Cartesio e il "test" di Turing!

Aperto da Eutidemo, 16 Giugno 2022, 06:57:41 AM

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Eutidemo

René Descartes, nel suo "Discorso sul metodo", risalente al 1637, scriveva: "Se vi fossero delle macchine simili ai nostri corpi, che ne imitassero le azioni quanto è praticamente possibile avremmo sempre due mezzi certissimi per riconoscere che non per questo sarebbero dei veri uomini: [...] mai potrebbero usare delle parole e [...] anche se facessero parecchie cose bene quanto noi, immancabilmente in qualche altra cosa fallirebbero, dando modo di scoprire che non sono esseri umani".
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Alan Turing, nel 1950, inventò un "test" per determinare se una macchina possa davvero essere scambiata per un essere umano, oppure no.
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Il "test" di Turing si suddivide in due fasi.
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PRIMA FASE
Nella prima fase partecipano tre persone:
- un uomo;
- una donna
- un intervistatore.
Le tre persone si trovano in tre stanze separate e comunicano tra loro tramite una telescrivente (nel 1950 non si poteva ancora "chattare" su INTERNET).
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L'intervistatore formula delle domande scritte alle altre due persone; però non le vede, quindi, non sa se si sta rivolgendo alla donna o all'uomo.
Lo scopo delle domande è di capire il sesso delle altre due persone e capire quale sia l'uomo e quale sia una donna; però solo uno dei due intervistati è sincero, mentre l'altro finge di essere del sesso opposto
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Ed infatti i due partecipanti hanno scopi diversi:
- un partecipante dice sempre la verità, ed ha l'obiettivo di agevolare l'identificazione da parte dell'intervistatore
- l'altro partecipante, invece, mente, avendo l'obiettivo di far sbagliare l'identificazione da parte dell'intervistatore, e quindi fornisce risposte non veritiere.
L'intervistatore non sa chi mente e chi è sincero, ma deve riuscire a capirlo da sé; e,  al termine del gioco l'intervistatore deve decidere chi dei due partecipanti è l'uomo e chi è la donna.
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Se, ripetendo il gioco N volte, l'intervistatore sbaglia il sesso dei partecipanti per X volte, diremo che il suo tasso di errore è pari a X/N.
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SECONDA FASE
Nella seconda fase del test uno dei due partecipanti non è nè un uomo nè una donna, bensì un computer.
Adesso l'intervistatore deve capire se a rispondere è un uomo oppure una macchina, ma il processo è sempre lo stesso: cioè l'intervistatore formula delle domande ai partecipanti tramite telescrivente,  ma non può vederli.
Non sa se sta parlando con due esseri umani (maschio o femmina) o se uno di loro è una macchina; e, alla fine del gioco, dovrà identificare i partecipanti basandosi esclusivamente sulle loro risposte scritte.
Il gioco si ripete N volte e l'intervistatore sbaglia l'identificazione dei partecipanti per Z volte, ottenendo un tasso di errore percentuale pari a Z/N.
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CONCLUSIONE
Se la percentuale di errore nel gioco in cui partecipa la macchina è simile o inferiore a quella del gioco per individuare l'uomo e la donna, allora, secondo Turing,  il suo "test" può dirsi superato.
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Il che, ovviamente, non vuol dire certo dire che la macchina sia "umana", ma, soltanto, che la sua imitazione del comportamento umano è talmente indistiguibile dal comportamento di un vero essere umano, che, diversamente da quanto asseriva Descartes, la "differenza" cessa di avere rilevanza pratica ed effettuale.
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TEST SEMPLIFICATO
Esiste una versione semplificata del Test di Turing, nella quale l'intervistatore umano dialoga tramite con un solo altro soggetto posto in un'altra stanza; potrebbe trattarsi di una persona oppure di una macchina, la quale deve convincere l'intervistatore che anch'essa è umana.
Questa versione semplificata del test di Turing, che, ormai, non si fa più tramite telescrivente, bensì ONLINE, è ormai la più diffusa, ma è anche meno efficace di quella originaria di Turing.
Ed infatti, da molto tempo, sono stati realizzati programmi molto semplici (ma non veramente "intelligenti"), in grado di ingannare un essere umano  per un po' di tempo; ma solo tramite dei "trucchi", che, dopo qualche minuto di conversazione, è facilissimo scoprire.
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IL PREMIO LOEBNER
Nel 1991 Hugh Loebner ha indetto un concorso mettendo in palio un premio di centomila dollari al primo sviluppatore che sia in grado di superare il "vero" Test di Turing; tale competizione, però, ha ricevuto varie critiche, tra cui quella dell'informatico Marvin Minsky, che l'ha definita "una bravata pubblicitaria".
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LA COMPETIZIONE ANNUALE DELLA ROYAL SOCIETY DI LONDRA
Nel 2014, nella Competition, organizzata come ogni anno dalla Royal Society di Londra, nel Regno Unito, "Eugene Goostman" sembra sia stato il primo software ad avere superato il "test di Turing", convincendo un giudice su tre di essere un ragazzino di 13 anni di origini ucraine in grado di parlare un inglese scolastico.
La notizia è stata molto commentata, dai media e su numerosi siti di appassionati di informatica:
- sia perché finora nessun software aveva mai superato il test in questione;
- sia perché permangono dei dubbi sull'effettivo risultato raggiunto da Eugene.
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Ed infatti, il risultato ottenuto da Eugene è molto discusso perché, secondo diversi osservatori, gli sviluppatori del software hanno usato qualche trucco aggiuntivo per trarre in inganno i giudici.
Ed infatti, "Eugene Goostman" si è presentato come un ragazzino di 13 anni ucraino che se la cavava mediocremente con l'inglese; quindi, i giudici hanno accettato che potesse dare risposte poco comprensibili o che si dimostrasse meno preparato, vista la sua giovane età.
Per i detrattori di Eugene, il test di Turing è stato quindi vinto con una sorta di inganno, seppure tecnicamente ineccepibile per le regole del test.
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I COMPUTER SCACCHISTICI
Personalmente, giocando a scacchi "online" con degli amici che vivono all'estero, mi accorgo quasi sempre se sono loro a concepire le mosse, oppure se stanno barando, facendo giocare al loro posto un programma scacchistico installato sul loro PC.
Ed infatti, quando sto giocando con un altro essere umano, mi accorgo che quello reagisce alle  mie mosse, ma cercando sempre di "proseguire" e "perseguire" come meglio può il suo piano strategico originario; i programmi scacchistici dei computer, invece, tendono a trattare ogni singola mossa come se fosse una partita completamente nuova, cambiando ogni volta strategia.
Cioè, una volta che io faccio una nuova mossa, è come se il computer si trovasse in una partita diversa; o meglio, è come se ad ogni mia mossa, io mi trovassi di fronte ad un nuovo avversario.
Anche altri mi hanno detto di aver notato la stessa cosa.
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In effetti, il "software" scacchistico "AlphaZero" ha mostrato una visione del gioco diversa da quella di "Stockfish" e di tutti gli  altri "software" scacchistici; che si basano soltanto su una immensa  "forza bruta" di calcolo, imbattibile da un cervello umano.
Ed infatti l'algoritmo di "AlphaZero" ha imparato a giocare a scacchi da autodidatta, per tentativi;  cioè, con un metodo in fin dei conti molto simile a quello umano.
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Inoltre AlphaZero predilige l'azione dei pezzi in senso offensivo, rispetto al "materialismo scacchistico" tipico dei computer; cioè difendere i propri pezzi dall'attacco avversario; AlphaZero, invece, adotta uno stile aggressivo, quasi "romantico", perché immagina possibili vantaggi dove gli altri motori scacchistici non riescono nemmeno ad intravedere.
Per questo, ad esempio, reputa conveniente muovere la regina prima di pezzi meno pregiati o lanciare il re in pericolose incursioni (cosa che gli altri programmi di computer non fanno mai).
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Ma, nonostante tutto, secondo me neanche AlphaZero ha veramente superato il "test di Turing"; ciò in quanto un essere umano, per quanto bravo a giocare a scacchi, al giorno d'oggi non è più in grado di battere un programma scacchistico di massimo livello, mentre  AlphaZero  sì.
Il che ci rivela che AlphaZero  non è "umano"!
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P.S.
Di solito, facendo il "test di Turing", io chiedo: "L'occhio umano riesce a vedere più lontano in una buia notte senza luna, oppure il pieno giorno?"
Il computer risponderà immancabilmente che l'occhio umano riesce a vedere più lontano in una notte senza luna, perchè riesce a vedere le stelle; le quali, invece, in pieno giorno non sono visibili. ;)

Jacopus

Che un essere umano sia sempre distinguibile da un computer è un dato che discende dalla nostra natura biologica. Sia Cartesio che Turing operano secondo una razionalità che scinde il corpo dalla mente. Ma un computer potrà avvicinarsi alla complessità dell'uomo solo quando acquisirà la capacità di produrre ormoni, neurotrasmettitori, sogni, emozioni. Solo in un mondo come quello di Blade Runner si può porre il problema della competizione identitaria fra uomo e macchina, proprio perché la macchina è supportata da una struttura biologica. La scissione fra corpo e mente continua a creare dei profondi malintesi e dei danni. Non in questo caso ovviamente, visto che si tratta di un gioco anche simpatico, ma anche questo gioco,  nella sua innocenza, nasconde una precisa "visione del mondo".
Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.

Eutidemo

Ciao Jacopus. :)
Un team internazionale di scienziati dello Scripps Research Institute (California) e del Technion Insitute (Israele) ha recentemente realizzato il primo "computer biologico"; cioè un dispositivo biochimico in grado di immagazzinare dati criptati all'interno di filamenti di DNA.
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Il biocomputer in questione non è certo un capolavoro di "design", visto che sta tutto dentro una provetta: è un miscuglio di composti chimici, frammenti di DNA e ATP, il combustibile dal quale le cellule ricavano l'energia necessaria ai processi metabolici.
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Ma, tra i "robot biologici", gli "Xenobot" sono quelli più "inquietanti"; ed infatti, creati lo scorso anno partendo dalle cellule staminali di una rana (per la precisione Xenopus Laevis), sono in grado di fare cose davvero "strabilianti", come muoversi autonomamente, collaborare in gruppi verso un obiettivo comune e ripararsi da soli.
Ma, soprattutto, sono in grado di riprodursi autonomamente! ???
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Un saluto! :)
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P.S.
Meno male che sono abbastanza vecchio da non dover vedere altre inquietanti evoluzioni del mondo robotico. ;)

Jacopus

Questo nuovo tipo di macchine ibride, che in fantascienza sono chiamate "androidi", sono per me particolarmente affascinanti, poiché potrebbero essere un altro passaggio della dinamica evolutiva. Immagina i vantaggi di un androide nel poter colonizzare un pianeta come Marte o poter visitare altri sistemi solari spegnendo i suoi circuiti ed attendendo di arrivare dopo 50/100 anni solari. La vita terrestre, con il suo particolare meccanismo (dna/rna) si diffonderebbe in uno spazio che non potrebbe mai essere raggiunto dagli attuali esseri umani. Se questo vorrà dire l'estinzione di homo sapiens, non credo che madre natura piangerà. I cicli evoluzionistici prevedono sempre l'estinzione delle specie. Lo scopo fondamentale è la diffusione della vita attraverso il codice a dna. Se oltre al dna c'è anche un braccio meccanico capace di sollevare una tonnellata, i vantaggi evolutivi sono evidenti.
Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.

Eutidemo

Citazione di: Jacopus il 16 Giugno 2022, 12:45:11 PMQuesto nuovo tipo di macchine ibride, che in fantascienza sono chiamate "androidi", sono per me particolarmente affascinanti, poiché potrebbero essere un altro passaggio della dinamica evolutiva. Immagina i vantaggi di un androide nel poter colonizzare un pianeta come Marte o poter visitare altri sistemi solari spegnendo i suoi circuiti ed attendendo di arrivare dopo 50/100 anni solari. La vita terrestre, con il suo particolare meccanismo (dna/rna) si diffonderebbe in uno spazio che non potrebbe mai essere raggiunto dagli attuali esseri umani. Se questo vorrà dire l'estinzione di homo sapiens, non credo che madre natura piangerà. I cicli evoluzionistici prevedono sempre l'estinzione delle specie. Lo scopo fondamentale è la diffusione della vita attraverso il codice a dna. Se oltre al dna c'è anche un braccio meccanico capace di sollevare una tonnellata, i vantaggi evolutivi sono evidenti.
Chi lo sa che cosa ci riserva il futuro? ::)
L'unica cosa prevedibile del futuro, è che ci riserverà senz'altro qualcosa di assolutamente imprevedibile! ???

niko

#5
Penso che molto prima che siano realizzati degli androidi credibili, saremo già nel tragico problema di poter essere ingannati da simulazioni dell'uomo "turinghiane" pure o comunque più spostate sull'asse del turinghiano rispetto ad un vero androide.

Infondo con il caro vecchio codice digitale binario e una tecnologia hardware simile a quella attuale, immaginando quindi di aumentare solo le capacità di immagazzinamento dati e di elaborazione delle macchine attuali, senza inventarci androidi biologici o cose strane, una macchina di sufficiente potenza potrebbe già emulare l'intelligenza, e anche la vita emozionale, umana media in ambiti come la produzione del testo, (per immaginare le possibili conseguenze pensiamo al tempo che già ora passiamo su internet e sui social) la voce (pensiamo al tempo che già ora passiamo al telefono o a leggere messaggi vocali), l'immagine e l'audiovisivo (pensiamo alle videochiamate).

Comunque, anche senza androide, in tutte queste possibili simulazioni, ci cascheremo con tutte le scarpe. Non abbiamo altra scelta, se non quella di cascarci, di prendere ogni verosimile per vero fino a prova contraria.

Già con la simulazione di queste tre cose, testo, voce e audiovisivo, potremmo essere convinti di avere a che fare con un umano laddove invece c'è una macchina

"fino a ché non saremmo in una situazione in cui dovremmo, o vorremmo, assolutamente incontrarlo di persona"

e, per come evolve la società, ci si incontra di persona sempre più raramente, quindi sempre più margine hanno le possibilità di simulazione.

Poi il fatto che sempre più grossa parte della decisione politica passerà alle macchine è inquietante e potenzialmente devastante, e la situazione è turinghiana, perché diventerà sempre più difficile stabilire, per ogni decisione politica importante, se per tale decisione abbia deciso direttamente una macchina, o un uomo -o un gruppo di uomini- di potere, alla vecchia maniera, o un uomo di potere consigliato da una macchina, alla maniera "ibrida", che sempre più si affermerà.



Ci hanno detto che potevamo scegliere tra la pace e il climatizzatore, non abbiamo ottenuto nessuno dei due.

iano

#6
Citazione di: Jacopus il 16 Giugno 2022, 08:50:43 AMChe un essere umano sia sempre distinguibile da un computer è un dato che discende dalla nostra natura biologica. Sia Cartesio che Turing operano secondo una razionalità che scinde il corpo dalla mente. Ma un computer potrà avvicinarsi alla complessità dell'uomo solo quando acquisirà la capacità di produrre ormoni, neurotrasmettitori, sogni, emozioni. Solo in un mondo come quello di Blade Runner si può porre il problema della competizione identitaria fra uomo e macchina, proprio perché la macchina è supportata da una struttura biologica. La scissione fra corpo e mente continua a creare dei profondi malintesi e dei danni. Non in questo caso ovviamente, visto che si tratta di un gioco anche simpatico, ma anche questo gioco,  nella sua innocenza, nasconde una precisa "visione del mondo".
Se si accetta che i computer siano parte di noi, allora il confronto in effetti avviene fra noi e una parte di noi.
In genere però non è possibile isolare una parte di noi, a meno che, come avviene per i computer, non abbiamo assistito al parto.
Il test quindi di fatto consisterebbe nel verificare se si può confondere il tutto con una parte, e se è così fosse occorrerebbe dargli un significato ancora  da definire.
È il problema più in generale di una relazione fra parti, che diventa interessante quando le parti in questione sono ben distinguibili, cosa che in generale non è data.
In genere infatti cerchiamo di mettere in relazione parti che vagamente percepiamo come tali, e sono quindi solo ipotizzate e non ben definite.
Credo che l'interesse del test di Touring, al di là delle intenzioni del geniale uomo che c'è lo ha proposto , stia nella possibilità di mettere a confronto parti di noi, delle quali almeno una è ben definita.
Quando giochiamo a scacchi col computer siamo noi che giochiamo con una parte di noi?
Potremmo allora considerare il computer come un noi che riesce a concentrarsi su un singolo compito astraendosi da ogni altra cosa che potrebbe interferire negativamente.
Non dovremmo sorprenderci allora che vinca chi meglio si concentri sul singolo compito, senza farsi distrarre da nulla.
È possibile raggiungere lo stesso stato di concentrazione di un computer?
Si. Costruendo prima un computer, e ammettendo poi che quel computer siamo noi.

Dovremmo allora ammettere che quella che percepiamo come una alienazione da tecnologia, è invece la piena riuscita di una definizione di noi in parti, raggiungibile però solo dinamicamente, cioè nel mentre le parti si costituiscono, perché un percorso a ritroso rimane solo ipoteticamente vago.
Fondamentale allora è il come ci percepiamo dinamicamente.
L'unico difetto concettuale del test di Touring è che sono posti a confronto due soggetti statici, dei quali uno solo, quando si tratta del computer, è veramente tale.
Quindi se il test riesce, se cioè qualcosa di statico risulta indistinguibile da qualcosa di dinamico, cosa dobbiamo concluderne?
Un altro limite e' che al test non può attribuirsi una durata ragionevolmente definibile, quindi non è ben definibile.
Quello che può dirsi un successo del test, aumentando il tempo di verifica potrebbe diventare un insuccesso.
Eienstein: ''Dio non gioca a dadi''
Bohr: '' Non sei tu Albert, a dover dire a Dio cosa deve fare''
Iano: ''Perchè mai Dio dovrebbe essere interessato ai nostri giochi?''

iano

#7
Citazione di: niko il 16 Giugno 2022, 14:24:21 PMPenso che molto prima che siano realizzati degli androidi credibili, saremo già nel tragico problema di poter essere ingannati da simulazioni dell'uomo "turinghiane" pure o comunque più spostate sull'asse del turinghiano rispetto ad un vero androide.

Infondo con il caro vecchio codice digitale binario e una tecnologia hardware simile a quella attuale, immaginando quindi di aumentare solo le capacità di immagazzinamento dati e di elaborazione delle macchine attuali, senza inventarci androidi biologici o cose strane, una macchina di sufficiente potenza potrebbe già emulare l'intelligenza, e anche la vita emozionale, umana media in ambiti come la produzione del testo, (per immaginare le possibili conseguenze pensiamo al tempo che già ora passiamo su internet e sui social) la voce (pensiamo al tempo che già ora passiamo al telefono o a leggere messaggi vocali), l'immagine e l'audiovisivo (pensiamo alle videochiamate).

Comunque, anche senza androide, in tutte queste possibili simulazioni, ci cascheremo con tutte le scarpe. Non abbiamo altra scelta, se non quella di cascarci, di prendere ogni verosimile per vero fino a prova contraria.

Già con la simulazione di queste tre cose, testo, voce e audiovisivo, potremmo essere convinti di avere a che fare con un umano laddove invece c'è una macchina

"fino a ché non saremmo in una situazione in cui dovremmo, o vorremmo, assolutamente incontrarlo di persona"

e, per come evolve la società, ci si incontra di persona sempre più raramente, quindi sempre più margine hanno le possibilità di simulazione.

Poi il fatto che sempre più grossa parte della decisione politica passerà alle macchine è inquietante e potenzialmente devastante, e la situazione è turinghiana, perché diventerà sempre più difficile stabilire, per ogni decisione politica importante, se per tale decisione abbia deciso direttamente una macchina, o un uomo -o un gruppo di uomini- di potere, alla vecchia maniera, o un uomo di potere consigliato da una macchina, alla maniera "ibrida", che sempre più si affermerà.




Ottima riflessione.
Ma nel caso di un test possiamo sempre verificare a posteriori se si tratta di un computer o di una persona, ed è interessante chiedersi quale effetto abbia su di noi scoprire eventualmente che si tratta di un computer.
Mi chiedo cioè se una tale evenienza renda invariato quel noi che si è confuso col computer.
Se ciò non comporterà una escalation di capacità relative, per cui solo computer più evoluti potranno continuare a ingannarci.
Voglio dire che riuscire a distinguere una persona da un computer non è un risultato assoluto, ,ma relativo alla nostra capacità di distinguere che si evolve.
Sia noi che il computer possiamo crescere nel confronto.
Se diciamo che il computer non è distinguibile da noi nel confronto del test a quale noi ci stiamo riferendo? A un noi che non è più.
In effetti sappiamo solo a quale computer ci stiamo riferendo.
E lo sappiamo solo quando in effetti lo sappiamo, perché quando il computer è una rete non ben definita, allora lì sta il vero problema come tu ben evidenzi.
Eienstein: ''Dio non gioca a dadi''
Bohr: '' Non sei tu Albert, a dover dire a Dio cosa deve fare''
Iano: ''Perchè mai Dio dovrebbe essere interessato ai nostri giochi?''