Differenza tra "conservatore" e "reazionario"

Aperto da Eutidemo, 16 Ottobre 2022, 06:59:17 AM

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Eutidemo

In genere si ritiene che si tratti di due sinonimi per indicare coloro che (genericamente) hanno un'ideologia di "destra", solo che:
- la denominazione "conservatore"  viene considerata "neutra", e, cioè non "dispregiativa";
- la denominazione "reazionario", invece,  viene considerata "dispregiativa".
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Ovviamente ciascuno può dare alle due parole in questione l'accezione che preferisce; ma, secondo me, nessuna delle due espressioni è intrinsecamente "dispregiativa", in quanto hanno semplicemente un significato diverso.
Ed infatti, almeno secondo me:
a)
 Il "conservatore".
Il "conservatore" è colui che vuole "conservare" una tradizione, una consuetudine e/o una normativa vigente, opponendosi ad una evoluzione "progressista" della stessa.
Ad esempio, prendendo come esempio la Gran Bretagna, i "conservatori" intendono conservare l'attuale istituto monarchico-costituzionale, mentre alcuni partiti britannici progressisti vorrebbero abolirlo per instaurare una repubblica.
b)
Il "reazionario".
Il "reazionario", invece, è colui che non solo si oppone ad una evoluzione "progressista" della tradizione, della consuetudine e/o della  normativa vigente,  ma vorrebbe addirittura "regredire" ad una tradizione, una consuetudine e/o una normativa ormai superata dalla società attuale.
Ad esempio, prendendo sempre come esempio la Gran Bretagna, si potrebbe ritenere "reazionario" chi volesse tornare ad una "monarchia assoluta" del tipo precedente a quella nata nel 1689, quando Guglielmo d'Orange firmò il Bill of Rights (che faceva dell'Inghilterra la prima, ancora imperfetta, monarchia costituzionale d'Europa).
D'altronde, ai tempi degli Stuart, si sarebbe potuto ritenere "reazionario" chi avesse voluto tornare ad una "monarchia feudale", in luogo  della allora vigente "monarchia assoluta"; la quale, per l'epoca, era molto più "attuale" della prima.
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Secondo me, è soprattutto in base a tale criteri che si può stabilire se un governo è "conservatore", "reazionario", ovvero, in diversa misura, "entrambe le cose".
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Socrate78

Sì, ma il reazionario non ha spesso per niente la percezione di esserlo, ma si ritiene assai spesso progressista, poiché ritiene che i suoi ideali rappresentino un progresso rispetto ad una situazione che definisce "di decadenza di valori". I fascisti in Italia ritenevano di essere rivoluzionari ed anzi di aver instaurato una rivoluzione che doveva inaugurare il superamento del Parlamentarismo corruttore dell'Italia pre-fascista, e di aver dato inizio ad un'era (l'era fascista, si contavano gli anni a partire dalla marcia su Roma!) che doveva portare benessere, ordine sociale, potenza dell'Italia. Non solo, il nazionalsocialismo di Hitler (definito di estrema destra) non lo si può definire reazionario nell'accezione che viene citata sopra, poiché il nazismo non ha rappresentato una regressione a qualcosa di precedente, ma ha rappresentato una novità assoluta, dal momento che in precedenza non vi era mai stata un'ideologia che teorizzava l'esistenza di una razza superiore tedesca (o più generalmente ariana) destinata a dominare l'Europa. 
Viceversa, secondo il ragionamento del post, un comunista che oggi vorrebbe instaurare di nuovo il socialismo reale sarebbe sicuramente reazionario (pur essendo catalogabile come di estrema sinistra), proprio perché intenderebbe regredire ad un modo di intendere la società ormai in gran parte superato.

Ipazia

Classificazioni obsolete che avevano senso quando c'erano regimi da conservare e rivoluzioni e reazioni. Il Capitale ha liquefatto la politica, e pure "destra" e "sinistra" sono finite nel grottesco gioco delle parti diventando vecchi armamentari retorici che non spiegano più nulla.

A proposito di "modo di intendere la società ormai in gran parte superato".

Perfino il caimano si è accorto che non esistono più i politici (e la politica, aggiungo io) di una volta. Solo buffoni, pitturati e vuoti, come il presidente ucraino, a servizio del grande capitale occidentale; sulla pelle der popolo cojone, manco risparmiato dar cannone. Insomma: cojone al quadrato.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

daniele22

Concordo con Ipazia. In questo mondo dove pure le persone son divenute merce quelle classificazioni si ripropongono, ma non tengono più come punto primo di riferimento la società umana ed un suo dignitoso esistere (o meglio, diciamo che una volta tale punto primo esisteva almeno apparentemente). Sfacciatamente si subordina ormai la dignità di detta società alla necessità della preservazione del capitale (ma anche tale punto per me esiste in apparenza). In sintesi si sarebbe ormai radicata l'idea (azzardo se dico 98% ?) che il capitale non può non esistere ai fini della nostra sopravvivenza ... robe da matti. La verità secondo me sarebbe invece che col capitale come punto primo di riferimento sarebbe più facile per certe persone arricchirsi. Quali? Quelle che già lo sono in primo luogo

Eutidemo

Ciao Socrate 78
Hai ragione nel dire che il reazionario spesso non ha per niente la percezione di esserlo, ma si ritiene assai spesso progressista, poiché ritiene che i suoi ideali rappresentino un progresso rispetto all'attuale situazione; però, secondo me, la storia ha un suo corso ineluttabile, che non può essere invertito.
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Ad esempio:
- un reazionario estremo in campo economico, potrebbe sostenere che il ritorno alla "caccia e alla raccolta" sarebbe un progresso;
- un reazionario estremo in campo religioso, potrebbe sostenere che il ritorno al "paganesimo" sarebbe un progresso;
- un reazionario estremo in campo politico, potrebbe sostenere che il ritorno al "feudalesimo" sarebbe un progresso;
ecc. ecc.
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Ma la storia, pur nei suoi "corsi e ricorsi" (come scriveva Vico), si evolve oggettivamente in determinate direzioni, sia pure per vie molto generali, per cui cui "tornare indietro" sarebbe insensato; anche se spesso i "reazionari" si mascherano da "progressisti" (anche a costo di apparire ridicoli).
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Ed infatti bisogna stare molto attenti a non confondere le "novità" contingenti (ad es.il fascismo di Mussolini e il nazismo di Hitler), con il "progresso" storico.
Ed infatti, ad esempio:
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a)
Mussolini cercò di creare un "impero coloniale" che era, sì, una novità per l'Italia; ma, storicamente, era del tutto "fuori tempo", perchè ormai il mondo era in via di "decolonizzazione".
Quanto alla "corruzione", sotto il fascismo assunse proporzioni colossali, molto maggiori di quelle del tempo del precedente "parlamentarismo"; ma la "novità" fu che, poichè la stampa libera era stata abolita, non se ne sapeva più niente, e tutti vivevano quindi felici e contenti!
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b)
Quanto alla Germania nazista, le persecuzioni contro gli ebrei erano un retaggio "reazionario" dell'oscuro medioevo; che era stato superato nell'"epoca dei lumi".
Al riguardo ricorderò solo i "Massacri di Rintfleisch", noti anche come "Pogrom di Norimberga"; che fu una serie di episodi avvenuti nel 1298 a Norimberga ed altre città della Germania, quando una folla di cittadini tedeschi, perseguitarono, torturarono, uccisero e misero al rogo migliaia di ebrei.
Però Hitler fu indubbiamente un "innovatore" ed un "progressista", perchè gli ebrei li bruciava nei forni e non sui roghi; il che era molto più igienico per tutti!
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c)
Allo stesso modo, un comunista che oggi volesse di nuovo instaurare il socialismo reale in Russia, sarebbe sicuramente "reazionario" anche lui; così come un italiano che volesse tornare al fascismo o un tedesco al nazismo.
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Un saluto :)
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