Analfabetismo di ritorno

Aperto da sileno, 21 Agosto 2018, 15:11:02 PM

Discussione precedente - Discussione successiva

sileno

Secondo ricerche 2 italiani su 3 non sono in grado di capire un testo scritto, di decodificare  un discorso complesso. Come vedremo può non dipendere dai livelli di studio raggiunti.
Un analfabeta funzionale non comprende, valuta, usa, si fa coinvolgere con scritti per interventi attivi nella società.
Incapace di riassumere e appassionarsi a uno scritto. Non comprende la società complessa. Incapace di decifrare, comprendere un testo anche semplice.
Solo un 20% possiede le competenze minime

Se" di ritorno", pur avendo lauree, attestazioni brillanti, ecc., nel tempo ,se non esercitate, certe capacità vanno perdute. Se legge solo riviste specialistiche inerenti il lavoro, ecc.,eludendo saggistica, letteratura, articoli culturali, ecc.

Don Milani, '65:

"Esiste un larghissimo strato di popolazione(...) che non è in grado di leggere ... non gli analfabeti,magli alfabeti ... non considero che uno che saleggere la "Gazzetta dello sport"sappia leggere: ha un vocabolario di non più di 200 parole e uno può capirne tutti i particolari ... saper leggere significa, a dir poco, intendere la prima pagina del giornale, ecc."


Chi è stato in contatto con il mondo della scuola si accorge che la maggioranza degli studenti non sa leggere un testo, che non sia un elenco di nomi,  con la dovuta espressività, corretta accentuazione, ecc.: ulteriore senso del "non saper leggere"

Jacopus

Tocchi un punto interessante Sileno. Tanti anni fa lessi un libro: Metello, di Pratolini. Quello che mi colpi' era il desiderio della famiglia di operai di elevarsi culturalmente, attraverso l'opera, i libri, la casa del popolo. La societa' del secolo scorso era una societa' che credeva nel progresso tecnico e culturale dell'umanita'. L'uno accanto all'altro.
Vi e' stata in seguito una rivoluzione antropologica, direi dagli anni '80 in poi, in cui ha vinto la cultura-pop. Apparire, emozionare, essere in prima fila, rispondere con la frase ad effetto, avere, dimostrare di possedere anche beni immateriali come viaggi o spiritualita'.
Altrove si e' pero continuato a coltivare la conoscenza tecnica dei mestieri necessari alla modernita'. Da noi il processo di abbassamento culturale ha toccato sia l'istruzione tecnica che quella "alta", e pertanto si puo' affermare che i "semplici avvertono meglio la profondita' del reale", che e' un meraviglioso inno all'ignoranza.
Proprio ora che siamo di fronte a sfide della complessita' sempre piu difficili si sta esaurendo la capacita' di interpretare quella complessita'. Direi che siamo pronti a una veloce decadenza del "sapere aude" illuministico a favore di tutti i supporter di un romantico e violentissimo medioevo.
Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.

bobmax

Secondo me​​ manca ormai la motivazione a costruire e mantenere questi strumenti.
Leggere e scrivere sono infatti degli strumenti: non hanno valore in sé.
Il loro valore dipende esclusivamente dallo scopo per il quale sono utilizzati.
E lo scopo ultimo può essere solo uno: la ricerca della Verità.
Anche se non se ne è del tutto consapevoli...
 
Senza adeguati strumenti è più difficile districarsi nella complessità del reale.
Ma purtroppo cresce la sfiducia che valga davvero la pena impegnarsi ​a fondo ​per poterne disporre.
 
D'altronde, ​come sono utilizzati questi strumenti​, in concreto, da chi dovrebbe avere tutti i titoli per usarli al meglio? Dalla cosiddetta "intellighenzia"?
Tranne qualche rara eccezione, non assistiamo sovente all'esposizione di pensieri banali, sebbene ben articolati, che a mala pena sfiorano la superfice del reale? Non sono questi espressione di un'ignoranza ben più profonda dell'incapacità di leggere e scrivere?

​L'analfabeta può essere un saggio, la saggezza prescinde infatti dalla cultura. Ma difficilmente egli riuscirà a diffondere la propria saggezza, influendo positivamente nel mondo: non ha gli strumenti.
 
L'erudito può diventare sapiente, se acquisisce saggezza. Ma per farlo deve seguire la stessa strada dell'analfabeta, attraverso la propria fede nella Verità.
Sfortunatamente, questa fede latita. E allora l'erudizione diventa valore in sé! Mentre non è che mero strumento.
Tardi ti ho amata, bellezza tanto antica e tanto nuova, tardi ti ho amata. Tu eri con me, mentre io ero lontano da te.

Jacopus

Tanto per restare in tema: il concetto di verita' e' un concetto estremamente complesso. Se possiamo approssimarci ad esso nelle hard sciences e' davvero arduo farlo nelle scienze umane. 
Io penso che la realta' sia molto piu' prosaica: documentarsi, leggere, ascoltare l'altra campana, studiare, sono attivita' faticose che necessitano forza di volonta' e nessuna retribuzione. Questa e' una societa' del "vinco facile" e del penso poco.
Che la saggezza sia appannaggio dell'uomo semplice e' un giochino che serve a sottomettere gli uomini. Saggezza e cultura di solito vanno di pari passo, tranne le ovvie eccezioni sempre possibili. L'uomo semplice resta semplice e basta. Sarebbe compito delle istituzioni renderlo piu' istruito, riflessivo, colto e saggio ma allora potrebbe iniziare anche a diventare fastidioso e pericoloso. Il venite parvolus e' molto piu' accomodante e permette ai manovratori di proseguire la loro attivita' senza noie o pianti che "fanno male al re, al ricco e al cardinale".
Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.

bobmax

Penso che tra le maggiori fortune nella vita, vi sia quella di incrociare un uomo saggio e riconoscerlo come tale.
Ho avuto più volte questa fortuna, anche se solo dopo ne ho compreso l'autentico profondo valore.

La saggezza proviene dall'Origine, e prescinde da qualsiasi cultura.
Al punto, che ho avuto pure la fortuna di conoscere animali saggi, che ancora adesso ricordo con nostalgia.

Ma tutto questo, così come tutto il resto d'altronde, ha significato solo attraverso la fede nella Verità...
Tardi ti ho amata, bellezza tanto antica e tanto nuova, tardi ti ho amata. Tu eri con me, mentre io ero lontano da te.

Jacopus

Per il pensiero scientifico moderno "fede nella verita'" e' un ossimoro mentre per il pensiero tradizionale e' la ripetizione dello stesso concetto, traducendosi la fede nella verita'.
Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.

sileno

Citazione di: Jacopus il 21 Agosto 2018, 15:24:41 PM
Tocchi un punto interessante Sileno. Tanti anni fa lessi un libro: Metello, di Pratolini. Quello che mi colpi' era il desiderio della famiglia di operai di elevarsi culturalmente, attraverso l'opera, i libri, la casa del popolo. La societa' del secolo scorso era una societa' che credeva nel progresso tecnico e culturale dell'umanita'. L'uno accanto all'altro.
Vi e' stata in seguito una rivoluzione antropologica, direi dagli anni '80 in poi, in cui ha vinto la cultura-pop. Apparire, emozionare, essere in prima fila, rispondere con la frase ad effetto, avere, dimostrare di possedere anche beni immateriali come viaggi o spiritualita'.
Altrove si e' pero continuato a coltivare la conoscenza tecnica dei mestieri necessari alla modernita'. Da noi il processo di abbassamento culturale ha toccato sia l'istruzione tecnica che quella "alta", e pertanto si puo' affermare che i "semplici avvertono meglio la profondita' del reale", che e' un meraviglioso inno all'ignoranza.
Proprio ora che siamo di fronte a sfide della complessita' sempre piu difficili si sta esaurendo la capacita' di interpretare quella complessita'. Direi che siamo pronti a una veloce decadenza del "sapere aude" illuministico a favore di tutti i supporter di un romantico e violentissimo medioevo.





Mi pare improbabile, "romanzesco"che operai si elevino da autodidatti , con il supporto di centri sociali, libri, a caso,  nelle capacità linguistiche da usare nei vari contesti che la vita propone: saper leggere, scrivere, ascoltare,parlare, che sono abilità interconnesse. Il trivio medioevale, grammatica, retorica, dialettica sarebbe, in qualche forma da riammettere nelle scuole attuali.
La cultura attuale è pop e persistono influssi della new age.
Intuizioni, sesto senso e buon senso ( saggezza), istinto per scelte opportune, agire per il meglio, sono qualità utili e augurabili, ma non fanno parte delle capacità proposte.
Tra l'altro sarebbe assurdo indurre adulti a leggere classici, se non l'hanno mai fatto, argomenti culturali da saggistica e articoli nei quotidiani e - questo è il punto - imparare a riassumerli nel modo più sintetico e efficace. E chi dovrebbe giudicare? Per gli analfabeti di ritorno non c'è rimedio al di là della consapevolezza del loro stato: è già abbastanza.

sileno

Citazione di: bobmax il 21 Agosto 2018, 16:55:20 PM
Secondo me​​ manca ormai la motivazione a costruire e mantenere questi strumenti.
Leggere e scrivere sono infatti degli strumenti: non hanno valore in sé.
Il loro valore dipende esclusivamente dallo scopo per il quale sono utilizzati.
E lo scopo ultimo può essere solo uno: la ricerca della Verità.
Anche se non se ne è del tutto consapevoli...

Senza adeguati strumenti è più difficile districarsi nella complessità del reale.
Ma purtroppo cresce la sfiducia che valga davvero la pena impegnarsi ​a fondo ​per poterne disporre.

D'altronde, ​come sono utilizzati questi strumenti​, in concreto, da chi dovrebbe avere tutti i titoli per usarli al meglio? Dalla cosiddetta "intellighenzia"?
Tranne qualche rara eccezione, non assistiamo sovente all'esposizione di pensieri banali, sebbene ben articolati, che a mala pena sfiorano la superfice del reale? Non sono questi espressione di un'ignoranza ben più profonda dell'incapacità di leggere e scrivere?
​L'analfabeta può essere un saggio, la saggezza prescinde infatti dalla cultura. Ma difficilmente egli riuscirà a diffondere la propria saggezza, influendo positivamente nel mondo: non ha gli strumenti.

L'erudito può diventare sapiente, se acquisisce saggezza. Ma per farlo deve seguire la stessa strada dell'analfabeta, attraverso la propria fede nella Verità.
Sfortunatamente, questa fede latita. E allora l'erudizione diventa valore in sé! Mentre non è che mero strumento.





Le abilità linguistiche sono certamente strumenti ma non da lasciare nella "cassetta degli attrezzi", ma da usare nelle varie opportunità di vita.
Per una ricerca di Verità? Per meglio comprendere le Sacre Scritture?
L'erudizione è una sia pure utile conoscenza di nozioni,ma non serve per un efficace interagire sociale ( uso della parola in vari  modi e contesti) tramite i citati strumenti.

acquario69

Citazione di: bobmax il 21 Agosto 2018, 16:55:20 PM
Secondo me​​ manca ormai la motivazione a costruire e mantenere questi strumenti.
Leggere e scrivere sono infatti degli strumenti: non hanno valore in sé.
Il loro valore dipende esclusivamente dallo scopo per il quale sono utilizzati.
E lo scopo ultimo può essere solo uno: la ricerca della Verità.
Anche se non se ne è del tutto consapevoli...

Senza adeguati strumenti è più difficile districarsi nella complessità del reale.
Ma purtroppo cresce la sfiducia che valga davvero la pena impegnarsi ​a fondo ​per poterne disporre.

D'altronde, ​come sono utilizzati questi strumenti​, in concreto, da chi dovrebbe avere tutti i titoli per usarli al meglio? Dalla cosiddetta "intellighenzia"?
Tranne qualche rara eccezione, non assistiamo sovente all'esposizione di pensieri banali, sebbene ben articolati, che a mala pena sfiorano la superfice del reale? Non sono questi espressione di un'ignoranza ben più profonda dell'incapacità di leggere e scrivere?

​L'analfabeta può essere un saggio, la saggezza prescinde infatti dalla cultura. Ma difficilmente egli riuscirà a diffondere la propria saggezza, influendo positivamente nel mondo: non ha gli strumenti.

L'erudito può diventare sapiente, se acquisisce saggezza. Ma per farlo deve seguire la stessa strada dell'analfabeta, attraverso la propria fede nella Verità.
Sfortunatamente, questa fede latita. E allora l'erudizione diventa valore in sé! Mentre non è che mero strumento.

per completare aggiungo qualcosa qui sotto


"Chi non accoglie il regno di Dio come un bambino, non vi entrerà" (Luca XVIII 17)


Un maestro giapponese riceve la visita di un professore universitario, che gli ha reso visita per interrogarlo sullo Zen, e gli offre una tazza di tè.
"Nan-in servì il tè. colmò la tazza del suo ospite e poi continuò a versare.Il professore continuò a guardare stupito e poi non riuscì più a contenersi:- E? ricolma, non ce ne entra più!"- Come questa tazza - disse Nan-in -tu sei ricolmo delle tue opinioni e congetture. Come posso spiegarti lo Zen, se prima non vuoti la tua tazza?".

Jacopus

#9
Ma pensate davvero che i vostri occhiali hi-tech', le rotte intercontinentali, le stupide automobili, fino al frigorifero funzionino grazie alla saggezza semplice dei maestri zen e dei bambini? Non credete che bisognerebbe scindere il discorso?
Leggo prese di posizione contro i poteri forti, contro le varie big-pharma e come si pensa di contrastarle? Con la riedizione della crociata dei bambini? Se vogliamo gestire questo mondo ipercomplesso dobbiamo farcene carico invece di continuare a camminare con la testa rivolta verso il passato.
A proposito di alcune obiezioni di Sileno. L'erudizione giustamente non e' sinonimo di cultura come capacita' di interpretare e gestire il mondo. Metello e' effettivamente un romanzo, ma volevo sottolineare come, nell'arco di una/due generazioni, sono cambiati i valori di riferimento ai quali idealmente tendere. Se vogliamo cambiare il mondo dobbiamo sforzarci di comprenderlo.
Se invece aspiriamo al regno dei cieli e dobbiamo attraversare la valle di lacrime ben vengano le scie chimiche, le tazze di te', i saggi bambini, la sacra ignoranza e cosi via.
Del resto non credo neppure che questi nuovi fasti dell'ignoranza siano dovuti allo spirito religioso quanto a meccanismi interni all'attuale societa' occidentale.
Infine si consideri che essere "semplici" ma infusi di saggezza e' facile. Basta mettersi un medaglione al collo e iniziare a parlare in modo oscuro. Chi cerca la conoscenza invece deve faticosamente studiare, verificare le sue idee, confrontarle, valutare come incidono sulla realta', fare riferimento agli altri che hanno studiato la stessa materia. Una vitaccia.
Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.

sileno

Ci sono state divagazioni fuori tema: spiritual cristiane, zen, ricerca della Verità in senso di fede religiosa, saggezza : lodevole ma non sostituisce quelle capacità carenti.
Ognuno affronta un argomento a sua misura, con gli strumenti che possiede, che non sono sempre i previsti, opportuni, inerenti all'argomento proposto.

bobmax

Ritengo di avere una certa dimestichezza con la tecnica. Non come utilizzatore, proprio in quanto sviluppatore di soluzioni tecniche all'avanguardia. È stato il mio lavoro di ingegnere per un'intera vita.

Per diretta esperienza, penso perciò di comprendere la differenza tra le accademiche elucubrazioni logiche e la logica applicata alla vita reale, dove le cose devono funzionare davvero.
Le prime possono servire come preparazione, per inquadrare il problema da affrontare. Poi occorre aprirsi al mondo che riserva sempre nuove sorprese con la sua profondità.

La complessità del reale può essere affrontata solo da una mente che aspira alla semplicità.
E perciò bandisce ogni certezza, perché ciò che conta è la propria fede nella Verità. Sì, come un bambino!

Credere nelle scie chimiche è invece superstizione, non molto dissimile dal considerare la propria erudizione verità assoluta.
Tardi ti ho amata, bellezza tanto antica e tanto nuova, tardi ti ho amata. Tu eri con me, mentre io ero lontano da te.

bobmax

Per Sileno.
Ma il degrado che denunci è proprio dovuto all'emergere del nichilismo!

Ed è solo combattendo il nichilismo, o meglio... attraversandolo, che si può sperare di rimediare.
Tardi ti ho amata, bellezza tanto antica e tanto nuova, tardi ti ho amata. Tu eri con me, mentre io ero lontano da te.

Kobayashi

A mio giudizio va tenuto presente il carattere particolare della cultura digitale in cui siamo immersi, la quale "prevede" un impasto di immagine e parola, con il risultato di una tendenza alla semplificazione della parte verbale e una costante "contaminazione" emozionale (l'immagine ha sempre sul soggetto un impatto emotivo forte, immediato).
Da qui viene il paradosso di questi anni in cui da una parte ciascuno può accedere a strumenti di conoscenza impensabili fino a 20-30 anni fa (per esempio la ricerca da casa di testi in reti provinciali bibliotecarie, e quindi la possibilità di poter accedere facilmente a tantissimi libri), e dall'altra la propensione a non leggere più testi estremamente complessi.
Dunque si aprono parecchie questioni. Se non si vuole perdere, accanto a tanti saperi tecnico-artigianali, anche la cultura tradizionale da cui veniamo, bisogna iniziare a capire come trasmettere questa cultura senza grezze semplificazioni.

sileno

Citazione di: bobmax il 22 Agosto 2018, 08:54:17 AM
Per Sileno.
Ma il degrado che denunci è proprio dovuto all'emergere del nichilismo!

Ed è solo combattendo il nichilismo, o meglio... attraversandolo, che si può sperare di rimediare.





La nuova svolta scettica della filosofia ha rinunciato a porsi come sapere assoluto. Il nichilismo dei saperi ha origini lontane, da Gorgia a Popper.
Capire un testo un po' complesso, rintracciandone i punti salienti, discuterlo dialetticamente, non è in contrasto con un nichilismo che nega il sapere assoluto.
Si richiede,come dicevano i latini di essere padroni di un argomento, poi le parole vengono da sole

Discussioni simili (1)