Cos'è il "populismo"?

Aperto da 0xdeadbeef, 13 Gennaio 2019, 12:57:30 PM

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0xdeadbeef

Al termine "populismo" sono stati attribuiti diversi significati.
Per me la definizione più semplice e diretta è quella del lingusta Noam Chomsky: "populismo significa
appellarsi alla popolazione. Chi detiene il potere vuole invece che la popolazione venga tenuta lontana
dalla gestione degli affari pubblici". Una buona definizione, ma per me ancora insufficiente.
Con questa accezione infatti il termine "populismo" è indistinguibile dalla specifica forma politica
della democrazia, per cui ritengo occorra un altro "passaggio" esplicativo.
Questo passaggio ulteriore è per me ravvisabile proprio a partire dal termine "popolazione", che in teoria altro
non significa che: "insieme delle persone viventi in un dato territorio" (Treccani). E che è molto
diverso dal significato del termine "popolo", che invece significa (o dovrebbe significare): "collettività
culturalmente omogenea".
Ecco, quindi per me "populismo" significa propriamente: "appellarsi al popolo (chi detiene il potere vuole
invece che il popolo venga tenuto lontano dalla gestione degli affari pubblici)".
Ma perchè questa distinzione, a mio avviso dirimente, fra "popolazione" e "popolo"?
Per un motivo che non ha nulla a che vedere con rigurgiti nazionalistici o xenofobi che, comunque, sempre
sono possibili e che sempre il "populista" dovrà temere come estremizzazione della sua idea originaria
(su questo punto occorre essere onesti e riconoscere la possibilità di questa deriva).
Il motivo fondamentale è che un "diritto", come complesso di norme giuridiche, può sorgere solo e soltanto
all'interno di una collettività culturalmente omogenea, cioè di un "popolo".
Non può sorgere all'interno di una "popolazione", cioè di un insieme di residenti, perchè quello che nella
"popolazione" sorge non è il "diritto", ma è semmai la "libertà" così come intesa dalla filosofia anglosassone.
Perchè succede questo? Essenzialmente perchè all'interno di un insieme di residenti non viene condivisa
nessuna etica comune. Non vi è. ovvero, un "sostrato" culturale comune che permette il sorgere di regole etiche
comuni (vi è solo e soltanto il perseguimento dell'interesse, che porta appunto alla "libertà anglosassone").
Il fallimento delle società "multiculturali" (questo termine sarebbe da specificare) è lì a dimostrarlo.
Questo non significa necessariamente che il "populismo" debba prendere posizioni politiche "escludenti" (non
significa cioè che si debbano necessariamente innalzare muri).
Significa però che il "residente", se vuol diventare parte del "popolo", deve necessariamente e tassativamente
condividerne gli aspetti etico/morali più importanti.
saluti

anthonyi

Ciao 0xdeadbeef, mi sembra tu veda il populismo dal punto di vista di chi sta al potere(populista o meno che sia), io sono invece convinto che l'importante è guardare ai cittadini e ai meccanismi di scelta politica che li muovono. Nel populismo i cittadini vedono le classi dirigenti tradizionali come distanti e traditrici delle loro istanze, non credono nella complessità della politica e sono convinti che vi siano soluzioni semplici che potrebbe prendere qualsiasi cittadino, per questo hanno fiducia in chi sembra somigliargli di più e parla un linguaggio più semplice.
Un saluto.

Sariputra

Se guardiamo all'Italia, o all'Europa nel suo complesso, non possiamo parlare di 'popoli' ormai , ma di popolazioni che vivono in un medesimo territorio, sottoposte alle stesse leggi, ma che non condividono etiche e valori comuni. Abbiamo solamente  pseudo-etiche e pseudo-valori condivisi da 'gruppi' di popolazione anche molti distanti le une dalle altre.
Per me il populismo è quindi quella forma di politica che parla non al popolo, ma che si rivolge in modo che vorrebbe essere diretto, a ciò che accomuna le diverse popolazioni. Si rivolge cioè a ciò che è percepito come più condiviso in questo momento storico: la paura , la rabbia e l'insicurezza data dallo sbriciolamento della comunità e dalla sua 'molecolarizzazione'.
Genericamente si dice così che il populismo parla "alla pancia della gente". Pancia che viene intesa come luogo dell'irrazionalità e delle passioni più 'basse'.
Viene da chiedersi però se l'angoscia dell'epoca moderna, del nostro vissuto da 'isolati', abbia realmente una risposta nel populismo, ossia nel tentare di 'sopprimere' la paura e non invece in uno sforzo di capire le ragioni di questa paura, che viene alimentata proprio dal senso di isolamento, di separazione ("Aiutati che nessuno t'aiuta"). 
Ma come sentirsi di nuovo comunità quando la stessa comunità 'di base', ossia la famiglia, si è sgretolata? Quando all'interno della stessa famiglia non si condividono più gli stessi valori e le stesse etiche'? Quando questa frammentazione è percepita come un 'progresso' umano in nome di una non bene definita 'libertà'? Come si può ritenere che, su queste basi, su queste premesse, si possa ricostituire una sorta di 'popolo' e non invece delle popolazioni sempre più frammentate e individualizzate quasi? Quando una persona è sola è sempre più esposta alla paura, all'insicurezza e alla rabbia e quindi vedremo sempre più furbi che cavalcheranno questa paura data dallla "post-modernità".
Sulla strada del bosco
Una ragazza in lacrime
Trattiene rondini nei capelli.

Ipazia

Il populismo, nell'attuale catechismo politico, é la  categoria ideologica utilizzata da chi il popolo lo intende solo attraverso lo sfruttamento economico/politico che vi esercita. Populista diventa pertanto ogni azione politica tendente a liberare il popolo dallo sfruttamento.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

0xdeadbeef

Ciao Sariputra
Se non possiamo più parlare di "popolo" allora rassegniamoci al trionfo del mercatismo globale e delle elites
che da esso emergono (e che non vi emergono certo in maniera democratica...).
Certo, vedo bene anch'io che non vi è più un'etica; che non vi sono più valori e principi condivisi; che il
trionfale risultato elettorale dei partiti "populisti" è stato causato più dalla paura e dall'insicurezza che da
"profonde" considerazioni filosofico-politiche, ma qual'è l'alternativa?
Affermi: " non possiamo parlare di 'popoli' ormai , ma di popolazioni che vivono in un medesimo territorio,
sottoposte alle stesse leggi, ma che non condividono etiche e valori comuni".
Ti chiedo quali possano mai essere queste "leggi", visto che la "legge" nasce e trae autorità dall'etica e dal
valore comunemente intesi...
Nel mio intervento d'apertura dicevo che quello che sorge dalla "popolazione" (l'insieme dei residenti) non è
il "diritto" così come inteso dalla filosofia "continentale", ma la "libertà" così come intesa dalla filosofia
anglosassone (pur se sarebbe opportuno fare importanti distinguo).
Ecco, le "leggi" di cui parli non possono essere che quelle di cui la filosofia anglosassone parla come di
"naturali evidenze" (per essa, in origine, erano il diritto alla vita, alla libertà ed alla proprietà, con
tutto il resto del "diritto" lasciato al perseguimento dell'utile individuale).
In parole povere, le "leggi" che sorgono all'interno di una popolazione che non è "popolo" sono quelle della
classica visione utilitaristica ed individualistica (ma ancor peggio, visto che bene o male in quella visione,
quella anglosassone, si sono sedimentati nei secoli degli "anticorpi" che ne hanno limitato i devastanti effetti).
saluti

Sariputra

#5
@Oxdeadbeef
Condivido ampiamente la tua diagnosi dei mali della nostra società, mentre non vedo come il populismo ne sia la cura. Io non ho cure immediate. Sono consapevole che processi storici che si sono dipanati attraverso decenni  ( se non secoli) non si possono invertire in breve tempo. Il loro "karma" stesso lo impedisce... :(
Soltanto seminando ogni giorno nuovi semi privi di tutto quell'egoismo che ci ha portati a questo punto ci saranno, amio parere, reali possibilità di cambiamento in meglio per un futuro che è impossibile da stabilire.  Forse non è nemmeno veramente realizzabile questo mutamento, non sono particolarmente ottimista in proposito...
Con il prevalere dell'avidità, ecco che il mondo è stato trasformato in un mercato globale, dove le persone sono  state ridotte allo stato di consumatori, addirittura di merci, e le risorse vitali del nostro pianeta sono state e vengono depredate senza alcuna considerazione per le generazioni future. Con il prevalere dell'avversione, ecco che le diversità nazionali ed etniche divengono terreno di coltura del sospetto e dell'inimicizia, esplodendo spesso in autentica violenza. L' illusione sostiene le altre due radici insane con convinzioni erronee e ideologie politiche, elaborate per giustificare comportamenti motivati da avidità e avversione.
Parlando da una prospettiva buddhista ( mi sia concesso, per oggi...), vorrei dire che ciò di cui c'è più bisogno, al di sopra di ogni altra cosa, è una rinnovata modalità di percezione, una consapevolezza universale che possa farci contemplare gli altri come non essenzialmente diversi da noi stessi. Per quanto difficile possa essere, dobbiamo imparare a disidentificarci dalla voce insistente del proprio interesse egoico, ed elevarci ad una prospettiva universale, secondo la quale il benessere di tutti appare tanto importante quanto il proprio bene. Vale a dire, dobbiamo liberarci dalle attitudini egocentriche ed etnocentriche cui siamo legati in questo momento, ed abbracciare un'"etica universo-centrica", che assegni priorità al benessere di tutti.
Lo so che appare utopistico. Mi si dirà che la politica è il prevalere di  determinate forze sociali su altre. Ma questo istinto di prevaricazione non ci farà mai uscire dal cerchio dell'interesse egoico distruttivo, sia  a livello individuale che di gruppo sociale...
Però ripeto: non sono ottimista...potente è la radice dell'avidità umana, alimentata di continuo dalle illusioni che coltiviamo noi tutti...(lo vedo ogni giorno anche in me stesso).
Ciao
Sulla strada del bosco
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Ipazia

Citazione di: Sariputra il 14 Gennaio 2019, 09:15:48 AM
@Oxdeadbeef
Parlando da una prospettiva buddhista ( mi sia concesso, per oggi...), vorrei dire che ciò di cui c'è più bisogno, al di sopra di ogni altra cosa, è una rinnovata modalità di percezione, una consapevolezza universale che possa farci contemplare gli altri come non essenzialmente diversi da noi stessi. Per quanto difficile possa essere, dobbiamo imparare a disidentificarci dalla voce insistente del proprio interesse egoico, ed elevarci ad una prospettiva universale, secondo la quale il benessere di tutti appare tanto importante quanto il proprio bene. Vale a dire, dobbiamo liberarci dalle attitudini egocentriche ed etnocentriche cui siamo legati in questo momento, ed abbracciare un'"etica universo-centrica", che assegni priorità al benessere di tutti.
Lo so che appare utopistico. Mi si dirà che la politica è il prevalere di  determinate forze sociali su altre. Ma questo istinto di prevaricazione non ci farà mai uscire dal cerchio dell'interesse egoico distruttivo, sia  a livello individuale che di gruppo sociale...
Però ripeto: non sono ottimista...potente è la radice dell'avidità umana, alimentata di continuo dalle illusioni che coltiviamo noi tutti...
Ciao

E' concesso sempre, mi auguro. Ma io resto comunque basita di fronte al karma di una filosofia che riesce a tenere insieme, anche oggi, il più iniquo sistema castale con "una prospettiva universale, secondo la quale il benessere di tutti appare tanto importante quanto il proprio bene. Vale a dire, dobbiamo liberarci dalle attitudini egocentriche ed etnocentriche cui siamo legati in questo momento, ed abbracciare un'"etica universo-centrica", che assegni priorità al benessere di tutti." Non vorrei fosse il solito ritornello alla Menenio Agrippa in cui nell'armonica "prospettiva universale" c'è chi fa il cervello e chi lo sfintere anale.
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baylham

Populismo indica quei movimenti politici che confondono una parte del popolo, un partito, con il popolo.
Da ciò conseguono le tendenze antidemocratiche, totalitarie dei movimenti populisti.

Sariputra

Citazione di: Ipazia il 14 Gennaio 2019, 09:29:53 AM
Citazione di: Sariputra il 14 Gennaio 2019, 09:15:48 AM@Oxdeadbeef Parlando da una prospettiva buddhista ( mi sia concesso, per oggi...), vorrei dire che ciò di cui c'è più bisogno, al di sopra di ogni altra cosa, è una rinnovata modalità di percezione, una consapevolezza universale che possa farci contemplare gli altri come non essenzialmente diversi da noi stessi. Per quanto difficile possa essere, dobbiamo imparare a disidentificarci dalla voce insistente del proprio interesse egoico, ed elevarci ad una prospettiva universale, secondo la quale il benessere di tutti appare tanto importante quanto il proprio bene. Vale a dire, dobbiamo liberarci dalle attitudini egocentriche ed etnocentriche cui siamo legati in questo momento, ed abbracciare un'"etica universo-centrica", che assegni priorità al benessere di tutti. Lo so che appare utopistico. Mi si dirà che la politica è il prevalere di determinate forze sociali su altre. Ma questo istinto di prevaricazione non ci farà mai uscire dal cerchio dell'interesse egoico distruttivo, sia a livello individuale che di gruppo sociale... Però ripeto: non sono ottimista...potente è la radice dell'avidità umana, alimentata di continuo dalle illusioni che coltiviamo noi tutti... Ciao
E' concesso sempre, mi auguro. Ma io resto comunque basita di fronte al karma di una filosofia che riesce a tenere insieme, anche oggi, il più iniquo sistema castale con "una prospettiva universale, secondo la quale il benessere di tutti appare tanto importante quanto il proprio bene. Vale a dire, dobbiamo liberarci dalle attitudini egocentriche ed etnocentriche cui siamo legati in questo momento, ed abbracciare un'"etica universo-centrica", che assegni priorità al benessere di tutti." Non vorrei fosse il solito ritornello alla Menenio Agrippa in cui nell'armonica "prospettiva universale" c'è chi fa il cervello e chi lo sfintere anale.

Forse stai parlando del sistema castale hindu. La filosofia buddhista è da sempre contraria ad ogni casta e disuguaglianza sociale. Già 2.500 anni fa il Buddha storico accettava nel Sangha monastico (la comunità dei 'mendicanti') i senza casta e le donne. Per questo la prospettiva buddhista è universalistica e si è sviluppata presto al di fuori dell'India, a differenza dell'induismo o neobrahmanesimo che dir si voglia, ancora fortemente radicato nell'etnia identitaria locale...
Non vedo quindi punti in comune con la 'filosofia' di Menenio Agrippa... :)
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anthonyi

Citazione di: Sariputra il 13 Gennaio 2019, 14:22:20 PM
Quando una persona è sola è sempre più esposta alla paura, all'insicurezza e alla rabbia e quindi vedremo sempre più furbi che cavalcheranno questa paura data dallla "post-modernità".

E' così Sari, l'origine del populismo è certamente nella paura e nell'insicurezza, la quale però non ha fondamenti razionali perché le società di oggi sono assai più sicure di quelle del passato. Certo sono anche società statiche, nelle quali non si conosce lo stesso sviluppo e la stessa opportunità di crescita che c'era un tempo.
La rabbia poi è un altro discorso, perché la rabbia è una bomba che deve essere gestita con attenzione per produrre risultati politici, ed è comunque un'arma a doppio taglio, non dimentichiamoci della lezione della rivoluzione francese dove nessuno dei leader muore di morte naturale.
Un saluto.

Ipazia

@sari
Mi sorprende comunque che la "buona novella" faccia così fatica ad attecchire laddove essa è nata ed anzi ne abbia i riscontri più negativi. Tal quale nel mondo cristiano. Forse non basta l'ideologia per cambiare il mondo, come non basta la matematica per sollevarlo.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

Sariputra

Citazione di: Ipazia il 14 Gennaio 2019, 10:08:37 AM@sari Mi sorprende comunque che la "buona novella" faccia così fatica ad attecchire laddove essa è nata ed anzi ne abbia i riscontri più negativi. Tal quale nel mondo cristiano. Forse non basta l'ideologia per cambiare il mondo, come non basta la matematica per sollevarlo.

Beh!..Effettivamente, da quel che possiamo vedere, l'avidità e l'avversione/odio umani l'hanno cambiato e lo cambiano in modo assai più efficace...comunque tra Buddha e Salvini dò ancora una "leggera" preferenza al primo... :)
Ciao
Sulla strada del bosco
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Trattiene rondini nei capelli.

Ipazia

Citazione di: Sariputra il 14 Gennaio 2019, 10:24:30 AM
Beh!..Effettivamente, da quel che possiamo vedere, l'avidità e l'avversione/odio umani l'hanno cambiato e lo cambiano in modo assai più efficace...comunque tra Buddha e Salvini dò ancora una "leggera" preferenza al primo... :)
Il paragone è fuorviante. Buddha lo devi confrontare con Cristo e Salvini con i politici indiani. Parecchi scheletri nell'armadio ce li aveva pure la teocrazia buddista tibetana.
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simplex sigillum veri

Sariputra

#13

(da Icebergfinanza)

Intanto, mentre si discute su populismo sì populismo no, o se Salvini è meglio di Narendra Modi, tutti i dati macro danno l'Europa all'inizio di una nuova recessione economica...nuova linfa per i partiti definiti ( o che si autodefiniscono) populisti? Però diversi di questi sono anche al potere adesso (Italia, Austria, Ungheria,Polonia).; riusciranno a navigare nell'eventuale crisi recessiva? Ai posteri...
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davintro

il populismo lo intendo come atteggiamento direttamente implicato e implicante con il totalitarismo. Qualunque forza politica si voglia presentare come "vera rappresentante del popolo", magari in contrapposizione alle altre forze, che invece rappresenterebbero le odiate (e soprattutto invidiate...) elites, mostra di avere una concezione del tutto falsata del "popolo", che tanto retoricamente esaltano come primario riferimento della loro politica. Di fatto, creano una confusione tra il "popolo" inteso come l'insieme dei loro sostenitori, con il "popolo" inteso come totalità dei cittadini, tutti uguali di fronte alla legge al di là delle differenze di ceto, di sesso, di opinioni religiose o politiche.. In pratica, la parte viene presa come fosse il tutto, chi non appoggia le politiche delle forze populiste finisce con l'essere visto quasi (anche quando in modo non così diretto o esplicito) come un corpo estraneo che andrebbe spazzato via, non fa parte davvero del "popolo", che invece viene fatto coincidere con la rappresentazione che ne hanno i populisti. Il populismo snatura il corretto rapporto tra comunità di popolo e istituzione statale. Invece di considerare il popolo come un complesso variegato di differenti interessi economici, e soprattutto di differenti sensibilità ideologiche, politiche, culturali, etiche ecc. e la politica come strumento di mediazione fra queste diversità, al fine di includere più persone possibili nell'azione di tutela dei diritti fondamentali, evitando entro i limiti del possibile ogni discriminazione, ne si fa una caricatura, identificandolo con un modello su misura dell'ideologia della parte politica populista, modello che inevitabilmente taglia fuori tutte quelle componenti che l'ideologia avverte come ostili, e che finiscono per diventare figlie di un dio minore, agli occhi di una politica che invece di farsi umile strumento del benessere della comunità pretende di plasmarla sulla base di un concetto di "giustizia" arbitrario che viene imposto come l'unico possibile. Lo stato non è più un arbitro imparziale che si limita al rispetto delle regole costituzionali, ma diviene parte in causa, con un proprio particolare concetto, non più giuridico, del tutto ideologica e moralista di "popolo" più ristretta della effettiva e reale comunità di cui dovrebbe essere chiamato a fare gli interessi. Esempio tipico di questa impostazione è l'atteggiamento di Salvini, che invece di calarsi con coerenza nel ruolo di ministro degli interni, rappresentante delle istituzioni e di tutti gli italiani, si comporta come fosse in campagna elettorale permanente, non riesce a distaccarsi dal ruolo di leader di una parte (che vede come il vero "popolo", la vera "gente") perdendo tempo a polemizzare continuamente con tutti coloro che a vario titolo contestano il suo operato. Mentre nella corretta visione della dialettica società-politica, il pluralismo dei partiti riguarda principalmente una differenza di metodi e di programmi che però non mette in discussione la condivisione dell'obiettivo, cioè la tutela del benessere e della libertà della società nel suo complesso, nella retorica populista le differenze partitiche non riguardano solo i metodi, ma l'obiettivo stesso: solo il populista è sinceramente interessato al benessere della "gente", tutti gli altri partiti mirano in combutta con qualche potere occulto (l'Europa, le lobby demoplutocratiche, gli ebrei, la massoneria ecc.), mirano a tutelare interessi diversi da quelli del popolo, sono degli irriducibili nemici, che andrebbero spazzati via. Ecco il nesso populismo-totalitarismo: fintanto che con i partiti avversarsi del mio si dissente sulla razionalità e l'efficacia dei programmi possiamo sempre discutere, contestarci, ma nel rispetto dovuto al pensiero che il loro obiettivo è lo stesso del mio, la forza della ragione consente la possibilità di arrivare a una certa sintesi nell'azione politica, se invece essi perseguono intenzionalmente un obiettivo diverso e contrapposto, allora non sono più interlocutori con cui confrontarsi, ma solo nemici da distruggere, eliminare, l'unico partito legittimo è quello che vuole il bene del popolo, e il "popolo" è solo chi aderisce alla mia visione.