Gli indirizzi delle case al tempo dei Romani

Aperto da doxa, 28 Settembre 2020, 15:41:19 PM

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doxa

Se diamo il nostro indirizzo veniamo facilmente localizzati, ma nell'antica Roma non tutti e non sempre avevano un indirizzo di casa come  il nostro.

A quei tempi  soltanto le strade più importanti avevano un nome.

Nell'Urbe la via Lata (oggi via del Corso) era un tratto della via Flaminia, che attraversava il Campo Marzio (dal nome del dio Marte) tra la "Porta Fontinalis" (nelle Mura Serviane) alla Porta Flaminia (nelle Mura Aureliane).  Nel III sec. le fu dato il nome "via Lata" in concomitanza con la costruzione delle Mura Aureliane.

Nel periodo imperiale  su questa strada c'erano quattro archi trionfali: l'Arco di Domiziano, Arco di Diocleziano, Arco di Claudio, Arco di Marco Aurelio.

Nel Medioevo continuò ad avere la denominazione "via Lata".

Nel 1466 per rettificare la sede stradale i resti dei 4  suddetti archi  trionfali furono demoliti.

Papa Paolo II (che pontificò dal 1464 al 26 luglio 1471, data della sua morte) dal 1467 fece spostare i festeggiamenti per il Carnevale romano dal cosiddetto  "Monte Testaccio" nella via Lata, nella quale venivano effettuate anche le corse dei cavalli, detti "bàrberi" (anziché berberi) perché in parte provenienti dal nord-Africa, ma la maggior parte  di essi appartenevano alle scuderie delle  nobili famiglie romane. Gli animali correvano senza fantino, sollecitati con pece bollente oppure da sfere con aculei sulla groppa.

Oltre ai cavalli facevano partecipare anche gli asini.

Col tempo l'odonimo venne cambiato in "via del Corso", con evidente allusione alle corse di quegli animali.
Via del Corso è lunga circa un km e mezzo, tra piazza Venezia e piazza del Popolo




Per ricordare l'antico l'odonimo,  in città c'è una breve strada  laterale denominata "via Lata", che congiunge via del Corso  con  piazza del Collegio Romano.

In epoca romana  le case adiacenti l'antica via Lata  si susseguivano senza essere contrassegnate dal numero civico. E localizzare una domus o un'insula poteva essere un problema.

Chi voleva spiegare dov'era la sua casa era costretto a dire molte parole, spesso non esaurienti.

I Romani non abitavano "in via..." come noi, ma "vicino a...". Per individuare una casa sconosciuta era necessario  farsi specificare vicino quale monumento o evidenza architettonica era collocata.





Le indicazioni erano spesso generiche, e non sempre consentivano di arrivare a destinazione al primo tentativo. Ne approfittavano gli schiavi che avevano l'abitudine di fuggire, i "servi fugitivi", ai quali i padroni  li costringevano al collare di ferro con "bulla" (dischetto) sulla quale veniva inciso il nome del proprietario dello schiavo e le indicazioni per riportare il fuggitivo: "Prendimi, perché sono scappato" si legge su una bulla rinvenuta durante uno scavo archeologico. "Riportami vicino al tempio di Flora, nella via dove stanno i barbieri".

Su un altro collare c'è scritto: "Prendimi e riportami da Aproniano Latino, sul colle Aventino, vicino alla mappa d'oro".

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