Menu principale

Ma cos' è la morte?

Aperto da Essere Immortale, 29 Ottobre 2017, 10:22:09 AM

Discussione precedente - Discussione successiva

Essere Immortale

Cosa accade esattamente ad un organismo quando muore?

Cioè ci sarà una differenza (suppongo chimica)!?

 

Il_Dubbio

#1
Vediamo un po'.

Incominciamo con l'etimologia.
Morte in latino Mors dal verbo mori ovvero morire. Questa radice latina proviene da quella sancrita mar- trosformatasi in mor-
Anche il greco antico (pare) abbia importato la stessa radice mar- il cui verbo significa consumare, distruggere (in italiano marasma stato estremo di consumazione).
Fin qui la mia ricerca etimologica-

Alla domanda che poni tu in modo specifico, ossia se ci sia una trasformazione chimica, non saprei rispondere in modo mirato. Quando un albero muore? O quando muore una foglia di un albero?
Se pensiamo che gli alberi possono essere sradicati senza farli morire, per piantarli da un'altra parte, vuol dire che non si distrugge un albero solo sradicandolo dalla propria radice. Come non muore un pesce solo perchè è fuori dall'acqua.
La terra il mare e l'aria sono però i luoghi dove vivono e sopravvivono la maggioranza degli esseri viventi sulla terra. Terra, mare e aria sono quindi le fonti di sopravvivenza degli esseri viventi. Per cui se un albero viene sradicato da un suolo può essere ri-piantato in un suolo diverso purchè il tempo che trascorre fuori dal suo luogo di sopravvivenza non sia piu lungo della sua autonomia di sopravvivenza. Anche noi possiamo infatti immergerci sott'acqua purchè il tempo di immersione non sia piu lungo della nostra scorta di aria nei polmoni.
Nel momento in cui questa scorta finisce l'essere vivente muore. Ovvero, quando tutti gli organi vitali esauriscono la loro scorta di sostentamento, il corpo di quell'essere è ufficilamente morto.
Chiaramente quando un corpo è in vita assorbe energia dai suoi luoghi di sostentamento e lo restituisce (trasformandolo chimicamente) al  suo corpo il quale assume decisamente un aspetto differente. L'aspetto è dovuto a trasformazioni chimiche programmate dal suo dna. Per cui se una foglia viva è verde, assumerà un aspetto diverso se la stessa foglia è invece morta.  Questo vale in modo diverso per ogni essere vivente e le trasformazioni chimiche sono perciò diverse. Non credo quindi (tentanto una mia personale risposta alla tua domanda) si possa tracciare una sorta di differenza chimica uguale per tutti gli esseri viventi.

Ho risposto a questo quesito non tanto per la specifica domanda, ma perchè mi ha ricordato una legge generale di fisica che è cosi generale che riguarda tutti, dagli esseri viventi fino all'intero universo. E' la seconda legge della termodinamica.  Secondo questa legge i sistemi (al pari l'universo intero è un sistema) isolati passano da uno stato di equilibrio termico ordinato ad uno disordinato. E' impossibile il contrario. Naturalmente quindi i sistemi tendono o a rimanere in equilibrio oppure a cedere in uno stato di disordine. E' la famosa questione dell'entropia.

Gli esseri viventi infatti tendono a rimanere in equilibrio, consumando energia dall'ambiente in cui vivono. Ciò che viene consumato però si perde. Per cui se è vero che gli esseri viventi riescono a rimanere per molto tempo in equilibrio, dall'altro canto il lavoro che l'essere vivente compie per rimanere in vita fa aumentare il disordine, quindi l'entropia del sistema in cui vivono. Per assurdo un essere vivente potrebbe al massimo vivere fino a che riesce ad assorbire energia dall'ambiente. Se l'ambiente fosse l'intero universo, il vivente potrebbe viveve fino a che l'universo ha ancora calore da trasformare in lavoro.  Siccome l'universo è un sistema isolato, una volta che tutto il calore si è esaurito non è possibile piu fare una trasformazione di questo calore in lavoro; perciò l'universo muore ed anche il futuribile essere vivente che fosse riuscito ancora a resistere, muore con lui.

Phil

Aggiungerei che non solo si muore per esaurimento o non disponibilità delle risorse energetiche di cui la singola vita abbisogna, ma anche, talvolta, per malfunzionamento dell'organismo che dovrebbe metabolizzare tale energia disponibile, ma non riesce a farlo per "problemi tecnici" (ovvero malattie, incidenti traumatici, etc.). 
La capacità di "funzionare" (intesa come consumo di risorse energetiche per produrre un'attività chimico-biologica volta all'auto-sostentamento) è forse proprio il criterio che ci fa distinguere fra il campo della vita/morte e quello dell'inanimato: ciò che può smettere di funzionare è mortale, quindi vivo, mentre (parafrasando il falsificazionismo) ciò che non può smettere di funzionare, non è né vivo né morto, ovvero inanimato (pensiamo agli atomi, alla forza di gravità o alle rocce: non possono morire perché non possono smettere di "funzionare" in quanto non "funzionano", quindi non sono vivi né morti).

Domingo94

Credo che nessuno mai potrà saperlo in quanto dopo che lo saprà sarà morto e quindi non potrà raccontarcelo  ;D  ;D

viator

#4
Salve. Dopo la definizione fisica fornita da Il Dubbio, mi permetto di sottoporre la definizione biologica ma anche clinica, medica, fisiologica della morte, che sarebbe "l'irreversibile scompaginamento dell'omeostasi".

L'omeostasi (semplicemente, l'equilibrio complessivo) è appunto quell'insieme di funzioni svolte dall'organismo allo scopo di restare in vita. Quindi l'insieme coordinato di tutte le funzioni vitali.

Gli organi il cui funzionamento è indispensabile alla sopravvivenza sono (dall'alto, e trascurando sia il sangue che le singole ghiandole) il cervelletto, i polmoni, il cuore, il pancreas, i reni, il fegato. Il cessare del funzionamento di uno di questi provoca il crollo delle restanti funzioni

Naturalmente l'omeostasi, che rappresenta un processo la cui complessità ridicolizza qualsiasi realizzazione od ideazione umana, include migliaia di altri aspetti e parametri che devono venir rispettati per permettere agli organi fondamentali sopra elencati di restare in efficienza.

La differenza tra un organismo vivente ed il suo cadavere non consiste, come potrebbe sembrare, in singole variazioni chimiche o morfologiche. Tra me un secondo prima della mia morte ed il mio cadavere un secondo dopo la differenza è quella tra ottanta chili di materiale organico assemblato secondo una certa forma intrinseca(*) (quella che gli permette di svolgere le funzioni vitali, cioè l'insieme delle relazioni biochimiche tra le sue parti) e la stessa quantità di materiale che ha perso la forma intrinseca(*) necessaria alla vita.

Circa poi la questione delle condizioni e delle circostanze esatte in cui si passa dalla vita alla morte, non ci possono essere indagini e discussione poiché, come accade per tutti gli altri fenomeni del mondo, anche per la morte siamo di fronte ad un cambiamento di stato.
Nessun cambiamento di stato può verificarsi istantaneamente e neppure ha senso il cercare di misurarne il tempo impiegato.
Non è possibile ora trattare del "principio di indeterminazione" (quello alla base del paradosso di Achille e la tartaruga), che spiegherebbe la cosa.

C'è un altro modo per capire il beffardo relativismo del concetto di morte. Esistono cellule e protozoi. Essi si riproducono in modo tanto semplice quanto sconcertante. L'orologio biochimico che regola la loro esistenza ad un certo punto "ordina" loro di assottigliarsi al centro del loro corpo, la cui struttura è uniformemente simmetrica. Tale assottigliamento continua fino alla sua estrema e logica conseguenza : l'organismo che si presentava grossolanamente sferico diventa sempre più simile ad un "8" (guarda caso la figura dell'8, posta con l'asse orizzontale, è il simbolo dell'infinito) fino a dividersi in due parti simmetriche.
Bene...secondo voi cos'è successo ?? Il protozoo si è diviso o si è moltiplicato ?? Abbiamo assistito ad una morte od a due nascite ?? L'individuo ha cessato di esistere oppure ha raddoppiato la propria esistenza ??

Se riuscissimo a tacitare la nostra superba, ridicola, ottusa vanità di esseri che si considerano unici e superiori.....solo allora capiremmo che la morte non è altro che il motore della vita.

(*) per forma intrinseca si intende quella non apparente o visibile, ma l'insieme delle relazioni tra i componenti di una cosa.
Esiste una sola certezza : non esiste alcuna certezza.

Carlo Pierini

Raimond Moody è un medico americano che, dopo aver ascoltato decine e decine di testimonianze di persone comuni vittime di collasso cardiocircolatorio, ha sintetizzato i loro racconti in racconto unico che riunisce in sé gli elementi comuni, cioè, presenti in ciascuno di essi:
 
"Un uomo sta morendo, e, nel momento in cui ha raggiunto l'acme della sofferenza fisica, sente dalle parole del dottore di essere clinicamente morto. Avverte allora un rumore sgradevole, come un tintinnio o un ronzio, e contemporaneamente sente di muoversi con estrema rapidità lungo una galleria buia. Giunto al termine, avverte improvvisamente di essere uscito dal proprio corpo, ma di trovarsi ancora nell'ambiente in cui si trovava prima e  vede in lontananza il suo stesso corpo, come se egli fosse soltanto uno spettatore. Da quella posizione osserva il tentativo di rianimazione e prova un senso di sconvolgimento emotivo.
Dopo breve tempo, si riprende e si abitua alla sua nuova condizione. Avverte di avere ancora un "corpo", ma di una natura assai diversa e dotato di poteri assai diversi da quelli del corpo fisico che ha lasciato dietro di sé. Cominciano allora ad accadere altre cose. Altri individui gli si fanno vicino per aiutarlo. Scorge gli spiriti di parenti e amici già morti e gli appare uno spirito di amore come egli non ha conosciuto mai: un essere di luce. Questi gli rivolge, senza parole, una domanda che lo esorta a valutare la propria vita e lo aiuta mostrandogli, come in un playback, gli avvenimenti più importanti della sua esistenza. A un tratto si trova vicino a una barriera, o a un confine, che sembra rappresentare la divisione tra la vita terrena e l'altra vita. E tuttavia sente di dover tornare sulla terra; sente che non è ancora giunto per lui il momento della morte. Tenta di opporsi perché è ormai affascinato dall'altra vita e non vuole tornare in questa. E' sopraffatto da intensi sentimenti di gioia, amore e pace. Tuttavia si riunisce in qualche modo al suo corpo fisico e torna alla vita.
Più tardi tenta di riferire ad altri la sua esperienza, ma gli riesce difficile farlo. Non trova parole umane capaci di descrivere quegli episodi non terreni e scopre che gli altri non lo prendono sul serio, quindi rinuncia a parlare. Ma quell'esperienza segna la sua vita, in particolare le sue opinioni sulla morte e il suo rapporto con la vita". (R.A. MOODY: La vita oltre la vita - pg. 23)
 
Questo è un dipinto di Bosch (L'ascesa del santo):
 
http://2.bp.blogspot.com/-imJG9pOBJ9A/TclvmyvKDdI/AAAAAAAAAAo/MH2YcTVjKf8/s1600/2+L%2527ascesa+del+santo+-+Bosch.jpg

viator

Salve Carlo. Finalmente, grazie a te, e per di più all'interno della Sezione Scienza e Tecnologia, vediamo infine svelato il mistero della morte. Chi si contenta, gode. Saluti.
Esiste una sola certezza : non esiste alcuna certezza.

Carlo Pierini

Citazione di: viator il 13 Gennaio 2019, 17:26:19 PM
Salve Carlo. Finalmente, grazie a te, e per di più all'interno della Sezione Scienza e Tecnologia, vediamo infine svelato il mistero della morte. Chi si contenta, gode. Saluti.
CARLO
Sarebbe "svelato" se queste testimonianze fossero chiaramente spiegabili. Tu riesci a spiegarle?

viator

Salve Carlo. Sinceramente, al di là del mio vizio-vezzo di ironizzare su tutto (il cui significato consiste nel deridere me ed i miei simili per la nostra ingenua superbia nel rifiutare di limitarsi a contemplare ciò che ci include e ci sovrasta), al di la di ciò, dicevo, io ti ammiro : in piccola parte sono anche affascinato da ciò che dici.

Io non sono in grado di spiegare ciò cui tu hai accennato. Ho le mie ipotesi ma non sono incline a parlarne poichè trovo l'argomento poco interessante. Ma questo non significa che una qualsiasi spiegazione ci prenda. Salutoni.
Esiste una sola certezza : non esiste alcuna certezza.

Carlo Pierini

CitazioneVIATOR
Salve Carlo. Finalmente, grazie a te, e per di più all'interno della Sezione Scienza e Tecnologia, vediamo infine svelato il mistero della morte. Chi si contenta, gode. Saluti.

CARLO
Sarebbe "svelato" se queste testimonianze fossero chiaramente spiegabili. Tu riesci a spiegarle?

VIATOR
Io non sono in grado di spiegare ciò cui tu hai accennato. Ho le mie ipotesi ma non sono incline a parlarne poichè trovo l'argomento poco interessante. Ma questo non significa che una qualsiasi spiegazione ci prenda.

CARLO
Bravo. ...Lo vedi che non c'è stato alcuno "svelamento" del mistero della morte? Io ho solo proposto uno spunto di riflessione alternativo a quello puramente biologico. E non c'è modo migliore per farlo che quello di ascoltare le testimonianze di chi ha ...esplorato i confini tra la vita e la morte.   Come ci ricorda l'amico Jung:

<<L'imprigionamento della psiche nel cervello, cioè la sua limitazione spazio-temporale, non è per nulla così indubbia e incrollabile come si è creduto sin'ora>>. [JUNG: Realtà dell'anima - pg.161]
 
<<Il fatto che le nostre capacità di rappresentazione non siano assolutamente in grado di immaginare una forma di realtà extra spazio-temporale, non prova che una tale realtà non sia possibile. [...]
Le idee e i dubbi della fisica teorica contemporanea dovrebbero rendere guardingo anche lo psicologo: giacché cosa significa in fin dei conti la «limitatezza dello spazio» considerata filosoficamente, se non una relativizzazione della categoria spaziale? E anche alla categoria temporale (come alla causalità) potrebbe accadere qualcosa di simile. [...]
Data questa estrema incertezza delle concezioni umane, la presuntuosa faciloneria illuministica, non è soltanto ridicola, ma desolatamente priva di spirito. [...]
Alla possibile conclusione di qualcuno, secondo cui la psiche partecipi attivamente a una forma di realtà extra spazio-temporale e appartenga quindi a ciò che in modo inadeguato e simbolico viene detto "eternità", l'intelletto critico non potrebbe contrapporgli altro argomento che uno scientifico "non liquet" [non è chiaro]. Questo qualcuno godrebbe inoltre del vantaggio di trovarsi in armonia con una "inclinazione" dell'anima umana, esistente da tempo immemorabile e universalmente diffusa. Chi invece, per scetticismo o per ribellione alla tradizione o per mancanza di coraggio o per superficialità di esperienza psicologica o per spensierata ignoranza, non traesse questa conclusione, contraddirebbe le verità del suo sangue. Che queste siano verità assolute oppure no, non lo potremo mai provare, ma basta che esse siano presenti come "inclinazioni", e sappiamo a sufficienza che cosa significhi mettersi sconsideratamente in conflitto con tali verità: è come un non voler tener conto degli istinti". [JUNG: Realtà dell'anima - pg.163]
 
«Quel lume celeste che splende al di sopra di noi, che brilla di là di tutte le cose, di là dall'universo, nei mondi superiori oltre ai quali non v'è più nulla, questa luce è senza dubbio quella stessa luce che irraggia dentro l'uomo. (...) Esso è il Sé nell'intimo, è la mia anima; in esso, in quest'anima, io penetrerò al momento del trapasso». (Satapatha-Brahmanam, 10,6,3)

Socrate78

Risposta: Prezzo orrendo da pagare per il peccato originale che ci ha allontanati in tempi primordiali dalla relazione con il Bene, vi basta come risposta?

Discussioni simili (5)