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Buonismo

Aperto da Jacopus, 10 Luglio 2020, 08:49:30 AM

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Jacopus

In "il prezzo della vita", Bettelheim racconta che nei campi di concentramento i gesti spontanei di umanità fra i prigionieri o fra guardiani e prigionieri erano variamente e severamente puniti, fino alla morte. Così venivano eliminate le qualità cui diamo valore come specie: l'umanità, aiutare ed esprimere i nostri sentimenti, l'empatia.
L'insieme dei prigionieri non poteva esprimersi come "buono", e ciò facilitava la separazione fra carcerieri e prigionieri da un lato, mentre dall'altro proiettava sulle vittime la stessa insensibilità messa realmente in atto dagli stessi carnefici.


Il successo del termine "buonismo" in questi ultimi anni, può essere interpretato attraverso questa chiave. L'insensibilità dei "cattivisti" viene rovesciata sui "buonisti", accusati di avere "sempre" qualche altra ragione per essere buoni, di solito vile e laida. Eliminando dallo scenario ogni atteggiamento  buono, l'uomo torna allo stato di natura, con la differenza che esistono ora i proprietari dei sistemi di comunicazione globali, in grado di manipolare la massa dei singoli uomini per forgiare differenze, gerarchie, obiettivi, distorsioni, capri espiatori di comodo, per dominare in ultima istanza. Un dominio però che inizia a colludere  pericolosamente con una sorta di stato mentale fascista sorretto dalla digitalizzazione globale, ma  che può trasformarsi in ogni momento in "fascismo caldo", quello che lascia il sangue sull'asfalto e il deserto culturale nella mente.
Gli uomini, che si percepiscono sempre più come individui singoli alla ricerca della loro felicità, che sarà sempre a discapito della felicità di un altro individuo singolo, troveranno in questo stato mentale fascista una possibile soluzione alla loro collocazione del mondo, coltivando, in modo patologico, quella umanità che è stata precedentemente distrutta ed ora ristrutturata in un senso autoritario, gerarchico e paralizzante.
Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.

anthonyi


Secondo me, Jacopus, metti insieme due cose che non coincidono e che soprattutto hanno un differente significato sociale e politico.
Una cosa è la penalizzazione della bontà che si realizzava nei lager nazisti, e che in fondo era in linea con la filosofia su cui si fondava il nazismo, l'idea cioè che dovessero sopravvivere solo i migliori.
Un'altra cosa è l'accusa di buonismo, che non nega il valore della bontà, ma vuole rilevare quello che si ritiene un atteggiamento ipocrita.
Oltretutto, l'accusa di buonismo viene tipicamente utilizzata per connotare determinate scelte politico-amministrative, ma l'amministratore che usa i soldi dei cittadini per ragioni sociali di vario genere può, per questo, essere definito buono ?
La bontà e la solidarietà si esercitano con i soldi propri, non con i soldi dei cittadini.
Il buon amministratore è colui che gestisce correttamente i soldi dei cittadini e, nello stesso tempo, realizza la loro volontà.
Se è volontà dei cittadini che i soldi siano utilizzati con finalità solidaristica, e l'amministratore li utilizza a tale scopo, lui è un bravo amministratore, e i cittadini sono buoni.
Se invece la volontà dei cittadini è che i soldi non siano utilizzati per una data finalità solidaristica, e l'amministratore buonista li usa lo stesso, lui è un cattivo amministratore, e i cittadini possono essere definiti cattivi o egoisti.

InVerno

Nel mondo aglossassone si sente parlare di "virtue signalling" (letteralmente: segnalazione di virtù), che a mio avviso è un termine molto più ricco, innanzitutto perchè lascia aperta la possibilità ad altre virtù di essere manifestate ostentatamente oltre alla bontà, e ha un vago retrogusto etologico rifacendosi alla teoria dei segnali https://it.wikipedia.org/wiki/Teoria_dei_segnali_(biologia).

Chiusa questa parentesi, penso che entrambi i comportamenti esistano ampiamente, ma non penso che l'accusa di "buonismo" possa essere utilizzata (come spesso vedo) per squalificare il ragionamento di un altro come se ci si trovasse di fronte ad una fallacia logica,  perchè anzichè analizzare il ragionamento, lo squalifica presupponendo di conoscere completamente le motivazioni dell'altro, cosa che razionalmente non può essere niente più che un ipotesi, effettivamente configurandosi ironicamene come un argomentum ad hominem. Peraltro non è chiaro quando le virtù siano "troppo ostentate", perchè tutti saranno d'accordo che è ottimo che socialmente le persone segnalino le proprie virtù, e non i propri peccati e vizi, rimane da verificare chi possa decidere "quando è troppo", e siccome è impossibile, non rimane che utilizzarla come accusa diretta per confermare i propri bias e sfuggire al dialogo. Fondamentalmente è un accusa vuota, inverificabile, che lambisce più fallacie logiche, che non aggiunge nulla al discorso se non aumentare una vis polemica sterile, e ha pure stufato per quanto è stata abusata da persone che generalmente boccheggiano per trovare il lessico e ricadono sempre sulle stesse parole.
Non ci si salva da un inferno, sposandone un altro. Ipazia

viator

Salve. Intervengo solamente per proporre una delle mie balzane, lapidarie, qualunquistiche interpretazioni.

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Con i buoni sentimenti è facile riempire bocche ed orecchie. Il problema, quando si deve passare alla pratica, diventa ; "chi paga ?".

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Il BUONO è colui che, a spese proprie, si occupa di soddisfare necessità e desideri altrui.

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il BUONISTA auspica e vorrebbe che le necessità ed i desideri degli altri (e magari pure i propri) venissero esauditi a spese della collettività, inclusi in essa collettività anche coloro che non la pensano come lui.

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Tutto il resto che si può dire in proposito, resta gratis. Saluti.
Esiste una sola certezza : non esiste alcuna certezza.

Ipazia

Già un prestigioso padre della chiesa cristiana metteva in guardia contro tante buone intenzioni e propositi di cui é lastricato l'inferno. Il buonismo è la versione mondana immanente di quel lastrico. E' la degenerazione del bene privato della ragione. La ragione del cuore priva di ragione della ragione. Il medico pietoso che manda la piaga in cancrena. E' la subordinazione della realtà all'ideologia (buonista). E' il debito di cui saranno altri a pagare il conto. Altri che subiranno l'insostenibile attrazione del cattivismo in una infinita retroattiva girandola di irrazionalità. Umanità.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

doxa

Il sostantivo "buonismo" fa parte dell'ambito della morale. Da alcuni anni è di moda ed è usato con ostentazione da politici e giornalisti, per farci accettare l'immoralismo buonista o il buonismo acritico,  permissivo e trasgressivo.

Nella confusa società in cui viviamo tante persone si domandano  cos'è il  "bonum honestum" e se stare dalla parte dei "buoni" oppure  dei perniciosi  "buonisti" o finti tali.

Papa Bergoglio per scelta politico-religiosa o per indole è  considerato un  "buono", invece molti suoi seguaci sono soltanto "buonisti" della peggior specie: ostentano benevolenza ma i loro tratti caratteriali li inducono al peccato; non capiscono bene in cosa peccano e si sentono in dovere  di giustificarsi ogni volta che commettono azioni "benevole". Si interrogano, dubitano, analizzano contesti e situazioni. Per contrastarli sono nati i movimenti anti-buonisti.

Il buonismo è articolato in diversi livelli. Si va dal santo che dona la sua vita per gli altri, all'ipocrita che ama gli altri solo a parole. In mezzo ci sta una gradazione continua: da chi ritiene che per dimostrare di amare tutto il mondo basti dare  due euro ai bambini africani, a chi scrive sulla sua pagina Facebook parole di solidarietà per chi soffre e per i poveri, salvo poi esprimere la sua violenza verbale nel traffico della città, nella riunione condominiale o in famiglia.

Vi ricordate lo scorso anno l'incoraggiamento selvaggio da parte dei radical chic da salotto e di varie testate giornalistiche  italiane alla capitana "coraggiosa" Carola Rackete ? Creò  l'illusione dell'umana solidarietà, la lotta del bene contro il male,  che quotidianamente un sistema socio-economico ben organizzato cerca di propinare a ignari spettatori senza voce.

La ricca Carola, è una rappresentate del "buonismo" solidale, del volontariato praticato da molti per "apparire buoni" e manifestato con eccessiva o ipocrita pietà per "ammorbidire" i nostri giudizi e "pregiudizi".

Il buonista è tollerante con chiunque, anche col nemico.

sapa

Citazione di: altamarea il 12 Luglio 2020, 12:32:01 PM
Il sostantivo "buonismo" fa parte dell'ambito della morale. Da alcuni anni è di moda ed è usato con ostentazione da politici e giornalisti, per farci accettare l'immoralismo buonista o il buonismo acritico,  permissivo e trasgressivo.

Nella confusa società in cui viviamo tante persone si domandano  cos'è il  "bonum honestum" e se stare dalla parte dei "buoni" oppure  dei perniciosi  "buonisti" o finti tali.

Papa Bergoglio per scelta politico-religiosa o per indole è  considerato un  "buono", invece molti suoi seguaci sono soltanto "buonisti" della peggior specie: ostentano benevolenza ma i loro tratti caratteriali li inducono al peccato; non capiscono bene in cosa peccano e si sentono in dovere  di giustificarsi ogni volta che commettono azioni "benevole". Si interrogano, dubitano, analizzano contesti e situazioni. Per contrastarli sono nati i movimenti anti-buonisti.

Il buonismo è articolato in diversi livelli. Si va dal santo che dona la sua vita per gli altri, all'ipocrita che ama gli altri solo a parole. In mezzo ci sta una gradazione continua: da chi ritiene che per dimostrare di amare tutto il mondo basti dare  due euro ai bambini africani, a chi scrive sulla sua pagina Facebook parole di solidarietà per chi soffre e per i poveri, salvo poi esprimere la sua violenza verbale nel traffico della città, nella riunione condominiale o in famiglia.

Vi ricordate lo scorso anno l'incoraggiamento selvaggio da parte dei radical chic da salotto e di varie testate giornalistiche  italiane alla capitana "coraggiosa" Carola Rackete ? Creò  l'illusione dell'umana solidarietà, la lotta del bene contro il male,  che quotidianamente un sistema socio-economico ben organizzato cerca di propinare a ignari spettatori senza voce.

La ricca Carola, è una rappresentate del "buonismo" solidale, del volontariato praticato da molti per "apparire buoni" e manifestato con eccessiva o ipocrita pietà per "ammorbidire" i nostri giudizi e "pregiudizi".

Il buonista è tollerante con chiunque, anche col nemico.
Non sono d'accordo sulla chiosa finale del tuo discorso. Io la penso come viator, sulle definizioni di "buono" e "buonista", il buono mette del suo, il buonista aspetta che a soddisfare i suoi turbamenti sia la collettività. In quanto a Carola, che non sapevo fosse ricca, devo dire che il coraggio lo ha mostrato: una donna che parla 4-5 lingue, al timone di una nave negriera nel XXI° secolo nel Mar Mediterraneo, se anche non è un "buono", ma forse solo un "buonista", è comunque un soggetto che ha del fegato, a mio avviso.Il "buono" è tollerante con tutti, il "buonista" è spesso un fanatico.

doxa

Ciao Sapa. Sicuramente il mio è un pregiudizio su Carola. Ma forse anche il tuo entusiasmo verso di lei è un pregiudizio, elaborato  sulla base di informazioni avute dal mass media.

Che cosa c'è dietro l'incauta sopravvalutazione dell'esperienza diretta quando incontriamo sconosciuti ?

Quali sono le cause e gli errori che commettiamo nel farci un'idea di chi incontriamo per la prima volta ?

Nell'approccio non è  subito evidente la sua personalità. Come si fa a decidere ?

Le strategie cognitive  che usiamo nel primo incontro per giudicare sono superficiali, soggettive e fragili.

Dopo il primo incontro con uno sconosciuto, se lo rivediamo e ci parliamo tendiamo a confermarci l'idea che ci siamo fatti di lui/lei  in modo sbrigativo. 
Crediamo averlo "inquadrato", però il "quadrato" si rivela poi una figura irregolare e cangiante: chi crediamo di conoscere può sorprenderci.
Non solo giudichiamo troppo presto, ma i pre – giudizi si basano spesso su stereotipi.

In seguito  ad altri incontri con la stessa persona tendiamo a memorizzare quel che capita in modo che sia coerente con l'impressione iniziale.

La mente concilia informazioni tra loro incoerenti. I modi in cui ci inganniamo pur di far quadrare le informazioni discordanti. Alla base c'è la presunzione che quello che veniamo a sapere sia vero, ipotesi che diventa infalsificabile se siamo noi i primi a volerci credere. Se così è, poi  il tutto  diventa  difficile da "smontare".

Alcuni non disdegnano i princìpi delle scienze cognitive: rispetto e sospetto. Rispetto per fatti e persone ma cautela nelle diagnosi.
Sospetto per l'affidabilità delle esperienze personali avute nel passato.

Nella cultura occidentale si tende a credere che ogni persona abbia un carattere, un'identità permanente. Dopo i primi incontri spesso siamo convinti di essere riusciti a cogliere questa essenza immutabile, Purtroppo è un abbaglio.

Si deve  sondare con attenzione l'interlocutore/trice, e poi, se possibile, informarsi sul  suo passato su quello che ha fatto.
 
L'essenzialismo psicologico  è un meccanismo  della mente, tipico del nostro modo di elaborare le informazioni. Ci motiva  a identificare  i tratti caratteriali delle persone con le quali interloquiamo, gli attributi necessari per la loro identità.

Se ti può interessare, recentemente è stato pubblicato in lingua italiana il libro titolato  "Perché è così difficile capire chi non conosciamo"  scritto dal giornalista divulgatore Malcolm Gladwell, nel quale analizza le cause degli errori che commettiamo nel farci un'idea di chi incontriamo per la prima volta.

sapa

Citazione di: altamarea il 12 Luglio 2020, 19:05:33 PM
Ciao Sapa. Sicuramente il mio è un pregiudizio su Carola. Ma forse anche il tuo entusiasmo verso di lei è un pregiudizio, elaborato  sulla base di informazioni avute dal mass media.

Che cosa c'è dietro l'incauta sopravvalutazione dell'esperienza diretta quando incontriamo sconosciuti ?

Quali sono le cause e gli errori che commettiamo nel farci un'idea di chi incontriamo per la prima volta ?

Nell'approccio non è  subito evidente la sua personalità. Come si fa a decidere ?

Le strategie cognitive  che usiamo nel primo incontro per giudicare sono superficiali, soggettive e fragili.

Dopo il primo incontro con uno sconosciuto, se lo rivediamo e ci parliamo tendiamo a confermarci l'idea che ci siamo fatti di lui/lei  in modo sbrigativo. 
Crediamo averlo "inquadrato", però il "quadrato" si rivela poi una figura irregolare e cangiante: chi crediamo di conoscere può sorprenderci.
Non solo giudichiamo troppo presto, ma i pre – giudizi si basano spesso su stereotipi.

In seguito  ad altri incontri con la stessa persona tendiamo a memorizzare quel che capita in modo che sia coerente con l'impressione iniziale.

La mente concilia informazioni tra loro incoerenti. I modi in cui ci inganniamo pur di far quadrare le informazioni discordanti. Alla base c'è la presunzione che quello che veniamo a sapere sia vero, ipotesi che diventa infalsificabile se siamo noi i primi a volerci credere. Se così è, poi  il tutto  diventa  difficile da "smontare".

Alcuni non disdegnano i princìpi delle scienze cognitive: rispetto e sospetto. Rispetto per fatti e persone ma cautela nelle diagnosi.
Sospetto per l'affidabilità delle esperienze personali avute nel passato.

Nella cultura occidentale si tende a credere che ogni persona abbia un carattere, un'identità permanente. Dopo i primi incontri spesso siamo convinti di essere riusciti a cogliere questa essenza immutabile, Purtroppo è un abbaglio.

Si deve  sondare con attenzione l'interlocutore/trice, e poi, se possibile, informarsi sul  suo passato su quello che ha fatto.
 
L'essenzialismo psicologico  è un meccanismo  della mente, tipico del nostro modo di elaborare le informazioni. Ci motiva  a identificare  i tratti caratteriali delle persone con le quali interloquiamo, gli attributi necessari per la loro identità.

Se ti può interessare, recentemente è stato pubblicato in lingua italiana il libro titolato  "Perché è così difficile capire chi non conosciamo"  scritto dal giornalista divulgatore Malcolm Gladwell, nel quale analizza le cause degli errori che commettiamo nel farci un'idea di chi incontriamo per la prima volta.
Ti ringrazio altamarea, ma non sono un entusiasta di Carola. In realtà, io credo che la si sarebbe dovuta arrestare e condannare per violazione delle direttive avute dalle Autorità del Paese al quale si richiedeva lo sbarco.In questo frangente, per me ha commesso un reato.  Il che, però, non sminuisce lo spessore del personaggio, sicuramente non un buonista da pantofole e divano, capace solo del solito "armiamoci e partite". Poi, è vero che non ho indagato a fondo sul personaggio, che comunque ha scelto una strada insolita e non da tutti, per far parlare di sè.

inquieto68

Citazione di: viator il 10 Luglio 2020, 21:23:11 PM
Salve. Intervengo solamente per proporre una delle mie balzane, lapidarie, qualunquistiche interpretazioni.

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Con i buoni sentimenti è facile riempire bocche ed orecchie. Il problema, quando si deve passare alla pratica, diventa ; "chi paga ?".

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Il BUONO è colui che, a spese proprie, si occupa di soddisfare necessità e desideri altrui.

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il BUONISTA auspica e vorrebbe che le necessità ed i desideri degli altri (e magari pure i propri) venissero esauditi a spese della collettività, inclusi in essa collettività anche coloro che non la pensano come lui.

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Tutto il resto che si può dire in proposito, resta gratis. Saluti.


Salve Viator, questa tua impostazione mi pare neghi o svaluti la possibilità di una collettività "buona" o, per restringere i significati, solidale.
Ritenere virtuoso (buono) unicamente ciò che nasce dalla solidarietà individuale, significa auspicare lo spontaneismo, dunque una società fondata sulla benevolenza individuale, caritatevole. A ben vedere potrebbe essere proprio questa una deriva buonista.

Contemporaneamenti svaluti come "buonista" l'auspicio di una solidarietà collettiva, organizzata, sancita come diritto (esaudire le necessità a spese della collettività), che è sostanzialmente la base del welfare di tradizione socialdemocratica.

Dunque sarebbe "buona" una società in cui il povero orfanello "Marcellino" si salva solamente se ha la fortuna di incontrare i fraticelli buoni che lo soccorrono (a spese proprie), mentre sarebbe "buonista" una società nella quale i diritti di cittadinanza sono sanciti e garantiti (a spese della collettività)?
mmm....mi sembra un ragionamento fallace

viator

Salve inquieto68. Ma io non fatto alcun ragionamento! Mi sono limitato a fornire due definizioni, stando poi a vedere se altri le approvano, le contestanto, ne sottopongono di più appropriate.................

So benissimo che a chiacchere si può dimostrare tutto ed il contrario di tutto, ma poichè l'argomento sono il bene e la bontà (sentimenti e valori che non fanno parte del razionale dimostrabile) non mi sogno certo di imbastire discussioni sui sentimenti di tizio o caio.

Ti ricordo solo che noi siamo tutti profondamente ecologisti, quindi favorevoli all'incenerimento e smaltimento scientifico dei rifiuti. Basta che impianti e discariche stiano davanti alle case altrui e non alle nostre. Così funziona il mondo alla faccia delle ideologie solidali, democratiche, buonistiche.................. Saluti.
Esiste una sola certezza : non esiste alcuna certezza.