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Vuoto e pieno.

Aperto da iano, 25 Maggio 2019, 01:01:38 AM

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iano

La natura ha orrore del vuoto,il quale vuoto esiste solo in potenza, dato che la natura fa' si che esso non si realizzi.
Così si pensava una volta , perché  "si pensava il vuoto come impensabile" , anche se è un pensiero a noi oggi poco familiare.
Poi Newton , per esigenze di spazio dove riporre i suoi corpi, introdusse lo spazio vuoto, che è ancora idea a noi familiare .
Una volta riammesso il vuoto poi questo sembrò prendere il sopravvento quando si scoprì che ciò che sembrava pieno , la materia , è costituita per circa il 999 per mille di vuoto.
I fisici di oggi non hanno orrore del vuoto ne' tamtomeno del pieno , ma affermano che l'esistenza del vuoto non è fisicamente possibile.
È vero, si parla anche di vuoto quantistico , ma è solo perché il vuoto , una volta sdoganato da Newton si è moltiplicato in quantità e qualità
Attendiamo le prossime , sempre possibili evoluzioni , ma la storia della fisica sembra un po' la storia del vuoto rispettivamente temuto ,evocato , escluso e così via.
In effetti a me  sembra più facile scrivere la storia della fisica come la storia del vuoto che non come la storia del pieno , perché concettualmente il vuoto sembra meno sfuggente del concetto di pieno ,perché sfuggente è il confine fra pieno e vuoto.Infatti...
Posso certamente dire che il mondo non è tutto vuoto , ma in questo modo non ho detto molto del pieno.
Posso in alternativa dire che il mondo è tutto pieno , e in questo modo ho certamente meno problemi dal punto di vista concettuale , e coincide con ciò che i fisici affermano oggi , o meglio riaffermano.
Se il mondo è tutto pieno non dobbiamo più cercare il confine fra pieno e vuoto , anche se a onor del vero nessuno si è mai affannato a cercare questo confine , che sarebbe valso come una buona definizione di materia , che non mi pare sia mai stata data.
Non vale dire infatti che la materia e ciò che è se poi non conosco il confine preciso fra ciò che è e ciò che non è.
Ma se il mondo è tutto pieno il problema si sposta nel definire il confine fra ciò che è e ciò che diversamente è.
Almeno in senso classico , perché a quanto pare per la fisica quantistica, una cosa può essere al contempo più  cose , è ciò sembra sollevarci anche dal dover cercare il confine fra le cose.
Tutti i problemi concettuali sono così spazzati via.
Troppo comodo ?
Oppure sono i concetti di vuoto e pieno che sono solo concetti di comodo?
Sembra come se col tempo l'elenco delle cose che sappiamo cosa sono , ma non sappiamo dire cosa sono si allunghi sempre più , e forse è arrivato il momento di trarre qualche conclusione da ciò.
O no?

Eienstein: ''Dio non gioca a dadi''
Bohr: '' Non sei tu Albert, a dover dire a Dio cosa deve fare''
Iano: ''Perchè mai Dio dovrebbe essere interessato ai nostri giochi?''

viator

Salve Iano. Tutto giusto, cioè tutto relativo, visto che l'ambito in cui possiamo speculare è sempre e solamente dualistico. Impossibile definire definitivamente qualcosa senza che si affacci il suo contrappunto appunto dualistico che non è altro che il concetto oggettivo che si oppone alla nostra speculazione sempre soggettiva.
Il vuoto è più facile da "immaginare" semplicemente perchè, rappresentando la negazione dell'esistente (esso è privo di individualità sia reale che concettuale), non ha alcun bisogno di venir definito. Per contemplare il vuoto basta togliere di mezzo la contemplazione del pieno.
Circa il vuoto fisico, neppure esso esiste. L'energia permea tutto lo spazio. Quindi potremmo al massimo dire che esistono "spazi" occupati dal "non materiale", cioè la immateriale energia la quale, finchè si propaga (inesorabilmente dovunque) senza interferire con la materia, è a tutti gli effetti "IMMATERIALE FISICITA'". Saluti.
Esiste una sola certezza : non esiste alcuna certezza.

sgiombo

Ciao, Iano.

La storia del vuoto é un po' diversa da come dimostri di credere.
 
Innanzitutto il vuoto non l' ha proposto per primo Newton ma gli antichi atomisti (Leucippo, Democrito e poi Epicuro).
E l' hanno proposto come naturalissimo e materialissimo complemento del "pieno" (gli atomi indivisibili e immutabili).
E' stata secondo me la più geniale proposta teorica degli atomisti stessi, più ancora di quella degli atomi (che sono il "pieno" complementare al "vuoto" nel costituire la "materia" complessiva nella loro teoria).
O meglio ancora: la loro geniale proposta teorica, é stata proprio questa concezione dualistica "complementare" della materia come (appunto dualisticamente e complementarmente) costituita da "pieno" e "vuoto"; attraverso la quale essi hanno superato  le pretese aporie parmenidee del divenire, riducendo ogni tipo di mutamento alla sola traslazione spaziale di atomi intrinsecamente immutabili (per davvero; alla faccia di Platone; che -in evidente carenza di argomenti- avrebbe tentato di farne distruggere le opere. Sic! Un "debunker antibufale polticamente corretto" -ovvero un bieco censore- ante litteram; anche se un po' meno penosamente meschino della Boldrini).
 
Sul vuoto quantistico non pochi fisici, al solito, hanno sparso molta confusione teorica, facendo della pessima filosofia irrazionalistica.
In particolare quelli che pretendono che l'universo sarebbe nato da una "fluttuazione del vuoto quantistico".
Ma il "vuoto quantistico" non é affatto vuoto (non é precisamente il vuoto degli antichi atomisti e di Newton!), essendo "strapieno" di enti ed eventi, ed essendo costituito dallo spazio sede di campi di forze e di interazioni fra particelle-onde con esso coesistenti, anche se altrove.
Per questi due motivi (l' essere "strapieno di enti ed eventi", e l' essere in relazione spaziale di distinzione - alterità di sede rispetto a realissime particelle -onde generanti campi di forza) non può essere sensatamente identificato col preteso "nulla" che avrebbe preceduto l' universo materiale - naturale; nulla dal quale assurdamente, autocontraddittoriamente, insensatamente si sarebbe originato il "tutto" reale (l' universo materiale - naturale).
 
 
Ma in realtà il "vuoto quantistico" é lo spazio vuoto, il "vuoto" degli antichi atomisti e di Newton) considerato come potenzialmente pieno di eventi in conseguenza del "pieno" attuale che lo circonda.
Quindi sia vuoto he pieno sono "materia" (componenti complementari di essa).
E si limitano reciprocamente: dove finisce l' uno comincia l' altro e viceversa (un po' come gli scacchi bianchi e gli scacchi neri di una scacchiera).

iano

#3
Grazie per le risposte.
Si naturalmente ho semplificato la storia non parlando di energia e non partendo dai filosofi greci.
Sostanzialmente volevo sottolineare il fatto che mentre la storia del vuoto ce ne mostra là problematicità non del tutto attesa , la storia del pieno sembra meno problematica mentre mi sarei atteso il contrario.
Il tutto ovviamente detto fra le pieghe della mia ignoranza di queste storie.
Ancora più problematica avrebbe dovuto essere la storia del confine fra i due che invece sembra essere la grande assente.
In generale abbiamo a che fare con una sempre più lunga serie di concetti, come pieno ,vuoto , tempo , materia energia che appaiono utilmente , chi più chi meno e in vario modo , nelle equazioni della fisica senza essere necessariamente elementi della realtà .
Elementi della nostra esperienza , o meglio risultati della nostra esperienza , e non propriamente ciò di cui abbiamo esperienza .
Non sono neanche ombre platoniche della realtà, ma elementi che attraverso noi entrano a far parte della realtà, in modo relativo.
Oggi ci sono e domani non ci sono più, oppure ci sono ancora in forma diversa evolvendosi , testimoni del nostro modo di essere e della nostra evoluzione .
Sono elementi della realtà nella misura in cui noi ne facciamo parte , senza esserne il fondamento.
Questa consapevolezza , unita alla consapevolezza della loro utilità , li rende potenzialmente ancor più utili  , nella misura in cui questa consapevolezza li rende duttili.
E ciò mi pare che sia ciò che stia avvenendo , recando inevitabilmente un po' di sconcerto soprattutto fra i non addetti ai lavori.
Rimangono comunque parti meravigliose della realtà, seppur questa possa farne benissimo a meno , non essendone il fondamento neanche come immagine riflessa , se non per arbitraria supposizione spinta da nobile desiderio di conoscenza.
È un po' come avere storie non arbitrarie , non inventate , non di pura fantasie , ad eccezione dei personaggi che le popolano , che in ordine  sparso di apparizione sono il tempo , lo spazio , il pieno , il vuoto, la materia , che dicono e raccontano forse più di come siamo fatti , i nostri fondamenti , noi , più che il resto del mondo.
Eienstein: ''Dio non gioca a dadi''
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