Civiltà occidentale

Aperto da doxa, 17 Ottobre 2019, 15:39:54 PM

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InVerno

Citazione di: donquixote il 31 Ottobre 2019, 14:23:30 PMSolo a mo' di precisazione, vorrei sottolineare che non ha alcun senso un esempio come quello dell'acqua, perchè chiunque dovrebbe sapere che in tempi passati il sistema immunitario era molto più sviluppato di ora e certi batteri che ora sono pericolosissimi allora magari non lo erano affatto o tutt'al più avrebbero causato la diarrea. Più batteri si eliminano artificialmente dalle nostre vite quotidiane e più il sistema immunitario si disabitua a combatterli e si indebolisce, e poi basta un batterio di cui un tempo nessuno si sarebbe accorto per causare gravi problemi. Fino a qualche decina di anni fa i bambini qui da noi sguazzavano nel fango e mangiavano ogni cosa trovassero in giro, eppure sopravvivevano più sani di quelli di ora. Prova adesso a vedere cosa accadrebbe se facessero la stessa cosa.
Io da bambino gattonavo nel letame, così come la persona che è stata attaccata da questo batterio che è sempre vissuta a contatto con le cose delle natura, e che forse si salverà per non aver mai usato antibiotici nella sua vita, ma questo non lo ho reso magicamente immune, ne mi pare che che gli aborigeni siano immuni alle malettie, anzi spesso muoiono come mosche. Più interessante è la tua risposta a Jacopus, ma non voglio rispondere al posto suo e prenderò solo qualche estratto

[Tutte le previsioni della scienza nell'ambito delle dinamiche naturali che hanno un termine di qualche decina di anni (non secoli o millenni) si rivelano regolarmente sbagliate, tutte.]


Avendo fatto questo post, spero non penserai che io sono un determinista
https://www.riflessioni.it/logos/percorsi-ed-esperienze/la-grotta/msg37054/#msg37054
Detto questo, esistono studi degli anni 50 (con ciò che ne consegue riguardo alle metodologie e strumentazioni) che sono particolarmente accurati nelle loro predizioni con una deviazione standard molto bassa, e sono 70 anni se la matematica non mi inganna. Alcuni esempi:
https://www.yaleclimateconnections.org/wp-content/uploads/2019/01/0219_DN_Ocean_heat_content.png
https://wattsupwiththat.files.wordpress.com/2017/10/103017_1141_somefailedc1.png?w=700
Di solito sono quelli che vengono pubblicati sulle riviste più prestigiose, mentre ce ne sono effettivamente a valanghe pubblicati su topolino che sono totalmente sbagliati. Il problema qui sta nel non saper leggere le fonti, e dove andare a cercarle, cosa che spesso è utilizzata dai mistificatori per dire "la scienza non sa nulla" anzichè "sono io che non so leggere". Deterministi e catastrofisti sbagliano entrambi, in due diverse maniere, ma non è la stessa cosa che dire che non sappiamo predire tre giorni, questo è allarmismo senza prove a sostegno. Durante l'ultimo uragano avvenuto sulla costa americana le previsioni americane lo davano in riflusso sull'atlantico, le previsione europee lo davano entrare sulla costa, il confronto tra i due modelli ha poi fatto prevalere con una settimana di anticipo le previsione europee, e questo ha salvato perlomeno diecimila persone dalla morte certa. Davvero vogliamo comparare le predizioni scientifiche con le predizioni religiose? E' un terreno periglioso a dir poco.

[La scienza antica raccontava ai bambini che i folletti vivevano sotto i funghi e quindi quando si andava per i boschi bisognava rispettare le case dei folletti e non distruggerle, mentre la scienza moderna racconta che quei funghi sono velenosi e che quindi vanno distrutti, poichè l'unico punto di vista utile e sensato è quello umano]

La scienza moderna, particolarmente attraverso il lavoro di micologi, ha dimostrato che i funghi rappresentano la rete neurale della foresta, e che i singoli alberi utilizzano le micorizze per effettuare scambi di informazioni e nutrimenti. Questo ha avanzato la nostra conoscienza sulle foreste che ora vengono considerati come macrorganismi complessi (Stamett adirittura li considera coscienti!), al di la dei singoli individui funghi-albero visibili a occhio nudo e ha permesso la restaurazione di foreste secolari che erano state devastate da quelli che credevano nei folletti e ha migliorato enormemente la nostra capacità conservativa. Inoltre, essendo un fungaiolo posso dirti che mentre una volta i funghi tossici venivano bastonati per segnare le zone già battute, oggi esiste una maggiore consapevolezza della loro importanza, e i fungaioli esperti non prendono a bastonate i funghi tossici, quelli erano i nostri nonni che una volta smesso di credere nei folletti, si sentivano liberi di vibrare il bastone.

Infine ti chiedo: non ti sorprende che la cosidetta mezzaluna fertile sia un grosso deserto ben poco fertile? Se i credenti nei folletti della culla delle tre religioni abramitiche, avessero saputo che l'irrigazione per allagamento aumenta la salinità del terreno fino a trasformarlo in un deserto forse avrebbero.. utilizzato tubi di pvc per  l'irrigazione gocciolata? Improbabile, ma a quest'ora la mezzaluna fertile sarebbe ancora.. fertile!
Non ci si salva da un inferno, sposandone un altro. Ipazia

Ipazia

Riprendendo la bottiglia di Sari, la sua caratteristica è di non essere mai piena e, a seconda delle prospettive ideali e ideologiche, ciascuno può enfatizzare la parte piena o quella vuota. Ma un dato oggettivo c'è: quella bottiglia è più grande dei tempi passati. Questo fatto la rende anche più difficile da riempire, ma già sapere che ci sta più vita è un dato positivo.

Che la sopravvivenza biologica sia il valore più alto può essere irrilevante per chi ha una concezione trascendente della realtà, ma non per chi ne ha una immanente. Questione, al solito, di punti di vista. Da cui dipende anche la passione con cui la si riempie e con quali contenuti. Anche di natura spirituale delle più varie fogge, per chi uno spirito ce l'ha. Pensare che la dottrina abbia più spirito della libertà è un bias indimostrabile. Ovviamente anche la libertà di pensiero uno se la deve conquistare. Ma è più facile farlo dove vi è pure libertà di azione. E Galileo dimostra che tale libertà era molto pericolosa nei bei tempi andati. Più di oggi, laddove non si continua a regnare come nei bei tempi andati. Perchè anche oggi il modo antico non dà grande prova di sè di fronte al moderno.

Virus e batteri non erano meno micidiali nei bei tempi andati quando si moriva anche per una semplice influenza. Virus e batteri sterminarono i nativi americani, che non erano indeboliti dagli agi della modernità, ma dal fatto che la virologia è una cosa seria e ci si può fare sopra poca ideologia. Può essere vero che un tempo sopravvivevano solo i più forti, ma la mortalità infantile era enorme e demonizzare i vaccini esaltando l'autoimmunizzazione da pestilenze non credo sia proponibile sensatamente. Soprattuto per chi alle pestilenze non sopravviveva. Darwin sì, ma con moderazione.

Anche l'antropocentrismo insolente delle sorti magnifiche e progressive ha esaurito il suo tempo e la consapevolezza dei limiti dello sviluppo è divenuta patrimonio del pensiero scientifico moderno che non fa sconti all'impronta antropica e suggerisce una procreazione e un consumo delle risorse responsabili. Soluzione senz'altro preferibile alle guerre, carestie, pestilenze e morti da parto e alla nascita dell'era prescientifica. Ma anche preferibile all'ignoranza che intossicò gli antichi di piombo, rame, arsenico, mercurio ... di fronte ai quali neppure Darwin seppe trovare soluzioni adattive.

Anche sulla meritocrazia del passato bisognerebbe evitare di fare mitologia. Se Giotto non avesse incontrato Cimabue sarebbe rimasto a pascolare pecore per tutta la vita,  E Palladio, lo scalpellino, se non avesse, in età già avanzata per l'epoca, incontrato il conte Giangiorgio Trissino. E così via. Il percorso pedagogico della modernità, e la tutela che riserva all'infanzia, permettono di individuare e valorizzare il talento individuale assai più che nelle società dove solo ai figli dei ricchi è permesso avere questa possibilità. E' vero che i talenti della postmodernità non sono quelli del rinascimento, ma questa è faccenda storica, non etica, aspetto sul quale la modernità è certamente più generosa.

Su un unico punto ce la si gioca alla pari ed è l'omologazione sociale. La società moderna non è meno classista dell'antica e il potere di fagocitare il tempo di vita dei subalterni ha cambiato forma, ma non intensità e intrusività. Però la forma lascia più spazio alla libertà individuale e le opzioni sono maggiori. Anche il rispetto della vita umana nel diritto moderno è più garantista (anche troppo direbbe una cattivista come chi scrive) e i barbarismi più inumani - civili e penali - sono retaggio di etiche antiche.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

Freedom

Citazione di: Ipazia il 31 Ottobre 2019, 17:08:21 PM
Che la sopravvivenza biologica sia il valore più alto può essere irrilevante per chi ha una concezione trascendente della realtà, ma non per chi ne ha una immanente. Questione, al solito, di punti di vista.
Sì, questione di punti di vista ma.....più numerosi di quanti sembri prenderne in considerazione. Perdonami se estrapolo solo questo passaggio da un discorso molto più articolato e complesso. E' che rilevo, forse sbagliando, che questo concetto è decisivo per l'impianto del tuo pensiero.

E' certamente vero che, per istinto, tendiamo alla sopravvivenza tout court. Pur tuttavia non c'è solo la prospettiva trascendente che diminuisce, (non considera irrilevante, come scrivi) la valenza della sopravvivenza biologica.

C'è tutta una serie, discretamente numerosa, di valori ideali che, anche per un non credente, superano l'importanza della sopravvivenza biologica. Penso ai genitori che scambierebbero la loro vita con quella dei figli; penso a tutte quelle persone che, pur torturate sino alla morte, hanno barattato la propria esistenza per non tradire gli altri; al sacrificio militare cosiddetto eroico; penso anche ad innumerevoli casi, (sport estremi, scommesse idiote ma reali, etc.) anche patologici (anoressia) nei quali il principio assume valore assoluto, irrinunciabile e dunque superiore a qualsiasi altra cosa.
Bisogna lavorare molto, come se tutto dipendesse da noi e pregare di più, come se tutto dipendesse da Dio.

viator

Salve Freedom. : Citandoti : "C'è tutta una serie, discretamente numerosa, di valori ideali che, anche per un non credente, superano l'importanza della sopravvivenza biologica. Penso ai genitori che scambierebbero la loro vita con quella dei figli; penso a tutte quelle persone che, pur torturate sino alla morte, hanno barattato la propria esistenza per non tradire gli altri; al sacrificio militare cosiddetto eroico; penso anche ad innumerevoli casi, (sport estremi, scommesse idiote ma reali, etc.) anche patologici (anoressia) nei quali il principio assume valore assoluto, irrinunciabile e dunque superiore a qualsiasi altra cosa".
Volendo analizzare un poco più profondamente, secondo me sarebbe che lo scambiare la propria vita con quella dei figli rappresenta proprio quello che vorrebbe o dovrebbe superare. Cioè un lampante esempio di istinto di sopravvivenza generazional-collettivo-di specie, quindi una manifestazione ancora superiore al più basso ISTINTO di SOPRAVVIVENZA INDIVIDUAL-EGOISTICO.

Per quanto riguarda gli altri casi (i "più alti" valori ideali, l'abnegazione, l'eroismo, lo stoicismo, le proprie personali scelte, convinzioni, ossessioni...........a parte l'esistenza - in natura - delle perversioni le quali sembrano talvolta voler contraddire meccanismi e "scopi" naturali.............dovrei dirti che - sempre secondo me - finisce sempre per trattarsi do scegliere la prospettiva più piacevole (l'abnegazione pùò risultare piacevole per il masochista) o, quanto meno, quella MENO DOLOROSA tra quelle che ci prospettiamo.

L'abnegazione assoluta, incondizionata, totale, autonullificante è in realtà impossibile da affrontare poichè l'uomo non ha la capacità di annullare il senso della propria esistenza. Saluti.
Esiste una sola certezza : non esiste alcuna certezza.

Ipazia

Citazione di: Freedom il 31 Ottobre 2019, 20:05:25 PM
Citazione di: Ipazia il 31 Ottobre 2019, 17:08:21 PM
Che la sopravvivenza biologica sia il valore più alto può essere irrilevante per chi ha una concezione trascendente della realtà, ma non per chi ne ha una immanente. Questione, al solito, di punti di vista.
Sì, questione di punti di vista ma.....più numerosi di quanti sembri prenderne in considerazione. Perdonami se estrapolo solo questo passaggio da un discorso molto più articolato e complesso. E' che rilevo, forse sbagliando, che questo concetto è decisivo per l'impianto del tuo pensiero.

E' certamente vero che, per istinto, tendiamo alla sopravvivenza tout court. Pur tuttavia non c'è solo la prospettiva trascendente che diminuisce, (non considera irrilevante, come scrivi) la valenza della sopravvivenza biologica.

C'è tutta una serie, discretamente numerosa, di valori ideali che, anche per un non credente, superano l'importanza della sopravvivenza biologica. Penso ai genitori che scambierebbero la loro vita con quella dei figli; penso a tutte quelle persone che, pur torturate sino alla morte, hanno barattato la propria esistenza per non tradire gli altri; al sacrificio militare cosiddetto eroico; penso anche ad innumerevoli casi, (sport estremi, scommesse idiote ma reali, etc.) anche patologici (anoressia) nei quali il principio assume valore assoluto, irrinunciabile e dunque superiore a qualsiasi altra cosa.

Ho detto "trascendenti" (aldilà) non "trascendentali" (aldiqua). Non è una distinzione convenzionale. E'  sostanziale e, hai detto giustamente, decisiva per il mio pensiero.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

Freedom

Citazione di: Ipazia il 01 Novembre 2019, 09:07:09 AMHo detto "trascendenti" (aldilà) non "trascendentali" (aldiqua). Non è una distinzione convenzionale. E'  sostanziale e, hai detto giustamente, decisiva per il mio pensiero.
Scusami ma non ho capito cosa vuoi significarmi. Consentimi una domanda per comprendere meglio il tuo pensiero: tu hai una concezione trascendente o immanente della realtà?
Bisogna lavorare molto, come se tutto dipendesse da noi e pregare di più, come se tutto dipendesse da Dio.

Ipazia

Chiarendo il concetto, le manifestazioni di abnegazione segnalate sono espressione di una spiritualità trascendentale, in sé necessaria e sufficiente, che non necessita di addendi trascendenti, ma é totalmente immanente.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
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Freedom

Citazione di: Ipazia il 01 Novembre 2019, 10:24:22 AM
Chiarendo il concetto, le manifestazioni di abnegazione segnalate sono espressione di una spiritualità trascendentale, in sé necessaria e sufficiente, che non necessita di addendi trascendenti, ma é totalmente immanente.
Appunto.
Se dunque tu, come penso e ti prego di confermare, hai una concezione immanente della realtà; devi affermare che non sempre la sopravvivenza biologica sia il valore più alto per chi ha una concezione immanente della realtà.
Bisogna lavorare molto, come se tutto dipendesse da noi e pregare di più, come se tutto dipendesse da Dio.

Freedom

Citazione di: viator il 31 Ottobre 2019, 21:47:20 PM
Volendo analizzare un poco più profondamente, secondo me sarebbe che lo scambiare la propria vita con quella dei figli rappresenta proprio quello che vorrebbe o dovrebbe superare. Cioè un lampante esempio di istinto di sopravvivenza generazional-collettivo-di specie, quindi una manifestazione ancora superiore al più basso ISTINTO di SOPRAVVIVENZA INDIVIDUAL-EGOISTICO.
I genitori sacrificherebbero la propria vita in favore dei figli spinti dall'istinto di autoconservazione della specie che supererebbe quello personale? Sarebbe una grande prova di spirito comunitario ma ahimè, così non è. I genitori lo farebbero perché i figli sono pezzi e core. Tutti i genitori lo sanno.
Citazione di: viator il 31 Ottobre 2019, 21:47:20 PM
Per quanto riguarda gli altri casi (i "più alti" valori ideali, l'abnegazione, l'eroismo, lo stoicismo, le proprie personali scelte, convinzioni, ossessioni...........dovrei dirti che - sempre secondo me - finisce sempre per trattarsi do scegliere la prospettiva più piacevole (l'abnegazione pùò risultare piacevole per il masochista) o, quanto meno, quella MENO DOLOROSA tra quelle che ci prospettiamo.
E' veramente singolare attribuire maggiore piacevolezza o meno dolore alla scelta di chi si fa torturare a morte piuttosto che dire un nome. Singolare e, temo, irreale.
Citazione di: viator il 31 Ottobre 2019, 21:47:20 PM
L'abnegazione assoluta, incondizionata, totale, autonullificante è in realtà impossibile da affrontare poichè l'uomo non ha la capacità di annullare il senso della propria esistenza. Saluti.
Sono d'accordo e non ho affermato il contrario.
Bisogna lavorare molto, come se tutto dipendesse da noi e pregare di più, come se tutto dipendesse da Dio.

Ipazia

E' sui "pezzi e core" che si radica lo spirituale umano. Così fortemente da superare anche il fin troppo mitizzato istinto di conservazione individuale.
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InVerno

#100
Citazione di: Freedom il 01 Novembre 2019, 10:42:21 AM
I genitori sacrificherebbero la propria vita in favore dei figli spinti dall'istinto di autoconservazione della specie che supererebbe quello personale? Sarebbe una grande prova di spirito comunitario ma ahimè, così non è. I genitori lo farebbero perché i figli sono pezzi e core. Tutti i genitori lo sanno.
A proposito di foreste e funghi. Gli alberi "madre" trasferiscono nutrienti ai germogli "figlio" (attraverso la rete fungina) con molta più propensione rispetto ad individui anche della stessa specie, ma di altra "madre". Inoltre le madri sacrificano spesso spazio radicale per fare posto ai "figli" in modo tale che crescano sulla stessa rete e possano aiutarli trasferendo nutrienti. E' ovvio che fare paralleli con il comportamento mammifero necessita di tutte le virgolette possibili, ma con una certa licenza poetica possiamo affermare che l' "istinto materno" è presente anche nei vegetali (a proposito della scienza "antropocentrica") . Se vuoi approfondire puoi seguire il lavoro di Suzanne Simard.
Non ci si salva da un inferno, sposandone un altro. Ipazia

Ipazia

Citazione di: Freedom il 01 Novembre 2019, 10:34:49 AM]
Se dunque tu, come penso e ti prego di confermare, hai una concezione immanente della realtà; devi affermare che non sempre la sopravvivenza biologica sia il valore più alto per chi ha una concezione immanente della realtà.

Sono atea e quindi immanentista. La vita individuale essendo il sommo bene ontologico vale molto e quindi ció per cui vi si rinuncia deve valere ancora di più. In ció sta il trascendentale umano, emerso dalla natura sociale e dalle cure parentali che fondano e alimentano il concetto immanente di bene.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

bobmax

Sono convinto che il nichilismo poco abbia a che fare con possibili valutazioni riguardo al passato o al futuro.
Non conta nulla per il nichilista se i secoli passati furono d'oro oppure di piombo, e neppure se il futuro sarà apocalittico o magnifico.
Perché per lui niente alla fin fine ha valore.
Quindi nemmeno ciò che c'è ora, nel presente.

Questa è la "verità" nichilistica, ed è una verità a cui giunge necessariamente il pensiero razionale che guarda con lucidità il mondo.
 
Sono convinto che la constatazione nichilista sia un passaggio necessario per la nostra evoluzione. Occorre però che questa esperienza sia vissuta consapevolmente, in prima persona, sulla propria pelle. In modo da provarne tutto l'orrore.
Perciò non è sufficiente che sia solo compresa intellettualmente.
 
Sfortunatamente il nichilismo è attualmente soprattutto vissuto inconsapevolmente. O al più compreso razionalmente, ma difficilmente vissuto spiritualmente.
 
La consapevolezza è così sostanzialmente inconscia. Si percepisce il nulla che ci sovrasta, ma lo si fugge.
Magari abbandonandosi all'ogni lasciata è persa, o aggrappandosi a "valori" come patria e famiglia, o abbracciando un credo.
Tutte scappatoie o rimedi per combattere l'angoscia esistenziale nichilistica. Ma che finiscono irrimediabilmente per rivelarsi vani: non c'è possibilità di evitare la "verità" nichilistica.
 
Questo nichilismo, difficilmente esplicito a noi stessi e quindi "debole", è il più pericoloso. Perché è alla base di ogni fanatismo. Il fanatico infatti pretende di opporre una sua "verità" assoluta alla verità nichilistica.
Ed è capace di tutto pur di impedire che la propria "verità" venga messa in forse.
 
Difatti il relativismo è il principale obiettivo dell'odio fanatico.
 
Ben diverso è il nichilismo "forte" di colui che guarda la realtà per quello che razionalmente è, e non può non essere.

Non volendo ingannarsi, si ritrova inevitabilmente sul bordo dell'abisso, dove tutto è perduto.
 
E lì è l'aut-aut esistenziale:

Perdersi definitivamente oppure fare in modo che Dio sia.
Tardi ti ho amata, bellezza tanto antica e tanto nuova, tardi ti ho amata. Tu eri con me, mentre io ero lontano da te.

viator

Salve. Per Freedom : "I genitori lo farebbero perché i figli sono pezzi e core. Tutti i genitori lo sanno".
Quasi commovente (non per me che sono un cinico bestiale). E profondamente vero.....solo che questo non è un forum sentimental-psicologico, altrimenti potremmo dilungarci sul perchè per alcuni genitori partenopei (e non) i figli siano pezzi 'e core mentre per altri siano dei semplici scarrafoni.
Poi occorrerebbe precisare : Non è che tutti i genitori lo SAPPIANO. E' che tutti i genitori lo SENTONO. Sentire, credere, capire, sapere ..............................che confusione viene fatta tra questi quattro verbi !.

Poi : "E' veramente singolare attribuire maggiore piacevolezza o meno dolore alla scelta di chi si fa torturare a morte piuttosto che dire un nome. Singolare e, temo, irreale". Singolare certamente, irreale non credo poichè se così fosse dovremmo escludere l'esistenza di Santi che considerassero meno dolorosa la tortura e la morte rispetto alla prospettiva della perdita dell'eterna beatitudine. Idem nel caso di laici che ritenessero indegno il continuare a vivere dopo aver nuociuto o tradito ai propri principi. Saluti.
Esiste una sola certezza : non esiste alcuna certezza.

donquixote

Noto che si fa molta fatica a mantenere il discorso in termini concettuali di definizione e caratteristiche della civiltà occidentale e si scivola sempre in esempi contrapposti che non portano da nessuna parte, anche perché non si tiene mai conto del fatto che se noi siamo abituati a vivere in questo mondo e possiamo fare un confronto, sia pur approssimativo, con il modo di vivere del passato coloro che vivevano allora non potevano certo confrontare il loro modo di vivere con quello del futuro, oltre a non considerare che i popoli tendono ad adattarsi al modo di vivere che a loro sembra, in quel momento, il migliore possibile. Non è affatto difficile immaginare che se potessimo trasportare un europeo di media cultura di 5 o 6 secoli fa al giorno d'oggi rimarrebbe agghiacciato e probabilmente penserebbe di essere stato portato direttamente all'inferno, come un europeo medio di oggi immagina che allora la gente vivesse in un inferno.

Se dunque è insensato fare paragoni senza considerare il tipo di mentalità e di adattamento che sono profondamente cambiati l'unico modo per dare sostanza a questa discussione (come del resto ad altre che coinvolgano questioni ampie di spazio e tempo) è quello di fare riferimento a principi che possano essere validi al di là delle contingenze, e quello suggerito da Ipazia a cui mi ero agganciato (dato che altri più elevati sono evidentemente tabù) di una serie di valori mutuata dall'osservazione della natura mi sembrava un corretto punto di partenza. Se la natura, dicevo, è il punto di riferimento e se, come "insegna" Darwin, in natura le specie tendono ad adattarsi ai cambiamenti dell'ambiente, allora anche l'uomo, che è una specie animale come tante, dovrebbe fare lo stesso: Si può notare invece che l'uomo si comporta esattamente all'opposto, e adotta nei confronti dell'ambiente un atteggiamento aggressivo, che è il contrario di un atteggiamento adattativo. Si dirà che tutti gli uomini in ogni tempo l'hanno fatto, ed è quasi vero, ma prima di tutto da quando l'uomo è apparso sulla terra fino alla cosiddetta "rivoluzione neolitica"  non abbiamo praticamente notizie di cosa facessero gli uomini, ed è ragionevole pensare che se non le abbiamo è perchè non hanno lasciato segni visibili nell'ambiente, dunque vivevano più in simbiosi con esso come del resto fanno le ultime sparute comunità che stanno per essere definitivamente distrutte dal "benessere" della civilizzazione, e poi le culture arcaiche (o anche solo gli antichi greci della cui cultura ci consideriamo "eredi") avevano elaborato una serie indefinita di dispositivi culturali per insegnare agli uomini a stare al proprio posto.

Solo nell'era moderna si è cominciato a considerare la natura come "matrigna" (enciclopedisti come D'Holbach e liberali come Stuart Mill erano fra i più feroci critici della natura, anche Leopardi ne scrive cose terrificanti, e attualmente un ex presidente di Legambiente ha scritto un libro intitolato "Contro la natura", sottotitolo: perchè la natura non è buona, né giusta né bella) dunque a ritenere "buono e giusto" combatterla in ogni modo possibile o comunque porla sotto il controllo umano con l'aiuto della "scienza": se non è un atteggiamento aggressivo (e oltremodo presuntuoso) questo... Il cambio di paradigma delle società moderne, ormai tutte o quasi completamente occidentalizzate, si può sintetizzare in pochi punti, elencati in ordine sparso, tutti decisivi per marcare una essenziale differenza dalle culture che hanno animato la storia umana fino a qualche secolo fa:

1. Il materialismo di fatto, diffuso in ogni aspetto culturale e sociale, per cui si considera la materia unica sostanza esistente e conseguentemente la quantità misurabile (dei beni come dei diritti, delle "culture", dei modi di vita, delle idee eccetera) come sinonimo di "ricchezza", non essendo più questo mondo in grado di compiere distinzioni qualitative, derubricate a questione di "gusti personali".

2. come conseguenza del precedente, l'abolizione del concetto di "verità" o, da un altro punto di vista, il suo appalto in esclusiva alla "scienza" che conformemente ai suoi metodi di indagine ribalta il sillogismo aristotelico ritenendo più "vero" il metodo induttivo fondato empiricamente sui "fatti" che non quello deduttivo fondato sulla ragione, e l'applicazione del medesimo ai più vari aspetti culturali e sociali con l'utilizzo delle statistiche (basate esclusivamente sulla quantità e prive di ogni qualificazione) per descrivere e orientare le società moderne.

3. La riscoperta dell'umanismo greco e rinascimentale e la sua estremizzazione per cui le esigenze umane devono essere ritenute prevalenti rispetto ad ogni altra considerazione, e tutto ciò che ci sta intorno ha senso solo se può essere in qualche modo utilizzato per soddisfarle, da cui le produzioni della tecnica e della tecnologia finalizzate a tale scopo.

4. L'invenzione degli stati moderni con la forzata unione delle comunità e la loro omologazione in società basate su di un contratto sociale (vd. Tonnies per la distinzione) e il conseguente progressivo e inevitabile individualismo che porta con sé oltre ad un inaudito concetto di libertà (vd. Constant) il mito del successo, dell'american dream, dell'uscita dall'anonimato sociale il cui motore è lo spirito competitivo di tutti contro tutti che esalta l'hobbesiano "homo homini lupus".

5. Abolita la verità si perde di conseguenza anche il concetto di giustizia, sostituito da quello di interesse e da quello di legalità, che non trova limite alcuno se non dalle leggi che peraltro potranno  essere cambiate a piacimento dai "gruppi d'interesse" che conquisteranno il potere di farlo.

6. La morale, o l'etica, diventano deontologia (neologismo non a caso inventato dall'utilitarista Bentham), e il "dovere morale" si riduce ad una serie di regole finalizzate al migliore e più efficiente  perseguimento del proprio interesse o dell'interesse del gruppo a cui si appartiene.

7. L'identificazione della "felicità" o del "benessere" con il possesso di beni materiali (una persona sarà tanto più felice quanti più beni materiali possiederà o potrà permettersi di acquistare), ma siccome i beni materiali sono limitati e non possono essere posseduti in massima misura da chiunque, se qualcuno vorrà accaparrarsene di ulteriori dovrà di necessità toglierli a qualcun altro. La "felicità" di qualcuno sarà quindi bilanciata dalla infelicità di qualcun altro.

8. L'abolizione del senso del limite, presente in tutte le altre culture, e anzi l'esaltazione del suo continuo superamento con il mito della sfida continua, del progresso indefinito, dello sviluppo illimitato.

9. La protezione della vita "biologica" a dispetto di quella umana per cui si ritiene più giusto, per fare un esempio, investire cifre spropositate di denari dei cittadini per garantire ad alcuni per anni costosissime cure finalizzate alla mera sopravvivenza fisica anzichè investire sui talenti di coloro che potrebbero elevare la cultura, l'onore e il prestigio sociali.

10. Corollario di quanto sopra e in ossequio ad un malinteso principio di uguaglianza la mortificazione della forza, dell'energia, della potenza e del vigore in nome della protezione e della esaltazione dei deboli che "non devono rimanere indietro"; ma per fare in modo che costoro non rimangano indietro non si può fare altro che fermare tutti quelli che deboli non sono.

Sintetizzando, la moderna cultura occidentale è fondata sulla prevalenza della materia rispetto allo spirito, sulla prevalenza dell'azione rispetto al pensiero, sulla prevalenza della quantità rispetto alla qualità, sulla prevalenza dell'uomo rispetto all'ambiente, sulla prevalenza dell'utilità rispetto alla verità, sulla prevalenza dell'interesse rispetto alla giustizia, sulla prevalenza della competizione rispetto alla collaborazione, sulla prevalenza dell'individuo rispetto alla comunità, sulla prevalenza dell'uguaglianza rispetto alla gerarchia.


In ogni comunità umana di ogni luogo e tempo si trovano persone che ritengono l'uomo prevalente rispetto all'ambiente, o il proprio interesse più importante rispetto a quello di chiunque altro, o la ricchezza materiale più sensata rispetto a quella culturale o spirituale, ma se in tali comunità costoro erano deplorevoli e condannate eccezioni nella società occidentale moderna sono la glorificata e invidiata regola.
Con questi presupposti quali possono essere le basi condivise su cui edificare una comunità coesa in cui i propri appartenenti si ri-conoscono come elementi di un progetto comune? Come si può chiamare "cultura" o "civiltà" (intesi in senso antropologico) una collettività in cui l'unico principio condiviso è la divisione? In cui rimane valido il motto "tutti per uno" ma viene abolito il corrispondente "uno per tutti"? In cui si accampano sempre più diritti ma si cerca in ogni modo di evitare i doveri? In cui chi rispetta la legge non lo fa perché la ritiene l'espressione della giustizia ma solo per paura dei controllori?

Vista da una sufficiente distanza intellettuale questa "civiltà" appare come una confusione inestricabile di atomi impazziti che cozzano costantemente uno contro l'altro, un caos meramente distruttivo animato dal logos nichilista, che può essere prodromico ad una fragorosa esplosione oppure ad una estinzione per esaurimento dell'energia che la trasformerà in un silenziosa e desolata landa dell'entropia. Parafrasando Tacito, desertum fecerunt, Occidentem appellaverunt.
Non c'è cosa più deprimente dell'appartenere a una moltitudine nello spazio. Né più esaltante dell'appartenere a una moltitudine nel tempo. NGD

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