Etica e Cattiveria

Aperto da Claudia K, 24 Aprile 2023, 00:33:46 AM

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baylham

Pongo un'ipotesi ancora più radicale: chi vuole il bene, fa anche il male. Questa mi sembra la quotidianità del male.
Due esempi di fantasia: Abramo nella Bibbia oppure Jorge da Burgos nel romanzo Il nome della rosa.
Un esempio concreto, di attualità: la comunità Shalom.

bobmax

Citazione di: Ipazia il 25 Aprile 2023, 09:38:39 AMLa covidemia è (stata) un grande esempio di psicopatologia sociale di massa, politicamente orchestrata, con enorme distillato di cattiveria, confrontabile con quella che dà origine ai pogrom della storia su base etnico-razziale o religiosa.

Hai ragione Ipazia.
Non per la validità dei tuoi ragionamenti, hai ragione perché sei innocente.
Il tuo è un grido che reclama giustizia.

Scaturisce dalle profondità dell'essere, dove il vero e il falso del contingente passano in secondo piano.

Gli eccessi, le sparate no vax e antioccidentali, condotte a prescindere della loro scarsa o nulla coerenza, sono secondari.
Tu hai ragione perché il mondo non è come dovrebbe essere!

La sete di giustizia supera ogni ragionevole considerazione.
Ed è in questa tua sete, la tua ragione.

Ma non temere, sarai dissetata.
Tardi ti ho amata, bellezza tanto antica e tanto nuova, tardi ti ho amata. Tu eri con me, mentre io ero lontano da te.

Jacopus

CitazioneMa non siamo affatto tutti uguali, e alla storia comune ciascuno porta il proprio.
Prendi tot bambini di 4-5 anni e a ciascuno di loro fai trovare nel giardino di casa  un gattino di due mesi, che sia il primo gattino che incontra dal vivo.
Assisterai alle reazioni più variegate : alcune più diffuse, altre meno, altre ancora decisamente eccezionali a livello percentuale.
Vedrai quello che si approccia senza esitazioni all'incontro ravvicinato e lo accarezza e lo prende in braccio; quello che ne è attratto ma più cauto nell'avvicinarsi; quello che lo guarderà col terrore di chi ha incontrato un orso e scapperà a rifugiarsi; quello che prenderà il primo sasso per tirarglielo addosso; fino a quello (certamente molto meno comune) che lo porterà come pasto caldo al molosso di casa o lo prenderà per la coda e lo sbatterà al muro finchè non muore.
Ripartirei da qui Carla. Quello che scrivi è verissimo. Abbiamo delle reazioni diverse e comportamenti diversi anche fra fratelli, il cui patrimonio genetico inevitabilmente è diverso. Le precondizioni della cosiddetta "cattiveria" le ho elencate prima e sono sempre le stesse, genotipo/fenotipo, ambiente, caso. Poi subentrano i meccanismi di apprendimento. Possibilmente il bambino che si diverte sadicamente va corretto da genitori comprensivi e presenti e se non ci sono genitori comprensivi e presenti va corretto da istituzioni preposte, scuola e sanità in primo luogo. Una correzione che va sviluppata non in senso autoritario (tipo "comportati bene sennò chiamo i carabinieri") ma in senso affettivo, dimostrando con l'esempio qual'è la vita etica. Il nostro cervello è estremamente plastico, possiamo apprendere e mettere in pratica tutto e il contrario di tutto. Contenere il più possibile il male dell'uomo sull'uomo è una responsabilità dell'umanità come complesso di relazioni. In questo risiede la sfida della cultura almeno da Ulisse in poi.
Un ulteriore considerazione. Il male è multiforme, si annida nei centri del potere, è spesso anonimo. Risale a generazioni prima e quando esplode sembra insensato o attribuibile esclusivamente alla degenerazione del singolo, ma non è così. Alice Miller fa risalire il nazifascismo alla "pedagogia nera" di fine ottocento, quella che costringeva il presidente Schreber a restare immobile con le mani e i piedi ristretti in complessi macchinari ideati dal suo famoso padre pedagogo, affinché studiasse senza masturbarsi. Quello stesso Schreber, diventato schizofrenico,  al centro di due magistrali interpretazioni, la prima di Freud e la seconda di Canetti. In questo caso dove si origina il male dell'uomo sull'uomo, se non da una distorta interpretazione della cultura? Una distorta interpretazione della cultura a sua volta debitrice di distorti rapporti di potere. Quindi, lungi da me pensare ad un futuro privo di male nella storia dell'umanità, ma occorrerebbe da subito pensare ad un progetto collettivo per attenuare quel male, mentre invece la più recente direzione della storia ci indica la direzione opposta. È la stessa filosofia individualista contemporanea a muovere le teorie che la causa del male dell'uomo risiedano nel singolo uomo malvagio, ma in questo modo non si fa altro che attivare un meccanismo di difesa, anzi due, scissione e proiezione, senza migliorare di una virgola la possibilità verso la vita buona.
Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.

iano

#33
Citazione di: Claudia K il 25 Aprile 2023, 10:24:53 AMMa non siamo affatto tutti uguali,


No, ma non è il caso di attendere di vedere come ci comporteremo per capire chi siamo, per stilare poi uno sterile elenco di buoni e cattivi.
Dico che non è una buona idea porsi come buoni a priori, ma sia utile fare il contrario. Immedesimarsi nell'autore di una storia di orrore per riscriverne il finale.
Provare oltre all'orrore di fronte a certi fatti anche un egoistico sollievo di non esserne stati gli autori, non potendo escludere di averlo potuto essere.
Che nessuno possa mai dire di noi un giorno...sembrava un così bravo ragazzo.
Non si tratta di auto assolversi a priori, ma di considerarsi sempre potenziali colpevoli .
La questione del perdono viene dopo, quando ormai il danno è fatto.
Prima viene la prevenzione da rivolgere verso se stessi, prima che ad altri potenziali assassini.
Quella che sto descrivendo è una pratica di vita quotidiana per me, nella quale posso annoverare buoni successi, che potrei descrivere come ''le buone azioni di un presunto cattivo, che non potranno mai dimostrare la sua buona natura, quanto il contrario''.
Non vedo in ciò nulla di fuorviante o addirittura dannoso in prospettiva.
Se non solo la natura fà l'uomo..., ma anche l'occasione, bisogna farsi trovare pronti quando l'occasione si presenterà, facendo tesoro dei casi in cui per altri, certamente diversi da noi, ma non possiamo sapere mai quanto, si è già presentata, trovandoli meno preparati ad affrontarla, avendo frainteso per presunzione la loro vera natura.
In altri termini la eventuale nostra natura cattiva non è condizione sufficiente a commettere cattiverie, ma concorrono altre cause, su cui a differenza della nostra natura, possiamo intervenire, preparandoci a reagirvi in modo predeterminato.

Eienstein: ''Dio non gioca a dadi''
Bohr: '' Non sei tu Albert, a dover dire a Dio cosa deve fare''
Iano: ''Perchè mai Dio dovrebbe essere interessato ai nostri giochi?''

Ipazia

Citazione di: bobmax il 25 Aprile 2023, 11:06:36 AMHai ragione Ipazia.
Non per la validità dei tuoi ragionamenti, hai ragione perché sei innocente.
Il tuo è un grido che reclama giustizia.

Scaturisce dalle profondità dell'essere, dove il vero e il falso del contingente passano in secondo piano.

Gli eccessi, le sparate no vax e antioccidentali, condotte a prescindere della loro scarsa o nulla coerenza, sono secondari.
Tu hai ragione perché il mondo non è come dovrebbe essere!

La sete di giustizia supera ogni ragionevole considerazione.
Ed è in questa tua sete, la tua ragione.

Ma non temere, sarai dissetata.

Sì, la livella arriva per tutti e tutti disseta irreversibilmente.

Maddai bobmax, tu, cultore "senza se e senza ma", della Verità come hai potuto credere alla bufala del "vaccino":"sperimentato, sicuro e immunizzante" ? Qui non si tratta di essere antioccidentali e antiscienza ma di vedere la cialtroneria galattica all'opera. Sono una donna di scienza, come il mio avatar, ed ho dietro le spalle una vita di professione scientifica, sufficiente a vedere dove è verità scientifica e dove è millantato credito cialtrone.

Cialtroneria politicamente convertita in psicologia di massa della specie più nera, con cattiveria i.t. al seguito. E, dopo la Bioetica, è finita in discarica pure l'Etica.

Mi basta la verità, pur con la minuscola, per dissetarmi, a questo punto della mia esistenza.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

Ipazia

Per chi vuole inoltrarsi nella "banalità del male" in salsa individuale, con corredo "etico" familiare del "mulino bianco", un consiglio di lettura:



Anche l'omonimo film con un fantastico Daniel Auteuil è eloquente.

Pure qui la falsità, virtù satanica per eccellenza, è il deus ex machina della vicenda.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

iano

#36
@ Ipazia.
Non è che puoi sperare di risolvere la crisi del concetto di verità derivante dal recente corso della scienza usando la minuscola o cambiando il font.
La tua è solo una opinione competente che và a competere con altre diverse e parimenti competenti, con voluto bisticcio di parole, e a me quindi, da incompetente, non resta che ammirare la passione che anima te e gli altri, senza la quale tale fruttuosa competizione sarebbe impossibile.
Eienstein: ''Dio non gioca a dadi''
Bohr: '' Non sei tu Albert, a dover dire a Dio cosa deve fare''
Iano: ''Perchè mai Dio dovrebbe essere interessato ai nostri giochi?''

Ipazia

Per Verità intendo la verità assoluta della metafisica, rispetto a cui, non avendo accesso, mi limito alle verità - plurali nei piani e nella magnitudo - esperibili e dimostrabili nell'immanenza.

Riguardo alle falsità della $cienza - che tengo ben distinta dalla Scienza, religiosa e metafisica, e dalla scienza, laboriosa occupazione immanente - mi sembra che, una volta sbufalate, non servano particolari titoli accademici per prenderne atto. Nel qual caso mi limito alla cronaca necroscopica, per chi non fosse ancora al corrente dell'accaduto, per distrazione o mala informazione. Dopodichè me ne servo nella normale interlocuzione.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

Claudia K

Citazione di: Ipazia il 25 Aprile 2023, 09:38:39 AM"La banalità del male" di Hannah Arendt, "Psicologia di massa del fascismo" di Wilhelm Reich e "Se questo è un uomo" di Primo Levi, sono ottime letture propedeutiche per capire la psicopatologia sociale, uscendo dagli schemi asfittici della cattiveria psicotica individuale.
Il quotato mi aiuta molto a riconfinare l'aspetto che intendevo proporre aprendo questa discissione. 

Non concordo con quanto ho evidenziato in neretto, per almeno due ragioni: 
1) la psicopatologia sociale non è materia più nobile o meno "asfittica" rispetto alla psicopatologia individuale : sono semplicemente settori della stessa materia  con oggetti diversi e diversamente indagabili, fino al punto che assai spesso il singolo psicotico risulta (anche) socialmente deviante;
2) oggetto di questa discussione non voleva essere nè la psicopatologia sociale...nè quella individuale : era , invece, l'approccio etico (morale, se preferisci) di chi è in qualunque ruolo coinvolto (che sia familiare o teste o consulente o magistrato) in casi di Cattiveria individuale (o di "branchetto", come in quasi tutti i casi pubblici da me citati) in cui possono tranquillamente escludersi PATOLOGIE psichiatriche e si è ragionevolmente certi che la Cattiveria profittatoria del NON psicotico derivi dal lucidissimo disegno che muove (più che coerentemente e più che razionalmente) dal suo principio primo che la vita altrui valga niente rispetto alla propria, e che possa essere in ogni modo compressa o persino sacrificata, se ciò dovesse tornargli "utile". 

E non occorre immaginare scenari apocalittici per vedere, se si guarda, quanto questo tipo di Cattiveria possa essere agita da persone sane di mente, che ogni giorno assurgono a dignità di cronaca: basti pensare a chi induce alla prostitutuzione (persino minorile) e la sfrutta; o a chi riduce in schiavitù un congiunto per scippargli la pensione; o a chi da operatore sanitario brutalizza anziani nelle RSA; o a chi da meastra d'asilo segna per sempre bambini, e si potrebbe continuare all'infinito. 
Il tutto (quel che ho accennato a titolo esemplificativo e tutt'altro che esaustivo) in una società in cui la media delle persone di pari livello di istruzione non agirebbe mai  simili condotte. 
E d'altra parte...senza alcuna tentazione deamicisiana...basti pensare ai racconti dei nostri nonni o bisnonni : persecuzione nazista degli Ebrei? ...C'era chi rischiava la propria vita per dare loro rifugio...e c'era chi accumulava quattrini e carriere facendo l'informatore dei nazisti. Oppure: tempo di guerra? C'era chi cercava di fare comunità per unire le scarisissime risorse ed energie, e c'era chi faceva "mercato nero", facendo la fortuna finanziaria anche dei propro eredi, sulla disgrazia e FAME altrui...
(La società in cui vivevano era proprio la stessa, comunque)

E, tanto vale chiarirlo, la mia "causa occasionale" nell'aprire questa discussione fonda proprio sul fatto di ritrovarmi io nel ruolo di "ago della bilancia" in una situazione in cui il mio apporto sarà decisivo. 
Sono consapevole che la vita delle persone coinvolte cambierebbe radicalmente in funzione dell'ago della bilancia, e sono consapevole che chi ne sarebbe più irreversibilmente danneggiato (ossia il Cattivo per scelta) non si porrebbe MAI, a parti invertite, i problemi che mi pongo io. 
Ma io me li pongo (vivendo questo come un'autentica  beffa della sorte) e mi schiaccia il peso di questa responsabilità morale, nell'eterno dubbio che possa esistere una via Etica all'inclusione. 
(A scanso di equivoci : nessun mio timore di ritorsioni o simili.)



Jacopus

#39
Penso che si tratti di due piani diversi, Claudia. Il soggetto prevaricatore va fermato, punito, contenuto. Non c'è alcuna uguaglianza fra vittima e carnefice rispetto al fatto "hic et nunc" perpetrato o che si pensa di perpetrare. Ma in una accezione più socio-filosofica, occorre tener presente come la "cattiveria" sia un fenomeno complesso, che va considerato nelle sue origini ambientali, individuali e casuali e nella dinamica storica di ogni gruppo umano. Vista in questa prospettiva la "cattiveria" diventa più difficile da confinare secondo una distinzione netta fra "buoni" e "cattivi". Ti assicuro in modo piuttosto certo che, salvo problematiche neurologiche, la "cattiveria" è un percorso di apprendimento e di sviluppo di comportamenti routinari che diventano "modi di essere" (o modelli operativi interni, secondo Bolwby), a loro volta interagenti con il carattere individuale, l'ambiente dove vive il soggetto e il caso. Ciò non toglie, ripeto, che ognuno di noi sia responsabile, al cento per cento di ciò che fa, salvo perizia psichiatrica che affermi il contrario.
Per aggiungere carne al fuoco, si pensi come un certo comportamento e i relativi stati affettivi possono anche essere ereditati geneticamente. Quindi un ambiente che sollecita risposte predatorie, creerà un gruppo di dimoranti in quell'ambiente geneticamente inclini alla violenza, secondo un processo di feed-back che si autoalimenta e riproduce quel livello di predazione. Il tutto secondo i canoni della teoria evolutiva.
Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.

Claudia K

Citazione di: Jacopus il 25 Aprile 2023, 19:25:22 PMPenso che si tratti di due piani diversi, Claudia. Il soggetto prevaricatore va fermato, punito, contenuto. Non c'è alcuna uguaglianza fra vittima e carnefice rispetto al fatto "hic et nunc" perpetrato o che si pensa di perpetrare.
Fin qui andrei de plano, ok. 
Citazione di: Jacopus il 25 Aprile 2023, 19:25:22 PMMa in una accezione più socio-filosofica, occorre tener presente come la "cattiveria" sia un fenomeno complesso, che va considerato nelle sue origini ambientali, individuali e casuali e nella dinamica storica di ogni gruppo umano. Vista in questa prospettiva la "cattiveria" diventa più difficile da confinare secondo una distinzione netta fra "buoni" e "cattivi".
De plano anche su questo (che però comincia ad essere il territorio del dubbio etico). 
Citazione di: Jacopus il 25 Aprile 2023, 19:25:22 PMTi assicuro in modo piuttosto certo che, salvo problematiche neurologiche, la "cattiveria" è un percorso di apprendimento e di sviluppo di comportamenti routinari che diventano "modi di essere" (o modelli operativi interni, secondo Bolwby), a loro volta interagenti con il carattere individuale, l'ambiente dove vive il soggetto e il caso. Ciò non toglie, ripeto, che ognuno di noi sia responsabile, al cento per cento di ciò che fa, salvo perizia psichiatrica che affermi il contrario.
E qui subentra la mia deflagrazione con smarrimento nel dubbio etico (e conseguente dissidio interiore). 
Io SO , nel caso di cui tratto, che il Cattivo non ha nè subito nè interiorizzato alcun modello di Cattiveria, e anzi ha vissuto da privilegiato...attenzione : anche moralmente! Ha avuto Esempi di Amore e Accoglienza e Generosità (non solo a lui diretti e sempre gestiti nel segno della massima altrui equità e bontà d'animo) superiori alla media su OGNI fronte, dalla nascita! 
Io SO , nel caso di cui tratto, che il Cattivo avesse questo come proprio "programma esistenziale" ...persino da suoi forbiti diari e pubbliche esternazioni! 

E resto io, responsabile dell'ago della bilancia, a chiedermi (sentendomi anche un po' patetica) : "e se quell'ago lo dirigesssi nella direzione sbagliata, perchè magari c'era qualcosa di clinicamente necessitante per il Cattivo, che nessuno ha inquadrato?"...

Ti ringrazio moltissimo del riscontro datomi. 

daniele22

Ho trovato quest'articolo che vi propongo in calce. Ci sta infatti bene col post di Jacopus di stamattina. Non conosco la rivista che ha pubblicato lo studio, ma mi sorprende, oltre all'ingenuità dei ricercatori, il fatto che questi non si chiedano cosa possa apprendere uno scimpanzé, dato che sarebbe ovvio che questi conoscano il mondo che li circonda anche se non sanno di conoscerlo. Ma ogni individuo conoscerà sicuramente cose diverse rispetto ad altri. E presenterà senz'altro comportamenti di gruppo simili, ma particolari per ciascun individuo

https://www.agi.it/scienza/news/2023-04-24/scimpanz_studio_potere_con_prepotenza-21100119/

Ipazia

Se si tratta di una situazione concreta la risposta etica alla cattiveria non potrà che essere tarata sulla conoscenza specifica dei fatti e dei comportamenti dello specifico "cattivo". Ingannevole fu il richiamo ad una categoria generale come "etica" riferita però ad una situazione particolare, in cui la questione è: "come comportarsi di fronte a ..."
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

Jacopus

In realtà dovrei conoscere meglio l'anamnesi socio-individuale di questo soggetto prima di pronunciarmi (cosa che comunque non mi sogno di fare in un forum), ma posso provare a fare delle ipotesi che Claudia potrà vagliare. Il caso classico è quello del narcisista, figlio di papà, a cui non è mancato l'amore, anzi ne ha ricevuto troppo. È stato considerato il figlio prediletto e i genitori lo hanno riempito di coccole e di beni materiali. Un soggetto del genere diventa di solito un despota e se gli viene attribuito del potere i suoi sottoposti devono iniziare a tremare. Per crescere bene occorre l'affettività ma anche l'educazione al senso del limite e al riconoscimento intersoggettivo. La nostra società fa molta fatica a trasmettere questi messaggi, essendo una società "non limits", "no rules", e dove vige la spettacolarizzazione delle proprie gesta. Ho già scritto altrove che è la società dove il disturbo tipico è proprio il narcisismo, mentre fino agli anni 70 era la nevrosi, fondata sul senso di colpa. Il narcisismo non riconosce gli altri se non come spettatori acclamanti delle sue imprese, che possono comprendere anche efferati atti di malvagità, rispetto ai quali non sente alcun rimorso.
Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.

iano

Citazione di: Claudia K il 25 Aprile 2023, 18:50:44 PME, tanto vale chiarirlo, la mia "causa occasionale" nell'aprire questa discussione fonda proprio sul fatto di ritrovarmi io nel ruolo di "ago della bilancia" in una situazione in cui il mio apporto sarà decisivo.
Sono consapevole che la vita delle persone coinvolte cambierebbe radicalmente in funzione dell'ago della bilancia, e sono consapevole che chi ne sarebbe più irreversibilmente danneggiato (ossia il Cattivo per scelta) non si porrebbe MAI, a parti invertite, i problemi che mi pongo io.
Ma io me li pongo (vivendo questo come un'autentica  beffa della sorte) e mi schiaccia il peso di questa responsabilità morale, nell'eterno dubbio che possa esistere una via Etica all'inclusione.
(A scanso di equivoci : nessun mio timore di ritorsioni o simili.)



Aiah!
Magari fossi tu un impersonale ago.
Eienstein: ''Dio non gioca a dadi''
Bohr: '' Non sei tu Albert, a dover dire a Dio cosa deve fare''
Iano: ''Perchè mai Dio dovrebbe essere interessato ai nostri giochi?''

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