Il misterioso caso irrisolto di Antonella Falcidia

Aperto da Eutidemo, 10 Novembre 2021, 13:42:38 PM

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Eutidemo



A dire il vero, il delitto irrisolto di Antonella Falcidia, più che "misterioso", dovrebbe definirsi "incasinato"; sia per la quantità di "falsi indizi" lasciati a bella posta dall'assassino, sia per il "casino" fatto dagli organi inquirenti (degno della polizia di Paperopoli).
Il caso è stato esaminato anche in una puntata di "Mistero in Blu".
https://www.youtube.com/watch?v=45lDZ2sUvak

FATTI
In estrema sintesi, nel 1993, la Professoressa Antonella Falcidia si trovava sola in casa, sul divano a fiori di fronte al televisore, in attesa del rientro del marito Enzo Morici dal suo studio a Nicosia; quando il marito rientra, la sera tardi, dice di averla trovata morta, colpita da numerose coltellate, ed è lui a chiamare la polizia.
Incredibilmente, l'appartamento, dopo il sopralluogo dei carabinieri e del medico legale, non viene messo sotto sequestro giudiziario e, quindi, debitamente sigillato, ma viene lasciato a sua completa e immediata disposizione; anzi,   poche ore dopo l'omicidio, la scena del delitto viene sommariamente ripulita con uno straccio, e il lavoro definitivo viene completato il giorno dopo dalla donna di servizio di Morici.
Inoltre, non viene neanche rilevata la "temperatura basale" del corpo della vittima, che era fondamentale per stabilire con la maggiore precisione  possibile l'ora del delitto;  e, "ciliegina sulla torta", non viene neanche custodito il divano sui cui, accanto alla vittima, si era seduto l'assassino per poi sferrare i suoi colpi mortali.
Sorvolo, per "carità di patria", sulle altre imperdonabili carenze procedurali dell'indagine; che, secondo me, sono davvero "ai confini della realtà"!

INDIZI
Gli indizi, quasi tutti, almeno secondo me, lasciati "ad arte", sono i seguenti:

1) La lettera anonima.
Una settimana prima del delitto, la professoressa Antonella Falcidia riceve una lettera molto particolare,  che è indirizzata al figlio Riccardo, diciassettenne, ma è rivolta a lei; essa contiene oscure minacce composte attraverso l'anonima tecnica dei ritagli di giornale. "Attenta a tuo figlio - scrive l'autore - conosco tutti gli orari motorino scuola palestra. Il ritorno del sabato sera".
https://cdn-thumbs.imagevenue.com/cd/46/e2/ME141FEP_t.jpg
Su tale lettera, era stato originariamente scritto l'indirizzo usando una macchina da scrivere; il quale venne poi "malamente" cancellato, ma in modo tale da renderlo comunque "appositamente" leggibile per "depistare" le indagini verso il proprietario della macchina da scrivere.
Il quale non risulta essere mai stato identificato, ma il tentativo di "depistaggio" è comunque evidente; quantomeno per allontanare i sospetti dal marito della vittima, Enzo Morici, perchè la macchina da scrivere non era sicuramente la sua!

2) I capelli
Nella mano della vittima sono stati ritrovati dei capelli femminili biondi; i quali, però, non hanno trovato alcuna corrispondenza con il DNA di due donne bionde, che, secondo la polizia, avrebbero potuto avere un movente per uccidere la professoressa.
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Al riguardo, almeno secondo me, un assassino/a che si sente strappare i capelli mentre uccide la vittima, dovrebbe avere l'accortezza di aprirle la mano dopo averla assassinata per riprendersi e portarsi via i suoi capelli; ma questo, nel caso di specie sembra che non sia affatto avvenuto, essendo molto più probabile che, nella mano della vittima, i capelli di donna ce li abbia messi proprio l'assassino.
Pertanto, anche in questo caso, il "depistaggio" sembra evidente,  quantomeno per allontanare i sospetti dal marito della vittima, Enzo Morici; perchè, ovviamente, i capelli trovati in mano al cadavere della moglie, non sono certo i suoi.

3) Le impronte
Sul luogo del delitto sono state trovate alcune impronte "del solo piede sinistro" di una scarpa sportiva femminile.
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A mio parere è molto poco probabile che l'assassina sia potuta fuggire via saltellando su un piede solo; e, comunque, l'addetto della polizia scientifica, nel documentario di Lucarelli, ha mostrato molto efficamente come le impronte in questione siano state stampate sul pavimento, "stampandocele" con la scarpa, dopo averci ficcato dentro la mano.
Pertanto, anche in questo caso, il "depistaggio" sembra evidente, quantomeno per allontanare i sospetti dal marito della vittima, Enzo Morici; perchè sicuramente lui non usava scarpe da donna.

4) La scritta
Non sapendo che pesci prendere, gli inquirenti, seppure a malincuore, archiviarono l'inchiesta nel 1998.
Ed infatti:
a)
I sospetti, anche per altre ragioni riguardanti il "movente" (sul quale sorvolo), convergevano quasi tutti sul marito della vittima Enzo Morici, in quanto:
- era stato lui il primo a trovarsi sulla scena del delitto;
- tutti gli "pseudo-indizi" trovati, sembravano messi lì "artatamente", per deviare i sospetti da lui.
b)
Però non c'era nessuna prova o indizio circostanziale a suo carico, per cui giuridicamente era impossibile incriminarlo; sebbene quasi tutta la città fosse convinta della sua colpevolezza.
***
Sorprendemente, però, quasi dieci anni dopo, spuntò fuori "quasi per magia" un nuovo "indizio" di cui prima non si era mai parlato; questa volta, però, a differenza dei precedenti, quest'ultimo era chiaramente a carico del marito.
Ed infatti, nel 2007, l'inchiesta fu riaperta sulla base della scritta "E N Z", che sarebbe stata lasciata dalla vittima sul divano e che incastrerebbe senza dubbio il marito; il quale si chiama, appunto, ENZo Morici.
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Però il divano, nel 2007, ormai non esisteva più, in quanto,  pur essendo un "reperto" del delitto, invece di essere debitamente conservato, era stato fatto sparire dalla circolazione (non si sa da chi); nel 2007, quindi, ne rispuntò soltanto una "fotografia", dalla quale i magistrati hanno ricavato l'immagine in questione grazie ad una perizia tecnica.
La "polizia scientifica" del 1993, che non era riuscita ad accorgersene neanche ispezionando il divano "dal vivo" subito dopo il delitto, doveva essere proprio "imbranata"!
***
In ogni caso, secondo me, visto che l'assassino era un "maniaco dei depistaggi", non vedo come si possa escludere  che la fantomatica scritta sia stata impressa sul divano, dopo che la vittima era gia morta; ed infatti, tre sole lettere scritte in stampatello (tanto più se risultanti soltanto da una fotografia), non sono assolutamente sufficienti per poter eseguire una perizia calligrafica tale da poter individuare chi le ha veramente scritte.
***
Inoltre è molto arduo immaginare che Antonella Falcidia,  dopo essere stata colpita a morte dal marito con ben 23 pugnalate, e trafitta, in particolare, da due mortali coltellate alla carotide, possa aver avuto ancora le risorse  cognitive, decisionali e fisiologiche necessarie e sufficienti per scrivere il nome del suo assassino.
Ed infatti, visto che le tre lettere sono state scritte "separatamente" e in "stampatello", la donna avrebbe dovuto intingere il dito nel proprio sangue circa dieci volte, per vergare le tre lettere E N Z.
Come mai non le ha scritte in corsivo, senza dover staccare il dito dal divano??
***
Infine, dalle perizie, è risultato che la scritta è stata tracciata con la mano sinistra, mentre, invece, lei non era affatto mancina; e un destrimano, soprattutto se in agonia, non avrebbe mai potuto usare la mano sinistra con tanta "destrezza grafica", pure se avesse deciso di usarla al posto della destra.
***
Anche per altri motivi, sui quali non mi dilungo, tale presunto "indizio a carico" è processualmente risultato così inconsistente, che, nel 2013, il marito Vincenzo Morisi è stato assolto da tale accusa anche in Corte d'Assise.

DEDUZIONI
Da un tale "bailamme" di indizi e di  informazioni controverse, molte delle quali non ho neanche riportato (sia per esigenze di brevità, sia per non aumentare la confusione), secondo me è quasi impossibile trarre congrue ed univoche deduzioni di un qualsiasi genere.
Salvo due:
- l'assassino è stato molto stupido o molto furbo;
- gli organi inquirenti, invece, sono stati sicuramente molto stupidi.
***
Trovo comunque singolare che:
- mentre, nel 1993, sono stati trovati indizi molto sospetti, ma quasi tutti univocamente rivolti a deviare l'attenzione della polizia da Morici;
- nel 2007, invece, spunta un indizio che lo accusa direttamente, ma di una inconsistenza tale, da "decadere" subito in giudizio come una "peracotta", e, quindi, di comportarne la piena assoluzione in un pubblico processo.
***
Prima di trarre le conclusioni (congetturali) non dimentichiamoci mai che:
- il fatto di non essere "indagati" oggi, non esclude che ciò non possa avvenire domani o dopodomani, qualora si trovino nuovi indizi a nostro carico (soprattutto quando un'intera città è convinta della nostra colpevolezza);
-  ed invece, il fatto di essere stati assolti con una sentenza passata in giudicato, per il divieto del "ne bis in idem" esclude per sempre che noi si possa essere nuovamente incriminati per lo stesso fatto.
Mai più nessuna "spada di Damocle" sulla testa!

CONCLUSIONE
Sembra quasi che, sia gli indizi a favore, sia quello contro (che, poi, si è rivolto anch'esso ancor più a suo favore), siano stati tutti architettati da chi è rimasto in possesso del divano dopo il "fattaccio"; e che avrebbe potuto scriverci sopra, col sangue della vittima, quello che voleva.
Anche accusare se stesso!
A condizione, però, che l'attribuzione di tale scritta a sua moglie potesse poi essere facilmente "smontata" dai suoi avvocati difensori e dai suoi periti; chi ha visto il film "Testimone d'accusa", con Merlene Dietrich, può capire facilmente quello che intendo dire!


P.S.
Per chiarire ancor meglio il "concetto", vi racconterò un mio autentico aneddoto personale.
Chi ha rubato il panettone?
Nel dicembre 1971, trovandomi con alcuni amici in montagna, al Terminillo, decidemmo di divertirci con una "indagine" ed un "processo simulato"; come eravamo soliti fare spesso, per passare il tempo.
Per cui gettamo, da lontano, un panettone natalizio in mezzo ad una radura isolata e innevata, non troppo lontana dall'albergo; chi avesse deciso di giocare il ruolo del ladro,  avrebbe dovuto rubarlo durante la notte, e, il giorno dopo, ci sarebbero state le indagini e il processo per scoprire chi era stato.
***
Il giorno successivo, come previsto, il panettone era ovviamente sparito, e, nella neve vergine, trovammo le impronte degli  "scarponi da sci" del ladro; su alcune di esse, risultava abbastanza chiaramente "stampata" la marca di quelli miei.
Inoltre, nello stanzino esterno della "hall" dove venivano depositati gli "scarponi da sci" (con i quali ai piedi era vietato entrare all'interno dell'albergo), i miei risultavano gli unici ancora bagnati e sporchi di fango e di neve; per cui il "pubblico ministero" mi incolpò seduta stante del misfatto.
Durante il "processo", però, sostenendo che chiunque altro avesse avuto i piedi della mia stessa grandezza (o più piccoli) avrebbe potuto benissimo indossare i miei scarponi per compiere il "misfatto", per poi far ricadere la colpa su di me, pretesi una "ricostruzione del delitto" sulla scena del crimine.
Eseguendola, si vide subito che le impronte lasciate sulla neve durante la notte, erano molto meno profonde di quelle da me lasciate durante la ricostruzione; per cui era evidente che qualcun altro aveva usato i miei scarponi.
I sospetti caddero subito sul più "ciccione" del gruppo; il quale, tra l'altro, considerata la "panza", aveva senz'altro un movente più convincente del mio (che pesavo appena 60 chilogrammi scarsi).
Ed infatti, camminando nella neve con i miei scarponi indosso, lasciò delle impronte profonde più o meno come quelle del ladro notturno; per cui fu condannato e incriminato lui.
Però si trattò di un errore giudiziario!
Ed infatti, ero stato io a commettere il furto, portando sulle spalle il mio zaino appesantito con almeno 30 kilogrammi di pietre di selce.
***
Invertendo il famoso brocardo, cioè:
"Accusatio non petita, excusatio manifesta"!
***




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