ANTIFASCISMO: FRA IDEOLOGIA ED IDEOLOGISMO

Aperto da Vittorio Sechi, 23 Marzo 2019, 00:12:50 AM

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Sariputra

Temo che, se si andrà avanti con questo stile di vita ( e tutto lascia intendere che sarà così, anzi che il consumismo si intensificherà ulteriormente...e che riguarderà fette sempre più grandi di popolazione del pianeta) si andrà incontro a quello che Carolyn Baker ha chiamato "il collasso della civiltà" ( o 'discioglimento dell'Impero').
Tempo fa ho scritto che una forma di utopia su cui poter ripartire potrebbe essere simile alle comunità basate sulla terra, nello stile di quelle Amish del Nordamerica. Naturalmente il fattore religioso diventerebbe una scelta comunitaria degli individui che vi aderiscono. Altre comunità potrebbero scegliere la più perfetta laicità...
Ma ovviamente non ci crede nessuno...e anch'io ho i miei dubbi che sia fattibile... ::)

"La vita di ogni uomo e donna Amish ha in qualche modo a che fare con il "servizio", che sia in contesti organizzati o semplicemente il vivere una vita di supporto nei confronti degli altri. E nonostante la loro religione sia Cristiana e non animistica, celebrano la terra come un dono del creatore, un dono che adorano e che si impegnano a proteggere e preservare con consapevolezza.
Un testo che offre una comprensione profonda ed imparziale della comunità Amish è "Plain Secrets: An Outsider Among the Amish" di Joe Mackall. Proprio come me, Mackall è rimasto incantato dai legami della comunità che sostengono gli Amish, e dalla loro visione del mondo, che io credo gli abbia permesso di resistere e fornisca loro il giusto equipaggiamento di quelle qualità sociali ed individuali che sono necessarie per attraversare il collasso della civilizzazione.
Nonostante io sia convinta che gli Amish verranno colpiti dal grave disastro economico, dal cambiamento del clima, e da tutti gli altri aspetti del discioglimento dell'impero, sospetto che dal punto di vista fisico ed emozionale subiranno meno dei loro vicini non-Amish grazie ai valori e ai comportamenti che per secoli li hanno sostenuti. Dal mio punto di vista, rappresentano dei perfetti modelli di semplicità, sostenibilità, e di devoto servizio alla comunità della terra.

Titolo originale: "NORTH AMERICA'S AMISH COMMUNITY: LEAST LIKELY TO BE DEVASTATED BY COLLAPSE"
Sulla strada del bosco
Una ragazza in lacrime
Trattiene rondini nei capelli.

tersite

Citazione di: Sariputra il 08 Aprile 2019, 16:46:43 PM
Temo che, se si andrà avanti con questo stile di vita ( e tutto lascia intendere che sarà così, anzi che il consumismo si intensificherà ulteriormente...e che riguarderà fette sempre più grandi di popolazione del pianeta) si andrà incontro a quello che Carolyn Baker ha chiamato "il collasso della civiltà" ( o 'discioglimento dell'Impero').

Non la conosco ( e grazie per il nome) ma mi sa che c'ha proprio ragione.
Come definizione,"collasso della civiltà" ( per la mia testa ) è opinabile assai, "discioglimento dell' impero" è quasi giusta (per la mia testa ) e quindi "collasso dell'impero" è il concetto che secondo me focalizza maggiormente quello cui potremmo andare incontro con un alto grado di probabilità.
Partendo da quel concetto, bisognerebbe spingersi a prevedere (esercizio di pensiero..)  cosa l'impero trascinerà con se perchè sarà questo che influenzerà la vita delle persone che verranno.
Potrebbe portarsi via l'inquinamento ( o ridurlo di molto ) e\o potrebbe portarsi via tante di quelle che ora noi chiamiamo diritti\libertà.
Potrebbe cambiare i modelli di sviluppo urbani ( evidentemente insostenibili come son vissuti ora) e perfezionarli o stravolgerli.
I crolli degli imperi poi implicano  movimenti di popolazioni, stravolgimenti economici ( e grazie tante, cambia la maniera in cui si producono le "cose"....), religioni e paradigmi che mutano nella loro natura o cambiano\slittano il campo in cui vengono applicati, tutte queste cose qua insomma.
Si potrebbe anche dire che il "crollo" è il destino che spetta ad ogni "impero", ma viverci dentro, anzi solamente scorgerne da lontano le avvisaglie, è oggettivamente un gran brutto casino; a nostra consolazione va il fatto che il "crollo dell'impero" l'abbiamo inflitto a tante e tante e tante e tante e tante e tante di quelle civiltà che se capita anche alla nostra che dire...pazienza, ce ne faremo una ragione.
Ogni definizione è artificiosa e in ciò è il suo potenziale evolutivo. (anonimo)

Vittorio Sechi

Citazione di: anthonyi il 08 Aprile 2019, 06:49:21 AM
Citazione di: Vittorio Sechi il 07 Aprile 2019, 23:07:10 PM

Vittorio, poeticamente sei bravo, ma l'economia si associa male con la poesia. Il mercato non fa vittime, da opportunità e produce beni. Se queste cose a te non piacciono, libero di rifiutarle. L'imperativo di crescere è l'effetto del desiderio umano di avere di più, se gli uomini smettono di volere di più il PIL si adegua. Il problema è che quelli che vogliono di più sono sempre tanti, e io, pur non essendone parte, non credo sia legittimo per quelli come me impedire loro di provarci.
Un saluto.

È vero! L'economia non si nutre di poesia, eppure la poesia nutre il mondo. La specie umana da sempre ha intinto la sua anima nel brodo caldo della bellezza. L'uomo è l'unico animale che crea arte. Ed è forse per via di questa scissione venutasi a creare fra specie umana e bellezza che abbiamo un po' perso il vero senso delle cose ed inseguiamo mondi che un po', sempre più, ci sono alieni, divenendo via via sempre più inospitali.  Siamo spersi fra forre che in origine abbiamo contribuito a creare, ed ora ci rendiamo conto che la lacerazione si accentua ed il mondo bramato si rivolta contro il suo creatore.
Il Pil, il sacro feticcio del travet d'alto bordo, non ammette titubanze: deve crescere, e nella sua inesausta crescita, poco importa, nulla rileva, se lascia stremati, prive di respiro e futuro fette sempre più larghe di popolazione. D'altro canto è noto e risaputo: ogni lavorazione rilascia degli scarti, in questo caso si tratta di vite di scarto, i danni collaterali della teckne.
La tecnologia prescinde dalla volontà dell'uomo. Ha imboccato la strada della generazione spontanea e si riproduce per partenogenesi, creando desideri inconsulti e speranze plastificate, che noi inseguiamo senza intravedere un senso e privi di reale bisogno, mentre dall'altra parte della luna c'è chi paga lo scotto del nostro eccesso. È così che l'economia, la più virtuosa delle 'scienze', d'altra parte, in medio stat virtus, registra un costante equilibrio. Noi siam atterriti ed assediati dall'obesità, per controbilanciare il peso sulla terra, in altri mondi – lontani, affinché i nostri paciosi sentimenti e sonnacchiosi occhi siano preservati – si sopravvive o, se necessario e preteso dall'equilibrio universale, si muore di stenti.
Anche I rapporti fra umani oramai son mediati da scatole di plastica ricche di coltan, da tecnologia che ci consente facili scambi amorevoli.
Questo è davvero il mondo che abbiamo sognato?


Sariputra

#138
Visto che ho citato Carolyn Baker riporto un'intervista allo scrittore J.H. Kunstler...

Il pensiero magico e la "lunga emergenza" – un intervista con James Kunstler

Non condivido alcune posizioni di Kunstler, come quelle sull'energia atomica. Ma la riflessione mi sembra pertinente e importante. La diffondo volentieri.

Di CAROLYN BAKER

Intervista a James Howard Kunstler

"Tutti hanno un piano, finché non gli arriva un pugno in faccia."



Mike Tyson

"Un modo conciso per definire dove si trova ora il nostro Paese, e forse l'intero mondo civilizzato", nota lo scrittore James Howard Kunstler .

Siamo già oltre la boa del picco del petrolio mondiale, dice Kunstler nel suo nuovo libro, Too Much Magic: Wishful Thinking, Technology and the Fate of the Nation (Troppa magia: il pensiero illusorio, la tecnologia e il destino della Nazione) e ci aspettiamo che la tecnologia venga a salvarci.

Sia nel caso che il nostro stile di vita, tenuto in piedi dal petrolio a buon mercato, crolli in un sol soffio come un castello di carte, sia che esso si sfasci lentamente come un motore che perde colpi, di una cosa Kunstler è sicuro: stiamo per finire al tappeto. Siamo decisamente entrati nell'epoca che Kunstler definisce "la lunga emergenza", una lunga era di contrazione economica e tensioni sociali, causata dalla diminuzione delle nostre risorse. Ancora ci rifiutiamo di vederlo, in gran parte a causa dei poderosi sistemi di magie tecnologiche che ci tengono ammaliati. Il picco del petrolio ti preoccupa? Tranquillo, il tuo IPad lo faremo funzionare con nuove, inesauribili fonti di energia ancora da scoprire.

Gli scrittori Paul Smyth e Judy George hanno discusso con Kunstler la fine dell'era dei combustibili fossili, e i possibili sviluppi.

Lei parla del Pensiero Magico in due modi: non solo pensiamo di poter risolvere tutti i problemi energetici con le nuove tecnologie, ma viviamo addirittura questa credenza come una fede assoluta.

Le due idee sono correlate, e credo che gli elementi di entrambe debbano essere contestualizzati storicamente. Negli ultimi 150 anni abbiamo assistito ad una galoppata di prodigi e meraviglie tecnologiche, tale da auto programmarci letteralmente a pensare che la galoppata continuerà all'infinito. La sequenza di eventi – il telefono, la lampadina, corrente elettrica in ogni casa, l'aereo, figure in movimento, la televisione, il computer e mille altre acquisizioni del genere umano- ci hanno programmati a pensare che esiste un'infinita sorgente di magie tecnologiche che può superare qualsiasi ostacolo.
Penso che stiamo arrivando alla fine dell'era tecnologica così come l'abbiamo conosciuta -nel senso di come l'ho appena descritta, l'aspettativa di un'infinita magia. E credo che per la nostra cultura sarà uno shock enorme.

Perché uno shock?

Non penso che quello che stiamo fronteggiando ora sia paragonabile all'età medievale, successiva al crollo dell'impero Romano. Il Medioevo era caratterizzato da profusa ignoranza e mancanza di conoscenza e tecnica in tutti i campi, dalla produzione di ceramica alla stessa, concreta modalità di organizzazione del lavoro.
La nostra attuale situazione è potenzialmente molto più pericolosa per la cultura, proprio perché il nostro condizionamento alla credenza tecnologica è così estremo. La delusione sarà tremenda, nel momento in cui diventerà palese che non possiamo risolvere i nostri problemi energetici con secrezioni di alghe marine, solare, eolico o altri combustibili alternativi -o meglio, che di sicuro non faremo mai funzionare Disney World, la rete autostradale, i grandi magazzini Walmart o l'apparato militare con una qualsiasi combinazione di energie alternative.

Quindi che cosa succederà?

Questa situazione implica una potenziale distruzione del nostro senso della realtà. E' difficile prevedere che tipo di reazione possa innescare, ma credo che avremo una società talmente sfiduciata nei confronti della scienza e della tecnologia, da piombare in un nuovo Medioevo di superstizione.

Cos'è cambiato oggi rispetto al 2005, l'anno del suo primo libro, La lunga emergenza?

Per prima cosa è chiaro che i problemi attuali di concentrazione di capitali e crollo del sistema bancario stanno mettendo in secondo piano quelli di scarsità di risorse e picco del petrolio, nel senso che stiamo rapidamente perdendo la capacità di finanziare la ricerca e la produzione di quelle nuove fonti energetiche, che si sperava avrebbero compensato il picco del petrolio.
In secondo luogo, avevo già osservato in La lunga emergenza quanto fosse avanzato il grado di delirio raggiunto da quelli che si scontrano con la difficile realtà. Quando leggi in un articolo del New York Times, ovvero il giornale più letto in assoluto, che nei prossimi anni gli Stati Uniti potrebbero diventare un paese esportatore energia, ti rendi conto che c'è un grosso problema, che probabilmente coinvolge l'intera classe intellettuale degli Stati Uniti.

In che senso?

Quando la società subisce forti stress, il pensiero delirante aumenta. Siamo esattamente in questa fase.
Quando entri nel pensiero delirante, inizi a raccontarti un mare di bugie e di cose inventate. E' un processo pericolosamente contagioso. E una volta che cominci ad applicarlo ad argomenti come sistema bancario e produzione di denaro, e a svilupparlo nella forma pratica di una frode contabile, la tua società e la tua cultura sono davvero in pericolo.
Questo problema influenza tutte le aree dell'esistenza pratica, incluse politica, mondo degli affari, media, educazione – così vai a finire, ad esempio, con il presidente degli Stati Uniti che sostiene pubblicamente che abbiamo riserve di gas naturale per 100 anni. Pura invenzione. E come conseguenza, hai una società che non riesce a prepararsi per la realtà, il vero futuro.

Se accettiamo il picco del petrolio come realtà -e il dibattito ancora infuria-, significa che ci servirà qualcos'altro per tenere accese le luci. In La lunga emergenza, lei ripone le sue speranze nel nucleare, per supportare una transizione verso quello che giudica un inevitabile declino.

Già nel 2005 avevo impressioni contrastanti sull'uso dell'energia nucleare. Ovviamente, i rischi erano monumentali. Il punto su cui mi concentrai allora era il fatto che, probabilmente, il nucleare sarebbe stato l'unico modo di mantenere in funzione la corrente elettrica dopo un certo punto, e credo che sia ancora assolutamente vero.

Ma ora non penso sia più possibile farlo, per più di un motivo. Una è il fiasco di Fukushima, che ha creato un clima di opposizione totale, anche in tempi di crisi. Ma allora c'era ancora in questione una finestra di opportunità per la creazione di un programma nucleare con nuovi impianti, finestra che ora si sta chiudendo, se non è già chiusa.

Un altro sviluppo inaspettato è il fatto che, con i problemi di formazione del capitale così estremi che abbiamo avuto negli ultimi cinque anni, anche se avessimo il consenso e la volontà di progettare impianti di nuova generazione, probabilmente non avremmo modo di finanziarli.

Il suo messaggio -che stiamo andando verso un riassetto della società in comunità rurali, e che vivremo in modi che non vediamo più da svariate centinaia di anni- spesso non viene recepito correttamente. Lei come si è preparato per il futuro che vaticina?

Io credo nell'affrontare il futuro con speranza. Mi sono trasferito da una cittadina, piccola ma di un certo successo, Saratoga Town, in un ancora più piccolo e decrepito villaggio contadino a 15 miglia verso est. Ho comprato tre acri di terra con l'intenzione di coltivarci un sacco di cibo. Ho messo su un piccolo orto di sussistenza su cui sto ancora lavorando.

Ho scelto di vivere in un posto che mi piace. Passo molto tempo a fare musica con i miei amici. Sto anche mettendo un impegno continuo nel creare una rete di rapporti sociali. Sto pensando di creare un piccolo business che potrebbe vertere su caffè e prodotti locali, ma per il momento si trova allo stadio larvale.

Carolyn Baker
9.09.2012

P.S. Penso di essere OT e quindi concludo con questo post quest'ampia parentesi sul "discioglimento dell'impero"... :)
Sulla strada del bosco
Una ragazza in lacrime
Trattiene rondini nei capelli.

anthonyi

Vittorio hai detto bene, l'economia è la scienza delle medie, degli equilibri. Per cui sostenere che l'aumento del PIL sia una sorta di dogma superiore non ha rapporto con l'economia. In economia la teoria dell'EEG (Considerata un po' il nucleo del pensiero liberale) disegna un mondo privo di crescita e di sviluppo, forse un po' noioso, ma che si dimostra possa essere (Nei limiti dei postulati di quella teoria), il migliore dei mondi possibili.
L'aumento del PIL ha più a che fare con aspetti ideologici e politici, tutti i sistemi politici costruiscono la loro stabilità non solo nella realizzazione di esigenze immediate dei cittadini o sudditi, ma anche costruendo un mito di benessere futuro.
Non a caso le crisi politiche, cioè i cambiamenti di regime politico, si realizzano sempre a seguito di crisi economiche, quando cioè quel mito di benessere futuro non è più realisticamente sostenibile. Si tratta di qualcosa di molto generale e che non ha neanche un fondamento di tipo democratico, i cambiamenti cioè possono realizzarsi sia verso sistemi democratici, sia verso sistemi dittatoriali, che hanno comunque in comune la necessità di costruire un sogno di futuro benessere, e di renderlo credibile.
Un saluto.

Ipazia

Gli argomenti apocalittici mi convincono poco. Lo sviluppo tecnologico è anche sviluppo di tecnologie ecocompatibili. Se non per buonismo, per necessità, ma il risultato non cambia. La desertificazione e il riscaldamento globale sono energia che può essere impiegata per contrastarne gli effetti negativi. Con tutta l'antipatia che ho per Israele, devo però ammettere che se avesse colonizzato il Sahara a quest'ora sarebbe uno dei principali produttori di energia elettrica, magari coi pannelli cinesi, e le oasi fiorirebbero ovunque. Contrariamente a quanto pensa Kunstler lo sviluppo sci-tec si intensificherà proprio per rispondere ai problemi che la crescita demografica e di qualità della vita richiede. Problemi che porranno in primo piano la questione filosofica cruciale del parassitismo sociale e dello sfruttamento iniquo di risorse comuni e di umani. E degli stili di vita connessi. Su cui invece concordo con Kunstler. Qui sì potrà avvenire l'apocalisse, non a causa, ma certamente per mezzo dello sviluppo sci-tec. Passata l'apocalisse potrà magari andare anche meglio. Per chi sopravviverà.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

sgiombo

E se l' apocalisse non passasse ma fosse definitiva?

Vista la posta in gioco, la massima per noi ipotìzzabile (la sopravvivenza come umanità! Perché di questo ormai si tratta) credo che di pessimismo della ragione e di prudenza non se ne possa avere in eccesso, ma casomai in difetto.

Posto che (alla faccia dei deliri scientistici) il sistema ambiente - uomo é di gran lunga troppo complesso perché se ne possano calcolare con certezza e precisione i possibili reciprocamente alternativi sviluppi, molto meglio rischiare di accorgersi (i nostri posteri) di avere rinunciato a un eccesso di produzioni-consumi-demografia-(inevitabile in qualche misura)deterioramento ambientale che ci ci sarebbe potuti concedere* (noi contemporanei), piuttosto che rischiare di accorgersi di avere provocato l' irrimediabile definitivo (il male assoluto)!

____________________
* Ma la civiltà e la felicità umana non si calcolano "a chili", hanno preponderanti componenti "immateriali" (autenticamente tali, non le cazzate tipo cosiddetta "realtà virtuale").

InVerno

Non mi pare si parli di apocalisse, se mai di declino. E perchè mai l'occidente dovrebbe esserne immune? Occidente non geografico, ma culturale. Se due terzi delle stelle hanno un nome arabo è perchè per un certo periodo due terzi della cultura scientifica mondiale stava a Baghdad,  poi è arrivato il medioevo islamico, e direi che non si sono più ripresi. E l'età dell'oro islamica è durata quasi 4 secoli, tanto quanto noi abbiamo sopravvissuto l'illuminismo.
Non sono esplosi in una palla di fuoco, sono finiti in una spirale di declino risultata nella colonizzazione coatta da parte di una parte di mondo, che al tempo, non possedeva nemmeno i classici greci e ha dovuto andare li a "prenderseli". Ed è successo decine di altre volte nella storia. Non si capisce perchè il paradigma occidentale dovrebbe essere immune a tale destino, quando praticamente ci sono passati tutti, prima o dopo.
Non significa che accadrà, o che sia scritto che accada, ma il tizio intervistato sembra un moderato pessimista non un apocalitticista,  come capita sovente una volta che si prende la calcolatrice in mano, e si fanno poi osservazioni logiche anche difficili, come il bisogno del nucleare  e l'aleatoriertà delle promesse rinnovabili.
Come dice Sgiombo, vista la posta in gioco, la prudenza dovrebbe essere massima (e non sarebbe ancora sufficiente).
Non ci si salva da un inferno, sposandone un altro. Ipazia

tersite

-----> P.S. Penso di essere OT e quindi concludo con questo post quest'ampia parentesi sul "discioglimento dell'impero"...

essere\diventare ot è un requisito fondamentale di ogni chiaccherata, e le cose interessanti di solito vengono fuori negli ot.
Basta cambiare il titolo del IIId (  :D ) e la cosa è sistemata, del resto siamo uno per segno zodiacale e se non siamo di qui siamo di la...
Ogni definizione è artificiosa e in ciò è il suo potenziale evolutivo. (anonimo)

Ipazia

Il declino ci sarà certamente, ma trattandosi del motore paranoico dell'imperialismo globale, non escluderei l'apocalisse prima di calare le brache. Staremo a vedere. Per quanto, avendo già vissuto, e con discreta gioia, assai, spero di andarmene prima. Altrimenti cercherò di godermi, per la parte che lo permette, anche questa ennesima caduta degli dei. Sui calcoli degli esperti non ci metterei le mani sul fuoco. Quando negli anni '80 l'IBM regnava sovrana, gli esperti osannati di quella disciplina profetizzarono l'aleatorietà del pc. Proprio mentre un paio di anonimi diplomati, lavorando nel garage di casa, stavano loro scavando la fossa.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

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