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Biblioteca del faraone Ramses II

Aperto da doxa, 18 Ottobre 2023, 16:28:54 PM

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Il faraone egizio Ramses II (1303 a. C. – 1213 a. C. circa), regnò dal 31 maggio 1279 a. C. al luglio o agosto del 1213 (o 1212) a. C..   

Il suo regno durò quasi un settantennio. Se si considera la sua associazione al trono quando il padre era ancora in vita, giunse a 75 anni di governo effettivo dell'impero egiziano.

Questo faraone fece costruire numerose opere monumentali, fra le quali  il "Ramesseum",  il suo  mausoleo.
 


Tebe, veduta aerea dei resti del Ramesseum, formato da numerose sale di rappresentanza, granai, laboratori, e costruzioni accessorie.

I lavori per la sua costruzione cominciarono all'inizio del suo regno e si conclusero in 20 anni.

La sua tomba fu costruita in collina, ma il tempio commemorativo era ai margini di un'area coltivata, irrigata da un canale collegato con il fiume Nilo.

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"Ramesseum" deriva dal francese "Rhamesséion": nome in lingua francese attribuito al tempio da Jean-François Champollion, che nel 1829 visitò  le rovine del sito e identificò per la prima volta sulle pareti i geroglifici che compongono i nomi e i titoli di Ramesse.

Papiri tra l'XI e l'VIII secolo a.C. indicano il tempio di Ramses II  come  luogo di un'importante scuola di scribi.


Particolare del tempio di Ramses II. Come consuetudine i piloni d'ingresso e le mura esterne vennero decorate con scene che commemorano le vittorie militari del faraone e raffigurazioni di dei egizi.

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31 delle 48 colonne della sala ipostila (misure 41m x 31m) si trovano ancora in piedi. Esse sono decorate con scene che raffigurano il re con diversi dei.
 
 Nel primo cortile era collocata una gigantesca statua del re (alta 19 metri e del peso di 1000 tonnellate) di cui ancora oggi si possono ammirare i resti sul terreno.
 
 La statua venne sbozzata nella cava di marmo, poi trasportata poi per 170 miglia.





Parte del soffitto è decorata con stelle dorate su sfondo blu ed è ancora conservato in pittura. I figli e le figlie di Ramesse appaiono in processione sulle mura di sinistra.
 
 Adiacente alla sala ipostila si trova un tempio più piccolo dedicato alla madre di Ramses, Tuia, ed alla sua amata prima moglie Nefertari.


Si chiama ipostila una sala avente la copertura piana sorretta da colonne o pilastri distribuiti in modo uniforme.

Nell'antico Egitto gli esempi più noti sono nei templi realizzati dalla dinastia tolemaica. In essi, la sala ipostila costituiva il pronao: la parte del tempio che precedeva il santuario.  Il numero delle colonne variava in funzione delle dimensioni dell'edificio e del diametro ed il loro stile non era uniforme.



Modello di sala ipostila su piano basilicale.

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Ecateo di Abdera e la biblioteca di Ramses II.  

Chi era Ecateo ? Era uno storico e filosofo greco (340 a. C. – 280 a. C. circa).

Abdera era una polis dell'antica Grecia, situata sulla costa della Tracia nei pressi della foce del fiume Nestos, quasi di fronte all'isola di Taso.

Ecateo lavorò alla corte di Tolomeo I, re d'Egitto.

Durante la sua  permanenza ad Alessandria d'Egitto narrò le usanze peculiari dei giudei alessandrini ed altri episodi.

Nel suo libro "Sull'Egitto"  descrive la geografia, la flora e la fauna, la storia dei re d'Egitto, le istituzioni politiche e gli usi del popolo. Narra anche che con una imbarcazione fluviale percorse il Nilo  fino a Tebe, l'antica capitale faraonica dalle "cento porte", ognuna – secondo Omero – così ampia da permettere il transito contemporaneo di 200 militi coi loro carri e cavalli.

Tra le cose belle che in quel luogo  Ecateo vide,   una lo meravigliò: il "Ramesseum", celebre mausoleo di Ramses II, faraone del XIII sec. a. C..

Dopo aver varcato quel portale lungo 60 metri e alto 20, attraversò  peristili, sale, stanze, camere e passaggi, si fermò stupito davanti a un portale su cui campeggiavano alcuni  geroglifici che egli tradusse in greco: "psychès iatréion" (= luogo di cura dell'anima).

Cos'era quella "clinica dello spirito" ? La risposta Ecateo l'ebbe quando vi penetrò: era la biblioteca di Ramses II.

Certo, c'è il rischio che quel tipo di  "clinica" possa non curare ma produrre a sua volta patologie dell'anima. Ci sono, infatti, forme di bibliofilia che possono decadere in bibliomania. Esse non generano mai cultura, al massimo erudizione e inaridiscono lo spirito.

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Un aforisma medievale afferma che " claustrum sine armario, quasi castrum sine armamentario" (= un monastero privo dell'armadio dei libri è come una piazzaforte senza munizioni e armi). Infatti nelle biblioteche  monasteriali lo "spirito" celebra le sue "liturgie".

La Biblioteca apostolica vaticana è la "regina delle biblioteche" Possiede una delle raccolte di testi antichi e di libri rari fra le più importanti al mondo risalenti al I secolo. Aper le sue porte a studiosi provenienti da ogni parte del mondo.
 

il "Salone sistino": aula di 70 metri x 15,  a due navate, decorate.

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Il filosofo e politico inglese Francis Bacon (1561 – 1626), scrisse: "Alcuni libri devono essere assaggiati, altri inghiottiti, pochi masticati e digeriti".

Il teologo, poeta e frate domenicano Tommaso Campanella (1568 – 1639), nella suo sonetto titolato "Anima immortale" immagina l'anima parlante, che considera sé stessa immortale, insaziabile di sapere e volere...

Anima immortale

Di cervel dentro un pugno io sto, e divoro
tanto, che quanti libri tiene il mondo
non sazian l'appetito mio profondo.
Quanto ho mangiato! e del digiun pur moro!

D'un gran mondo Aristarco e Metrodoro
di piú cibommi, e piú di fame abbondo;
disiando e sentendo, giro in tondo;
e quanto intendo piú, tanto piú ignoro.

Dunque immagin sono io del Padre immenso,
che gli enti, come il mar li pesci, cinge,
e sol è oggetto dell'amante senso;
cui il sillogismo è stral, che al segno attinge;
l'autoritá è man d'altri; donde penso
sol certo e lieto chi s'illuia e incinge.
-------
Le prime due quartine del sonetto pongono il problema della conoscenza, il desiderio di conoscere.

Dominano le coppie antitetiche: "Quanto ho mangiato! e del digiun pur moro" (verso 4), "di più cibommi, e più di fame abbondo" (verso 6), "e quanto intendo più, tanto più ignoro" (verso 8).

Una situazione che egli supera riconoscendosi "immagin" di Dio, che "cinge" (= racchiude in sé) gli esseri come il mare i pesci.

La crisi del poeta culmina nel verso conclusivo del sonetto: solo chi in Dio si affida ("s'illuia" neologismo usato da Dante nel cantico dedicato al Paradiso, IX, 73) e di lui si impregna ("incinge" altra citazione dalla Commedia, Inferno, VIII, 45) raggiunge la verità e la felicità.

Campanella approda così , a quel mistero della vita e della fede che lo rende "certo e lieto", pur se è in una prigione sotterranea nel castello di Sant'Elmo, a Napoli.
 

Marguerite Yourcenar nel romanzo "Memorie di Adriano" scrisse:

"Fondare biblioteche è come costruire ancora granai pubblici, ammassare riserve contro un inverno dello spirito che, da molti indizi, mio malgrado, vedo venire. Ho ricostruito molto, e ricostruire significa collaborare con il tempo, nel suo aspetto di "passato", coglierne lo spirito o modificarlo, protenderlo quasi verso un più lungo avvenire; significa scoprire sotto le pietre il segreto delle sorgenti".

L'imperatore Adriano regnò dal 117 al 138.

Il romanzo della Yourcenar ha forma epistolare: immagina l'imperatore Adriano che si rivolge al filosofo e scrittore Marco Aurelio. Questo, su indicazione dell'imperatore Adriano, nel 138 fu adottato dal futuro suocero e zio acquisito Antonino Pio, che lo associò al governo e lo designò come suo successore al trono imperiale.

Per il cardinale Gianfranco Ravasi "Le biblioteche sono simili a crocevia in cui s'incontrano passato e presente, realtà e sogni, storia e speranza, consenso, dissenso, ma soprattutto senso". Ed ha aggiunto: Forse aveva ragione lo scrittore Stephen King, quando forse sbrigativamente suggeriva: "Se tutto il resto sta fallendo, lascia perdere e va' in biblioteca".

daniele22

Citazione di: doxa il 18 Ottobre 2023, 17:12:22 PMIl filosofo e politico inglese Francis Bacon (1561 – 1626), scrisse: "Alcuni libri devono essere assaggiati, altri inghiottiti, pochi masticati e digeriti".

Il teologo, poeta e frate domenicano Tommaso Campanella (1568 – 1639), nella suo sonetto titolato "Anima immortale" immagina l'anima parlante, che considera sé stessa immortale, insaziabile di sapere e volere...

Anima immortale

Di cervel dentro un pugno io sto, e divoro
tanto, che quanti libri tiene il mondo
non sazian l'appetito mio profondo.
Quanto ho mangiato! e del digiun pur moro!

D'un gran mondo Aristarco e Metrodoro
di piú cibommi, e piú di fame abbondo;
disiando e sentendo, giro in tondo;
e quanto intendo piú, tanto piú ignoro.

Dunque immagin sono io del Padre immenso,
che gli enti, come il mar li pesci, cinge,
e sol è oggetto dell'amante senso;
cui il sillogismo è stral, che al segno attinge;
l'autoritá è man d'altri; donde penso
sol certo e lieto chi s'illuia e incinge.
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Le prime due quartine del sonetto pongono il problema della conoscenza, il desiderio di conoscere.

Dominano le coppie antitetiche: "Quanto ho mangiato! e del digiun pur moro" (verso 4), "di più cibommi, e più di fame abbondo" (verso 6), "e quanto intendo più, tanto più ignoro" (verso 8).

Una situazione che egli supera riconoscendosi "immagin" di Dio, che "cinge" (= racchiude in sé) gli esseri come il mare i pesci.

La crisi del poeta culmina nel verso conclusivo del sonetto: solo chi in Dio si affida ("s'illuia" neologismo usato da Dante nel cantico dedicato al Paradiso, IX, 73) e di lui si impregna ("incinge" altra citazione dalla Commedia, Inferno, VIII, 45) raggiunge la verità e la felicità.

Campanella approda così , a quel mistero della vita e della fede che lo rende "certo e lieto", pur se è in una prigione sotterranea nel castello di Sant'Elmo, a Napoli.
 

Marguerite Yourcenar nel romanzo "Memorie di Adriano" scrisse:

"Fondare biblioteche è come costruire ancora granai pubblici, ammassare riserve contro un inverno dello spirito che, da molti indizi, mio malgrado, vedo venire. Ho ricostruito molto, e ricostruire significa collaborare con il tempo, nel suo aspetto di "passato", coglierne lo spirito o modificarlo, protenderlo quasi verso un più lungo avvenire; significa scoprire sotto le pietre il segreto delle sorgenti".

L'imperatore Adriano regnò dal 117 al 138.

Il romanzo della Yourcenar ha forma epistolare: immagina l'imperatore Adriano che si rivolge al filosofo e scrittore Marco Aurelio. Questo, su indicazione dell'imperatore Adriano, nel 138 fu adottato dal futuro suocero e zio acquisito Antonino Pio, che lo associò al governo e lo designò come suo successore al trono imperiale.

Per il cardinale Gianfranco Ravasi "Le biblioteche sono simili a crocevia in cui s'incontrano passato e presente, realtà e sogni, storia e speranza, consenso, dissenso, ma soprattutto senso". Ed ha aggiunto: Forse aveva ragione lo scrittore Stephen King, quando forse sbrigativamente suggeriva: "Se tutto il resto sta fallendo, lascia perdere e va' in biblioteca".
Ciao doxa, degna di nota la tua osservazione: Dominano le coppie antitetiche: "Quanto ho mangiato! e del digiun pur moro" (verso 4), "di più cibommi, e più di fame abbondo" (verso 6), "e quanto intendo più, tanto più ignoro" (verso 8).
Diversamente da Campanella mi manca però la fede in Dio per assopire l'animo mio inquieto. Mi consola comunque un'altra fede ben più terrena. Un saluto 

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