Le guerre civili romane e la resistenza

Aperto da cvc, 25 Aprile 2020, 13:10:50 PM

Discussione precedente - Discussione successiva

cvc

Citazione di: anthonyi il 26 Aprile 2020, 07:19:38 AM
Al di là dei numeri, che probabilmente viator contesterà, i morti non sono tutti uguali, da una parte ci sono quelli che hanno combattuto, o quanto meno hanno rifiutato di collaborare con il nazista invasore, dall'altra ci sono quelli che hanno collaborato con il nazista invasore sostanzialmente per combattere e vessare altri italiani, contravvenendo all'ultimo ordine ricevuto il giorno dell'armistizio dal capo del governo italiano: "Interrompere le ostilità con gli alleati e reagire alle ostilità provenienti da qualsiasi altra nazione."
Certo i morti non sono tutti uguali. Ci sono morti di serie A e serie B. Quelli di serie A sono commemorati e ricordati con tutti gli onori. Quelli si serie B devono a loro volta essere commemorati come traditori nel disprezzo in eterno. Se tu nel 43/45 fossi stato arruolabile e non avessi avuto un presidio partigiano vicino, che avresti fatto? O il disertore o il traditore della patria. O magari Rambo che combatte da solo contro tutti.
Io ho solo detto il mio parere. Che sarebbe ora di farla finita con questa storia, non serve a niente la retorica della liberazione a meno che non si trovi un modo per applicarla al presente. Siamo in un paese che è agli ultimi posti come libertà di stampa, dietro al Burkina Faso, però ci gonfiamo il petto coi fatti di 75 anni fa. Ma continuiamo pure a fare partigiani contro fascisti, continuiamo a celebrare la divisione dell'Italia. Continuiamo ad idealizzare i fatti del passato. Gli USA alfieri della libertà nel 45, hanno poi fallito clamorosamente 20 anni dopo nel Vietnam. Per arrivare poi alle fialette di Powell. Invece il mito del partigiano è eterno. Io ringrazio quelli che sono morti per la libertà e l'Italia, ma non idealizzo il partigiano. Anzi proprio per rispetto evito di citare fatti e letteratura a lui contraria che potrebbe portare a galla più di una pecca. Viva la liberazione si, culto del partigiano no.
Fare, dire, pensare ogni cosa come chi sa che da un istante all'altro può uscire dalla vita.

Jacopus

Buongiorno cvc. Bisognerebbe scindere il discorso. La pietà per i morti dovrebbe essere universale e durante le prossime ricorrenze del 25 aprile si potrebbe pensare anche ad un momento per ricordarli con rispetto.
Ma ciò non toglie che non tutte le scelte sono uguali, e siccome non sono determinista, ognuno si deve prendere le responsabilità delle sue scelte. Una responsabilità collettiva se non individuale.
Ciò che disturba della resistenza è il fatto che una minoranza scelse con la propria testa, anche dopo dei dolorosi rivolgimenti di coscienza. Il nostro comportamento è spesso un comportamento da "gregge", ci accodiamo al più forte per cercare di avere dei vantaggi. Non abbiamo mai avuto una rivoluzione per affermare i nostri diritti.
La resistenza, fatta da una minoranza, e fatta con coscienza da una minoranza della minoranza è stato l'unico evento assimilabile ad una rivoluzione storica, che gli altri stati europei hanno avuto secoli prima sotto altre forme. Una rivoluzione che, tra l'altro guardava al futuro, e che riuscì ad unificare le diverse componenti politiche dell'Italia  dalle quali scaturì la Costituzione.
Concordo con quanto detto da Ipazia. Finché non si trova un altro mito fondativo, teniamoci questo, pur nel rispetto di tutti i morti.
Per chi ha tempo, consiglio un libro splendido sull'argomento, le due guerre di Nuto Revelli, che descrive proprio i tumulti interiori di una scelta difficile. Oppure una pagina indimenticabile del "il sentiero dei nidi di ragno" di Calvino.
Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.

niko

Citazione di: cvc il 26 Aprile 2020, 08:25:17 AM
Citazione di: anthonyi il 26 Aprile 2020, 07:19:38 AM
Al di là dei numeri, che probabilmente viator contesterà, i morti non sono tutti uguali, da una parte ci sono quelli che hanno combattuto, o quanto meno hanno rifiutato di collaborare con il nazista invasore, dall'altra ci sono quelli che hanno collaborato con il nazista invasore sostanzialmente per combattere e vessare altri italiani, contravvenendo all'ultimo ordine ricevuto il giorno dell'armistizio dal capo del governo italiano: "Interrompere le ostilità con gli alleati e reagire alle ostilità provenienti da qualsiasi altra nazione."
Certo i morti non sono tutti uguali. Ci sono morti di serie A e serie B. Quelli di serie A sono commemorati e ricordati con tutti gli onori. Quelli si serie B devono a loro volta essere commemorati come traditori nel disprezzo in eterno. Se tu nel 43/45 fossi stato arruolabile e non avessi avuto un presidio partigiano vicino, che avresti fatto? O il disertore o il traditore della patria. O magari Rambo che combatte da solo contro tutti.
Io ho solo detto il mio parere. Che sarebbe ora di farla finita con questa storia, non serve a niente la retorica della liberazione a meno che non si trovi un modo per applicarla al presente. Siamo in un paese che è agli ultimi posti come libertà di stampa, dietro al Burkina Faso, però ci gonfiamo il petto coi fatti di 75 anni fa. Ma continuiamo pure a fare partigiani contro fascisti, continuiamo a celebrare la divisione dell'Italia. Continuiamo ad idealizzare i fatti del passato. Gli USA alfieri della libertà nel 45, hanno poi fallito clamorosamente 20 anni dopo nel Vietnam. Per arrivare poi alle fialette di Powell. Invece il mito del partigiano è eterno. Io ringrazio quelli che sono morti per la libertà e l'Italia, ma non idealizzo il partigiano. Anzi proprio per rispetto evito di citare fatti e letteratura a lui contraria che potrebbe portare a galla più di una pecca. Viva la liberazione si, culto del partigiano no.





Disertare, soprattutto una guerra d'aggressione ingiusta fin dall'inizio, (attaccare la Francia, e la Grecia, e la Jugoslavia, e un piccolo paesino eurasiano che solo a guardarlo sulla mappa si capisce subito che è facile da invadere come l'urss, per non parlare di tutto il fronte coloniale) non è tradire, o almeno non è tradire niente che non valga la pena di essere tradito.
Il culto del partigiano ci dovrebbe portare oltre la retorica di guerra, retorica secondo cui disertare (usare il proprio cervello per salvare la pelle in una situazione critica e magari invecchiare facendo l'amore, mangiando e godendo della vita) è tradimento di qualcosa o qualcuno, non si sa bene come ne perché.
A un certo punto, proprio come specie umana, si evolve, e si capisce che la retorica della guerra è una gran cazzata.


Lo stigma sul traditore e sul disertore è falso, uno stigma su chi ha fatto la cosa giusta nella storia, e almeno lui è rimasto fisicamente nella storia a perseguire i suoi piccoli o grandi obbiettivi nel tempo naturale di una vita umana, tempo non violabile per motivi banali, e non è morto come un coglione appresso a uno straccio di bandiera per la storia, cioè non è morto in guerra.


Il partigiano è il disertore in armi, per questo è l'eroe, eroe della razionalità del disertore che si impone sull'irrazionalità della guerra: dal culto retorico del


"sacrifico della vita per il bene superiore della patria: la mia vita vale solo se vinco, la vita del nemico non vale niente",


al culto reale e realistico del


"il mondo non si divide in vincitori e perdenti, la mia e altrui vita valgono, e le difendo dai pazzi furiosi che mi vogliono mandare in guerra contro altri esseri umani miei fratelli, se necessario sparando anche a codesti pazzi furiosi, cioè ai miei stessi comandanti".


E' per questo che i morti partigiani e fascisti non sono uguali, non hanno fatto la stessa cosa davanti allo stesso comando e allo stesso problema.


Dire che sono diversi perché avevano due diversi concetti di patria, o due diverse interpretazioni dello stesso concetto di patria è oggettivamente orribile (mi dispiace per i vecchietti che vanno alle manifestazioni del 25 aprile col tricolore), a questo punto meglio dire che sono uguali.


Ci hanno detto che potevamo scegliere tra la pace e il climatizzatore, non abbiamo ottenuto nessuno dei due.

bobmax

Ritengo che nessuno possa essere davvero immune dal nichilismo.
È un male subdolo e pervasivo di cui raramente ce se ne rende conto.

Ha già dato prova della sua virulenza con il fascismo e ora riemerge qua e là, ma in particolare in Italia che sembra essere il suo humus preferito.

Persino l'uguaglianza tra gli esseri, che testimonia lo slancio verso l'Uno, è usata dal nichilismo per camuffarsi e nascondere il disprezzo per l'altro che lo anima.

Così la sacrosanta uguaglianza degli uomini viene usata dal nichilista per rimescolare le carte, cioè il bene e il male. Perché nel grigio il nichilismo ci sguazza.

Per il nichilista tutti erano in fondo nel giusto, sia partigiani sia repubblichini, non erano forse uguali?

Eticamente non lo erano affatto!
Perché il Bene non è il Male!

Eppure sono in sostanza uguali... Ma il nichilista questo non lo può comprendere.

Sono uguali allo sguardo dell'Uno che osserva con compassione se stesso.
Tardi ti ho amata, bellezza tanto antica e tanto nuova, tardi ti ho amata. Tu eri con me, mentre io ero lontano da te.

Jacopus

CitazioneE' per questo che i morti partigiani e fascisti non sono uguali, non hanno fatto la stessa cosa davanti allo stesso comando e allo stesso problema


Ritengo invece che i morti siano tutti uguali e tutti meritano la stessa pietà. Furono i vivi a non essere tutti uguali e quindi serve distinguere fra chi fece una scelta di libertà e chi una scelta di oppressione. Ma il vincitore deve avere anche la mente aperta e domandarsi le mille ragioni che hanno spostato l'ago da una fazione all'altra. Non sempre è stato opportunismo. Le più disparate ragioni possono aver influito ed anche i fascisti sono esseri umani. Necessariamente dovevano essere uccisi, ma una volta morti, è altrettanto necessario ricordarci della loro natura umana, e dei mille accidenti che hanno condizionato la loro scelta.
Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.

anthonyi

Citazione di: cvc il 26 Aprile 2020, 08:25:17 AM

Se tu nel 43/45 fossi stato arruolabile e non avessi avuto un presidio partigiano vicino, che avresti fatto? O il disertore o il traditore della patria.

Come già ho specificato è improprio parlare di diserzione per coloro che si sottrassero alla leva della Repubblica sociale, riguardo ai ragazzini che furono costretti da criminali non certo in tenera età a partecipare ad essa io li considero delle vittime al pari di tutte le altre vittime civili del Nazifascismo, non certo degli eroi.

Jacopus

Caro Bobomax, mentre l'Uno guardava con compassione sé stesso  i tedeschi macellavano 365 persone alle fosse Ardeatine, deportavano gli ebrei, mentre i partigiani costituivano le repubbliche libere delle valli alpine.
Mi spieghi esattamente  rispetto al tuo Uno, cosa bisogna fare eticamente? Il bene come va "fatto" concretamente?
I partigiani hanno fatto bene ad imbracciare le armi o dovevano stare a casa? I nazisti sono giustificati? Cosa significa questo fare il bene, per l'Uno?
Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.

bobmax

Jacopus, premesso che mio padre era in una di quelle valli alpine, ho l'impressione che forse non hai letto bene ciò che ho scritto.

Forse per pregiudizio?

Vedo che arrivi rapidamente a delle conclusioni, cassando interventi che non ti aggradano, immagino al solo sentore.

Occorrerebbe più attenzione.

Con magari un po' di quella fede nella Verità che dichiari di non avere.
Tardi ti ho amata, bellezza tanto antica e tanto nuova, tardi ti ho amata. Tu eri con me, mentre io ero lontano da te.

anthonyi

Citazione di: cvc il 26 Aprile 2020, 08:25:17 AM


Io ho solo detto il mio parere. Che sarebbe ora di farla finita con questa storia, non serve a niente la retorica della liberazione a meno che non si trovi un modo per applicarla al presente.

Dalla resistenza e dalla liberazione è uscita la nostra Costituzione, e la Costituzione è il presente. La stessa Costituzione, oltretutto, stigmatizza il fascismo e la sua memoria emotiva come il principale pericolo per le nostre istituzioni. E questo pericolo non sarà passato almeno fino a quando ci saranno imbecilli che sentono il bisogno di disegnare svastiche alla vigilia del 25 aprile.

Jacopus

Bobomax. Onore a tuo padre in primo luogo. Se poi mi potresti spiegare magari con altre parole come si agisce nella vita pratica secondo l'Uno e la Verità. Rispetto alla  verità purtroppo sono deterministicamente fatto in un certo modo e non posso certo cambiare. Continuerò a non crederci.
Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.

bobmax

Caro Jacopus, ciò che occorre fare è seguire l'esempio dei partigiani.
Che è scelta davvero semplice e, forse proprio per questa estrema semplicità, tanto difficile.

Cosa è giusto fare ora?
Basterebbe porsi questa domanda, sinceramente.

Cosa farebbe Dio se fosse nei miei panni? Se fosse me stesso, con quello che so e che non so, con ciò che provo, in questa stessa mia situazione cosa farebbe Dio?

Ecco, i partigiani hanno risposto a questa domanda. E rispondendo sono entrati nell'eternità.
Perché Uno.

Questo vuol dire che conoscessero la Verità?
Per niente!
Ma hanno scelto ciò che davvero, nella loro situazione, era giusto!

Riguardo alla tua non fede... permettimi di dubitare, hai fede senz'altro, solo che, come per tutti, questa fede deve rafforzarsi.

Fino a quando l'eterno non ci lascerà più.
Tardi ti ho amata, bellezza tanto antica e tanto nuova, tardi ti ho amata. Tu eri con me, mentre io ero lontano da te.

niko

#26
Citazione di: Jacopus il 26 Aprile 2020, 10:01:35 AM
CitazioneE' per questo che i morti partigiani e fascisti non sono uguali, non hanno fatto la stessa cosa davanti allo stesso comando e allo stesso problema


Ritengo invece che i morti siano tutti uguali e tutti meritano la stessa pietà. Furono i vivi a non essere tutti uguali e quindi serve distinguere fra chi fece una scelta di libertà e chi una scelta di oppressione. Ma il vincitore deve avere anche la mente aperta e domandarsi le mille ragioni che hanno spostato l'ago da una fazione all'altra. Non sempre è stato opportunismo. Le più disparate ragioni possono aver influito ed anche i fascisti sono esseri umani. Necessariamente dovevano essere uccisi, ma una volta morti, è altrettanto necessario ricordarci della loro natura umana, e dei mille accidenti che hanno condizionato la loro scelta.






Pietà può significare due cose:


1: Sentimento di dolorosa e premurosa partecipazione all'infelicità altrui.

2: più raro e letterario: rispetto per il sacro.

Ora, se intendiamo il significato uno, i morti, se si prescinde un attimo dalle religioni che credono all'inferno o a reincarnazioni negative, non soffrono, e quindi non meritano la nostra pietà. Da un punto di vista ateo, o agnostico, si può dire solo metaforicamente "ho pietà per il morto", nel senso di dire ho pietà per il vivo, che in vita si fa delle illusioni, delle speranze e invece davanti alla morte tutto finisce, e la stragrande maggioranza di quei sogni di gloria, non si avverano manco per niente.
Ma è così per tutti, non solo per i fascisti.
Il ricordo di uno, un combattente qualsiasi, di qualsiasi schieramento, che magari pensava, o almeno sperava, di sopravvivere alla guerra e morire tranquillo nel suo letto, è triste, è un ricordo triste, se si sa a posteriori che invece lo stesso che aveva questi pensieri e queste speranze è morto a venti anni con una pallottola in fronte.
Se pensiamo che magari davanti agli orrori e alla paura della guerra si consolava dicendo: "forse muoio, ma almeno se muoio sarò ricordato come un eroe", è triste il ricordo, se invece si sa a posteriori che costui era fascista e viene quindi, giustamente, ricordato come il contrario di un eroe.
Ma non cambio il mio ricordo e il mio giudizio per questo. Ancora di più, chi aveva questi sogni e queste consolazioni ha sprecato la sua vita, semmai è per quello che mi fa pietà. Ma è pietà per il vivo, e per il ricordo del vivo. Da morto tutto ciò non è più un suo problema, quindi se ricordo con più piacere dei morti che ci hanno insegnato più cose, e che ci hanno fatto progredire verso una vita migliore, come i morti partigiani, non vedo al morto fascista come ciò possa dispiacergli.

Se invece intendiamo il secondo significato del termine pietà, per cui i morti sono sacri, per me è l'ordine naturale che conta: i morti sono sacri perché fanno spazio ai vivi, la vita riesce a "volere", consciamente o no, la morte come mietitura e per questo la morte esiste, banale considerarla male necessario o incidente; ma questo ha senso solo se il raccolto è migliore della semina, ovvero, in altre parole, lo spazio "sacro" che ci lasciano (o meglio, che ci donano) i morti con la loro morte deve servire a migliorarci, e non a perpetuarci: mi interessa la morte solo in quanto permette la vita, in quanto permette la sopravvivenza, non penso di doverle alcun rispetto.
Il potere dei morti sui vivi è il mondo in quanto dato, in quanto seconda natura in cui siamo gettati; il potere dei vivi sui vivi è il mondo che costruiamo, che cambiamo: penso di avere il diritto di svalutare il primo per il secondo.


Ci hanno detto che potevamo scegliere tra la pace e il climatizzatore, non abbiamo ottenuto nessuno dei due.

Freedom

Questa stessa discussione, piccola per numero di partecipanti ma grande per la sua rappresentatività, dimostra che la ferita apertasi in quegli anni, evidentemente non così lontani, non è ancora del tutto cicatrizzata.

Perchè mi sono domandato?

La risposta che mi sono dato è che sino a che ci saranno dei fenomeni che attaccano questa ricorrenza si getterà benzina sul fuoco. Più intelligente anzi più furbo sarebbe fare finta di niente e lasciare che il passare degli anni, quel gran medico che è il tempo, chiudesse definitivamente la questione. E lasciare libero e silenzioso corso a festeggiamenti sempre più rituali e, come dire, soffusi. Ma, ogni anno, qualche giorno prima e durante la festa della Liberazione arrivano i fenomeni che cercano di svuotarla di significato e "annacquarla" come si fa aggiungendo acqua al vino schietto. Ecco che arrivano, che ripropongono tutti gli anni ragionamenti obliqui, capziosi, per difendere il loro, errato e antistorico punto di vista.


Ecco che arrivano Marcello Veneziani, Ignazio La Russa, la Meloni è stata acquattata (è furba, sta mirando molto in alto e non vuole partecipare a polemiche sterili), insomma arrivano gli intellettuali e i politici più presentabili che reiterano il solito, avvilente messaggio: "l'italia è stata liberata dagli Angloamericani non dai partigiani". "I repubblichini non hanno voluto nè disertare nè tradire la Germania e onorarne l'Alleanza". "Eh ma i partigiani hanno ammazzato tanti innocenti". E tutte queste cose qua di cui possiamo discutere ma in una prospettiva di verità storica. Non va bene usarli strumentalmente per ottenere una diminutio della festa della Liberazione. Il cui significato, ridotto all'essenza, è stato e sempre sarà: hanno vinto quelli che avevano ragione e hanno perso quelli che avevano torto.


E così, concludendo il mio ragionamento, come un muscolo si rinforza lavorando sul suo antagonista, così la festa del 25 aprile viene irrobustita da tutti questi tentativi, capziosi e ingenerosi, di trasformarla in qualcosa d'altro.


Ed allora anch'io, che in definitiva la penso come Ipazia e sono dunque, tutto sommato, più distaccato da come appaio (anche per la deriva avvilente che quei valori hanno attualmente preso) mi vien voglia di chiudere un post sulla Liberazione (come ho fatto a pag.1) con W il 25 aprile!


E così farò sino a che mi toccherà di rilevare che nella società italiana non c'è la maturità per assumersi la responsabilità della verità.
Bisogna lavorare molto, come se tutto dipendesse da noi e pregare di più, come se tutto dipendesse da Dio.

cvc

#28
Ciao Jacopus. Oppure bisogna continuare a tenere vivo il fantasma del fascismo per tenere vivo il mito della resistenza. Quattro ragazzini che disegnano svastiche sui muri sono, a detta di Anrhony, un motivo ben valido per continuare la resistenza contro i fantasmi. Quanti voti raccoglie l'estrema destra in Italia? Salvini nuovo Duce? Ma siamo seri? Qua siamo al decalogo Chomsky, creare il problema per offrire la soluzione.
Rispondendo a Freedom, preferisco fare il fenomeno che difendere la resistenza contro il nulla. I pericoli di deriva autoritaria e anticostituzionale ci sono, ma non sono i nostalgici del fascismo che stanno tornando al potere.


Saluti
Fare, dire, pensare ogni cosa come chi sa che da un istante all'altro può uscire dalla vita.

viator

 Salve Anthonyi.Citandoti dalla tua risposta nr.6 : "Per me i partigiani che collaboravano con gli Alleati e con il governo italiano istituzionale erano dei patrioti. I collaboratori dei nazisti non erano patrioti, erano traditori della patria". -----------------------------------------------

Perfetta commemorazione ufficiale del 25 aprile, la tua. Ora però fammi produrre una altrettanto perfetta commemorazione ufficiosa dal 1861 al 24 aprile 1945 :
------------------------------------------------



"C'era una volta un Paese (anzi un Regno) nato da una piccola guerra espansionistica condotta da una Monarchia subalpina la quale sognava di espandere i propri domini nell'unica direzione consentita all'epoca, cioè verso sud-est. La piccola guerra era stata data come "in appalto" ad un romantico avventuriero, un tal G.G. e si concluse favorevolmente senza troppi danni, al punto che le popolazioni "sconfitte" praticamente non si accorsero neppure di essa. -----------------------------------------------

Seguì un periodo di una cinquantina di anni in cui la Monarchia al potere prese pochissime decisioni (ad esempio non effettuò la scelta tra il cercare di primeggiare decisamente nel Mediterraneo oppure l'accontentarsi di stare al traino dell'Europa) sinchè si giunse alla vigilia della Prima Guerra Mondiale trascinandosi dietro sia la "Questione Meridionale" che la "Questione Vaticana" (cioè i due massimi problemi che continuamente divoravano e tuttora divorano le già non abbondanti risorse del Paese). Alla vigilia di tale conflitto la monarchia aveva stretto degli accordi segreti con alcune Potenze europee, impegnandosi – in caso di guerra come infatti poi si verificò – ad entrare in guerra al loro fianco nonostante avesse al momento in vigore anche un Patto di Alleanza ufficiale e pubblico anche con gli eventuali futuri nemici di tali Potenze.
--------------------------------------------------



Scoppiata la guerra e tradita (tradita non significa "tra le dita" bensì il "ficcare due dita negli occhi"), tradita, dicevo, l'alleanza ufficiale con gli Austro-Ungarici, l'Italia si comportò eroicamente, al punto da venir militarmente travolta a Caporetto-Kobarid, cosa che non gli impedì di vincere la guerra dopo averla persa, poichè l' Austria-Ungheria dopo poco crollò (non certo per la spinta delle truppe italiane) e quindi magicamente l'Italia stessa, grazie al precedente tradimento, potette sedersi tra i vincitori al tavolo della pace.


--------------------------------------------------------

Seguì più di un ventennio in cui, avendo l'Italia finalmente (ma disastrosamente) scelto di entrare nel novero delle Grandi Potenze (avevamo o no vinto la guerra??), la Monarchia fu costretta – dall'inconcludenza della propria classe politica – ad individuare, all'interno del Paese, un personaggio adatto – per fisico e dialettica – ad un simile ruolo, lo nominò prima Presidente del Consiglio poi Duce (le folle, appena vistolo al balcone, presero ad  applaudirlo) e lo incaricò di svolgere una adatta politica estera.


---------------------------------------------------------

Purtroppo l'Italia, della Grande Potenza, possedeva solo l'eccesso di popolazione. Nessuna risorsa naturale importante, nessuno sbocco oceanico, nessun ruolo geostrategico per gli scambi e le comunicazioni. Solo milioni e milioni di proletari, di opere d'arte e qualche centinaio di migliaia di preti e suore.
---------------------------------------------------------



Avevamo quindi l'Italia, Grande Potenza vincitrice ma priva di Colonie (la Libia – all'epoca ahimè ancora senza petrolio - meglio perderla che l'averla trovata), la altre Grandi Potenze europee ben grasse di Colonie ed infine la Germania, Grande potenza sconfitta e perciò privata delle proprie precedenti Colonie.

-------------------------------------------------------



Da qual mai parte avrebbe dovuto stare l'italia, in politica estera ? Dalla parte di chi le Colonie le aveva già, se le sarebbe tenute e non avrebbe voluto veder apparire altri "concorrenti" coloniali................oppure dalla parte di chi le Colonie non le aveva, le aveva perse o comunque "gli servivano" ed era disposto a reclamarle ?. La scelta di allearsi con la Germania fu quindi evidentemente sciagurata per le proprie conseguenze, ma nel momento in cui venne compiuta rappresentava l'unica soluzione strategica ragionevole in fatto di politica estera !!.


-----------------------------------------------------

Disgraziatamente il matrimonio tra Italia e Germania si rivelò, verso il 1940, una pessima unione tra due coniugi, uno dei quali (l'Italia) del tutto inaffidabile e l'altro invece (la Germania) del tutto pericoloso per sè e per gli altri.

---------------------------------------------------------



Lo sposo femmina (Italia) comunque per un pò stette alla finestra ad assistere alle gesta dello sposo maschio (Germania), godendo del rimpolpamento del bilancio familiare che – nei primi tempi – sembrava profilarsi poi quindi, fino alla fine del 1942, contribuì all'alleanza ed al conflitto con roboanti interventi verbali e solo verbali (per carità..........c'era il pericolo di farsi male !).

-------------------------------------------------------------



Infine, una volta che – stando alla finestra vide avvicinarsi nere nuvole – prese l'eroica decisione di separarsi da un marito il quale non le garantiva più un luminoso imperial futuro.

----------------------------------------------------

Vedete, il nostro Paese avrà fatto egoisticamente pure bene a "sganciarsi" (infatti in questo modo – e per LA SECONDA VOLTA (!) l'Italia riuscì ad evitare una sconfitta pur senza vicere la guerra !!) ma, secondo voi..................come chiamereste il comportamentodi una moglie che decide di abbandonare al proprio destino un marito (i documenti dell'alleanza sottoscitta credo parlassero chiaro) e di accogliere a braccia aperte i nemici del proprio marito ?
-------------------------------------------------------



Ma la cosa fenomenale non è poi questa ! Dopotutto quella qui raccontata sarebbe una semplice faccenda di corna.


--------------------------------------------------------

Fenomenale è che tale comportamento, invece di cercare di sorvolarlo quale vergogna nazionale, qualcuno si sia subito dato da fare per celebrarlo COME GLORIA NAZIONALE.
-------------------------------------------------------------



PROVATE A CHIEDERE IN GIRO COSA SI PENSA DEL NOSTRO PAESE ALL'ESTERO. Saluti.



Esiste una sola certezza : non esiste alcuna certezza.

Discussioni simili (2)