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Dal di fuori o dal di dentro.

Aperto da viator, 11 Ottobre 2019, 22:46:28 PM

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viator

Salve. intendo sottoporre alla vostra considerazione un certo quesito relativo alla storia d'Italia (dall'Unità ad oggi e poi per il futuro).
Cioè, secondo voi, visto che la nostra storia è stata quasi sempre generata e plasmata dal "fuori di noi" (potenze ed influenze provenienti dall'estero) (l'unica eccezzione è stato il  cosiddetto Ventennio)......trovate che ciò sia risultato e risulterà positivo per i nostri destini ?.
Tanto per chiarire, elenco quelli che secondo me sono stati gli aspetti salienti delle nostre vicende degli ultimi 160 anni :


  • stabilirsi dell'unità nazionale voluta e realizzata da una dinastia straniera (i Savoia) per pure ragioni di prestigio politico, territoriale, dinastico e senza alcun riguardo per un minimo di omogeneità etnica, culturale, storica tra i territori che avrebbero formato il Regno d'Italia;
  • ribaltamento di alleanze in occasione del profilarsi della 1.a GM;
  • "vittoria" italiana nella 1.a GM ottenuta non contro gli austroungarici, ma come conseguenza del loro crollo su altri fronti;
  • Concordato con la Santa Sede (inaugurazione di un pesantissimo condizionamento di tutti gli aspetti della vita italiana a favore di quella che è e resta a tutti gli effetti una Potenza Straniera);
  • Ventennio (unica parentesi di indipendenza pagata nei modi disastrosi che sappiamo);
  • Fine della 2.a GM (noi italiani siamo veramente unici : siamo riusciti a perdere la guerra pur avendo tradito un'alleanza con chi l'ha persa !!)  ed inaugurazione del vassallaggio verso gli USA.

Secondo me, vista la difficoltà che abbiamo sempre avuto nel gestire da soli i fatti nostri (ed il disastroso risultato dell'unica volta in cui abbiamo provato a farlo), per l'Italia forse è un bene continuare a vivere sotto tutela altrui.

Voi che ne dite ? Saluti.
Esiste una sola certezza : non esiste alcuna certezza.

Jacopus

buongiorno Viator. E' vero che circoscrivi l'oggetto agli ultimi 160 anni, ma per capire questi ultimi 160 anni, in relazione alla tua tesi, bisogna fare un passo all'indietro. In sostanza, condivido la tua tesi: "la storia italiana è quasi sempre plasmata dal di fuori da noi".  La responsabilità principale risiede, a mio parere, a partire dalla Chiesa cattolica ed a partire da ben 1300 anni fa, allorquando sarebbe già stato possibile creare un regno unitario in Italia, sulla spinta dell'unione che si stava realizzando fra i vari ducati longobardi. Nel 773 DC, Carlo Magno, chiamato dal Papa Adriano I, entrò in Italia, iniziando un copione che si sarebbe mantenuto per circa un millennio, fatti salvi alcuni periodi e alcuni territori.
Identica sorte toccò all'altro tentativo reale di unificare l'Italia all'inizio del XVI secolo, ancora in tempo, per restare collegati temporalmente con gli altri processi di unificazione che stavano avvenendo in quell'epoca (Francia, Spagna e Gran Bretagna). Venezia, arricchita enormemente dai suoi traffici con l'Oriente, puntava ad ottenere un vasto retroterra, già sentendo il pericolo delle nuove rotte atlantiche. Il papa proclamò la guerra santa e la battaglia di Agnadello, nel 1506, chiuse questo secondo tentativo.
Il fatto di essere gestiti al di fuori di noi e della nostra responsabilità, nasce quindi, a mio parere, da questi processi che si sono sedimentati nei secoli. Per la chiesa infatti era ovviamente più funzionale alla sua dottrina, avere un potere imperiale unico con cui si doveva confrontare come unico potere spirituale. Una volta superata questa dicotomia alto-medievale, al papato non è restato altro che gestire il territorio italiano, favorendo le divisioni e l'intervento esterno, quando una potenza stava per rompere l'equilibrio delle potenze regionali.
Una volta che i commerci si sono spostati dal Mediterraneo all'Oceano, l'importanza dell'Italia e del papato sono diminuite drasticamente, così come il loro potere economico, politico e militare, diventando terra di conquista, anche senza l'imprimatur papale, come dimostrarono nei successivi 350 anni, prima i francesi e gli spagnoli e successivamente gli austriaci.
Detto questo, va fatta anche una sostanziale differenza fra il nord e il sud Italia, poichè al nord, ricco della cultura comunale cittadina, l'autogestione del potere, durata anche secoli non è mancata, ed anche le dominazioni straniere (tranne quella spagnola in Lombardia) ne hanno dovuto tener conto e ne hanno fatto anche tesoro, migliorando anche alcuni caratteristiche (la dominazione austriaca è stata paternalistica ma non certo razziatrice o colonizzatrice come quella spagnola).
Pertanto, limitandoci ai 160 anni di storia dell'Italia unita, potrei sottolineare altri processi che invece vanno nella direzione opposta.
Il regno Sabaudo, intanto, si è inserito in un contesto di forte richiesta di unione dell'Italia (Risorgimento) e dire che i Savoia fossero una dinastia straniera non è corretto. I Savoia trasferirono la capitale del loro regno a Torino nel 1563, pur mantenendone una seconda a Chambery. Diciamo che sono stati anche loro, un adattamento alle conseguenze della politica papale, poichè non potevano certo espandersi ad ovest, hanno scelto il più malleabile est.
Durante la prima guerra mondiale e negli anni precedenti, un fortissimo sentimento nazionalistico pervadeva gli italiani, al punto che per comprare le armi, le vedove e le donne coniugate donavano spontaneamente l'anello nuziale.
Nel nord Italia vi è stato un movimento di massa, che ha coinvolto milioni di persone, la Resistenza, che è stato uno dei valori dell'Italia post-fascista e che è un tipico esempio di "cambiamento dentro di noi".
Ma naturalmente il cambiamento con le "nostre forze" significa cambiare i rapporti di potere, significa responsabilizzare i soggetti, significa non delegare i capipopolo a pensare al posto nostro, significa anche offrire un lavoro dignitoso alle persone, e mantenere il collegamento lavoro-istruzione.
Oggi, l'unico modello che abbiamo per non continuare a pensarci "sotto tutela" è l'Europa. Al di fuori di essa, saremo sempre dei nani gestiti oggi dagli americani e domani dai russi o dai cinesi. Siamo 60 milioni di abitanti in profonda crisi demografica. Nulla di fronte ai 150 milioni di russi e ai loro 17 milioni di km quadrati di territorio (cioè circa 50 Italie, tanto per intenderci), o di fronte ai miliardi di cinesi e indiani.
Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.

anthonyi

Ciao viator, in effetti la storia è sempre la stessa, a partire dai Villanoviani che occuparono gran parte della penisola alcuni millenni fa, poi ci pensarono i Greci ad influire. Certo con i Romani ci siamo rifatti, direi alla grande.
Il punto però è che l'Italia è sempre stata strategicamente troppo importante per cui, o era la più forte di tutti, oppure quello più forte ci teneva ad avere i suoi appoggi nel nostro territorio. Gli Italiani d'altronde ci sono abituati e da questa cosa hanno imparato a trarre i loro vantaggi, vantaggi che invece lo spirito nazionalista non ci ha mai dato spingendoci verso pessime politiche coloniali, e poi verso il fascismo.
Un saluto

Eutidemo

Ciao Viator. :)
Concordo con quasi tutti quelli che, secondo te, sono stati gli aspetti salienti delle nostre vicende degli ultimi 160 anni; meno che su uno.
Ed infatti, sono perfettamente d'accordo con te che il Concordato del 1929  con la Santa Sede inaugurò un periodo di pesantissimo condizionamento di tutti gli aspetti della vita italiana a favore di quella che è e resta a tutti gli effetti una Potenza Straniera (il Vaticano), ma questo fu stipulato proprio da Mussolini durante il ventennio; per cui mi sembra contraddittorio sostenere che il ventennio è stata l'unica parentesi di indipendenza vissuta dal nostro Paese.
In ogni caso, prima che fosse scaduto tale ventennio, la nostra politica divenne succube di quella tedesca, perdendo così ogni vestigia di indipendenza (soprattutto dopo il fallimento della "guerra parallela")!
Un saluto! :)

viator

Salve Eutidemo. Per quanto riguarda il Concordato, hai ragione. Non mi ero espresso in modo completamente preciso.
Intendevo riferirmi ad un periodo di relativa indipendenza rispetto alle influenze provenienti dall'esterno della penisola italiana, attribuendo quindi a ciò un significato più geografico che non compiutamente politico.

Per quanto invece riguarda le vicende della guerra esse secondo me si pongono al di fuori dell'aspetto da me proposto sia per ragioni cronologiche (a rigore saremmo al di fuori del "ventennio") ma soprattutto perchè il rispetto od il tradimento delle alleanze e/o la condotta di una guerra introducono considerazioni, situazioni e valori del tutto anomali. Saluti.
Esiste una sola certezza : non esiste alcuna certezza.

Eutidemo

Ciao Viator :)
Quanto al fatto che le vicende della guerra si pongono al di fuori dell'aspetto da te proposto perchè saremmo al di fuori del "ventennio", non mi pare che sia esattamente così.

***
Ed infatti, noi siamo entrati in guerra il 10 giugno 1940, quando il ventennio doveva ancora concludersi, nel 1942.

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In ogni caso,  la subordinazione politica dell'Italia alla Germania, ebbe inizio da molto prima del 1942, e, cioè, sin dall'intesa stipulata il 24 ottobre 1936 tra la Germania e il Regno d'Italia, denominata "Asse Roma-Berlino"; ancor prima del Il successivo Patto d'Acciaio, stipulato dalle due potenze il 22 maggio 1939.

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Quanto al fatto che il rispetto od il tradimento delle alleanze e/o la condotta di una guerra introducono considerazioni, situazioni e valori del tutto anomali, questo è in parte vero;  però, come ho detto, la nostra subordinazione politica alla Germania iniziò ben tre anni prima ('36) della stipulazione dell'alleanza militare ('39).

***
Un saluto! :)

iano

Per fare una nazione , oltre alla lingua, ci vuole senso civico ,che richiede condizioni giuste e tempo a crearsi ,ma che poi sembra resistere anche quando le condizioni cadono.
In Italia è distribuito a chiazze , di tipo autoctono o importato da zone confinanti , come quello dei Savoia.
Purtroppo il senso civico non è veicolato da virus culturali e nasce solo da accidentale esercizio in condizioni che temo non si ripresenteranno.
Comunque , se la globalizzazione toglie importanza alle nazioni , noi ci siamo portati avanti col lavoro.
Potrebbe essere un vantaggio?😇

Eienstein: ''Dio non gioca a dadi''
Bohr: '' Non sei tu Albert, a dover dire a Dio cosa deve fare''
Iano: ''Perchè mai Dio dovrebbe essere interessato ai nostri giochi?''