C'è qualcosa di nuovo oggi nel sole; anzi, d' antico!

Aperto da Eutidemo, 17 Settembre 2019, 13:42:49 PM

Discussione precedente - Discussione successiva

Eutidemo

Tutti hanno sentito parlare dell"Anaciclosi" (ἀνακύκλωσις), che, in sintesi, è una teoria dell'evoluzione ciclica dei regimi politici, i quali, man a mano deteriorandosi dalle forme originarie, si susseguirebbero secondo un andamento circolare nel tempo; e, alla fine, giunti all'ultimo stadio, ritornerebbero alla forma iniziale di partenza riprendendone lo sviluppo.

In particolare, nella "Politica" di Aristotile,  vengono indicate sei forme tipologiche di governo "riciclantesi", tre rette e tre degenerate: sono rette quelle forme nelle quali l'uno, i pochi o i molti esercitano il potere in vista dell'interesse comune, mentre quando l'uno o i pochi o i molti esercitano il potere nel loro privato interesse, allora si hanno le deviazioni.

***
Tutti, poi, hanno anche sentito parlare dei famosi "Corsi e  ricorsi storici" di Giambattista Vico; ma ciò non significa affatto, come comunemente si interpreta, che la storia semplicemente "si ripeta".
Significa, piuttosto, che l'"homo politicus" è sempre uguale a se stesso, pur nel cambiamento delle situazioni e dei comportamenti storici; in altre parole, ciò che si presenta nella storia è sempre NUOVO, pur essendo paragonabile per analogia all'ANTICO che si è già manifestato in altre (simili) forme.

***
Per cui, dopo aver letto moltissimi libri di storia (di cui sono un appassionato),  quando adesso mi guardo intorno, con Pascoli anche a me viene da pensare: "C'è qualcosa di nuovo oggi nel sole...anzi, di antico!"

***
In questa sede, però, intendo trarre soltanto "spunto" sia dalla teoria dell"Anaciclosi", sia dalla teoria dei "Corsi e ricorsi storici":
- senza minimamente voler approfondire nè l'una nè l'altra, sia singolarmente sia nei rapporti reciproci;
- senza minimamente volermi attenere o seguire i postulati nè dell'una nè dell'altra.
La mia analisi, infatti, intende soltanto rilevare alcune mere "somiglianze" storiche, rilevabili in situazioni geograficamente e storicamente MOLTO diverse l'una dall'altra; le quali, però, suggeriscono che in determinate circostanze si innescano meccanismi di mutamento politico (pacifico o violento, graduale o istantaneo) che si somigliano molto.

***
PREMESSA
Occorre in primo luogo considerare che, a partire dall'era agricola neolitica, circa 10.000 anni A.C., vennero pian piano a formarsi comunità umane più complesse, nelle quali, sia pure con modalità "diversissime" storicamente e geograficamente, andarono realizzandosi determinate "differenze sociali" (che prima non esistevano).
D'ora in poi, però, tenderò un po' a semplicizzare il discorso, trascurando l'effettiva molto maggiore effetiva varietà di tali "differenze sociali" (sacerdoti, guerrieri, mercanti ecc.), per limitarmi a quella che ritengo più basilare:
- c'è SEMPRE stata una maggioranza di soggetti "meno abbienti" e "meno potenti";
- c'è SEMPRE stata una minoranza di soggetti "più abbienti" e "più  potenti";
- TALVOLTA, c'è stato un "consiglio degli ottimati" (solitamente eletto), a governare l'intera comunità, senza che nessuno di costoro avesse la preminenza sugli altri.
- TALVOLTA, invece, c'è stato un unico soggetto, che dominava tutti con modalità differenti (ma, nella maggior parte dei casi, facendo leva sulla massa dei soggetti "poveri", per meglio controllare e tenere sottomessi i soggetti "ricchi", o, comunque, socialmente più autorevoli)
Non considero, ai fini di tale discorso, gli "schiavi", essendo essi storicamente dei "fuori  casta".
Più approssimativo e semplicistico di così si muore!
Chiedo venia.

***
EVO ANTICO
Ciò premesso, storicamente, a partire dalla Grecia, c'è quasi sempre stato un susseguirsi di governi, più o meno nello stesso ordine storico-cronologico:
- monarchici;
- aristocratici/democratici (repubbliche);
- autocratici (tirannie);
Anche questa è una "estrema" generalizzazione, ma, più o meno, credo che corrisponda alla "maggioranza" dei casi.
Roma, infatti, in origine era una MONARCHIA, poi, per molti secoli, fu una REPUBBLICA, e, infine, divenne una AUTOCRAZIA (imperiale); sebbene, almeno per un secolo o due, "mascherata" da repubblica.
Ed invero, sotto un certo punto di vista, anche nell'antica Roma, almeno quella repubblicana, esisteva un sistema democratico di tipo "bipolare": i "populares", che oggi chiameremmo la "sinistra", e gli "optimates", che oggi chiameremmo la "destra".
Però, non si trattava di "partiti", bensì di "factiones", cioè di gruppi amicali, familiari e clientelari, che si legavano tra di loro, sia per perseguire obiettivi sociali antitetici (di destra o di sinistra), sia per meri fini d'interesse e di potere personale; un po' come adesso.
Fino a Silla ed a Pompeo, in generale, avevano quasi sempre prevalso gli "optimates", ma, con Cesare, e poi con Ottaviano, prevalsero definitivamente  i "populares"; molto simili, ma solo per alcuni aspetti, ai "populisti" di oggi, però in un senso "molto" particolare!
Cesare, oltre ad essere un grande generale, era anche un grande demagogo ed arringatore di folle, per mezzo del favore delle quali (a parte la forza delle sue legioni) aspirava chiaramente al potere assoluto; e, per questo, venne fatto fuori da una congiura di ottimati.
Antonio e Ottaviano seguirono le sue tracce; ma, quest'ultimo, essendo molto più cauto, ebbe maggior fortuna nel farsi scudo sia delle legioni che del favore popolare.
Ed infatti, gli Imperatori, più che "populares" erano ormai divenuti dei dittatori "populisti", per usare un termine oggi impropriamente troppo abusato;  nel senso che, per mezzo di "panem e circenses", si appoggiavano al favore della plebe per sovrastare e contrastare i "poteri intermedi" o  "poteri forti" finanziari ed economici dell'epoca, costituiti dall'aristocrazia capitalistica senatoria, ed in parte anche dalla classe finanziaria equestre.
Nerone, per esempio, era amato dal popolo, ma odiato dagli ottimati; e, poichè  questi costituivano l'"intellighenzia" dell'epoca, questo spiega perchè Nerone e molti altri Imperatori abbiano goduto di una così cattiva fama storica e letteraria.
In effetti, le "libere elezioni" proseguirono, per un po', anche sotto l'Impero.
Augusto, però, si creò, per così dire, una specie di "segreteria" particolare, costituita da un ristretto gruppo di Cavalieri, e di Senatori; ed a tale segreteria era demandato il compito di formare le liste dei candidati da presentare alle "libere" elezioni popolari a suffragio (quasi) universale.»
Come ho detto in premessa, per dirla il sintesi, gli autocrati dell'antica Roma (i cosiddetti imperatori), facevano leva sulla PLEBE, per contrastare i POTERI FORTI degli ottimati che stavano loro intorno da vicino, e che erano troppo potenti per i loro gusti.
Poi (ad occidente) tutto collassò in seguito alle invasioni barbariche!

***
IL MEDIO EVO ED IL RINASCIMENTO

Per restare all'Italia, nel medio evo, si passò dal potere mondiale di Roma antica, ad un potere geograficamente molto più frazionato; sebbene, almeno in teoria, sotto la supremazia del Sacro Romano Impero tedesco.
Ma, in un certo senso, si replicò il "ciclo vichiano" (o, se si preferisce, aristotelico).
Ed infatti, dopo un primo periodo, per così dire, "MONARCHICO", quando le città e le campagne erano controllate da feudatari imperiali (ad es.il Marchesato di Toscana), si passò ad un periodo per così dire, "repubblicano"; quando le città divennero liberi COMUNI!
Si trattava di regimi politici "repubblicani", a loro modo di tipo "democratico-aristocratico", con prevalenza dell'uno o dell'altro aspetto a seconda dei tempi e dei luoghi; Venezia, per esempio, era una repubblica decisamente aristocratica, e tale rimase per tutta la sua storia (come l'antica Sparta).
Negli altri Comuni, invece, accadde quasi sempre che un "ottimate", in genere appoggiandosi sul  numeroso "popolo minuto", finisse per prevalere sui suoi pari  del "popolo grasso"; e, così, dai liberi comuni democratici, si passò alle SIGNORIE autocratiche!
Così, ad esempio, sulla fine del '300, a Firenze si verificarono lotte civile tra il popolo grasso , ossia la ricca borghesia capitalistica, commerciale e finanziaria, che aveva nelle sue mani le sorti dello Stato tramite le Arti maggiori, e il popolo minuto; però, nel 1372 la  rivolta dei Ciompi  (i cardatori della lana) portò ad un ribaltamento del governo ed all'ascesa del popolo minuto al potere, con conseguente affermazione della autocratica Signoria dei Medici.
Con questo non voglio dire, ad esempio, che il Marchesato imperiale di Toscana, la libera Repubblica Fiorentina, e la Signoria dei Medici, abbiano ricopiato "tel quel" quello che fu l'iter politico dell'Antica Roma; ma, come anche rilevò (per certi aspetti) il Machiavelli nei suoi "Discorsi sulla prima Deca di Tito Livio", qualche analogia indubbiamente c'è, visto che lo stesso Cesare ed i suoi successori si ingraziarono il "popolino" con "panem et circenses", per prevalere sugli ottimati.
La storia non si ripete mai, ma, spesso, un po' si ricopia!

IL SECOLO SCORSO
Per concludere la nostra "carrellata storica a volo d'uccello" (o meglio, di SR-72), e saltando a piè pari l'epoca in cui il principio di NAZIONALITA' fece fuori sia le signorie che gli Stati Assoluti, il ciclo (in modo ovviamente "molto" diverso sia come modalità, sia storicamente che geograficamente) si ripetè un po' in tutto il mondo occidentale; ed infatti alle monarchie assolute, succedettero ovunque:
- repubbliche democratiche rappresentative;
- monarchie costituzionali, che, di fatto erano e sono sostanzialmente nulla di diverso dalle repubbliche democratiche rappresentative (come quella inglese, belga o spagnola).
Con lo scombussolamento dovuto alla prima guerra mondiale, però, con tempi e modalità molto diversi tra di loro, tre delle più importanti nazioni europee si trasformarono in DITTATURE; versione moderna, di quelle che erano state le "tirannie" greche, l'"impero romano", e le "signorie rinascimentali".
Ma, denominazione a parte, una notevolissima differenza c'è stata anche  nelle diverse modalità di realizzazione!
Ed infatti:
1)
Quella  Sovietica è stata l'unica dittatura in cui l'Autocrate di turno è  riuscito ad eliminare tutti i poteri "forti", o intermedi che dir si voglia, nonchè le eventuali interferenze dei poteri "forti" internazionali (finanziario, religiosi ecc.) per dominare così, in modo effettivamente TOTALITARIO  la massa indifferenziata dei sudditi; sebbene, con il tempo, sia andata formandosi una classe di "apparaticki"  la quale, però, non ha mai avuto una effettiva influenza sulla dirigenza politica dell'apparato.
2)
Quella nazista, invece,  è stata una dittatura in cui l'Autocrate di turno, per quanto avesse messo sotto il suo tallone tutti i poteri "forti", o intermedi che dir si voglia, del suo Paese (industria, finanza, capi militari, clero, alta borghesia, residua aristocrazia ecc.), tuttavia non è mai riuscito a conculcarli del tutto come era invece avvenuto in Russia.
3)
Quella fascista, infine,  è stata la dittatura meno totalitaria di tutte, in quanto l'Autocrate di turno, per quanto avesse  messo fuori gioco molti poteri "forti", o intermedi che dir si voglia, del suo Paese (Sindacati, Stampa ecc.), tuttavia restò notevolmente condizionato dai "più forti"  (Monarchia, Chiesa e Confindustria).
Tanto è vero, che, alla fine, il Re licenziò Mussolini come se fosse stato un suo maggiordomo!
Dopo la seconda guerra mondiale "calda", 2) e 3) crollarono definitivamente, e Germania ed Italia tornarono ad essere libere democrazie.
Dopo la guerra fredda, infine, collassò anche 1), e, per circa una decina d'anni, anche la Russia divenne (quasi) una libera democrazia.
A parte tali aspetti, riferiti in modo estremamente sommario per ragioni di spazio, una delle principali caratteristiche, comune a tutte le AUTOCRAZIE novecentesche rispetto a  quelle passate, è stato il tentativo -più o meno riuscito- di condizionare il CONSENSO delle masse attraverso i nuovi MEDIA che la tecnologia aveva messo loro a disposizione, più che con la mera coazione fisica.

Eutidemo

#1
[justify]***[/justify]
OGGI
Dopo parecchi decenni di democrazia liberale, applicata -più o meno bene- in tutti i Paesi più avanzati, negli ultimi anni, sembrando i tempi propizi, ecco che cominciano a far capolino di nuovo, sebbene in forme molto diverse, nuovi movimenti con aspirazioni "autoritarie" ed "illiberali".
E, come al solito, arriva il solito demagogo di turno che, aizzando le grandi masse popolari contro gli attuali poteri forti (in parte veri ed in parte presunti), e promettendo "panem et circenses" a tutti (magari sapendo di non poter poi mantenere le promesse), cerca di conseguire i "pieni poteri" nel modo più democratico possibile; come gli "esimneti" dell'antica Grecia (che venivano nominati tiranni con pubbliche elezioni).
Ovviamente, le "visioni autoritarie" moderne, sono molto diverse da quelle passate, sia nella forma che nei contenuti; ed infatti, adesso non si parla più nè di "TIRANNIA" nè di "DITTATURA" (che ormai suonano troppo "vintage" e fuori moda), bensì di "DEMOCRAZIA ILLIBERALE" o "DEMOCRATURA", come in Russia. .
D'altronde, anche Augusto ed i suoi successori si guardarono bene dal farsi chiamare "REX" o "DICTATOR", ma usarono il termine "CAESAR" e "IMPERATOR", che, in latino, suonavano assolutamente "neutri"; e non indicavano nessuna "magistratura" o posto di comando superiore a quelli ordinari della Repubblica, che continuarono ad essere conservati per secoli.
Il che mi fa tornare in mente la famosa strofa di Jacopone da Todi:"Crucifige, crucifige! Homo che se fa rege, secondo nostra lege, contradice al senato!"
Per questo, prudentemente, nelle Res Gestaetroviamo tutt'ora che il prudente Augusto scriveva: "Auctoritate omnibus praestiti, potestate nihil amplius habui quam ceteri qui mihi quoque in magistratu conlegae fuerunt". (Tutti superai per autorità (autorevolezza), ma non ebbi mai una potestà (potere) maggiore di coloro che mi furono colleghi nelle cariche pubbliche).
Il "politically correct" e l'ipocrisia politica non è una cosa nuova!
Poi, però, se andiamo a vedere bene i contenuti, IMPERATOR, DUCE e CAPITANO, sono locuzioni diverse che però indicano tutte sostanzialmente la stessa cosa; colui che è al COMANDO di una truppa!
A parte questo, così come nei regimi autoritari del secolo scorso la vera svolta consistette nell'uso spregiudicato dei nuovi MEDIA (radio e cinema), la svolta propagandistica delle moderne "democrature" o aspiranti tali, consiste nell'uso spregiudicato, attraverso subdoli algoritmi, di INTERNET, e, soprattutto, dei suoi NETWORK; Cambridge Analytica docet!
Tra l'altro sono state sviluppate forme di propaganda molto più sofisticate, di quelle, sia pur evolutissime, di Goebbles; ed infatti Steve Bannon, suo riconosciuto allievo, ha superato il suo maestro con la geniale tecnica della "negative autopropagand".
La quale consiste, sia sui network sia nei dibattiti, nel mettere in giro accuse "eclatantemente" inconsistenti nei confronti della propria parte politica, attribuendole falsamente alla parte politica avversa; la quale, però, DI FATTO non si era mai sognata di lanciare accuse simili!
Ad esempio, a parte "troll" appositamente creati su TWITTER e FB (e qualche isolato "autentico" idiota umano), nessun "serio" esponente della sinistra italiana si è mai sognato di definire Salvini un "fascista", perchè è evidente che la sua visione politica non ha niente a che vedere con quella di Mussolini; sarebbe come accusarlo di voler diventare Imperatore, o di voler imitare Ezzelino da Romano.
"Tempora mutantur et nos mutamur in illis!"
Semmai, da esponenti seri, viene accusato di voler realizzare una "democratura" in salsa Russa, visto che lui stesso è un "dichiarato" esegeta di Putin; ma questo col fascismo "classico" non c'entra niente.
Con l'espediente della "negative autopropagand", cioè, si è creata la leggenda metropolitana secondo la quale il povero ed innocente Salvini verrebbe continuamente accusato dalla "perfida e cattiva sinistra" di essere un fervente fascista seguace di Mussolini; il che non è assolutamente vero, perchè, se digitiamo su GOOGLE "Salvini è un fascista", a parte i "troll" fasulli e le bufale, l'unico che effettivamente lo ha accusato di essere tale è Gino Strada (ed un altro tizio di cui non rammento il nome), su almeno qualche altro migliaio di esponenti della sinistra che non si sono mai sognati di definirlo così.
Però, con la strombazzata "negative autopropagand",la brutta figura ce la fa, ingiustamente, tutta la sinistra; e potrei riportare molti altri esempi del genere.
CHAPEAU!
Mi sono soffermato su tale aspetto, per evidenziare come la propaganda "sovranpopulista" ricorra non solo a mezzi tecnici più evoluti dei regimi "nazionalisti" e "comunisti" del '900, ma anche a metodologie molto più sottili ed evolute di DISINFORMAZIONE SCIENTIFICA (Bibbiano è un altro esempio di "olio di ricino" mediatico).
Ad onor del vero, però, occorre anche dire che (almeno per ora) il modello "sovranpopulista", più che "antidemocratico", è meglio definibile come "antipluralista" e "carismatico", nel senso che mira soprattutto ad attaccare i cosiddetti (veri o presunti) "poteri forti", per creare un vincolo molto diretto ed esclusivo tra le masse ed il LEADER; il che, almeno a mio parere, lascia presagire un regime di tipo autoritario e verticistico, "forse" un po' meno oppressivo di quanto non accadde il secolo scorso.
Ma anche questa, è soltanto una mia opinione; e probabilmente morirò prima di poterne verificare l'esattezza.
Meglio così!
[/size]

anthonyi

Ciao Eutidemo, non essere pessimista, oggi la politica va veloce per cui anche tu potrai senza dubbio gustarti il meglio di questo ciclo politico.
Certo parti della storia si ripetono, perché gli archetipi che definiscono i rapporti di potere sono sempre gli stessi.
Quello che però io noto di differente, tra i sistemi di potere antico e quelli moderni, è il fatto che in quei sistemi di potere antico, tramite le regole censuarie, si dava la possibilità ai poteri economici forti di esercitare realmente il loro peso creando così sistemi istituzionali più forti, perché avevano il sostegno combinato della ricchezza e del popolo.
Con i sistemi democratici moderni questo non avviene, formalmente è il popolo che decide, ma la ricchezza, che formalmente è stata messa alla porta, in realtà rientra dalla finestra, perché dell'opinione, del consenso, di coloro che gestiscono le risorse, perché sono quelli che le sanno gestire, non puoi fare a meno.
Un saluto.

InVerno

Ho sempre ritenuto tragicamente inutilizzato un termine dell'anaciclosi di Polibio: oclocrazia. Particolarmente oggi che nessuno sembra aver di meglio da dire che "populista" e "fascista" e avvocare il ritorno dell'autocrazia (storica) come degenarazione della democrazia, penso che questo stadio intermedio così come descritto da Polibio ci interessi direttamente, e infatti esso descrive:

Finché sopravvivono cittadini che hanno sperimentato la tracotanza e la violenza [...], essi stimano più di ogni altra cosa l'uguaglianza di diritti e la libertà di parola; ma quando subentrano al potere dei giovani e la democrazia viene trasmessa ai figli dei figli di questi, non tenendo più in gran conto, a causa dell'abitudine, l'uguaglianza e la libertà di parola, cercano di prevalere sulla maggioranza; in tale colpa incorrono soprattutto i più ricchi. Desiderosi dunque di preminenza, non potendola ottenere con i propri meriti e le proprie virtù, dilapidano le loro sostanze per accattivarsi la moltitudine, allettandola in tutti i modi. Quando sono riusciti, con la loro stolta avidità di potere, a rendere il popolo corrotto e avido di doni, la democrazia viene abolita e si trasforma in violenta demagogia [...].

Se questa non è l'Italia nel suo percorso nel dopoguerra, non saprei cosa altro potrebbe meglio descriverla.
Non ci si salva da un inferno, sposandone un altro. Ipazia

anthonyi

Ciao Inverno, a me non sembra quello che dici, io non ho mai sentito di un politico in Italia che abbia dilapidato le sue sostanze per la politica, semmai usano la politica per diventare ricchi.
Un saluto

Jacopus

Inverno, secondo me, ha colto nel segno. Basta sostituire "dilapidano le loro sostanze" con "utilizzano i loro mass-media".
Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.

InVerno

#6
Citazione di: anthonyi il 17 Settembre 2019, 20:01:17 PM
Ciao Inverno, a me non sembra quello che dici, io non ho mai sentito di un politico in Italia che abbia dilapidato le sue sostanze per la politica, semmai usano la politica per diventare ricchi.
Un saluto
Le loro sostanze personali sicuramente no, ma quelle che sono tenuti ad amministrare (i soldi pubblici) assolutamente si. E l'elettore normalmente si aspetta quelli. Il punto che pone Polibio è il processo con cui il popolo viene reso "avido di doni", il che non è nemmeno necessariamente legato a dei soldi (sopratutto come ora che non ci sono) quanto alle continue promesse a rialzo. C'è un motivo per cui i politici oggigiorno nella maggior parte dei casi promettono cose assolutamente impossibili, cioè che il possibile è diventato noioso e si è esaurito, è diventato politicamente inspendibile.
Non ci si salva da un inferno, sposandone un altro. Ipazia

viator

#7
Salve Anthonyi. Vero quel che dici. Ma l'arricchimento del politico o dell'amministratore è la regola.
Poi ci sono le eccezzioni, anche se io ne ho presenti solo due : un certo B.M., alla morte del quale non si trovarono - in Italia od all'estero - patrimoni accantonati per sè, per la propria famiglia, per la propria amante, per i propri "amici". Certo, naturalmente si favoleggiò di perduti tesori (era in fuga e certo dei valori ne aveva con sè) che non furono mai trovati (i maligni parlano di appropriazione per cause ideali da parte dei suoi avversari-assassini che immediatamente divenne di moda chiamare "giustizieri").

Cè poi un certo S,B. il quale ha veramente speso cifre robuste per insegnare al popolo quali sono i valori democratici (o demografici ? vedi certe festicciole) : Credere nel pallone, al quale intitolare a mò di slogan la fazione politica che si è fondata (correva voce che, a Forza Italia come partito nazionale, S.B. intendesse affiancare localmente, per le Amministrative milanesi, anche una lista chiamata "Forza Milan", ma che poi non se ne fece nulla). Saluti.
Esiste una sola certezza : non esiste alcuna certezza.

Eutidemo

Ciao Anthonyi. :)
Quello che tu dici è in parte vero, ma solo laddove il sistema elettorale era basato su criteri censuari (come un po' dappertutto nell' '800).
In Grecia e soprattutto a Roma, invece, non vigeva tale sistema, in quanto, schiavi e donne a parte, il suffragio era popolare ed universale.
Ad esempio, nei comizi centuriati si raccoglievano tutti i cittadini romani, patrizi o plebei che fossero, per esercitare i loro diritti politici di voto e contribuire a determinare la vita dello Stato, senza alcuna differenza di "status" e censo.
Per questo motivo, come oggi, i candidati più ricchi, offrivano (o, almeno, promettevano), "panem et circenses" per farsi eleggere.
Ed è per questo che alla fine, abili demagoghi "populares", alla fine, conquistarono il potere; sebbene, allora, la differenza la facevano anche le armi.
Un saluto :)

Eutidemo

Ciao Inverno. :)
Trovo molto appropriato il tuo richiamo al polibiano termine "OCLOCRAZIA"; che, secondo me, conduce in breve ed inevitabilmente alla crociana "ONAGROCRAZIA" (cioè, il governo dei somari).
Personalmente, almeno per quanto riguarda alcuni recenti ministri, io preferisco il termine "ORCHIDOCRAZIA", del quale non penso che troverete su GOOGLE il significato, perchè è un mio personale neologismo (salvo che qualcun altro abbia avuto il mio stesso spunto euristico); non ve lo traduco, ma, per darvi un'indizio, vi dirò che non si tratta affatto del "governo delle orchidee", sebbene l'etimologia greca sia la stessa! ;D
Un saluto! ;)

Eutidemo

Citazione di: anthonyi il 17 Settembre 2019, 20:01:17 PM
Ciao Inverno, a me non sembra quello che dici, io non ho mai sentito di un politico in Italia che abbia dilapidato le sue sostanze per la politica, semmai usano la politica per diventare ricchi.
Un saluto

Quella era la citazione di Polibio, ma penso che Inverno si riferisse precipuamente ai demagoghi in generale; a prescindere dalla ricchezze da loro spese nella propaganda.
O, almeno, così suppongo!

Eutidemo

Ciao Viator. :)
Sebbene anche io fossi persuaso che un certo B.M. non fosse particolarmente attaccato al denaro, quanto, piuttosto, al potere (cosa di cui sono, in parte e per certi aspetti, ancora convinto), tuttavia occorre tenere presente che:
1)
Visto che pagava una lira al mese di affitto per abitare a Villa Torlonia, e che quasi tutto il resto per lui era gratis, a che diamine mai gli sarebbe servito il denaro?
2)
Inoltre, sembra che, in effetti, un "gruzzoletto" da parte lo avesse comunque messo da parte lo stesso; almeno secondo la fonte che ti riporto qui sotto, ma della cui affidabilità non mi rendo garante, non avendo avuto il tempo di leggerla e di verificarla:
http://espresso.repubblica.it/attualita/2016/03/01/news/il-tesoro-dimenticato-di-benito-mussolini-abbandonato-in-un-caveau-di-bankitalia-1.252253
3)
Quello che invece "sembra" certo, è che lui non pare che si sia mai approfittato del potere per "inzuppare il pane" in modo illegale; come, invece, pare che, con estrema probabilità,facesse il fratello Arnaldo, da lui "coperto" (almeno secondo la maggioranza degli storici), per non parlare delle bricconate del fratello della sua amante, Marcello Petacci, di cui pure era perfettamente al corrente.

***
Quanto ad S.B., invece, sottoscrivo tutto quello che hai scritto, parola per parola!

Un saluto! :)

anthonyi

Citazione di: viator il 17 Settembre 2019, 21:03:10 PM
Salve Anthonyi. Vero quel che dici. Ma l'arricchimento del politico o dell'amministratore è la regola.
Poi ci sono le eccezzioni, anche se io ne ho presenti solo due : un certo B.M., alla morte del quale non si trovarono - in Italia od all'estero - patrimoni accantonati per sè, per la propria famiglia, per la propria amante, per i propri "amici". Certo, naturalmente si favoleggiò di perduti tesori (era in fuga e certo dei valori ne aveva con sè) che non furono mai trovati .


Ciao Viator, se con B.M. intendi Benito Mussolini le cose non stanno proprio così. A fine guerra risultarono essere intestati a suo nome alcune decine di milioni di dollari in banche negli Stati Uniti. Questi soldi, considerati probabile provento di attività corruttive, anche se non sono mai state fatte indagini al riguardo, vennero trasferiti al governo Italiano.
Riguardo poi all'oro di Dongo, e anche ai delicati documenti che aveva con se, probabilmente con l'obiettivo di usarli per ottenere protezione da qualche potente che lui sapeva essere compromesso, non si tratta in alcun modo di leggenda, anche se la parte comunista del CLN cercò di farla passare per tale. Quell'oro e quei documenti (Salvo qualcuno meno importante che venne fatto arrivare agli alleati) vennero requisiti da loro.
Un saluto

anthonyi

Citazione di: Eutidemo il 18 Settembre 2019, 06:43:48 AM
Ciao Anthonyi. :)
Quello che tu dici è in parte vero, ma solo laddove il sistema elettorale era basato su criteri censuari (come un po' dappertutto nell' '800).
In Grecia e soprattutto a Roma, invece, non vigeva tale sistema, in quanto, schiavi e donne a parte, il suffragio era popolare ed universale.
Ad esempio, nei comizi centuriati si raccoglievano tutti i cittadini romani, patrizi o plebei che fossero, per esercitare i loro diritti politici di voto e contribuire a determinare la vita dello Stato, senza alcuna differenza di "status" e censo.
Per questo motivo, come oggi, i candidati più ricchi, offrivano (o, almeno, promettevano), "panem et circenses" per farsi eleggere.
Ed è per questo che alla fine, abili demagoghi "populares", alla fine, conquistarono il potere; sebbene, allora, la differenza la facevano anche le armi.
Un saluto :)

Ciao Eutidemo, per quanto ne so ad Atene per lungo tempo vi furono forme di potere assembleare basate sul censo, e lo stesso nella Roma repubblicana, con gli Orazi e Curiazi, dove i ricchi, che erano cavalieri perché potevano permetterselo, avevano maggiore rappresentanza.
Io non nego la presenza, all'interno di quei sistemi istituzionali, di meccanismi decisionali di tipo democratico, ma questi meccanismi erano bilanciati da altri meccanismi di tipo prettamente oligarchico.
Si tratta di una differenza sostanziale rispetto alle democrazie liberali moderne nelle quali il principio "una testa, un voto" è considerato il fondamento di tutto il sistema.
Un saluto

Eutidemo

#14
Ciao Anthony. :)
Io parlavo di elettorato attivo, non di elettorato passivo,  cioè di quello che richiede determinate capacità giuridiche o sociali per ricoprire determinate cariche elettive; la situazione variò parecchie volte nel corso della storia di Roma.
Inoltre io mi ero riferito in particolare ai "comizi centuriati", non ai "comizi curiati",  che, in origine, erano composti solo dai maschi adulti delle famiglie patrizie.
Comunque si trattava di un sistema molto complesso, che variò più volte nel tempo; per cui, come avevo premesso, il mio testo: "Più approssimativo e semplicistico di così si muore...chiedo venia!".
D'altronde qui lo spazio è quello che è!
Comunque, nelle democrazie liberali moderne,  non è affatto connaturato il principio "una testa, un voto" come fondamento di tutto il sistema.; ed infatti, per tutto l'ottocento e per una parte del novecento, l'elettorato nelle democrazie liberali era su base censuaria e limitato ai maschi.
Sino al 1912 nell'Italia unita il suffragio fu censitario, è di questa data la prima riforma (legge n. 666 del 30 giugno) che concesse il diritto di voto a tutti i cittadini maschi di età superiore ai trent'anni e ai maschi maggiorenni di età inferiore che rispettassero le condizioni di censo in vigore in precedenza.
Quattro anni dopo con la legge 16 dicembre 1918, n. 1985 il voto fu concesso a tutti i maggiorenni maschi e ai reduci di guerra.
Il riconoscimento del voto alle donne risale in Italia al decreto luogotenenziale nº 23 del 2 febbraio 1945 emanato dal governo Bonomi.
Un saluto! :)

Discussioni simili (5)