Chiusura festiva dei centri commerciali

Aperto da Sariputra, 10 Settembre 2018, 10:08:55 AM

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Sariputra

Pare che il nuovo governo sia intenzionato a far rispettare lo stop domenicale agli ipermercati e centri commerciali vari. Al di là di ogni considerazione e polemica politica, che vedo alla fine comparire sempre, anche su questioni prettamente pratiche, concrete e di vita ordinaria, premetto subito che sono favorevole. Mi domando sempre, passando a volte davanti a questi centri, con i piazzali strabordanti d'auto parcheggiate, qual'è il senso , se non un evidente spirito masochista, di passare le domeniche, che per molti sono magari l'unico giorno di libertà dal lavoro, rinchiusi colà. Non parliamo poi dell'evidente danno alla salute che comporta, soprattutto nei giovani, che sono la maggioranza dei frequentatori domenicali, intristire la propria vita e penalizzare il proprio corpo mentre si bighellona a rimirar vetrine, pressochè sempre le stesse che si ripetono in lunghe teorie. Si dice che quasi 19 milioni di italiani scelgono questo giorno per far la spesa...e si aggiunge: perché privarli di questa libertà? Si dovrebbe mettere sul piatto della bilancia però anche il fatto che questa libertà va a negare la libertà di godere della festività a decine di migliaia di giovani, il cui stipendio aumenta di soli 15 euro netti per questo sacrificio. E poi...diciamocela tutta...questa possibilità d'acquistar cibo precotto, pronto e subito consumabile (le cose devono essere veloci e facili oggigiorno...) non sta distruggendo tutto quel patrimonio di capacità culinarie che si tramandavano di generazione in generazione (amen!)? Conoscete qualche giovane donna che non preferisca un aperitivo nel centro commerciale e subito dopo un trancetto di pizza rammolllita al mettersi ai fornelli per un paio d'ore, a volte come minimo, per sfornare qualche piatto da cristiani? La domenica non era il giorno in cui il tempo si dilatava e perdeva l'eccessiva frenesia giornaliera? Così capitava che persino gli uomini potevano spadellare e inventarsi improponibili manicaretti , spesso causa di divertentissime baruffe con le compagne, tra l'ilarità e gli schiamazzi dei figlioli. Adesso è consueto invece estrarre lo smartphone e inviare un breve messaggio whapp: "Papi non torno per pranzo ho già mangiato non preoccuparti tvb"...tutto rigorosamente senza punteggiatura, che è uno degli aspetti più deprimenti della cosa. Come si fa a desiderar di sostituire un piatto di caldo stufato speziato, ricoperto da deliziose patate al forno e abbellito da un paio di fette spesse quattro dita di polenta taragna, con un tramezzino impastato con Dio solo sa che cosa  o con un burghy plastificato? Ecco ...son queste cose che ci ammazzano la gioia di vivere.
Come si fa a preferire un pomeriggio festivo passato a pesar le pere, chiusi nel formicaio di un centro di commerciale, ad uno dedicato , che so,a una bella passeggiata tra le colline che van riempiendosi, a poco a poco, degli infiniti colori dell'autunno incipiente? Colline spesso generose, se si sa cercare, di prodotti veramente gratuiti, in attesa della mano del viandante: nocciole, lamponi, more, cicoria e grappoli d'uva dimenticati sui tralci delle viti dai vendemmiatori. Tutto rigorosamente "free", come si usa dire oggi, e pertanto ancor più apprezzabile, in questi giorni in cui son capaci di chiederti cinque euro per un pugno di mirtilli coltivati in serra.E poi...la meraviglia dei funghi, che riempiono di profumo il sottobosco: porcini, chiodini, prataioli con cui metter su un risottino delicato, con una noce di burro fatto in casa.
Come dimenticare poi la pace e la tranquillità che ti scendono nell'animo, man mano che il sudore e la fatica ti stancano il corpo? E la gioia di tornare a casa con la sporta piena di prodotti della terra da mostrare...a chi?...non c'è nessuno?...Son tutti all'ipermercato!  :'(  :'(
E così i giorni di festa passano, come la pioggia sulle colline...i lamponi avvizziscono in frigorifero e la cicoria finisce nel recinto dei conigli, che ringraziano...
Non trovate che ci sia qualcosa di perverso in tutto questo?.. Io la vedo proprio come  un'autentica perversione dello spirito umano. Come si fa a preferire ciò che è stretto a ciò che invece è vasto? Perché il chiuso preferito all'aperto? L'aria condizionata e riciclata all'aria aperta e ai suoi profumi? Rovistare tra le cose morte invece che cercare le vive? La confusione della folla, il camminare cercando di schivarsi l'un l'altro, senza mai salutare nessuno invece che gli incontri sul sentiero, dove gli sguardi si incrociano, i sorrisi fioriscono e si arriva persino a scambiarsi, a volte, quattro impressioni sul tempo che fa? Se non è una forma di perversione questa, una sorta di rito collettivo masochistico...
Far la spesa di sabato poi, oltre che fattibilissimo, produce un doppio risultato: si è costretti a ragionar sull'indomani, su quello che si vuol preparare  al pranzo del giorno di festa, stimolando quindi la fantasia culinaria, e si ottiene un risparmio economico perché, con la spesa per un tramezzino, si può invece sfornare un piatto di cipolle alla Uccia** per tutta la famiglia.
Vedete un pò voi...

**Ricetta delle "Cipolle alla Uccia":
Si fanno bollire cipolle bianche novelle (in quantità variabile secondo i commensali) sino alla cottura in acqua leggermente salata.
Si scolano e si prepara una teglia con un pò d'olio extravergine d'oliva sul fondo.
Si stendono le cipolle cotte nella teglia e si coprono con pane grattugiato (va benissimo il pane vecchio che tanti invece buttano nell'immondizia...) e formaggio grattugiato ( grana o, per chi piace, pecorino sardo).
Si bagna il tutto sempre con l'olio d'oliva.
Si inforna a 180-200° per una quindicina di minuti
Semplicissimo e facile.
Sulla strada del bosco
Una ragazza in lacrime
Trattiene rondini nei capelli.

sgiombo

A parte queste sagge consIderazioni, nel mio vocabolario costringere la gente a lavorare nei giorni festivi senza necessità (non nel caso, comunque da limitare al minimo indispensabile, di medici, pompieri, ecc. il cui lavoro festivo va adeguatamente compensato con riposi feriali e pagato più del "normale" lavoro feriale) dicesi:

BARBARIE ! ! !

sgiombo

N. B.:

Con ipocrisia del tuto tipica dell' istituzione, fin da quando fu barbaricamente reintrodotta questa usanza abominevole, la chiesa cattolica (papa il pessimo "Santosubito GP2") non mi risulta abbia mai invocato da parte dei suoi fedeli il rispetto del precetto:

"Ricordati di santificare le feste" 

(Beh sì, anch' io da bambino ho fatto il chierichetto).

Jacopus

#3
Sono d'accordo sulla chiusura, ma la ritengo una decisione propagandistica, della serie: "gli anni d'oro, quando eravamo piu' buoni e piu' genuini." Per essere coerenti con la chiusura bisognerebbe disincentivare il commercio globalizzato, il lavoro femminile, ripristinare l'art. 18 dello statuto dei lavoratori, le partite di serie  A tutte la domenica pomeriggio, l'abolizione di tutti i contratti atipici, il sostegno dei circoli sociali e degli oratori e anche, perche' no, delle case del popolo.
In questi provvedimenti come in tanti altri simili vedo solo la diffusione di propaganda a poco prezzo, senza una visione d'insieme, tanto per dimostrare che qualcosa si e' fatto e quel qualcosa e' solo un piccolo brano di "radio nostalgia". Direi che oscilliamo tra il grottesco e lo slogan inutile.
Inoltre vi e' il chiaro appoggio al ceto elettorale dei piccoli commercianti di quartiere e di paese, la solita piccola e piccolissima borghesia che sostenne per 40 anni la vecchia DC. Insomma  "nihil sub sole novi".
Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.

baylham

Citazione di: Sariputra il 10 Settembre 2018, 10:08:55 AM
Mi domando sempre, passando a volte davanti a questi centri, con i piazzali strabordanti d'auto parcheggiate, qual'è il senso , se non un evidente spirito masochista, di passare le domeniche, che per molti sono magari l'unico giorno di libertà dal lavoro, rinchiusi colà.
.....
Si dice che quasi 19 milioni di italiani scelgono questo giorno per far la spesa...e si aggiunge: perché privarli di questa libertà?

Fare gli acquisti, la spesa, è un aspetto sociale ed economico semplice, ripetitivo, ma importante e significativo della vita, soprattutto se condiviso con familiari, compagni o amici.

Tuttavia che la vita si restringa a produrre e consumare e che addirittura la libertà consista nel consumare è il segno della decadenza economica e sociale contemporanea dell'Italia e dell'Occidente. Fino a qualche decennio fa, se non erro, il sabato pomeriggio era il giorno dei consumi, la domenica era il giorno libero. Prevale negli aspetti economici la concorrenza al ribasso che deteriora la qualità della vita.

La politica è espressione del conflitto di interessi, lo scontro è inevitabile. Sono d'accordo con la chiusura domenicale dei negozi.





Sariputra

Citazione di: Jacopus il 10 Settembre 2018, 15:06:06 PMSono d'accordo sulla chiusura, ma la ritengo una decisione propagandistica, della serie: "gli anni d'oro, quando eravamo piu' buoni e piu' genuini." Per essere coerenti con la chiusura bisognerebbe disincentivare il commercio globalizzato, il lavoro femminile, ripristinare l'art. 18 dello statuto dei lavoratori, le partite di serie A tutte la domenica pomeriggio, l'abolizione di tutti i contratti atipici, il sostegno dei circoli sociali e degli oratori e anche, perche' no, delle case del popolo. In questi provvedimenti come in tanti altri simili vedo solo la diffusione di propaganda a poco prezzo, senza una visione d'insieme, tanto per dimostrare che qualcosa si e' fatto e quel qualcosa e' solo un piccolo brano di "radio nostalgia". Direi che oscilliamo tra il grottesco e lo slogan inutile. Inoltre vi e' il chiaro appoggio al ceto elettorale dei piccoli commercianti di quartiere e di paese, la solita piccola e piccolissima borghesia che sostenne per 40 anni la vecchia DC. Insomma "nihil sub sole novi".

Beh! I piccoli commercianti di quartiere hanno anche una funzione sociale. Avete mai visto come sono in difficoltà gli anziani soli nel far la spesa in un supermercato affollatissimo di un centro commerciale ? Come a volte son trattati per la lentezza nel comprendere come il tutto funziona? Quando , con gli occhiali appannati, scrutano lentamente i prezzi dell'affettato con , di fronte a loro, commesse imbufalite per il tempo che gli occorre per decidere? E poi chiedono se possono averne "solo mezzo etto", ricevendo spesso risposte stizzate ( soprattutto alla domenica...quando, giustamente, le donne in servizio al banco gastronomico hanno spesso un diavolo per capello)?
Negli "anni d'oro" non eravamo più buoni forse, ma sicuramente il cibo era più genuino e forse, tutto sommato, più "genuina" la vita intesa nel suo complesso.
Ripristinare le tutele dei lavoratori io non lo vedo come un regresso, caso mai regresso lo è stato il toglierle. Il fatto che lo si faccia in tutto il globo non mi sembra significhi necessariamente che sia un "progresso". A meno che non s'intenda con il termine 'progresso' l'adeguarsi al ribasso, al peggio...
Vedremo ovviamente, come rilevato, se questi nuovi governanti saranno coerenti anche su questo e non si limiteranno a qualche provvedimento spot, visto che la chiusura alla domenica è, in primo luogo, a parer mio, una decisione che è nell'interesse dei lavoratori (basta parlare con qualcuno/a di loro per rendersi conto del peso che incombe nel dover lavorare pure nelle festività...senza adeguato compenso peraltro).
Sul fatto che il papa GPII non abbia tuonato contro, come rileva Sgiombo, non sono totalmente d'accordo. L'errore, secondo me, è stato quello di rilevare sostanzialmente solo l'effetto sulla famiglia , sulla sua coesione, più che sull'ingiustizia in se stessa. Valutazione anche comprensibile, da un certo punto di vista, ma che diventava 'annacquante' per così dire. Quasi come affermare: accettiamolo perché il mondo va così e bisogna pur lavorare (accettando implicitamente l'ingiustizia in sé), ma tuteliamo le famiglie (come?... :-\ ) e la frequenza ai riti...
Sulla strada del bosco
Una ragazza in lacrime
Trattiene rondini nei capelli.

sgiombo

Errata corrige (anche se sono quasi sinOnimi):

dicesi:

SCHIAVITU'

Socrate78

Andrò controcorrente forse, ma io ritengo che non ci sia affatto corrispondenza tra la convenienza soggettiva e immediata del lavoratore e il benessere economico della società nel suo complesso: un lavoratore potrà anche beneficiare di maggior riposo, ma se quando si riposa non vende circola meno denaro e quindi l'economia si sviluppa meno e si crea un danno anche per lo stesso lavoratore che guadagna ovviamente di meno. Elementare, o no?

davintro

contrario alla chiusura, in quanto la ritengo un'interferenza arbitraria dello stato nella vita dei singoli individui, e quel che è peggio che cerca di giustificare se stessa sulla base di argomenti moralistici, come l'idea che la Domenica debba essere riservata alla famiglia anziché al lavoro tipici di uno stato etico totalitario che vuole imporre una morale pseudooggettiva, a scapito della libertà di scelta dei singoli, lavoratori e consumatori. Non mi ritengo uno schiavo del consumismo e non ho molta simpatia per i centri commerciali, ma ho l'umiltà di considerare ciò un mio semplice gusto soggettivo che mai desidererei imporre agli altri. Sarebbe come se fossi favorevole a vietare per legge cibi come il formaggio o la mozzarella perché mi disgustano, non considerando che sono liberissimo di evitare di mangiarli senza bisogno di obbligare gli altri a comportarsi come me. In generale sono contrario a qualunque idea di stato etico totalitario che pretenda di saperne più di me in cosa dovrebbe consistere il mio benessere, trattandomi come un bambino incapace di discernere autonomamente il suo bene, e compire scelte conseguenti. Dove sta scritto che una persona non possa coltivare le sue relazioni con la famiglia e con i suoi amici in un giorno infrasettimanale? Dove sta scritto che per tutti stare in famiglia sia più piacevole che lavorare, dove sta scritto che una persona non possa preferire avere come giornata libera un giorno infrasettimanale, magari un amante della lettura, che nel tempo libero preferisce frequentare librerie o biblioteche nei giorni in cui sono aperte, anziché di domenica dove questi luoghi sono chiusi? Perché lo stato deve imporre a tutti una ruotine settimanale in cui il tempo libero dal lavoro consiste nella tradizionale gita fuori porta la domenica con la famiglia, anziché avere liberi il Martedì o Mercoledì per leggersi un libro in biblioteca e incontrare gli amici che condividono i suoi interessi culturali, anziché lasciare che ciascuno si organizzi sulla base delle proprie esigenze personali?

Sariputra

@Davintro
Se per 'stato etico' intendi uno stato che si prenda in carico anche l'interesse degli strati più deboli della popolazione, io allora sono invece favorevole ad uno stato 'etico'.
Il tuo ragionamento sarebbe giusto se ognuno potesse liberamente scegliersi i giorni in cui lavorare e non ne fosse invece costretto. Mentre invece siamo in presenza di un sistema che utilizza prevalentemente giovani che non trovano altra occupazione , con contratti a tempo determinato, costretti loro malgrado a lavorare praticamente sempre , con stipendi che non tengono conto delle festività, o ne tengono conto in maniera risibile...quindi io non la vedo come un'ingerenza arbitraria nella vita degli individui, casomai un'ingerenza nella struttura vessatoria dei padroni di questi centri... :)
Sulla strada del bosco
Una ragazza in lacrime
Trattiene rondini nei capelli.

Phil

Ho letto in giro (non fidatevi troppo) che la chiusura domenicale porterebbe anche alla "chiusura" di 50.000 posti di lavoro (essendoci turni in meno da coprire, serve meno personale). Se anche fossero la metà, direi che sono a sufficienza per valutare bene se "santificare la domenica" (con religione, pallone o attività extra, magari in musei o cinema in cui altra gente lavora...) valga davvero tutti quei posti di lavoro. 
Perdere lavoratori, senza dirlo, comporta un'economia che "gira" di meno e più sussidi di disoccupazione e affini (non proprio un toccasana per le casse dello stato). Certo, per le aziende è un risparmio, anziché vendere x (fabbisogno nazionale) in 7 giorni, lo vendono quasi identico (si parla del 10% in meno, forse assorbito in parte dal mercato onlinein 6 giorni, quindi si abbassano i costi di gestione, ma è anche vero che quei 50.000, faranno probabilmente un po' di spesa in meno... potranno in compenso godersi la famiglia, e non solo la domenica, purtroppo per loro  ;)

La domenica non è già più un "giorno speciale" per tutti coloro che lavorano a turni in molti settori e, in uno stato laico, non ha troppo motivo per essere considerata tale, soprattutto se produce disoccupazione e meno servizi (l'importante è avere un giorno libero). 
Concordo in generale con davintro.

paul11

Avrebbero dovuto fare aperture a turno come le farmacie.
Quando si liberalizza accade che tutti debbono adeguarsi.
Ma guardatelo da un punto di visto economico: tener aperto 7 giorni invece di 5-6 ha aumentato i fatturati.....di tutti?
Quanti veramente fanno la spesa nei centri commerciali, o invece bighellonano avanti e indietro con mariti esausti.....
Ma c'è l'aria condizionata d'estate e non fa freddo d'inverno.
Ci ha guadagnato la grande distribuzione sul negozietto e i negozi in franchising, le catene di negozi con lo stesso marchio., che hanno ammazzato il negozietto.
Ma non gli conviene tenere aperto 7 giorni perchè il giorno in più non è che fa spendere di più le famiglie, semplicemente fanno meno la spesa negli altri giorni. Rimangono aperti perchè non possono lasciare occasioni alla concorrenza di vendere e tutti si sono adeguati.
Ma sono aumentate le spese di gestione , quelli generali di energia elettrica e hanno compresso i lavoratori.
I contratti nazionali prevedono tante flessibilità festive e la tassazione in Italia arriva all'aliquota del 30 e passa % per cui non conviene nemmeno lavorare di più.Meglio stare a casa che lavorare di Domenica.Le cassiere sono quasi tutte in part-time e contratti da precari .Insomma il dover tener aperti in continuazione non ha aumentato i fatturati , ma aumentano le spese , e il primo costo da contenere è quello del lavoro che si flessibilizza,si rende elastico negli orari settimanali con turnazioni.
La gente crede che sia il mondo dei balocchi, tutte quelle luci, ci si incontra: è una città nella città, ma a temperatura mitizzata,Invece dei vecchi portici, eccoli, la massa che continua a  girare.
Provate a chiedere ad un ebreo praticante  di non santificare il sabato o ad un islamico il ramadan...............forse sono dei retrogradi, e noi siamo la massa del progresso, avanti tutta...una,due, tre vasche e poi a casa davanti alle tivu....ma che bella giornata.

sgiombo

#12
Citazione di: Socrate78 il 10 Settembre 2018, 18:28:19 PM
Andrò controcorrente forse, ma io ritengo che non ci sia affatto corrispondenza tra la convenienza soggettiva e immediata del lavoratore e il benessere economico della società nel suo complesso: un lavoratore potrà anche beneficiare di maggior riposo, ma se quando si riposa non vende circola meno denaro e quindi l'economia si sviluppa meno e si crea un danno anche per lo stesso lavoratore che guadagna ovviamente di meno. Elementare, o no?


Balle!
Quando l' elementare principio di civiltà del riposo festivo era rispettato l' "economia" andava anche molto meglio.

Le uniche categorie che in generale (salvo inevitabili eccezioni che confermano la regola) stanno meglio ora sono quelle dei parassiti improduttivi tipo manager, imprenditori, banchieri, economisti, pubblicitari, ecc. mentre quelle produttive stanno generalmente (salvo inevitabili eccezioni che confermano la regola) peggio, spesso molto peggio.

Non cé condizione peggiore di quella dello schiavo contento di esserlo perché il padrone gli ha raccontato che é libero e benestante e lui ci crede!

N.B.: del "credere di essere libero e benestante" da parte dello schiavo che presta fede alla balle del padrone fa parte il ritenere "produttivi" manager, imprenditori, banchieri, economisti, pubblicitari, ecc.

InVerno

#13
Io non butterei il discorso sul come passa le domeniche la gente perchè allora il discorso di davidintro diventa imperativo. Mi preoccuperei del monte ore dei lavoratori, che essi possano prendersi o meno ferie la domenica o qualsiasi altro giorno gli aggradi. A mio avviso questa fa il paio con le condizioni dei lavoratori dell'ecommerce, nel senso che presenta le stesse caratteristiche. Avere negozi aperti la domenica è un vantaggio assai modesto per il consumatore ma che arreca gravi disagi alla vita di chi poi deve tenere aperto. Allo stesso modo non c'è davvero nessuna ragione per cui quel pacco pieno di plastica debba arrivare in un giorno e non il giorno dopo buttando alla graticola magazzinieri e corrieri per questo. Se sono i desideri del consumatore l'unico metro di valutazione con cui si stabiliscono le regole del lavoro, si darà piena forza a capricciosi consumatori compulsivi che se strafregano delle condizioni di lavoro dei distributori.. E' evidente che un qualche tipo di filtro tra domanda e offerta debba essere posto in atto. Ricordo che nella maggior parte delle metropoli europee molte catene tengono aperto non solo alla domenica ma anche 24\24. Non si capisce perchè uno debba andarsi a comprare cocacola e wurstel a mezzanotte, a meno che i suoi orari non si basino sul fatto che lui possa procurarsi il cibo anche di notte perchè il suo giorno non esiste più, assorbito dal lavoro. E mentre avere negozi aperti 24\24 potrebbe essere visto come un eventuale vantaggio del consumatore, il fatto è che legittima la sua inesistenza nelle strade il giorno.
Non ci si salva da un inferno, sposandone un altro. Ipazia

baylham

#14
Citazione di: davintro il 10 Settembre 2018, 18:32:34 PM
contrario alla chiusura, in quanto la ritengo un'interferenza arbitraria dello stato nella vita dei singoli individui, e quel che è peggio che cerca di giustificare se stessa sulla base di argomenti moralistici, come l'idea che la Domenica debba essere riservata alla famiglia anziché al lavoro tipici di uno stato etico totalitario che vuole imporre una morale pseudooggettiva, a scapito della libertà di scelta dei singoli, lavoratori e consumatori. Non mi ritengo uno schiavo del consumismo e non ho molta simpatia per i centri commerciali, ma ho l'umiltà di considerare ciò un mio semplice gusto soggettivo che mai desidererei imporre agli altri. Sarebbe come se fossi favorevole a vietare per legge cibi come il formaggio o la mozzarella perché mi disgustano, non considerando che sono liberissimo di evitare di mangiarli senza bisogno di obbligare gli altri a comportarsi come me. In generale sono contrario a qualunque idea di stato etico totalitario che pretenda di saperne più di me in cosa dovrebbe consistere il mio benessere, trattandomi come un bambino incapace di discernere autonomamente il suo bene, e compire scelte conseguenti. Dove sta scritto che una persona non possa coltivare le sue relazioni con la famiglia e con i suoi amici in un giorno infrasettimanale? Dove sta scritto che per tutti stare in famiglia sia più piacevole che lavorare, dove sta scritto che una persona non possa preferire avere come giornata libera un giorno infrasettimanale, magari un amante della lettura, che nel tempo libero preferisce frequentare librerie o biblioteche nei giorni in cui sono aperte, anziché di domenica dove questi luoghi sono chiusi? Perché lo stato deve imporre a tutti una ruotine settimanale in cui il tempo libero dal lavoro consiste nella tradizionale gita fuori porta la domenica con la famiglia, anziché avere liberi il Martedì o Mercoledì per leggersi un libro in biblioteca e incontrare gli amici che condividono i suoi interessi culturali, anziché lasciare che ciascuno si organizzi sulla base delle proprie esigenze personali?

Le tue argomentazioni sono moralistiche come quelle di qualunque altro uomo e qualunque stato è etico, basa la sua organizzazione su regole etiche. Uno stato democratico fa scelte etiche come uno stato totalitario.

Non so se sia lo stato a trattare gli individui come bambini o se siano gli individui a trattare gli altri e lo stato come bambini. In ogni caso i principi liberali dell'individuo sono in contraddizione con i principi dello stato e delle altre organizzazioni collettive come l'azienda, l'impresa. Nel lavoro ad esempio non si sceglie liberamente quando, quanto e come lavorare, nella maggior parte dei casi è un prendere o lasciare.

Se non si pongono dei limiti, delle restrizioni nel lavoro, nell'economia di mercato, con la concorrenza non c'è limite al peggioramento delle condizioni di lavoro per tutti e alle esternalità negative. La liberalizzazione degli orari dei negozi commerciali verrà poi estesa agli altri settori costringendo tutti a tempi di lavoro disumani, senza limiti.

Difendere i negozi commerciali, piccoli o grandi, dal commercio elettronico con le aperture domenicali è velleitario. Semmai è proprio l'esistenza di un giorno festivo settimanale, di riposo dal lavoro, comune per la maggior parte della popolazione che rallenta, ostacola la crescita del commercio elettronico.

L'occupazione non è un problema da affrontare a livello di una azienda, di un settore economico, l'occupazione è un problema del sistema economico nel suo complesso. La chiusura domenicale comporta delle perdite di occupazione nel settore della grande distribuzione? Verissimo, ma quanti piccoli imprenditori sono spariti, hanno perso la loro occupazione con la liberalizzazione delle aperture domenicali? Questo è l'effetto principale, se non unico della liberalizzazione delle aperture, la contrazione del numero dei negozi, la concentrazione del settore commerciale.

Il motivo principale per cui sono favorevole ad un giorno di chiusura di tutte le attività produttive non strettamente necessarie è la possibilità di favorire le relazioni sociali più autentiche, più libere. Se non c'è un giorno in comune queste relazioni sociali sono ostacolate o impedite. Come si organizza una qualunque manifestazione, un festeggiamento, una gita, un gioco, un convivio, un incontro collettivo se non c'è un giorno in comune da condividere?

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