cultura antispecista?

Aperto da davintro, 24 Febbraio 2017, 17:30:19 PM

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davintro

ci sono modi di dire, comportamenti apparentemente banali, ma che se interpretati con una certa profondità possono svelare implicazioni significative dal punto di vista della mentalità, dei modelli etici e teorici delle persone. Frasi come "gli animali sono meglio delle persone", "i miei gatti per me sono come miei figli", "dovremmo imparare dagli animali" ecc., modi di rapportarsi agli animali sempre più simili ai modi di rapportarsi tradizionalmente riservati alle persone (consulenze psicologiche per i cani, come se i cani avessero una psiche complessa come quella di un umano al punto da meritare di essere studiata da professionisti, vestitini per animali, feste di compleanno per cani o gatti con torta e regali come fossero bambini umani...). Per non parlare dell'aumento del numero di vegani, persone che rifiutano di mangiare alcunché derivi da animali, in nome della preservazione della vita degli animali che viene considerata avente lo stesso diritto di quella umana. Sempre più  sta prendendo  l'idea secondo cui gli animali siano depositari dello stesso identico valore morale delle persone, e chi sostiene tale idea spesso si ritiene depositario di una cultura, di un nuovo modello etico teso a raggiungere sempre più una posizione dominante nella società, l'antispecismo che dovrebbe in futuro soppiantare lo "specismo antropocentrico" che riserva all'uomo una posizione etica superiore rispetto alle altre forme di vita. Quello che qui mi interessa è considerare alcune implicazioni conseguenti a questo modo di pensare, che a mio avviso dovrebbero impedire di interpretarlo come "cultura" nel senso autentico del termine.

Omologare il valore degli animali a quello delle persone presuppone necessariamente la squalifica di tutto ciò che differenzia l'uomo dagli animali, la ragione, l'essere soggetti creatori di cultura, creatori di arte, letteratura, musica, teorizzatori di teorie scientifiche, filosofiche, dottrine politiche ecc, tutte forme di creatività che agli animali sono precluse, non si è mai visto un cane, un gatto, una mucca scrivere (o almeno leggere) un libro, dipingere un quadro, comporre una melodia, discutere le implicazioni filosofiche-scientifiche di una certa teoria  o di un sistema etico-politico. Tutte queste cose dal punto di vista dell'antispecista perdono necessariamente di valore, in quanto non sono ritenuti criteri sufficienti per giustificare una superiorità morale dell'uomo sulle altre forme di vita, vengono ignorati, se non limitando a considerarli come neutri dati di fatto, cioè si sa che l'animale non potrebbe creare cultura come l'uomo ma ciò cade nell'irrilevanza etica. Il valore dell'uomo viene appiattito e uniformato a quello delle altre forme di vita, non considerando come fattore di distinzione valoriale la dimensione propriamente spirituale-razionale peculiare all'uomo, il suo pensiero astratto che lo porta a distaccarsi dal seguire acriticamente gli istinti biologici, a ricercare il senso profondo delle cose, ad esprimere le loro idee di senso, le loro visioni del mondo nelle varie forme di cultura, e ponendo il fatto di "vivere" come un assoluto, un indifferenziata "notte in cui tutte le vacche sono nere" senza porre tra le varie forme di vivere delle distinzioni (vita razionale, vita meramente sensitiva ed istintuale) a cui far corrispondere differenti gradi di una scala etica. L'antispecismo, l'animalismo si pongono come visioni che, al di là dei alcuni toni romantici che alcuni suoi sostenitori utilizzano (l'esaltazione retorica dell'armonia fra le forme di vita, il rispetto per la natura), di fatto sono la riproposizione di motivi materialisti, che negano il valore peculiare della spiritualità umana, un vitalismo irrazionalista (perché non pone la razionalità umana come fattore di superiorità etica), e non può presentarsi come cultura, in quanto necessariamente fondato sulla squalifica della cultura stessa. Come si può infatti attribuire valore all'arte, alla scienza, alla filosofia se non si pensa che gli animali, che queste cose non potranno mai crearle(nella creatività faccio rientrare anche la stessa sensibilità verso queste cose di persone che non sono necessariamente i creatori materiali di esse) non siano da questo punto di vista limitati nella loro eticità rispetto all'umanità che rende possibile l'esistenza di queste cose? Come si può apprezzare qualcosa senza che il soggetto creatore di questo qualcosa non venga per questo rivestito di un valore in particolare, che un altro soggetto non avrebbe? Ecco perché è assurdo concepire una "cultura antispecista", l'antispecismo si regge proprio sulla svalutazione della cultura stessa, ritenuta insufficiente a fondare una gerarchia etica delle forme di vita, sarebbe una cultura che nega il proprio stesso valore di "cultura", una cultura priva di autocoscienza, un'assurdità, o meglio una "pseudocultura"

In conclusione, ci tengo a precisare che il mio obiettivo qua non è fornire argomenti oggettivi riguardo i torti o le ragioni degli antispecisti, in quanto ritengo che le visioni etiche, i giudizi di valore, non possano essere dedotti dalla conoscenza razionale oggettivante, ma il frutto della sensibilità soggettiva, in nome della distinzione fra "fatti" e "valori", "essere" e "dover essere". Trovo però razionale ricavare delle implicazioni necessarie a partire dalla coerenza con le premesse da cui il discorso etico si fonda, la ragione non può fondare una morale, ma può assolutamente valutare la coerenza interna di un certo discorso che parte da premesse morali, e questo mi interessava ora. Così come tengo a precisare che non considero assolutamente l'alternativa all'antispecismo, all'idea dell'uguaglianza morale di tutte le forme di vita, necessariamente una visione che disprezza gli animali senza loro riconoscere alcun valore o dignità, ma semplicemente una gerarchia etica nella quale gli animali, pur amati e rispettati, non sono posti allo stesso livello di considerazione dell'umanità e da questa distinzione discenderebbe differenti modi di relazionarsi, nonché per esempio la liceità per gli uomini di nutrirsi di carne animale senza dover per questo essere associati al disprezzo che tutti provano per assassini o cannibali

donquixote

Sono d'accordo sul fatto che questo antispecismo così di moda (c'è un filosofo australiano che si chiama Peter Singer che ne ha fatto una ragione di vita) è una forma estremizzata di materialismo, poichè nega le peculiarità umane riducendo tutto alle esigenze biologiche (e tutt'al più emozionali) comuni sia all'uomo che agli animali, ma del resto e per la stessa ragione il medesimo ragionamento riduzionista viene proposto all'interno della stessa specie umana ritenendo nei fatti la cultura come un orpello trascurabile dato che, quando si parla ad esempio di integrazione degli stranieri, si dice solitamente che quando hanno una casa, un lavoro e "pagano le tasse" l'integrazione sarebbe compiuta, riducendo quindi la complessità dell'uomo alla soddisfazione delle sue mere esigenze materiali, e quindi limitandolo di fatto alla sua biologia.
Per il resto non mi trovo d'accordo con la tua tesi perchè se è vero che l'uomo può, a differenza degli animali, fare tutte le cose che elenchi, prima di tutto non è detto che gli animali non abbiano anch'essi una vita spirituale (dato che di loro non sappiamo praticamente nulla) e soprattutto trovo del tutto insensato stilare una "gerarchia" fra le specie. La morale, l'arte, la filosofia, la musica eccetera sono attività prettamente umane che possono essere valutate solo in quell'ambito. Se uno pensa di essere "migliore" degli animali perchè è in grado di concettualizzare ciò che vede, un'aquila potrebbe pensare di essere migliore di altre specie (e anche dell'uomo) perchè riesce a volare ad un'altezza stratosferica senza mezzi tecnici e ha una vista acutissima, e così via.  Ogni specie è a suo modo utile all'equilibrio complessivo e si comporta di conseguenza, ma se vogliamo guardare l'unica specie che non contribuisce all'equilibrio ambientale ma lo distrugge è proprio l'uomo (basta pensare che non si concede alla terra nemmeno dopo morto), e dunque ognuna di esse merita rispetto per quello che è. L'etica è una caratteristica peculiare dell'uomo, per cui non vedo come si possa, partendo da questa, fare una classifica coinvolgendo le altre specie che non la possiedono (o forse la possiedono in modo talmente profondo da comportarsi istintivamente in modo etico senza doversi porre il problema di "pensarci su"). L'unico modo morale, a mio avviso, per comportarsi con gli animali è rispettarli per quello che sono (la famosa "regola d'oro" è valida nei confronti di qualunque ente dell'universo), dunque trattarli da animali e non da uomini e cibarsi di loro esattamente come molte specie animali si cibano di altre specie animali, conseguentemente alla loro natura. Sempre perà salvaguardando l'equilibrio complessivo e non ad esempio eliminando milioni di animali della foresta spianandola per allevare qualche migliaio di vacche di cui una grande percentuale finirà nei cassonetti cittadini. Una gerarchia di importanza delle specie stilata sulla base di criteri morali è sempre molto pericolosa perchè dato che non è possibile "moralizzare" gli animali l'unico modo per moralizzare il mondo sarebbe dunque quello di eliminare le specie ritenute più immorali (e poi su su fino all'uomo), che non mi pare esattamente il modo corretto di rapportarsi con l'ambiente.
Non c'è cosa più deprimente dell'appartenere a una moltitudine nello spazio. Né più esaltante dell'appartenere a una moltitudine nel tempo. NGD

davintro

#2
Citazione di: donquixote il 24 Febbraio 2017, 20:52:39 PMSono d'accordo sul fatto che questo antispecismo così di moda (c'è un filosofo australiano che si chiama Peter Singer che ne ha fatto una ragione di vita) è una forma estremizzata di materialismo, poichè nega le peculiarità umane riducendo tutto alle esigenze biologiche (e tutt'al più emozionali) comuni sia all'uomo che agli animali, ma del resto e per la stessa ragione il medesimo ragionamento riduzionista viene proposto all'interno della stessa specie umana ritenendo nei fatti la cultura come un orpello trascurabile dato che, quando si parla ad esempio di integrazione degli stranieri, si dice solitamente che quando hanno una casa, un lavoro e "pagano le tasse" l'integrazione sarebbe compiuta, riducendo quindi la complessità dell'uomo alla soddisfazione delle sue mere esigenze materiali, e quindi limitandolo di fatto alla sua biologia. Per il resto non mi trovo d'accordo con la tua tesi perchè se è vero che l'uomo può, a differenza degli animali, fare tutte le cose che elenchi, prima di tutto non è detto che gli animali non abbiano anch'essi una vita spirituale (dato che di loro non sappiamo praticamente nulla) e soprattutto trovo del tutto insensato stilare una "gerarchia" fra le specie. La morale, l'arte, la filosofia, la musica eccetera sono attività prettamente umane che possono essere valutate solo in quell'ambito. Se uno pensa di essere "migliore" degli animali perchè è in grado di concettualizzare ciò che vede, un'aquila potrebbe pensare di essere migliore di altre specie (e anche dell'uomo) perchè riesce a volare ad un'altezza stratosferica senza mezzi tecnici e ha una vista acutissima, e così via. Ogni specie è a suo modo utile all'equilibrio complessivo e si comporta di conseguenza, ma se vogliamo guardare l'unica specie che non contribuisce all'equilibrio ambientale ma lo distrugge è proprio l'uomo (basta pensare che non si concede alla terra nemmeno dopo morto), e dunque ognuna di esse merita rispetto per quello che è. L'etica è una caratteristica peculiare dell'uomo, per cui non vedo come si possa, partendo da questa, fare una classifica coinvolgendo le altre specie che non la possiedono (o forse la possiedono in modo talmente profondo da comportarsi istintivamente in modo etico senza doversi porre il problema di "pensarci su"). L'unico modo morale, a mio avviso, per comportarsi con gli animali è rispettarli per quello che sono (la famosa "regola d'oro" è valida nei confronti di qualunque ente dell'universo), dunque trattarli da animali e non da uomini e cibarsi di loro esattamente come molte specie animali si cibano di altre specie animali, conseguentemente alla loro natura. Sempre perà salvaguardando l'equilibrio complessivo e non ad esempio eliminando milioni di animali della foresta spianandola per allevare qualche migliaio di vacche di cui una grande percentuale finirà nei cassonetti cittadini. Una gerarchia di importanza delle specie stilata sulla base di criteri morali è sempre molto pericolosa perchè dato che non è possibile "moralizzare" gli animali l'unico modo per moralizzare il mondo sarebbe dunque quello di eliminare le specie ritenute più immorali (e poi su su fino all'uomo), che non mi pare esattamente il modo corretto di rapportarsi con l'ambiente.


"ma del resto e per la stessa ragione il medesimo ragionamento riduzionista viene proposto all'interno della stessa specie umana ritenendo nei fatti la cultura come un orpello trascurabile dato che, quando si parla ad esempio di integrazione degli stranieri, si dice solitamente che quando hanno una casa, un lavoro e "pagano le tasse" l'integrazione sarebbe compiuta, riducendo quindi la complessità dell'uomo alla soddisfazione delle sue mere esigenze materiali, e quindi limitandolo di fatto alla sua biologia."

su questo sono pienamente d'accordo. Una certa mentalità agisce sempre in forme ed ambiti diversi, la squalifica della dimensione spirituale come peculiarità umana nel confronto con gli animali si esprime anche nei rapporti di stima all'interno della specie umana, limitando la dignità e il livello di integrazione delle persone agli aspetti materiali ed economici. Per il resto penso che l'assunzione di una gerarchia etica sia qualcosa di imprescindibile, una sorta di trascendentale, per ogni scelta che compiamo nella vita. La vita è fatta di scelte e le scelte presuppongono sempre una discriminazione, una differenziazione di valore per cui ci sono conseguenze che favoriscono alcuni invece che altri, e presuppongono che i destinatari dei benefici abbiano per chi sceglie un valore superiore nella sua scala gerarchia morale personale rispetto a chi quelle scelte svantaggiano. E questo non solo tra specie diverse, ma tra individui diversi nella stessa specie. Il bene che facciamo ai nostri cari, parenti, amici, conoscenti, che a totali estranei non faremmo è espressione di questa gerarchia valoriale, per cui cose e persone occupano differenti livelli di considerazione, ed in virtù di tali differenze possiamo operare scelte che inevitabilmente favoriscono alcuni e sfavoriscono altri. Questo non vuol dire che ogni gerarchia implica violenza nei confronti di chi occupa livelli inferiori, perché poi questa inferiorità è solo relativa, poniamo qualcuno inferiore rispetto a chi poniamo ai livelli superiori, ma poi questo qualcuno è sempre superiore ad altri. Porre gli animali come inferiori nella gerarchia etica agli uomini non vuol dire odiarli e operare gratuitamente violenza su di loro, ad esempio posso dire che trovo lecito nutrirmi di animali (anche molto per golosità, spero di non esagerare...), ma che trovo immorali cose come maltrattamenti inutili o la caccia per sport., "moralizzarli" poi lo trovo assurdo, perché il moralizzare avrebbe senso nei confronti di chi una coscienza morale l'avrebbe quantomeno a livello potenziale, ma se così fosse dovremmo riservare agli animali lo stesso livello di spiritualità degli uomini, affiancandoli di fatto nella gerarchia, cosicché non ha senso porre la "moralizzazione" come implicazione delle differenze gerarchiche. La gerarchia agisce nel senso, ad esempio, di porre come lecita moralmente oltre che scientificamente necessaria, la sperimentazione animale per testare farmaci per malattie che colpiscono l'uomo, la sperimentazione ha legittimità nella misura in cui si ritiene che le cavie occupino un livello inferiore nella nostra scala di valori rispetto agli uomini, non c'entra nulla l'odio, si tratta di anteporre il bene di una specie a un'altra nel momento in cui sorge un conflitto, si tratta di un rapporto di subordinazione. Non a caso gli antispecisti che contestano l'idea della superiorità etica dell'uomo sugli animali sono contrari anche alla sperimentazione, vedi la serie di offese, insulti, minacce di qualche anno fa contro quella povera ragazza malata che rivendicava come necessaria la sperimentazione sugli animali per i farmaci che la tenevano in vita ma non per questo si può dire quella ragazza tutto fosse una nemica degli animali, anzi...

donquixote

Citazione di: davintro il 26 Febbraio 2017, 02:03:53 AMPer il resto penso che l'assunzione di una gerarchia etica sia qualcosa di imprescindibile, una sorta di trascendentale, per ogni scelta che compiamo nella vita. La vita è fatta di scelte e le scelte presuppongono sempre una discriminazione, una differenziazione di valore per cui ci sono conseguenze che favoriscono alcuni invece che altri, e presuppongono che i destinatari dei benefici abbiano per chi sceglie un valore superiore nella sua scala gerarchia morale personale rispetto a chi quelle scelte svantaggiano. E questo non solo tra specie diverse, ma tra individui diversi nella stessa specie. Il bene che facciamo ai nostri cari, parenti, amici, conoscenti, che a totali estranei non faremmo è espressione di questa gerarchia valoriale, per cui cose e persone occupano differenti livelli di considerazione, ed in virtù di tali differenze possiamo operare scelte che inevitabilmente favoriscono alcuni e sfavoriscono altri. Questo non vuol dire che ogni gerarchia implica violenza nei confronti di chi occupa livelli inferiori, perché poi questa inferiorità è solo relativa, poniamo qualcuno inferiore rispetto a chi poniamo ai livelli superiori, ma poi questo qualcuno è sempre superiore ad altri. Porre gli animali come inferiori nella gerarchia etica agli uomini non vuol dire odiarli e operare gratuitamente violenza su di loro, ad esempio posso dire che trovo lecito nutrirmi di animali (anche molto per golosità, spero di non esagerare...), ma che trovo immorali cose come maltrattamenti inutili o la caccia per sport., "moralizzarli" poi lo trovo assurdo, perché il moralizzare avrebbe senso nei confronti di chi una coscienza morale l'avrebbe quantomeno a livello potenziale, ma se così fosse dovremmo riservare agli animali lo stesso livello di spiritualità degli uomini, affiancandoli di fatto nella gerarchia, cosicché non ha senso porre la "moralizzazione" come implicazione delle differenze gerarchiche. La gerarchia agisce nel senso, ad esempio, di porre come lecita moralmente oltre che scientificamente necessaria, la sperimentazione animale per testare farmaci per malattie che colpiscono l'uomo, la sperimentazione ha legittimità nella misura in cui si ritiene che le cavie occupino un livello inferiore nella nostra scala di valori rispetto agli uomini, non c'entra nulla l'odio, si tratta di anteporre il bene di una specie a un'altra nel momento in cui sorge un conflitto, si tratta di un rapporto di subordinazione. Non a caso gli antispecisti che contestano l'idea della superiorità etica dell'uomo sugli animali sono contrari anche alla sperimentazione, vedi la serie di offese, insulti, minacce di qualche anno fa contro quella povera ragazza malata che rivendicava come necessaria la sperimentazione sugli animali per i farmaci che la tenevano in vita ma non per questo si può dire quella ragazza tutto fosse una nemica degli animali, anzi...

A me sembra che un discorso di questo genere sia alquanto pericoloso perchè essendo l'etica la dottrina che separa il bene dal male una qualunque gerarchia etica non potrà che essere una gerarchia fra buoni e meno buoni (o più cattivi), e se lo scopo dell'etica è quello di far trionfare il bene allora quelli che sono meno "buoni" o lo diventano oppure devono essere eliminati. Se dovessimo fare davvero un discorso "etico" bisognerebbe inoltre affermare che gli animali sono più "buoni" degli uomini in quanto non possiedono le caratteristiche che hanno costretto l'uomo a darsi delle regole in quanto naturalmente è "homini lupus" come diceva Hobbes. Eventualmente si può considerare una gerarchia di valori ma anche in questo caso la questione è molto "pelosa" poichè come dicevi qui sopra ognuno ne ha una propria  solitamente elaborata su base affettiva e quindi difficile da condividere per altri (la grande maggioranza delle persone che possiedono animali ammazzerebbero molto più volentieri un uomo invece del proprio animale). Se è vero che si devono fare delle scelte bisognerebbe però avere come orizzonte l'equilibrio e l'armonia, e non affermare arbitrariamente gerarchie di valori che poi ognuno interpreterà secondo la propria convenienza. Se gli animali venissero genericamente considerati "esseri inferiori" a disposizione dell'uomo non si capisce perchè mai si dovrebbe avere la possibilità di cibarsi di loro e non anche ucciderli per puro divertimento. Se il mondo si sviluppa attraverso i conflitti e quotidianamente si creano conflitti fra il bisogno dell'uomo di cibarsi e quello degli animali di vivere, e questo viene risolto a favore del primo, almeno lo si faccia con il dovuto rispetto per la vita che si è soppressa, e tale rispetto si esprime anche nel cibarsi di ogni parte commestibile dell'animale, non fare come oggi che se ne consuma solo una piccola percentuale e il resto viene utilizzato per alimentare altri animali o per aumentare il volume dei rifiuti. E allo stesso modo bisognerebbe agire con l'uso degli animali ai fini medico/scientifici: trovo comprensibile uccidere un animale se questo può sicuramente salvare in qualche modo la vita ad un uomo, ma trovo invece profondamente ignobile uccidere milioni di animali solo per alimentare "tentativi" di guarire malattie che fra l'altro non sono molto spesso nemmeno mortali, rischiando come frequentemente è capitato insuccessi che rendono totalmente inutili quelle mattanze. Le "gerarchie di valori" sono sempre molto pericolose, perchè dato che ciascuno comunque le fa individualmente, se le si formalizzano e le si ufficializzano non vi sarà nemmeno più il freno della cattiva coscienza a contenere comportamenti atroci, e siccome queste necessariamente vengono applicate anche all'interno della specie umana può capitare una cosa come è capitata in Messico due mesi fa ove la polizia ha fermato un camion sull'autostrada che conteneva oltre 50 cadaveri di bambini a cui erano stati prelevati gli organi, che sono stati venduti negli USA dai trafficanti di droga che hanno ritenuto conveniente "diversificare" il business. Diceva Feyerabend che il modo migliore per testare un'idea è quello di estremizzarla: prova ad estremizzare l'idea di una differenza "valoriale" fra la vita degli animali e quella degli uomini e ti troverai a pensare necessariamente che se fosse indispensabile uccidere tutti gli animali della terra per salvare la vita di un uomo bisognerebbe farlo: e poi?
Non c'è cosa più deprimente dell'appartenere a una moltitudine nello spazio. Né più esaltante dell'appartenere a una moltitudine nel tempo. NGD

acquario69

Citazione di: donquixote il 26 Febbraio 2017, 21:10:01 PM
Se è vero che si devono fare delle scelte bisognerebbe però avere come orizzonte l'equilibrio e l'armonia, e non affermare arbitrariamente gerarchie di valori che poi ognuno interpreterà secondo la propria convenienza. 

In questo senso a me non può non venire il forte sospetto persino sul caso di quella ragazza citata da davintro,dove al di la del suo caso particolare e dietro la facciata pietista se ne sarebbe fatto uno sponsor di sicuro effetto a favore di giganteschi interessi e convenienze come potrebbero essere quelli delle lobby farmaceutiche

donquixote

Citazione di: acquario69 il 26 Febbraio 2017, 22:17:08 PM
Citazione di: donquixote il 26 Febbraio 2017, 21:10:01 PM
Se è vero che si devono fare delle scelte bisognerebbe però avere come orizzonte l'equilibrio e l'armonia, e non affermare arbitrariamente gerarchie di valori che poi ognuno interpreterà secondo la propria convenienza.

In questo senso a me non può non venire il forte sospetto persino sul caso di quella ragazza citata da davintro,dove al di la del suo caso particolare e dietro la facciata pietista se ne sarebbe fatto uno sponsor di sicuro effetto a favore di giganteschi interessi e convenienze come potrebbero essere quelli delle lobby farmaceutiche

Puntare sull'emotività, l'empatia, la solidarietà e la compassione (come nel caso odierno di quel tizio che è andato in Svizzera per poter usufruire dell'eutanasia) è il metodo più subdolo, truffaldino e disgustoso che qualcuno possa  adottare per ottenere o meno provvedimenti legislativi che di "solidaristico" non hanno quasi mai niente, ma invece hanno quasi sempre molto di affaristico.
Non c'è cosa più deprimente dell'appartenere a una moltitudine nello spazio. Né più esaltante dell'appartenere a una moltitudine nel tempo. NGD

baylham

La riflessione dovrebbe porre come premessa che l'uomo è un animale, del genere primate, e che fa parte di un ecosistema complesso, il sistema ecologico. In un sistema parlare di gerarchia di una parte è assurdo.

In realtà il confronto sull'affermazione o la negazione di una gerarchia tra le specie, avviene all'interno della stessa specie, quella umana.

Problema che si pone con rilevanza ora perché la popolazione umana è eccessiva a lungo termine rispetto alla popolazione delle altre specie, la cui varietà si sta eccessivamente assottigliando, compromettendo la stessa esistenza dell'uomo come specie.

Perciò sebbene consideri negativamente dal punto di vista teorico il veganismo e l'antispecismo, dal punto di vista pratico, la conservazione dell'ecosistema, considero benefica la sua diffusione etica, non il suo predominio politico. In questo senso passare ad una dieta prevalentemente vegetariana oltre che limitare la popolazione umana è un imperativo morale.

davintro

#7
credo che l'assunzione del limite entro cui ritenere legittima una violenza contro una categoria di esseri ritenuti di valore inferiore per beneficiare esseri di valore superiore dipenda da una combinazione tra il giudizio sulla portata di benefici e malefici e il giudizio circa il livello di inferiorità o superiorità degli esseri in questione, che può essere sfumato o radicale in base all'intensità del sentimento assiologico rivolto alle varie realtà collocabili in una gerarchia. Non c'è mai un'inferiorità o una superiorità generica e assoluta, ma qualcosa può essere ritenuto più o meno inferiore o superiore moralmente a qualcuno, siamo sempre nell'ambito del "più o meno". Ad esempio, si può ritenere gli animali come moralmente inferiori rispetto all'uomo ma questo non impedisce di provare, di fronte all'ipotesi di mangiare carne di animali nella nostra cultura cari all'uomo come cani o gatti estremamente più indignazione e ribrezzo (anche in casi dove gli uomini soffrono la fame) rispetto a ciò che si prova all'idea di calpestare le formiche mentre si cammina, usare antibiotici che sterminano batteri, schiacciare zanzare col giornale che ci infastidiscono, cioè il giudizio di inferiorità non esclude in certi casi che si possa provare rispetto e rifiuto della violenza contro coloro che, pur reputati inferiori, avrebbero comunque un certo livello di "vicinanza" rispetto al grado gerarchico superiore degli altri, cioè la mia visione è meno rigida e schematica di quello che si può pensare. Certo, pericoli di estremizzazione, di abuso di una certa posizione ci sono sempre, ma io credo si debba anche considerare la pericolosità nel partire dalla premessa opposta, la totale negazione di qualunque gerarchia valoriale, in nome di un'uguaglianza che appiattisce ogni forma di vita riservando a uomini, piante, cani, gatti, zanzare e batteri la stessa considerazione etica (l'antispecismo di cui volevo parlare è questo, niente di meno). Il rifiuto di una gerarchia valoriale porterebbe ad una completa stasi esistenziale, nessuna azione, nessuna scelta potrebbe più essere decisa, in quanto verrebbe meno la legittimità di conseguenze delle nostre azioni, che sono sempre positive per qualcuno, negative per qualcun altro, ogni azione, decisione, verrebbe reputata illegittima in base al timore delle conseguenze su qualcuno, dato che nessuno verrebbe più visto inferiore a qualcun altro, in pratica la vita terminerebbe. Vivere è scegliere, e scegliere è differenziare, piaccia o no. Ed esiste una pericolosità anche nell'eccesso di valore che vedo si tende ad attribuire al concetto di "armonia". La vita, intesa come libertà e creatività presuppone invece, come ben notava Eraclito, un certo margine di disarmonia, di conflitto, di squilibrio, squilibrio tra le esigenze dei soggetti, i loro valori, desideri e il dato oggettivo che la natura offre. Se l'uomo vivesse in totale armonia con la natura finirebbe la scienza, la tecnologia, l'arte, la politica, l'uomo ha avvertito l'esigenza di creare la città di Parigi o la cappella Sistina perché non appagato dall'ambiente naturale, cioè in disarmonia con esso. E non mi piace l'idea che gli antispecisti in nome dell' "armonia" impongano all'uomo di tarpare la sua creatività, il suo piacere, la sua libertà nel presente (libertà che può comprendere, perché no , anche la libertà di mangiare carne) per preservare l'equilibrio uomo-natura e la continuazione di nuove generazioni nel futuro. Voglio essere radicale e provocatorio, spero di non scandalizzare troppo, piuttosto che salvare l'umanità e l'ambiente per qualche altra generazione a costo di imporre sacrifici e rinunce alla libertà
individuale delle persone preferisco che l'umanità termini la prossima settimana, ma fino all'ultimo restando noi stessi, cioè liberi di fare le nostre scelte e seguendo ciascuno di noi le nostre personali gerarchie di valore. Al contrario della mentalità biologista (e materialista) che riduce ogni valore al valore della prosecuzione della vita fine a se stessa, non ritengo la vita un valore sempre fine a se stesso, ma una valore se accompagnata dal valore superiore della libertà, libertà che si realizza nelle scelte che compiono esseri dotati di coscienza, l'uomo, che così dal mio, soggettivo, punto di vista merita un privilegio rispetto alle vite che si riducono agli istinti di autoconservazione e non si realizzano come vite davvero creatrici di libertà.

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