ANTIFASCISMO: FRA IDEOLOGIA ED IDEOLOGISMO

Aperto da Vittorio Sechi, 23 Marzo 2019, 00:12:50 AM

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Vittorio Sechi

 
L'antifascismo è davvero un residuato ideologico che, per consentire che si possano affrontare con profitto ed intelligenza le sfide che ci propongono la mutevolezza dei tempi e la nuova epoca del mondo virtuale, deve essere accantonato, denegato, ricusato e relegato fra le polveri della soffitta del nostro essere interiore? A questa domanda, con enfasi e convinzione, risponde con una affermazione recisa, netta, che non lascia scampo il montante mainstream della clickmania compulsiva. Destra e sinistra sono solo due concezioni della mente, il locus amoenus entro cui rifugiarsi quando gli eventi e gli stravolgimenti della vita reale travalicano le capacità di comprensione, lasciando mente ed anima disabitate. Materiale di risulta, dunque.

Non credo che la risposta sia così scontata come vorrebbe farci credere la nuova religione dell'indifferenziato. Penso, invece, che considerare l'antifascismo una mera concettualizzazione del mondo oramai desueta sia eccessivamente riduttivo. Non si tratta di una posizione politica avversa ad un'altra, che, in quanto tale, nella contrapposizione esaurisca l'energia propulsiva. Nasce da un insieme di spinte interiori che si oppongono ideologicamente ed intimamente a tutto ciò che il fascismo e la sua concezione dell'uomo rappresentano: il culto della forza, dell'uomo della provvidenza, della personalità, del pensiero monocorde che nega spazio alle differenze, il concetto stesso di cultura egemone. È un coacervo di pulsioni, più che d'idee, e vanno a costituire un unico corpo, spesso anche confuso, che intride di sé interamente l'animo di chi si oppone intimamente e senza indulgenza all'imposizione nerboruta di un'unica visione del mondo. È ciò che in definitiva, apre al confronto, al dialogo e rifugge dalla tentazione di fornire un'eccessiva semplificazione della realtà. Per cui la vita stessa si traduce in dubbio, in ricerca, in scoperta e meraviglia, praticamente in un inesausto cammino.

Trattandosi di viaggio, non è mai una stasi. È, invece, un vagare fra mete provvisorie, il cui percorso è punteggiato da pietre miliari, che son poi tutto quel che induce a rifiutare l'esaltazione dell'Io e delle tetragone certezze che mai si flettono neppure al cospetto della sconfitta decretata dalla storia, e mai si piegano all'evidenza di una verità fasulla, imposta con violenza, chiusa al confronto ed alla possibilità di un clamoroso abbaglio. Ed i compagni di viaggio sono anch'essi eternamente provvisori.

È il ritratto del viandante. Un nomade che, dall'inquietudine che l'informa interamente, trae le ragioni per condurre una ricerca continua. È la filosofia dell'utopia che esalta il viaggio e non la meta, poiché sa che non può darsi al suo peregrinare un porto definitivo che lo accolga.

Ciò che intride ed innerva l'animo non è un pensiero, ma una passione, ovverosia quella che un teologo, peraltro ai margini dell'ortodossia cattolica, chiama 'principio passione', e che spinge a prestare aiuto, a sacrificio spesso della propria vita, ad un perfetto sconosciuto incrociato per caso lungo il cammino. È anche la parabola del 'buon samaritano'.

È dall'impossibilità di trovare certezze e mete definitive che scaturisce anche il rifiuto di tutto quello che impregna il fascismo e lo stalinismo. Due lati della stessa medaglia, e, per ragioni un po' diverse, ma comunque assai pregnanti, anche il cattolicesimo e le religioni istituzionalizzate, in genere, che sono anch'esse configurazioni dell'anima che si esprime in maniera eccessivamente assertiva attraverso dogmi e verità indissolubili.

In pratica non si tratta di una precondizione ideologizzata e sclerotizzata, che andrebbe ad istituire ciò che io con arbitrio chiamo ideologismo, ma un sentimento che definisce l'intima sostanza di un'ideologia che è istituita da una passione che osserva il mondo con lo sguardo teso alla scoperta.

Ipazia

Oggi i golpe si fanno con lo spread sui titoli di borsa e le valute. L'esercito è diventato l'ultima spiaggia retrò del fascismo. Per lo più americano e NATO con la sua iperattiva appendice sionista. Per cui anche l'antifascismo, quello vero e non veteroideologico, non è più quello di una volta.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

Vittorio Sechi

In questi ultimi tempi, con l'avvento di un movimento politico che erige il qualunquismo ed il populismo a sua bandiera, si sta diffondendo l'idea che fascismo ed antifascismo siano categorie desuete, da relegare fra le polveri di una soffitta.
Il fascismo non è un credo politico, al più questo sarebbe la manifestazione esteriore di un particolare modo di vedere e guardare il mondo e, come conseguenza, di relazionarsi con esso. Sostengo che alcune ben precise caratteristiche facciano parte del bagaglio culturale di tanti individui. Prima dell'avvento del movimento politico, nella prima metà del secolo breve, questo insieme di caratteristiche distingueva la persona autoritaria, tiranna e poco propensa a misurare le proprie certezze con le diversità.
Il fascismo gli ha solo apposto un'etichetta.

Vittorio Sechi

Riprendo il filo del ragionamento inaugurato qualche post fa.

Da quanto riportato sopra deriva che l'antifascismo, nella sua configurazione essenziale, non sia riconducibile, sict et simpliciter, ad un'ideologia, cioè ad un processo razionale - seppur sempre presente - che, inteso in tutte le sue complesse articolazioni, innesca l'azione ed impregna di sé la particolare modalità d'essere dell'individuo. Questa – l'ideologia – più che altro è un sostrato culturale congeniale a ciò che la profondità abissale di ciascuno di noi in filigrana lascia trasparire. In questo fondo si radica, incistandosi. Sebbene per esprimere il messaggio di cui è portatrice, l'ideologia attinga ad un ambito preminentemente culturale, essa attiene pienamente alla nostra specificità umana, da cui è originata, la quale ne rappresenta l'humus nutritivo e la linfa vitale. Trattandosi di un aspetto inerente all'intimo profondo della persona, nella sua essenzialità, si configura come un modo di essere: per meglio dire, è un'istanza dell'anima che, come già scritto precedentemente, si oppone con forza a forme autoritarie di concepire e percepire l'umanità di ciascuno di noi.

Fascismo ed antifascismo (destra e sinistra sono le loro conformazioni spaziali) occupano i due poli opposti del filo teso fra diverse modalità di concepire la società umana, difficilmente riconducibili ad una sintesi: l'una chiusa, che rifiuta le diversità antropologiche e si distingue nella dichiarata avversione rispetto ad innesti culturali esogeni, l'altra aperta all'evoluzione sociale in consonanza alle mutazioni sopravvenienti in una realtà viva e protesa verso il futuro, che si apre alla mutevolezza e alla diversità, quale riconoscimento ed accettazione del prodotto naturale del divenire.

Il fascismo, ricusando i caratteri più propri della natura umana, quelli che ci distinguono dal restante mondo animale: propensione ad identificarsi con l'altro diverso da sé, solidarietà, empatia ed immedesimazione, o esaltandone solo alcuni a scapito di altri: individualismo, egocentrismo, configura l'essere in una modalità chiusa e tendenzialmente individualista. Da ciò deriva il richiamo ai fasti del passato e l'utilizzo di una simbologia aggressiva e tesa alla preservazione ed al consolidamento dello status quo. Simbologia di chiara ed evidente natura marziale, improntata all'esaltazione della personalità e della figura eroica in chiave militaresca o cameratesca. Sintomatologia di un approccio nerboruto ai variegati e complessi quesiti ed alle istanze che, nella sua mutevolezza di forme, la società pone.

Non essendovi fra queste due visioni punti di contatto, se non talvolta effimeri e transeunti, non è agevole sintetizzarne i contenuti in un'unica matrice ideologica che li racchiuda entrambi. Al più, e questo è più che sensato ed immaginabile, è possibile rinvenire nella realtà fattuale una differente gradazione di sensibilità nel modo di creare relazione con il mondo, dovuta a diversificate screziature cromatiche degli appartenenti ai due opposti poli. Forse solo il cattolicesimo, nella sua declinazione ecclesial papista, può in una certa misura rappresentare una proposta di mediazione. In effetti, in esso son ben visibili i segni dell'apertura verso il mondo, quanto il comodo rifugio in facili dogmi indiscutibili. In esso sussistono, in un singolare, alchemico ed instabile equilibrio, la forza del dogma imposto e preservato dall'uomo solo al comando e, di contro, lo sporgersi oltre sé stessi per favorire l'incontro con il diverso, almeno nella sua articolazione post conciliare.

anthonyi

Vittorio, mi sembra che nella tua rappresentazione del fascismo non è sufficientemente sottolineata una componente che è importante per spiegare l'antifascismo, cioè la distruzione di ogni dialettica politica. Per effetto di questa il fascismo produce una scissione politica con tutto ciò che non è fascismo, e che quindi è spinto a diventare antifascismo. Per questo l'antifascismo non necessità di un'ideologia e tante possono essere le ideologie (liberali, cattoliche, socialiste, anarchiche) che caratterizzano l'antifascismo.
In realtà nell'antifascismo si tende a realizzare quello stesso meccanismo sociale che è alla base sia del populismo, sia dello stesso fascismo, cioè l'unità contro il nemico comune. Purtroppo l'uomo è fatto così, con difficoltà trova l'unità dietro un'idea, ma con facilità quest'unità la trova contro il nemico comune.

Ipazia

Citazione di: anthonyi il 26 Marzo 2019, 17:51:51 PM
Vittorio, mi sembra che nella tua rappresentazione del fascismo non è sufficientemente sottolineata una componente che è importante per spiegare l'antifascismo, cioè la distruzione di ogni dialettica politica.

Proprio come il Mercato capitalistico che ha decostruito ogni dialettica politica subordinando la realtà sociale ai suoi diktat, di cui il fascismo è l'epifenomenica macchina da guerra per affermarsi con la violenza laddove non funziona la borsa da sola. Rispetto al secolo scorso si ricorre meno al fascismo e più allo spread, ma anche recentemente la NATO ha dato prova di ferocia fascista nei confronti di paesi non allineati alle pretese di chi vuole governare il Mercato portando morte e distruzione in quei paesi al pari della Wehrmacht.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

Lou

Citazione di: anthonyi il 26 Marzo 2019, 17:51:51 PM
Vittorio, mi sembra che nella tua rappresentazione del fascismo non è sufficientemente sottolineata una componente che è importante per spiegare l'antifascismo, cioè la distruzione di ogni dialettica politica. Per effetto di questa il fascismo produce una scissione politica con tutto ciò che non è fascismo, e che quindi è spinto a diventare antifascismo. Per questo l'antifascismo non necessità di un'ideologia e tante possono essere le ideologie (liberali, cattoliche, socialiste, anarchiche) che caratterizzano l'antifascismo.
In realtà nell'antifascismo si tende a realizzare quello stesso meccanismo sociale che è alla base sia del populismo, sia dello stesso fascismo, cioè l'unità contro il nemico comune. Purtroppo l'uomo è fatto così, con difficoltà trova l'unità dietro un'idea, ma con facilità quest'unità la trova contro il nemico comune.
Ricondurre  a una matrice comune, quale amico/nemico, l'antifascismo è l'obiezione che muovi, in sintesi? Per capire.
"La verità è brutta. Noi abbiamo l'arte per non perire a causa della verità." F. Nietzsche

tersite

@ vittorio

-----> Il fascismo non è un credo politico
-----> Sostengo che alcune ben precise caratteristiche facciano parte del bagaglio culturale di tanti individui

riflettere sul fascismo ( e di conseguenza sull' antifascismo, ma quello vien da se, quindi mi concentrerei sul fascismo per ora che basta e avanza ) è una sana metodologia di igiene mentale ed una sorta di esercizio spirituale che non può che far bene, sempre.
Per noi italiani poi dovrebbe essere un passaggio obbligato, come il ciclo di analisi che ogni psicanalista deve effettuare prima di essere iscritto all'albo, da praticare mensilmente.
Noi abbiamo inventato il fascismo e lo abbiamo esportato ovunque, esattamente come la mafia, e per dirla tutta son cose che funzionano abbastanza bene.
Una mia impressione è che la "tendenza al fascismo" sia una linea di deriva del pensiero che trova un terreno straordinariamente fertile in italia.
Ho evidenziato quelle tue due affermazioni perché secondo me sono quelle che possono meglio orientare la riflessione su come l'ideologia fascista (che tutti diciamo di saper riconoscere ) sia tuttora pervasiva e a quanto pare dominante.

Ogni definizione è artificiosa e in ciò è il suo potenziale evolutivo. (anonimo)

anthonyi

Citazione di: Lou il 26 Marzo 2019, 19:24:24 PM
Ricondurre  a una matrice comune, quale amico/nemico, l'antifascismo è l'obiezione che muovi, in sintesi? Per capire.

Io non faccio obiezioni, richiamo quello che per me è un archetipo comune, quello del nemico che, una volta definito in un certo modo, spinge gli uomini ad essere uniti. Che poi quel nemico esista o sia una costruzione ideale, è un altro discorso.

Jacopus

Che il modello amico/nemico  possa essere stato assorbito in qualche modo dall'antifascismo è verosimile ma affinché non si torni alla notte delle vacche tutte nere è necessario differenziare: il fascismo è una categoria mentale, uno stato della mente che affonda le sue origini nella personalità autoritaria, nel maschio alfa, nella tradizione che taglia il nodo di Gordio invece di provare a scioglierlo. In questo concordo con Tersite. L'antifascismo è apertura verso un modello emancipatorio, sempre in salita perché deve fronteggiare la nostra storia biologica e culturale. In questo senso fascismo e antifascismo sono antitetici e impossibili da equiparare.
L'antifascismo però soffre di un altro è più grave disturbo: è diventato un simulacro. L'antifascismo è opera e parola attiva contro tutti i processi che schiacciano l'uomo, mentre oggi, per tanti motivi è ridotto a corone di alloro secche appoggiate a cippi anonimi. E il peggio è che quegli stessi uomini che appoggiano le corone, nei fatti e nelle parole sono, nel migliore dei casi, collusi o "zona grigia". L'antifascismo significa essere pronti a morire. Chi è pronto a morire per la libertà?
Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.

sgiombo

Citazione di: Jacopus il 27 Marzo 2019, 08:31:05 AM

L'antifascismo però soffre di un altro è più grave disturbo: è diventato un simulacro. L'antifascismo è opera e parola attiva contro tutti i processi che schiacciano l'uomo, mentre oggi, per tanti motivi è ridotto a corone di alloro secche appoggiate a cippi anonimi. E il peggio è che quegli stessi uomini che appoggiano le corone, nei fatti e nelle parole sono, nel migliore dei casi, collusi o "zona grigia".

Com' é vero!

Ma mi sembra anche perfettamente compatibile con quanto affermato da Ipazia sul fascismo come extrema ratio che il capitalismo é sempre pronto ad utilizzare in caso di necessità anche se (intelligentemente, da parte sua) preferisce, nonappena possibile, forme di repressione e dominio più "soft" -come dicono "loro"- anche se non meno antidemocratiche.

Per me Monti, Fornero, Zingaretti e C., anche se impudentemente pretendono di abbindolare il popolo con lo pseudoantifascismo dei cippi anonimi -per loro!- e le corone di alloro risecchite, non sono meno autenticamente fascisti di Salvini o Meloni (e non perché non siano spregevolmente fascistissimi anche questi ultimi...).

baylham

"L'antifascismo significa essere pronti a morire. Chi è pronto a morire per la libertà?"

Nel saggio sull'Ur-fascismo, che chi è interessato può trovare in rete, secondo Eco l'esaltazione dell'eroe pronto a morire è un tratto tipico del fascista. Con ironia aggiunge "Nella sua impazienza, va detto in nota, gli [al fascista] riesce più di frequente far morire gli altri".
Condivido.

Politicamente, il tratto caratteristico del fascista è l'antidemocraticità.


viator

Salve. Tratto certo caratteristico. Ma non certo essenziale e dirimente. Anche socialismo puro e comunismo sono intrinsecamente antidemocratici in ragione delle loro pretese dirigistiche ed ugualitarie.
Esiste una sola certezza : non esiste alcuna certezza.

Jacopus

Per Baylham. Gorgia sarebbe stato orgoglioso di te. Eco parlava del noto culto della "fiera morte" tipico del fascismo e del nazismo. Essere pronti per morire per la libertà è un concetto diverso, propugnato, per restare nella stessa dimensione temporale, dal liberale e ben poco nazifascista Winston Churchill.
Se invece escludiamo l'intento sofistico con questa interpretazione estesa torniamo ancora una volta alle vacche tutte nere, visto che anche il partigiano o Giordano Bruno o Socrate possono essere considerati nazifascisti.
Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.

tersite

-----> Nel saggio sull'Ur-fascismo, che chi è interessato può trovare in rete, secondo Eco l'esaltazione dell'eroe pronto a morire è un tratto tipico del fascista.

Si, benissimo secondo me.
Molto meglio discutere di ur-fascismo che di fascismo. L'ur-fascismo è "la cosa" che riguarda il nostro momento storico, il fascismo è storia.

Riporto di seguito i 14 tratti che secondo l'autore (Umberto Eco) caratterizzano l'ur-fascismo.
Scritti e numerati ci si può riferire ad essi per obiezioni complementazioni e distinzioni; non si ripeteranno cose già scritte anni fa ed avremo una base solida (quanto meno proveniente da fonte più erudita  della maggior parte di noi) da cui partire per il nostro rimuginare.

Uno. La prima caratteristica di un Ur-Fascismo è il culto della tradizione.

Due. Il tradizionalismo implica il rifiuto del Modernismo.

Tre. L' irrazionalismo dipende anche dal culto dell' azione per l' azione.

Quattro. Nessuna forma di sincretismo può accettare la critica.

Cinque. Il disaccordo è inoltre un segno di diversità.

Sei. L' Ur-Fascismo scaturisce dalla frustrazione individuale o sociale.

Sette. A coloro che sono privi di una qualunque identità sociale, l' Ur-Fascismo dice che il loro unico privilegio è il più comune di tutti, quello di essere nati nello stesso paese.

Otto. I seguaci debbono sentirsi umiliati dalla ricchezza ostentata e dalla forza dei nemici.

Nove. Per l' Ur-Fascismo non c' è lotta per la vita, ma piuttosto vita per la lotta.

Dieci. L' elitismo è un aspetto tipico di ogni ideologia reazionaria, in quanto fondamentalmente aristocratico. Nel corso della storia, tutti gli elitismi aristocratici e militaristici hanno implicato il disprezzo per i deboli. L' Ur-Fascismo non può fare a meno di predicare un eliti-smo popolare. Ogni cittadino appartiene al popolo migliore del mondo, i membri del partito sono i cittadini migliori

Undici. In questa prospettiva, ciascuno è educato per diventare un Eroe.

Dodici. Dal momento che sia la guerra permanente sia l' eroismo sono giochi difficili da giocare, l' Ur-Fascista trasferisce la sua volontà di potenza su questioni sessuali. E' questa l' origine del machismo

Tredici. L' Ur-Fascismo si basa su di un populismo qualitativo.

Quattordici. L' Ur-Fascismo parla la Neolingua.

La fonte è il sito di un noto quotidiano nazionale.
Ogni definizione è artificiosa e in ciò è il suo potenziale evolutivo. (anonimo)

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