Quando ed in che misura si verificò la "mutazione etnica" dell'Italia?

Aperto da Eutidemo, 10 Gennaio 2025, 12:55:59 PM

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Eutidemo

Quando ed in che misura si verificò la "principale" "mutazione etnica" della popolazione italica, costituisce una questione controversa tra gli storici.
Ed infatti, semplificando, essa fu principalmente dovuta a due eventi storici, uno più lungo ed uno più breve (ma ci fu anche prima, e proseguì anche dopo):
.
1)
Il periodo più lungo, di circa tre/quattro secoli, riguarda l'epoca della tarda repubblica e del primo e medio impero, quando l'Italia fu letteralmente sommersa dagli "schiavi" provenienti dall'Europa occidentale, dai Balcani, dall'Asia Minore e dall'Africa; cioè da un territorio esteso per circa 5.000.000 km2 (meno i circa 300.000 Km2 dell'Italia).
***
Ovviamente, il flusso di schiavi fu "variabile":
- a seconda delle varie circostanze storiche;
- a seconda delle diverse opinioni degli storici.
Ed infatti:
a)
Walter Scheidel ritiene che la percentuale degli schiavi andasse dal 7% al 13% della intera popolazione imperiale; ma che fosse del doppio, cioè dal 15% al 25%, della popolazione italica.
b)
Altri storici ritengono che circa il 30% della popolazione dell'Impero nel primo secolo sia stata costituita da schiavi.
***
Non sono però riuscito a trovare nessuno storico che abbia (presuntivamente) calcolato:
- la percentuale dei "liberti" (cioè degli schiavi liberati), che era sicuramente elevatissima;
- la percentuale dei "peregrini" (cioè degli individui immigrati liberamente in Italia), che era anch'essa sicuramente molto elevata.
- la percentuale degli  "italici provinciali" (cioè degli individui espatriati dall'Italia nelle varie province dell'Impero), che era anch'essa sicuramente molto elevata.
***
Ciò premesso, reputo non lontano dal vero che, all'inizio delle invasioni barbariche, la popolazione italica fosse ormai "ibridata" (se mi consentite l'orribile termine)  al 60%/70% (se non di più) con etnie di origini straniere più o meno remote .
.
2)
Il periodo più breve, di circa uno/due secoli, riguarda l'epoca del tardo Impero, quando l'Italia fu invasa dai barbari di origine germanica (soprattutto Ostrogoti, e Longobardi); ma tutti gli storici convengono che, il loro numero fosse di gran lunga inferiore rispetto a quanto un tempo si pensava.
***
Per cui l'"ibridazione etnica" complessiva delle popolazioni Italiche, dal II secolo A.C, fino al VI secolo D.C., probabilmente, non superò l'70%/80%; e poi continuò in modo molto più lento, per una serie di fattori che non è qui il caso di elencare.
***
Prima di concludere, devo però fare due precisazioni:
a)
Prima del II secolo A.C., e sin dalla preistoria, l'Italia subì l'immigrazione di diverse e svariatissime popolazioni, alcune "indoeuropee" ed altre addirittura no (come gli Etruschi); per cui parlare di "popolazione italica", come ho fatto io, è solo una semplificazione ed una astrazione alquanto arbitraria.
b)
Non ho affrontato il tema del rapporto tra "cultura" e "genetica" (che sarebbe stato troppo complicato), in quanto:
- una popolazione può avere una derivazione genetica comune, ma poi distinguersi nel tempo in diverse culture (come Celti, Germani, Latini ecc.);
- una popolazione può avere diverse derivazioni genetiche, ma poi fondersi in un'unica cultura (Romani ed Etruschi).
c)
Quanto alle "percentuali di ibridazione" (termine di per sè molto discutibile) nei vari secoli, è anche essa una semplificazione alquanto arbitraria; per giunta basata più su mere congetture che su prove storiche inequivocabili.
***
E potrei farmi anche altre critiche ma lascio a voi il compito; augurandomi che siate "clementi"!
Grazie!  :)

Jacopus

Come hai ben scritto, bisogna intendersi sul concetto di "etnico" che può avere un significato solo culturale, visto che la estrema mobilità di homo sapiens, negli ultimi 10.000 anni, non ha reso possibile la creazione di sottospecie (o razze distinte) a livello genetico. Hanno fatto anche degli studi in proposito (cfr Barbuiani e Cavalli Sforza) dai quali discendeva che vi erano spesso più differenze genetiche tra due vicini di casa di Bologna che fra un abitante di Sydney ed uno di Beirut. Le uniche differenze geniche di un certo livello riguardano le popolazioni bianche che hanno un residuo di Neanderthal e alcune popolazioni asiatiche che hanno un residuo di Denisova, che le rendono più in grado di vivere in ambienti di alta montagna (con poco ossigeno).
A livello di culture, invece l'Italia è geograficamente un ponte fra nord e sud e fra est ed ovest. Ha una invidiabile posizione strategica ma proprio per questo le culture che l'hanno vissuta sono tantissime dalla fine dell'impero romano d'Occidente e questo ci dà tante fisionomie completamente diverse e sorprendenti come i biondi e alti discendenti dei normanni siciliani.
Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.

anthonyi

Ciao Eutidemo, la storia genetica d'Italia é complessa, tu hai centrato sul periodo imperiale romano, ma le migrazioni in Italia sono lontane nel tempo, e ce ne sono state anche dopo l'impero. C'é però una cosa che dici che non mi torna, gli etruschi non sono un popolo immigrato in Italia, bensì la risultante, per quanto se ne sa, di una miscela di differenti popolazioni immigrate, tra cui anche greci, con le popolazioni autoctone. 

Eutidemo

Citazione di: anthonyi il 10 Gennaio 2025, 13:28:19 PMCiao Eutidemo, la storia genetica d'Italia é complessa, tu hai centrato sul periodo imperiale romano, ma le migrazioni in Italia sono lontane nel tempo, e ce ne sono state anche dopo l'impero. C'é però una cosa che dici che non mi torna, gli etruschi non sono un popolo immigrato in Italia, bensì la risultante, per quanto se ne sa, di una miscela di differenti popolazioni immigrate, tra cui anche greci, con le popolazioni autoctone.
Ciao Anthony. :)
A me risulta che, almeno secondo la maggioranza degli studiosi gli Etruschi non fossero di ceppo prevalentemente indoeuropeo; ma la questione è molto controversa!
Ed infatti, secondo altri studiosi, gli Etruschi erano l'evoluzione della preistorica "cultura villanoviana", secondo altri provenivano dall'Anatolia, ed altro ancora.
Recentemente, infine, un recente studio internazionale sul Dna antico, dimostrerebbe che gli Etruschi condividevano in parte il profilo genetico dei Latini della vicina Roma;  ma anche che gran parte del loro genoma derivava da antenati provenienti dalla steppa Eurasiatica.
***
In realtà, invero, ritengo che non esistano nè siano mai esistite popolazioni con un genoma assolutamente "omogeneo"!
***
Un cordiale saluto! :)
***

Eutidemo

Citazione di: Jacopus il 10 Gennaio 2025, 13:08:42 PMCome hai ben scritto, bisogna intendersi sul concetto di "etnico" che può avere un significato solo culturale, visto che la estrema mobilità di homo sapiens, negli ultimi 10.000 anni, non ha reso possibile la creazione di sottospecie (o razze distinte) a livello genetico. Hanno fatto anche degli studi in proposito (cfr Barbuiani e Cavalli Sforza) dai quali discendeva che vi erano spesso più differenze genetiche tra due vicini di casa di Bologna che fra un abitante di Sydney ed uno di Beirut. Le uniche differenze geniche di un certo livello riguardano le popolazioni bianche che hanno un residuo di Neanderthal e alcune popolazioni asiatiche che hanno un residuo di Denisova, che le rendono più in grado di vivere in ambienti di alta montagna (con poco ossigeno).
A livello di culture, invece l'Italia è geograficamente un ponte fra nord e sud e fra est ed ovest. Ha una invidiabile posizione strategica ma proprio per questo le culture che l'hanno vissuta sono tantissime dalla fine dell'impero romano d'Occidente e questo ci dà tante fisionomie completamente diverse e sorprendenti come i biondi e alti discendenti dei normanni siciliani.
Ciao Jacopus. :)
Condivido parola per parola tutto quello che hai scritto.
Farei solo una ulteriore precisazione.
.
1)
Tra le varie popolazioni esistono lievi differenze geniche di livello assolutamente irrilevante.
Ad esempio:
- le popolazioni germaniche, almeno in origine, erano prevalentemente di pelle ed occhi chiari, capelli biondi, e di notevole altezza (vedi Tacito);
- le popolazioni latine, invece, almeno in origine, erano prevalentemente di pelle ed occhi più scuri, capelli neri, e di altezza limitata.
Differenze che, anche se ereditarie, sono dovute alla differente acclimatazione geografica; ma che, comunque, sono di livello assolutamente irrilevante, e, comunque, non omogenee.
.
2)
Ciò premesso, come giustamente scrivi tu, "le uniche differenze geniche di un certo livello riguardano le popolazioni bianche che hanno un residuo di Neanderthal e alcune popolazioni asiatiche che hanno un residuo di Denisova" (e "Florensis"); le popolazioni africane, invece, non essendo mai emigrate dall'Africa in epoca preistorica, non si sono "ibridate" con altre specie umane più primitive (e successivamente estinte), e, quindi, non presentano alcuna traccia del DNA Neanderthal  o Denisova.
Per cui, in un certo senso, si potrebbe dire che le popolazioni africane siano la manifestazione più "pura" della specie "homo sapiens", mentre tutte le altre si sono ibridate con specie umane più arcaiche; fermo restando, però, che siamo tutti membri della stessa specie "homo sapiens".
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Ed infatti sembra che discendiamo tutti dalla stessa "Eva mitocondriale".
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Un cordiale saluto! :)
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anthonyi

Citazione di: Eutidemo il 11 Gennaio 2025, 05:58:15 AM
Ciao Anthony. :)
A me risulta che, almeno secondo la maggioranza degli studiosi gli Etruschi non fossero di ceppo prevalentemente indoeuropeo; ma la questione è molto controversa!
Ed infatti, secondo altri studiosi, gli Etruschi erano l'evoluzione della preistorica "cultura villanoviana", secondo altri provenivano dall'Anatolia, ed altro ancora.
Recentemente, infine, un recente studio internazionale sul Dna antico, dimostrerebbe che gli Etruschi condividevano in parte il profilo genetico dei Latini della vicina Roma;  ma anche che gran parte del loro genoma derivava da antenati provenienti dalla steppa Eurasiatica.
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In realtà, invero, ritengo che non esistano nè siano mai esistite popolazioni con un genoma assolutamente "omogeneo"!
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Un cordiale saluto! :)
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Per quanto ne so, la cultura villanoviana, sembra provenisse dalle aree presso il delta del Danubio, che poi originariamente provenisse dalle steppe é possibile. Comunque la cultura villanoviana si miscela con molte culture italiche tra cui anche quelle dell'etruria, ma si tratta appunto di miscele.
L'unica popolazione italiana con un genoma abbastanza omogeneo mi risulta sia quella sarda. 

Eutidemo

Ciao Anthony. :)
Hai perfettamente ragione!
Ed infatti in alcune aree più isolate della Sardegna (come l'Ogliastra), il Dna dei Sardi odierni è estremamente somigliante a quello dei loro antenati;  "E' il primo caso in Europa e nel mondo", dichiara il professor Mario Pirastu.
Il quale spiega: "Grazie alla generosità degli archeologi che ci hanno regalato 106 denti appartenenti a 56 individui vissuti fra l'Età del bronzo e l'Età del ferro (da 3.430 a 2.700 annni fa) abbiamo potuto studiare i campioni appartenenti a 23 individui, gli unici utilizzabili, nel senso che il loro Dna era ricostruibile nelle sue sequenze. Gli altri, troppo danneggiati, sono stati scartati. Abbiamo lavorato su reperti provenienti dalla Tomba dei giganti di Santa Teresa di Gallura e da cinque grotte naturali di Carbonia, Alghero, Carbonia, Fluminimaggiore, Perdasdefogu e Seulo; ed abbiamo scoperto che l'area sarda è l'unica nella quale si ravvisano somiglianze fra antichi e contemporanei.
E' senz'altro una novità assoluta, però andiamoci piano con l'enfasi, perché i nostri sono studi serissimi e approfonditi, ma per dare l'idea va chiarito che abbiamo studiato un solo gene su trentamila, seppure un gene importante; ed infatti abbiamo lavorato sul Dna mitocondriale, quello che si trasmette di generazione in generazione solo per via materna.".
Ha poi spiegato spiegato la diversità fra ogliastrini e galluresi, dicendo che: "L'Ogliastra è più isolata, mentre nelle aree costiere si è maggiormente sviluppato il meticciato; e dunque galluresi di oggi assomigliano nel Dna agli altri Europei (a differenza degli ogliastrini che mantengono una spiccata diversità, e somiglianza con i loro  antenati)."
***
Un cordiale saluto! :)
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PhyroSphera

Noto dei registri estranei a quelli etnologici, troppo prepotenti in questa discussione.
Nel messaggio di apertura spiccano geografia e sociologia ma anche politica. Così il registro etnico sfugge.

Innanzitutto l'àmbito, quello storico, non consente molto, se non valutazione di testimonianze da prender per buone, senza scienza né filosofia a far da sonda e giudice. C'è la nascita della etnologia scientifica in epoca moderna e la storia della scienza etnologica, ma questa può anche allontanare dalle testimonianze e comunque le vela e non è neutrale. Si salva perché è in presa e fa presa diretta, ma non per contar storie.

Noto poi della etnologia l'àmbito, secondario, che è stato detto razziologia, ma per così dire sommerso dalla solita prepotente presenza della biologia, con evoluzione e genetica e ambienti. Ebbene la razziologia non è studio biologico, per giunta è solo un settore di studio non precisamente identificabile, del tutto ignoto al fisiologo e proprio alieno al fisico. Per quanto sembra un controsenso verbale, fisicamente la vita sfugge a razionalizzazioni, fisiologicamente esula dal valutare aspetti. Biologicamente si trovano soprattutto specie e generi, e il primo concetto non si identifica, si incontra soltanto col concetto di razza umana, espressione da molti rifiutata o proprio ricusata, purtroppo non sempre per il fatto di trovarla compromessa con altro. L'aspetto dei gruppi umani sarebbe psicologicamente un apparire collettivo, ma le etnie indicano un'esistenza diversa da quella sociale e lo psicologo s'incontra col Sé sociale analizzando i gruppi. La comunanza etnica si manifesta attraverso gli individui non consentendo ritratti psicologici ma psicoetnologici, cioè etnologici! Tutto ciò è sovente ai margini delle verità ufficialmente accettate perché l'etnologia è vissuta perlopiù assieme e in dipendenza dall'antropologia, quindi il più delle volte pensata con la mente del sociologo, con la cosiddetta sociologia fisica generandosi una grande rete, interpretata senza tener conto delle distinzioni tra scienze. Un disastro anticulturale ed antiscientifico, in cui la presenza della paleontologia, della paleografia, scienza e scientificità portate alla riflessione storica, a memorie e ricordi, rischia di diventare la fatale, disastrosa chimera. Anche tali discipline non sono etnologiche!

Con questo quadro davanti, uno direbbe: e l'ethnos dov'è? Quale la specificità della etnologia?

Così la Treccani online:

" Studio delle culture umane, delle loro forme e dei loro processi di trasformazione. Oggetto specifico dell'e., come dell'antropologia culturale (➔ antropologia), sono tecniche, costumi, credenze, forme della vita sociale, politica, religiosa, economica ecc., studiati sulla base di ricerche etnografiche. "
(Link: https://www.treccani.it/enciclopedia/etnologia/ )

La faccio relativamente breve: dato che l'antropologia culturale è solo un corrispettivo, le forme delle "culture umane" studiate dall'etnologo non sono specificamente il vissuto culturale dell'umanità ma pure le cose della cultura, anche un pezzo di legno per fare una statuetta, quindi "forme della vita" significa non solo appartenenti ma pertinenti alla vita. Parimenti e più radicalmente i processi di trasformazione studiati non sono solo e non tanto l'autorealizzazione del Sé (psicologico, anche sociale...) ma anche le realizzazioni esterne al soggetto del Sé ((che diventa oggetto dell'altrui conoscenza restando anche soggetto))... Quindi, restando all'esempio fatto, dal legno si passa a considerare pianta d'origine, ambienti naturali... Alla obiezione: "che?? tutte le scienze e nessuna?", si risponde presto così:
studiando l'ethnos lo studioso se ne riconosce parte, in virtù di cosa esso è e comporta; ed anche perché lo studia.
In altri termini: viviamo in un coinvolgimento etnico perenne e immancabile, per cui facendo esperienza dell'ethnos noi assumiamo nel pensiero "di tutto e di più", quindi anche nella scienza. Si pensi a un imbuto dove entra l'intero liquido di un vasto contenitore: l'oggetto della scienza etnologica però resta l'imbuto. Quindi: guardarsi dalla tuttologia e dal falso bisogno di una fondante addirittura perenne interdisciplinarità.

Capito questo si provi ad approcciarsi a una: storia etnica. Altrimenti la discussione, a causa di sovrapposizioni ignorate o mal interpretate non assommerà a niente. Il filosofo deve inquadrare l'oggetto singolo prima di tutto, senza cadere negli inganni di una inesistente multidisciplinarità di base o di una interdisciplinarità che sia più di un incontro. La filosofia compone quadri scientifici multidisciplinari, non la scienza stessa, a patto di aver chiari gli oggetti singoli.

C'è la politica per mezzo, la quale però non muta nulla, non inventa nulla che possa cambiare tale quadro. Essa può agire in, per, o senza, contro consapevolezza. Se essa allontana il quadro reale, la realtà indicata da questo quadro resta identica. Il coinvolgimento etnico si basa su alcunché di originario, cioè non arbitrario. Come psicologicamente siamo fatti di pensiero, sensazione, intuizione e sentimento, così abbiamo una vita etnica, positivamente o non positivamente vissuta; e la politica non crea, non muta questa sorta di struttura di fondo.



MAURO PASTORE



PhyroSphera

Ho migliorato ed ampliato le espressioni del testo del mio precedente messaggio, senza contraddirne nulla.

MAURO PASTORE

PhyroSphera

Citazione di: PhyroSphera il 28 Gennaio 2025, 00:12:13 AMCosì la Treccani online:è
" Studio delle culture umane, delle loro forme e dei loro processi di trasformazione. Oggetto specifico dell'e., come dell'antropologia culturale (➔ antropologia), sono tecniche, costumi, credenze, forme della vita sociale, politica, religiosa, economica ecc., studiati sulla base di ricerche etnografiche. "
(Link: https://www.treccani.it/enciclopedia/etnologia/ )




Si badi che l'unica scienza a interessarsi specificamente e direttamente di forme è la morfologia. Anche di questa, come dell'etnologia, è purtroppo diffusa la negazione della sua indipendenza, associandola variamente a tante scienze diverse con puntuali confusioni. In linguaggio proprio, derivato dal greco antico, l'oggetto di studio del morfologo è dicibile morphè (analogamente a psyché), ma è diffuso il prefisso 'morfo-', non l'italianizzazione sull'esempio di quella 'psiche'. In verità l'uso degli accenti nelle dirette derivazioni dal greco è sconsigliabile se non ci si vuol implicare in linguistica e glottologia, nella fattispecie etimologia o etimi - potrebbe accadere ennesima confusione, proprio di quelle che ho lamentato. Per tale ragione ho usato nel mio primo messaggio ethnos, senza accento.
Non essendo in uso la dizione 'morfe', di solito per indicare verbalmente e profanamente l'oggetto di studio della morfologia si impiega, in senso differente, la parola "forma", anche al plurale "forme".

MAURO PASTORE

Visechi

Citazione di: PhyroSphera il 28 Gennaio 2025, 00:12:13 AMC'è la politica per mezzo, la quale però non muta nulla, non inventa nulla che possa cambiare tale quadro. Essa può agire in, per, o senza, contro consapevolezza. Se essa allontana il quadro reale, la realtà indicata da questo quadro resta identica. Il coinvolgimento etnico si basa su alcunché di originario, cioè non arbitrario. Come psicologicamente siamo fatti di pensiero, sensazione, intuizione e sentimento, così abbiamo una vita etnica, positivamente o non positivamente vissuta; e la politica non crea, non muta questa sorta di struttura di fondo.



MAURO PASTORE



Più che di ethnos sia impastati di cultura, e la cultura è quanto di più permeabile possa esserci alle ibridazioni.

Visechi

Grazia Deledda
NOI SIAMO SARDI


Noi siamo spagnoli, africani, fenici, cartaginesi,
romani, arabi, pisani, bizantini, piemontesi.
Siamo le ginestre d'oro giallo che spiovono
sui sentieri rocciosi come grandi lampade accese.
Siamo la solitudine selvaggia, il silenzio immenso e profondo,
lo splendore del cielo, il bianco fiore del cisto.
Siamo il regno ininterrotto del lentisco,
delle onde che ruscellano i graniti antichi,
della rosa canina,
del vento, dell'immensità del mare.
Siamo una terra antica di lunghi silenzi,
di orizzonti ampi e puri, di piante fosche,
di montagne bruciate dal sole e dalla vendetta.
Noi siamo sardi.

Adalberto

 Translator
 
 
Mutazione etnica?
Ma ci si rende conto di cosa insinua questo concetto? Ovvero che possa esistere una "normalità" etnica, che "sventuratamente" viene modificata, divendendo "ahimé" permanente.
Mutazione etnica è solo un atteggiamento culturale che esprime l'idea di una identità a rischio di perdita, quando quest'ultima è percepita fragile, in momenti di crisi.
E' sicuramente interessante indagare la pluralità delle cause dei flussi umani, in questo (nostro?) Mediterraneo e ringrazio per quanto ho letto, ma trovo inesistente il concetto di partenza. Vabbè, sono solo opinioni...

Secondo quesito. Ma qual'era la "normalità etnica" all'epoca di Roma?
Già dalla sua fondazione mi pare che sia stato lo stesso  Romolo a sfregiare la normalità etnica della stirpe latina, invitando "criminali, schiavi fuggiti, esiliati e altri reietti a unirsi a lui con la promessa del diritto d'asilo "(Wikipedia) ma anche attraverso il non onorevole ratto delle Sabine.
Quello strupro produsse meticciato. O no?
Se poi pensiamo che Roma ebbe tre re etruschi diventa palese il sospetto che la civiltà romana abbia creato le sue fondamenta proprio sull'aggregazione di popolazioni, culti e culture diverse.  
Forse che sette secoli dopo il mitraismo dei legionari (e non solo) era un culto autoctono della città di Roma? No, tutta roba di importazione...
E allora di che stiamo parlando, se non del fatto che il genere umano può trovare la sua vitalità proprio grazie ai cambiamenti che crea e che subisce, compresi quelli poco onorevoli che la storia e i miti di fondazione  ci ricordano.
 E' proprio la disponibilità al  cambiamento  la  "normalità etnica" della nostra specie  homo sapiens.
Ci son dei giorni smègi e lombidiosi...
ma oggi è un giorno a zìmpani e zirlecchi.
(Fosco Maraini)

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