Corto Circuito

Aperto da Jacopus, 17 Settembre 2022, 12:33:28 PM

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Jacopus

Una notizia che mi ha colpito è stata oggi, la scelta di una azienda agricola di Cuneo di affidarsi alla raccolta delle mele attraverso dei droni/robot prodotti da una ditta israeliana. La raccolta migliora e non bisogna pagare i raccoglitori, sempre più difficili da trovare. La ricchezza (le mele) resta sempre la stessa e forse aumenta anche un pò, in virtù della capacità dei robot di raccogliere in modo più efficiente la frutta. Diminuiscono invece i posti di lavoro.
Dunque, affinchè la ricchezza complessiva si distribuisca in modo più egalitario, sarebbe necessario formare non "i raccoglitori di mele", ma gli inventori di "droni" per la raccolta di mele. Per fare questo però, occorrerebbe investire in modo significativo nella scuola, come trampolino di lancio verso capacità produttive di alto livello. Fare questo però non è mai stata una priorità per i governanti italiani, a parte qualche proclama qua e là per raccattare voti. E il motivo, a mio parere, oltre alle rigidità di casta, al burocratese, all'alleanza patologica fra professori e studenti "fancazzisti", il motivo più profondo è che costruire una scuola all'altezza di una società moderna, significherebbe avere maggiori difficoltà nel manipolare gli elettori. Se un sistema didattico funziona, implementa in primo luogo le capacità critiche dei discenti, le capacità di discernere e valutare la realtà, senza farsi imbonire o strumentalizzare in modo coatto. Un sistema della istruzione evoluto mette in guardia da soluzioni bianco/nero ed evidenzia la complessità delle società. Tutto questo crea un corto circuito fra le esigenze politiche di manipolare gli elettori e le esigenze di sviluppo tecnico-scientifico di questo paese. Il finale di questa storia è la sempre maggiore incidenza di lavori poco qualificati nella struttura economica dell'Italia e la stessa impossibilità di reperire gli stessi lavoratori ad alta professionalità che servono nei più disparati campi.
Una volta attivati questi processi, sono difficili da riorientare, ammesso che lo si voglia fare, proprio a causa del dilemma: miglioriamo la cultura e perdiamo voti, oppure destrutturiamo il sistema economico italiano e manteniamo i voti?
Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.

anthonyi

Citazione di: Jacopus il 17 Settembre 2022, 12:33:28 PMUna notizia che mi ha colpito è stata oggi, la scelta di una azienda agricola di Cuneo di affidarsi alla raccolta delle mele attraverso dei droni/robot prodotti da una ditta israeliana. La raccolta migliora e non bisogna pagare i raccoglitori, sempre più difficili da trovare. La ricchezza (le mele) resta sempre la stessa e forse aumenta anche un pò, in virtù della capacità dei robot di raccogliere in modo più efficiente la frutta. Diminuiscono invece i posti di lavoro.
Dunque, affinchè la ricchezza complessiva si distribuisca in modo più egalitario, sarebbe necessario formare non "i raccoglitori di mele", ma gli inventori di "droni" per la raccolta di mele. Per fare questo però, occorrerebbe investire in modo significativo nella scuola, come trampolino di lancio verso capacità produttive di alto livello. 
D'accordo con te, jacopus, che la scuola può essere un trampolino di lancio per la produzione, anche se non sta scritto da nessuna parte che questo comporti una distribuzione più egualitaria. 
Di inventori di robot non ne servono tanti e alla fine si affermera quello che ha inventato il robot migliore. 
Non condivido neanche l'associazione che fai tra una scuola trampolino di lancio per la produzione, e una scuola che sviluppi lo spirito critico, o magari certe propensioni ideologiche. 
Le due cose, infatti, fin quando ho frequentato quell'istituzione, erano viste come nettamente in antitesi, soprattutto da parte degli studenti che contesta vano qualsiasi riforma indirizzata a rendere la scuola trampolino di lancio per la produzione, scuola dei padroni, per favorire una scuola che favorisce il "libero dibattito" che poi spesso nelle occupazioni diventava cazzeggiamento. 

viator

Salve. Tutte le società del pianeta (passate, presenti, future) si sviluppano attraverso la creazione di gerarchie. Possiamo cambiar loro di nome (chiamandole classi, istituzioni, organi, consorterie, caste, clan, tribù) e dar loro diversa struttura ma l'elemento loro comune consiste appunto nella comunità di interessi di coloro che ne fanno parte.

Non possono esistere gerarchie sociali che promuovano cambiamenti i cui effetti possano consistere nel nuocere ai loro interessi ed alla loro esistenza.

Incentivare - in chi non fa parte della gerarchia - lo sviluppo dello spirito critico verso la gerarchia stessa, sarebbe un chiaro atto suicidiario del sistema sociale in vigore.

La gerarchia è presente in tutte le ideologie e in tutte le prassi che prevedono l'esercizio del Potere (che siano politiche, filosofiche, religiose od esoteriche) (chi lo desideri potrà rispondermi citandomi un qualsiasi esempio concreto (NON EFFIMERO O SOLAMENTE FOLCLORISTICO) di costruzione sociale privo di struttura gerarchica) e solamente la ideologia anarchica e quella egualitaristica non la prevedono.

Infatti sia l'anarchismo che il comunismo integrale hanno sempre fatto parte dell'idealismo utopistico perchè nessuna società potrà mai esistere in assenza di gerarchia. Saluti.




Esiste una sola certezza : non esiste alcuna certezza.

Jacopus

Anthonyi : L'esempio sui robot era, appunto solo un esempio. Se la scuola formasse in modo più moderno gli studenti, la produttività aumenterebbe in ogni campo, non solo nella robotica, ma anche nell'amministrazione aziendale, nella stessa didattica. Un sistema "scuola" che funziona è uno dei migliori requisiti per comprendere come funziona quella società. E non credo neppure che i governanti, ogni mattino si sveglino, e si dicano fra di loro: "anche oggi cerchiamo di far funzionare peggio possibile la scuola". Il sistema didattico di un paese vive all'interno di quel paese e ne respira la stessa aria.  Basta paragonare i politici. Prendi Draghi, un economista che ha fatto il politico, e che lo ha fatto meglio di chiunque altro nei precedenti venti anni. Non sto giudicando le scelte economiche-politiche di Draghi, ma il fatto che ha svolto il suo ruolo in modo istituzionalmente ineccepibile e in modo competente, pur perseguendo una linea politica che non condivido. A breve ci saranno al governo personaggi che continueranno a perseguire una linea politica da me non condivisibile, ma senza la capacità di Draghi di comprendere la complessità della società italiana. Draghi è il risultato di una eccellente formazione didattica. Immagina se al posto di alcuni "onorevoli" attuali, vi fosse un reggimento di Draghi, alcuni di destra, alcuni di sinistra, altri di centro, ma tutti dotati di una autorevolezza non scalfibile, perchè sanno quello che dicono e lo dicono in modo politicamente corretto, senza far caciara o proclami per gonzi. La scuola è proprio il luogo per 1) non essere gonzi, 2) ricoprire in modo responsabile e competente qualsiasi ruolo sociale sarà disponibile e verso il quale si professa una certa inclinazione.

CitazioneNon condivido neanche l'associazione che fai tra una scuola trampolino di lancio per la produzione, e una scuola che sviluppi lo spirito critico, o magari certe propensioni ideologiche.

Lo spirito critico non ha niente a che fare con le propensioni ideologiche, anzi, se possibile, ne è l'antitesi. Solo se si guarda con spirito critico anche le proprie convinzioni, è possibile acquisire una capacità prudente e competente di agire nella società. Se si pensa che la propria ideologia è l'unica "vera", allora è la stessa democrazia ad essere in pericolo. Democrazia e spirito critico sono intimamente connessi e sono molto lontani dalla concezione dell'ideologia come imposizione di un "credo" indiscutibile. L'antitesi io la vedo fra questi due poli ideologia e spirito critico e non certo fra spirito critico e produzione (o capitalismo, se vuoi). E' il capitalismo (o il liberalismo, se preferisci) che, se non si mette in discussione, diventa ideologia.

Per Viator: ovvio che ogni società ha le sue gerarchie, ma secondo me non c'entra con quello che volevo dire. Anche i lupi e gli orsi rispettano le loro gerarchie. Perchè non dovremmo farlo noi esseri umani, che viviamo in società molto più complesse di quelle dei lupi? In ogni caso le gerarchie sottolineano le differenze che esistono fra di noi. Non tutti sono votati a comandare, c'è chi preferisce ubbidire e non c'è niente di male. Non siamo tutti uguali. Ma un conto è affermare giustamente di non essere tutti uguali, un conto è rimestare su quella ineguaglianza, magari rafforzandola sempre di più. Una società armoniosa non può fare a meno delle differenze, ma deve comunque perseguire l'obbiettivo che queste differenze non diventino abnormi, perchè in questo caso vi sarebbe specularmente la stessa violenza che applica chi vorrebbe, come nelle società totalitarie, ridurre le società ad un agglomerato anonimo di "falsi uguali". E il sistema scolastico, a mio sindacabile parere, dall'asilo all'università, è il luogo dove è possibile cercare di accorciare quelle differenze, che pur esistono e sono necessarie ad un buon funzionamento sociale. In altri termini, torniamo sempre alla nostra posizione storico/geografica "a metà" fra il mondo occidentale compiuto e il mondo dispotico, feudale, ecclesiastico, barocco che ci trasciniamo appresso, come la palla di ferro al piede, che si vedeva nei film sui gangsters all'epoca del proibizionismo.

Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.

anthonyi

Mettila come vuoi, jacopus, ma per me é scontata l'antiteticita tra una scuola nella quale si sviluppa un certo movimentismo politico, anche in funzione dell'approccio didattico di certi insegnanti, e un'altro tipo di scuola nella quale si va per imparare a far bene qualcosa, senza fare troppi discorsi sui massimi sistemi politici e sociali. 

viator

Salve jacopus. Anche tu fai parte degli idealisti che auspicano l'egualitarismo. Lo proclami ad ogni piè sospinto. Eppure non trovi alcuna contraddizione nel giustificare l'esistenza delle gerarchie e - simultaneamente - nell'auspicare la giustizia socioeconomica.

Citandoti : "Anche i lupi e gli orsi rispettano le loro gerarchie. Perchè non dovremmo farlo noi esseri umani, che viviamo in società molto più complesse di quelle dei lupi?".

Dovresti spiegare - che so - ad Ipazia ed a Nico - il ruolo insopprimibile delle gerarchie !!. Saluti.
Esiste una sola certezza : non esiste alcuna certezza.

Jacopus

Saluti Viator. In realtà non prospetto l'egalitarismo, e a questo punto temo di scrivere un italiano "scrauso", visto che non vengo compreso. Prendiamola da un altro lato. Anche le società che permettevano lo schiavitù erano gerarchiche e differenziate ed anche quelle che relegavano le donne in casa e che non permettevano loro di andare in Chiesa durante il ciclo mestruale. Sono differenziate e gerarchiche anche le società islamiche che impongono l'infibulazione e le società che castrano gli omosessuali. Così come non esiste una società egalitaria perfetta, se non nei sogni (o negli incubi, dipende dai punti di vista), non esiste neppure una società libera e gerarchica perfetta (anche qui possiamo scomodare sogni o incubi). E' probabile che se vivessi in un regime totalitario cercherei di contrastare quell'egalitarismo di facciata. Ma visto che vivo in un regime liberale/capitalistico, non posso che criticare i suoi eccessi. Eccessi che stanno autofagocitando lo stesso regime che li promuove.
Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.

Ipazia

#7
Così come gli oligarchi del mondolibero si chiamano filantropi, la loro dittatura consociativa si chiama eccesso. E il mondolibero continua a rimirarsi nel mare di letame dei suoi ec-cessi. L'ultimo dei quali è la conversione coatta dei suoi abitanti in sorci da profitto biotech. Da cui, qualche paese occidentale, e qualche cortigiano più avveduto, si stanno strategicamente ritirando, prima che il mare di letame li sommerga.

Il corto circuito della ragione, che ne produce il blackout, è pensare di poter conciliare la riduzione di ogni umano, cosa e valore a merce con un mondo non totalitario. Qualcuno l'aveva capito già due secoli fa.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

anthonyi

Citazione di: Jacopus il 17 Settembre 2022, 23:17:59 PM. Ma visto che vivo in un regime liberale/capitalistico, non posso che criticare i suoi eccessi. Eccessi che stanno autofagocitando lo stesso regime che li promuove.
Eccessi di libertà? Non condivido questa rappresentazione, che ha un forte senso paternalista. La libertà ha un valore assoluto, quanta più ce n'é meglio é. Semmai una critica al sistema può essere posta nei termini di critica a quelle restrizioni di alcune libertà che sono poste in essere per tutelarne delle altre, alla priorità data alle differenti libertà.

Jacopus

Se il capitalismo non viene "etero-regolato", ha dimostrato in passato e lo sta dimostrando nuovamente oggi, che non è in grado di autoregolarsi e l'idea che ci sia una "mano invisibile" che regola tutto mi sembra che sia un'idea ormai superata anche dal gotha della finanza. La libertà del "io só io e voi non siete un cazzo" è la libertà del far west, dove ognuno si fa giustizia da sè. Prendiamo l'esempio della recente alluvione di Senigallia. Imprenditori senza scrupoli costruiscono nell'alveo del torrente e amministratori senza scrupoli firmano la concessione edilizia. Uno fosso scolmatore già previsto fin dagli anni '80, non è mai stato realizzato. Questa libertà assoluta, priva di controlli, di verifiche sui possibili eventi futuri che tipo di libertà è? Una libertà "buona", da perseguire perché più ce n'è, meglio è? E i controllori chi sono? Dei controllori da grande fratello, un po' paternalisti è un po' corrompibili? Davvero, Anthonyi, pensi che questo mondo libero sia il migliore dei mondi possibili? E se tu la pensi così, reputandoti nella parte colta e aperta del liberalismo, non oso immaginare quali pensieri circolino nei bassifondi dei bottegai e degli "imprenditori di sè stessi". Pensieri, immagino, fra Jack lo Squartatore e il Marchese del Grillo, con una spruzzatina di neo-fascismo scherzoso, che quello non guasta mai.
Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.

Ipazia

Il corto circuito irredimibile e irriformabile nasce qui:

pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

sapa

Ciao Jacopus, l'agricoltura va da più di  un decennio verso l'automazione, basta pensare a quanto succede in viticoltura, dove ormai la meccanizzazione è totale. Non solo si vendemmia a macchina, consentendo raccolte per unità di superficie in tempi brevissimi, ma anche si potano le viti a macchina. Detto ciò, io credo che il problema della scuola italiana non sia la politica, ma gli attori stessi, intendendo non tanto gli scolari, ma gli addetti scolastici e le famiglie. Non è la politica che cerca, come dici tu, di mantenere basso il livello culturale per fini propri di utilitarismo, il livello è basso perchè dalla scuola si cerca di uscire con il fatidico pezzo di carta, indipendentemente dai risultati di apprendimento e di formazione. Quest'ultimo è lo scopo principale dell' istituzione scolastica e quanto le famiglie si aspettano da essa. Ne consegue che i professori non sono motivati a ottenere una reale crescita dei propri alunni, ma solo a  liberarsene in fretta. Come ho già scritto altrove, un professore/maestro che non ambisce e non riesce ad entrare nella vita dei propri scolari, oltre le ore canoniche di lezione, fallisce il suo scopo, non sarà ricordato da loro se non per dei dettagli e, spesso, con fastidio. Io so di essere demodè, dicendo quanto sto per dire, ma credo che la scuola avrebbe bisogno di tornare a rivisitare, ovviamente filtrandone gli anacronismi,  un po'di Cuore, intendendo con questo il senso di responsabilità, sia degli addetti ai lavori, che degli stessi alunni, che dall'opera di De Amicis si esprimeva. Il problema nasce anche dalla società, perchè la scuola è vista ormai come un parcheggio, un'istituzione che deve consentire di liberarsi dei figli, per poter lavorare, purtroppo.

anthonyi

Citazione di: Jacopus il 18 Settembre 2022, 09:32:06 AMSe il capitalismo non viene "etero-regolato", ha dimostrato in passato e lo sta dimostrando nuovamente oggi, che non è in grado di autoregolarsi e l'idea che ci sia una "mano invisibile" che regola tutto mi sembra che sia un'idea ormai superata anche dal gotha della finanza. La libertà del "io só io e voi non siete un cazzo" è la libertà del far west, dove ognuno si fa giustizia da sè. Prendiamo l'esempio della recente alluvione di Senigallia. Imprenditori senza scrupoli costruiscono nell'alveo del torrente e amministratori senza scrupoli firmano la concessione edilizia. Uno fosso scolmatore già previsto fin dagli anni '80, non è mai stato realizzato. Questa libertà assoluta, priva di controlli, di verifiche sui possibili eventi futuri che tipo di libertà è? Una libertà "buona", da perseguire perché più ce n'è, meglio è? E i controllori chi sono? Dei controllori da grande fratello, un po' paternalisti è un po' corrompibili? Davvero, Anthonyi, pensi che questo mondo libero sia il migliore dei mondi possibili? E se tu la pensi così, reputandoti nella parte colta e aperta del liberalismo, non oso immaginare quali pensieri circolino nei bassifondi dei bottegai e degli "imprenditori di sè stessi". Pensieri, immagino, fra Jack lo Squartatore e il Marchese del Grillo, con una spruzzatina di neo-fascismo scherzoso, che quello non guasta mai.
La mia argomentazione, jacopus, é metodologica e non entra certo nel merito specifico della forma di organizzazione sociale. Non ho mai messo in discussione l'eventualità di controlli, chiaramente finalizzati a tutelare delle libertà che potrebbero essere danneggiate da specifici comportamenti, solo che a differenza di te non li considero un dogma necessario a priori.
Se tu parli di "eccessi" della libertà e non fai riferimenti a specifici danni sociali che questa libertà produce non posso essere con te.
Se mi parli nello specifico della libertà di edificare in zone a rischio, e più in generale al di fuori di una logica di piano regolatore, allora sono con te, con L'auspicio che tu comprenda la profonda differenza tra le due asserzioni.