Civiltà occidentale

Aperto da doxa, 17 Ottobre 2019, 15:39:54 PM

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Sariputra

Un tratto saliente, a mio parere, della società occidentale  è il cinismo. Sentirsi dire di essere dei cinici non è un gran complimento , anche se molti ormai se ne fanno un vanto...e anche questo è un segno dei tempi. Non è però sempre stato così...
Il termine 'cinico' deriva dal latino 'cynicus' che vuol dire "canino, cane" e si rifà alla vita di Diogene di Sinope che viveva in una botte ad Atene e che ne è considerato come il padre. Diogene viveva in estrema povertà mangiando gli scarti e i rifiuti e si narra si aggirasse con una lanterna in mano 'cercando l'uomo'. Al di là del suo stile di vita era probabilmente una delle menti più notevoli della Grecia del V sec. a.Y. Riteneva infatti che la natura avesse fornito l'uomo di tutto ciò di cui necessitava, ma che questi rifiutava la generosa offerta per 'vendere' il proprio cuore a futilità poco importanti.
Era perciò un cinismo che puntava all'abbandono dei beni materiali, della superficialità e della mondanità per darsi lo spazio necessario alla ricerca della vera natura umana. Ecco quindi il rifiuto che la filosofia cinica opponeva alla ricchezza, al potere e alla fama, con contorno di gloria, già ben presenti nella società ellenica del tempo. All'inizio era quindi una sorta di critica dell'esistente e aveva un significato molto diverso da quello che gli attribuiamo , nel linguaggio comune, oggi...
Questa filosofia pratica che potremmo definire 'umanista', prodotta dal pensiero ellenico, viene soppiantata dall'avvento del Cristianesimo, a cui si deve il significato attuale del termine.
Lentamente, da una filosofia pratica a tutto tondo, si passa ad un atteggiamento verso la vita, le persone e le vicissitudini esistenziali nei riguardi delle quali si assume un'attitudine che si potrebbe definire come 'fredda', distaccata e, soprattutto, opportunista. L'uomo cinico si fa calcolatore...
Le emozioni vengono soppiantate da un imperativo che potrebbe essere riassunto dalla celebre frase del Machiavelli: "Il fine giustifica i mezzi".
Il cinismo diventa quindi l'attributo predominante (ma lo è sempre stato..) nei governanti e nei potenti, di qualunque specie e colore, che muovono guerra nei secoli per pezzi di terra, più o meno estesi, o per far sposare le proprie figlie a (vecchi o giovani) potenti con cui stringere alleanze di potere. Diventano persone in grado di prendere decisioni anche crudeli con fredda (cinica per l'appunto..) razionalità e ovviamente sciolti da ogni vincolo morale.
Nella società consumistica odierna il fascino di questi personaggi lo troviamo ben presente in molti prodotti cinematografici o televisivi, con la ridda di personaggi proposti che son capaci di gesti rivoltanti, ma con una capacità di 'imporsi' su tutti e tutto, di agire, che l'uomo moderno trova, in un certo senso, degna di ammirazione.
E tanto è maggiore l'ammirazione in quanto l'uomo cinico contemporaneo è incapace di questa decisionalità e di questa forza, seppur malevola...
Infatti il cinismo comune si risolve nell'ordinarietà di rapporti sempre più distaccati emotivamente dall'altro e nell'individualismo che li caratterizza. Diventa l'incapacità, ormai piuttosto generalizzata, di pensare l'uomo come membro di una 'comunità'. Si arriva a giustificare ogni povertà e oppressione altrui con freddezza, in nome del solo interesse economico.
Il mercatismo attuale è la forma più 'matura' di questo cinismo e probabilmente, a mio avviso, anche il maggior responsabile. Tutta l'adesione al 'mercato', e che spinge ad un sempre maggior aumento di produttività, a un Pil che deve continuamente 'crescre', si trasforma in un'opera giornaliera e costante di persuasione all'aumento dei consumi, oppure a mutarli in ragione dell'interesse del mercato stesso. 
A questo scopo diventa importante isolare le persone, metterle quasi una contro l'altra, diffidare dell'altro...
Il cinismo termine la sua parabola, si potrebbe dire, nell'alienazione dell'uomo moderno. Le persone smettono di essere sorgenti di pensiero autonomo per diventare semplicemente parte di un processo. Diventano quasi numeri ,sostituibili in qualsiasi momento le esigenze del mercato stesso lo richiedano.
Nella visione del cinico moderno il denaro fa muovere tutto. Il potere è automaticamente associato al '"credito" e quindi all'accumulo continuo di ricchezza. Più se ne ha, meglio è...spesso a ogni costo.
Persino nelle scuole, dove si parla di debiti e crediti formativi, questo atteggiamento s'intrufola, viene legittimato. Si prepara il giovane ad adeguarsi ad una società basata su questo abito mentale. Lo studente diventa allora 'cinico' nell'incuranza della propria formazione etica, che la scuola demanda sempre ad altri soggetti come la famiglia, ormai sempre più farraginosi, e teso solamente ad acquisire crediti o recuperare debiti...magari copiando pure dal compagno. Non ci si forma come persone ma si consuma conoscenza. Conoscenza 'certificata'...
Cinico diventa l'atteggiamento del lavoratore dipendente che accetta non solo le sue condizioni di lavoro, terrorizzato dal perdere il posto in quanto facilmente sostituibile, ma pure quelle del compagno di lavoro.
Nelle aziende infatti ormai coesistono due tipi di lavoratori: quelli a tempo indeterminato che godono (ancora) di diritti e quelli, come i precari, tirocinanti, partite iva fasulle,ecc. che accettano condizioni ben inferiori. I lavoratori stabili, che sono gli unici che potrebbero sostenere con un pò di forza i diritti dei loro colleghi precari, in fondo si sentono 'salvi', quindi perché preoccuparsi dei problemi degli altri? Non è cinismo anche questo , seppur in parte giustificato da una comprensibile paura? Si vede l'ingiustizia, ma si preferisce far finta di non vederla, per terrore di 'cadere' nella stessa situazione.
Il cinismo indotto in cui viviamo immersi ci fa tutti un pò più vigliacchi. Man mano che la paura di 'perdere' si fa sempre più presente, finiamo ovviamente per alzare barricate. L'uomo moderno è così sempre più solo, sempre più riottoso ad accettare il dialogo. Isolato in questa situazione tende a vedere il futuro orizzonte come sempre più scuro...
Sulla strada del bosco
Una ragazza in lacrime
Trattiene rondini nei capelli.

bobmax

Eppure, Sariputra, anche questo cinismo dilagante non sarà a suo modo "necessario"?

Non occorre andare all'inferno per poi, forse, riveder le stelle?
Tardi ti ho amata, bellezza tanto antica e tanto nuova, tardi ti ho amata. Tu eri con me, mentre io ero lontano da te.

Ipazia

Citazione di: Sariputra il 12 Novembre 2019, 12:25:01 PM
Un tratto saliente, a mio parere, della società occidentale  è il cinismo. Sentirsi dire di essere dei cinici non è un gran complimento , anche se molti ormai se ne fanno un vanto...e anche questo è un segno dei tempi. Non è però sempre stato così...
Il termine 'cinico' deriva dal latino 'cynicus' che vuol dire "canino, cane" e si rifà alla vita di Diogene di Sinope che viveva in una botte ad Atene e che ne è considerato come il padre. Diogene viveva in estrema povertà mangiando gli scarti e i rifiuti e si narra si aggirasse con una lanterna in mano 'cercando l'uomo'. Al di là del suo stile di vita era probabilmente una delle menti più notevoli della Grecia del V sec. a.Y. Riteneva infatti che la natura avesse fornito l'uomo di tutto ciò di cui necessitava, ma che questi rifiutava la generosa offerta per 'vendere' il proprio cuore a futilità poco importanti.
Era perciò un cinismo che puntava all'abbandono dei beni materiali, della superficialità e della mondanità per darsi lo spazio necessario alla ricerca della vera natura umana. Ecco quindi il rifiuto che la filosofia cinica opponeva alla ricchezza, al potere e alla fama, con contorno di gloria, già ben presenti nella società ellenica del tempo. All'inizio era quindi una sorta di critica dell'esistente e aveva un significato molto diverso da quello che gli attribuiamo , nel linguaggio comune, oggi...
Questa filosofia pratica che potremmo definire 'umanista', prodotta dal pensiero ellenico, viene soppiantata dall'avvento del Cristianesimo, a cui si deve il significato attuale del termine.
Lentamente, da una filosofia pratica a tutto tondo, si passa ad un atteggiamento verso la vita, le persone e le vicissitudini esistenziali nei riguardi delle quali si assume un'attitudine che si potrebbe definire come 'fredda', distaccata e, soprattutto, opportunista. L'uomo cinico si fa calcolatore...

Peter Sloterdijk nella sua "Critica della ragion cinica" separa nettamente queste due forme storiche di "cinismo" distinguendo Kynismus che è manifestazione della critica antagonista caratteristica di Diogene il cinico, da Zynismus, che è l'atteggiamento mentale tipico di chi detiene il potere e nullifica cinicamente, a puro mezzo dei propri interessi, chi ne è escluso.

Tale dualismo permane valido anche ai nostri giorni e confonde tutti i discorsi sul nichilismo dai demoni dostoevskianij al ressentiment nicciano alle apocalittiche grida manzoniane contro il nichilismo dei contemporanei.

Quando si accusa qualcuno o qualcosa di cinismo e nichilismo si dovrebbe aver chiara questa distinzione, anche in un'epoca di povertà cognitiva dialettica, e marcata propensione al manicheismo, come la nostra.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

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