Critica al senso di pubblico e privato

Aperto da Voltaire, 30 Settembre 2016, 20:43:52 PM

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Voltaire

Salve a tutti,
Ho urgenza di pubblicare e discutere questo testo da me scritto, poi magari mi presenterò meglio in un altra sezione.
Il testo è il seguente (messo anche come allegato)

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Critica al senso di pubblico e privato

Capitolo I : Fatti, Reazioni e Riflessioni



Caso I



Un giorno di scuola in cui uscivo in 5a ora, dopo aver fatto una ventina di metri dalla cancellata scolastica, verso sinistra, e dopo essermi fermato al semaforo sia per aspettare i miei compagni di strada sia per aspettare il verde, attraversata la strada con alcuni di loro, giunti sul marciapiede opposto vidi ciò di cui discutterò con attenzione in seguito.

Vidi cioè, a una distanza di 3 o 4 metri, una ragazza che frequentava la mia stessa scuola vestita con dei lunghi pantaloni bianchi, sotto i quali si potevano intravedere delle mutandine dello stesso colore.

Essendo con degli amici esclamai:"Ma dai un po' di contegno!" senza volermi rivolgere direttamente alla ragazza, ma piuttosto ai miei compagni.Loro, non capendo il contesto dell'affermazione mi chiesero di cosa stessi parlando e io mostrai loro la ragazza in questione.

Fatto ciò si misero a ridere, non per quanto avevo detto (uno di questi concordava pure con me), ma per la situazione fuori dal comune.

La prima cosa che mi viene in mente per giustificare quella mia affermazione è che quell'abbigliamento non era consono al luogo in cui la ragazza si trovava, per strada, e che quindi urtò in qualche modo la mia sensibilità.Ma più ci penso più sono convinto che questa motivazione sia sbagliata, non che sia sbagliata però la reazione in sè.

Questo perchè, prendendo in considerazione il mare, luogo pubblico quanto un marciapiede, si possono vedere raggazze anche meno vestite.

E perchè in realtà non urta la mia sensibilità.(Vedi capitoloIII)

Trovo quindi più plausibile che ciò che giustifica quella mia reazione non sia che l'abito non fosse consono al luogo, ma piuttosto che l'azione di mostrare quell'abito non fosse inerente alla funzione che la ragazza stava svolgendo, ovvero quella di transitare lungo il suolo pubblico.Questo poichè, a differenza che sul litorale, ritornando all'esempio di prima, indossare un costume non ha nessuna utilità.Similmente, in questo caso, non c'è nessun motivo funzionale per il quale quella ragazza potesse vestirsi in quel modo.

E ciò giustifica la mia affermazione "un po' di contegno", che (se fossi stato immediatamente conscio del suo significato) in esteso sarebbe stata: "un po' di contegno nel scegliere un abbigliamento funzionale, e nel non eccedere in superficialità"



Caso II



Una sera, in un locale affitatto per una festa, e quindi chiuso al pubblico, assistii ad una scena curiosa.Stavo aspettando, con chi era già presente, che venissero gli invitati, quando ad un certo punto arrivarono due mie compagne di classe.

L' architettura del locale era fatta in modo tale che l'ingresso fosse sopraelevato, di 3-4 metri, rispetto al resto del locale e che si accedesse a questo tramite una discesa di due scale intervallate da un rispostiglio.

Quando queste ragazze scesero per depositare le giacche, un mio amico tra quelli già presenti fotografò una di queste sotto la gonna, catturando cioè l'immagine delle sue mutandine.Questa s'adirò con quello che le aveva scattato la foto, ribadendo ed esclamando "eliminala subito!", e affermazioni simili.

Giustificando la reazione, similmente all'esempio del mare e nel caso I, la ragazza non mise in mostra le sue mutandine come con un costume, perchè non era funzionale.

Però a differenza dello stesso esempio il luogo del secondo caso era privato, non aperto cioè al pubblico; ma cosa implica questo?

Niente, perchè come accennato nel caso I e ribadito ora: non si può definire un'azione pubblica o privata a seconda del luogo in cui questa viene svolta.

Ciò che è importante che sia privata, in questo caso, è l'azione stessa non la locazione.L'azione cioè di mostrare le mutandine era un'azione privata perchè indossava una gonna sopra di esse, a prova del fatto che voleva celarle e non mostrarle.

La sua reazione è così giustificata, la ragazza non voleva che quell'immagine fosse cosa pubblica, essendo di fatto privata.



Caso III



Immaginando invece di recarmi, me medesimo, in un parco, steso sul verde, a sorseggiare una granita, e ipotizzando che qualcuno mi fotografi e io lo noti, reagirei prendendomela con chi ha scattato la foto.

E cercando di giustificare questa reazione ipotetica, premetto che quanto seguirà è valido a prescindere dalle varie leggi che tutelano e delimitano i campi per la pubblicazione di immagini private, perchè è un argomento che non riguarda la mia tesi.

Anche se stavo sorseggiando una granita sul luogo pubblico quell'azione non era diretta al pubblico, non era cioè cosa pubblica.Questo poichè non ho reso pubblica in alcun modo quell'azione, non l'ho "pubblicizzata" non ho fatto sapere agli altri cosa stavo facendo e le mie intenzioni, se non facendola.E' qui che sorge il problema della pubblicizzazione delle azioni, e del senso comune che pone le persone come destinatari di qualsiasi azione riescano a percepire.Il non pubblicizzare l'azione del sorseggiare una granita la pone come azione privata.La mia ipotetica reazione è così giustificata: il fotografo non era il destinatario dell'azione.





[font="Adobe Caslon Pro", serif]Capitolo II : Princìpi generali[/font]

Pubblicizzare un'azione:
Per "pubblicizzare un'azione" s'intende far venire a conoscenza che si sta compiendo una determinata azione.Questo però è intrinseco o estrinseco alla stessa azione.
Esemplificando:
Se una persona dice a un'altra di amarla avvisando il pubblico o pubblicizzando quella dichiarazione, quell'azione diviene pubblica in modo estrinseco, dovuto cioè ad una attività esterna all'azione.
Se una persona dice a un'altra di amarla senza pubblicizzare quella dichiarazione, ma urlando e dichiarando ad alta voce i propri sentimenti, quell'azione diviene di dominio pubblico in modo intrinseco all'azione.

Pudore:
Nel capitolo I caso I ho accennato al fatto che la mia reazione in realtà non era stata causata da una violazione della mia sensibilità.
Quell'immagine non violava la mia sensibilità perchè ho conoscenza di cose molto meno "pudiche"1 di quell'immagine, dunque la causa della reazione non era tanto l'immagine in sè, quanto la sua relazione col contesto.Ovvero: nel mio svolgere un'attività da passante non era necessario, e non mi aspettavo, di vedere le mutandine di quella ragazza.
Ciò che ha provocato in me quella reazione è stato uno squilibrio tra l'azione e la funzione che la ragazza stava svolgendo, un senso del pudore contingente.

Privato:
Per privato s'intende un qualcosa di dominio riservato a un pubblico ristretto e consciamente preselezionato.
(A differenza di Pubblico: Di dominio appartenente a un insieme indistinto di persone )
Per consciamente preselezionato si indica il fatto che l'agente (colui che compie un'azione, in questo caso privata) conosca membro per membro i componenti del suo pubblico, e abbia destinato deliberatamente l'azione a questi.


1) le virgolette stanno a indicare la parola nel suo senso più comune
Capitolo III: Contraddittorio

Nota: "si ma io voglio essere libero di vestirmi come mi pare" (in riferimento al caso I capitolo I)
La tua l'ibertà d'indossare abiti è già vincolata da limiti funzionali, autoindotti da te stesso.
Se ciò non fosse vero perchè non esci in stagione invernale in costume da bagno?


Capitolo IIII: Critica all'articolo 527, primo comma e all'articolo 726, primo comma del codice penale Italiano

"Chiunque,in luogo pubblico o aperto o esposto al pubblico, compie atti osceni è soggetto a..."(estratto dell'articolo 527, primo comma)

"Chiunque, in un luogo pubblicoo aperto o esposto al pubblico, compie atti contrari alla pubblica decenzaè soggetto a..."(estratto dell'articolo 726, primo comma)

Presupponendo i concettidi "atto osceno" e "atti contrari alla pubblica decenza"oggettivamente fondatie univocamentecategorizzabili, trovo che questo ragionamento manchi il centro: che al posto di delineare un oggetto ne delinei le sue coordinate e spacci queste per l'altro.Poiché se un azione è svolta in luogo pubblico ciò non fa dell'azione una cosa pubblica, non èla locazione di un azione che la rende pubblica o privata ma è l'azione stessa ad esserlo. Tuttavia non esistono azioni pubbliche o private a priori, poiché è l'agenteche rendeuna determinata azione pubblica o privata a seconda di quanta attenzione vuoleche questaabbia.Questoè però qualcosa di intrinseco all'azione, dipende, cioè, non solo da un'attività esterna ma anche dal modo in cui l'azione viene eseguita. Considerando quanto sopra riportato, ritengoche il primo comma dell'articolo 527 del codice penale sia più corretto nella seguente forma(o simile):
"Chiunque compie atti osceni pubblici è soggetto a..."
o:
"Chiunque compie pubblicamente atti osceni è soggetto a..."
e similmente che il primo comma dell'articolo 726del codice penale sia più correttonella seguente forma (o simile):
"Chiunque compie pubblicamenteatti contrari alla pubblica decenzaè soggetto a..."

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Grazie dell'attenzione
PS: chiedo venia per la mal scrittura di questo testo

paul11

#1
Voltaire,
quel "pubblicamente" è un termine molto esteso e quindi restrittivo della libertà.
Pubblicare,  informare un pubblico è tutto ciò che passa per internet ad esempio. è troppo vasto come concetto giuridico.Ad esempio ".... pubblica decenza" invece è un termine soggetto ad una cultura che può cambiare nel tempo.Se una donna avesse indossato minigonne o hot pants negli anni Cinquanta , avrebbe rischiato sicuramente di essere inquisita per reato.La specificazione del luogo, pubblico o privato, è relazionato alla libertà di azione .
Quel " ...compiere pubblicamente" , significherebbe che qualunque forma di azione in qualunque forma di informazione che arriva al pubblico potrebbe essere reato per denuncia o querela.
Internet e i social sono una nuova forma di interazione fra privato e pubblico che complica  i confini, i limiti del reato e quindi i livelli di responsabilità. La privacy ne è un'eufemestica rilevanza.

Il limite del come indossare abiti dal provocatorio ma ancora dentro alla decenza, per passare il confine e diventare osceno  è proprio data dalla reazione culturale del pubblico presente e degli agenti dell'ordine pubblico.C'è chi ne sarà felice, c'è chi sarà indifferente, c'è chi invece chiamerà la forza pubblica.
Tu scrivi che è privata una cerchia di amici anche se in un luogo pubblico, è una tua interpretazione, metti il caso che un tuo amico per scherzo scatti delle foto private "indiscrete" e le renda pubbliche, e venga raggiunto da una querela da chi ritiene di essere stato violato nel diritto? E' la reazione che rende "offeso" un diritto e ne consegue una querela oppure una denuncia da pubblico ufficiale se quest'ultimo ritiene invece violata la legge.

Ma cosa significa oggi atto osceno e pubblica decenza? Se non siamo all'estremo degli atti sessuali, tutto il resto ormai è opinabile, perchè la moda stessa è provocazione culturale e chi lo indossa si identifica come un pircing, come un tatuaggio,ecc.

Voltaire

CitazioneIl limite del come indossare abiti dal provocatorio ma ancora dentro alla decenza, per passare il confine e diventare osceno  è proprio data dalla reazione culturale del pubblico presente e degli agenti dell'ordine pubblico.C'è chi ne sarà felice, c'è chi sarà indifferente, c'è chi invece chiamerà la forza pubblica.
E' questo che è sbagliato, sostengo invece che il limite del come indossare abiti è dato dalla funzione che si sta svolgendo e dalle cose che sono fondamentali per il suo compimento, non dal senso comune del pudore.
Nell'esempio del caso I quando vidi com'era vestita quella ragazza non ne fui indigniato o turbato, ma mi sentivo in dovere di "richiamare all'ordine" quel comportamento.
Non parlo dell'eticità di vestirsi in modo provocante, o "indecente", ma parlo del fatto che quando le persone dicono che un comportamento come quello del caso I urta la loro sensibilità, in realtà non è vero perchè di sicuro hanno visto anche di peggio. E critico questa loro indignazione , dichiarando che l' """indignazione""" più accettabile, corretta e meno bigotta è quella di colui che riconosce uno squilibrio tra azione svolta e funzione da svolgere, ma che in fin dei conti ti permette di vestirti come ti pare.
CitazioneTu scrivi che è privata una cerchia di amici anche se in un luogo pubblico, è una tua interpretazione, metti il caso che un tuo amico per scherzo scatti delle foto private "indiscrete" e le renda pubbliche, e venga raggiunto da una querela da chi ritiene di essere stato violato nel diritto? E' la reazione che rende "offeso" un diritto e ne consegue una querela oppure una denuncia da pubblico ufficiale se quest'ultimo ritiene invece violata la legge.
Nel mio testo non ho parlato di pubblicizzare nel senso odierno, ma piuttosto nel senso di esplicitare che tipologia di azione si sta svolgendo tra quella privata e quella pubblica; non parlo di chi pubblica delle immagini (fotografie, video ecc).
Ma chi "pubblicizza" (termine in realtà improprio) o esplica una data azione in un dato momento.
Se non sbaglio non ho mai parlato di pubblicizzare delle immagini, ma di pubblicizzare delle azioni temporanee, che non perdurano nel tempo, non delle immagini di un'azione.
Ora che mi rendo conto i casi I e II non rendono l'idea del mio discorso.

Mi rendo conto infine che in ambito giuridico sia difficile far quadrare questo mio ragionamento

anthonyi

Citazione di: Voltaire il 01 Ottobre 2016, 15:31:42 PM
CitazioneIl limite del come indossare abiti dal provocatorio ma ancora dentro alla decenza, per passare il confine e diventare osceno  è proprio data dalla reazione culturale del pubblico presente e degli agenti dell'ordine pubblico.C'è chi ne sarà felice, c'è chi sarà indifferente, c'è chi invece chiamerà la forza pubblica.
E' questo che è sbagliato, sostengo invece che il limite del come indossare abiti è dato dalla funzione che si sta svolgendo e dalle cose che sono fondamentali per il suo compimento, non dal senso comune del pudore.
Nell'esempio del caso I quando vidi com'era vestita quella ragazza non ne fui indigniato o turbato, ma mi sentivo in dovere di "richiamare all'ordine" quel comportamento.
Non parlo dell'eticità di vestirsi in modo provocante, o "indecente", ma parlo del fatto che quando le persone dicono che un comportamento come quello del caso I urta la loro sensibilità, in realtà non è vero perchè di sicuro hanno visto anche di peggio. E critico questa loro indignazione , dichiarando che l' """indignazione""" più accettabile, corretta e meno bigotta è quella di colui che riconosce uno squilibrio tra azione svolta e funzione da svolgere, ma che in fin dei conti ti permette di vestirti come ti pare.
CitazioneTu scrivi che è privata una cerchia di amici anche se in un luogo pubblico, è una tua interpretazione, metti il caso che un tuo amico per scherzo scatti delle foto private "indiscrete" e le renda pubbliche, e venga raggiunto da una querela da chi ritiene di essere stato violato nel diritto? E' la reazione che rende "offeso" un diritto e ne consegue una querela oppure una denuncia da pubblico ufficiale se quest'ultimo ritiene invece violata la legge.
Nel mio testo non ho parlato di pubblicizzare nel senso odierno, ma piuttosto nel senso di esplicitare che tipologia di azione si sta svolgendo tra quella privata e quella pubblica; non parlo di chi pubblica delle immagini (fotografie, video ecc).
Ma chi "pubblicizza" (termine in realtà improprio) o esplica una data azione in un dato momento.
Se non sbaglio non ho mai parlato di pubblicizzare delle immagini, ma di pubblicizzare delle azioni temporanee, che non perdurano nel tempo, non delle immagini di un'azione.
Ora che mi rendo conto i casi I e II non rendono l'idea del mio discorso.

Mi rendo conto infine che in ambito giuridico sia difficile far quadrare questo mio ragionamento

Sfido che è difficile, non si possono fare processi alle intenzioni perché le intenzioni individuali sono difficili da valutare. Il concetto di spazio pubblico, o accessibile al pubblico, è invece oggettivo e verificabile. Non so se ti ricordi lo scandalo Marrazzo, nel quale i giornali rifiutarono di comprare qual filmato compromettente perché era evidente che era stato registrato in uno spazio privato e non pubblico, per cui senza un'esplicita liberatoria la sua utilizzazione sarebbe stata un reato penale.

Voltaire


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