Modello a variabili nascoste locali.

Aperto da iano, 29 Aprile 2019, 23:55:48 PM

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sgiombo

Citazione di: iano il 05 Maggio 2019, 17:34:43 PM

Ciò che ha rilevanza , anche da un punto di vista filosofico, è la dimostrazione scientifica che possano esistere , in quanto siamo adesso in grado di produrli, sequenze numeriche autenticamente casuali.
Ciò a mio parere fa' passare quasi in secondo piano la difficoltà diffusa nel digerire e/o interpretare la MQ.
Ma come si definisce una sequenza numerica autenticamente casuale?
Per poter dire che una sequenza è casuale bisogna infatti che esista una precisa definizione operativa di casualità , e a me questa definizione sfugge.


Sfugge anche a me.

E inoltre mi sfugge come un elaboratore, trattando algoritmicamente (calcolando in base a regole determinate) determinati input (somministratigli secondo il divenire naturale -per lo meno "macroscopico": azioni umane- deterministico), possa dare come output sequenze numeriche autenticamente casuali: dove e come si passa (si potrebbe mai passare), nel corso dell' elaborazione, dalle computazioni deterministiche (algoritmiche) al puro, autentico caso?

iano

#31
Citazione di: sgiombo il 05 Maggio 2019, 19:51:06 PM
Citazione di: iano il 05 Maggio 2019, 17:34:43 PM

Ciò che ha rilevanza , anche da un punto di vista filosofico, è la dimostrazione scientifica che possano esistere , in quanto siamo adesso in grado di produrli, sequenze numeriche autenticamente casuali.
Ciò a mio parere fa' passare quasi in secondo piano la difficoltà diffusa nel digerire e/o interpretare la MQ.
Ma come si definisce una sequenza numerica autenticamente casuale?
Per poter dire che una sequenza è casuale bisogna infatti che esista una precisa definizione operativa di casualità , e a me questa definizione sfugge.


Sfugge anche a me.

E inoltre mi sfugge come un elaboratore, trattando algoritmicamente (calcolando in base a regole determinate) determinati input (somministratigli secondo il divenire naturale -per lo meno "macroscopico": azioni umane- deterministico), possa dare come output sequenze numeriche autenticamente casuali: dove e come si passa (si potrebbe mai passare), nel corso dell' elaborazione, dalle computazioni deterministiche (algoritmiche) al puro, autentico caso?
Esperimenti effettuati nel 2015 , quelli descritti mell'articolo , hanno escluso che modelli a variabili nascoste locali , quelli immaginati da Einstein per riconciliarsi con la MQ , siano compatibili con la natura.
Questo mi par di capire significhi che quelle che a noi appaiono come stranezze nella MQ sono invece parte intima della natura.
L'apparente imdeterminismo della MQ diventa attraverso questo esperimento una autentica casualità, diversa dalla casualità surrogabile attraverso l'uso di un algoritmo o il lancio di una moneta.
Abbiamo quindi gli strumenti , quelli usati mell'esperimento effettuato nel 2015 , per generare con certezza autentiche successioni casuali di numeri.
Successioni casuali che l'articolo dice certificabili a posteriori come tali.
L'articolo pero' non dice in che modo vengono certificati.
Cioè in che modo viene fatta "una misura di casualità " su una stringa di numeri.
Ma questa misura lascia supporre che esista una definizione operativa di casualità che sia indipendente dal fatto che una autentica casualità esista o meno in natura.
Qual'e' questa definizione?
A me sembra strano che possa esisterne una.
Posso al massimo accettare che tale definizione sia intimamente legata all'esperimento in discorso , e che equivalga ad un salto evolutivo notevole del lancio di una moneta o dell'uso di un algoritmo , e posso convenire che la casualità così prodotta là si definisca autentica , anche se l'uso del termine sembra improprio.
Ma una vera casualità autentica mi pare rimanga cosa indefinibile.
Se ciò è vero , significa che l'esclusione giocoforza dell'uso del determinismo , non implichi automaticamente il coinvolgimento della casualità in natura se poi non so' esattamente di cosa sto parlando.
Equiparare il non determinismo alla casualità non sara' un azzardo?
Al massimo , invece di usare una moneta per scopi che non sono quelli per cui è stata coniata , ne abbiamo battuta una ad hoc spendibile per acquistare sicurezza nelle comunicazioni .
In definitiva , seppure mi rassegni in via definitiva a non poter usare lo strumento del determinismo nel contesto quantistico  ,ciò a cui sembra invitarci il risultato del citato esperimento , ciò non equivale a dire che la natura sia intimamente affetta da casualità se io finora ho avuto a che fare soltanto con surrogati di casualità più o meno evoluti , non potendone dare una definizione precisa e definitiva.
Eienstein: ''Dio non gioca a dadi''
Bohr: '' Non sei tu Albert, a dover dire a Dio cosa deve fare''
Iano: ''Perchè mai Dio dovrebbe essere interessato ai nostri giochi?''

sgiombo

Secondo me casualità e determinismo sono reciprocamente incompatibili (se non nel probabilismo, che però altro non é che casualità dei singoli eventi, determinismo delle proporzioni fra gli eventi: casuale per certi aspetti, deterministico per certi altri).

Che un determinismo locale ("einsteiniano") non sia reale in natura non implica che non lo sia un determinismo non locale ("belliano").

iano

#33
Quando lancio una moneta so' due cose :
1) di rimanere in un ambito deterministico.
2) escludo di potermi servire del determinismo per ragioni pratiche sul singolo evento (singolo lancio).
Sono costretto quindi a spostare la previsione deterministica in campo statistico (su tanti lanci).
E questa previsione funziona al limite , perché il margine di errore sulla previsione tende a zero quando il numero di lanci tende ad infinito.
Il punto due significa che io non ho completa padronanza sul sistema , ma ho sufficienti conoscenze sul sistema da permettermi una previsione statistica , che è ancora deterministica.
Io conosco quali sono i motivi che non mi permettono di prevedere il singolo evento , e sono sostanzialmente di ordine pratico , e conosco sufficientemente la struttura della moneta da potermi permettere una previsione che puntualmente si verifica.
Quando lancio elettroni attraverso la classica doppia fenditura mi trovo in una situazione che posso pensare assimilabile a quella della moneta , avendo pero' meno informazioni sul sistema , o , il che è lo stesso , avendo informazioni ambigue.
Non mi resta quindi che prendere atto dei risultati , laddove ciò che è significativo è il loro ripetersi al ripetersi delle condizioni iniziali.
Posso quindi indurre che a causa di questa ripetizione vi sia un elemento di realtà assimilabile a un tipo di moneta che non conosco , e che potrei non conoscere mai.
Ciò non implica quindi automaticamente un ricorso alla casualità come elemento intimo della realtà , solo perché io vi abbia fatto ricorso per necessità , non essendo in grado di gestire le cause , o per ignoranza , non conoscendole.
I problemi della località e non-località non mi sembra abbiano a che fare con tutto ciò, o così mi pare per mia ignoranza.
Mi sembrano dal punto di vista filosofico una non meno problematica dell'altra , e una propensione ad una piuttosto che all'altra deriva solo da un comodato d'uso che crea abitudine.
Dal mio punto di vista ciò vale anche per determinismo e casualità, non essendo particolarmente affezionato ne' all'uno ne' all'altro , sebbene sia più aduso , per ovvi motivi storici  al determinismo.
A pelle il determinismo mi è sempre parso qualcosa di troppo bello per essere vero, e nel progresso della conoscenza , se non nella ricerca della verità, sarebbe saggio non affezionarsi mai a nulla , prestando massima attenzione solo ai fatti nel loro evolversi.
Sappiamo che una particella occupa uno spazio che sta fra le dimensioni di un punto ( nessuno spazio) e l'intero spazio , e sostanzialmente questo poco è ciò che sappiamo di una particella.
Se quindi chiamiamo un punto il posto che una particella occupa dobbiamo aspettarci di incappare in qualche paradosso come quello della comunicazione istantanea fra " diversi punti " .
Questi punti fra i quali avviene la comunicazione, stanno solo per comodità descrittiva "al posto" delle particelle , senza esserne neanche lontanamente l'essenza.
La matematica descrive la natura , ma non ne è l'essenza , ma al massimo ne è parte.
Una descrizione della natura non è la natura , ne' tantomeno sta alla base di essa.
Il mondo non è fatto di numeri , ma assumiamo per comodità che lo sia.
Assumiamo che una particella sia un punto perché è il modo meno peggio che abbiamo per descriverla.
Infatti potremmo dire in alternativa che è una porzione di spazio senza saper dire poi la forma e la dimensione di questo spazio.
La strana correlazione quantistica in un gruppo di particelle non fa' altro che sottolineare la problematicita' nel definire e descrivere cosa sia una particella.
Eienstein: ''Dio non gioca a dadi''
Bohr: '' Non sei tu Albert, a dover dire a Dio cosa deve fare''
Iano: ''Perchè mai Dio dovrebbe essere interessato ai nostri giochi?''

iano

Citazione di: iano il 06 Maggio 2019, 09:52:24 AM
Quando lancio una moneta so' due cose :
1) di rimanere in un ambito deterministico.
2) escludo di potermi servire del determinismo per ragioni pratiche sul singolo evento (singolo lancio).
Sono costretto quindi a spostare la previsione deterministica in campo statistico (su tanti lanci).
E questa previsione funziona al limite , perché il margine di errore sulla previsione tende a zero quando il numero di lanci tende ad infinito.
Il punto due significa che io non ho completa padronanza sul sistema , ma ho sufficienti conoscenze sul sistema da permettermi una previsione statistica , che è ancora deterministica.
Io conosco quali sono i motivi che non mi permettono di prevedere il singolo evento , e sono sostanzialmente di ordine pratico , e conosco sufficientemente la struttura della moneta da potermi permettere una previsione che puntualmente si verifica.
Quando lancio elettroni attraverso la classica doppia fenditura mi trovo in una situazione che posso pensare assimilabile a quella della moneta , avendo pero' meno informazioni sul sistema , o , il che è lo stesso , avendo informazioni ambigue.
Non mi resta quindi che prendere atto dei risultati , laddove ciò che è significativo è il loro ripetersi al ripetersi delle condizioni iniziali.
Posso quindi indurre che a causa di questa ripetizione vi sia un elemento di realtà assimilabile a un tipo di moneta che non conosco , e che potrei non conoscere mai.
Ciò non implica quindi automaticamente un ricorso alla casualità come elemento intimo della realtà , solo perché io vi abbia fatto ricorso per necessità , non essendo in grado di gestire le cause , o per ignoranza , non conoscendole.
I problemi della località e non-località non mi sembra abbiano a che fare con tutto ciò, o così mi pare per mia ignoranza.
Mi sembrano dal punto di vista filosofico una non meno problematica dell'altra , e una propensione ad una piuttosto che all'altra deriva solo da un comodato d'uso che crea abitudine , credendosi proprietari , ma diventando di fatto dipendenti da ciò di cui si abusa.
Dal mio punto di vista ciò vale anche per determinismo e casualità, non essendo particolarmente affezionato ne' all'uno ne' all'altro , sebbene sia più aduso , per ovvi motivi storici  al determinismo.
A pelle il determinismo mi è sempre parso qualcosa di troppo bello per essere vero, e nel progresso della conoscenza , se non nella ricerca della verità, sarebbe saggio non affezionarsi mai a nulla , prestando massima attenzione solo ai fatti nel loro evolversi.
Sappiamo che una particella occupa uno spazio che sta fra le dimensioni di un punto ( nessuno spazio) e l'intero spazio , e sostanzialmente questo poco è ciò che sappiamo di una particella.
Se quindi chiamiamo un punto il posto che una particella occupa dobbiamo aspettarci di incappare in qualche paradosso come quello della comunicazione istantanea fra " diversi punti " .
Questi punti fra i quali avviene la comunicazione, stanno solo per comodità descrittiva "al posto" delle particelle , senza esserne neanche lontanamente l'essenza.
La matematica descrive la natura , ma non ne è l'essenza , ma al massimo ne è parte.
Una descrizione della natura non è la natura , ne' tantomeno sta alla base di essa.
Il mondo non è fatto di numeri , ma assumiamo per comodità che lo sia.
Assumiamo che una particella sia un punto perché è il modo meno peggio che abbiamo per descriverla.
Infatti potremmo dire in alternativa che è una porzione di spazio senza saper dire poi la forma e la dimensione di questo spazio.
La strana correlazione quantistica in un gruppo di particelle non fa' altro che sottolineare la problematicita' nel definire e descrivere cosa sia una particella.
Eienstein: ''Dio non gioca a dadi''
Bohr: '' Non sei tu Albert, a dover dire a Dio cosa deve fare''
Iano: ''Perchè mai Dio dovrebbe essere interessato ai nostri giochi?''

sgiombo

Vorrei porre un' altra questione ad Apeiron (ma stiamo forse abusando della sua pazienza).
 
L'azione a distanza (considerata del tutto astrattamente, a prescindere dall' entanglement quantistico; ma in modo forse applicabile in qualche modo anche ad esso come caso concreto?) non potrebbe essere forse alternativamente interpretata come la reale presenza di una caratteristica ignota (una "variabile nascosta"; ulteriore eventualmente nel caso dell' entanglement quantistico), tale da determinare una sorta di "propensione" o "potenzialità" a reagire in un certo modo a determinati stimoli (a subire mutamenti causali determinati) in maniera correlata fra le due entità distanti.
Cioè non potrebbe essere che la particella A presenta una certa caratteristica ignota di misura "x", tale che se essa viene sollecitata in un determinato modo il suo spin diviene "positivo" (come rileva Alice) e la particella ad essa entangled B presenta tale caratteristica ignota di misura "y" (correlata alla misura "x" della stessa caratteristica nella particella A), tale che se sollecitata in analogo modo il suo spin diviene "negativo", come Alice già sa al momento della sua osservazione della particella A e Bob rileva poi direttamente osservando la particella B?
 
In questo modo (se così stessero le cose) ci sarebbe realismo, determinismo e non azione a distanza.
Ma probabilmente, stante che a quanto pare le tre "cose" (caratteristiche del divenire naturale), e in particolare la seconda e la terza, insieme non possono darsi, non è questo il modo di essere – divenire della realtà fisica.

Apeiron

#36
'SOLUZIONE' PROPOSTA DA SGIOMBO

Ciao @sgiombo,

La tua idea risulta assai simile alla versione 'disposizionalista' della teoria di de Broglie-Bohm. Avevo citato il paper 'Ontology of Bohmian mechanics' di Esfeld et al, un po' di tempo fa in proposito (fonte: https://arxiv.org/abs/1406.1371).
Non vedo però cosa potrebbe cambiare. Se non c'è entanglement, si può trattare il moto delle singole particelle indipendentemente dalle altre. Nel caso di particelle entangled no. E questo porta a dire che nel caso di particelle entangled, l''azione a distanza' è presente anche in questo modello.

Alternativamente, potresti dire che le condizioni iniziali dell'universo erano tali da far sembrare che ci siano azioni a distanza, ma questo è super-determinismo.


SUPERDETERMINISMO

Beh, devo dire che trovo assai strano che la differenza tra:
1) il fatto che una persona vinca la lotteria ogni volta perché la lotteria è truccata;
2) il fatto che una persona vinca la lotteria ogni volta per pura coincidenza;
Non sia sufficiente a chiarire la differenza tra super-determinismo e determinismo 'normale'. Curiosamente, ho visto anche nella discussione tra i fisici perplessità. E la cosa mi sorprende moltissimo, in realtà.
Idem per l'esempio del 'Newton super-determinista'.

Il super-determismo vuole spiegare le 'correlazioni a distanza' sostenendo che esse sono dovute al fatto che le condizioni iniziali dell'universo erano tali per cui oggi tutto procede come se ci fossero 'azioni a distanza' mentre, in realtà, queste sono pure illusioni. Questo è il 'succo' del super-determinismo. E qui c'è il discorso del 'fine-tuning': le condizioni iniziali dell'universo DEVONO essere state quelle per cui oggi a noi 'sembra' di vedere 'azioni a distanza'.

Non nutro alcuna speranza di poter spiegare il concetto meglio, quindi per quanto mi riguarda questa è l'ultima cosa che dico in proposito.

COMPUTER QUANTISTICI

Ciao @Ipazia,

avrei dovuto spiegarmi meglio...comunque, il succo del discorso è che nel caso di due particelle entangled, A e B, inviate rispettivamente ad Alice e Bob, Bob non può sapere nulla di quello che fa Alice con la particella A osservando la sua particella, ovvero B. Quindi se Alice osserva 'spin su', Alice potrà prevedere che Bob le dirà di aver osservato 'spin giù' (questa comunicazione avviene a velocità super-luminali). D'altro canto, quando Bob osserva 'spin giù' non ha alcuna possibilità di sapere che Alice ha osservato 'spin su' - quindi dalla misura Bob non ottiene alcuna informazione su quello che ha fatto Alice. Se Bob potesse conoscere cosa ha fatto Alice osservando la sua particella, il limite della velocità della luce sarebbe stato violato.

La cosa 'curiosa' è che nella teoria di de Broglie-Bohm, in linea di principio, si potrebbe pensare che è possibile mandare segnali più veloci della luce. Tuttavia, ciò in realtà succederebbe SOLO se si trovassero violazioni delle predizioni della MQ 'ordinaria'.

TEOREMA DI BELL E REALISMO LOCALE

Ciao @odradek,


La questione non è così semplice...Già molti decenni fa, si sono proposte 'scappatoie' dalle conclusioni del teorema di Bell. Il super-determinismo era già stato individuato da Bell: se il super-determinismo è corretto, come pensa Gerard t'Hooft, allora non c'è bisogno di introdurre 'azioni a distanza' nelle teorie a variabili nascoste.

Poi c'è l'interpretazione a 'molti mondi'. Questa interpretazione è realistica, deterministica e 'locale' (nel senso che non prevede 'azioni a distanza'). Come 'sfugge' alla non-località? Negando che ci sia una storia singola.

Recentemente, Arnold Neumaier ha proposto la sua 'interpretazione termica' della MQ, che è realistica, locale, deterministica ma non super-deterministica e prevede un'unica storia. Come sfugge alla non-località? Neumaier dice (fonte: https://www.physicsforums.com/threads/a-neumaiers-interpretation-of-quantum-mechanics.628130/): "In my view, particle nonlocality is explained by negating particles any ontological existence. Existent are quantum fields, and on the quantum field level, everything is local. Nonlocal features appear only when one is imposing on the fields a particle interpretation...". Ovvero, si evita la non-località, secondo Neumaier, se si rinuncia al concetto di 'particella' e si accetta l'idea che gli 'enti fisici' sono campi - e quindi entità estese. Più dettagli si possono trovare qui: https://www.physicsforums.com/threads/the-thermal-interpretation-of-quantum-physics.967116/ (e nei link riportati). Non so se sia valida - ovvero se effettivamente come dice lui riproduce tutti i risultati della MQ. E non sono un esperto.

Ad ogni modo, indipendentemente dalla validità o meno dell'interpretazione di Neumaier, secondo me, è sbagliato dire semplicemente che il teorema di Bell ha effettivamente escluso il realismo locale. L'interpretazione a molti mondi è realistica, deterministica e locale, per esempio.

Strettamente parlando, non ha nemmeno escluso la possibilità di teorie a variabili nascoste locali, come mostra l'esempio del super-determinismo. Che poi si accetti il super-determinismo o meno è tutt'altro discorso   :)
"[C]hi non pensa di trovarsi nell'indigenza non può desiderare quello di cui non pensa di aver bisogno" (Diotima - Simposio, Platone)

sgiombo

#37
Citazione di: Apeiron il 10 Maggio 2019, 11:58:45 AM
'SOLUZIONE' PROPOSTA DA SGIOMBO

Ciao @sgiombo,

La tua idea risulta assai simile alla versione 'disposizionalista' della teoria di de Broglie-Bohm. Avevo citato il paper 'Ontology of Bohmian mechanics' di Esfeld et al, un po' di tempo fa in proposito (fonte: https://arxiv.org/abs/1406.1371).
Non vedo però cosa potrebbe cambiare. Se non c'è entanglement, si può trattare il moto delle singole particelle indipendentemente dalle altre. Nel caso di particelle entangled no. E questo porta a dire che nel caso di particelle entangled, l''azione a distanza' è presente anche in questo modello.

Alternativamente, potresti dire che le condizioni iniziali dell'universo erano tali da far sembrare che ci siano azioni a distanza, ma questo è super-determinismo.

Citazione
Non comprendo questo "superdeterminismo" (soprattutto ribadisco che il "far sembrare che ci siano azioni a distanza che realmente non ci sono mi sembra lo stesso paralogismo della "transustanziazione " cattolica: "sembra che ci siano pane e vino ma in realtà non ci sono, essendoci invece realmente corpo e sangue di Cristo").
E inoltre non capisco in che senso "c' entrino" le condizioni iniziali (che peraltro sono decisive per tutti gli eventi anche solo nel semplice "buon vecchio" determinismo).

Mi sembra evidente che per definizione se le particelle sono entangled vi é fra di esse azione istantanea a distanza.
Ma se invece le particelle entangled avessero caratteristiche oggettive reali a noi soggettivamente, gnoseologicamente ignote tali da determinare in maniera "coordinata", "conforme o comunque determinatamente correlata" i mutamenti-effetti cui va incontro in seguito a determinati eventi-causa ciascuna di esse, allora non ci sarebbe più alcuna azione istantanea a distanza ma due diverse azioni deterministicamente correlate "a distanza reciproca" ma ciascuna locale.
Secondo me l' aspetto problematico di questa mia ipotesi (da controllare andando a vedere cosa ci dice la scienza, ovviamente in base alle verifiche-falsificazioni empiriche disponibili) é il fatto che implica che ciascuna osservazione-misurazione su ognuna delle due particelle in questione sia costituita da un' interazione ugualmente di tipo "fortemente mutante talune caratteristiche della particella stessa".
Non sarebbe evidentemente prendibile in considerazioni se invece (come sono propenso a credere dal poco -e di divulgativo- che ho letto in proposito) fosse tale solo l' osservazione-misurazione della prima (temporalmente) particella, mentre la successiva sulla seconda fosse costituita da un' interazione molto più debole o "delicata", da un' interazione molto meno ("trascurabilmente con buona approssimazione") "mutante" ma piuttosto semplicemente "rivelante" le sue caratteristiche"; infatti in questo caso l' ipotesi di caratteristiche ignote fra loro reciprocamente "correlate" presenti ab origine in ciascuna particella e tali da far sì che determinate cause su ciascuna di esse determinino determinati effetti reciprocamente "correlati" localmente nell' altra di esse in seguito a determinate interazioni reciprocamente simili (e non l' una fortemente "modificante" e l' altra minimamente "impercettibilmente" o comunque "trascurabilmente" tale) evidentemente cadrebbe.

Spero di essermi spiegato meglio.






SUPERDETERMINISMO

Beh, devo dire che trovo assai strano che la differenza tra:
1) il fatto che una persona vinca la lotteria ogni volta perché la lotteria è truccata;
2) il fatto che una persona vinca la lotteria ogni volta per pura coincidenza;
Non sia sufficiente a chiarire la differenza tra super-determinismo e determinismo 'normale'. Curiosamente, ho visto anche nella discussione tra i fisici perplessità. E la cosa mi sorprende moltissimo, in realtà.
Idem per l'esempio del 'Newton super-determinista'.

Il super-determismo vuole spiegare le 'correlazioni a distanza' sostenendo che esse sono dovute al fatto che le condizioni iniziali dell'universo erano tali per cui oggi tutto procede come se ci fossero 'azioni a distanza' mentre, in realtà, queste sono pure illusioni.

Citazione
Mi sembra che se fosse così, la spiegazione potrebbe essere quella da me proposta: variabili nascoste determinatamente correlate fra le due particelle tali che l' effetto -locale- sulla particella A al tempo t1 sia correlato all' effetto -locale- sulla particella B al tempo t2, come se (ipotesi inverificabile - infalsificabile) l' effetto su A a t1 avesse istantaneamente determinato a distanza l' effetto su B a t1, poi osservato a t2: questo sarebbe un po' come "il trucco nella ruota della roulette" (o analogo imbroglio nella lotteria) che fa sempre vincere il baro.






Questo è il 'succo' del super-determinismo. E qui c'è il discorso del 'fine-tuning': le condizioni iniziali dell'universo DEVONO essere state quelle per cui oggi a noi 'sembra' di vedere 'azioni a distanza'.


Non nutro alcuna speranza di poter spiegare il concetto meglio, quindi per quanto mi riguarda questa è l'ultima cosa che dico in proposito.

Citazione
Capisco che la tua pazienza ha un limite (fra l' altro non poco esteso), perciò non pretendo (non posso farlo) che prenda in esame anche queste ulteriori mie considerazioni.
Le propongo perché "tentar non nuoce", ma non potrò muoverti alcuna rimostranza se effettivamente non vorrai perdere altro tempo a seguirmi nelle mie elucubrazioni (non perderei un grammo della considerazione che ho di te, che hai già avuto fin troppa pazienza).






Recentemente, Arnold Neumaier ha proposto la sua 'interpretazione termica' della MQ, che è realistica, locale, deterministica ma non super-deterministica e prevede un'unica storia.

Citazione
MAGNIFICO ! ! !
Ho già stappato lo spumante!








Come sfugge alla non-località? Neumaier dice (fonte: https://www.physicsforums.com/threads/a-neumaiers-interpretation-of-quantum-mechanics.628130/): "In my view, particle nonlocality is explained by negating particles any ontological existence. Existent are quantum fields, and on the quantum field level, everything is local. Nonlocal features appear only when one is imposing on the fields a particle interpretation...". Ovvero, si evita la non-località, secondo Neumaier, se si rinuncia al concetto di 'particella' e si accetta l'idea che gli 'enti fisici' sono campi - e quindi entità estese. Più dettagli si possono trovare qui: https://www.physicsforums.com/threads/the-thermal-interpretation-of-quantum-physics.967116/ (e nei link riportati). Non so se sia valida - ovvero se effettivamente come dice lui riproduce tutti i risultati della MQ. E non sono un esperto.

Citazione
Per me se la natura ci dice che non ci sono particelle ma campi e la descrizione che si può dare della natura stessa é deterministica (e dunque scientificamente conoscibile: altrimenti la scienza cadrebbe nell' assurdo, pretendendo di fare discorsi senza senso), il suo verdetto empirico é inappellabile, indiscutibile (unicamente salvo ulteriori, dati ampirici; o ulteriori migliori valutazioni dei dati empirici già disponibili).
Se poi consente di evitare tesi che pongono problemi (peraltro non insuperabili) come la "debolezza" (probabilistica statistica) del determinismo o la non località (deterministica forte), tanto meglio!






Ad ogni modo, indipendentemente dalla validità o meno dell'interpretazione di Neumaier, secondo me, è sbagliato dire semplicemente che il teorema di Bell ha effettivamente escluso il realismo locale. L'interpretazione a molti mondi è realistica, deterministica e locale, per esempio.
Citazione
Beh, per me é un po' come il credere nell' esistenza di Dio, di Superman, degli ippogrifi da qualche parte dell' universo o della teiera interplanetaria di Russell.






Strettamente parlando, non ha nemmeno escluso la possibilità di teorie a variabili nascoste locali, come mostra l'esempio del super-determinismo. Che poi si accetti il super-determinismo o meno è tutt'altro discorso   :)

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