Dalla retorica al giornalismo

Aperto da cvc, 23 Gennaio 2017, 10:28:16 AM

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cvc

Secondo Spengler, nella sua analisi sociologico-storicistica (chiedo scusa per la brutta parola) il tramonto dell'occidente (cui pare stiamo assistendo) passa attraverso il passaggio dalla retorica al giornalismo. Ossia dal passaggio da un dialogo retorico - volto a persuadere partendo da solide basi per giungere a conclusioni convincenti - ad una comunicazione imperniata sull'immediatezza e sulla estemporaneità, dove la cosa più recente prende necessariamente il sopravvento sulle opinioni precedenti, dove le notizie vengono ingoiate subito senza filtro, dove tutto viene travolto da una corsa continua all'aggiornamento più recente per cui, la memoria storica, perde sempre più i suoi valori. In questa continua corsa dietro all'ultim'ora si perde il senso delle cose. Perché il presente, il qui e ora isolato dal contesto, perde quella continuità rappresentata dal filo che lega ieri ad oggi e si tende verso il futuro. Tutto - il senso storico dell'esistenza - si sbriciola nella deflagrazione dell'ultimo aggiornamento che, come in un drogato,  rianima in virtù di ciò che lo rende schiavo.
Fare, dire, pensare ogni cosa come chi sa che da un istante all'altro può uscire dalla vita.

Eretiko

Sicuramente la mancanza di memoria storica annuncia sempre future catastrofi più o meno gravi. Però non so se sia peculiare di tutto il mondo occidentale o solo di una sua parte: ho l'impressione che ci siano popoli che sono geneticamente refrattari alla memoria storica (come noi italiani) e popoli che invece né sono ossessionati (ad esempio l'atavico terrore dei tedeschi per l'inflazione).
Non sono molto convinto di questa analisi sul passaggio retorica-giornalismo; in fondo sono le singole persone che hanno (o dovrebbero avere) la capacità di legare i fatti (o le notizie di fatti). 

InVerno

Citazione di: Eretiko il 23 Gennaio 2017, 17:09:45 PM
Sicuramente la mancanza di memoria storica annuncia sempre future catastrofi più o meno gravi. Però non so se sia peculiare di tutto il mondo occidentale o solo di una sua parte: ho l'impressione che ci siano popoli che sono geneticamente refrattari alla memoria storica (come noi italiani) e popoli che invece né sono ossessionati (ad esempio l'atavico terrore dei tedeschi per l'inflazione).
Non sono molto convinto di questa analisi sul passaggio retorica-giornalismo; in fondo sono le singole persone che hanno (o dovrebbero avere) la capacità di legare i fatti (o le notizie di fatti).
Non penso che si possa parlare di "genetica". Per esempio i tedeschi hanno lavorato moltissimo sulla memoria storica del periodo nazista, e se un alieno atterrato oggi ipoteticamente potesse parlare con dei tedeschi senza conoscerne la storia passata direbbe che sono un popolo eccessivamente ostile ai concetti divisivi (per esempio, non molto tempo fa ci fu una lunga polemica in germania, ovvero se chiamare qualcuno "tedesco" fosse razzismo o meno). Sono passati a poli opposti attraverso un intenso lavoro educativo nelle scuole senza scomodare la genetica (al massimo la memetica per chi ci crede) nel corso di 2\3 generazioni, e non penso torneranno indietro facilmente.
Non ci si salva da un inferno, sposandone un altro. Ipazia

Eretiko

Ovviamente mi riferivo a "genetica" in senso lato e non biologico, intesa come caratteristica culturale. Ad esempio è noto che in Germania temono moltissimo l'inflazione monetaria perché nella loro analisi storica dei processi che portarono all'avvento del nazismo essi individuano nell'inflazione una delle concause. Contrapposto l'atteggiamento degli Italiani, i quali hanno invece la tendenza a dimenticare rapidamente e a non mantenere un'adeguata memoria storica. 

baylham

Avere una memoria storica implica la forte probabilità che fatti analoghi accadranno nuovamente oppure no?
In breve la storia si ripete oppure no?

cvc

La memoria storica di un popolo è il suo inconscio collettivo, il centro di forza dei suoi impulsi vitali che necessitano di essere diretti, di essere setacciati a livello razionale per dare un senso all'esperienza ed una prospettiva al domani. Ciò che agisce su questa massa pulsante inconscia e il nostro dialogo, il nostro modo di soddisfare il nostro bisogno di comunicare, condividere, agire e interagire, partecipare. Attraverso questi sforzi razionali noi incanaliamo i nostri impulsi vitali che soggiacciono nel profondo, e si esplicano attraverso la rete di convinzioni razionali cristallizzate per mezzo del linguaggio. In questo meccanismo svolge un ruolo chiave il linguaggio ma, soprattutto, la qualità del linguaggio.
Spengler distingue la civiltà classica caratterizzata dalla retorica, dalla regolarità apollinea, dalla cultura basata sull'oralità da quella moderna della carta stampata, dalla estemporaneità, da un linguaggio superficiali. Le civiltà classica e moderna hanno due differenti modo di mettere in relazione l'inconscio col conscio perché hanno due diverse forme di linguaggio. E mi pare strano che - nella nostra memoria storica, appunto - non si siano ancora sottolineati dovutamente gli effetti di questo passaggio dall'oralità alla scrittura. La parola scritta perde la fisicità, cade nelle pieghe dell'intellettualismo più astratto, trasforma il linguaggio da mezzo a scopo. Gli antichi scrivevano per essere ascoltati, i moderni scrivono per essere letti. C'è differenza. E da questo spartiacque storico rappresentato dall'invenzione della carta stampata nacque il giornale. In una civiltà dove i testi vengono scritti a mano non potrebbero esserci i giornali. I giornali hanno via via reso la gente più informata e cosciente dei fatti del mondo, ma lo stile giornalistico ha sostituito il rigore della retorica. Sempre più informazioni in sempre meno tempo, ma in un linguaggio sempre più povero. E mi è capitato di notare che ora c'è chi preferisce tenersi informato più con video di improvvisati youtubers che con i canali ufficiali di informazione. Ognuno ha diritto di dire la sua, ognuno ha diritto di insultare, anche chi ha torto ha le sue ragioni. In definitiva nessuno ha torto e tutti hanno ragione, tutti sanno tutto di tutti, nessuno sa in che mondo viviamo.
Fare, dire, pensare ogni cosa come chi sa che da un istante all'altro può uscire dalla vita.

viator

Salve. Portato alla sintesi anche troppo lapidaria, vi passo il colloquio che avrei se un giornalista mi fermasse per intervistarmi.

"Buongiorno Signor Viator.....posso farle qualche domanda ?"

Io mi fermo, la squadro brevemente poi chiedo : "Scusi.....lei è un giornalista?"

"Si, sono della.....(nome del quotidiano o della emittente televisiva)"

"Ah, capisco. Purtroppo non posso parlare con i giornalisti"

"Perchè ??"

"Beh, vede.......è per quello che mi disse la mia buona e saggia mamma"

"Come?......ma.....scusi, cosa c'entra sua mamma ?"

"Vede, da bimbo mi capitò di chiedere alla mamma chi erano i giornalisti......."

"Ah......e cosa le rispose sua madre ?)

"Mi disse: "Vedi, Viatorino, i giornalisti sono dei professionisti della comunicazione la cui capacità e volontà di informare è esattamente uguale alla capacità e volontà di deformare ed anche a quelle di omettere e di mentire...""

Detto ciò, saluterei e me ne andrei.
Esiste una sola certezza : non esiste alcuna certezza.

paul11

Citazione di: cvc il 23 Gennaio 2017, 10:28:16 AM
Secondo Spengler, nella sua analisi sociologico-storicistica (chiedo scusa per la brutta parola) il tramonto dell'occidente (cui pare stiamo assistendo) passa attraverso il passaggio dalla retorica al giornalismo. Ossia dal passaggio da un dialogo retorico - volto a persuadere partendo da solide basi per giungere a conclusioni convincenti - ad una comunicazione imperniata sull'immediatezza e sulla estemporaneità, dove la cosa più recente prende necessariamente il sopravvento sulle opinioni precedenti, dove le notizie vengono ingoiate subito senza filtro, dove tutto viene travolto da una corsa continua all'aggiornamento più recente per cui, la memoria storica, perde sempre più i suoi valori. In questa continua corsa dietro all'ultim'ora si perde il senso delle cose. Perché il presente, il qui e ora isolato dal contesto, perde quella continuità rappresentata dal filo che lega ieri ad oggi e si tende verso il futuro. Tutto - il senso storico dell'esistenza - si sbriciola nella deflagrazione dell'ultimo aggiornamento che, come in un drogato,  rianima in virtù di ciò che lo rende schiavo.
come saprai Splengler è stato influito dai classici greci e da Nietzsche  e la base della sua argomentazione è la decadenza della civiltà occidentale.
Trovo che al fondo di una informazione mediatica che si presta ad essere consumata ,piuttosto che creare momenti di riflessione,
l'una corre come il pragmatismo americano volle. l'altra si ferma e riflette.
Quì c'è la mentalità americana e  di là quella filosofica continentale di scuola tedesca soprattutto.
Le influenze sono nelle discipline scientifiche e sociali, sono nella modalità di scrutare.
L'economia statunitense è fondata sulla creazione di ricchezza, anche se crea debito e inflazione:devono andare al massimo, velocemente e sguardo in avanti. La Bundesbank richiede alla stessa banca europea che non può esistere sviluppo senza preservare le condizioni di debito e di inflazione.
C'è da sempre sotterranea una sorta di sfida fra USA e Germania, dove quest'ultima per influenza storico-culturale ed economica è il vessillo europeo.
I media saranno sempre meno indipendenti, sempre più mercato, questo è il dettato e l'esempio USA.
Adatto che noi italiano imitiamo dal dopoguerra gli USA, che ringraziamo del pianoMarshall, ci genuflettiamo e imitiamo soprattutto le loro......brutture popolar/nazionali e lo facciamo con qualche anno di ritardo, vale adire rincorriamo sempre gli Usa e prendiamo sberle dalla Germania. dimostrando quello che nello specifico italiano siamo diventati, servili come i media , consumati consumatori di notizie che non ci informano

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