Modello scientifico e contesto culturale

Aperto da Jacopus, 04 Dicembre 2023, 00:05:47 AM

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Jacopus

Un sussulto marxiano in un'altra discussione mi ha aperto una nuova riflessione (che molto deve a Foucault). Parto da una domanda. L'evoluzione del pensiero scientifico, i modelli "scienza" che si sono succeduti nel tempo, hanno, nella loro sequenzialità, una propria razionalità autoreferenziale? Ovvero, questa evoluzione delle teorie è un progresso di tipo logico e di sempre maggiore approssimazione alla verità che ha proprie leggi "oggettive", che rispondono ad un mondo fisico che può essere rappresentato scientificamente in un solo modo, ovvero quello della sequenza Aristotele-Galileo-Einstein?
Oppure si tratta di una evoluzione che è stata condizionata e che continua ad essere condizionata dagli impulsi culturali più disparati e soprattutto da quelle dimensioni della cultura che hanno a che fare con la verità, ovvero la filosofia e la religione?
La domanda in realtà che mi ronza in testa è: "sarebbe stato possibile l'affermarsi del modello galileiano senza la Riforma?". A mio parere no. Sinteticamente la Riforma fu il tentativo di superare la mediazione dell'autorità e di riscoprire la relazione diretta Dio-uomo. La scienza galileiana applica lo stesso metodo, abbandonando così le comode spalle dei giganti, cui faceva riferimento, nei secoli precedenti, Bernardo da Chartres. In questo modo ogni modello scientifico, viene osservato come immerso nel suo fluido vitale, nella società che lo incuba. Un discorso simile non può forse essere ripetuto anche per la teoria della relatività, emersa dal cervello di Einstein, in un mondo ormai adatto ad accettare l'idea del relativismo?
La conseguenza di questo approccio è quello di desacralizzare la scienza, non più sacerdotessa di un tempio puro, portatrice di verità oggettive, ma semplice tirocinante, al lavoro su fogli non del tutto chiari e irrimediabilmente inquinati dall'ambiente dell'officina.
Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.

Ipazia

La domanda che si sarebbe posto Marx è: "sarebbe stata possibile la Riforma senza l'avvento di una borghesia e di un contado stanchi di ingozzare cani e porci (nobiltà e clero) col loro lavoro e ingegno ?"

Questo per togliere subito il campo a sussultanti corbellerie sull'idealismo marxiano, apparse anche qui recentemente.

Struttura e sovrastruttura (scienza compresa)...
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

niko

Non c'e' una approssimazione eterna alla verita', ma la scienza moderna in ogni suo punto e in ogni suo momento sa rendere ragione dell'obsolescenza del passato in generale, e quindi anche dei modelli scientifici passati.

La vocazione della scienza a negare e falsificare i suoi contenuti, fa si' che questa continua negazione non possa ridursi a un mero ritorno, (e quindi a una ri-positivizzazione) del passato.

Il sistema tecnoscientifico non e' ciclico, ma aperto a un sopraggiungere (in se' ripetitivo) del (sempre) nuovo di cui ha necessita'.

Il motivo, per cui solo noi occidentali abbiamo pensato la scienza, non e' stato un pacifico tramonto del cristianesimo, ma un sussulto parossistico della matrice culturale cristiana e dell'approccio cristiano alla vita presso la fine della societa' ecclesiale.

Per questo, ricondurre la scienza alle sue piu' generiche temperie e prospettive non bastera' a de-sacralizzarla.

L'antropocentrismo e' sacro, la pretesa dell'uomo di dominare il mondo, e' sacra, la fede nel futuro, e' sacra.
Presso il cristianesimo, come presso la scienza.

Piu' che altro, bisognerebbe riflettere sul fatto che, come il "vecchio" cristianesimo non ci ha dato felicita', neanche la scienza ce ne sta dando.

La negativita' del passato, e' la negativita' stessa della coscienza. La determinazione che ci determina. Non si puo' quindi continuare ad avere fede (residualmente) cieca ed etimologicamente "personale" nel futuro. E' evidente che il problema qui e' l'uomo.

La filosofia, ha, o meglio vuole, l'oggetto eterno e il metodo mutevole.

Scienza, religione e sensorialita', hanno, o meglio vogliono, il metodo eterno e l'oggetto mutevole.

Si metteranno mai d'accordo?

Ma naturalmente no ;D


Ci hanno detto che potevamo scegliere tra la pace e il climatizzatore, non abbiamo ottenuto nessuno dei due.

Ipazia

Il motivo per cui noi occidentali abbiamo pensato la scienza è per il valore aggiunto che essa apporta alle merci. Una mera questione economica borghese, incentivata dalla concorrenza e sovraccarica di falsità man mano che la concorrenza si accentua e il tempio si fa bordello.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

Pensarbene

L'interesse per la scienza è nato con l'homo sapiens e forse anche prima.
Poi si è sviluppato fino ad oggi passando attraverso idee, studi e esperimenti.
Inoltre bisogna dire che la scienza ha stimolato e anche animato la filosofia, la religione e molta cultura umana.
La realtà inoltre ha qualcosa di sfuggente, non detto, nascosto e misterioso che perdura tuttora.
Io sono dell'idea che Qualcuno sa molto più di noi e di tutta la scienza e gli scienziati attuali.
Questo Qualcuno non è un ente metafisico o chissà chi,
è semplicemente e facilmente "uno" (o più di uno ..) che ha una pazienza millenaria e un interesse nella e per la specie umana.
In particolare, aspetta che essa si decida a diventare indipendente e autonoma ,da sola e sola nel senso migliore della parola.





iano

#5
''La filosofia è quella cosa con la quale o senza la quale si rimane tale e quale.''
Questo era un mantra che girava al liceo ai miei tempi.
Col senno di poi credo ci sia del vero in questa battuta, nel senso che prima della filosofia si praticava il pensiero e dopo pure.
In analogia si può dire che prima della scienza si interagiva con la realtà e dopo pure.
Ma non c'è un prima e un dopo la filosofia o un prima e un dopo della scienza.
C'è un punto da cui necessariamente bisogna iniziare a raccontarne la storia, che impropriamente viene inteso poi come il loro inizio, invece che l'inizio della storia .
Quindi non credo abbia senso chiedersi, se ci fosse stata la scienza senza la riforma, se non nel senso di considerare la riforma come un possibile inizio della storia della scienza, ma non della scienza.

Vero è che, se è necessario fissare certi punti, considerati significativi, per raccontare la storia, questa considerazione influenza inevitabilmente la storia stessa.
Più in generale prendere coscienza del percorso fatto non può non influenzare il il suo prosieguo, ma questa coscienza non è necessaria al percorso.
Si faceva scienza anche quando non si sapeva di farla, e continuano farla anche quegli esseri viventi che ancora non lo sanno e potrebbero non saperlo mai.
Eienstein: ''Dio non gioca a dadi''
Bohr: '' Non sei tu Albert, a dover dire a Dio cosa deve fare''
Iano: ''Perchè mai Dio dovrebbe essere interessato ai nostri giochi?''

iano

#6
Citazione di: Pensarbene il 05 Dicembre 2023, 08:32:58 AML'interesse per la scienza è nato con l'homo sapiens e forse anche prima.
Poi si è sviluppato fino ad oggi passando attraverso idee, studi e esperimenti.
Inoltre bisogna dire che la scienza ha stimolato e anche animato la filosofia, la religione e molta cultura umana.
La realtà inoltre ha qualcosa di sfuggente, non detto, nascosto e misterioso che perdura tuttora.
Io sono dell'idea che Qualcuno sa molto più di noi e di tutta la scienza e gli scienziati attuali.
Questo Qualcuno non è un ente metafisico o chissà chi,
è semplicemente e facilmente "uno" (o più di uno ..) che ha una pazienza millenaria e un interesse nella e per la specie umana.
In particolare, aspetta che essa si decida a diventare indipendente e autonoma ,da sola e sola nel senso migliore della parola.





Un sussulto marxiano, non marziano.
Comunque secondo me sono più di uno, e ce ne sono altri che a loro volta  hanno una pazienza millenaria e un interesse  per la loro specie .
Diversamente non riescono a spiegarsi questi  ''più di uno'' come avrebbero fatto a realizzare certe costruzioni.
Questa potrebbe essere la storia universale di una sfiducia cosmologica degli esseri viventi, di questa e di altre galassie, in se stessi.
E' una sfiducia che nasce forse dal considerare ad esempio che la costruzione scientifica sia tale che io non avrei potuto realizzarla, non considerando che l'abbiamo costruita noi, e che noi è ''più di uno''.
Il credere che dovrei essere capace io di realizzarla potrebbe nascere da una distorsione storica, dato che necessariamente la storia, per essere raccontata mette l'accenno in modo sostanzialmente arbitrario su certi uomini che hanno partecipato all'impresa, come se l'avessero fatta solo loro.
Se non si considera la scienza primariamente come un impresa umana ne risulterà sempre un visione distorta, con la necessità poi di dover chiamare in causa altri, che stanno oltre noi, per poterla spiegare.
Eienstein: ''Dio non gioca a dadi''
Bohr: '' Non sei tu Albert, a dover dire a Dio cosa deve fare''
Iano: ''Perchè mai Dio dovrebbe essere interessato ai nostri giochi?''

Pensarbene

Iano, la civiltà è arrivata da fuori, in un momento di crisi nel sistema solare connesso al terminale del disastro che ha distrutto il pianeta.
Non so se quel disastro sia stato naturale o meno, comunque  vedo che stanno facendo un disastro anche sulla Terra.

iano

Citazione di: Pensarbene il 06 Dicembre 2023, 07:13:50 AMIano, la civiltà è arrivata da fuori, in un momento di crisi nel sistema solare connesso al terminale del disastro che ha distrutto il pianeta.
Non so se quel disastro sia stato naturale o meno, comunque  vedo che stanno facendo un disastro anche sulla Terra.

Tutto è possibile, e certo troverei strano se la vita non fosse diffusa nell'universo, ma da qui a scriverne la storia che vada oltre quella locale ce ne passa.
Mi aspetto indizi più forti di quelli che ci presenti di solito, e spero non ti offenderai per l'ironia che ogni tanto mi scappa.
Per quanto probabilissimo esponente di una comunità cosmica infatti rimango pur sempre coi miei umani difetti.
Eienstein: ''Dio non gioca a dadi''
Bohr: '' Non sei tu Albert, a dover dire a Dio cosa deve fare''
Iano: ''Perchè mai Dio dovrebbe essere interessato ai nostri giochi?''

Pensarbene

Una civiltà lascia le tracce che vuole lasciare, pensa un po' se i fossili dei dinosauri e quelli umani fossero, invece, tracce fuorvianti per convincerci di essere solo e soltanto naturali e frutto dell' evoluzione.

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