Effetti avversi della Filosofia?

Aperto da Claudia K, 28 Marzo 2023, 13:51:59 PM

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Claudia K

Propongo l'interrogativo esattamente come me lo posi leggendo, anni fa e in altro Forum, che il proposito molto sentito di coltivare la passione per la Filosofia, vissuta da persona in terapia per qualche disagio psichico,  fosse stata drasticamente stroncata dal suo psicoterapeuta. 
Sulle prime ne rimasi molto perplessa, perchè personalmente trovo che la Filosofia (e già anche la sola Storia della Filosofia) sia per la mente una palestra non meno essenziale rispetto a quella che per il corpo è la palestra fisica, e ho sempre considerato ingiusto e classista il nostro ordinamento scolastico che ne priva d'ufficio intere categorie di studenti. Ne avessi il potere...ne introdurrei lo studio già dalle elementari. 
Successivamente, però, ritenni di intuire le ragioni di questa prescritta preclusione (almeno in corso di psicoterapia), che immaginai fondata sul fatto che tale studio possa creare suggestioni tali da istituire tangenti pindariche le quali, anzichè favorire il recupero di un equilibrio basico, ne completano lo sfaldamento anche vanificando  la terapia. 

Pareri? Grazie

Pio

Potrebbe alimentare la confusione interiore, anziché aiutare a fare chiarezza. Soprattutto quando non hai le basi culturali per mancanza di studi specifici. Nella filosofia ci sono posizioni agli antipodi una con l'altra e può capitare di trovare convincenti tesi opposte.
Non ci abitueremo mai ai metodi ruvidi di Dio, Joseph (cit. da Hostiles film)

anthonyi

Abbiamo l'esperienza storica di Nietzsche, che diventa pazzo. Io credo che non sia insensato associare la filosofia all'esperienza del folle. 
Il folle agisce senza senso, il filosofo cerca il senso, questo vuol dire che non ne ha uno a priori, proprio come il folle. 
Troppi filosofi poi fanno di tutto per demolire quelle poche, fragili certezze, sulle quali tanti di noi fondano il loro equilibrio interiore, magari sono certezze discutibili, ma per costoro sono necessarie per sopravvivere in un mondo tanto complesso. 

Phil

Temo non si possa parlare di «filosofia» in generale e, ulteriore complicazione, il suo "effetto" dipende sempre dal tipo di soggetto che ci si confronta (e in questo è simile alla poesia: non esiste un solo "tipo" di poesia e non tutti la fruiscono allo stesso modo). Per alcuni soggetti che affrontano un periodo delicato di incertezza o instabilità, è probabile che la filosofia (se proprio vogliamo parlarne in generale o da "continentali") sia deleteria fornendo più domande che risposte (come fa da sempre, per sua "natura") e quindi è bene, nel dubbio, non consigliarla (secondo me, ovviamente). Anche perché, se tale soggetto la affrontasse da autodidatta, in alcuni casi la potrebbe prendere solo per una cogitabonda forma di letteratura (e talvolta avrebbe anche ragione, ma non polemizziamo), in altri casi potrebbe deformarla fino a vederci comunque sempre e solo ciò che ci vuole vedere (e non è detto sia un "bel vedere"), il che, al di là dello "stupro esegetico" che di certo è il male minore, potrebbe avere effetti decisamente più nocivi che terapeutici, rafforzando dinamiche di attribuzione di senso pericolose, per sé o per il prossimo. Per ridurre il rischio si potrebbe fornirgli un'attenta selezione di testi scelti ad hoc, ma c'è comunque la possibilità che producano pericolose sbandate. 
Opinione personale e impopolare: alcuni testi, prima di essere venduti o dati in consultazione, richiederebbero adeguato "test d'ingresso" (così come non si dovrebbero vendere liberamente, sempre secondo me, testi per preparare armi chimiche in casa o diventare hacker o simili, sotto l'egida della dicitura "solo per scopo didattico e illustrativo").

Ipazia

E' chiaro che il Lethe scientista aborra Aletheia. Come il diavolo l'acqua santa. Spirito dei tempi moderni dominati dal buffone: Ultimo Uomo. In veloce metamorfosi verso l'Uomo-Macchina. Senza più alcuno spirito umano. Mentre l'oltreumano pisola nell'iperuranio.

Lasciate perdere la filosofia. Per voi scientisti è cicuta quello che per i filosofi è ciceone.

pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

iano

#5
Citazione di: anthonyi il 28 Marzo 2023, 14:15:09 PMIl folle agisce senza senso, il filosofo cerca il senso, questo vuol dire che non ne ha uno a priori, proprio come il folle.
Troppi filosofi poi fanno di tutto per demolire quelle poche, fragili certezze, sulle quali tanti di noi fondano il loro equilibrio interiore, magari sono certezze discutibili, ma per costoro sono necessarie per sopravvivere in un mondo tanto complesso.
Si, direi che l'eccentricità accomuna il folle al filosofo, ma cosa li distingue?
E cosa distingue entrambi dagli equilibrati posti al centro?
Credo che folli ed equilibrati siano accomunati da una incapacità di porre in atto una delocalizzazione, che può però accidentalmente realizzarsi, mentre il filosofo, che questa capacità possiede, si guarda bene dal metterla in atto fattivamente, potendone osservare le conseguenze poco attraenti.
Quindi il filosofo resta anch'esso localizzato di fatto, ma per scelta, in quel gioco in cui si può essere tutto senza mai essere niente.
Una posizione quindi di potenziale traghettatore per meteore che si trovano accidentalmente deviate dalla solita orbita.
Il filosofo stesso è lo psicanalista, che quando proibisce al paziente la filosofia, di fatto si impone come unico ''filosofo'' autorizzato.

Tutti corrono comunque il rischio di essere accidentalmente deviati dalla propria posizione, e per il filosofo ciò avviene quando assurge a riferimento modaiolo, attratto pericolosamente al centro, dal quale cercando poi di fuggire rischia di trasformarsi in scheggia impazzita.
Eienstein: ''Dio non gioca a dadi''
Bohr: '' Non sei tu Albert, a dover dire a Dio cosa deve fare''
Iano: ''Perchè mai Dio dovrebbe essere interessato ai nostri giochi?''

Claudia K

#6
Citazione di: iano il 28 Marzo 2023, 17:14:42 PMCredo che folli ed equilibrati siano accomunati da una incapacità di delocalizzazione, che può però accidentalmente può mettersi in atto, mentre il filosofo, che questa capacità possiede, si guarda bene dal metterla in atto fattivamente, potendone osservare le conseguenze poco attrattive.
Phil osservava (secondo me giustamente) che è già insidioso parlare genericamente di <filosofia> (e in effetti...molte sono le Filosofie orientali con effetti pressochè soltanto "benefico-armonizzanti").
Se passiamo dallo studio allo studioso, però, forse rischiamo di aggiungere altre categorizzazioni generiche e potenzialmente fuorvianti.
Se ho inteso correttamente il tuo uso di <delocalizzazione>, ad esempio, non mi verrebbe mai da da affermare che il folle ne sia incapace. Anzi : se pensiamo ai più pericolosi casi di follìa (dal serial killer, all'Una Bomber, allo stragista da college o supermercato o parco o cinema USA) trovi sempre la pura follìa che riesce perfettamente a mostrarsi <localizzata> in una vita apparentemente normalissima, e che poi si <delocalizza> nel crimine efferato e minuziosamente studiato e premeditato.
Che è come dire che nel folle esiste, piuttosto, una strepitosa tendenza alla delocalizzazione.

Claudia K

Citazione di: iano il 28 Marzo 2023, 17:14:42 PMIl filosofo stesso è lo psicanalista, che quando proibisce al paziente la filosofia, di fatto si impone come unico ''filosofo'' autorizzato.
Questo può sembrare se dello psicoterapeuta sottostimi funzione-ruolo e anche obblighi deontologici, a mio parere. 

Se Tizio si rivolge allo Psic (e lo paga e ci investe il suo tempo) per essere ricondotto ad un godibile equilibrio esistenziale, a me sembra ovvio che egli abbia l'obbligo di sgomberare il campo del paziente da tutto ciò che può ulteriormente interferire con un equolibrio già precario. Esattamente come il diabetologo ha l'obbligo di indicare quei cibi che peggiorerebbero il diabete del paziente, anche se oggettivamente ottimi. 

anthonyi

Citazione di: iano il 28 Marzo 2023, 17:14:42 PM.

Il filosofo stesso è lo psicanalista, che quando proibisce al paziente la filosofia, di fatto si impone come unico ''filosofo'' autorizzato.


Effettivamente questo punto é discutibile, iano. Il compito dello psicologo é ben diverso da quello che fa il filosofo.
Il filosofo presenta delle idee, sue idee, mentre l'attività dello psicologo sta proprio nell'evitare di presentare le sue opinioni al paziente perché i contenuti delle sedute devono uscire dal paziente stesso. 

Ipazia

#9
Citazione di: Pio il 28 Marzo 2023, 13:58:21 PMPotrebbe alimentare la confusione interiore, anziché aiutare a fare chiarezza. Soprattutto quando non hai le basi culturali per mancanza di studi specifici. Nella filosofia ci sono posizioni agli antipodi una con l'altra e può capitare di trovare convincenti tesi opposte.

Fin dai tempi classici la filosofia ha dimostrato di non essere il paracarro metafisico che ruota intorno al feticcio del momento, che per i tempi attuali è la Scienza, col suo scientismo passivamente rotante intorno.

Le tesi opposte sono convincenti perchè afferiscono a visioni diverse del mondo, tali e tante quanto sono gli interessi materiali e ideali che le incarnano. Alcune visioni tramontate, altre emerse, altre ancora perennemente feconde. A differenza dei paracarri ideologici, la filosofia copre tutto lo spazio del reale antropologico, laddove chiunque può trovare la sua nicchia epistemica ed esistenziale.

L'esistenziale è per sua natura impermeabile alla metafisica minerale scientista e da qui nascono le incomprensioni e lo stupore da parte scientista. Invece la filosofia ha perfettamente chiaro come ragiona lo scientismo e non equivoca sulle sue fallacie.

Che la filosofia abbia pure un carattere terapeutico se n'é accorta anche la modernità, dopo aver bruciato tante scienze della psiche e della polis:

https://www.sscf.it/La-professione-del-Counselor-Filosofico.html
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

baylham

Alcune filosofie (di Eraclito, di Cusano) inclinano alla schizofrenia, altre all'angoscia e depressione.
Dubito che lo studio della filosofia possa essere un ausilio alla guarigione dalle malattie psichiche.

iano

#11
Citazione di: anthonyi il 28 Marzo 2023, 18:21:15 PMEffettivamente questo punto é discutibile, iano. Il compito dello psicologo é ben diverso da quello che fa il filosofo.
Il filosofo presenta delle idee, sue idee, mentre l'attività dello psicologo sta proprio nell'evitare di presentare le sue opinioni al paziente perché i contenuti delle sedute devono uscire dal paziente stesso.
Ma cosa può dare allora in più uno psicologo di una intelligenza artificiale programmata ad hoc, se l'empatia è da evitare?
Io in quanto filosofo posso spaziare fra opposte filosofie, ma immedesimandomi ogni volta.
Si può ovviamente vedere questa capacità come contraddittoria, oppure come la rinuncia a una ricerca coerente che ti consente però di immedesimarti nell'umanità indipendentemente dalle sue contingenti espressioni, e quindi potersi proporre come guida ad ogni uomo qualunque sia il suo portato filosofico.
E' questo portato che bisogna aiutare a tirar fuori, quando si riterrà utile modificarlo, e convengo che il solo portarlo fuori equivalga alla cura, perchè nel momento in cui si prende coscienza di qualcosa quel qualcosa non uscirà indenne dalla sua esposizione.
Eienstein: ''Dio non gioca a dadi''
Bohr: '' Non sei tu Albert, a dover dire a Dio cosa deve fare''
Iano: ''Perchè mai Dio dovrebbe essere interessato ai nostri giochi?''

Claudia K

Citazione di: iano il 28 Marzo 2023, 19:29:09 PMMa cosa può dare allora in più uno psicologo di una intelligenza artificiale programmata ad hoc, se l'empatia è da evitare?
Chiedo: perchè ritieni che l'empatia sia evitata, in quel tipo di rapporto professionale? 

O forse più chiaramente : l'empatia è nel sentire i  bisogni del paziente e nell'adoperarsi per aiutarlo a realizzarli in scienza e coscienza, non nel farsi prendere per mano e condurre dal paziente verso qualunque deriva che dalla soddisfazione di quei bisogni lo allontani. 

Criterio che vale anche per relazioni infinitamente più semplici : che fiducia avresti in (per dire) una guida alpina che anzichè guidarti si facesse guidare da te ? 

Socrate78

In realtà gli psicologi e tutti gli psichiatri sono i peggiori manipolatori, io li odio ed avverso tutti, a cominciare dal suo capostipite di nome Sigmund Freud: ritengo che siano ciarlatani, venditori di fumo e di fuffa, che vogliono fare in modo che la gente sia dipendente emotivamente da loro in modo da poter instillare le loro idee di giusto e di sbagliato, la loro ricetta per vivere bene: è per questo che proibiscono la filosofia, perché non vogliono che le persone sviluppino un senso critico e riescono autonomamente a trovare la strada per uscire dai loro problemi senza di loro, non vogliono che esse sviluppino una propria idea di ciò che è giusto e sbagliato, non devono farsi domande perché tutte le risposte devono essere date dal terapeuta-santone.

anthonyi

Citazione di: iano il 28 Marzo 2023, 19:29:09 PMMa cosa può dare allora in più uno psicologo di una intelligenza artificiale programmata ad hoc, se l'empatia è da evitare?


Evitare che lo psicologo possa condizionare concettualmente il paziente non vuol dire negare una relazione empatica che comunque sussiste ma agisce sui meccanismi psichici profondi. Psicologi e psichiatri, almeno quelli bravi, hanno una profonda titubanza anche a rivelare al paziente la loro diagnosi sul paziente stesso, poi però possono parlare di tutto, e in questo l'interazione empatica é importante soprattutto quando riesce a produrre una sorta di effetto specchio, lo psicologo deve guidare il paziente a tirar fuori quello che ha dentro, a riflettere su questo qualcosa, e quindi a vedere se stesso in maniera più oggettiva, cioè non narcisistica, il piu possibile vicino a come lo vedono gli altri dal di fuori. 

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