Patafisica e pseudoscienza

Aperto da Ipazia, 01 Dicembre 2019, 13:20:17 PM

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Ipazia

L'argomento sarebbe di ambito filosofico-epistemologico, ma lo posto qui auspicando che la medusa sullo scudo di Minerva pietrifichi digressioni off-topic troppo epimetafisiche da cui trae il nome (dal greco τὰ ἐπὶ τὰ μεταφυσικά ( tà epì tà metàphysiká ),"ciò che è al di sopra/oltre la metafisica")  la patafisica. Una metafisica al quadrato con velleità di scientificità superando la metafisica.

Alla stessa area concettuale appartiene la pseudoscienza. Immagino che un fine linguista troverà delle differenze, ma io userò le due espressioni come sinonimi di uno stesso humus culturale.

L'opportunità di questa discussione deriva da vicende recenti del forum in cui la regina della fisica, l'energia, è stata stiracchiata di qua e di là fino a condurla ad altezze parnassiane. L'ineffabilità di questo concetto dalle manifestazioni ubiquitarie e dall'essenza misteriosa si presta assai. Se riuscirò a restituirla alla fisica potrò dirmi soddisfatta. Che l'avvento natalizio me la mandi buona anche con la mia divinità olimpica.

Preliminare al compito dovrebbe essere il riconoscimento di un linguaggio comune da trarsi, ad esempio, da una fonte divulgativa popolare come wp, però intersoggettivamente assai controllata. Le voci di riferimento sono: Energia, Materia (occhio alle fasi o stati di aggregazione della materia), Campo, Onda, Particella, Fermioni e Bosoni, Reversibilità ... fino alla "famigerata" Entropia. Solitamente le voci in inglese sono più complete e la traduzione in italiano con google è abbastanza buona.

La mia materia è la chimica e anche il mio ambito ha avuto la sua inflazione patachimica (alchimia) fortunatamente estintasi nel secolo dei lumi. Analogamente alla patastronomia (astrologia) che invece resiste, almeno a livello pop, di più. Più critica la situazione nella scienza medica, farmacologica, nutrizionistica dove la pseudoscienza imperversa, avvalendosi pure di antiche concezioni e pratiche popolari che hanno trasmesso quanto di valido alla scienza "ufficiale" lasciando un brulicante e prolificante residuo di patascienza praticamente inarginabile. Omeopatia in primis.

E veniamo alla patafisica per definizione di cui è vittima la "immateriale" energia della quale il fisico premio Nobel Richard Phillips Feynman disse: "non sappiamo che cos'è, però conosciamo i suoi effetti" e su questi effetti e sulla loro convertibilità si è strutturata la fisica.

L'energia compare in una formula E=mc2 che insieme al principio di indeterminazione di Heisemberg e alle diavolerie quantistiche contribuisce non poco ad alimentare la patafisica contemporanea.

Galeotto fu "=" e chi lo scrisse a dannazione eterna di chi lo interpreta patafisicamente come un principio di identità assoluta.

In aritmetica pare funzionare: 1+3=4; 2+2=4; 1,5+2,5=4 => 1+3=2+2=1,5+2,5

Ma in fisica funziona ugualmente ? La convertibilità tra le forme di energia mi autorizza ad applicare il principio di identità alle fenomenologie - formulabili e calcolabili - in cui l'energia si manifesta ?

Se prendiamo una massa di 1 Kg di grafite (Carbonio puro) abbiamo in resa energetica (E):

per la formula di Einstein: 9*1016 Joule

In una reazione chimica esotermica di combustione: C + O2 =  CO2 + 3,28*107  Joule (in questo caso E=H entalpia a pressione costante)

In meccanica classica la situazione è ancora più complicata perchè l'energia in gioco non è costante come nei due casi precedenti ma dipende dalla forza di gravità e dall'entità dello spostamento del nostro Kg di grafite;

E (L=lavoro) = F(m*accelerazione) * spostamento.  In condizioni gravitazionali terrestri (a=g=9,81 m/sec2) e per la caduta libera di 1 m si liberano la bellezza di 9,81 Joule meccanici.

E' chiaro che se volessimo a questo punto stabilire un principio di identità di tipo "aritmetico" tra queste varie manifestazioni dell'energia del tipo:

mc2 = H = L i numeri ci condurrebbero immediatamente nel regno della patafisica.

I calcoli sono approssimativi - andrebbero parametrizzati nei primi due casi secondo la natura delle masse considerate e le condizioni di stato fisico (temperatura e pressione) dei fenomeni, ma gli ordini di grandezza dell'energia in gioco sono reali.

Si aggiunga, a complicare la vita al principio di identità patafisico, la reversibilità o meno delle reazioni. Sfido chiunque, dopo che la bomba è esplosa, a rendere reversibile la formula di Einstein: m=E/c2. Anche questa irreversibilità dimostra quanta acqua "pesante" passi tra il dire e il fare "=" massa ed energia. Ovviamente in patafisica il problema non sussiste.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

bobmax

Ogni direzione che si segue nella ricerca della Verità ha senz'altro la sua nobiltà.
Ciò che importa è la nostra fede, fede nella stessa Verità, che si manifesta con la nostra volontà di essere il più possibile onesti intellettualmente.

Questa onestà non significa affatto una conoscenza della Verità, anzi! Significa invece proprio l'opposto: consapevolezza di non possederla.

La fisica può essere un'ottima occasione per la nostra ricerca.
Ma sempre e solo per la possibilità che ci offre di avvertirne il limite.

Per esempio, le equazioni di Maxwell sono meravigliose nella loro semplicità e profondità.
Una volta approfonditi i concetti di divergenza e di rotore, la nostra mente può restare affascinata dalla propagazione magica delle onde elettromagnetiche...

E lo stesso può capitare studiando le trasformazioni di Lorentz. Magari provando ad immedesimarsi in quel fotone di luce, per il quale il nostro universo non è che un punto e il suo tempo un istante...

Oppure valutando la teoria del Big Bang. Dove lo spazio e il tempo hanno inizio! Se questo è vero, dove sono io se non ancora in quell'istante iniziale?

Occorre però avvicinarci alla fisica con umiltà, perché le riflessioni che ne possiamo trarre sono sempre ipotetiche, mai Verità. Come potrebbero?

Un aspetto per esempio che dovrebbe essere tenuto presente, è il concetto di materia.

La materia infatti non coincide con la massa.
Sono due concetti diversi.

La massa ha che fare con la forza: F = m*a.

Mentre la materia ha a che fare con lo spazio. Lo spazio può essere pieno o vuoto.
Laddove è pieno là è la materia.

Si riteneva che la massa fosse una proprietà intrinseca della materia. Ma sia la relatività ristretta e sia, soprattutto, la fisica delle particelle, hanno messo in crisi questo legame materia-massa.

L'inesistenza della massa nulla ha che vedere con l'inesistenza della materia.

Perché la materia è la negazione del vuoto, e il vuoto a sua volta è negazione della materia.
Materia e vuoto donano significato uno all'altra in un gioco senza fine.

Ma non vi sono di per sé stessi! Cerco la materia? Trovo vuoto. E viceversa cerco il vuoto e mi ritrovo qualcosa che sembra materia...

Che la materia non esista di per sé, così come il vuoto di per sé, è una considerazione squisitamente filosofica.

Infatti, uno spazio pur piccolo a piacere, occupato da "vera" materia, ossia materia che non si rivelerà mai composta da vuoto ad un'indagine più approfondita, renderebbe impossibile il divenire!
Sarebbe il classico granello di sabbia che incepperebbe il divenire del mondo.
E lo stesso avverrebbe nel caso di uno spazio assolutamente vuoto!

L'assoluto non può sussistere con il relativo.
Ne basterebbe infatti un'infinitesima porzione, per legare a sé e assolutizzare l'intero universo.
Tardi ti ho amata, bellezza tanto antica e tanto nuova, tardi ti ho amata. Tu eri con me, mentre io ero lontano da te.

Ipazia

Citazione di: bobmax il 01 Dicembre 2019, 15:34:28 PM
Ogni direzione che si segue nella ricerca della Verità ha senz'altro la sua nobiltà.
Ciò che importa è la nostra fede, fede nella stessa Verità, che si manifesta con la nostra volontà di essere il più possibile onesti intellettualmente.

Questa onestà non significa affatto una conoscenza della Verità, anzi! Significa invece proprio l'opposto: consapevolezza di non possederla.

La fisica può essere un'ottima occasione per la nostra ricerca.
Ma sempre e solo per la possibilità che ci offre di avvertirne il limite.

Tu sei ingegnere (che area ? elettrotecnica (Maxwell - Lorentz) ?) e penso sia in grado di capire il limite tra logos scientifico e logos filosofico.

CitazioneOccorre però avvicinarci alla fisica con umiltà, perché le riflessioni che ne possiamo trarre sono sempre ipotetiche, mai Verità. Come potrebbero?

Infatti il logos scientifico ha abbandonato da tempo la possibilità di accedere ad una Verità ultima.

CitazioneUn aspetto per esempio che dovrebbe essere tenuto presente, è il concetto di materia.

La materia infatti non coincide con la massa.
Sono due concetti diversi.

la "materia" filosofica coincide con l'immanenza e comprende anche l'energia, la "materia" scientifica coincide con la massa ed esclude l'energia, il tempo, lo spazio,...

CitazioneLa massa ha che fare con la forza: F = m*a.

Mentre la materia ha a che fare con lo spazio. Lo spazio può essere pieno o vuoto.
Laddove è pieno là è la materia.

La massa-materia studiata dalla scienza ha vari stati di aggregazione che nella chimica e biologia (i limiti  ;) ) sono perfettamente definibili e "pieni". In fisica è vero:

CitazioneSi riteneva che la massa fosse una proprietà intrinseca della materia. Ma sia la relatività ristretta e sia, soprattutto, la fisica delle particelle, hanno messo in crisi questo legame materia-massa.

Ma non ovunque. Certamente no nella meccanica classica inclusiva dei fenomeni gravitazionali entro i cui limiti possiamo considerare la massa proprietà intrinseca della materia (epistemologica e ontologica), formulandola e calcolandola.

CitazioneL'inesistenza della massa nulla ha che vedere con l'inesistenza della materia.

Perché la materia è la negazione del vuoto, e il vuoto a sua volta è negazione della materia.
Materia e vuoto donano significato uno all'altra in un gioco senza fine.

Ma non vi sono di per sé stessi! Cerco la materia? Trovo vuoto. E viceversa cerco il vuoto e mi ritrovo qualcosa che sembra materia...

Che la materia non esista di per sé, così come il vuoto di per sé, è una considerazione squisitamente filosofica.

Appunto. Travalicante i limiti della scienza.

CitazioneInfatti, uno spazio pur piccolo a piacere, occupato da "vera" materia, ossia materia che non si rivelerà mai composta da vuoto ad un'indagine più approfondita, renderebbe impossibile il divenire!
Sarebbe il classico granello di sabbia che incepperebbe il divenire del mondo.
E lo stesso avverrebbe nel caso di uno spazio assolutamente vuoto!

L'assoluto non può sussistere con il relativo.
Ne basterebbe infatti un'infinitesima porzione, per legare a sé e assolutizzare l'intero universo.

Si continua sul filosofico, ma attenzione, tra le molteplici teorizzazioni della quantistica vi è anche la riduzione infinitesimale dello spazio a quanti di dimensioni planckistiche, capaci di riempire tutti i vuoti rimasti nella teoria fisica e nell'universo (Carlo Rovelli), per cui anche il "vuoto" acquisterebbe una natura materialistica, se non proprio corpuscolare (massa), ripristinando l'antico horror vacui anche nelle dottrine scientifiche più all'avanguardia. Dopo il vuoto, c'è il Nulla da quantizzare. Fossi in te mi preoccuperei un po' :P Saluti.

P.S. ma anche no, perchè il Nulla è un concetto esclusivo della filosofia e quindi gode di un buon salvacondotto nell'area del cogitabile. Resistendo così  - il che è Bene, Etico - alle sirene patafisiche che vorrebbero farci oltrepassare il limite tra filosofia e scienza. Fino a prova contraria, come stabilisce il Metodo.
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bobmax

Concordo Ipazia,
 
ma Carlo Rovelli per favore no...
Brava persona, senz'altro, e questo è di gran lunga l'aspetto più importante.
Buon divulgatore, può anche questo andare...
 
Ma certamente pure molto confuso!
Soprattutto quando si azzarda a fare filosofia.
 
Basterebbe l suo chiedersi pensoso su cosa c'era prima del Big Bang. Ossia cosa c'era prima del tempo!
(Non che il Big Bang sia verità assoluta, che diamine, ma se lo si mette come premessa...)
 
E poi la sua visione atomista, che altro non è che l'illusione di poter oggettivare l'assoluto!
 
Per farsi un'infarinatura è ottimo, ma poi occorre andare oltre.
 
Certo, è quello che passa il convento... Ma è un convento che sa di stantio.
Sembra che ci offra chissà che... e invece è una minestra riscaldata che non ci nutre quanto ci necessiterebbe.
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Ipazia

Mi pare assai ingeneroso. Carlo Rovelli non fa divulgazione su cosa c'era prima del Bigbang ma propone ipotesi su quali condizioni possono aver generato il bigbang arrivando alla conclusione, più narrata che detta, che dal nulla fisico possa nascere qualcosa. La teoria del Bigbounce (rimbalzo) non è poi così improponibile. E perfino l'idea multiuniversale potrebbe essere papabile. Perchè fermarsi al Bigbang ? Concetti difficili da divulgare più della verginità della Madonna, basati su modelli fisico-matematici poco pop che si giocano tra loro la partita cosmogonica. Vinca il più dimostrabile. In ogni caso non è il focus della discussione ed ero pure abbastanza ironica.

Ai confini surreali della realtà la gaudente chimica Ipazia lascia i fisici, mentre brinda a caviale e champagne e accende un cero alla sacra immagine materica della tabella di Mendeleev. Se qualche fisico mi vuole spiegare meglio di Carlo Rovelli i misteri della sua scienza, sono presente con tutti i miei sensi incluso quello che crea più problemi.
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viator

Salve Bobmax ed Ipazia. Premetto di essere d'accordo con Ipazia, alla quale faccio i miei complimenti per la scelta del tema, quindi mi dedico a qualche debole commento : [IPAZIA]: ""la "materia" filosofica coincide con l'immanenza e comprende anche l'energia, la "materia" scientifica coincide con la massa ed esclude l'energia, il tempo, lo spazio,...". Infatti dal mio punto di vista (patafisico anche perchè lecitamente filosofico) l'insieme di materia (immanenza dell'essere) ed energia (potenziale trascendenza del divenire) costituisce l'unità della SOSTANZA e dell'OGGETTIVABILE.
Opposta o (a piacere) integrata dal SOGGETTIVABILE, cioè dal binomio spazio-tempo, i quali due sono enti FORMALI.

[IPAZIA] : "Ma non ovunque. Certamente no nella meccanica classica inclusiva dei fenomeni gravitazionali entro i cui limiti possiamo considerare la massa proprietà intrinseca della materia (epistemologica e ontologica), formulandola e calcolandola".
Effettivamente la materia in condizione inerziale assoluta (condizione impossibile a verificarsi) verrebbe a consistere nella presenza di pura "materia in sè". Che sia quest'ultima la versione patafilosofica della "cosa in sè" ?.

[BOBMAX] : "Che la materia non esista di per sé, così come il vuoto di per sé, è una considerazione squisitamente filosofica".
Qui non sono d'accordo, ma si tratta certamente di pure confusioni terminologiche : "materia" e "vuoto" sono termini fisici: i corrispondenti filosofici sarebbero "sostanza" (cioè materia più energia) e "nulla". In fisica, quindi, la materia in sè NON  E' INDIVIDUABILE (esistere è termine filosofico !!) ed altrettanto deve dirsi del vuoto privo sia di materia/massa che di energia.
[BOBMAX] : "L'assoluto non può sussistere con il relativo".
Qui diventa questione di ambito. Diciamo che l'assoluto è escluso dall'ambito fisico, costituito unicamente dai relativi, ma possiede un'esistenza, congiuntamente ai relativi, in ambito filosofico. Senza inoltrarmi ancora una volta in simili - a quanto sembra infruttose - distinzioni, mi limito ad autocitare la mia personale definizione di assoluto che già altre volte ho dato: "Ciò che contiene senza essere contenuto da altro più grande di esso". Ovvero ciò che consiste nell'insieme di tutti i relativi senza risultare in relazione con nessuno di essi. E' un poco come per la Legge ; riguarda tutti ma non deve dipendere da nessuno. Saluti.
Esiste una sola certezza : non esiste alcuna certezza.

Ipazia

Citazione di: viator il 01 Dicembre 2019, 18:37:09 PM
Salve Bobmax ed Ipazia. Premetto di essere d'accordo con Ipazia, alla quale faccio i miei complimenti per la scelta del tema, quindi mi dedico a qualche debole commento : [IPAZIA]: ""la "materia" filosofica coincide con l'immanenza e comprende anche l'energia, la "materia" scientifica coincide con la massa ed esclude l'energia, il tempo, lo spazio,...". Infatti dal mio punto di vista (patafisico anche perchè lecitamente filosofico) l'insieme di materia (immanenza dell'essere) ed energia (potenziale trascendenza del divenire) costituisce l'unità della SOSTANZA e dell'OGGETTIVABILE.
Opposta o (a piacere) integrata dal SOGGETTIVABILE, cioè dal binomio spazio-tempo, i quali due sono enti FORMALI.

In assenza di pretesa di scientificità, non ho nulla da obiettare.

Citazione[IPAZIA] : "Ma non ovunque. Certamente no nella meccanica classica inclusiva dei fenomeni gravitazionali entro i cui limiti possiamo considerare la massa proprietà intrinseca della materia (epistemologica e ontologica), formulandola e calcolandola".
Effettivamente la materia in condizione inerziale assoluta (condizione impossibile a verificarsi) verrebbe a consistere nella presenza di pura "materia in sè". Che sia quest'ultima la versione patafilosofica della "cosa in sè" ?.

Forse per il sofista Zenone la meccanica classica poteva essere sufficiente per snidare la "cosa in sè". Ma oggi  dovrebbe passare sui corpaccioni della chimica e della meccanica quantistica per poterlo dimostrare. La vedo dura. Anche perchè più la scienza cerca la particella di Dio, più l'inferno sputa una consorteria di oggetti microcosmici che ce ne allontanano.

Citazione[BOBMAX] : "Che la materia non esista di per sé, così come il vuoto di per sé, è una considerazione squisitamente filosofica".
Qui non sono d'accordo, ma si tratta certamente di pure confusioni terminologiche : "materia" e "vuoto" sono termini fisici: i corrispondenti filosofici sarebbero "sostanza" (cioè materia più energia) e "nulla". In fisica, quindi, la materia in sè NON  E' INDIVIDUABILE (esistere è termine filosofico !!) ed altrettanto deve dirsi del vuoto privo sia di materia/massa che di energia.

Se avessi letto almeno l'incipit del mio link wp sulla materia sapresti che materia nasce come concetto filosofico. E tale vale anche oggi. Altrimenti Ipazia sarebbe una "sostanzialista". Nel linguaggio scientifico materia è espressione ambigua, la cui disambiguazione avviene nel concetto di "massa". Il "vuoto" esiste in natura, ma per trovarne uno quasi-assoluto bisogna andare nello spazio profondo intergalattico.
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bobmax

Ipazia,
non è questione di generosità o meno.
Ma di rispetto della logica.
Se si ammette l'inizio del tempo non si può poi chiedersi cosa c'era prima...
Occorre fermarsi, perché si è giunti al limite.
 
Se non si avverte il limite, e si pretende di continuare a ipotizzare... si fa un affronto alla logica!
Questo è un vuoto di pensiero purtroppo diffuso.
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bobmax

Viator,
"esistere" è un termine comune della lingua italiana. Per l'uso corrente coincide con "esserci".
 
Se invece lo vogliamo considerare nell'ambito della Filosofia dell'Esistenza, allora "esistere" è COMUNICAZIONE, ovvero coscienza della propria TRASCENDENZA.
 
Ma non scomoderei quest'ultima accezione per trattare della MATERIA.
Tardi ti ho amata, bellezza tanto antica e tanto nuova, tardi ti ho amata. Tu eri con me, mentre io ero lontano da te.

viator

Salve bobmax. Perdonami. E-sistere per me significa "E-"(fuori) + "sistere" (giacere), identificando quindi ciò che è-giace fuori (del soggetto, in questo caso noi stessi). Cioè più o meno il contrario di quanto sostieni tu.

Quindi esistere = star fuori, far parte di ciò che è estraneo al soggetto..........insistere = star dentro, risultare interni al soggetto, poggiare su di esso, .................. sussistere  = star sopra od accanto, risultando ben evidenti. .............consistere = trarre la propria natura da quell'aspetto di cui stiamo parlando.

"Esserci" io lo interpreto come "essere in modo consapevole", quindi lo considero termine da riservare unicamente alla presenza umana all'interno di una qualche genere di scenario concreto od astratto. Vedo giusto ? Saluti.
Esiste una sola certezza : non esiste alcuna certezza.

viator

Salve Ipazia. Detto amichevolmente, mi dà un poco sui nervi inciampare così spesso in certe laconicità pseudocriptiche e magari poliglottesche cui tu indulgi a man bassa (vedi "incipit"................"link wp").

Molto immodestamente non ho alcun bisogno di rivolgermi a wp per conoscere l'originaria collocazione storica della "materia".
Anche un semimbecille come me sa che - all'epoca - ogni genere di speculazione su  quelli che in seguito divennero termini scientifici.....non poteva che venir attribuito alla filosofia...............per la semplice ragione che la sistematica scientifica avrebbe tardato ancora parecchio prima di sorgere all'orizzonte.
Quindi l'attribuzione di "materia" alle scienze fisiche era da intendersi come riferita alla attuale fruizione del termine. Ti saluto, deliziosa persona.
Esiste una sola certezza : non esiste alcuna certezza.

bobmax

Viator,
con "esserci" è sempre implicita la compresenza di soggetto e oggetto.
Sia che ci si riferisca all'oggetto: quella cosa c'è, sia al soggetto: io ci sono.

L'oggetto è perciò separato dal soggetto, se ne sta "fuori".

Essendo la sua essenza questa separazione, non ha alcun senso ipotizzare un "dentro".
Tutto è oggetto, tranne il soggetto, che non può mai essere ridotto a oggetto.

La scissione soggetto/oggetto è infatti insuperabile.
Tardi ti ho amata, bellezza tanto antica e tanto nuova, tardi ti ho amata. Tu eri con me, mentre io ero lontano da te.

Jacopus

Accanto alla patafisica, problema serio e reale, di un approccio hobbistico alle hard sciences, vi è anche uno speculare fenomeno che possiamo chiamare iper-scienza, definendo con essa la pretesa di comprendere e modificare il mondo umano delle sotf sciences, antropologia, sociologia, psicologia, pedagogia, politica, criminologia, esclusivamente attraverso metodi scientifici tanto univoci quanto incapaci di fare i conti con una complessità se non superiore, almeno pari, a quella dei fenomeni fisici. Basti pensare al monismo di molti correnti neuroscientifiche, che sembrano ridurre l'interazione umana a interruttori sinaptici neurali.
Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.

Ipazia

Citazione di: Jacopus il 02 Dicembre 2019, 08:50:54 AM
Accanto alla patafisica, problema serio e reale, di un approccio hobbistico alle hard sciences, vi è anche uno speculare fenomeno che possiamo chiamare iper-scienza, definendo con essa la pretesa di comprendere e modificare il mondo umano delle sotf sciences, antropologia, sociologia, psicologia, pedagogia, politica, criminologia, esclusivamente attraverso metodi scientifici tanto univoci quanto incapaci di fare i conti con una complessità se non superiore, almeno pari, a quella dei fenomeni fisici. Basti pensare al monismo di molti correnti neuroscientifiche, che sembrano ridurre l'interazione umana a interruttori sinaptici neurali.

Benvenuto Jacopus. Concordo totalmente con questa apertura che sapevo sarebbe prima o poi apparsa. Esiste certamente una patafisica scientista che in altra sede ho duramente contestato. Un materialismo filosofico volgare che non fa certamente buon servizio al materialismo "sano". E' curioso - e qui veramente gli estremi si toccano - che questa patafisica scientista si nutra di argomenti molto simili alla patafisica idealistica più dura. Questione di Santo Graal direi, posizionato da un lato sulla materialità e dall'altro sull'immaterialità, elette rispettivamente a feticcio metafisico.
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Ipazia

Citazione di: viator il 01 Dicembre 2019, 21:43:36 PM
Salve Ipazia. Detto amichevolmente, mi dà un poco sui nervi inciampare così spesso in certe laconicità pseudocriptiche e magari poliglottesche cui tu indulgi a man bassa (vedi "incipit"................"link wp").

Non mi pare così grave: ognuno ha il suo stile espositivo e la rete, selezionando e premendo il tasto dx del mouse, mette a disposizione traduttori e dizionari per tutte le necessità. Io stessa faccio abbondantemente uso di questi strumenti per bypassare le mie deficienze.

CitazioneMolto immodestamente non ho alcun bisogno di rivolgermi a wp per conoscere l'originaria collocazione storica della "materia".
Anche un semimbecille come me sa che - all'epoca - ogni genere di speculazione su  quelli che in seguito divennero termini scientifici.....non poteva che venir attribuito alla filosofia...............per la semplice ragione che la sistematica scientifica avrebbe tardato ancora parecchio prima di sorgere all'orizzonte.
Quindi l'attribuzione di "materia" alle scienze fisiche era da intendersi come riferita alla attuale fruizione del termine. Ti saluto, deliziosa persona.

La questione non è che gran parte dei lemmi scientifici vengono dalla filosofia, ma che la "materia" è a tutt'oggi materia squisitamente filosofica, ben più dell'energia che si presta piuttosto ad essere travisata che usata in comproprietà. Perchè altrimenti wp ripeterebbe due volte il richiamo alla filosofia fino a dedicare una voce specifica "materia(filosofia)" ? Questa è storia di oggi, non di ieri. Da cui la buona scienza si tutela usando l'esperssione "massa" nelle sue formule e calcoli e lasciando "materia" solo alla parte discorsiva, descrittiva (materia oscura, materia biologica) o ben definita (bilancio di materia, nelle reazioni chimiche). Concludendo: nella scienza per materia si intende tutto ciò che ha una massa, che è corpuscolato. La quantizzazione tende a "materizzare" anche aspetti non corpuscolati del reale e noto che a bobmax la cosa non va giù. Ma questo aumenta la calcolabilità e sperimentabilità dell'universo fisico e finchè non ci faremo anche la spesa resterà ipotesi teorica non dimostrata. Buona al massimo per farci patafisica.

In filosofia, la materia occupa un posto importante, ma mutevole a seconda dell'angolatura di pensiero professata. Per la filosofia che la elegge a suo soggetto epistemologico, il materialismo, tutto viene sussunto alla materia, anche il pensiero del credente, nel rapporto causale di una catena: pensiero, mente, cervello, corpo, natura. Quindi sussume anche la fenomenologia immateriale, con una netta distinzione tra il materialismo rigorosamente monistico di tipo "scientista" e uno dualista (mente-cervello) che però non ignora il rapporto gerarchico instaurato dal processo evolutivo, per cui rimarrà sempre un dualismo debole, derivato, di secondo livello, rispetto ad un monismo paradigmatico che riconduce sempre alla causalità naturale intesa in tutta la sua materialità. Non si salva nemmeno il tuo divenire nella concezione materialistica della storia e nell'evoluzionismo darwiniano. Peraltro tra Eraclito e Parmenide pare sia il divenire più "materico" o quantomeno "naturalistico" rispetto all'essere. Anche F.Nietzsche la pensava così.

Fatti i distinguo in casa materialista, ancora maggiori sono le differenze con la "materia" intesa dall'idealismo che postula il dualismo forte: materia-spirito. Anche questa concezione della materia, pur avendo origini antiche, è assolutamente attuale e tra queste molteplici angolature e interpretazioni della "materia" si deve districare il discorso filosofico. Da ciò si capisce benissimo perchè la scienza dall'ontologia filosofica della materia si vuole cavar fuori. Patafisici permettendo.
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