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Santa Madre Russia

Aperto da Jacopus, 24 Agosto 2024, 00:28:38 AM

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PhyroSphera

#30
Citazione di: InVerno il 22 Ottobre 2024, 12:03:34 PMC'è un passaggio, che non è circoscrivibile ad un singolo evento, ma ad un lungo processo, che ha portato la Russia a cambiare radicalmente la sua struttura e a contenere più "russie" al suo interno. Ovvero, quando la principale spinta economica cominiciò a derivare dal commercio di pelli e dall'avanzare degli avamposti transiberiani, il baricentro russo si spostò più a nord e molte zone prima fiorenti e dominanti diventarono subalterne, le zone a sud tra cui l'Ucraina diventarono meno importanti e si stabilì a nord un aristocrazia che aveva assimilato il giogo tataro mescolandolo con l'assolutismo francese.. le zone non interessate dal traffico siberiano, più agrarie, sviluppano un carattere diverso, e per vendere le pelli si sviluppano i porti del bacino baltico, di carattere più democratici e libertini. Una Russia con capitale Mosca e la sua piovra di controllo economico transiberiana, una con capitale S.Pietroburgo più baltica, borghese e aperta, e un altra con capitale Kiev, più agraria e gioviale. Non dovrebbe essere una sorpresa che la colonizzazione della Siberia abbia cambiato il carattere russo (e continua a farlo) tuttavia è un evento talmente poco conosciuto, anche per assenza di fonti scritte, che non viene quasi mai calcolato, così come le influenze tatare. Essendo stato in Siberia posso garantire che se non avessi sentito parlare russo e mi avessero detto che sono in North Dakota, probabilmente ci avrei creduto. Entrambi edificati sui tracciati dei cacciatori di pelli del 700 con vasti latifondi agrari, zone militari, comunità industriali, strade dritte e benzinai. C'è un incredibile somiglianza tra certi russi e certi americani, tra paesaggi e persone, ma il politically correct non consente di ammetterlo. Due fratelli europei, uno alla destra e uno alla sinistra, geograficamente e politicamente dell'unica vera Roma. Phyrosphera mi meraviglio di te che dai adito a certe eresie, terze quarte e quinte Rome... non è una borsa di Gucci che si può taroccare scrivendocelo sopra, Roma è il centro dell'occidente, non è un punto geografico, è Atlantide sommersa nella storia della sua caduta.
Riprendo in parte il contenuto del mio messaggio precedente (che ho corretto alacremente senza cambiare un solo significato, neppure un senso, cui rimando) per precisare che l'idea di una romanità imperniata sull'Urbe italiana di Roma e che va dalla Siberia all'America non può reggere proprio, per tanti motivi.

Adesso però vengo sùbito al dunque di questo nuovo comunicato.
La storia ufficiale della Rus' di Kiev (io conosco questa parola scritta con un apostrofo alla fine, non all'inizio) non è tutto per la Russia. Il Patriarcato di Mosca cita la Rus' come tutt'uno con la Russia, raccontando in poco una intera vicenda, la quale però differisce da quella dei veri e propri Paesi slavi. Nel caso russo il riferimento passa per la storia della ortodossia cristiana senza fermarvisi, senza la stessa storia di nascita nazionale, proprio perché il termine ultimo è a sua volta etnico, o anche solo politico, ma non religioso. Certo senza la mediazione cristiana ortodossa, non si potrebbe ritrovare in unità Rus' e Russia; però resterebbe comunque un legame fortissimo, non solo di stretta unione ma di identità con la vita del Nord; per cui la Siberia non può essere per i russi la scoperta di una vera e propria novità, come invece certe distese americane per certi europei.
Sicuramente il rapporto che i vichinghi Rus (non si confondano i due termini, rus e rus') ebbero con le terre siberiane e le tundre, non va attribuito ai russi, datoché non si trattò di discendenza né di seguito, ma di sorta di successione. Ciononostante l'incontro coi Rus mutò l'animo dei futuri russi, al punto che oltre che "Madre Russia" esiste l'espressione "Mamma Siberia". Il russo trova una rispondenza con o nella natura siberiana... che non è terra promessa perché è luogo di sopravvivenza (dato il clima...), ma neanche è luogo di conquista. Non è casa, ma mamma... Gli angusti termini del materialismo storico non possono contenere la memoria e il presente dei russi e della Russia (non a caso il Patriarca Kyrill ha recentemente ribadito la scomunica e il rifiuto per Marx, marxiani e marxismo). È inutile allora che si parli (tanto per dirne una...) di commerci di pelli per spiegare qualcosa sulla identità dei russi. Peraltro dietro i tuoi, vostri ragionamenti, si può o potrebbe nascondere anche un pregiudizio. Se si pensa che un russo siberiano sia tale per un commercio, allora si finisce anche per accusare ingiustamente quei Rus, in sèguito ai cui arrivi nacquero le Rus', che erano più di una (lo testimonia la necessità della ricorrente specificazione, "di Kiev"). Mi si consenta una digressione.
La verità è che i vichinghi nelle terre settentrionali dell'Est, e tra Est ed Ovest, cambiarono di posto agli schiavi e ai padroni fino a che non annullarono tutte le schiavitù in quei luoghi. Le apparenze narrate, di lacci, umiliazioni e peggio, sono tali solamente, non attestano i fatti per quel che erano. Provo a spiegare un po' la faccenda, che non è esoterica nel senso che molti vorrebbero intendere. Lo stato di sopravvivenza proprio del vichingo non lo poneva in condizioni di essere uno cui obbedire in tutto, sia da parte di inetti in necessità o obbligo di essere diretti in tutto (la "schiavitù" presso i romani) sia da parte di capaci posti in necessità o obbligo di insegnare tutto a degli ignari. Il vichingo Rus non poteva ricevere competenze per vivere né darne per far vivere. Non poteva esistere per lui ruolo di schiavo né di padrone. Per la società medioevale europea, ma pure per la civiltà asiatica di quei tempi, il suo arrivo segnava il sapere di una alienità destinata in un certo senso a restare tale. Così per l'uso delle armi: lo stato di sopravvivenza del vichingo era infatti anche stato di eccezione, non consentiva incontri tra nemiche intenzioni; un guerriero non sapeva come interagire con delle armi alle armi del nuovo arrivato rus e questi parimenti non poteva iniziare alcunché. Il racconto tradizionale dell'Est più noto riguarda il cosiddetto balaclava, sorta di passamontagna: non si capiva perché mai il vichingo-variago lo portasse, e se si provava a capirlo, nel mostrarsi egli senza indumento non si capiva lui cosa volesse, cosa fosse venuto a fare; e accadeva un grande cambiamento. Le vere incursioni vichinghe, cioè, erano diverse da quanto comunemente ritenuto. L'ostilità reciproca, se v'era, non poteva tradursi in violenza; se accadevano tragici fraintendimenti questo è un altro conto. Mentre la fama dell'esercito longobardo era di imbattibilità (Carlo Magno impiegò i franco-longobardi per vincere degli ex longobardi, non vi fu mai vera sconfitta longobarda sul campo, neppure coi soldati bizantini, di fronte ai quali il vero esercito longobardo non volle combattere), quella dei guerrieri vichinghi era di impossibilità ad ingaggiare con essi una vera battaglia... Il russo che fa la guerra non è il rus ma c'è attinenza, somiglianza; e ugualmente con l'economia — ma non ci si illuda che gli attuali scontri armati siano veri e propri scontri di guerra; peraltro l'operazione militare russa in Ucraina è presentata dal regime di Mosca quale intervento di polizia internazionale!... L'economia vichinga affondava le sue radici in rapporti con gli ambienti preclusi ai non vichinghi; similmente i russi; per cui mettersi a fare materialismo storico marxiano o filomarxiano per raccontare le espansioni russe in Siberia non funziona. Il famigerato esilio siberiano, fino a quando c'erano gli Zar, aveva lo scopo di dare una opportunità ai malviventi di capire ancora qualcosa su come deve vivere un russo; perché tale vita non si fonda sui rapporti civili che sono la norma in Asia e che per tantissimi europei sono di irrinunciabile utilità.

Io questo non lo ho scritto basandomi sui viaggi; la cultura e... l'arrivo del vento dalla Siberia qui in Italia, anche dove vivo, mi sono stati determinanti, anche se il mio modo di reagirvi è distinto da quello dei russi.
Mi sono permesso di comunicare qualcosa di più, perché c'è la situazione tragica del conflitto armato e della russofobia; questa a nulla vale negarla, come invece molti (anche qui su questo forum) si illudono.
Ho fatto un po' di dietrologia, ma il lettore non trova un retrobottega chiuso da una porta serrata; semmai una visione che va oltre un fossato e senza un ponte per passare, ma non ho inventato io questa situazione. Nella fattispecie, è il destino umano. L'umanità non è una sola moltitudine, non individui tutti uguali.


MAURO PASTORE

anthonyi

Chissà che questa storia della russofobia non sia un'altra invenzione propagandistica per giustificare gli orrendi crimini che i militari russi stanno compiendo in ucraina.

InVerno

No, Roma non è un luogo è un idea, infatti ho parlato di Atlantide, non ha lo stesso carattere monistico di utopia, c'è anche la distopia in Roma, ma è comunque un idea. Curiosamente gli ultimi a reclamarne l'eredità furono gli ottomani, quindi se dobbiamo star a sentire i discendenti, l'ultima Roma è finita con la prima guerra mondiale! Quello che dicevo però di queste "seconde e terze" Rome è che necessitano per forza di cose che la prima sia caduta, e questo è secondo me il è fulcro del racconto, l'ideale di una rifodanzione da una caduta. Nel senso che nel sentire neoclassico il mito della  caduta di Roma ha quasi sostituito il mito della caduta dell'Uomo. Roma è "Pangea", da cui i continenti\nazioni si sono distaccati, la torre di Babele crollata.

Non ho mai sostenuto che il commercio delle pelli possa in qualche modo raccontare qualcosa della cultura dei russi moderni, ma il fatto che un evento economico abbia cambiato la struttura territoriale russa e abbia generato condizioni diverse di vita, tra cui espansioni politiche e compenetrazioni filosofiche, è un dato di fatto. Tralaltro riconoscerlo non è "marxismo" è senso comune. Egualmente, quando l'Europa scoprì l'america il mediterraneo divenne di secondaria importanza, e si crearono più zone con diverse condizioni di vita. Onestamente penso sia più utile che usare l'ortodossia come traccia, che nella società russa dell'ultimo secolo è un elemento veramente residuale, non si può far finta che il "ripulisti" sovietico non sia avvenuto. Questa al massimo sarebbe una bella domanda, si può rimettere in moto il motore di una religione spenta? Per quel che ho visto io, i risultati, direbbe un russo, sono da "villaggio Potemkin". Egualmente, rintracciare i russi fino alle tradizioni ed i modi vikinghi mi pare altrettanto azzardato, c'è una valanga di storia in mezzo e a meno di non essere specifici si rischia di lavorare un pò troppo di fantasia.

Anche al tempo della prima Roma era molto diffusa, sopratutto tra galli e cartaginesi, la "Romanofobia"..
Non ci si salva da un inferno, sposandone un altro. Ipazia

Ipazia

L'alleanza Russia Cina è il risultato geopoliticamente inevitabile in risposta all'imperialismo USA con stampella europea occidentale.Auspicabile che il conflitto rimanga sul piano economico via  brics, anche se la polpetta avvelenata ucraina prelude ad esiti più bellicisti.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

PhyroSphera

Citazione di: InVerno il 28 Ottobre 2024, 02:04:33 AMNo, Roma non è un luogo è un idea, infatti ho parlato di Atlantide, non ha lo stesso carattere monistico di utopia, c'è anche la distopia in Roma, ma è comunque un idea. Curiosamente gli ultimi a reclamarne l'eredità furono gli ottomani, quindi se dobbiamo star a sentire i discendenti, l'ultima Roma è finita con la prima guerra mondiale! Quello che dicevo però di queste "seconde e terze" Rome è che necessitano per forza di cose che la prima sia caduta, e questo è secondo me il è fulcro del racconto, l'ideale di una rifodanzione da una caduta. Nel senso che nel sentire neoclassico il mito della  caduta di Roma ha quasi sostituito il mito della caduta dell'Uomo. Roma è "Pangea", da cui i continenti\nazioni si sono distaccati, la torre di Babele crollata.

Non ho mai sostenuto che il commercio delle pelli possa in qualche modo raccontare qualcosa della cultura dei russi moderni, ma il fatto che un evento economico abbia cambiato la struttura territoriale russa e abbia generato condizioni diverse di vita, tra cui espansioni politiche e compenetrazioni filosofiche, è un dato di fatto. Tralaltro riconoscerlo non è "marxismo" è senso comune. Egualmente, quando l'Europa scoprì l'america il mediterraneo divenne di secondaria importanza, e si crearono più zone con diverse condizioni di vita. Onestamente penso sia più utile che usare l'ortodossia come traccia, che nella società russa dell'ultimo secolo è un elemento veramente residuale, non si può far finta che il "ripulisti" sovietico non sia avvenuto. Questa al massimo sarebbe una bella domanda, si può rimettere in moto il motore di una religione spenta? Per quel che ho visto io, i risultati, direbbe un russo, sono da "villaggio Potemkin". Egualmente, rintracciare i russi fino alle tradizioni ed i modi vikinghi mi pare altrettanto azzardato, c'è una valanga di storia in mezzo e a meno di non essere specifici si rischia di lavorare un pò troppo di fantasia.

Anche al tempo della prima Roma era molto diffusa, sopratutto tra galli e cartaginesi, la "Romanofobia"..

Non è marxismo, è senso comune? Nel contesto dei messaggi che lei ha inviato, si tratta di una forma di materialismo storico, cinico e tendente al nichilismo nonostante le apparenze gaie; una eredità definibile marxista.

MAURO PASTORE

InVerno

Citazione di: PhyroSphera il 02 Novembre 2024, 21:18:33 PMNon è marxismo, è senso comune? Nel contesto dei messaggi che lei ha inviato, si tratta di una forma di materialismo storico, cinico e tendente al nichilismo nonostante le apparenze gaie; una eredità definibile marxista.

MAURO PASTORE
È senso comune che la scoperta e colonizzazione di "nuove" masse continentali ha cambiato la società di tutte le nazioni europee che hanno partecipato, che la mia descrizione dei fatti sia materialista non significa che sia Marxista..
Non ci si salva da un inferno, sposandone un altro. Ipazia

PhyroSphera

Citazione di: InVerno il 02 Novembre 2024, 22:09:15 PMÈ senso comune che la scoperta e colonizzazione di "nuove" masse continentali ha cambiato la società di tutte le nazioni europee che hanno partecipato, che la mia descrizione dei fatti sia materialista non significa che sia Marxista..
Il materialismo non può definire la formazione di nazioni, popoli, etnie, società. Senza considerare le disposizioni e risorse interiori non si può raccontare neanche dei russi e della Russia. Nello spiegarne la nascita col commercio delle pellicce, se ne sta disconoscendo l'identità. Marx lo aveva fatto con l'intero Occidente, illuso che lo schema proletariato/borghesia, ottenuto col rovesciamento del sistema hegeliano, avesse mostrato un difetto strutturale. Se diciamo della Rus' di Kiev e di Russia stiamo dicendo anche di Occidente non solo del Nord; e se si fa dipendere la storia ed esistenza russa da un commercio, si sta accusando i russi di sfruttamento e inautenticità, di capitalizzare l'intera vita. Si finisce così per escludere dal giudizio solo il còmpito di avere una prole, la quale poi dovrebbe liberarsi del passato, di ciò ritenuto soltanto apparenza russa, una chimera. Infatti le masse comuniste e totalitarie nella Unione Sovietica volevano sostituire i russi e far corrispondere ai nomi tutt'altro.
L'impatto del marxismo varia da nazione a nazione.

MAURO PASTORE

InVerno

#37
Il fatto è che non ho mai sostenuto, né mi sognerei di farlo, che quel piano di analisi abbia una qualche esclusiva nel spiegare le vicende russe, è uno strato della realtà, questo non significa che la realtà si esaurisca in esso, come le sostanze materiali nel terreno, la pianta vi nasce ma non ne è determinata. Ci troviamo di fronte ad uno dei misteri, se si vuole, delle vicende geopolitiche, nel senso che, il determinismo geografico vive una doppia reputazione, da un lato gli argomenti di chi lo propone non hanno grandi basi scientifiche, dall'altro ha il vizio di essere una prospettiva che ci azzecca spesso nelle previsioni. Non penso che ci sia una formula valida per analizzare le comunità umane, alcune sono più portate dalle esigenze materiali di altre, le cose possono cambiare nel tempo. La Russia attuale per esempio, nei fatti osservabili, ha veramente più poco a che fare con l'ortodossia, anzi sarebbe secondo me un caso studio ideale per ragionare riguardo il post-mortem del cristianesimo. Nella Russia reale,  non quella di Tolstojevsky, la diffusione e accettazione di miliardi di forme di superstizione, dallo zodiaco al sangue di talpa, è un vero e proprio "motore culturale" per quanto ridicolo e inefficiente, di una Russia che ha tranciato la sua eredità ortodossa originaria e si affida alla magia meno canonizzata per sostituirla funzionalmento, fenomeno che osserviamo anche qui ma neanche lontamente nella stessa misura.
Non ci si salva da un inferno, sposandone un altro. Ipazia

PhyroSphera

#38
Citazione di: InVerno il 14 Novembre 2024, 09:08:15 AMIl fatto è che non ho mai sostenuto, né mi sognerei di farlo, che quel piano di analisi abbia una qualche esclusiva nel spiegare le vicende russe, è uno strato della realtà, questo non significa che la realtà si esaurisca in esso, come le sostanze materiali nel terreno, la pianta vi nasce ma non ne è determinata. Ci troviamo di fronte ad uno dei misteri, se si vuole, delle vicende geopolitiche, nel senso che, il determinismo geografico vive una doppia reputazione, da un lato gli argomenti di chi lo propone non hanno grandi basi scientifiche, dall'altro ha il vizio di essere una prospettiva che ci azzecca spesso nelle previsioni. Non penso che ci sia una formula valida per analizzare le comunità umane, alcune sono più portate dalle esigenze materiali di altre, le cose possono cambiare nel tempo. La Russia attuale per esempio, nei fatti osservabili, ha veramente più poco a che fare con l'ortodossia, anzi sarebbe secondo me un caso studio ideale per ragionare riguardo il post-mortem del cristianesimo. Nella Russia reale,  non quella di Tolstojevsky, la diffusione e accettazione di miliardi di forme di superstizione, dallo zodiaco al sangue di talpa, è un vero e proprio "motore culturale" per quanto ridicolo e inefficiente, di una Russia che ha tranciato la sua eredità ortodossa originaria e si affida alla magia meno canonizzata per sostituirla funzionalmento, fenomeno che osserviamo anche qui ma neanche lontamente nella stessa misura.
Se si dice di determinismo geografico, il pensiero non resta il medesimo del determinismo materialista ma può restare lo stesso; e se certe previsioni ci azzeccano ciò può risultare un disastroso inganno.
Quando, si racconta, Marx andava sarcasticamente dicendosi il diavolo, non furono in pochi a ritenerlo un soggetto realmente pericoloso o nefasto. Altri invece passarono dalla critica aggressiva mossa contro la teologia cristiana, ebraica, in generale monoteista, a una critica più aggressiva contro la prospettiva demonologica... Ma a furia di sottovalutarne i significati sul negativo, di interdirne le espressioni giudicate un impedimento architettato dagli sfruttatori, a furia di insistere su schemi che erano inadatti all'Europa e che anzi non ne consideravano pienamente, trascurando anche l'Asia e considerando il solo Blocco Continentale Euroasiatico, il determinismo geografico non poteva che essere disastroso. Non si trattava soltanto di ricondurlo ai suoi limiti, ma di svelarne la dipendenza da un determinismo materialista, questo a sua volta discendente da una critica ingenua, a sua volta non connotata, non adoperata entro i propri limiti.
Rovesciare lo spiritualismo-assolutismo di matrice hegeliana aveva un suo senso ma per come svolta l'impresa ebbe anche un suo decisivo non-senso. Quindi i due litiganti difettavano di saggezza... E senza una garanzia di saggezza, la filosofia muore. Per quel poco che c'era stata, essa limitò la violenza di due fronti che senza la dialettica erano peggio.
Per certe situazioni in cui i due Continenti erano meno decisivi, il rimedio euroasiatico pareva funzionare, ma senza capire le cause e svelando solo delle concause. La Mitteleuropa restò folgorata dalla profondità del materialismo di Marx, fintantoché esso era presentato come un pensiero particolare e non universale... Alla fine tanto sarcasmo contro la percezione cristiana, monoteista del negativo, nella convinzione di aver in ogni caso trovato lo snodo fondamentale della storia, la coincidenza dominante da battere... Ma era vero potere, gloria futura? Nelle fabbriche gli intellettuali comunisti avevano individuato il fatto a detta loro determinante, ma in realtà non ammettevano limitatezza dei propri contesti di studio. Invece? i timori dei pensatori cristiani erano davvero risibili?

L'appello ai sensi di Feuerbach fu sanzionato da Marx con delle invettive: troppo statico, ipocrita, negatore di una costrizione all'azione che pregiudicava le percezioni delle classi subalterne... Ma nel Secolo XX° Levinas individuava giustamente un senso unico, riferibile a un percepire di fondo indipendente dall'agire e connesso col senso del mistero. C. G. Jung notò per sua parte indipendente e scientificamente che bisognava avere attenzione per tale potere, che era assolutamente necessario; esso viene detto comunemente sesto senso. Quelli che usano la scienza negandone le teorie di confine ancora ridono appresso al marxismo, ma è un'obiezione più che seria. La critica di Marx a Feuerbach era unilaterale e omissiva nei confronti di una realtà non bisognosa di prassi. Chi ragionava da dietro le quinte, voleva che in Europa si agisse secondo un sesto senso euroasiatico... e in Mitteleuropa gli esteti erano ricercati come gli sciamani nelle praterie dell'Ovest... Ancora più dietro e in occulto, la preferenza sull'Asia. Alla fine l'Occidente era giudicato male, senza avvedersi della indipendenza di una natura europea. Sognare un sistema cinese, sognarlo superiore, dopo la violenza culturale nella Cina di Mao era un diktat nelle terre e università occidentali durante la Guerra Fredda... Ancora adesso la dimensione filosofica del pensiero di Confucio viene presentata per filosofia determinata mentre Talete è visto come un ingenuo poco riconoscente della Ragione... E quelli che, accòrtisi di tutto e nonostante tutto, dicevano: 'eppure potremmo aver ragione... chi ve lo dice che non fosse, che non sia quello, il problema?', costoro furono schiacciati dal peso delle responsabilità storiche: l'Holodomor per tanto tempo era trattato dai freudiani-marxisti per un pensiero parassita, una fantasia indèbita e non il racconto delle requisizioni del cibo ai danni dei dissidenti al regime di Stalin con i successivi milioni di morti - anche ucraini russi, tra gli altri, e forse davvero tantissimi...
E allora? Il determinismo materialista geografico del marxismo è stato un successo, per il mondo, per i russi e i non russi? Proprio no. Invece l'appello alla singolarità del cristiano Kierkegaard oltre gli schemi della dialettica hegeliana, il suo indicare il pericolo sociale nelle folle - quello alcuni critici o aspiranti tali dicono che era una superstizione o che era servo dei padroni... Kierkegaard assecondò la verbosità di Marx e confermò: 'proprio un diavolo, ma Hegel si merita un compagno così'. Inutile dire che si stava additando l'insufficienza di entrambe le prospettive, anzi si denunciava una contesa disastrosa.

Si dice che la Russia contemporanea è colma di superstizioni, che l'Ortodossia cristiana non conta nulla... Un approccio che notai anni fa' sul quotidiano Repubblica, sul quale i messaggi di protesta, sul relativo sito Web, erano censurati: prima risposte fuori metro al lettore-commentatore e poi la controreplica di questi non veniva pubblicata. Un paradigma: non diversamente la tivù fa' oggi, in massima parte. Ha fatto anche il catechismo da E. Mauro, che nel sembrare amare la libertà dei russi ne offendeva la dignità - e dire ci si era recato in Russia!
I russi gente superstiziosa? il credo ortodosso inesistente? E a che livello lo sarebbero? A livello delle manifestazioni con la persona, o della persona?
Insomma se si vuole una ortodossia materialista, questa fu impossibile da reperire anche dagli sgherri di Stalin. Certo i cristiani ortodossi russi, uomini e donne, non erano spiritelli... e allora tanti abusi, torti, omicidi anche contro di loro. Adesso c'è la lavata di testa giornalistica, quella che di fronte al ritratto famoso di Mussorgsky non pensa, per esempio, al modo diretto di affrontare il vento russo (in Italia pure ci passa ogni tanto!) ma ai prodigi della "neuro" su chi è fuori, fuori da una normalità per cui si dovrebbe star bene senza poterne né doverne... E così le vicende del casato degli zar Romanov vengono presentate come una 'macchietta tivù' (E. Mauro faceva venire in mente il Vianello e la Mondaini della RAI anni '70 quando fingevano di non volersi bene, mentre lui trattava la grandezza e i poteri degli Zar come un'apparenza maligna e il popolo russo bisognoso della intelligenza dell'Ovest).
Quale determinismo materialista-geografico? Delocalizzato lo sarebbe fino ad un certo punto. La mediocrità è termine di paragone e assieme dittatura, dietro c'è sempre la solita configurazione però: e l'Holodomor resta lì, assieme alle superstizioni atee.
La superstizione è esterna alla fede; il possessore della fede a volte pensa poco alla fede stessa ma ne ha secondo vita interiore, non secondo la faccia di una persona che fa apparenza sociale, ma semmai potendola comunicare col volto (e non dico che gli eroi della macchietta televisiva Vianello e Mondaini fossero persone superficiali e ostili al mondo russo).


MAURO PASTORE

misummi


InVerno

E' l'amico di Manzopardi, frutti di una concenzione umanistica ottocentesca dove la storia dei popoli è nel calamaio dei suoi autori letterari più blasonati, butta via il resto, è marxismo. A tal proposito consiglio il libro di L.Canfora "Democrazia", per carità interessante, ma se prendete una pagina a caso noterete che i verbi non riescono a supportare altri nomi propri, è alienante leggere quella che dovrebbe essere la storia di un ideale raccontata attraverso non le istituzioni o gli eventi, ma le epistole di letterati. Va bene, ognuno ha le sue power fantasy.

Riguardo il determinismo geografico non so cosa devo dire, non devo né difenderlo né attaccarlo, non mi ritengo un determinista geografico né ho presentato la mia tesi in questa guisa, almeno non in senso di "determinismo forte". Quanto poi sia realmente materialista è tutto da vedersi, perchè i fondamenti sono invece piuttosto esoterici, solo che se non si mettono in discussione non appare. La questione "Eurasia" è ben indicativa della vicenda, non c'entra niente con Marx che solo in tarda età si mise a studiare i "modi di produzione orientali" e se ne interessò dal punto di vista economico non etnico\mitologico. Gumilev al contrario, pur all'interno della materialistica URSS riuscì ad avanzare questa idea mescolando materialismo (precipitazioni medie, orografia etc) con elementi esoterici come l'astrologia e le "cosmo cazzate" di popoli baciati dal sole e altre assurdità. Oggi si prende l'Eurasia a "scatola chiusa" ma va ricordato che i fondamenti sono quelli, di materialista c'è solo la facciata.

Si la Russia attuale ha pochissimi ortodossi praticanti, negli anni '90 non c'erano manco più le chiese, è Putin che ha cominciato a ricostruirle e in tutta Mosca e S.Pietroburgo ci sono cantieri di chiese nuove di pacca per alimentare il suo assolutismo politico, ha puntato sul sicuro. Che questa operazione funzioni è tutto da vedersi, ed è anche interessante vedere se si può ricollegare quel filo interrotto, a mio avviso per come conosco la religione e la società, NO, ma sono pronto a ricredermi. E si, la Russia attuale pullula di superstizione ad un livello tale che non ha paragone nel resto dell'occidente, tarocchi, filtri magici, astrologi, sciamani, olio di serpente, sono in bella vista dappertutto in maniere e modi che anche in Italia farebbero storcere il naso.
Non ci si salva da un inferno, sposandone un altro. Ipazia

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