Disgregazione dell'occidente?

Aperto da Eretiko, 02 Febbraio 2017, 16:53:39 PM

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Eretiko

Citazione di: donquixote il 06 Febbraio 2017, 11:51:15 AM
Io salvo dal disastro le "dovute eccezioni" come ho scritto, fra le quali non annovero certo Aristotele. Se lo cito è perchè ha semplicemente codificato il metodo che si usa per schematizzare e comunicare i concetti e che con opportune variazioni è utilizzato da tutti gli uomini. E non ho mai detto che il metodo deduttivo possa portare da qualche parte, ma solo che (nell'ambito della logica) è l'unico che possa esprimere (non raggiungere, ma esprimere, quindi comunicare agli esseri umani) una verità. La ragione, la matematica, la logica, sono solo metodi per elaborare o esprimere una verità, non certo per comprenderla o raggiungerla.

Confesso che non ho compreso quali sono le "dovute eccezioni"; dato che avevi nominato alcuni elementi che sembravano posizionare attorno al XV/XVI secolo l'inizio del suicidio, ho erroneamente dedotto (senza ironia) che tutto ciò, o quasi, che precedeva non andava buttato in pattumiera. E anche se per certi versi comprendo la tua visione, pur essendo io su posizioni molto distante dalle tue, questo punto continua a sfuggirmi.
Continuo a non condividere la tua posizione sul "metodo deduttivo": le deduzioni esprimono verità a partire da altre le verità, a loro volta dedotte, a ritroso, da postulati indimostrabili (tanto per citare nuovamente Aristotele: il motore primo), ma questo, essendo io refrattario a dogmi di qualsiasi natura, lo ammetto che è un mio limite.
Per il resto capisco che detesti la modernità, la tecnologia, la scienza che l'ha prodotta, la materia di cui siamo composti, la borghesia, il capitalismo, i mercati, l'illuminismo, la rivoluzione industriale (probabilmente anche il protestantesimo, deduco), il comunismo, i proletari, gli stati, la destra e la sinistra, l'Europa, la società di oggi (non so se detesti anche le religioni: io si, detesto le religioni giudaica e derivate). Molto condivisibile l'ammirazione per quelle civiltà che vivono (o hanno vissuto) in armonia con la natura, anche se temo che non siano mai esistite.


paul11

Inverno,
non ti ho mai percepito come "nemico".semplicemente non argomentavi tagliando su un giudizio come battuta di spirito.

Una comunità/società deduttiva la intendo come esistenza dentro un ordine in cui ogni particolare è interpretato nella sintesi di un Tutto,di un principio originario,di una cosmogenesi a sua volta interpretativa.
In quella comunità ogni segno anche naturale è letto come evocazione divina.

Nella società estensivamente e numericamente allargata come la nostra attuale, la cultura è induttiva, e il particolare è al massimo sintetizzabile in una legge fisica, in sè e per sè. La nostra scienza ha ricreato il tabù questa volta senza un totem.perchè oltre non bisogna andare, non è dimostrabile. Il disegno, il modello è monco.
Qualunque concetto ha perso autorevolezza arrendendosi all'autorità come vestigia istituzionale , che al limite è da abbattere, da sostituire con altre autorità, economiche, politiche, scientifche.Saltati i paradigmi saltano i riferimenti e allora perchè e contro chi combattere pacificamente, esercitare una critica se tanto cade nel nulla, nell'insignificazione in quanto ogni segno ha perso i significati?

Il capitalismo non è un'ideologia, semmai c'è un'apologia ideologica che la sorregge, ma nacque per contrastare le ideologie che per loro natura sono deduttive.

Ho una mia personale idea, avendo letto testi di antropologia, sociologia, ecc.
Per forma mentis si arrestano agli effetti,
Ad esempio molti sociologi sono stati marxisti, a detta loro, ma Marx era un pensatore oltre la sociologia.
Nessuno ha avuto fra i marxisti, la capacità di Marx di essere anche filosofo, per certi versi.
Si sono limitati, seppur in maniera anche perspicace e avolte originale, agli effetti culturali, economic e politici.
Ma Marx anticipa la storia,non gli corre dietro, perchè studia la struttura culturale, economica, sociale come relazioni concomitanti che formano le modalità produttive e le classi sociali.
Quindi vanno  bene le discipline scientifiche umanistiche, ma devono avere una visione più profonda e allo stesso tempo più allargata.

donquixote

Citazione di: maral il 05 Febbraio 2017, 23:50:37 PMQuesto non ha mai escluso che tra vicini ci si ammazzasse anche con più gusto che tra lontani. D'altra parte i Romani non dovevano certo attraversare continenti per incontrare i Germanici, come i Cinesi per incontrare i Mongoli e l'humus culturale di questi popoli era ben diverso, anche se erano vicini e spesso anche conviventi. Quanto a Sioux e Cheyenne non mi pare che, pur forse condividendo una cultura simile, non si prendessero a mazzate volentieri, non è che prima dell'arrivo dell'uomo bianco nelle Americhe regnasse la pace e l'armonia, basti pensare alla fine che facevano i nemici degli Aztechi catturati in battaglia (ragion per cui quelle popolazioni trovarono molto più conveniente unirsi a Cortez, come peraltro nell'America Settentrionale Francesi, Inglesi e Americani a turno seppero sfruttare molto bene gli atavici odi tra le popolazioni indigene di quelle regioni che pur condividevano culture simili). Ma è sufficiente anche considerare la storia patria per scoprire quanto tra vicini e parenti, cresciuti insieme al riparo delle stesse mura, ci si ammazzi e scotenni volentieri, la vicinanza aiuta a odiarsi molto più della lontananza.

Io non ho mai espresso il pregiudizio della non violenza. La violenza ha sempre fatto parte della storia non solo dell'uomo ma della natura in generale. La natura si sviluppa attraverso i conflitti ("Polemos è padre di tutte le cose" diceva Eraclito) e quindi la guerra non è, per me come per chiunque nella storia tranne l'occidente odierno, un tabù, ma spesso l'aggressività e la violenza venivano ritualizzate, controllate, canalizzate attraverso forme simboliche. Poi quando c'era la guerra vera la si faceva, ma anche in quella vi era un'etica, una moralità, che con la modernità sono andate perdute. Abbiamo letteratura epica di ogni parte del mondo che racconta di guerre memorabili, e anche il più grande poema dell'induismo, testo sacro di uno dei popoli meno guerrafondai della storia, utilizza la storia di una guerra per raccontare Dio, l'uomo e il mondo. Ora la guerra, che ha perso ogni caratteristica etica, romantica, eroica, epica, umana,  si fa sparando missili coi droni controllati da diecimila chilometri di distanza contro uomini armati di machete, e il bello è che questi ultimi non sono solo i nemici, come sono sempre stati, ma sono anche i "cattivi" ai quali non si può concedere l'onore delle armi ma bisogna processare se li si fa prigionieri. Solo uno come Kant poteva scrivere, del resto, un libretto intitolato "Per la pace perpetua", che ricorda tanto il "riposo eterno".

Citazione di: maral il 05 Febbraio 2017, 23:50:37 PM
Detto questo è indubbio che, soprattutto dopo l'affermarsi del cristianesimo in Europa l'uomo bianco si è sentito il portatore di un grande disegno salvifico (la prima grande scoperta dell'Occidente, da esportare urbi et orbi, è stato il disegno salvifico di un unico Dio per ogni individuo, che lo volesse o meno)

Quando è iniziato il colonialismo delle americhe il Cristianesimo era già in declino, in Europa, da un paio di secoli almeno, e nessun sovrano europeo (nemmeno il Papa) ha mai armato degli eserciti con l'obiettivo di esportare il cristianesimo, anche se al seguito degli eserciti andavano i missionari a distruggere (sia pur in buona fede, al contrario dei soldati) ciò che le armi avevano risparmiato.

Citazione di: maral il 05 Febbraio 2017, 23:50:37 PM
Temo che siano stati ben pochi storicamente i casi di cambiamenti volontari di simboli di riferimento, se i simboli avevano ancora una valenza. E' vero che oggi non abbiamo più simboli, ma i simboli non si creano dal nulla a volontà, né si riprendono da quelli caduti in disuso. Sono loro che si impongono quando sorgono e il modo di imporsi può essere tutt'altro che piacevole. Oggi abbiamo piuttosto delle grandi illusioni tecniche da offrire e quelle funzionano benissimo, si impongono da sole nel bene che si vede subito, corrispondente alla comodità e al godimento, e nel male che non si vede, ma non tarda ad affiorare.


In Europa i Romani hanno prima acquisito volontariamente molta parte della cultura greca, poi si sono convertiti al Cristianesimo che ha una struttura dottrinale completamente diversa. Poi tutti i popoli del nord Europa si sono volontariamente cristianizzati. In Asia il Buddhismo è stato abbracciato volontariamente da numerose popolazioni senza essere imposto con la violenza. Se i simboli si impongono da sé significa che sono convincenti e funzionali, se invece vengono imposti con la forza sarà molto difficile integrarli in una cultura e la distruggeranno.[/quote]



Citazione di: maral il 05 Febbraio 2017, 23:50:37 PMPurtroppo non ci sono nemmeno fondamenta immobili, neppure se le si auspica è possibile trovarle, forse un tempo, quando il tempo marciava lento era ancora possibile crederci non vedendo a occhio nudo i piccoli slittamenti che avvenivano nelle fondamenta, finché il crollo non si manifestava. E purtroppo non si può nemmeno decidere cosa e come cambiare, si cambia, tutti insieme in modo diverso, ma si cambia sempre che lo si voglia o no. La tecnologia accellera enormemente questi cambiamenti, ci rende quindi sempre inadeguati ed è questo che ci angoscia terribilmente, siamo inadeguati a quello che facciamo e quello che facciamo non ci corrisponde più, ma questo non ha nulla a che fare con le altre culture (le poche che sopravvivono alternative alla nostra e di cui l'Islam è forse l'esempio più eclatante, ma anch'esso già ampiamente corroso). Il difetto che tu vedi sta nella centralità dell'individuo, eppure questo è stato proprio il punto cardine da cui si è sviluppata la cultura occidentale, fondamentalmente antropologica (anche se oggi è proprio questa centralità antropologica che la scienza mette particolarmente in discussione), che certo pone una problematicità evidente che l'Occidente, già dai tempi di Parmenide, ha tentato di risolvere non ricorrendo a principi di assoluta trascendenza che impongono le leggi dell'assoluto, ma nel confronto pubblico, tra individui capaci di un dialogo razionale su cui sia possibile ragionare e convenire tra pari, dato che ogni presa di posizione in nome di superiori sapienze alla fine risulta sempre arbitraria a una critica razionale e se si abbandona questa critica non resta altro che farsi a pezzi in nome dei propri principi di riferimento trascendente che si esigono unici. Quei punti che tu indichi sono inscritti nella necessità della nostra storia che non possiamo abbandonare a piacere, essi derivano dal modo greco di pensare. Volerli sopprimere significa affidarsi ad altre storie culturali che purtroppo non ci sono più, dato che comunque, la cultura dell'Occidente ha conquistato l'intero pianeta e non possiamo di certo farci islamici per ristabilire la potenza di una trascendenza in cui è diventato sempre più impossibile credere (e anche gli Islamici, sedotti dalla potenza della tecnica, finiranno per crederci sempre meno, è inevitabile). Poi ogni giudizio potrà essere lecito, ma non lascia che sogni nostalgici di visioni di armonie trascendentali che solo oggi si possono nutrire, alla luce delle esperienze che pratichiamo, non certo nei tempi e nei luoghi in cui il nostro bisogno e la nostra immaginazione le colloca.

Le fondamenta ci sono, e sono immobili, e il fatto che il tempo sia lento o meno non conta visto che esse si trovano di là dal tempo e non sono condizionate da questo. Poi che le cose stanno come stanno, che sempre meno persone possono comprendere queste fondamenta e che la tecnica (e quindi l'ignoranza di cui è il sostituto) domini e dominerà il mondo sono cose che in sé non impediscono di vedere che si sta viaggiando veloci verso l'autodistruzione che già migliaia di anni fa era prevista e descritta da coloro che sapevano guardare lontano e non erano affetti dalla terribile miopia dell'uomo moderno.
Non c'è cosa più deprimente dell'appartenere a una moltitudine nello spazio. Né più esaltante dell'appartenere a una moltitudine nel tempo. NGD

InVerno

Citazione di: donquixote il 06 Febbraio 2017, 19:37:03 PM
Citazione di: InVerno il 06 Febbraio 2017, 17:53:42 PMNon so, mi sembra stucchevole parlare del buon selvaggio in un topic sull'occidente, forse colpa mia che ci continuo a dare martellate, ma i chiodi non mancano eh!

Infatti qui non si parlava delle società primitive e dei presunti genocidi o disastri ecologici che anche alcune di esse avrebbero compiuto (come se dire "lui è come me" o "lui è peggio di me" assolvesse dalle proprie colpe),  anche se è intellettualmente disonesto citare la popolazione dell'isolotto ai confini del mondo e tralasciare ad esempio che gli aborigeni australiani vivevano in un luogo immenso con praterie e cavalli ma il loro modo di vita era molto simile a quello degli "isolotti", così come le popolazioni del nordamerica che non hanno mai utilizzato l'agricoltura e molto probabilmente non lo farebbero nemmeno ora se non fossero state sterminate. O della Cina che dopo aver avuto uno sviluppo tecnico e tecnologico durato mille anni e immensamente superiore a quello dell'occidente nel XV secolo l'hanno arrestato: forse avevano capito qualcosa? E se vuoi anche dell'Europa che dopo il crollo dell'Impero romano d'occidente per quasi mille anni ha arrestato l'espansione imperiale per perseguire un equilibrio continentale, riprendendola poi subito dopo il crollo di quella che, unica nella storia d'Europa,  possedeva i lineamenti della vera cultura. E Colombo non aveva praterie o cavalli ma pericolosi oceani davanti, eppure non si fermò, e nemmeno i suoi epigoni lo fecero. Comunque qui si parlava appunto di cultura, di cosa si può definire tale e di cosa invece rappresenta la sua negazione. Se la cultura unisce il suo opposto divide, e i valori "non negoziabili" dell'occidente non fanno altro che dividere popolo da popolo, famiglia da famiglia, padre dal figlio. Non mi interessa dare giudizi morali su nessuna cultura o presunta tale, ma i difensori di questa cultura occidentale che da un lato esalta e alimenta la competitività di tutti contro tutti  e dall'altro tenta di frenarla con sempre maggiori lacci, maggiori leggi, maggiori regole che non hanno alcun senso logico poichè non sono giustificate da nessuna ragione condivisa (che ragione ci sarebbe per "proteggere" il debole, l'handicappato, il misero, il povero, se non quella di andare, una volta di più, contronatura?) ma solo da una esibizione di potere di chi lo detiene in quel momento dovrebbero considerare se questa non possa definirsi, a tutti gli effetti, la cultura della schizofrenia o della dissociazione.
Onestamente non sono preparato di storia cinese, o perlomeno so poco del secolo XV e non saprei se mettere li un paletto alla loro crescita (in senso assoluto, non relativo all'Europa). Conosco però il colonialismo, la guerra dell'oppio, etc. Provocatoriamente avevo infatti precedentemente parlato di Giappone, la cui cultura non si dirà certo occidentale (con tutte le recenti compenetrazioni, è comunque difficile intenderla cosi) e che deve il proprio successo a come i lacci coloniali siano stati strappati (allo stesso modo degli States\UK, nessuna novità). Riguardo al mondo Islamico suppongo vi rifacciate a Renan? Mi sembra una posizione ambigua. Riguardo alla rivalutazione del medioevo Europeo, a me sembra onestamente mitologica, o per meglio dire letteraria, basata più sulle chanson che su quello che l'Europa stava realmente vivendo? Mi trovi d'accordo invece quando parli di indiani ed agricoltura. A mio avviso il punto sta proprio li (a dimostrazione che tutti abbiamo un età dell'oro di riferimento), l'agricoltura sancisce non il dominio dell'uomo sulla natura (a mio avviso inevitabile) ma il suo dominio sugli altri uomini, l'autorità, inevitabile nelle società agricole. Paradossale no? Stesso riferimento, ma conclusioni opposte. E' anche vero che il punto sta nella definizione di cultura, ma anche e sopratutto di "occidentale", i cui confini vanno a seconda dell'osservatore da globali (Fukuyama) a continentali (Hungtinton), che avevo non a caso citato nel "puzzle di citazioni".
Non ci si salva da un inferno, sposandone un altro. Ipazia

donquixote

Citazione di: InVerno il 07 Febbraio 2017, 12:06:05 PMOnestamente non sono preparato di storia cinese, o perlomeno so poco del secolo XV e non saprei se mettere li un paletto alla loro crescita (in senso assoluto, non relativo all'Europa). Conosco però il colonialismo, la guerra dell'oppio, etc. Provocatoriamente avevo infatti precedentemente parlato di Giappone, la cui cultura non si dirà certo occidentale (con tutte le recenti compenetrazioni, è comunque difficile intenderla cosi) e che deve il proprio successo a come i lacci coloniali siano stati strappati (allo stesso modo degli States\UK, nessuna novità). Riguardo al mondo Islamico suppongo vi rifacciate a Renan? Mi sembra una posizione ambigua. Riguardo alla rivalutazione del medioevo Europeo, a me sembra onestamente mitologica, o per meglio dire letteraria, basata più sulle chanson che su quello che l'Europa stava realmente vivendo? Mi trovi d'accordo invece quando parli di indiani ed agricoltura. A mio avviso il punto sta proprio li (a dimostrazione che tutti abbiamo un età dell'oro di riferimento), l'agricoltura sancisce non il dominio dell'uomo sulla natura (a mio avviso inevitabile) ma il suo dominio sugli altri uomini, l'autorità, inevitabile nelle società agricole. Paradossale no? Stesso riferimento, ma conclusioni opposte. E' anche vero che il punto sta nella definizione di cultura, ma anche e sopratutto di "occidentale", i cui confini vanno a seconda dell'osservatore da globali (Fukuyama) a continentali (Hungtinton), che avevo non a caso citato nel "puzzle di citazioni".

Per quanto riguarda la storia cinese faccio riferimento alla monumentale opera di J. Needham intitolata "Scienza e civiltà in Cina" che, cosa alquanto rara per un autore occidentale in oriente, anche in Cina è stata apprezzata e divulgata, e il XV secolo coincide con l'arresto di uno sviluppo scientifico e tecnologico durato svariati secoli che allo stesso autore è apparso inspiegabile. I giapponesi sono molto più simili, come indole aggressiva, agli occidentali di quanto non lo fossero i cinesi (e gli indiani) in quanto la cultura scintoista (a differenza di quelle taoiste, confuciane, buddiste e induiste che sono più propriamente "orientali" in quanto più indirizzate alla prevalenza del pensiero rispetto all'azione) esalta la guerra e il militarismo e  proprio i cinesi ne sono stati troppo spesso le vittime designate. Per quanto riguarda invece gli indiani d'America la loro cultura considerava l'agricoltura come una violenza alla terra, ovvero una usurpazione della volontà del "Grande Spirito" che si manifestava con la crescita spontanea dei frutti della terra piegandola ai voleri dell'uomo; sulla medesima linea nel libro della Genesi, nato in un luogo ove sono sorte le prime comunità umane stanziali e agricole, si legge che Dio rifiutò i doni sacrificali di Caino, agricoltore, mentre accettò quelli di Abele, allevatore (e credo sia difficile pensare a contatti e scambi culturali fra gli estensori della Bibbia e gli indiani nordamericani, in quell'epoca). Gli aborigeni australiani e la maggior parte delle comunità primitive, pur vivendo in villaggi e avendo superato il nomadismo non coltivavano la terra, ma costruendo i propri villaggi nei pressi dei corsi d'acqua la naturale fertilità della terra circostante (oltre alla caccia e alla pesca) permetteva loro di avere di che sopravvivere. L'agricoltura quindi sancisce la prima cesura fra l'uomo e la natura che deve essere piegata ai desideri e ai bisogni umani, poichè l'autorità e la gerarchia è presente in ogni comunità primitiva, e i ruoli sono molto più rigidi di quanto lo siano nelle società moderne (la "mobilità sociale" è invenzione stupida e assai recente). Il Medioevo è stato per trecento anni quel che il nazismo è negli ultimi 60: un qualcosa da cancellare, da denigrare, da ridicolizzare, da diffamare, tanto che tutte le scienze medievali sono sparite o trasformate nelle loro caricature (tipo ad esempio l'alchimia e l'astrologia) e solo negli ultimi decenni Le Goff in Francia e Cardini in Italia hanno provato a rendere un poco di giustizia a quel periodo che, ribadisco è stato l'unico degli ultimi 2500 anni in Europa a poter essere definito "cultura" tanto che sarebbe molto più corretto definire "secoli bui" quelli che sono venuti in seguito. L'aggettivo "occidentale" riferito alla cultura è ovviamente applicabile solo all'attualità, e credo che si possa a buon diritto definire "occidente" in senso culturale tutto ciò che è fondato sulla prevalenza della materia rispetto allo spirito, sulla prevalenza dell'azione rispetto al pensiero, sulla prevalenza dell'uomo rispetto all'ambiente, sulla prevalenza dell'utilità rispetto alla verità, sulla prevalenza dell'interesse rispetto alla giustizia, sulla prevalenza della competizione rispetto alla collaborazione, sulla prevalenza dell'individuo rispetto alla comunità, sulla prevalenza dell'uguaglianza rispetto alla gerarchia.
Non c'è cosa più deprimente dell'appartenere a una moltitudine nello spazio. Né più esaltante dell'appartenere a una moltitudine nel tempo. NGD

InVerno

Citazione di: donquixote il 07 Febbraio 2017, 14:14:25 PM
Citazione di: InVerno il 07 Febbraio 2017, 12:06:05 PMOnestamente non sono preparato di storia cinese, o perlomeno so poco del secolo XV e non saprei se mettere li un paletto alla loro crescita (in senso assoluto, non relativo all'Europa). Conosco però il colonialismo, la guerra dell'oppio, etc. Provocatoriamente avevo infatti precedentemente parlato di Giappone, la cui cultura non si dirà certo occidentale (con tutte le recenti compenetrazioni, è comunque difficile intenderla cosi) e che deve il proprio successo a come i lacci coloniali siano stati strappati (allo stesso modo degli States\UK, nessuna novità). Riguardo al mondo Islamico suppongo vi rifacciate a Renan? Mi sembra una posizione ambigua. Riguardo alla rivalutazione del medioevo Europeo, a me sembra onestamente mitologica, o per meglio dire letteraria, basata più sulle chanson che su quello che l'Europa stava realmente vivendo? Mi trovi d'accordo invece quando parli di indiani ed agricoltura. A mio avviso il punto sta proprio li (a dimostrazione che tutti abbiamo un età dell'oro di riferimento), l'agricoltura sancisce non il dominio dell'uomo sulla natura (a mio avviso inevitabile) ma il suo dominio sugli altri uomini, l'autorità, inevitabile nelle società agricole. Paradossale no? Stesso riferimento, ma conclusioni opposte. E' anche vero che il punto sta nella definizione di cultura, ma anche e sopratutto di "occidentale", i cui confini vanno a seconda dell'osservatore da globali (Fukuyama) a continentali (Hungtinton), che avevo non a caso citato nel "puzzle di citazioni".

Per quanto riguarda la storia cinese faccio riferimento alla monumentale opera di J. Needham intitolata "Scienza e civiltà in Cina" che, cosa alquanto rara per un autore occidentale in oriente, anche in Cina è stata apprezzata e divulgata, e il XV secolo coincide con l'arresto di uno sviluppo scientifico e tecnologico durato svariati secoli che allo stesso autore è apparso inspiegabile. I giapponesi sono molto più simili, come indole aggressiva, agli occidentali di quanto non lo fossero i cinesi (e gli indiani) in quanto la cultura scintoista (a differenza di quelle taoiste, confuciane, buddiste e induiste che sono più propriamente "orientali" in quanto più indirizzate alla prevalenza del pensiero rispetto all'azione) esalta la guerra e il militarismo e  proprio i cinesi ne sono stati troppo spesso le vittime designate. Per quanto riguarda invece gli indiani d'America la loro cultura considerava l'agricoltura come una violenza alla terra, ovvero una usurpazione della volontà del "Grande Spirito" che si manifestava con la crescita spontanea dei frutti della terra piegandola ai voleri dell'uomo; sulla medesima linea nel libro della Genesi, nato in un luogo ove sono sorte le prime comunità umane stanziali e agricole, si legge che Dio rifiutò i doni sacrificali di Caino, agricoltore, mentre accettò quelli di Abele, allevatore (e credo sia difficile pensare a contatti e scambi culturali fra gli estensori della Bibbia e gli indiani nordamericani, in quell'epoca). Gli aborigeni australiani e la maggior parte delle comunità primitive, pur vivendo in villaggi e avendo superato il nomadismo non coltivavano la terra, ma costruendo i propri villaggi nei pressi dei corsi d'acqua la naturale fertilità della terra circostante (oltre alla caccia e alla pesca) permetteva loro di avere di che sopravvivere. L'agricoltura quindi sancisce la prima cesura fra l'uomo e la natura che deve essere piegata ai desideri e ai bisogni umani, poichè l'autorità e la gerarchia è presente in ogni comunità primitiva, e i ruoli sono molto più rigidi di quanto lo siano nelle società moderne (la "mobilità sociale" è invenzione stupida e assai recente). Il Medioevo è stato per trecento anni quel che il nazismo è negli ultimi 60: un qualcosa da cancellare, da denigrare, da ridicolizzare, da diffamare, tanto che tutte le scienze medievali sono sparite o trasformate nelle loro caricature (tipo ad esempio l'alchimia e l'astrologia) e solo negli ultimi decenni Le Goff in Francia e Cardini in Italia hanno provato a rendere un poco di giustizia a quel periodo che, ribadisco è stato l'unico degli ultimi 2500 anni in Europa a poter essere definito "cultura" tanto che sarebbe molto più corretto definire "secoli bui" quelli che sono venuti in seguito. L'aggettivo "occidentale" riferito alla cultura è ovviamente applicabile solo all'attualità, e credo che si possa a buon diritto definire "occidente" in senso culturale tutto ciò che è fondato sulla prevalenza della materia rispetto allo spirito, sulla prevalenza dell'azione rispetto al pensiero, sulla prevalenza dell'uomo rispetto all'ambiente, sulla prevalenza dell'utilità rispetto alla verità, sulla prevalenza dell'interesse rispetto alla giustizia, sulla prevalenza della competizione rispetto alla collaborazione, sulla prevalenza dell'individuo rispetto alla comunità, sulla prevalenza dell'uguaglianza rispetto alla gerarchia.
Ho paura che molto difficilmente troveremo un punto di contatto riguardo al medioevo, credo che vedresti le mie argomentazioni come "propaganda antinazista". Mi viene solo in mente quella bella filastrocca medievale che intimava al bambino di morire nel sonno per evitare di vivere quella vita (seguita poi probabilmente dalla comune pratica del soffocamente al seno).. ma suppongo non facesse parte dei codici cavallereschi. E' un po come la diatriba se l'uomo sia o meno un prodotto della sua cultura, che ho volutamente evitato ma ripropongo. Generalmente chi propone che l'uomo sia un prodotto della sua cultura è perchè immagina se stesso come modellatore della storia (Marx passò da una versione all'altra nel corso della sua vita). Allo stesso modo chi rivaluta il medioevo si emoziona probabilmente all'idea di una fervente vita di convento o in armatura scintillante, non molto all'idea di bollire il letame per cena, ma la pura statistica di un possibile "viaggio nel tempo" vi vedono svantaggiati per 99 a 1, attenzione.

Riguardo all'agricoltura, in realtà il mito genesiaco ha poco senso(una cantonata deduttiva), l'allevamento è una forma ancora più intensiva di agricoltura dove le proteine fanno il "giro lungo" per arrivare "raffinate" sotto forma di carne. Ad oggi infatti il problema ecologico principale legato allo sfruttamento del suolo, è l'allevamento. Anche supponendo che la demografia non costringa all'allevamento intensivo, avere dei pascoli significa deforestazione massiva ed eradicazione della fauna concorrente\predatrice per estensioni anche dieci volte superiori (l'anatolia e la siria, ma anche la sardegna, non erano semidesertiche una volta). Ma suppongo il mito abbia più a che fare con l'archetipo del sacrificio animale che con l'ecologismo. La caccia\raccolta è un altro discorso ma è sostenibile solamente a basse demografie, e come fai a controllare le nascite senza controllare la natura? (quando per deduzione, una nascita è sempre un evento positivo) Il motivo per cui gli indiani hanno avuto il lusso di poterla mantenere cosi a lungo si deve a una qualche forma di controllo demografico, probabilmente molte incrociate, infanticidio, malattie e una sana dose di mazzate. Oppure ci hanno ragionato su "induttivamente" e hanno tenuto a bada i pisellini.
Non ci si salva da un inferno, sposandone un altro. Ipazia

Eretiko

Una volta scoperto che l'intestino dell'uomo è relativamente lungo, dovremmo ragionevolmente "dedurre" che esso non è adatto alla digestione della carne (causa fermentazione della stessa), da cui potremmo "dedurre" che forse l'alimentazione più consona è costituita da frutta e verdura (e pesce), un po' come succede con le scimmie di darwiniana memoria (ma non relativamente al pesce). Un risultato che forse gli uomini arcaici avevano già intuito, e di cui oggi siamo certi a causa della stregonerie moderne.

Donquixote, mi hai risposto indirettamente, quindi grazie lo stesso: adesso conosco cosa salvi degli ultimi 3.000 anni europei. Comunque se per caso l'orrida tecnologia riesce a costruire una macchina del tempo, non vorrò mai fare un viaggio in quel periodo (medioevo) che tu apprezzi, soprattutto perché non so stare zitto, e in quel periodo chi si professava ateo finiva sulla graticola.   

paul11

Mah,....
Nelle scienze antiche un granello di sabbia era relazionato al significato dell'intero universo, oggi al massimo al regno minerale.Io vedo una conoscenza prolificata per differenze incapace di dare senso ,
Un tempo esisteva il saggio, il sapiente, oggi dov'è finito?
Oggi non essendoci identità riconosciuta che ci leghi, esiste l'incomunicabilità, la divisione, il timore di salutare, ogni persona è un ignoto mondo insondabile, a chi si chiede aiuto? IL padre uccide la moglie e poi i figli...." era una persona buona e cortese, salutava quando lo incontravo, ma mai avrei pensato che....."
Ci sono sintomi netti e profondi di un malessere incomunicabile e profondo che ha perso conoscenza con e insieme gli altri che è permessa solo da elementi identificativi che costruiscono quella solidarietà  e fratellanza che l'individualismo , l'atomismo hanno posto come l'altrui anche se  dirimpettaio nel proprio stabile come sconosciuto, costruzione di diffidenze che hanno preso il posto della cordialità.
Ci si chiude a riccio perchè il sistema competitivo e  quindi individualistico ci coglie come differenze come esplicazione sociale di una cultura.
Dipende in cosa noi crediamo per vita,per significati, per umanità, allora diamo giudizi sulle culture, sulla società.
Di una cosa sono certo, è impossibile socialmente fare qualcosa senza elementi di coesione identificativi.

Si può fare a meno di un sacco di comodità spacciate come surrogati affettivi, simboli sociali di consumo,
ma non si può fare a meno del calore umano quella  unica medicina che permette di non far esplodere  anime perse nelle turbolenti correnti di questo tempo dell'acciaio, nella solitudine isolazionista.

baylham

A Eretiko,

Il giro lungo delle proteine a cui si riferiva InVerno presumo sia la catena alimentare, ecologia, non l'apparato digerente, biologia. O forse entrambi? Ad InVerno la risposta.

A Paul11 e donquixote

In sintesi, avete introdotto il concetto di cultura o comunità come un concetto stabile, ben definito, che ha un plurale, le culture, le comunità. Nel plurale avete distinto le culture, comunità induttive da quelle deduttive, esprimendo la vostra preferenza per quelle deduttive. Avete giudicato sbagliate, errate le culture induttive, fondate sull'individuo, che non conta, se non all'interno di principi superiori, la cultura, la comunità appunto.

Primo problema, già sollevato da Sariputra: come è possibile, come avviene il cambiamento di una cultura, la sua disgregazione,  il trapasso da una cultura ad un'altra? Quali sono le dinamiche? Mi sembra il problema della filosofia strutturalista.

Secondo problema: l'induzione e la deduzione sono principi del ragionamento e della logica umana, ma entrambi sono fallaci, difettosi. Personalmente all'opzione netta tra i due preferisco un ragionamento, una logica, circolare, che li applichi entrambi, un processo simile a quello scientifico. In ogni caso l'induzione e la deduzione sono applicate dal singolo uomo, da me, da Paul11, donquixote, Eretiko, InVerno, .... Se anche la cultura, la comunità fosse una mente (alla Bateson), il singolo non potrebbe conoscerla.

Terzo problema: se esistono culture, comunità, induttive e deduttive significa che i principi deduttivi, le fondamenta di donquixote, che presiedono alla culture, comunità deduttive, non sono le vere fondamenta, i veri principi, perché c'è un principio superiore che le deduce entrambe.

InVerno

#39
Citazione di: paul11 il 08 Febbraio 2017, 00:03:40 AMUn tempo esisteva il saggio, il sapiente, oggi dov'è finito?
Ti consiglio di guardare il film "F come Falso" di Orson Welles (se non l'avessi già fatto). E' la storia di un falsario di quadri scritta da un falsario di biografie registrata in un film a tratti dichiaratamente falso. La sfida è capire cosa è vero in tutto ciò, e quale esperto (o saggio) riesca a stabilirlo, considerato che già i saggi delle gallerie erano già stati bellamente gabbati tutti quanti. E quale sia il rapporto tra il vero e l'arte, ma a questo punto, anche l'arte della vita.
Onestamente non riesco a trovare la quadra di come da un lato invochiate una verità dall'alto (veicolata inevatibilmente tramite umani), e dall'altra facciate apologie delle società prestatuali, non ha onestamente molto senso. L'onere del saggio era la conservazione della memoria non scritta, la sua valenza è andata a scemare proporzionalmente alle nostra capacità di conservare le nostre memorie al di fuori dei nostri cervelli. Il "saggio di biblioteca" è un saggio molto diverso dal "saggio di una cheferie", il loro scopo era quello di essere la biblioteca, non tanto quanto quella di interpretarla. Lo stesso rapporto tra il saggio e l'autorità è estremamente complesso e diversificato, ma la coincidenza delle due è fatta di un rapporto molto diverso da quello che oggi noi intendiamo per un "saggio guida".

Riguardo invece al "giro lungo", si mi riferivo al percorso percorso nella catena alimentare (ecologico).
Però, non fate l'errore "positivista" di considerare l'ecologia come una branca a se dell'universo, il rapporto con il territorio è fondamentale e determinante e simbiotico per le persone che ci vivono, una pessima gestione del territorio porta inevitabilmente a condizioni di vita pessime, conflitti, etc..
Non ci si salva da un inferno, sposandone un altro. Ipazia

paul11

Rispondo ad entrambi, Baylham ed inverno.

Nei post precedenti tovi le risposte alle tue domande Baylham, comunque....

Preferire è già, dividere, direi propendo, e non è solo un gioco semantico lessicale. Non ho ma idetto che questa società attuale "induttiva" è tutto da buttare e quella "deduttiva" è tutta da santificare; sia perchè in entrambi non c'è una "perfezione", ma soprattutto a mio parere entrambi hanno una contraddizione conoscitiva che è alla base della costituzione della coscienza.
Parli di effetti, si stabilità nell'una e l'individualismo nell'altra.
 la stabilità nella prima è data dall'ordine che costruisce si signifcati e sensi che relazionano ogni particolare al tutto, quindi il filo d'erba ha signifcato dentro l'universale, il cerchio che racchiude il tutto. La stabilità è data proprio da circuito di relazione chiuso, ogni essente ha una relazione, non trovano necessità di farsi altri perchè, va bene così. Ecco perchè  sono società chiuse e stabili.

Personalmente sostengo che la fuoriuscita da quell'ordine della società induttiva poteva farlo solo chi temerariamente avesse una propensione attitudinale ad oltrepassare quell'ordine, oggi diremmo qualcuno ha superato il primo tabù e così ha demolito la relazione di quel tabù al totem. Perchè accade che quella parte di umanità (sono le nostre precedenti civiltà che si sono storicamente passate il testimone) che decise di oltrepassare la soglia si accorse che la conoscenza è potente, ma solo per sè e contro qualcosa, non come nuova forma epistemica di verità.  Quella conoscenza gli dava potere sulla natura e sull'altra parte di umanità attraverso la tecnica e la tecnologia.Non gli costruiva più coscienza, anzi si apre la dicotomia e la contraddizione storica. La spinta verso la tecnica, vers ole scienze natural ie fisiche , è la spinta verso il ragionamento induttivo L'uomo classifica, categorizza costruisce gerghi linguistici e divide e si divide.Questo è spingersi sui particolari e abbandona la civiltà della deduzione che aveva l'ordine, ormai superata ,ma anzi messa in discussione.
Sono d,accordo e l'ho scritto che entrambi i ragionamenti vanno utilizzati, sia il deduttivo che l'induttivo, ma è centrale la coscienza umana, la volontà, la mente.Oggi in cui è il ragionamento induttivo delle scienze naturali e fisiche che ha il potere culturale, come s ifa a riportare questa cultura dentro un'ordine che la comprende, in cui daccapo ogni particolare della scienza è relazionato ad un principio del tutto.

Forse non si vuol capire che la nostra cultura ha ucciso Dio è la cultura deduttiva, spostando la verità nella dimostrazione evidente del fenomeno. noi crediamo in quello che vediamo e proviamo sperimentalmente dice la giustifcazione di verità dell'attuale cultura.
Non risponde a nessuna problematizzazione esistenziale, da dove veniamo, che significato ha esistere, che senso ha la vita, dove andremo alla fine? Se l'uomo tronca, recide una parte del suo ragionamento perchè ha deciso che non esistono verità, ma opinioni perchè regna l'epistemologia popperaina della falsificazione.
Allora non ci sono verità, ma solo opinioni e tutto ciò che linguisticamente o come filosofia metafisica è essere, essente, sparisce nell'assiomatizzazione delle tautologie, ma basate su un metodo scientifico induttivo.Quindi è importante il filo d'erba perchè è evidente, punto, fine,stop. Se ogni cosa è per sè e in sè la coscienza umana ne soffre razionalmente e spiritualmente ( se volete psichicamente), perchè non trova risposte alle sue domande di senso.

Ma ora voglio ulteriormente porre un paio di considerazioni. 

Se la saggezza fosse memoria, sappi che l'uomo ha chiuso, non ha più senso da quando ha creato i computer.
Il saggio è colui che interpreta i segni che guarda la terra in cui è il filo d'erba e il cielo in cui osserva le stelle e dà una risposta di senso ad ogni manifestazione .Quelle società chiuse deduttive hanno sempre una risposta di senso,cosa che non esiste più nella nostra.

Ma la replica sarebbe, loro credono a cose che appartengono ad un mondo per noi superato, ignorante dal punto di vista conoscitivo, superato dalla nostra storia.
Attenzione: lui crede e voi no e non importa se crede a "baluba". Questa è la sua forza perchè lui ha l'intera narrazione di senso nella sua esistenza, lui crede in un suo ordine che non riuscirete mai ad abbattergli perchè lui ragiona dentro un altro modello rappresentazionale che è assoluto mentre il nostro è relativo ai tempi e falsificabile.

Daccapo se noi non siamo certi di nulla, noi diciamo che colui che crede in baluba dice falsità. 
Ma Inverno cosa ha importanza sapere nella nostra cultura cosa è vero o falso , se tanto non è certo?
La differenza la fa allora la coscienza quando non la fa più la conoscenza, perchè la sua forza è interiore e si espande nell'ordine esteriore  che la comprende ed è potente quanto lo è la nostra tecnica.

La seconda considerazione: ditemi il valore aggiunto dell'uomo rispetto ad un robot i n questa cultura 
I robot, i computer hanno sostituito e sostituiscono il lavoro umano, poi sostituiranno l'uomo stesso,perchè l'uomo ha limiti
ascrivbili in questa contraddittoria cultura nello stesso dominio in cui è collocato il computer e il robot, anzi lui li fa meglio, più veloce e senza errori. Se l'uomo  perde anche il valore aggiunto della coscienza ha chiuso davvero:tanti auguri fra un paio di generazioni.
E non pensate che è l'uomo che crea i computer, algoritmi e ragionamenti euristici ormai sono in grado e lo saranno sempre più di autoprodurlo. Se l'uomo è  solo calcolo e ragionamento induttivo con una conoscenza estensiva e quantitativa . ci batteranno. e la fantascienza diverrà ancora una volta realtà. Saremo, come già lo siamo schiavi dei nostri artifici, della tecnica e tecnologia.

C'è gente che fa triple turnazioni, lavora il sabato, la domenica, e magari pure a Natale, abbiamo inventato la luce elettrica per lavorare anche di notte, instancabilmente e ininterrottamente con processi continui industriali , ma non abbiamo ancora capito che la tecnica ormai  risponde a se stessa e noi non la stiamo affatto dominando, perchè la tecnica è figlia indissolubile di questa cultura.

InVerno

Citazione di: paul11 il 08 Febbraio 2017, 13:47:57 PM
Rispondo ad entrambi, Baylham ed inverno.

Nei post precedenti tovi le risposte alle tue domande Baylham, comunque....

Preferire è già, dividere, direi propendo, e non è solo un gioco semantico lessicale. Non ho ma idetto che questa società attuale "induttiva" è tutto da buttare e quella "deduttiva" è tutta da santificare; sia perchè in entrambi non c'è una "perfezione", ma soprattutto a mio parere entrambi hanno una contraddizione conoscitiva che è alla base della costituzione della coscienza.
Parli di effetti, si stabilità nell'una e l'individualismo nell'altra.
la stabilità nella prima è data dall'ordine che costruisce si signifcati e sensi che relazionano ogni particolare al tutto, quindi il filo d'erba ha signifcato dentro l'universale, il cerchio che racchiude il tutto. La stabilità è data proprio da circuito di relazione chiuso, ogni essente ha una relazione, non trovano necessità di farsi altri perchè, va bene così. Ecco perchè  sono società chiuse e stabili.

Personalmente sostengo che la fuoriuscita da quell'ordine della società induttiva poteva farlo solo chi temerariamente avesse una propensione attitudinale ad oltrepassare quell'ordine, oggi diremmo qualcuno ha superato il primo tabù e così ha demolito la relazione di quel tabù al totem. Perchè accade che quella parte di umanità (sono le nostre precedenti civiltà che si sono storicamente passate il testimone) che decise di oltrepassare la soglia si accorse che la conoscenza è potente, ma solo per sè e contro qualcosa, non come nuova forma epistemica di verità.  Quella conoscenza gli dava potere sulla natura e sull'altra parte di umanità attraverso la tecnica e la tecnologia.Non gli costruiva più coscienza, anzi si apre la dicotomia e la contraddizione storica. La spinta verso la tecnica, vers ole scienze natural ie fisiche , è la spinta verso il ragionamento induttivo L'uomo classifica, categorizza costruisce gerghi linguistici e divide e si divide.Questo è spingersi sui particolari e abbandona la civiltà della deduzione che aveva l'ordine, ormai superata ,ma anzi messa in discussione.
Sono d,accordo e l'ho scritto che entrambi i ragionamenti vanno utilizzati, sia il deduttivo che l'induttivo, ma è centrale la coscienza umana, la volontà, la mente.Oggi in cui è il ragionamento induttivo delle scienze naturali e fisiche che ha il potere culturale, come s ifa a riportare questa cultura dentro un'ordine che la comprende, in cui daccapo ogni particolare della scienza è relazionato ad un principio del tutto.

Forse non si vuol capire che la nostra cultura ha ucciso Dio è la cultura deduttiva, spostando la verità nella dimostrazione evidente del fenomeno. noi crediamo in quello che vediamo e proviamo sperimentalmente dice la giustifcazione di verità dell'attuale cultura.
Non risponde a nessuna problematizzazione esistenziale, da dove veniamo, che significato ha esistere, che senso ha la vita, dove andremo alla fine? Se l'uomo tronca, recide una parte del suo ragionamento perchè ha deciso che non esistono verità, ma opinioni perchè regna l'epistemologia popperaina della falsificazione.
(2)Allora non ci sono verità, ma solo opinioni e tutto ciò che linguisticamente o come filosofia metafisica è essere, essente, sparisce nell'assiomatizzazione delle tautologie, ma basate su un metodo scientifico induttivo.Quindi è importante il filo d'erba perchè è evidente, punto, fine,stop. Se ogni cosa è per sè e in sè la coscienza umana ne soffre razionalmente e spiritualmente ( se volete psichicamente), perchè non trova risposte alle sue domande di senso.

Ma ora voglio ulteriormente porre un paio di considerazioni.

(1)Se la saggezza fosse memoria, sappi che l'uomo ha chiuso, non ha più senso da quando ha creato i computer.
Il saggio è colui che interpreta i segni che guarda la terra in cui è il filo d'erba e il cielo in cui osserva le stelle e dà una risposta di senso ad ogni manifestazione .Quelle società chiuse deduttive hanno sempre una risposta di senso,cosa che non esiste più nella nostra.

Ma la replica sarebbe, loro credono a cose che appartengono ad un mondo per noi superato, ignorante dal punto di vista conoscitivo, superato dalla nostra storia.
Attenzione: lui crede e voi no e non importa se crede a "baluba". Questa è la sua forza perchè lui ha l'intera narrazione di senso nella sua esistenza, lui crede in un suo ordine che non riuscirete mai ad abbattergli perchè lui ragiona dentro un altro modello rappresentazionale che è assoluto mentre il nostro è relativo ai tempi e falsificabile.

Daccapo se noi non siamo certi di nulla, noi diciamo che colui che crede in baluba dice falsità.
Ma Inverno cosa ha importanza sapere nella nostra cultura cosa è vero o falso , se tanto non è certo?
La differenza la fa allora la coscienza quando non la fa più la conoscenza, perchè la sua forza è interiore e si espande nell'ordine esteriore  che la comprende ed è potente quanto lo è la nostra tecnica.

(3)La seconda considerazione: ditemi il valore aggiunto dell'uomo rispetto ad un robot i n questa cultura
I robot, i computer hanno sostituito e sostituiscono il lavoro umano, poi sostituiranno l'uomo stesso,perchè l'uomo ha limiti
ascrivbili in questa contraddittoria cultura nello stesso dominio in cui è collocato il computer e il robot, anzi lui li fa meglio, più veloce e senza errori. Se l'uomo  perde anche il valore aggiunto della coscienza ha chiuso davvero:tanti auguri fra un paio di generazioni.
E non pensate che è l'uomo che crea i computer, algoritmi e ragionamenti euristici ormai sono in grado e lo saranno sempre più di autoprodurlo. Se l'uomo è  solo calcolo e ragionamento induttivo con una conoscenza estensiva e quantitativa . ci batteranno. e la fantascienza diverrà ancora una volta realtà. Saremo, come già lo siamo schiavi dei nostri artifici, della tecnica e tecnologia.

C'è gente che fa triple turnazioni, lavora il sabato, la domenica, e magari pure a Natale, abbiamo inventato la luce elettrica per lavorare anche di notte, instancabilmente e ininterrottamente con processi continui industriali , ma non abbiamo ancora capito che la tecnica ormai  risponde a se stessa e noi non la stiamo affatto dominando, perchè la tecnica è figlia indissolubile di questa cultura.

(1) No no, io non ho mai detto che la saggezza è memoria, ma semplicemente ho cercato di distinguere diversi tipi di "saggio", per ricordare che quello primitivo era fondamentalmente memoria (più vicino quindi ad un moderno computer). Il modello umano che invece sembra venir avvocato non ha nulla a che fare con le società primitive (di qui, il paradosso) e parla di un uomo "teocratico" che mescola diverse funzioni delle società primitive ma che in realtà non è mai esistito prima delle società statuali dove l'autorità gli ha permesso di legare a se la guida, la conoscenza e l'interpretazione del mondo (capo\anziano\sciamano non erano quasi mai figure sovrapposte, e Montesquieu era li da venire) solo l'autorità può costringere la commistione delle competenze in questa buffa chimera antimeritocratica, quando c'è di mezzo la sopravvivenza immediata le buffonate portano alla morte immediata, non ci sono servi della gleba da mandare al macello al proprio posto.

(2) Ma non è vero, questa è una visione iperiduttiva di indagine a camere stagne. Cionondimeno, sarebbe necessario porsi le domande giuste prime di attendere la risposta, se aspettiamo la risposta a "che senso ha la vita" ho proprio paura che attenderemo invano, o ci acconteteremo di risposte cucite a misura di domanda.

(3)Ora, io personalmente ritengo che la questione della singolarità sia semplicemente ridicola. E' dagli anni 60 che al MIT annunciano (minacciano in realtà) che entro 6 mesi avranno un computer capace di emulare perfettamente un essere umano. Mi sembrano sopratutto a caccia di fondi, ma comuque sarebbe un discorso ampio. Finchè cercheremo di renderli più intelligenti, puoi dormire tranquillo, è quando cercheremo di farli più stupidi, quando dubiteranno del risultato di una divisione, che dovrai preoccuparti. Ciò che invece importante notare, è che da quando ci sono i computer ad aiutarci con la memoria, il mercato del lavoro ha completamente smesso di cercare "uomini memoria" ma ha cominciato a cercare persone capaci di fare relazioni, collegamenti, indagini, sensate tra le diverse memorie. La memoria ha perso grandemente di valore economico, la capacità di inventiva, di relazione, di organizzazione, ne ha grandemente beneficiato. Il mio giudizio è che questo rispetti maggiormente la nostra "eccezionalità umana" e meno le nostre qualità di pappagalli ma potrei sbagliarmi.

A proposito di pappagalli
La mia compagna che lavora in una nota agenzia di stampa, ha una dote. Parlando di attualità con le persone riesce con precisione quasi millimetrica a individuare da quali giornali si "riforniscano" abitualmente, se l'argomento di discussione non è sufficientemente "colorito" almeno non i nomi ma perlomeno l'area editoriale e nel caso anche geografica, in generale a quale "echo-chamber" appartengano. Fa sempre un certo effetto per noi "liberi pensatori" essere messi a nudo in maniera cosi drastica davanti ai nostri limiti di pappagalli, ma la pluralità di opinioni ci aiuta a coltivare le relazioni, infatti è quasi impossibile fare lo stesso esercizio con lei che viene bombardata dall'intera informazione giornalmente, il suo assomiglia quasi ad un libero pensiero, grazie alla pluralità. La Verità (come la Pravda), è un allevatrice di pappagalli, non di uomini. Che poi i pappagalli vivano meglio perchè necessitano solo di becchime, sonno e defecare, è tutto un altro paio di maniche.
Non ci si salva da un inferno, sposandone un altro. Ipazia

paul11

Inverno, 
è inutile discutere se non sei in grado idi dare serie argomentazioni.

1) basterebbe studiarsi il rito dello sciamano per capire qualcosa di quelle culture
2) attenzione a non trovarsi "....anime contadine in volo per il mondo..." con una cintura  in vita di bombe, che sa cosa vuole, che sa qual' è il senso della vita, incazzato con i decerebrati occidentali che attendono la morte nel baccanale e bivaccamento  certo a modo magari tutto suo, ma ce l'ha, a ricordarci un attimo prima di esplodere  insieme a lui cos'è il senso della vita": tanti auguri.
3) e qual'è la ragione del precariato, disoccupazione, job act? Tutti già ora sono fisicamente mutanti e replicanti ,costi sociali sull'altare , fuori uno e dentro l'altro , o meglio fuori uno e dentro un automatismo,dell'efficienza ed efficacia della ltecnica. la politica non può gestire gli effetti creati dall'economia ,perchè è dentro la stessa cultura, è funzionale ad essa e gerarchicamente sottomessa: 
Di nuovo tanti auguri

InVerno

Citazione di: paul11 il 09 Febbraio 2017, 13:15:25 PM
Inverno,
è inutile discutere se non sei in grado idi dare serie argomentazioni.

1) basterebbe studiarsi il rito dello sciamano per capire qualcosa di quelle culture
2) attenzione a non trovarsi "....anime contadine in volo per il mondo..." con una cintura  in vita di bombe, che sa cosa vuole, che sa qual' è il senso della vita, incazzato con i decerebrati occidentali che attendono la morte nel baccanale e bivaccamento  certo a modo magari tutto suo, ma ce l'ha, a ricordarci un attimo prima di esplodere  insieme a lui cos'è il senso della vita": tanti auguri.
3) e qual'è la ragione del precariato, disoccupazione, job act? Tutti già ora sono fisicamente mutanti e replicanti ,costi sociali sull'altare , fuori uno e dentro l'altro , o meglio fuori uno e dentro un automatismo,dell'efficienza ed efficacia della ltecnica. la politica non può gestire gli effetti creati dall'economia ,perchè è dentro la stessa cultura, è funzionale ad essa e gerarchicamente sottomessa:
Di nuovo tanti auguri
Quando il proprio pensiero porta a fare apologie di bombaroli che pensano di vivere in un videogioco, uno potrebbe anche porsi delle domande, se il risultato delle tue corse nei verdi campi del noumeno è questo, auguri a te, e auguri alla filosofia.
Non ci si salva da un inferno, sposandone un altro. Ipazia

paul11

Citazione di: InVerno il 09 Febbraio 2017, 14:48:58 PM
Citazione di: paul11 il 09 Febbraio 2017, 13:15:25 PMInverno, è inutile discutere se non sei in grado idi dare serie argomentazioni. 1) basterebbe studiarsi il rito dello sciamano per capire qualcosa di quelle culture 2) attenzione a non trovarsi "....anime contadine in volo per il mondo..." con una cintura in vita di bombe, che sa cosa vuole, che sa qual' è il senso della vita, incazzato con i decerebrati occidentali che attendono la morte nel baccanale e bivaccamento certo a modo magari tutto suo, ma ce l'ha, a ricordarci un attimo prima di esplodere insieme a lui cos'è il senso della vita": tanti auguri. 3) e qual'è la ragione del precariato, disoccupazione, job act? Tutti già ora sono fisicamente mutanti e replicanti ,costi sociali sull'altare , fuori uno e dentro l'altro , o meglio fuori uno e dentro un automatismo,dell'efficienza ed efficacia della ltecnica. la politica non può gestire gli effetti creati dall'economia ,perchè è dentro la stessa cultura, è funzionale ad essa e gerarchicamente sottomessa: Di nuovo tanti auguri
Quando il proprio pensiero porta a fare apologie di bombaroli che pensano di vivere in un videogioco, uno potrebbe anche porsi delle domande, se il risultato delle tue corse nei verdi campi del noumeno è questo, auguri a te, e auguri alla filosofia.

Inverno,
sei anche uno strumentalizzatore, perchè non credo più alla buona fede,
per cortesia non rivolgerti più con il sottoscritto.

Grazie