EMPATIA, INDIFFERENZA, AGGRESSIVITA'

Aperto da viator, 20 Febbraio 2021, 21:38:48 PM

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viator

Salve. Confesso di essere stato "solleticato" dal "topic" "L'INDIFFERENZA", separatamente aperto ed attivo sul Forum. Esso ha stimolato mia breve riflessione che però trovo corretto illustrare separatamente poiché – opponendo la mia cinica ed ipermaterialistica visione di certe cose alla impronta buonistico-sentimental-psico-emotiva assunta dagli interventi altrui presenti in -INDIFFERENZA-...................eviterò sia di fare indebite confusioni che di scandalizzare alcuni benpensanti speranzosi nella bontà dell'animo umano.


E' cosa nota che – vivendo in ambienti troppo affollati ed in cui le risorse sono limitate (tendenzialmente insufficienti per tutti quanti) i comportamenti dei viventi (uomo incluso) tendono a "virare" verso la competitività e – tendenzialmente – la aggressività. Questa mi sembra essere una verità biologica ahimè materialistica ma indubitabile e priva, nel suo fondamento, di ogni relazione con sentimenti, educazione, morale, etica. Che poi, nel caso dell'uomo, tutti gli aspetti precedentemente elencati esistano e possano venir utilizzati per gestire e moderare gli effetti dell'affollamento e della fame........secondo me non toglie una virgola alla fondamentale validità dell'assunto che ho descritto.


E' cosa meno nota ma secondo me ugualmente vera che le comunità al cui interno è più diffusa la reciproca empatia (il quieto vivere combinato con la solidarietà, quando necessaria) risultino quelle al cui interno si vive in regime di sussistenza (cioè in cui si dispone dello stretto necessario per vivere) e che comunque non presentino sovraffollamento (esempi tipici li avremo in diversi Paesi e luoghi di Asia ed Oceania, non trovate ?).




Avremmo quindi le equazioni :



       
  • affollamento+povertà = aggressività
  • equilibrio demografico+sufficienza economica = empatia

A questo punto mi sembrerebbe di aver scoperto dove e come si colloca l'INDIFFERENZA : esattamente a metà tra empatia ed aggressività.




Infatti pare che l'indifferenza, la noncuranza verso l'altro, l'eccesso di individualismo egoistico risulti particolarmente presente all'interno delle società opulente e che – soprattutto – la sua diffusione non sia influenzata dall'affollamento (o da altri parametri e virtù altamente immateriali) ma solo dalle condizioni economico-patrimoniali.


Infatti :



       
  • in una società ricca lo sviluppo dell'empatia è ostacolato dalla difficoltà nel riuscire ad immedesimarsi in una condizione (il bisogno altrui) che appare estranea, marginale, innaturale, dal momento che si vive e si pensa in un ambiente popolato quasi solo dall'abbondanza.
  • Paradossalmente, il possedere molto instilla l'ossessione di doversi dedicare completamente a ciò che si ha (il povero ha poco da perdere, il ricco molto di più).
  • Nelle società ricche l'affollamento non è un problema critico perchè non è necessario risultare aggressivi per sopravvivere.

Quindi potremo concludere, inserendo tra le due "equazioni" sociobiologiche fornite sopra  : opulenza=indifferenza.


Saluti a tutti.

Esiste una sola certezza : non esiste alcuna certezza.

Jacopus

"L'uomo è, invero, un soggetto meravigliosamente vario, vano e oscillante. È difficile farsene un giudizio stabile ed uniforme".
Potrebbe essere una frase di un neuroscienziato contemporaneo ed invece la scrisse Montaigne.
Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.

viator

Citazione di: Jacopus il 21 Febbraio 2021, 00:15:33 AM
"L'uomo è, invero, un soggetto meravigliosamente vario, vano e oscillante. È difficile farsene un giudizio stabile ed uniforme".
Potrebbe essere una frase di un neuroscienziato contemporaneo ed invece la scrisse Montaigne.
Salve jacopus. Certo che se un neuroscienziato dovesse uscirsene con un giudizio come quello da te citato da MonsieurMontaigne.....................il padre di un simile neurogenio potrebbe ben esclamare "poveri i miei soldi !" (quelli spesi per mandare il figlio a scuola). Saluti.
Esiste una sola certezza : non esiste alcuna certezza.

Jacopus

#3
Salve Viator. Ma secondo te come dovrei risponderti? Parli di cose che non conosci. Vuoi una bibliografia essenziale che conferma quanto intuito da Montaigne oppure preferisci qualche discorso dall'Università della Vita, possibilmente in dialetto ciociaro ( con tutto il rispetto per la Ciociaria)? Io sono veramente sorpreso da come l'ignoranza sia mostrata ed usata anche contro argomenti su cui persone hanno studiato per decenni.
Vuoi opporre una controtesi? Sei libero di farlo, ma con argomenti seri, possibilmente che non si limitino ai pensieri e alla concezione della vita di Viator. Ovvero va benissimo che tu esponga la tua concezione della vita o del sistema nervoso centrale e periferico, ma fallo con cognizione di causa. Tante volte dici anche delle cose interessanti ma che sono state dibattute già da qualche secolo. Anche qui, fai un po' quel che vuoi, ma sentire i commenti insulsi, come quest'ultimo, è veramente triste. Polemica chiusa, ma sappi che per ogni altro tuo intervento simile, puoi rileggere questo post. Buona serata.
Post scriptum: la citazione di Montaigne collegata agli studi neuroscientifici la trovi in un libretto delizioso di Telmo Pievani che si intitola Imperfezione.
Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.

viator

Salve jacopus. Mi dispiace averti irritato. ; Miei brevi commenti in grassetto :


Citazione di: Jacopus il 25 Febbraio 2021, 21:49:02 PMSalve Viator. Ma secondo te come dovrei risponderti? (A dire il vero io non attendevo una tua risposta.......la conoscenza della varietà dei tipoi umani secondo me è patrimonio di ciascun individuo, anche analfabeta, che abbia almeo una trentina di anni alle spalle.)Parli di cose che non conosci.(Se per cose che non conosco intendi i significati attribuiti da te od altri ad espressioni di casereccio buonsenso...........allora potrai avere ragione dal momento che non conosco e non mi interessano le dietrologie delle ovvietà di buonsenso). Vuoi una bibliografia essenziale che conferma quanto intuito da Montaigne (ma quanto detto da Montaigne non è in discussione, il discutibile è la superflua ridicola ovvietà di certe esternazioni da parte di uno scienziato "moderno") oppure preferisci qualche discorso dall'Università della Vita, possibilmente in dialetto ciociaro (con tutto il rispetto per la Ciociaria)? Io sono veramente sorpreso da come l'ignoranza sia mostrata ed usata anche contro argomenti su cui persone hanno studiato per decenni. (Guarda che una o cento vite di studio da parte di geni riconosciuti possono allontanare dalla verità esattamente quanto possono avvicinarla. Guarda cosa à successo a carte idee dopo la comparsa,di Newton Kepkero Einstein, ti assicuro comunque che a questo mondo l'gnoranza è necessaria e fertile quanto la sapienza).Vuoi oppure una controtesi? Sei libero di farlo, ma con argomenti seri, possibilmente che non si limitino ai pensieri e alla concezione della vita di Viator (Quindi vorresti costringemi a vivere di citazioni). Ovvero va benissimo che tu esponga la tua concezione della vita o del sistema nervoso centrale e periferico, ma fallo con cognizione di causa (E l'arbitro della "cognizione di causa chi sarebbe,tu ?). Tante volte dici anche delle cose interessanti ma che sono state dibattute già da qualche secolo. (Per carità : è il limite ed assieme il vantaggio della mia ignoranza). Anche qui, fai un po' quel che vuoi, ma sentire i commenti insulsi, come quest'ultimo, è veramente triste. Polemica chiusa, ma sappi che per ogni altro tuo intervento simile, puoi rileggere questo post. Buona serata.
Post scriptum: la citazione di Montaigne collegata agli studi neuroscientifici la trovi in un libretto delizioso di Telmo Pievani che si intitola Imperfezione.

Grazie comunque per i tanti suggerimenti. Salutoni.
Esiste una sola certezza : non esiste alcuna certezza.

Jacopus

#5
Buongiorno Viator. Vorrei ancora difendere il padre di Telmo Pievani e rassicurarlo sul fatto che i suoi soldi sono stati ben spesi. Non ti interessano le "dietrologie delle ovvietà di buonsenso". Visto il tema del discorso immagino che ti riferisci al fatto che la frase di Montaigne sia così scontata che non c'è bisogno di farne un castello dietrologico. Ma quella frase prospetta un mondo sociale sorprendente e a cui la maggioranza di noi si oppone. I discorsi abituali sull'indole umana la descrivono come egoista, individualista, necessitante di continui rinforzi più o meno "polizieschi" affinché possa vivere in società. Altre versioni "buoniste" affermano la naturalità dell'uomo originariamente buono ma incattivito dal potere e dal dominio. Anche tu spesso hai commentato con una buona dose di "realismo" che esiste sempre uno scopo anche nell'atto di bontà più disinteressato.
Ebbene, l'intuizione di Montaigne (ma potrei aggiungere anche l'opera omnia di Shakespeare ed altri) rappresenta una rivoluzione sul tema, perché dice che l'uomo è "vario" non è "uniforme". Non siamo lupi e neppure scimmie. Se studi un branco di lupi polacchi ed uno spagnolo, noterai pochissime differenze, perché i comportamenti istintualità e della memoria procedurale sovrastano i pur presenti caratteri specifici, sia individuali che di gruppo. Con l'uomo, la natura, del tutto casualmente (dal mio punto di vista) ha fatto un salto irreversibile. Ha puntato tutto sullo sviluppo di un sistema nervoso centrale abnorme. Il che ha comportato molte conseguenze negative: la necessità di alimentare con molte risorse la nostra potente CPU, ma anche la necessità di raggiungere la posizione eretta per sostenere meglio la testa, con successive problematiche alla spina dorsale, oppure l'alto grado di mortalità in fase di nascita, dovuto anche all'enorme testa di cui già disponiamo da neonati.
Questo sistema nervoso centrale così sofisticato ci rende disponibili a molte scelte diverse, a differenza degli altri animali (fatta eccezione per i grandi primati che hanno comportamenti simili ai nostri anche se più arcaici). Quindi proprio a partire dal nostro cervello possiamo dirci empatici o aggressivi, disposti ad aiutare o egoisti. La stessa struttura del nostro cervello inoltre ci rende molto capaci di apprendere dalla'ambiente e la nostra necessità di essere sostenuti dalla precedente generazione per molti anni diventa fondamentale, perché negli anni di apprendimento costruiamo la nostra visione del mondo che è condizionata dal mondo in cui viviamo. Questo scriveva Montaigne e questo significa che se una data società fosse culturalmente addestrata a donare tutto quello che ha, ai bisognosi, si direbbe che quella
società è composta da esseri umani molto sensibili e generosi. Viceversa, una società dove si apprende a competere e a primeggiare, sarà composta da esseri umani competitivi ed egoisti. In entrambi i casi è la plasticità del nostro cervello a rendere possibili questi adattamenti, così come il loro eventuale superamento a seguito di movimenti, ispirazioni, guide messianiche, che hanno la loro base biologica sempre nella estrema complessità e plasticità del nostro cervello. Ed è per questo motivo che abbiamo inventato cose come la filosofia o l'etica. La biologia proprio per sottolineare l'intima connessione fra aspetti organici e culturali nello sviluppo dell'uomo ha coniato il neologismo della "nurture".
Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.

anthonyi

Ciao viator, il tuo topic mi sembra si fondi su un postulato, cioè la dicotomia tra empatia e aggressività.
Ora considerando che l'empatia è "vivere l'altrui stato emotivo", se l'empatico incontra un soggetto arrabbiato e aggressivo mi sa che tende a diventare come lui.
Purtroppo è ricorrente l'idea che l'empatia implichi la bontà e la non violenza ma le cose non stanno così.
Nei comportamento di branco, ad esempio, gli individui insieme esprimono un'aggressivita maggiore di quella che esprimerebbero da soli per effetto della spinta generata dall'aggressivita degli altri.
un saluto

viator

Salve jacopus. Stavolta mi hai replicato evitando (giustamente) citazioni dell'ovvio.
Infatti la discriminante fondamentale che separa il mondo umano dal resto del mondo biologico sarebbe (ahimè, secondo noi stessi, ma lasciamo pur perdere) l'intelligenza. E questo è concetto appunto ovvio che non ha bisogno di padri putativi.


L'aspetto invece secondo me non ovvio ma a me da tempo noto (per pura pigrizia sinora non ne ho fatto oggetto di altro specifico topic) è che la mancanza di intelligenza umanamente intesa fa degli animali extraumani una classe di viventi al cui interno gli individui si differenziano solo grazie ad abilità e predisposizioni debolmente variabili (cioè all'interno della singola specie i soggetti risultano solo lievemente differenziati). Tale aspetto rivela che nel mondo animale vige la tendenza all'egualitarismo, alla scarsa od assente concorrenzialità infraspecifica. Quindi sia tu che Montaigne che Shakespeare avete (a questo punto - abbiamo - pur ignorando io le pensate dei tre soggetti precedenti)....ragione. Le specie animali tendono alla uniformità individuale.


Dato tale presupposto in sè non ovvio, ecco che ne discende ciò che io rimproveravo come ovvio, cioè il fatto che la presenza dell'intelligenza umana comporti lo sviluppo del contrario dell'egualitarismo, il quale si chiama individualismo, egoismo, ambizione, capitalismo, meritocrazia (intesa non come criterio etico, ma come sistema solamente funzionale allo sfruttamento di ogni e qualsiasi abilità cerebrale).


Questa purtroppo (o fortunatamente ?) è anche la ragione per la quale l'egualitarismo incarna una fase evolutiva biologica preumana e non potrà mai porsi come obiettivo di una futura evoluzione biologica del genere "homo". Si tratterebbe infatti di rinunciare alla intelligenza, intesa come funzione che deve provvedere a differenziare, complicare tutto ciò che è semplice ed uniforme facendolo diventare complesso e variegato. Auguri a chi invece vuole provarci - con l'egualitarismo - a livello sociale. Saluti.

Esiste una sola certezza : non esiste alcuna certezza.

Jacopus

Caro Viator. Hai tutto il diritto di pensarla come  vuoi, non sarà certo la neuroscienza a farti cambiare idea, anche perché sono proprio le neuroscienze a stabilire che con il passare degli anni le nostre convinzioni si irrigidiscono e diventa sempre più difficile cambiarle. Quindi scrivo solo per onorare le ricerche attuali che stabiliscono quello che ho detto. Pensare all'uomo come geneticamente egoista, eccetera, è falso.
Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.

Socrate78

#9
Gli uomini non dovrebbero compiere il male nemmeno se si trovassero in condizioni di sovraffollamento e di povertà collettiva, perché quelle condizioni non giustificherebbero l'azione di danneggiare il prossimo e di appropriarsi di quel poco che ha, anzi, gli uomini dovrebbero essere spinti proprio dal bisogno collettivo a trovare insieme i mezzi per far fruttare meglio il territorio in cui vivono e aumentare le risorse invece di degenerare nell'"Homo homini lupus" di hobbesiana memoria. Il male non è mai giustificabile, è sempre e solo male e basta.
Io voglio il bene degli altri e del mondo che mi circonda, ma nello stesso tempo non sono empatico verso chi ha un atteggiamento violento e aggressivo, anzi, condanno dentro di me chi compie il male in tutte le sue forme e mi discosto da lui emotivamente.

viator

Salve jacopus. L'egoismo, che io chiamo "naturale" è quel comportamento istintuale - comune a tutti i viventi - che porta a privilegiare la propria sopravvivenza. A livello umano il concetto di "egoismo naturale" diventa ovviamente più complesso e raffinato, e prende il nome di "individualismo".Ora, il perchè l'istinto (manifestazione psichica di un "imprinting" genetico") voglia la sopravvivenza dell'individuo è facile a spiegarsi.

Natura vuole che l'individuo si riproduca, quindi lo correda di quanto necessario per farlo, anzitutto ovviamente il restare vivo. Una volta che l'individuo non sia più in grado di generare il "la nuova espressione dell'archetipo" (cioè la prole), l'individuo viene abbandonato a sè stesso, e potrà arrangiarsi secondo le personali fortune.

Alla natura non frega nulla della nostra sopravvivenza individuale, importa solo che qualcuno si riproduca per far sopravvivere le specie, poi che se ne vada pure all'inferno.

Anzi, ancora peggio ! Alla natura non frega nulla della sopravvivenza delle specie. Che si scannino pure tra loro, che si estinguano o che cerchino di soffocare il pianeta. Importa solo che la vita non si estingua.

Alla natura non frega nulla del fatto che, in mezzo in tanti "egoismi" in cascata, si sviluppi ciò che ai nostri occhi sembra contraddire l'egoismo, cioè i nobili altruistici sentimenti.

Gli altruismi sono solo una specifica costruzione culturale umana eretta in via particolare per poter rendere più cooperative - quindi strumentalmente più efficienti - le società umane.

La scomparsa dell'altruismo quindi provocherebbe solamente una diminuizione dell'efficienza (cioè la diminuizione della EGOISTICA SPECISTICA efficacia della presenza umana sul pianeta) delle società umane. Saluti.
Esiste una sola certezza : non esiste alcuna certezza.