Geometria topografica dell'"imboscata" ad Aldo Moro.

Aperto da Eutidemo, 05 Dicembre 2022, 13:11:25 PM

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Eutidemo

Si è trattato diffusamente, in molti articoli, libri, film, documentari ecc., del famoso "sequestro" di Aldo Moro; però, a mio avviso, non si sono mai analizzate in modo adeguato le modalità "geometrico-topografiche" dell'"imboscata" di cui sono rimasti vittime lui e la sua scorta.
Le quali, secondo me, sono invece "estremamente" rivelatrici di quanto è accaduto; e di chi può esserne ritenuto responsabile (diretto o indiretto).
Ed infatti, in base al resoconto tratto dagli atti della "Commissione di inchiesta sul sequestro Moro 2", risulta una "geometria topografica" dell'"imboscata" ad Aldo Moro, che lascia pochi dubbi su chi ne fosse coinvolto; ed infatti, a parte i "killer" delle Brigate Rosse , che ne sono stati senza alcun dubbio gli esecutori in "nome" e per "conto" proprio,  emerge chiaramente che all'imboscata hanno senz'altro partecipato anche altri soggetti.
Ed infatti:
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A)
GIORNO DELLA NASCITA DEL GOVERNO ANDREOTTI IV
La mattina del 16 marzo 1978, il Presidente della DC Aldo Moro, dopo aver assistito ad una messa nella chiesa San Francesco D'Assisi al Trionfale, stava recandosi con la sua scorta in Parlamento, per votare la fiducia al Governo Andreotti; che fu poi infatti votata quello stesso giorno (nonostante il suo rapimento), con 545 voti favorevoli, 30 contrari e 3 astenuti, e al Senato con 267 voti favorevoli e 5 contrari.
Ed infatti, come appunto auspicato da Moro, quello fu il primo governo della storia repubblicana appoggiato dai Comunisti; per cui mai nessun governo, nè prima nè dopo, ebbe mai un appoggio così esteso (anche se in parte "esterno").
Ma torniamo a Moro!
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B)
IL TRAGITTO DI MORO
Chiunque abiti a Roma, sa benissimo che, per recarsi dalla chiesa di San Francesco D'Assisi a Piazza Montecitorio, dove si trova il Parlamento, bisogna scendere lungo tutta la Via Trionfale, per raggiungere il Tevere e poi attraversarlo; solo un imbecille svolterebbe da Via Trionfale in via Fani, che va, invece, in direzione opposta.
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C)
LA "TELEGUIDA"
Ovviamente il "pilota" della scorta non era certo un imbecille, e Roma la conosceva benissimo, ma era "teleguidato via radio" (come si diceva in gergo) da un operatore della centrale di polizia, "coadiuvato" dai servizi segreti; il quale, come da protocollo, pressochè ogni giorno variava il percorso di Moro per evitare che, utilizzando ogni giorno lo stesso tragitto, potesse cadere vittima di un attentato.
Si tratta di un accorgimento che si usava, e tutt'ora si usa, in quasi tutti i Paesi del mondo, per proteggere i propri politici più importanti.
Se ben ricordo, fino agli anni '60, si lasciava "variare" il percorso, a sua scelta, dal "capo scorta"; ma poi ci si accorse che la cosa poteva risultare pericolosa.
Ed infatti, un "singolo individuo", per quanto fidato, può sempre "tradire": 
- o per denaro;
- o perchè ricattato (ad es.tenendo sotto sequestro o sotto minaccia la sua famiglia).
Diversamente, (sin dai primi anni '70) "teleguidando via radio" la vettura da una centrale, tale rischio può essere evitato, perchè tutti gli agenti della scorta ascoltano il radiomessaggio; e, quindi, l'autista non può fare di testa sua, ma deve seguire le indicazioni pervenutegli via radio.
Premesso quanto sopra, non c'è niente di strano nel fatto che il "pilota" della scorta di Moro abbia svoltato a sinistra per via Fani, se questo era l'ordine pervenutogli via radio; nè poteva essere altrimenti, perchè non stava certo a lui decidere la variazione giornaliera del percorso.
Se ci avesse provato, gli altri agenti glielo avrebbero impedito!
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D)
SPARIZIONE DEI NASTRI MAGNETICI
E' invece molto strano:
- che siano spariti i nastri magnetici sui quali erano registrate le trasmissioni radio tra la centrale operativa e le macchine del convoglio di Moro (la "Commissione di inchiesta sul sequestro Moro 2" le ha richieste e cercate vanamente);
- che le BR conoscessero in anticipo il percorso che la centrale operativa avrebbe impartito alle  macchine del corteo di Moro il giorno 16 marzo 1978.
Tanto è vero che la notte prima dell'attentato, per tenersi sgombra la zona, i brigatisti tagliarono tutte e quattro le gomme del furgone del fioraio (parcheggiato sotto casa di quest'ultimo), che ogni giorno soleva recarsi e sostare nel luogo dell'attentato; cioè poco prima dell'incrocio tra via Fani e via Stresa.
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E)
MANCANZA DI UNA RICOSTRUZIONE GRAFICA "UFFICIALE"
Un altro aspetto singolare della vicenda, è che, per il più banale incidente stradale, le parti coinvolte, di solito, redigono subito un accurato disegno di quanto è accaduto sul C.I.D. (Constatazione amichevole di incidente - Denuncia di sinistro); altrimenti, se chiamata sul posto, ci pensa la polizia a redigere un verbale, con tanto di "ricostruzione grafica" che riassume l'evento.
Per quanto invece riguarda l'attentato a Moro, ammesso e non concesso che, sul momento, sia stato redatto un verbale contenente un'"ufficiale",  accurata ed eloquente "ricostruzione grafica" di quanto era accaduto, di essa non sono riuscito a trovare alcuna traccia; ho rintracciato soltanto delle ricostruzioni giornalistiche e cinematografiche non tutte collimanti tra di loro, e non tutte affidabili.
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F)
RICOSTRUZIONE GRAFICA PERSONALE
Di conseguenza ho cercato di effettuare una "ricostruzione grafica personale" dell'evento, basata sui "dati certi", tratti dalla "Commissione di inchiesta sul sequestro Moro 2"; la quale pure, però, va presa con cauto beneficio d'inventario, soprattutto per quanto concerne l'esatto posizione degli elementi della "geometria topografica" dell'"imboscata" ad Aldo Moro.
1)
La mattina dell'imboscata, sul lato sinistro della strada, davanti al bar Olivetti era stata parcheggiata una "Mini Minor" di proprietà di un certo Tullio Moscardi, milite della Decima MAS di Valerio Borghese; il quale, poi, dagli atti della "Commissione di inchiesta sul sequestro Moro 2",  risultò essere, un consulente  dei nostri Servizi Segreti.
2)
La mattina dell'imboscata, sul lato destro della strada, al posto del furgone del fioraio, al quale era stato impedito di parcheggiare al suo solito posto, si trovava invece parcheggiata una Austin Morris targata Roma T53054, di proprietà della SRL "Poggio delle Rose"; la quale, come pure risultò dagli atti della "Commissione di inchiesta sul sequestro Moro 2", collaborava anch'essa con i nostri servizi segreti.
Ed è ancora più singolare la coincidenza,  che tale società avesse la sede  in Piazza della Libertà 10, allo stesso primo piano dove, di fronte, c'era la sede della SRL "Gradoli Immobiliare".
3)
La mattina dell'imboscata, sempre sul lato destro della strada, più tardi, poco prima dell'attentato, parcheggiò la vettura che avrebbe tagliato la strada al corteo dell'onorevole Moro.
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G)
LA "TRAPPOLA"
Non appena avvisata dell'arrivo del corteo, la vettura di cui al punto 3 scattò fuori dal parcheggio, e chiuse il varco tra la vettura 1 e la 2; in modo tale da impedire al convoglio di Moro, indicato al n° 4, di effettuare la "manovra di disimpegno" denominata "zeta escape", e, cioè, di aggirare da destra o da sinistra la macchina che gli aveva tagliato la strada (nella quale manovra tutti gli agenti, specie quelli di scorta, sono tutti ben addestrati).
Contemporaneamente, dal lato del bar Olivetti, i brigatisti travestiti da piloti dell'Alitalia, indicati al n° 5, aprivano il fuoco sul convoglio con le loro armi automatiche; uccidevano tutti i componenti della scorta, e rapivano Aldo Moro.
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H)
IL "TAMPONAMENTO"
A distanza di tanti decenni, pare che la "Commissione di inchiesta sul sequestro Moro 2", abbia accertato che l'auto di Moro aveva i "fendinebbia assolutamente integri"; e che, quindi, non ci fu mai nessun tamponamento.
Ma questo, in fondo, ha un'importanza relativa.
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I)
IL BAR OLIVETTI
Ha invece una rilevante importanza che, dalla "Commissione di inchiesta sul sequestro Moro 2", risultò che:
a)
Il bar Olivetti era di proprietà di un certo Tullio Olivetti, titolare dell'esercizio, coinvolto in un'inchiesta su un presunto traffico d'armi.
b)
Il bar era frequentato dal colonnello Camillo Guglielmi, vicecomandante di Gladio, a capo del Settore K ("K" sta per "killer"), cioè quello destinato alle "esecuzioni".
La mattina del 16 marzo, alle 9,30, lui era lì: e, interrogato al riguardo, rispose che stava recandosi a pranzo dal suo amico D'Ambrosio, che abitava nei pressi.
Un'ora invero davvero insolita per pranzare.
c)
Il bar era frequentato anche da altri singolari e discutibili personaggi; tra cui spicca anche Enrico de Pedis (detto "Renatino"), famosissimo boss della banda della Magliana.
.
L)
IL BAR ERA APERTO O CHIUSO, AL MOMENTO DELL'ATTENTATO?
La versione ufficiale è che fosse chiuso; e, malgrado l'impegno profuso dalla "Commissione di inchiesta sul sequestro Moro 2", le nuove testimonianze che indicano l'apertura del bar sono poche e contradittorie.
La più circostanziata è quella del giornalista televisivo Diego Cimara sentito dalla commissione Moro il 22 luglio 2015, il quale, come scritto nella prima relazione della commissione:
"Avendo necessità di effettuare una telefonata in redazione, si era accorto che il bar Olivetti era aperto. Nel farvi ingresso ha incrociato il proprio collaboratore Alessandro Bianchi che, dopo avere consumato un caffè, stava uscendo. Cimara ha descritto con estrema precisione alcune delle persone che quella mattina aveva notato all'interno del bar: segnatamente due addetti al servizio, uno alla cassa ed uno al bancone, i suoi colleghi Monteforte de Il Messaggero e De Persis dell'agenzia ANSA e tre persone dai tratti somatici del Nord Europa, che – tenuto conto delle uniformi dell'aeronautica da essi indossate e di alcune parole pronunciate da uno di loro – potevano provenire da un'area geografica di lingua tedesca. Il giornalista ha, altresì, aggiunto che all'interno del bar si trovavano molti esponenti delle forze dell'ordine o comunque degli apparati di sicurezza che, ad un certo punto, avevano abbassato la saracinesca esterna del locale invitandolo risolutamente ad uscire." (CPM2, 1° Relazione sull'attività svolta, 10/12/2015, pag. 117)
***
Ma la questione del bar aperto o chiuso, secondo me, in fondo conta poco circa la plausibilità o meno della mia ricostruzione; dalla quale, almeno in parte, emergono inequivocabili responsabilità nel sequestro da parte dei nostri servizi di "intelligence" (o, quantomeno, di quelli "deviati").
                                    AVVERTENZA
Il presente topic è limitato:
- alla pura e semplice "meccanica" dell'imboscata al "convoglio moro";
- a chi vi ha partecipato, direttamente o indirettamente;
- a prescindere dai loro "moventi", circa i quali penso che aprirò un topic a parte, ma che qui sono sono assolutamente O.T.
Tutte le altre questioni (di cui alcune già da me ampiamente trattate in altre sedi), devono considerarsi "off topic".

anthonyi

Hai riportato molti interrogativi interessanti, eutidemo. Io comunque sapevo che il tragitto di moro era si modificato ogni giorno, ma su pochi itinerari differenti per cui si potevano fare previsioni, d'altronde le strade possibili in quell'area non sono poi così tante, e mi sembra che qualcuna fosse anche bloccata per lavori. 
L'interrogativo che non hai riportato é quello sulla presenza di qualcuno armato con un'arma di tipo militare, e che la sapeva usare molto bene a differenza dei terroristi identificati come partecipanti al rapimento.
Riguardo poi ai personaggi sensibili identificati sul posto io non credo siano elementi interessanti, chi partecipa a una cosa del genere, soprattutto se all'interno di un complotto organizzato da servizi segreti, ha tutto l'interesse e l'opportunità di occultarsi. 

Eutidemo

Ciao Anthony. :)
Come al solito, le tue sono tutte osservazioni intelligenti ed intriganti, per cui cercherò di rispondere ad esse una per una:
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1)
Abitando a Roma, posso garantirti che, non avendo particolare fretta, e facendo dei percorsi e dei giri assurdi (come quello per via Fani), ci sono dozzine di tragitti diversi per partire da quella chiesa ed infine arrivare a Montecitorio.
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2)
Quanto al tragitto di Moro era modificato ogni giorno via radio (poco dopo la partenza del convoglio); ma, secondo il protocollo, i diversi itinerari dovevano essere non certo pochi, e avrebbero dovuto essere tutti decisi "randomicamente" sul momento.
.
3)
In ogni caso anche se la centrale operativa avesse deciso soltanto "su pochi itinerari differenti per cui si potevano fare delle previsioni" (come scrivi tu), in tal caso gli agguati avrebbero dovuto essere predisposti su tutti i possibili tragitti, ma mai su uno solo in modo specifico; come invece è avvenuto in via Fani.
.
4)
Di conseguenza, la circostanza che il convoglio sia stato premeditatamente "eterodiretto" via radio proprio sul luogo dell'imboscata, dimostra in modo eclatante che Moro è stato "tradito" da organi dello Stato; resta solo da accertare se erano "deviati" o meno.
Questo, secondo me, non è soltanto "probabile", bensì è assolutamente "sicuro"; perchè altrimenti non si può spiegare in altro modo quello che è successo!
.
5)
D'altronde Moro stesso deve averne avuto sentore, perchè prima di essere rapito, e poi ucciso, disse ad un suo studente universitario: "Ma voi davvero credete che io non sappia che sto per fare la fine di Kennedy?"
Si ricordava benissimo che Kissinger, considerata la sua "apertura a sinistra", lo aveva espressamente minacciato dicendogli: "O lasci perdere la tua linea politica o la pagherai cara!".
E Moro fu rapito il giorno stesso in cui, appunto, aveva cominciato a realizzarsi la sua "linea politica".
.
6)
Quanto all'ipotesi che a sparare non siano stati i soli brigatisti, hai perfettamente ragione; io non ho citato il fatto per non complicare troppo le cose, ma, secondo la "Commissione di inchiesta sul sequestro Moro 2", sembrerebbe che due colpi siano stati sparati anche dal lato destro della strada (contro il maresciallo Oreste Leonardi).
Il che, secondo me, è possibile ma "tatticamente" molto poco probabile, in quanto:
a)
Se un agguato viene effettuato "dall'alto" delle finestre di palazzi ai due lati di una stessa strada, il "fuoco incrociato" è micidiale per le vittime dell'agguato, ma non presenta alcun pericolo per gli assalitori; ed infatti i proiettili volano solo verso il basso.
b)
Se, invece, un agguato viene effettuato ad altezza d'uomo, con "alzo zero" sulla via,  "il "fuoco incrociato" dai due lati della strada è, sì, micidiale per le vittime dell'agguato, però presenta un gravissimo pericolo per gli assalitori, che rischiano di spararsi addosso l'un l'altro; ed infatti i brigatisti erano tutti schierati sul solo lato sinistro della strada.
Se qualcuno ha veramente sparato sul convoglio anche dal lato destro della stessa strada, ha corso un rischio gravissimo; ma, ovviamente, è un'ipotesi che non si può escludere.
.
7)
Dal reperto balistico, risulta che a sparare sono state sei armi, sia mitra che pistole; e i mitra, di cui erano dotati i brigatisti, sono senz'altro "armi militari", visto che sparano a "raffica".
a) I mitra
I mitra erano:
- un Fna (Morucci);
- un M12 (Fiore);
-una TZ45 (Gallinari);
- un altro Fna (Bonisoli)
- un Mab 38/42 (Moretti)
Quest'ultimo mitra, il Mab 38/42, si è inceppato subito e quindi non ha sparato; il che non mi stupisce affatto, perchè è un'arma che ai miei tempi (anni '70) conoscevo molto bene, e che, in effetti, si inceppava spesso:
- sia perchè risaliva alla seconda guerra mondiale, e gli esemplari rimasti solitamente non venivano assoggettati a nessuna forma di efficace manutenzione ;
- sia perchè molto probabilmente Moretti, che non era un esperto di mitra, imitando quello che vedeva nei film, lo ha afferrato per il caricatore con la mano sinistra (che è il modo migliore per farlo inceppare).
Però anche qualcuno degli altri mitra, a quanto sembra, ha subito degli inceppamenti (l'M12 e il TZ45), pur avendo sparato dei colpi.
b) Le pistole
Oltre ai mitra, i i brigatisti disponevano anche di pistole:
- una S&W 39 (di Gallinari, che ha anch'essa sparato dei colpi);
- una Beretta 51 cal. 7,65 (di Bonisoli, che ha anch'essa sparato dei colpi);
-  tre Browning HP (di Moretti, Morucci e Fiore, che, invece, non hanno sparato colpi di sorta).
.
8 )
Questi, sono, messi a confronto:
- la relazione della polizia scientifica;
- il memoriale di Morucci.
.
9)
Quanto ai "personaggi sensibili" identificati sul posto, l'unico individuato per puro caso da un giornalista (che lo conosceva) era il colonnello dei carabinieri Camillo Guglielmi; il quale richiamava l'attenzione come "un albero in mezzo ad un bosco", perchè, dopo la strage, il luogo pullulava di carabinieri.
Non ce l'aveva mica scritto in fronte, all'epoca, che era il vicecomandante di Gladio, a capo del Settore K ("K" come "killer"), cioè quello destinato alle "esecuzioni".
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Un saluto! :)
***

anthonyi

Spinto dalla curiosità mi sono andato a sentire la versione dello storico Barbero. Lui dice che Moro faceva sempre lo stesso itinerario, per cui era facile per i terroristi programmare il rapimento. Se comunque tu hai documenti che comprovano quello che dici riguardo alla variabilità  dell'itinerario ti consiglio di inviarli al fatto quotidiano, o a report, o a quelli di fanpage, né verrebbe fuori un bello scoop.
Saluti, eutidemo. 

Eutidemo

Ciao Anthony
Alessandro Barbero è uno degli storici (e delle persone) che stimo di più.
Ed infatti è:
- informatissimo;
- intelligentissimo;
- assolutamento privo di "spocchia"
- simpaticissimo.
Inoltre non ho mai visto uno che riuscisse a fare così bene "divulgazione", fornendo però, nel contempo, informazioni storiche così precise ed accurate.
***
Nel caso del tragitto di Moro, lui non ha fatto altro che attenersi alla "storia ufficiale" divulgata al tempo; uno storico, legittimamente non esperto di come funzionava e tutt'ora funziona il "servizio scorte", non poteva fare altrimenti.
Ma, in questo caso, non per sua colpa, ha fornito una indicazione, che, almeno secondo me, è assolutamente inesatta.
Ed infatti occorre tenere conto di due fattori:
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A)
LA LOGICA
Moro, così come Barbero, era un professore universitario, per cui, probabilmente, non si è mai posto il problema "tattico" di eventuali agguati; ma gli agenti della sua scorta, e, soprattutto, il loro capo, sapevano benissimo di girare per Roma con un bersaglio appeso sulla loro schiena.
Per cui, se sei costretto a girare per Roma con un bersaglio appeso sulla schiena (cioè dovendo trasportare un pezzo da novanta come Moro), il minimo che puoi fare è rendere difficile il lavoro agli eventuali sicari variando il tragitto ogni giorno (o quasi) per evitare che essi si appostino lungo un percorso arcinoto.
Almeno per quanto riguarda i percorsi più frequenti, come quello dalla casa di Moro verso il  Parlamento.
E' una regola logica universale, che vale sia per le scorte "pubbliche" che per quelle "private".
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B)
IL PROTOCOLLO
Il "protocollo" è figlio della logica, o, almeno, dovrebbe esserlo, per cui il tragitto dei "personaggi sotto scorta" veniva (e tutt'ora viene) variato e monitorato via radio quasi ogni giorno dalla "centrale percorsi" della polizia, coadiuvata dai servizi segreti; e di tali comunicazioni via radio si conservava memoria sui nastri magnetici (ora su "file").
Ed infatti la "Commissione di inchiesta sul sequestro Moro 2" ha richiesto l'esibizione dei nastri magnetici del 16 marzo 1978, ben sapendo che ne era obbligatoria la conservazione; però gli è stato risposto che di tali nastri non si trovava più traccia negli archivi della polizia.
Vedi, al riguardo, quanto al riguardo riferito da Gero Grassi, membro della "Commissione di inchiesta sul sequestro Moro 2":
E, almeno secondo me, è molto strano che siano spariti proprio i nastri magnetici sui quali erano registrate le trasmissioni radio tra la centrale operativa e le macchine del convoglio di Moro; perchè così non sapremo mai quale percorso era stato ordinato alla scorta.
Nè si può dimostrare che gli fosse stato ordinato di svoltare proprio in via Fani, che era in direzione opposta al percorso per Montecitorio.
***
Oltretutto non è ben chiaro perchè, nonostante le proteste della sua scorta:
a)
Il convoglio non sia stato dotato di macchine blindate; come quelle di altri "pezzi da novanta" della DC.
Secondo Cossiga fu Moro a rifiutarle; il che mi sembra strano, perchè un conto è fregarsene della propria pelle, ed un altro conto è fregarsene di quella degli uomini della propria scorta.
Ed infatti la famiglia di Moro nega che fu lui a rifiutarle.
b)
Il convoglio, nonostante le vibrate e ripetute proteste del capo scorta, sia stato organizzato dai nostri servizi di "intelligence" con l'alfetta di scorta a distanza troppo ravvicinata alla 130 Fiat di Moro; posizione pericolosissima in caso di agguato.
Come dimostra:
- il rapimento avvenuto il 5 settembre 1977 del presidente della Confindustria tedesca Hanns Martin Schleyer ad opera della "Rote Armee Fraktion" (RAF), di cui quello di via Fani fu l'esatta replica (con il tamponamento delle troppo ravvicinate macchine del convoglio);
- il tamponamento avvenuto il 15 marzo 1978 delle stesse due macchine del convoglio Moro in piazza Galeno, che sembra quasi essere stata una "anteprima" di prova, del sequestro avvenuto il giorno dopo il 16 marzo 1978.
***
Per cui, almeno secondo me, è evidente che l'agguato a Moro era stato accuratamente programmato, e, di sicuro, non solo dalle Brigate Rosse; le quali avrebbero potuto programmarlo da sole, solo se il convoglio fosse stato tanto "fesso" da avere costantemente un percorso "fisso".
Il che, a mio avviso, è "impensabile"!
***
Un saluto!
***

Eutidemo

#5
P.S.
Io ho visto personalmente come funzionava la "centrale percorsi" della polizia di Roma (nel 1975/1976), però non ero lì il 16 marzo 1978, per cui non posso testimoniare cosa sia avvenuto in tale giorno,
Pertanto non ho documenti di sorta che comprovino quello che ho scritto riguardo alla variabilità  dell'itinerario di Moro, nè posso personalmente testimoniare che il 16 marzo 1978 lui  fu pilotato "a tradimento" nel luogo della trappola; non ho quindi nulla di nuovo da rivelare al fatto quotidiano, o a report, o a quelli di fanpage, per farne uscire un bello "scoop".
La mia sarebbe solo una "fake news".
Ed infatti le mie sono solo deduzioni logiche basate su fatti noti, ma non costituiscono assolutamente testimonianze dirette!
Se ne avessi avute da fare, probabilmente sarei già morto da parecchio tempo; come parecchi protagonisti della triste vicenda.
P.S.
I brigatisti in carcere che hanno appoggiato la tesi ufficiale, invece, sono stati tutti messi fuori dopo solo pochi anni di reclusione.

anthonyi

E' una posizione difficile quella in cui mi metti, eutidemo. 
Ci sono sicuramente molti misteri sul rapimento moro, ma quello che tu dici, cioè che il tragitto veniva cambiato ogni giorno, é verificabile controllando le registrazioni di tutti gli altri giorni, la regolamentazione delle scorte di quel tipo, moro non era il solo ad essere scortato. Un particolare come quello, necessariamente, lo conoscevano in tanti nella polizia, come é possibile mantenere la menzogna, in una versione ufficiale, su una cosa del genere? 

daniele22

Non mi sono mai interessato del caso Moro anche perché mi è sembrato e mi sembra ancora uno di quei casi che in un certo senso sarebbero dovuti accadere quasi a prescindere da chi poi di fatto li abbia compiuti. Ricorda in un certo senso anche il doppio attentato nella stessa giornata all'arciduca Ferdinando a Sarajevo, ma la storia è piena di tali faccende. Mi sembra comunque più che giustificata l'idea che vi sia stata una mano occulta a dirigere, e la prova quasi provata di ciò sarebbe la non reperibilità delle registrazioni della sala operativa, a meno che non vi fosse sciatteria nella gestione di tali documenti

Eutidemo

#8
Ciao Anthony. :)
Hai perfettamente ragione nel sostenere che, se il tragitto di Moro veniva cambiato ogni giorno, questo sarebbe verificabile controllando:
- la regolamentazione delle scorte di quel tipo (Moro non era certo il solo ad essere scortato);
- le registrazioni radio di tutti gli altri giorni dei percorsi di Moro.
***
Al riguardo, preciso quanto segue:
a)
Quanto alla regolamentazione delle scorte di quel tipo, almeno a quanto ne so ed a quanto (almeno qualche volta) ho visto personalmente, la "variazione del percorso", almeno sui tragitti abitudinari dei personaggi importanti, era, ed è, la regola; non è che ciò avvenisse "necessariamente" tutti i giorni, però avveniva in modo casuale e "randomico" così frequente, che, salvo complicità ed accordi preventivi, era tecnicamente impossibile sapere in anticipo, con certezza, il tragitto che avrebbe fatto Moro il 16 marzo 1978.
Questo anche considerando che molto spesso il "servizio percorsi", variava il tragitto dei soggetti controllati non solo per ragioni di sicurezza, ma anche nel caso di ingorghi, manifestazioni ecc.
b)
Quanto alle registrazioni radio di tutti gli altri giorni dei percorsi di Moro, onde verificare "se" e "quanto spesso" essi venissero variati, a quanto ne so su di essi è calato una sorta di "segreto di Stato"; ed infatti non solo non è stata esaudita la richiesta della Commissione d'inchiesta di poter visionare almeno le registrazioni del 16 marzo 1978, ma non mi risulta che siano mai stati resi note neanche quelle degli altri giorni.
***
Ufficialmente si è solo dichiarato "anapoditticamente" che "Moro era solito fare sempre lo stesso percorso", però:
- tutti coloro che facevano con lui tale percorso, sono stati assassinati, e, quindi, non potranno mai rivelare se questo era vero o meno;
- le registrazioni radio di tutti gli altri giorni dei percorsi di Moro, che avrebbero potuto rivelare se questo era vero o meno, non sono mai state rese note.
.
QUALCHE RAGIONAMENTO DEDUTTIVO
.
1)
Ora, ragionando deduttivamente, se veramente Moro non variava mai il suo percorso, coloro che hanno fatto tale gratuita affermazione, ben potevano :
- esibire le le registrazioni radio di tutti gli altri giorni dei percorsi di Moro, che avrebbero potuto confermare la loro affermazione;
- oppure sostenere che tali registrazioni, nel caso di Moro, non erano mai state eseguite (spiegando il perchè).
Ma coloro che hanno affermato che Moro non variava mai il suo percorso, non hanno mai fatto nessuna delle due cose, limitandosi a prendere per buone le dichiarazioni dei brigatisti;  i quali, stranamente, sono stati rilasciati dalle carceri in tempi insolitamente brevi (come se avessero fatto un "accordo" con le autorità che erano in grado di concederglielo).
.
2)
Sempre ragionando deduttivamente, se veramente Moro non variava mai il suo percorso, qualora fosse vero che i brigatisti hanno fatto "tutto da soli", senza nessuna complicità dei "servizi di Stato", è OVVIO che, per assicurarsene, i brigatisti avrebbero dovuto "pedinare automobilisticamente" il convoglio di Moro per parecchio tempo.
Altrimenti come avrebbero potuto sapere che faceva sempre la stessa strada?
***
Ora, una "regola ferrea" di tutte le scorte del mondo, sia se variano il percorso, e, a maggior ragione, se non lo variano, è di controllare se sono seguiti o meno; per cui,  a mio parere, è da escludere che la scorta di Moro non si sia resa conto che, da parecchio tempo, il loro convoglio era seguito da vetture sospette.
***
Pur non avendo mai partecipato ad una scorta, io stesso conosco molti modi per scoprire se qualcuno sta seguendo la mia macchina; il più semplice è mettersi a girare intorno ad uno stesso isolato, e controllare se c'è qualche automobile che ci segue facendo lo stesso insensato girotondo (ma ci sono molti altri metodi, ancora più efficaci).
Per cui, a meno che la scorta di Moro non fosse composta da suore orsoline intente a recitare il rosario, secondo me è "impensabile" che nessuno degli agenti di scorta si sia reso conto che, da parecchi giorni, il loro convoglio era seguito da vetture sospette; anche perchè, si solito, uno degli agenti di scorta, appositamente addestrato allo scopo, ha tale compito esclusivo.
.
3)
Per cui, ammesso e non concesso che il convoglio di Moro facesse sempre (stoltamente) lo stesso percorso, i casi sono due:
- o i brigatisti lo sapevano per averlo seguito, ma allora è davvero molto improbabile che la scorta di Moro non se ne sia accorta;
- oppure i brigatisti lo sapevano perchè qualcuno che doveva proteggere Moro, e che quindi conosceva tale suo abituale percorso, lo aveva tradito, rivelandolo loro.
"Tertium non datur"!
***
Quanto a come sia possibile mantenere la menzogna, in una versione ufficiale, su una cosa del genere, questa non sarebbe certo la prima volta che accade in Italia.
***
Un saluto! :)
***

Eutidemo

Ciao Daniele22 :)
Hai perfettamente ragione nel dire che l'omicidio Moro sembra uno di quei casi che, in un certo senso, sarebbero dovuti accadere quasi a prescindere da chi poi di fatto li abbia compiuti; ed infatti lo stesso Moro, nel 1977, disse testualmente ai suoi studenti, che gli predicevano la Presidenza della Repubblica: "Ma credete che io non lo sappia che sono destinato a fare la stessa fine di Kennedy?"
Guai a chi cercava di alterare l'equilibrio del "Patto di Yalta"!
***
Quanto al doppio attentato nella stessa giornata all'arciduca Ferdinando a Sarajevo, in quel caso:
- il primo attentato, andato a vuoto, era stato programmato;
- il secondo attentato, andato ad esecuzione, fu invece puramente casuale.
***
Ed infatti, dopo il primo attentato, andato a vuoto, Gavrilo Princip rimasto solo e deluso,  se ne andò in un bar a prendere un caffè, sul lato esterno del lungofiume Appel all'altezza del Ponte Latino.
Francesco Ferdinando, invece, visto il rischio corso, "variò" il percorso previsto, e, per prudenza decise di cancellare il programma stabilito che prevedeva l'attraversamento dei tortuosi vicoli in direzione del museo; nè volle ripercorrere, sempre per prudenza, la strada fatta in precedenza.
Così l'autista della vettura di testa lasciò il lungofiume come da programma, inoltrandosi in una stradina laterale verso il museo, tirandosi dietro il resto delle auto; e per puro caso, il corteo rallentò in curva proprio in prossimità di Gavrilo Princip...il quale colse al volo l'inaspettata occasione, e fece fuori l'Arciduca e la moglie.
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Quanto alla sciatteria nella gestione degli archivi della Polizia (almeno negli anni '70), hai ragione anche in questo; ma che siano sparite proprio le registrazioni del sequestro Moro, mi sembra molto sospetto.
Ed infatti la "radio-mobile" dell'Alfetta di Scorta doveva essere rimasta sicuramente accesa anche durante la fase dell'agguato; per cui, secondo me, deve esserci stata una registrazione audio anche dei momenti della sparatoria (95 secondi).
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Un saluto! :)
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daniele22

Beh, non sapevo proprio del risvolto tragicomico dell'osteria sull'onda del cogli l'attimo, grazie per la risposta Eutidemo

Eutidemo

Citazione di: daniele22 il 12 Dicembre 2022, 09:51:21 AMBeh, non sapevo proprio del risvolto tragicomico dell'osteria sull'onda del cogli l'attimo, grazie per la risposta Eutidemo
Prego :)
E' sconvolgente pensare che, se l'autista della vettura di testa avesse scelto, a caso, un'altra strada, forse non sarebbero scoppiate nè la prima nè la seconda guerra mondiale, e ci saremmo risparmiati Mussolini, Hitler e Stalin.
O forse sarebbe successo tutto egualmente, ma in modo diverso!  ::)

Eutidemo

                            TESTIMONIANZE DIRETTE
Riguardo al passaggio di Aldo Moro in via Fani, se fosse "abituale" o meno, il fioraio Spiriticchio, che era tutti i giorni con il suo furgone all'incrocio tra via Fani e via Stresa (ora deceduto), ha testimoniato testualmente che Moro era passato di lì "qualche volta con il solo Leonardi" (Oreste Leonardi, uomo della scorta di Moro); il che dimostra che via Fani non faceva parte di un "tragitto costante" di Moro, anche se talvolta era ovviamente passato per quella strada, forse anche a piedi, non essendo molto lontana da casa sua!

Eutidemo

                                 TESTIMONIANZE DIRETTE
E' anche da rilevare che, a pag.111 della relazione della Commissione di Inchiesta Parlamentare istituita con legge 30 maggio 2014, n. 82, Doc.23 n°10, si riporta testualmente che: "Sono stati ascoltati anche i coniugi Francesco Damato e Daniela Sabbadini, i quali hanno riferito che all'incrocio tra via Trionfale e via Fani verso le 8,20-8,30 (cioè, circa mezz'ora prima dell'attentato), un uomo o due uomini in divisa, probabilmente della Polizia stradale, deviavano il traffico impedendo alle auto di imboccare via Fani."
Ritengo che anche tale testimonianza sia significativa.

Eutidemo

Ed infatti è anche da rilevare che, nella stessa pag.111 della relazione della Commissione di Inchiesta Parlamentare istituita con legge 30 maggio 2014, n. 82, Doc.23 n°10, viene anche precisato che quando arrivò il convoglio di Moro i due della "stradale" se n'erano già andati via.
Evidentement, quindi,  l'accesso a via Fani è stato bloccato;
- per aspettare che la maggior parte dei residenti la sgombrasse dalle loro vetture parcheggiate sotto casa per andare al lavoro;
- per evitare che le aree di parcheggio così liberate venissero occupate da altre auto provenienti da via Trionfale.
Ed infatti tali aree vennero poi occupate dalle tre auto partecipanti all'attentato.
Ed infatti, secondo le testimonianze di Intrevado e Pistolesi, successivamente, i due della stoppatori "stradale" se ne andarono via, e: "le auto transitavano normalmente in via Fani nei minuti precedenti l'agguato e anche durante lo stesso, quando alcune di esse furono fermate da una
persona armata di mitra."

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