Alla riscoperta dell' umanità

Aperto da Hlodowig, 29 Settembre 2019, 20:30:08 PM

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anthonyi

Citazione di: Hlodowig il 30 Settembre 2019, 15:50:01 PM

@baylham, se mi è permesso, ma sempre con gentilezza e mai per comando, posso chiederti cosa ne pensi degli scontri intergenerazionali? Soprattutto l' ultima fase di questo mezzo secolo.

Grazie ✋


Mi associo alla richiesta di Hlodowig, facendo presente che a norma del regolamento di Logos le argomentazioni personali devono essere chiare e complete.
Un saluto.

baylham

Molti della generazione di Greta hanno la netta e preoccupata consapevolezza che la loro condizione di vita sarà peggiore dal punto di vista economico di quella dei loro genitori: quanto più gli adulti consumeranno le risorse energetiche fossili, tanto minori saranno quelle a disposizione dei giovani e tanto peggiore sarà l'ambiente, in breve le vecchie generazioni lasciano una brutta eredità alle nuove generazioni.

InVerno

Anche se spegnessimo tutti i comignoli oggi, l'atmosfera non tornerà quella preindustriale prima di secoli, l'olocene è terminato se è quello che Greta intende come i "suoi sogni", non c'è più possibilità realistica di recuperarli. Quell'olocene che tutto aveva iniziato dodicimila anni fa con  la fine dell'ultima glaciazione, la civiltà umana inizia da un cambiamento climatico. Prima dello younger dryas, eravano sapiens sapiens tanto quanto oggi, ma per 90mila anni c'erano solo le grotte. Greta non ha fatto altro che suonare il secondo livello di allarme, quando dovremmo già essere al terzo o al quarto (il primo l'aveva suonato Al Gore). Siamo andati avanti fino ad oggi pensando di farla da furbi con l'ecologismo della lampadina e del sacchetto riciclabile, il pannello solare, quando basta saper fare le moltiplicazioni per sapere che l'impegno che  dovremmo mettere in campo è cento volte tanto (anche perchè l'ultimo dato per cui moltiplicare è la popolazione globale). Siamo come i ragazzi che aspettano a studiare il giorno prima dell'esame, e ora si trovano una pila di libri sul tavolo ed è l'ora di colazione. E' uno studente che si interessa solo del voto ("il profitto") ma non di conoscere realmente la materia, è disposto a copiare, a mentire, a stracciare il libro e nasconderlo nelle mutande, ma non gli interessa sapere di quello che parla. Greta effettivamente non è quel tipo di studente, ha l'asperger, una salvaguardia biologica contro l'ipocrisia, fa le moltiplicazioni e si incazza del risultato, come darle torto. Il 2020 è stato chiamato il "super anno" per via del fatto che in esso sono concentrate, su decine di tavoli diversi, decine di decisioni che influiranno sul secolo a venire. E' il momento giusto, per chi ha possibilità di far rumore, di farlo. E se non servirà a niente, converrà a Greta di prendere da parte i suoi coetanei e dirgli la verità, in un modo e nell'altro, che sia una stagnazione economica secolare o una guerra, dovremo ridurre drasticamente la popolazione, e lo faremo su esseri umani già nati, i suoi compagni di banco.
Non ci si salva da un inferno, sposandone un altro. Ipazia

Phil

Il "caso Greta" può essere un buono spunto per riflettere sulle dinamiche simboliche della società contemporanea: passare rapidamente dall'anonimato di un'adolescente ad essere fenomeno mondiale che parla di fronte all'Onu, è un percorso che richiede... già, a cosa è dovuto questo (s)balzo simbolico-semantico, dall'insignificanza dell'ordinario alla significanza planetaria? Forza dell'ispirazione di un piccolo gesto (la sua prima assenza a scuola per "motivi ambientalistici"), forza dei media avidi di eroi e breaking news da far echeggiare nell'infosfera, forza di una portabandiera involontariamente perfetta per sostenere, suo malgrado, il greenwashing nel mercato globale, forza di contingenze propizie, forza di corsi e ricorsi storici (deja vu: Severn Cullis-Suzuki nel 1992)?
A ben vedere, la ragazza ha il profilo ideale del testimonial contemporaneo: giovane ma non troppo da essere infantile, donna ma non così femminile da distrarre o suscitare gelosie, caucasica ma proveniente da un territorio che non ha storia di discriminazione e noto per il suo grado di civiltà, etc. i suoi genitori, poiché comunque parliamo di una minorenne, mi pare vengano fatti restare nell'ombra per non rompere l'incanto mediatico: una famiglia che lotta per l'ambiente impatta meno l'opinione pubblica rispetto ad un'eroina introversa ma determinata (e, soprattutto, si evita anche di toccare il tema "famiglia", potenziale harakiri mediatico, o comunque a rischio di far perdere una fetta di "seguaci").
Sul piano della comunicazione, il suo «avete rubato i miei sogni» tocca un elemento retorico che scalda sempre i cuori della platea: il sogno; certo, non è esattamente come il ben noto «ho un sogno» (King), che non era solo una denuncia quanto piuttosto una visione, tuttavia è ingiusto paragonare un'adolescente con a cuore l'ambiente ad un leader politico e, soprattutto, temi e contesti ben differenti. Il linguaggio usato da Greta è infatti quello, giustamente ed inevitabilmente, delle proteste studentesche, se non fosse che lo rivolge ad un "interlocutore macroeconomico" a cui può far solo tenerezza (al netto del politicamente corretto). Ecco alcune frasi ricorrenti: «non siete abbastanza maturi» (giocando volutamente sul rovesciamento delle età fra lei e i politici), «come osate» (per richiamare provocatoriamente al mandato di fiducia popolare di cui i governanti dovrebbero farsi carico), «il cambiamento è in arrivo, che vi piaccia o meno» (come per rovesciare i rapporti di forza), «vi terremo d'occhio», «non vi perdoneremo mai» e persino «il vero potere appartiene alla gente» (citazione dell'intramontabile «power to the people»).
Cacciari ha già detto la sua in merito, ammonendo su come l'appello fatto «in termini ideologico-sentimental-patetico»(cit.) dovrebbe lasciare spazio a proposte e iniziative più scientifiche ed educative; Finkielkraut gli fa eco con considerazioni contestualmente simili. Secondo me, si può comunque cogliere un "chiasmo comunicativo", un incrocio fra le "direzioni" della comunicazione: Greta rimbrotta i potenti, tuttavia il suo appello, per le sue "tonalità", può far effetto sul popolo, non sui politici a cui si rivolge; lei si fa forza del «cambiamento in arrivo», ma le piazze degli adulti gilets gialli, ad esempio, hanno chiesto prezzi più bassi del carburante (non certo per usarlo di meno, come lei propone) e riguardo le piazze di studenti non so (con cinismo da adulto che per fortuna ancora le manca) se siano state più ricche di CO2 oppure di buone intenzioni ecologiste.

Di sicuro, ritornando alla domanda iniziale, se la ragazza è arrivata sino all'Onu dopo un solo anno di "attività politica", senza che fossero state equipes di scienziati o governi ad inviarcela (se non sbaglio), abbiamo qualcosa su cui riflettere (e di certo non possiamo biasimarne il suo impegnarsi in prima persona): il fascino e il feticismo della narrazione mediatica che forgia idoli dal nulla e permette traguardi persino "istituzionali"; l'effetto domino fra le piazze (a cui si auspica corrisponda un pari effetto domino nella mutazione di usi e costumi) da valutare per le conseguenze reali che avrà sul piano politico (per quanto il rapporto piazza/potere in occidente non sia, oggi, sempre "saldo" come a Hong Kong); l'appello all'emotività del «sinite parvulos venire» che scalza noiosi report statistici spiegati da esperti (esperti fra i quali non tutti sembrano particolarmente smaniosi di salire sul carro di Greta, anzi alcuni di loro hanno inviato documenti ufficiali controcorrente rispetto a lei; chiaramente, visti gli enormi interessi economici in gioco, per l'uomo della strada è quasi un atto di fede, o di comodo, scegliere di chi fidarsi). 
La questione di Greta è, secondo me, una "cartina al tornasole" sulla comunicazione globale forse più di quanto lo sia sul clima; sicuramente, eroi bambini si addicono molto al nostro "bambino interiore" e per quanto già l'analisi transazionale di Bernstein ci abbia messo in guardia dal dargli troppo retta, bisogna riconoscere che come testimonial "funzionano" molto bene.

Hlodowig

#19
Buon pomeriggio, amici,

@Phil, se posso permettermelo, vorrei poter proporre alla visione di tutti un gruppo musicale;
KMFDM (si è molto discusso su quello che vuol significare l' estensione del nome, ma mi piace pensarla in questo modo: in questo mondo, non c'è posto per la pietà, come se essa stessa, non fosse altro che un ostacolo), così si fan chiamare e una delle loro ultime creazioni.

Per ovvie ragioni, non linko direttamente (le parole, i gesti e le tematiche affrontate, sono molto forti), ma lo si può trovare sul tubo, il titolo, per chi fosse interessato è: "PARADISE" (in maiuscolo).

Personalmente, mi ha colpito, se non altro, per il messaggio immediato, diretto e senza mezzi termini, verso lo spettatore o per meglio dire, verso il fruitore.

La frase che più di altre, ha attirato la mia curiosità:

{quando guardo l' uomo, ci vedo "Dio"!!!}

Si può associarlo a una Greta in versione adulta e parecchio arrabbiata.

Quindi, partendo dal presupposto del pacato video da testimonial, se ne può aggiungerne un altro in versione alterata.

Grazie ✋



baylham

Citazione di: Phil il 01 Ottobre 2019, 13:22:25 PMCacciari ha già detto la sua in merito, ammonendo su come l'appello fatto «in termini ideologico-sentimental-patetico»(cit.) dovrebbe lasciare spazio a proposte e iniziative più scientifiche ed educative; Finkielkraut gli fa eco con considerazioni contestualmente simili. Secondo me, si può comunque cogliere un "chiasmo comunicativo", un incrocio fra le "direzioni" della comunicazione: Greta rimbrotta i potenti, tuttavia il suo appello, per le sue "tonalità", può far effetto sul popolo, non sui politici a cui si rivolge; lei si fa forza del «cambiamento in arrivo», ma le piazze degli adulti gilets gialli, ad esempio, hanno chiesto prezzi più bassi del carburante (non certo per usarlo di meno, come lei propone) e riguardo le piazze di studenti non so (con cinismo da adulto che per fortuna ancora le manca) se siano state più ricche di CO2 oppure di buone intenzioni ecologiste. Di sicuro, ritornando alla domanda iniziale, se la ragazza è arrivata sino all'Onu dopo un solo anno di "attività politica", senza che fossero state equipes di scienziati o governi ad inviarcela (se non sbaglio), abbiamo qualcosa su cui riflettere (e di certo non possiamo biasimarne il suo impegnarsi in prima persona)

Ritengo invece che siano stati proprio la maggioranza degli scienziati, quelli che si occupano di clima, a mandarla all'ONU. 
Greta si è avvalsa in grado eccezionalmente superiore rispetto ai suoi coetanei proprio di quelle "iniziative scientifiche ed educative" prodotte dagli scienziati di cui parla Cacciari.  Greta quindi poggia sulle spalle della scienza prevalente e da questa ha tratto le sue risposte esistenziali e politiche radicali. 
Greta e il successo dei partiti ecologisti nel nord europa hanno la stessa origine: considerare Greta isolatamente significa non riconoscere il movimento che la sostiene.
Sono impressioni, non mi interessa particolarmente indagare la storia personale di Greta.

InVerno

Greta funziona mediaticamente perchè è come un eunuco in un harem. Greta non si fa eleggere, non ha investimenti, non ha flessibilità morale, non deve "vendersi".  Nella tela postmodernista delle relazioni come prove di forza,  Greta è uno squarcio, non ha forza, non vuole vincere il braccio di ferro, vuole rovesciare il tavolo.
E' il carattere giusto al posto giusto, ma fenomeni simili sono già accaduti intorno ad adolescenti forse meno "pronti" per il ruolo, ma che utilizzavano simili punti di forza. https://www.repubblica.it/esteri/2018/03/24/news/marcia_contro_armi_washington-192148281/?refresh_ce

Cacciari sbaglia, Greta è evidentemente vista dalla gente come un eroina, il suo ruolo non è tenenere convegni.Lui invece lavora in una università, ma l'anno scorso ho visto che a Venezia insegnavano ecologia facendo piantare insalatine in cambio di crediti formativi. Altresì aggiunge che in piazza non c'erano Brasiliani e Cinesi, così come ai corsi di sostenibilità ambientale quelli delle business school non si vedono manco col binocolo.
Non ci si salva da un inferno, sposandone un altro. Ipazia

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