Civiltà occidentale

Aperto da doxa, 17 Ottobre 2019, 15:39:54 PM

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Sariputra

Nella società occidentale ogni verticalità s'inclina paurosamente, fino a diventare piatta non-relazionalità. E proprio là dove sembra vigere il massimo della inter-relazionalità, nella società della supercomunicazione digitale, ogni reciprocità umana, di fatto,ci sembra negata. E' un mondo in cui la capacità di incontrare la persona è venuta meno, dove ognuno si sente non solamente solo, ma abbandonato (che fa una certa differenza..); senza riferimenti seri capaci di aiutarlo a incontrare se stesso, a scoprire i propri talenti e poterli poi donare agli altri...Alla fine non ci sono maestri, visto che in una società nichilista ogni riferimento non può essere che relativo, parziale, temporaneo. Per imparare ci vuole tempo, molto tempo, ma la società attuale va di fretta, non c'è tempo per imparare e così ti abbandoni alla frammentazione, al vivere giorno per giorno la tua nevrosi...
L'istanza fondativa della società attuale è il rifiuto dell'altro, in nome di una identità che si propone come assoluta. Questa identità che si propone come assoluta è l'uomo che si afferma. Invece la non-identità è quella dell'uomo che "eccede se stesso". La non-identità non la si afferma, più di quanto non la si neghi.
Insieme al tema dei maestri risorge un dramma che è stato violentemente rimosso negli ultimi decenni: quello dell'apprendimento reale, diretto, frutto di un rapporto dialettico tra persone vive e non virtuali. C'è l'urgenza, a mio parere, del recuperare un cammino di conoscenza fondato non solo sull'informazione (spesso fake...), ma sulla relazionalità. Uno slancio che s'è arrestato davanti a delusioni o a spauracchi che ci siamo confezionati, come il terrore di perdere una propria presunta 'identità', sulle orme di un un maestro inteso in senso riduttivo, ossia come "modello", riflesso di un complesso interiore irrisolto o come limite per il nostro sviluppo personale...
La figura del maestro è stata bandita a favore di appellativi più diplomatici: insegnante, istruttore, allievo, studente...E, insieme con i termini, è sfumato nella nostra vita quel respiro di trasmissione di una sapienza (intesa come perizia concreta e reale e pur sempre intrisa di valori ideali..)che solo cinquant'anni fa si respirava ancora nelle botteghe artigiane, nei circoli di pensiero, d'arte e di cultura e poi finanche sui banchi di scuola, nelle industrie o nei campi coltivati...
Oggi il 'maestro' è stato relegato , in qualche caso, in un folkloristico Oriente, reso ridicolo come 'guru'  di un'intera generazione in fuga verso 'isole' di spirito esotiche.
L'Occidente, sempre più proteso verso l'omologazione ad oltranza, afferma di non aver bisogno del ruolo del maestro. Non è più nemmeno capace di riconoscerlo in seno alla propria tradizione.
C'è però bisogno di maestri non-maestri che non impongano la propria identità, che non sia "in nome di...", ma che siano invece esempio di presenza e di  espressività, preservando così tutto il divenire personale di ognuno, di ogni uomo annichilito dal presente.
Sulla strada del bosco
Una ragazza in lacrime
Trattiene rondini nei capelli.

InVerno

#61
Citazione di: Freedom il 28 Ottobre 2019, 15:33:12 PM
Si certo la cultura é importante e non si può escludere che, talvolta, possa sopravvivere sottotraccia e rispuntare fuori al momento opportuno. Beffando la civiltà che aveva distrutto la sua società di riferimento. Ma, in ultima analisi, anche la cultura così come la scienza sono espressioni della forza e, come detto, afferiscono alla capacità militare. Ancora oggi ammiriamo e usiamo! Opere architettoniche romane, il diritto romano, per non parlare della Grecia. Che ancora oggi studiamo a scuola. Eppure tutte le scoperte ed opere ingenieristiche furono stimolate e suscitate dai vari eserciti che hanno percorso la storia.

So che è amaro ma è la guerra il motore della storia. Uomini e culture e politiche e religioni illuminate hanno cercato di correggere con risultati insoddisfacenti le storture umane.

Infine basta guardare all'evoluzione della specie umana per rilevare che c'è  una selezione violenta e crudele di ogni esemplare.
Tendo ad essere d'accordo con Anthonyi nel vedere la questione come un aggregato, a parte che Israele è un pessimo esempio e che i Mongoli avevano una loro cultura. L'occidente non  ha mai avuto un primato militare chiaro prima della rivoluzione scientifica, è applicando la scienza alla tecnica militare che le cose cambiano, ma prima di farlo bisogna sviluppare un metodo scientifico, e questo non si fa con le armi. I romani di rado espandevano i territori di loro sponte, erano spesso prima attaccati (dai "buoni selvaggi") e in risposta invadevano gli attaccanti annettendoli, perchè dovevano rispettare gli aspetti legalistici, ottenere un "casus belli". Questo cambia con l'invenzione del moschetto. E' vero che alcune tradizioni hanno meno a cuore l'espansione militare, Zheng He e la sua flotta avrebbero potuto tranquillamente conquistare il mondo, ma decisero di affondarsi da soli la flotta in legno più grande della storia. Dietro a questo puntare il dito verso la conquista con il sangue (non tanto nel tuo intervento, che è moderato, quanto in un certo "terzomondismo"), io ci vedo un altra caratteristica tipicamente occidentale e moderna : l'autocommiserazione... siamo sempre i primi a sentirci in colpa per le nostre malefatte passate, addirittura se le vittime non si sentono vittime gli diciamo "ma non ti ricordi che sei nostra vittima? dovresti odiarci!" Una battuta ebraica racconta bene questo voler guadagnare un piedistallo morale attraverso l'autocommiserazione:

C'è il sommo sacerdote al tempio che sta pregando, ed esclama "Mio Dio, mio Dio, sono nulla davanti a te!"
C'è anche un ricco mercante al tempio, e anche lui esclama "Mio Dio, mio Dio, sono nulla davanti a te!"
Arriva anche un poveraccio, ed esclama anche lui : "Mio Dio, mio Dio, sono nulla di fronte a te!"
Allora il sacerdote e mercante si guardano negli occhi ed esclamano: " E questo chi è per sentirsi nulla come noi?"
Non ci si salva da un inferno, sposandone un altro. Ipazia

Freedom

Citazione di: InVerno il 29 Ottobre 2019, 13:19:50 PM
Tendo ad essere d'accordo con Anthonyi nel vedere la questione come un aggregato, a parte che Israele è un pessimo esempio e che i Mongoli avevano una loro cultura. L'occidente non  ha mai avuto un primato militare chiaro prima della rivoluzione scientifica, è applicando la scienza alla tecnica militare che le cose cambiano, ma prima di farlo bisogna sviluppare un metodo scientifico, e questo non si fa con le armi. I romani di rado espandevano i territori di loro sponte, erano spesso prima attaccati (dai "buoni selvaggi") e in risposta invadevano gli attaccanti annettendoli, perchè dovevano rispettare gli aspetti legalistici, ottenere un "casus belli". Questo cambia con l'invenzione del moschetto. E' vero che alcune tradizioni hanno meno a cuore l'espansione militare, Zheng He e la sua flotta avrebbero potuto tranquillamente conquistare il mondo, ma decisero di affondarsi da soli la flotta in legno più grande della storia. Dietro a questo puntare il dito verso la conquista con il sangue
Riconosco che la mia sintesi si presta a qualche equivoco. Cercherò di precisare meglio. Quando dico che Alessandro il Grande conquistò il mondo grazie alla sua falange cosiddetta "macedone" non esprimo un giudizio di merito su tutta quanta la questione. Il capo dei macedoni, per rimanere attinente a questo argomento, mosse guerra contro i persiani animato da ragioni condivisibili: andava sconfitto lo strapotere di Dario che schiacciava la Macedonia e tutta la Grecia sotto il suo spietato tallone. Per tutta la durata della sua gioventù Alessandro leggeva e rileggeva le innumerevoli sconfitte e vessazioni subite dal suo popolo (e da quello greco per il quale aveva stima) ad opera dei persiani. L'impresa dei 10.000 di Senofonte fu il suo libro "eletto". E da un certo punto di vista si può capire e addirittura condividere la sua impresa.

E sempre per rimanere attinente al tema, sono documentate le imprese ingegneristiche dei macedoni che si misero letteralmente all'avanguardia della storia umana. Macchine da guerra, ponti sul mare e sulla terra, etc. mai costruiti e nemmeno immaginati prima dal genere umano. Spiace dirlo ma la guerra è sempre stata il più grande stimolo al progresso scientifico umano. Penso ai missili spaziali, all'energia nucleare, a Internet, etc.
Citazione di: InVerno il 29 Ottobre 2019, 13:19:50 PM
C'è il sommo sacerdote al tempio che sta pregando, ed esclama "Mio Dio, mio Dio, sono nulla davanti a te!"
C'è anche un ricco mercante al tempio, e anche lui esclama "Mio Dio, mio Dio, sono nulla davanti a te!"
Arriva anche un poveraccio, ed esclama anche lui : "Mio Dio, mio Dio, sono nulla di fronte a te!"
Allora il sacerdote e mercante si guardano negli occhi ed esclamano: " E questo chi è per sentirsi nulla come noi?"
Mi fai venire in mente una persona quando ricordava quel tale che soleva dire: "in quanto a umiltà non sono secondo a nessuno!"  ;D
Bisogna lavorare molto, come se tutto dipendesse da noi e pregare di più, come se tutto dipendesse da Dio.

anthonyi

Citazione di: InVerno il 29 Ottobre 2019, 13:19:50 PM
a parte che Israele è un pessimo esempio e che i Mongoli avevano una loro cultura.

Non per essere polemico, Inverno, ma perché Israele è un pessimo esempio, poi certo anche i Mongoli avevano una cultura, così come ce l'avevano gli aborigeni australiani, ma era una cultura debole (Non avevano neanche la scrittura) che non ha intaccato minimamente il mondo culturale Cinese pur dominandolo militarmente.
Un altro esempio interessante è quello dei regni barbarici in Europa Occidentale dopo il crollo di Roma, i barbari erano vincenti sul piano militare, ma perdenti su quello culturale e sono stati loro ad adattarsi al mondo latino-cristiano mentre delle loro abitudini e tradizioni non è rimasto niente.

InVerno

Citazione di: anthonyi il 29 Ottobre 2019, 18:59:48 PMNon per essere polemico, Inverno, ma perché Israele è un pessimo esempio, poi certo anche i Mongoli avevano una cultura, così come ce l'avevano gli aborigeni australiani, ma era una cultura debole (Non avevano neanche la scrittura) che non ha intaccato minimamente il mondo culturale Cinese pur dominandolo militarmente.
Un altro esempio interessante è quello dei regni barbarici in Europa Occidentale dopo il crollo di Roma, i barbari erano vincenti sul piano militare, ma perdenti su quello culturale e sono stati loro ad adattarsi al mondo latino-cristiano mentre delle loro abitudini e tradizioni non è rimasto niente.
L'esempio di Israele è pessimo - secondo me - perchè la capacità militare di quello stato è dovuta a politiche di un altro stato che gli ha venduto tutto, e non è il frutto della sua cultura. Hai pescato uno stato "artificiale" , quando ne avevi a disposizione tanti altri, per questo dico pessimo :) I mongoli (intesi come grande orda) di per se non avevano una cultura scritta, ma dopo la disgregazione, tanti "mini-khanati" hanno resistito anche fino a non molto tempo fa, e hanno una serie di tradizioni derivanti da quella mongola che oggi sono "folkloristiche" ma che sono scritte e fondanti delle culture uzbeke, tagike etc. Proprio intorno alla caduta dell'impero romano  la prima battaglia per difendere la fede cristiana è in Armenia, contro i Sassanidi. Per difendere il loro diritto di professare il cristianesimo 60mila uomini ne hanno sconfitti tre volte tanti meglio equipaggiati (pure i romani evitavano volentieri  i Sassanidi).https://en.wikipedia.org/wiki/Battle_of_Avarayr . La pura forza militare non è servita a granchè.
Non ci si salva da un inferno, sposandone un altro. Ipazia

Sariputra

Nel riconoscerci, tutti noi occidentali, ma più in generale la gran parte dell'umanità, come è stato già evidenziato, dei nichilisti, tenendo conto che anche coloro che non si dichiarano tali sono infettati da questo virus nullificante (basta osservare la profonda crisi etica delle varie chiese e confessioni religiose, e il loro appiattirsi in generica filantropia...), bisognerebbe porsi il problema di come uscirne, se è ancora possibile uscire da questo stato di anestetizzazione. Leggiamo i molti dibattiti culturali e filosofici, i documenti vari, le prese di posizione dei vari nichilisti che ragionano intorno alla loro consapevolezza di esserlo. Tutti sforzi lodevoli per esaminare il virus, per identificarlo e darne dei contorni chiarificatori. Insomma...la malattia è ben conosciuta e riconosciuta. Il problema è che al di là della diagnosi non si va...D'altronde , se sei sotto anestetico, anche se non del tutto addormentato, certamente ti muovi con lentezza, con sonnolenza, quasi avvolto in una nebbia di sbadigli...Senti che sei 'pesante' nel tuo ragionare e che i tuoi pensieri riflettono questa tua pesantezza esistenziale. In questa situazione per la gran parte di noi nichilisti il rifugio è l'alienazione. Alienarsi da questa realtà nebbiosa e sostanzialmente privata di ogni residua speranza, che non sia quella di continuare a "pendolare" da un'attrattiva offerta ad un'altra, con l'uccellino che ogni tanto fa cucù-cucù...Non c'è farmaco possibile perché, ahimè, i farmaci possono curare il corpo o le nevrosi e psicosi (in parte...)ma come possono curare un 'vuoto' ? Dove s'appigliano i farmaci in questo vuoto? E l'effetto collaterale di farmaci inadatti non è forse più pericoloso del 'male' stesso? Una cintura imbottita di esplosivo si rivela cura adatta al nichilismo forse? O meglio, possiamo concedere che qualche effetto lo fa...Lo scoppio fa sussultare il vuoto degli altri nichilisti che così, per il tempo di un notiziario, si ricordano del "devi morire" che abbiamo censurato in noi; ma giusto per il tempo strettamente necessaro al movimento del pendolo...
Si parla di recuperare il senso di 'comunità'...molto bello...se non che non riusciamo nemmeno a tenere in piedi la nostra micro-comunità famigliare perché, mentre il nostro pendolo oscilla verso destra, quello degli altri di solito batte a sinistra (come orologio s'intende, che per la politica sono passati da un bel pò i tempi in cui ci si divideva in famiglia...). E' del pendolo dei desideri che si parla...
Ecco allora che i più colti, scaltri e intelligenti fra noi nichilisti, stanno escogitando e progettando la soluzione. Dobbiamo essere grati in eterno a questi benefattori che, con grandi sforzi e costi economici, hanno trovato il modo di pensare ad una soluzione. Si scriveranno certamente delle nobili autobiografie che andranno a ruba (soprattutto se di poche pagine, sapete la fretta...) sulle loro conquiste.
La soluzione è semplice in definitiva: non pensarci più e delegare all'intelligenza artificiale (IA o AI o AHI! :o  ...come preferite) di pensarci per noi!
Namaste o Saluti, come preferite...
Sulla strada del bosco
Una ragazza in lacrime
Trattiene rondini nei capelli.

baylham

Mi riconosco nella cultura occidentale, di cui apprezzo moltissime cose, in primo luogo la democrazia come regime politico, il mercato come regime economico, la scienza e la filosofia come regime culturale. Che l'Occidente sia destinato a finire come tutte le cose è naturale, qualcos'altro prenderà il suo posto.

Se il virus nichilista mi ha infettato, allora il mio sistema immunitario è stato efficace.
Non mi riconosco affatto nel nichilismo, non condivido la filosofia nichilista, attiva o passiva che sia, un riflusso idealistico.
Trovo respingenti, distorcenti le visioni della storia o delle civiltà o culture alla luce del nichilismo.


InVerno

Citazione di: Sariputra il 30 Ottobre 2019, 10:10:59 AMbisognerebbe porsi il problema di come uscirne, se è ancora possibile uscire da questo stato di anestetizzazione.
A parte che io sono d'accordo con il post di Baylham, e perciò non saprei quale è la cura ad una male che non conosco, vorrei sapere da te un altra cosa. Come si riconosce secondo te quando ne saremo usciti? Se guarisco da una polmonite è molto facile riconoscere quando sono guarito, come immagini tu una società guarita dal nichilismo, quali sarebbero dei buoni indicatori per riconoscere cenni di risveglio, e che società immagini per poter dire "siamo finalmente guariti"?
Non ci si salva da un inferno, sposandone un altro. Ipazia

Ipazia

Citazione di: Sariputra il 30 Ottobre 2019, 10:10:59 AM
Nel riconoscerci, tutti noi occidentali, ma più in generale la gran parte dell'umanità, come è stato già evidenziato, dei nichilisti, tenendo conto che anche coloro che non si dichiarano tali sono infettati da questo virus nullificante (basta osservare la profonda crisi etica delle varie chiese e confessioni religiose, e il loro appiattirsi in generica filantropia...), bisognerebbe porsi il problema di come uscirne, se è ancora possibile uscire da questo stato di anestetizzazione.

Posto che anche in questa discussione ciascuno intende la civiltà occidentale a modo suo e che personalmente la vedrei più come civiltà europea con fondamentali influssi asiatici (il cristianesimo stesso nacque in Asia e la Grecia ebbe contatti con l'Egitto, la Mesopotamia e giunse fino all'India con Alessandro), già lo stato di anestetizzazione è qualcosa, non il nulla. Inoltre, l'anestetico anestetizza da qualcosa, non dal nulla. Già Epicuro insegnava che dal nulla reale non c'è nulla da temere perchè divenuti nulla, nulla ci può fare qualcosa. Quindi mi pare che tutta la diatriba sul nichilismo si fondi piuttosto su un nulla ideologico, entizzato. Se invece intendiamo il nichilismo come forza distruttrice, un qualcosa da distruggere deve pur esserci. Ma anche qui l'etichetta nichilismo non è di facile applicazione. Distruggere un'illusione, salvaguardando "medicalmente" chi ne è affetto, non è nichilismo. E' liberazione. Semmai il problema è di tipo medico. Terapie più distruttive del male hanno indubbiamente un carattere "nichilistico".

CitazioneLeggiamo i molti dibattiti culturali e filosofici, i documenti vari, le prese di posizione dei vari nichilisti che ragionano intorno alla loro consapevolezza di esserlo. Tutti sforzi lodevoli per esaminare il virus, per identificarlo e darne dei contorni chiarificatori. Insomma...la malattia è ben conosciuta e riconosciuta. Il problema è che al di là della diagnosi non si va...D'altronde , se sei sotto anestetico, anche se non del tutto addormentato, certamente ti muovi con lentezza, con sonnolenza, quasi avvolto in una nebbia di sbadigli...Senti che sei 'pesante' nel tuo ragionare e che i tuoi pensieri riflettono questa tua pesantezza esistenziale. In questa situazione per la gran parte di noi nichilisti il rifugio è l'alienazione. Alienarsi da questa realtà nebbiosa e sostanzialmente privata di ogni residua speranza, che non sia quella di continuare a "pendolare" da un'attrattiva offerta ad un'altra, con l'uccellino che ogni tanto fa cucù-cucù...

Se esiste un malato di nichilismo, bisognerebbe pure concordare sull'ontologia della malattia, mentre mi pare che il concetto di nichilismo pecchi di un eccesso di ideologizzazione in cui il pieno degli uni viene visto come il nulla degli altri e viceversa. Che poi questa espressione sia venuta in grande auge alla caduta di un universo valoriale i cui fantasmi, e la cui azione in nome di essi, sono parimenti classificabili come fenomeni nichilistici, aumenta non di poco la confusione sul concetto di nichilismo e sul suo nulla di riferimento.

CitazioneNon c'è farmaco possibile perché, ahimè, i farmaci possono curare il corpo o le nevrosi e psicosi (in parte...)ma come possono curare un 'vuoto' ? Dove s'appigliano i farmaci in questo vuoto?

L'unico vuoto, o meglio iato, che mi sento di sottoscrivere è tra l'aspirazione umana all'infinito e all'eternità e l'autocoscienza della propria limitatezza e mortalità. In questo iato s'appigliano i farmaci, il migliore dei quali ritengo sia la filo-sophia, intesa in senso assolatamente etimologico, ovvero quella cosa che rese - nell'immaginario fantasmatico - furibondi gli dei dell'Eden e dell'Olimpo contro le velleità tecnico-sapienziali umane.

CitazioneE l'effetto collaterale di farmaci inadatti non è forse più pericoloso del 'male' stesso? Una cintura imbottita di esplosivo si rivela cura adatta al nichilismo forse? O meglio, possiamo concedere che qualche effetto lo fa...Lo scoppio fa sussultare il vuoto degli altri nichilisti che così, per il tempo di un notiziario, si ricordano del "devi morire" che abbiamo censurato in noi; ma giusto per il tempo strettamente necessaro al movimento del pendolo...

Questa fenomenologia è propria di quell'autentico nichilismo, farmaco inadatto e psicotico, tipico delle sindromi religiose catechizzanti, esportate pure in contesti diversi dalle religioni costituite. E' il nichilismo del martire, dello shaid. Dell'uomo debole e malriuscito di nicciana memoria che, incapace di comprendere e agire sul mondo, come un bambino viziato, lo distrugge.

CitazioneSi parla di recuperare il senso di 'comunità'...molto bello...se non che non riusciamo nemmeno a tenere in piedi la nostra micro-comunità famigliare perché, mentre il nostro pendolo oscilla verso destra, quello degli altri di solito batte a sinistra (come orologio s'intende, che per la politica sono passati da un bel pò i tempi in cui ci si divideva in famiglia...). E' del pendolo dei desideri che si parla...
Ecco allora che i più colti, scaltri e intelligenti fra noi nichilisti, stanno escogitando e progettando la soluzione. Dobbiamo essere grati in eterno a questi benefattori che, con grandi sforzi e costi economici, hanno trovato il modo di pensare ad una soluzione. Si scriveranno certamente delle nobili autobiografie che andranno a ruba (soprattutto se di poche pagine, sapete la fretta...) sulle loro conquiste.
La soluzione è semplice in definitiva: non pensarci più e delegare all'intelligenza artificiale (IA o AI o AHI! :o  ...come preferite) di pensarci per noi!
Namaste o Saluti, come preferite...

L'umano è animale sociale e l'agorà IA, per chi la sa usare, funziona bene quanto l'agorà greca. La tecnoscienza ha apportato benifici reali, antinichilistici nella loro capacità di colmare, per quel che le è possibile, lo iato di cui sopra. Ne ha potenziato invero anche la capacità distruttiva, nichilistica, di cui la essenziale inumanità valoriale (accumulazione infinita e distruzione di uomini e cose per rinnovare il ciclo) del Capitale è l'attuale protagonista assoluta. Ma le soluzioni da escogitare e progettare stanno al di fuori della neutralità bifronte tecnoscientifica. Stanno nella capacità - e scelta - della comunità di evolversi nella direzione antinichilistica. Ripensando e riprogettando (trasvalutazione) continuamente il proprio ethos secondo la propria attuale misura. Come insegnò Protagora.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

anthonyi

Citazione di: InVerno il 30 Ottobre 2019, 10:00:41 AM
Citazione di: anthonyi il 29 Ottobre 2019, 18:59:48 PMNon per essere polemico, Inverno, ma perché Israele è un pessimo esempio, poi certo anche i Mongoli avevano una cultura, così come ce l'avevano gli aborigeni australiani, ma era una cultura debole (Non avevano neanche la scrittura) che non ha intaccato minimamente il mondo culturale Cinese pur dominandolo militarmente.
Un altro esempio interessante è quello dei regni barbarici in Europa Occidentale dopo il crollo di Roma, i barbari erano vincenti sul piano militare, ma perdenti su quello culturale e sono stati loro ad adattarsi al mondo latino-cristiano mentre delle loro abitudini e tradizioni non è rimasto niente.
L'esempio di Israele è pessimo - secondo me - perchè la capacità militare di quello stato è dovuta a politiche di un altro stato che gli ha venduto tutto, e non è il frutto della sua cultura. Hai pescato uno stato "artificiale" , quando ne avevi a disposizione tanti altri, per questo dico pessimo :) I mongoli (intesi come grande orda) di per se non avevano una cultura scritta, ma dopo la disgregazione, tanti "mini-khanati" hanno resistito anche fino a non molto tempo fa, e hanno una serie di tradizioni derivanti da quella mongola che oggi sono "folkloristiche" ma che sono scritte e fondanti delle culture uzbeke, tagike etc. Proprio intorno alla caduta dell'impero romano  la prima battaglia per difendere la fede cristiana è in Armenia, contro i Sassanidi. Per difendere il loro diritto di professare il cristianesimo 60mila uomini ne hanno sconfitti tre volte tanti meglio equipaggiati (pure i romani evitavano volentieri  i Sassanidi).https://en.wikipedia.org/wiki/Battle_of_Avarayr . La pura forza militare non è servita a granchè.

Ciao Inverno, la superiorità culturale dei portatori della cultura Ebraica nei secoli è abbastanza indiscutibile, una cultura che sicuramente è stata marginalizzata nei paesi dove il potere era Cristiano (Anche se non poteva essere eliminata perché di quella cultura c'era bisogno), ma che poi in un contesto più libero come quello degli USA ha espresso la sua superiorità. Questa è la ragione per la quale gli USA hanno sempre aiutato Israele. In altri termini è sempre la cultura ebraica che rende forte Israele, quella che sta negli USA, e quella che sta in Israele. E comunque non bastano le dotazioni di armi a fare una potenza militare, le analisi strategiche sulle varie guerre fatte da Israele con i confinanti hanno evidenziato come Israele fosse spesso apparentemente più debole nei numeri, eppure vinceva perché poteva contare su migliori strategie elaborate dai capi, e su una massima affidabilità di ogni singolo soldato. Questo è il risultato della forza della cultura e delle tradizioni ebraiche.
Un saluto

donquixote

Citazione di: baylham il 30 Ottobre 2019, 11:23:30 AMMi riconosco nella cultura occidentale, di cui apprezzo moltissime cose, in primo luogo la democrazia come regime politico, il mercato come regime economico, la scienza e la filosofia come regime culturale. Che l'Occidente sia destinato a finire come tutte le cose è naturale, qualcos'altro prenderà il suo posto. Se il virus nichilista mi ha infettato, allora il mio sistema immunitario è stato efficace. Non mi riconosco affatto nel nichilismo, non condivido la filosofia nichilista, attiva o passiva che sia, un riflusso idealistico. Trovo respingenti, distorcenti le visioni della storia o delle civiltà o culture alla luce del nichilismo.

Trovo molto significativo questo messaggio perchè dopo aver elencato alcune caratteristiche basilari della cultura occidentale moderna (e solo di questa) che si dichiara di condividere si afferma di essere immuni dal nichilismo e lo si rifiuta non riconoscendocisi affatto.

Mi appare evidente che il nichilismo è talmente diffuso e pervasivo da non riconoscerlo nemmeno più e cadere in tal modo in una contraddizione assai palese; d'altronde se una malattia si trasforma da eccezione in regola tanto da infettare un popolo intero questa non verrà più riconosciuta come patologia ma come "normalità".
Le caratteristiche elencate sono infatti riconosciute in occidente come "principi", come "valori" (fra cui vi è da aggiungere la libertà di pensiero, la tecnica, e più in generale i "diritti umani universali") mentre non lo sono affatto. Sono infatti tutti solamente strumenti, mezzi, non fini; sono forma, non sostanza; sono contenitori, non contenuto. Dentro questi strumenti e questi contenitori non vi è nulla (il nichilismo appunto), e ognuno potrà riempirli di quello che crede più opportuno o utilizzarli nella maniera che ritiene più consona alla propria visione della vita che avrà probabilmente essa sì principi e valori, ma nella quasi totalità dei casi coincideranno con i propri sogni, i propri desideri, le proprie aspirazioni, nel complesso con tutto ciò che potrà fornire soddisfazione al proprio ego e condurre ogni individuo verso l'anelata "felicità".

Non esistendo fini sociali da perseguire, poichè questi coinciderebbero con "principi" che fossero veramente tali, appare evidente che l'attuale cultura occidentale ha elevato, sia pur non esplicitamente, il nichilismo a "principio unico", soprattutto nell'attuale fase post-ideologica che segue  il fallimento delle ideologie che hanno animato l'occidente nel XIX e nel XX secolo. La visione materialistica della vita secondo la quale il "paradiso terrestre" a misura d'uomo poteva essere costruito già su questa terra ha portato alla elaborazione di utopie che viste poi all'opera hanno ottenuto i risultati che abbiamo visto, dopo di che si è preferito adottare una soluzione che consentisse ad ognuno di immaginare e costruire il suo proprio personale "paradiso terrestre", e la cultura attuale altro non fa che tentare di mettere a disposizione dell'uomo una serie indefinita di strumenti che gli consentano di farlo. Sarà vera gloria? Ai posteri (se ve ne saranno) l'ardua sentenza.
Non c'è cosa più deprimente dell'appartenere a una moltitudine nello spazio. Né più esaltante dell'appartenere a una moltitudine nel tempo. NGD

Sariputra

Il nichilismo moderno (diverso , che so, dal nichilismo foscoliano...) lo intendo personalmente come una sorta di mentalità largamente condivisa, maggioritaria. Lo troviamo nel tipo americano come nel consumatore compulsivo cinese o giapponese. Può essere visto come una conseguenza sia del tramonto di società fondate su valori ideali che una crisi del modello di sapere assoluto e omnicomprensivo che scaturiva da un razionalismo fideistico. Il nichilismo assume così attualmente i connotati dell'uomo consapevole della fine delle ideologie, e questo non sarebbe un dramma visti gli esiti novecenteschi di queste, se non che questa fine ha portato con sé anche la fine delle 'tensioni ideali' che le accompagnavano. La fine cioè della 'speranza'... Quale speranza? Quella di un umanità che possa/sappia/speri ancora di uscire dalla nevrosi egoistica e individualistica che l'opprime...
Il nichilismo made in West cerca di salvare la libertà, anzi formalmente sembra esaltarla, ma la relega nella sola sfera individuale come principio assoluto di autodeterminazione del singolo. Propugna dunque un relativismo generalizzato a livello etico. Distrugge il sistema valoriale precedente, ma non riesce  a proporne altri. Simile ad un medico che ti espone chiaramente la malattia, ma non sa darti una cura, se non dicendoti. "arrangiati, è un tuo problema"...
In senso massificato, comune si potrebbe darne , a mio parere, questa definizione:
La vita è semplicemente un'opportunità per sensazioni ed esperienze, in cui il carattere effimero primeggia.

Non c'è niente che in definitiva (anche se non lo riconosciamo o non ne siamo del tutto consapevoli..) 'valga'. Tutto è fugace e passeggero: goditela più che puoi!..
Oltre ad una riflessione teorica il nichilismo ha pure un risvolto 'tecnico'. La fine di ogni ideologia (politica o religiosa) ha creato uno spazio enorme al tecnocapitalismo che si ammanta, per i propri fini, di un' ideologia della scienza e della tecnica e se ne fa forte... Quindi impone un modello esistenziale basato sul dominio della sola razionalità strumentale che cerca di bypassare ogni domanda di senso.
Nell'epoca del dominio del sapere tecnico-scientifico, si tende ad attribuire valore di conoscenza solo al sapere di tipo strumentale, cioè al sapere utile, finalizzato ad un obbiettivo raggiungibile. La filosofia o la spiritualità, che un tempo sembravano capaci di offrire ancora un indirizzo etico, oggi sono delegittimati anche in questo ruolo. Non c'è bisogno di comprendere o di rifarsi a dei principi. Quelli accettati dal nichilista sono solo principi formali; non sono generalmente mai un vissuto interiore. La crisi dello speculativo è forse approdata ad un punto di non ritorno.
Lo 'svuotamento' dell'etica poi dissolve ogni sforzo costruttivo di dare un significato, una risposta a questa domanda...perché, se l'etica è semplicemente una convinzione che deve far parte della sfera individuale, non è possibile formulare alcuna scala valoriale indipendente dal giudizio individuale stesso. Conseguentemente la distinzione fra giudizio etico/morale e arbitrio si è fatta così sottile da diventare quasi impalpabile.
La domanda di senso, come ho già scritto, viene relegata dal nichilismo alla sfera medica, psicopatologica. 
Per questo definisco il nichilismo occidentale come 'anestetizzante'.
Per risolvere un problema, è ovvio, non c'è mezzo migliore che assumere come reale la mancanza del problema stesso. 
L'epoca nichilistica che stiamo vivendo è quella in cui si compie il processo di asservimente del reale al soggetto. Soggetto però "cosificato"  e pensato solo ed esclusivamente nella forma delle cose stesse. Questa è la fase finale della logica intera dell'Occidente e della sua cultura imposta al mondo. E' la logica interna della storia stessa dell'occidente. La familiarità con i prodotti della tecnica, la loro presenza totalmente invasiva, ha fatto sfumare qualunque differenza tra naturale e artificiale. Ovunque si percepisce solo di aver a che fare con l'opera e l'interesse dell'uomo. Non è reale se non ciò che è oggettivo e soprattutto utile e vendibile. 
Se un tempo il pericolo era l'asservimento del pensiero e della domanda di senso a verità preconfezionate, oggi la minaccia non viene più da questa problematicità, che però palesava innumerevoli differenze, sì che potevo "scegliere", ma bensì dalla sua assenza, da un pensiero che, di fatto, è Unico e in cui ogni scelta, resa relativa, è priva in definitiva di forza reale di cambiamento. 

 Si realizza così quella che alcuni hanno definito come una sorta di "antropologia negativa". L'uomo che vuole innalzata sopra ogni cosa la propria libertà ( soprattutto di consumare..) è un uomo che, a mio parere, si condanna all'indifferenza e al non-senso. In definitiva un uomo disorientato (privo di orientamento...), simile ad un equipaggio di una nave in mare senza alcuna rotta, senza bussola e col cielo coperto dalle nuvole...che si trastulla (" trastulli d'animale"..cit. Mishima) in giochi divertenti, senza aspettarsi più di approdare da qualche parte.
@InVerno chiede quando potremo accorgerci di essere usciti dal nichilismo?
Siccome la mia risposta non può poggiarsi che su una flebilissima speranza, direi quando cominceremo a percepire ancora Speranza dentro di noi...
Concordo con il bel post di @donquixote
Sulla strada del bosco
Una ragazza in lacrime
Trattiene rondini nei capelli.

baylham

Citazione di: donquixote il 30 Ottobre 2019, 16:01:23 PM
Non esistendo fini sociali da perseguire

Esatto, trovo che il perseguimento di fini sociali sia fuori dalla portata di ogni individuo, al quale compete il perseguimento di fini individuali, alcuni dei quali sono invece alla sua portata.

Il perseguimento di fini sociali è tipico dell'idealismo, che data l'impossibilità del compito, rifluisce nel nichilismo.

baylham

Citazione di: Sariputra il 30 Ottobre 2019, 16:27:05 PM
La vita è semplicemente un'opportunità per sensazioni ed esperienze, in cui il carattere effimero primeggia.

La vita è effettivamente effimera, ha un inizio e una fine.
E' il segno caratteristico degli enti, di ciò che ha esistenza.
Inizio e fine che non sono la porta di accesso del nulla.

Ipazia

#74
Se il "paradiso terrestre" è nichilista, che dire del paradiso "celeste" ? Bastano i martiri con cintura esplosiva e annesso paradiso da 77 vergini per capire quale dei due sia più nichilista. Mi pare che sul "nichilismo" il walzer delle interpretazioni sia ormai sconfinato per cui applicarlo come etichetta sulla - già di suo confusa - "civiltà occidentale" produce solo polveroni ideologici.

Che poi si chiami nichilista la società del welfare e non nichilista quella delle crociate e jihad rasenta l'assurdità totale. I valori non si trovano nei Libri Unici e neppure nel magistero dei guru. Si fondano sulla conoscenza della natura, inclusa quella umana. Che è individuale e sociale. Unico terreno solido ed edificabile. Solo così ci si salva dal nichilismo, che è fondazione di valori su deliri fantasmatici.

Io noto nel ragionamento di Sariputra, che è compiutamente rappresentativo di una scuola di pensiero "antimoderna" (mi si passi il termine, forse c'è di meglio) una costante identificazione dei nuovi feticismi secolarizzati con il progresso tecnoscientifico toucourt. E' pur vero che la potenza "miracolosa" di esso stimola nell'immaginifico animale umano un neofeticismo galoppante, ma non è un percorso obbligato. La filosofia "dell'avvenire" deve essere capace di discernere tra questi due livelli del reale antropologico e tenere il bambino, buttando via l'acqua sporca. E dopo averlo tenuto, farlo crescere secondo i principi di una gaia scienza transumanante sempre possibile seguendo la bussola che Nietzsche definì il senso della terra. Dal quale, come tecnoscienza insegna, è sempre possibile vincere la forza di gravità e lo spirito che l'accompagna. Possibile, non garantito, perchè altre forze, non proprio amorevoli, partecipano al gioco. Ma non sono esse il gioco.
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pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

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