il 76, il 1776, e la successiva costituzione americana che sancisce il diritto alla felicità.
Un altra sospetta è la scienza e il suo sicario, la tecnologia. Come per i diritti, indagata anche per aver illuso l'umanità nella possibilità di spiegare e prevenire tutta una serie di fenomeni, dalle inondazioni, ai terremoti, dalle rapine agli ictus, fino a quel vaso di fiori, che cadendo su una testa ha impedito al detentore di quella stessa di rivendicare tutti i diritti di cui avrebbe creduto di aver diritto.
Tanti diritti in sostanza possono indicare:
A) una società ipocrita, dove ai proclami non consegue la loro realizzazione;
B) una società realistica, che tenta di adeguare ciò che definisce diritto con ciò che si può fare realmente.
C) Una società parassitizzata, da chi attraverso supposti diritti vive alle spalle di chi ancora non concepisce il diritto come un ente assistenziale.
D) Una società delirante, che crede di creare la realtà attraverso l'emanazione di leggi e circolari.
E) Una combinazione dei precedenti punti.
Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.

acquario69

In Natura esistono due polarità complementari, per cui l'uno non può nemmeno esistere senza l'altro.
La Realta e' tutta improntata a questa presenza contemporanea e appunto riguarda tutti i fenomeni.

e lo stesso vale per i diritti con il suo corrispettivo di doveri.

Pero a un certo punto si e' cominciato a considerare solo i primi, fino a far scomparire i secondi ed e' evidente (o dovrebbe esserlo) che ci sarebbe stata in tal senso una vera e propria scissione dalla Realtà 
Tutto cio ha le sue radici nel soggettivismo/individualismo..per poi passare inevitabilmente al relativismo e i frutti (consequenziali) di questa scissione, di questa che e' pura fantasia, e' l'attuale distopia,spacciata pure per libertà ... 
una dimostrazione, anche piuttosto banale in tal senso e' il solo parlarne e subito si viene etichettati per retrogradi, reazionari, fascisti...(neolingua e psicopolizia orwelliana in atto)

verrà il momento in cui dovremo sguainare le spade per proteggere l'ovvio.
G.K. Chesterton 

anthonyi

Citazione di: viator il 10 Gennaio 2019, 15:55:31 PM
Salve. Riflessione sociale. Da molto tempo mi sono accorto di un fenomeno singolare del quale non sento parlare pubblicamente (nella limitatezza con cui seguo appunto le temetiche sociali).

Il fenomeno consiste nel costante restringersi delle facoltà personali a favore della dilatazione dei diritti (o vantati tali) personali che la Legge e la società dovrebbero soddisfare o tutelare.

Mentre in alcuni casi si tratta semplicemente di confusione linguistica ("modi di dire" per i quali l'una cosa viene chiamata con il nome dell'altra), in molti altri assistiamo alla puntigliosa sottolineatura che tende a voler vedere riconosciuto, sancito, un diritto che invece rappresenta unicamente una facoltà.

Anzitutto cercherò (abbastanza vanamente, come al solito) di definire facoltà e diritto.

FACOLTA' : "ciò che ciascuno è libero di cercare di fare e che la legge permette indiscriminatamente a patto che tale fare non leda altrui superiori diritti legali".

DIRITTO : "La facoltà di fare (secondo la definizione soprastante) o di veder fatto - DA CHI NE ABBIA IL DOVERE - ciò che la Legge prescrive". Quindi il diritto consiste nel poter AUTONOMAMENTE fare tutto ciò che è lecito oppure del veder fatto da altri, nei nostri confronti, ciò che essi - per Legge - sono tenuti a fare. Chiaramente, in questo secondo caso, al diritto di veder fatto da altri non può che corrispondere il loro DOVERE di farlo.
Perciò la differenza tra FACOLTA' e DIRITTO semplicemente consiste nel fatto che il secondo dei due termini presuppone sempre l'esistenza di un CORRISPONDENTE DOVERE.

I media però sono pieni di notizie che riportano l'utilizzazione  più caotica che si possa immaginare dei concetti di FACOLTA' e di DIRITTO.

Si sente parlare, ad esempio, di donne che avrebbero il DIRITTO alla maternità. Ovviamente ciascuna donna possiede la facoltà di cercare (auguroni!) di diventare madre, ma non esiste il dovere di alcuno di creare le condizioni perchè ella lo diventi.

Ugualmente per il DIRITTO alla casa. Ma scherziamo ? Costituzioni e Leggi AUSPICANO e intendono (troppo genericamente) FAVORIRE la disponibilità ed il possesso dell'abitazione, mica si impegnano a procurarla !.

Non parliamo poi del cosiddetto DIRITTO alla salute, che è invece diritto alle cure (quali poi, e come...lasciamo perdere), mentre la sicurezza di restare in salute o di recuperarla non è garantibile - a quanto sembra - neppure da Gesù Cristo.

L'elenco potrebbe occupare decine e decine di pagine.......................

Ma come mai una simile confusione, che alle tesi di qualcuno giova tra l'altro abbastanza ?

Io sento odore di (nefasta per qualcuno, formidabile per altri) post-influenza di certi "entusiasmi" sessantotteschi, rimasti particolarmente virulenti - mi sembra - nel nostro Paese.

Voi cosa ne pensate ? Salutoni.

Ciao Viator, il tuo post inquadra la differenza tra i due concetti fondamentali di libertà, definiti come libertà negativa(Cioè libertà di fare quello che preferisci senza che altri te lo impediscano), e libertà positiva (Cioè realizzazione concreta di una possibilità di fare qualcosa che vuoi, ma che non puoi fare senza qualcosa di appositamente predisposto).
In realtà non è vero che alla libertà negativa non corrispondono obblighi, gli obblighi ci sono e corrispondono a tutte quelle forme di controllo necessarie ad impedire che qualcuno limiti la libertà negativa dell'altro.
La differenza tra le due è che la libertà positiva è più gradevole per chi la riceve, per cui è propagandisticamente vincente. Se prendi un disoccupato e gli domandi di scegliere se preferisce la facoltà di cercare lavoro, oppure un sistema nel quale il lavoro glielo cerca lo stato, e finché non glielo trova gli paga un'indennità, è evidente che preferisce la seconda opzione.
Naturalmente è anche vero quello che tu dici in ambito filologico, la libertà positiva si presta a semplificazioni giuridiche che creano problemi di interpretazione, ma anche di organizzazione dell'azione pubblica.
Tu parli del diritto alla salute, che giustamente va tradotto in diritto ad essere curato, ma non è la situazione più problematica perché la cura ha comunque la possibilità di essere standardizzata in qualche modo.
Parliamo invece di una cosa indefinita come il "diritto al lavoro", cosa può mai voler dire visto che il lavoro non è uno standard, ci sono tanti lavori differenti, ci sono tante persone che possono o non possono, vogliono o non vogliono fare i differenti lavori. E questo anche sulla base di elementi non oggettivi (Un datore di lavoro assume una data persona se ha fiducia, ma la fiducia è un fatto soggettivo).
Un saluto

baylham

L'art. 32 della Costituzione italiana, elaborata negli anni 1945-48, molto prima del 1968, afferma esplicitamente che la salute è un diritto fondamentale dell'individuo, ripeto individuo non cittadino.
Se ogni uomo ha il diritto alla salute significa che gli altri uomini hanno il dovere di rispettare il suo diritto alla salute.
Le facoltà sono i modi di espressione, realizzazione del diritto soggettivo. Quindi le facoltà essendo l'espressione del diritto non possono per principio ledere altri diritti.

Ipazia

Citazione di: Jacopus il 10 Gennaio 2019, 18:01:01 PM
Non lo collegherei al '68, questo classico capro espiatorio passpartout. L'espansione dei diritti è un fenomeno più antico. Il 68 è stato il corrispettivo del Cambriano per la vita: una esplosione di nuovi diritti, molti dei quali hanno rinnovato l'italia in modo sensazionale per un paese tendenzialmente conservatore fino al masochismo. Basti pensare al diritto al divorzio, l'abolizione del delitto d'onore, lo statuto dei lavoratori, il sistema sanitario nazionale, le regioni, l'ordinamento penitenziario, fino a quei diritti più controversi, aborto e abolizione dei manicomi.
L'espansione dei diritti nasce dalla consapevolezza che in fondo siamo tutti uguali, almeno rispetto ad una base minima condivisa, che tendera' ad alzarsi o abbassarsi a seconda della situazione politica ed economica. Molto più del 68 si deve ringraziare il 76, il 1776, e la successiva costituzione americana che sancisce il diritto alla felicità.
Un altra sospetta è la scienza e il suo sicario, la tecnologia. Come per i diritti, indagata anche per aver illuso l'umanità nella possibilità di spiegare e prevenire tutta una serie di fenomeni, dalle inondazioni, ai terremoti, dalle rapine agli ictus, fino a quel vaso di fiori, che cadendo su una testa ha impedito al detentore di quella stessa di rivendicare tutti i diritti di cui avrebbe creduto di aver diritto.
Tanti diritti in sostanza possono indicare:
A) una società ipocrita, dove ai proclami non consegue la loro realizzazione;
B) una società realistica, che tenta di adeguare ciò che definisce diritto con ciò che si può fare realmente.
C) Una società parassitizzata, da chi attraverso supposti diritti vive alle spalle di chi ancora non concepisce il diritto come un ente assistenziale.
D) Una società delirante, che crede di creare la realtà attraverso l'emanazione di leggi e circolari.
E) Una combinazione dei precedenti punti.

Concordo quasi su tutto. In particolare con l'elenco finale che esalta la storicità del concetto di diritto e delle sue mistificazioni. Mi lascia perplessa l'ironia, non so quanto, sulla scienza e la sua "sicaria". Semmai la panacea che segue è dovuta a chi parassita ideologicamente scienza e tecnica, al tecnoscientismo.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

viator

Salve. Per Baylham : Anzitutto io al '68 imputo la eccessiva proliferazione di rivendicazioni eccessive, anche assurde e/o controproducenti, e non il concepimento di singoli diritti come quella che hai citato.

Per quanto riguarda la Costituzione, citandoti : "...........afferma esplicitamente che la salute è un diritto fondamentale dell'individuo, ripeto individuo non cittadino.
Se ogni uomo ha il diritto alla salute significa che gli altri uomini hanno il dovere di rispettare il suo diritto alla salute.".

Giudico la tua una interpretazione conformistica. Che moltissimi condivideranno sbagliando per superficialità che conduce a conseguenze paradossali.

Se per la Costituzione (Legge Fondamentale dello Stato) la salute rappresenta un diritto non significa che altri hanno il dovere di rispettare il diritto di ciascuno ad essere sano. Questo vorrebbe semplicemente dire che hanno il dovere di non contagliarlo consapevolmente, di non traumatizzarlo fisicamente etc., aspetti che in sè riguardano non il "diritto alla salute" ma il Codice Penale attraverso il diritto a non veder compromessa da altri la propria integrità corporale..

I diritti (vedere la mia definizione ed eventualmente contestarla) se sanciti dalle Leggi richiedono sempre la contemporanea esistenza di doveri attivi (cioè qualcuno deve fare qualcosa). In questo caso il dovere dello Stato di fare in modo che ciascun cittadino (secondo me tutte le Costituzioni farebbero meglio e con più chiarezza e pertinenza ad occuparsi di cittadini, non di persone od individui - gli individui tra l'altro sono figure presenti anche nel mondo animale !), fare in modo - dicevo - che nessun cittadino perda la salute, cioè lo Stato avrebbe il dovere di impedire ai cittadini di ammalarsi. Questo sarebbe appunto il paradosso ovviamente assurdo. Saluti.
Esiste una sola certezza : non esiste alcuna certezza.

everlost

Cit. da Jacopus:

CitazioneTanti diritti in sostanza possono indicare:
A) una società ipocrita, dove ai proclami non consegue la loro realizzazione;
B) una società realistica, che tenta di adeguare ciò che definisce diritto con ciò che si può fare realmente.
C) Una società parassitizzata, da chi attraverso supposti diritti vive alle spalle di chi ancora non concepisce il diritto come un ente assistenziale.
D) Una società delirante, che crede di creare la realtà attraverso l'emanazione di leggi e circolari.
E) Una combinazione dei precedenti punti.
Direi pù il punto B, ma solo perché sono ottimista e fiduciosa nella fondamentale bontà dell'uomo.  :D
L'inflazione un po' megalomane del termine 'diritto' nella nostra Costituzione e nel parlare comune secondo me serve a sottolineare che ogni cittadino italiano merita di essere tutelato negli aspetti principali della sua vita (lavoro, maternità, salute, alloggio, giustizia, istruzione ecc.). 
Di più, che ogni essere umano dovrebbe esserlo, anche se non è cittadino di questa nazione, perché si tratta di diritti universali. E anche gli animali avrebbero diritto a tutela. Si può non essere d'accordo? Ne siamo tutti convinti, almeno credo.
Nei fatti, però, che differenza...
Da quanto capisco io, 'diritto alla salute' non significa certo che lo Stato deve eliminare le malattie, il che sarebbe assurdo, ma che deve agevolare il mantenimento di un buon livello di sanità pubblica, attraverso gli ospedali, il sistema sanitario e l'igiene per quanto possibile, garantendo la qualità dell'aria, dell'acqua, delle merci, la pulizia delle strade, lo smaltimento dei rifiuti...tutte servizi che a noi contribuenti costano parecchio in tasse e non ovunque sono gestiti in maniera efficace.
Lo stesso vale per il diritto alla maternità: chi desidera diventare mamma deve poterlo fare anche senza mezzi. Deve (o meglio dovrebbe) poter contare su aiuti economici e assistenziali dello stato durante la gravidanza e anche in seguito, se non ha denaro sufficiente  per allevare il proprio bambino in maniera civile. Perciò esistono i consultori, i dispensari, le case famiglia, ecc. Che poi funzionino bene è un altro discorso, intanto ci sono.
Il 'diritto alla casa' mica vuol dire che tutti devono avere la casa di proprietà, ma almeno un tetto sulla testa sì...e infatti lo stato costruisce alloggi popolari per chi non si può permettere la villa o l'attico ai Parioli. 
Anche questi aiuti non mancano, però...
Qui farei meglio non commentare, perché li assegnano a chi non ne ha diritto, mentre chi dovrebbe averli resta fuori.
Mi pare che esista un reale problema attuativo più che semantico. 
Lo stato riconosce tutti i diritti fondamentali, fa pure le leggi, poi però non riesce a garantirli.
La povertà non è stata ancora eliminata, per il momento almeno...ma si potrebbe fare molto di più per attenuare il disagio di chi sta male.
Si potrebbe, se non ci fosse questo scollamento schizofrenico fra ciò che deve essere e ciò che è.  :(

acquario69

Citazione di: everlost il 12 Gennaio 2019, 00:22:56 AM
Mi pare che esista un reale problema attuativo più che semantico.
Lo stato riconosce tutti i diritti fondamentali, fa pure le leggi, poi però non riesce a garantirli.
La povertà non è stata ancora eliminata, per il momento almeno...ma si potrebbe fare molto di più per attenuare il disagio di chi sta male.

Si potrebbe, se non ci fosse questo scollamento schizofrenico fra ciò che deve essere e ciò che è.  :(

Eh gia...come mai?

..perche tutti vogliono, anzi pretendo i loro diritti, ma pochi, pochissimi fanno il loro dovere (e naturalmente anche il corrotto che assegna una casa popolare a chi non spetta, pensa solo al suo "diritto" estrapolato da qualsiasi contesto)
Ma non ce da meravigliarsi se viviamo appunto in una società dove il "contesto" e' solo individuale 

Freedom

Una discussione con una serie di interventi, pur con sfumature diverse, condivisibili.

Quello che a me sembra manchi e che desidero introdurre è il concetto di dovere. Che equilibra, compensando, qualsiasi anelito, a volte eccessivo, ai diritti.

In altre parole, visto che è stato criticato il coacervo di rivendicazioni della storia umana, con particolar riferimento al '68, io penso, viceversa, che è lecito, auspicabile "esagerare" nella richiesta di diritti. Quello che tuttavia è decisivo è bilanciarli con altrettanti doveri.

Penso ad alcune delle più celebri, e per certi aspetti paradossali, richieste di quegli anni: "abbiamo il diritto alla felicità!" Oppure: "vogliamo tutto e subito!"
Bene, benissimo rispondo io. "E sia!" Se fossi una divinità. Purché...... quella felicità medesima che pretendete siate disposti a darla a tutti gli altri. Oppure purché siate disposti a concedere tutto e subito!

Immaginiamo una civiltà nella quale ognuno si occupasse degli altri. Solo degli altri. Ciò significherebbe che TUTTI gli altri si occuperebbero di te.

Le solite cazzutissime utopie? Certo, non lo nego, ma se fossimo in grado funzionerebbe. Ed il ragionamento logico anzi, di puro buon senso rimanda al solito, inevitabile problema: la natura umana!

Siamo sempre lì.

P.S. Azz non avevo letto il post di acquario69. L'avevi già espresso tu il concetto di dovere. Bene: un idem sentire non fa che rafforzare un pensiero.
Bisogna lavorare molto, come se tutto dipendesse da noi e pregare di più, come se tutto dipendesse da Dio.

viator

Salve Freedom. Citandoti : "Immaginiamo una civiltà nella quale ognuno si occupasse degli altri. Solo degli altri. Ciò significherebbe che TUTTI gli altri si occuperebbero di te.".

A che pro? Ribaltamento speculare di una situazione. Mutando l'ordine dei fattori, il risultato non cambia.

Infatti non credo proprio che la somma degli interessamenti altrui verso di me risulti (per me ! Per me ! Per me! - a meno che non si voglia eliminate il soggetto) risulti più vantaggiosa di un mio egoistico esclusivo interesse per me stesso. Saluti.
Esiste una sola certezza : non esiste alcuna certezza.

Freedom

Citazione di: viator il 12 Gennaio 2019, 12:25:49 PM
Salve Freedom. Citandoti : "Immaginiamo una civiltà nella quale ognuno si occupasse degli altri. Solo degli altri. Ciò significherebbe che TUTTI gli altri si occuperebbero di te.".

A che pro? Ribaltamento speculare di una situazione. Mutando l'ordine dei fattori, il risultato non cambia.

Infatti non credo proprio che la somma degli interessamenti altrui verso di me risulti (per me ! Per me ! Per me! - a meno che non si voglia eliminate il soggetto) risulti più vantaggiosa di un mio egoistico esclusivo interesse per me stesso. Saluti.
Oddio, delle due l'una: o mi stai mostrando una prospettiva che non avevo assolutamente considerato o non ci stiamo intendendo (e la causa è indubbiamente mia) su cosa intendo quando dico che ognuno deve occuparsi degli altri.

Per me occuparsi degli altri significa provvedere ai loro bisogni primari e/o soddisfare quelle necessità derivanti da fragilità/debolezze varie.

Ottemperato a questi "doveri" che potrebbero risultare molto più piacevoli di quanto uno si attenda allora l'individuo può spendere il suo tempo per curare gli interessi derivanti dalle sue personali inclinazioni e talenti: arte, scienza, cultura, sport, avventura, etc.
Bisogna lavorare molto, come se tutto dipendesse da noi e pregare di più, come se tutto dipendesse da Dio.

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