Sapevate che i "kamikaze" li abbiamo inventati noi, molto prima dei Giapponesi?

Aperto da Eutidemo, 24 Luglio 2021, 13:26:17 PM

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Eutidemo

                                                       PREMESSA
Tutti conoscono la storia dei "kamikaze" giapponesi; i quali, però, usavano tale termine soltanto in modo, per così dire, "evocativo".
Ed infatti, il termine esatto per designare le squadriglie degli aerei suicidi, in lingua giapponese:
- non era affatto "kamikaze";
- bensì "tokubetsu kōgeki tai".
Il che voleva semplicemente dire "unità d'attacco speciale"; solitamente abbreviato in "tokkōtai" (o  "tokotai").
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Il termine "kamikaze", invece,  è stato loro attribuito (soprattutto da noi occidentali), con riferimento  al leggendario "vento divino" (cioè una "tempesta marina"), che si dice abbia salvato il Giappone da una flotta di invasione mongola inviata da Kublai Khan nel 1281.
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Letteralmente la parola "kamikaze" è composta da tre "lemmi":
- "kami" ("divinità");
- "ka" ("inspirare");
- "ze" ("espirare").
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Come mera curiosità linguistica, può quindi essere interessante ricordare che la denominazione "Egitto" deriva da "Hut Ka Pta", ovvero "Casa dello Spirito di Ptah"; laddove, in antica lingua egizia, "ka" voleva dire "respiro", e, metaforicamente, "spirito".
Ma è solo una coincidenza; o almeno  credo che lo sia!
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Non tutti, però, conoscono la storia dei "kamikaze" italiani; che precede di gran lunga (sebbene non quantitativamente) quella dei "kamikaze" giapponesi, sia nei tempi antichi che in quelli moderni.
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1)
Gli antichi "kamikaze" romani.
Quando le vicende belliche volgevano al peggio, per cercare di ribaltare le sorti del conflitto, anche gli antichi Romani ricorrevano ad un espediente molto simile a quello dei moderni "kamikaze" giapponesi; e, anche in tal caso, questo avveniva con una sorta di rito "religioso-militare" chiamato DEVOTIO!
In base a tale rito, il comandante romano, fasciatosi la testa un po' come i "kamikaze" giapponesi ("capite velato"), si lanciava da solo alla carica contro l'esercito nemico, cantilenando una formula religiosa che si concludeva, più o meno, così: "Legiones hostium mecum Deis Manibus Tellurique devoveo!" ("Immolo me stesso agli dei Mani ed Inferi, affinchè sia trascinato con me alla morte anche l'esercito nemico!")
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Ovviamente, tale tipo di suicidio "pro patria servanda", era molto diverso, per svariatissimi aspetti, da quello giapponese; però, in fondo, la sostanza era molto simile.
Cioè, sacrificare la propria vita per la salvezza della patria, trascinando con sè, nella morte, il maggior numero possibile dei nemici; o anche uno solo, a seconda di quel che consentivano le circostanze.

2)
I "kamikaze esplosivi" italiani.
Più tardi nella storia, ci furono alcuni eroici italiani i quali sacrificarono se stessi lasciandosi "esplodere" assieme al nemico; meritano di essere ricordati, visto che, ormai, nessun ne parla quasi più.

a) Pietro Micca
Nel 1706, durante l'assedio di Torino,  i Francesi riuscirono ad entrare nel sistema di gallerie della Cittadella.
Ad un certo punto, le forze nemiche cercarono di sfondare una delle porte di accesso che avrebbe portato all'interno; ma Pietro Micca, che era di sentinella a quella porta, vicino alla quale c'era un deposito di polvere da sparo, capì immediatamente la situazione era grave e decise di agire.
Però il tempo era molto poco, per cui Micca decise che l'unico modo di evitare che i Francesi penetrassero nella Cittadella, era di dare fuoco alle polveri con una "miccia corta"; lo fece, e saltò in aria seppellendo se stesso e tutti i francesi nel crollo della rete di gallerie.
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b) Teseo Tesei e Alcide Pedretti.
Più di due secoli dopo, nella notte fra il 25 e il 26 luglio 1941, Teseo Tesei e Alcide Pedretti presero parte all'operazione "Malta Due", a bordo, o meglio, "a cavallo" due SLC (Siluri a Lenta Corsa); detti anche "Maiali"!
Dovevano far saltare le reti di protezione del porto, in modo tale da consentire a sei barchini esplosivi di dirigersi verso navi da guerra inglesi poste in rada; purtroppo, però, venne accumulato, nelle operazioni di collocazione delle cariche, un ritardo che rischiava di far saltare l'intera operazione.
Allora, per non compromettere la missione dei barchini esplosivi, Teseo  Tesei e Alcide Pedretti decisero deliberatamente di "spolettare a zero" l'esplosivo, rinunciando,  così, ad allontanarsi dall'esplosione; e, ovviamente, in tale esplosione morirono entrambi!
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2)
I "kamikaze aerei" italiani.

a) Arturo dell'Oro.
Il primo "pilota suicida" del mondo, in assoluto, almeno a quanto mi risulta, fu Arturo dell'Oro, durante la prima guerra mondiale; ed infatti, il 1º settembre 1917, nei cieli di Belluno, poichè la mitragliatrice gli si era inceppata, si gettò con il proprio velivolo contro un Hansa-Brandenburg austriaco, portando, così, se stesso e il nemico alla morte.
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Qualcuno potrebbe considerarlo un gesto inutile e deprecabile, se non fosse per il fatto che l'Hansa-Brandenburg era un "bombardiere bimotore biplano", che era diretto a bombardare Belluno; per cui, sacrificando il suo aereo e quello nemico, Arturo dell'Oro salvò molto probabilmente la vita di non pochi civili bellunesi.

b) Bruno Serotini
Bruno Serotini, Italiano e Romano, durante il bombardamento di Roma del 19 luglio 1943, che massacrò la città, terminate le munizioni, si buttò volontariamente con il suo aereo contro uno dei giganteschi bombardieri americani B17 (denominati "Fortezze Volanti"), facendolo precipitare, e precipitando con lui.
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Anche in questo caso, sacrificando il suo aereo e quello nemico, Bruno Serotini salvò sicuramente la vita di molti suoi concittadini romani; alcuni dei quali, probabilmente, sono ancora vivi senza sapere per merito di chi!
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Alla memoria!
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niko

Beh però i giapponesi hanno trovato le risorse materiali, umane e organizzative per allestire intere SQUADRE di piloti suicidi, che si suicidavano "a freddo", sapendo con AMPIO ANTICIPO che lo avrebbero fatto, avendo preso la decisione in merito molto prima della battaglia e non in battaglia, e operando in gruppo e con la massima coordinazione come qualsiasi "normale" unità militare per assicurarsi la miglior riuscita possibile dei loro omicidi-suicidi.


Quindi sono comunque degli alieni a valutarli con i criteri di una mentalità occidentale, insieme a terroristi islamici e simili.
Ci hanno detto che potevamo scegliere tra la pace e il climatizzatore, non abbiamo ottenuto nessuno dei due.

Eutidemo

Ciao Niko. :)
Hai assolutamente ragione; ed infatti, sotto l'aspetto che dici tu, i due fenomeni non sono assolutamente comparabili!
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Tuttavia non dobbiamo dimenticare che anche noi, molto prima dei Giapponesi, avevamo predisposto risorse materiali, umane e organizzative al fine di allestire intere SQUADRE di piloti suicidi;  i quali, appunto, si sarebbero dovuti sacrificare "a freddo", sapendo con AMPIO ANTICIPO che lo avrebbero fatto, e avendo preso la decisione in merito molto prima della battaglia e non in battaglia.
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Ed infatti, durante la guerra di Etiopia, ci fu un momento in cui l'Inghilterra minacciò l'embargo sul petrolio, la chiusura del Canale di Suez e l'invio della "Home Fleet" nel Mediterraneo;  di conseguenza,  verso la fine del 1935, vista la situazione critica determinata dall'enorme disparità di forze tra noi e gli Inglesi, ai piloti italiani volontari fu proposta un'iniziativa chiamata "Stormo del sacrificio".
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Ci fu un'apposita circolare indirizzata a tutti i comandi dei reparti che ne dettero visione ai piloti; e il numero delle richieste, raccolte dai comandi ed inoltrate per via gerarchica superarono notevolmente il numero previsto.
Mio zio, che era in Aeronautica, mi disse che aveva aderito anche lui (sebbene, considerato il soggetto, dubito molto che mi abbia detto il vero).
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Centinaia di aviatori chiesero di far parte dei cosiddetti "volontari della morte"; cioè, praticamente, dei "kamikaze".
Ed è bene precisare che non si trattava affatto di un'adesione di massima, data in uno stato di esaltazione collettiva, bensì di un atto individuale e determinato, sancito da una domanda scritta che doveva essere inoltrata al Ministero per via gerarchica e accettata soltanto dopo un attento esame della situazione familiare dell'interessato.
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Il bando era il seguente (troverai versioni più o meno simili anche su INTERNET):
                  STORMO DEL SACRIFICIO
"È necessario poter contare su di un complesso di piloti decisi al sacrificio della propria vita per portare a termine missioni di guerra di notevole importanza.
Il pilota volontario dovrà rivolgere al Ministero per l'Aeronautica, la domanda scritta qui acclusa, dovrà possedere buone qualità di volo, dovrà essere a conoscenza che il mancato assolvimento della missione per cause dipendenti dalla propria volontà lo macchierà d'infamia, mentre la piena riuscita lo porterà fra gli Eroi che la Patria additerà alla riconoscenza delle generazioni presenti e future.
Il suo nome sarà scolpito su di una colonna di bronzo che sorgerà e resterà eterna in una piazza di Roma.
Alla sua memoria verrà decretata la medaglia d'oro al Valor Militare ed ai suoi eredi gli assegni completi del grado come pensione straordinaria «ad onorem», oltre ad un premio proporzionato al risultato.
Bisognerà giurare a voce, e sottoscrivere per scritto, la seguente dichiarazione:
<<DUCE, CHIEDO DI POTER OFFRIRE LA MIA VITA ALLA PATRIA FASCISTA PER PORTERE A SEGNO COL MIO APPARECCHIO FIN CONTRO LA NAVE NEMICA UN SILURO OD UNA BOMBA. GIURO DI COMPIERE LA MISSIONE FINO ALL'ULTIMO ESTREMO.>>"
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Poi, per fortuna, la guerra non scoppiò, e non se ne fece niente; nè la cosa venne riproposta durante la guerra mondiale.
La cosa, sia allora che successivamente, non venne mai pubblicizzata, e, anzi, venne tenuta "quasi" segreta; ed infatti, ammettere di dover ricorrere a tali estremi, non era certo una buona propaganda per il regime.
Se ne è sempre parlato poco, anche perchè si risolse in un nulla di fatto (a parte alcuni episodi individuali); a differenza di quanto, invece accadde in Giappone.
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Però, anche in questo caso (giusta o sbagliata che fosse, realizzata o meno che fosse), l'"idea" era venuta prima a noi che non ai Giapponesi!
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Un saluto!
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