Noi Italiani, ormai, usiamo solo le "ore francesi"!

Aperto da Eutidemo, 24 Giugno 2023, 07:02:48 AM

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Eutidemo

Forse non tutti sanno che, grazie a Napoleone Bonaparte, ormai anche noi Italiani usiamo soltanto le "ore francesi"; mentre, per secoli, avevamo usato precipuamente le "ore italiane".
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Le "ore italiane" (o "italiche") furono introdotte dalla Chiesa intorno al quattordicesimo secolo in tutti i Paesi cattolici; ma presero e mantennero piede soprattutto in Italia fino ai primi anni del diciannovesimo secolo  (l'800), quando Napoleone impose quelle "francesi".
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Tale sistema comporta l'utilizzo di orologi con quadranti di sole "sei ore"; i quali, infatti, si trovano su quasi tutti i campanili e gli edifici delle aree storiche delle nostre città.
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Sul quadrante scorreva una lancetta che compiva quattro giri completi in 24 ore, invece dei due giri completi in 24 ore dei nostri attuali orologi da 12 ore;  per cui  l'intera giornata era scandita da quattro intervalli da sei ore ognuno, a differenza dei due da dodici ore che impieghiamo noi oggi.
Inoltre il giorno di ventiquattro ore veniva calcolato dal tramonto di una giornata fino al tramonto del giorno successivo;  per cui, fino a due secoli fa, i nostri antenati si basavano sulle cosiddette "ore equinoziali".
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Il che comportava dei modi di dire di cui oggi non riusciamo più a comprendere l'origine. ::)
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Ad esempio:
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1)
Usiamo ancora dire che una persona porta "il cappello sulle ventitrè", ma non capiamo minimamente che cosa questo voglia dire.
In realtà voleva dire che, poichè la "ventitreesima ora" segnava il tramonto (e non le 23 prima di mezzanotte, come oggi), tenere il cappello inclinato in avanti serviva a proteggere gli occhi dai raggi del sole che stava tramontando.
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2)
Fino a qualche tempo fa, quando già era in uso da molto l'orologio a 12 ore, si ricorreva ancora al modo di dire "la merenda della ventunesima ora"; non per indicare la cena, bensì un rapido spuntino che si faceva a metà pomeriggio.
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3)
Allo stesso modo, io non avevo mai ben compreso questo passo de "I promessi Sposi" di Manzoni: "Il fatto sta che il buon uomo da cui erano state scortate le donne a Monza, tornando, <<verso le ventitrè>>, col suo baroccio, a Pescarenico, s'abbattè, prima d'arrivare a casa, in un amico fidato, al quale raccontò, in gran confidenza, l'opera buona che aveva fatta, e il rimanente; e il fatto sta che il Griso potè, <<due ore dopo>>, correre al palazzotto, a riferire a don Rodrigo che Lucia e sua madre s'eran ricoverate in un convento di Monza, e che Renzo aveva seguitata la sua strada fino a Milano." ("I promessi Sposi" cap.11°)
Ricordo che, nel '68 o '69, ai tempi della mia scuola (il Vivona dell'EUR), chiesi alla mia "bravissima" Professoressa di Italiano come fosse mai possibile che il Griso svegliasse don Rodrigo all'una di notte, per comunicargli una notizia che, invece, avrebbe benissimo potuto comunicargli la mattina dopo; ed infatti la notizia che Lucia e sua madre si erano rifugiate in un convento di Monza, e che Renzo aveva proseguito la sua strada fino a Milano, non richiedeva poi una  "urgenza" così particolare da dover essere comunicata al suo padrone in piena notte.
Non ricordo cosa mi rispose la Professoressa, però era evidente che anche lei, molto comprensibilmente e giustificatamente, ignorava la questione delle "ore italiane"; come, d'altronde, per molti anni l'ho ignorata anch'io.
Ed invero solo recentemente ho scoperto che Manzoni, riferendosi ad un episodio ambientato nel '600, intendeva riferirsi alle 16,30/17,00 di un pomeriggio invernale (cioè al tramonto), e non alle  23,00 di notte.
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