La verità sulla "macchina della verità"

Aperto da Eutidemo, 04 Settembre 2021, 11:33:49 AM

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Eutidemo

In realtà, la cosiddetta "macchina della verità", si chiama "poligrafo"; termine che ha un significato un po' diverso da quello comunemente attribuitole; ed infatti, letteralmente, "poligrafo" deriva  dal greco "πολυγράϕος" che significa "più grafici", e non "macchina della verità".
Tale apparecchio, nella sua forma classica, rileva graficamente diversi parametri fisiologici, registrandoli con più pennini su un lungo rotolo di carta; al giorno d'oggi, invece, nella maggior parte dei casi vengono utilizzati un amplificatore/digitalizzatore e un laptop o un computer che registra i segnali.
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I parametri fisiologici che vengono rilevati, sono i seguenti:
- la "frequenza respiratoria" toracica e addominale, misurata con due tubi pneumatici di gomma posti intorno all'addome e al torace;
- la "sudorazione", rilevata da elettrodi posti sui polpastrelli;
- l'"attività cardiovascolare", analizzata misurando il polso e la pressione con uno "sfigmomanometro".
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Le alterazioni della frequenza respiratoria, gli aumenti della sudorazione o della pressione sanguigna, e l'accelerazione del polso sono segnali di ansietà; per cui, se si riscontrano alterazioni su almeno due tracciati significa che quella particolare domanda ha "turbato" il soggetto sottoposto al test.
Ma questo, a differenza di quello che si vede nei film, non significa affatto che il soggetto sottoposto al test abbia mentito.
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Ed infatti il test in sè, non rivela nient'altro che delle alterazioni fisiologiche (ovvero la significativa "mancanza" di alterazioni fisiologiche), le quali "potrebbero" rivelare che  il soggetto sottoposto al test  stia mentendo, oppure che stia cercando di "ingannare" la macchina.
Ma tutto dipende:
- dalla "strategia" dell'"interrogatorio", che varia a seconda del tipo di interrogatorio;
- dall'abilità dell'"interrogante" nel porre le domande e nell'interpretare i segnali di risposta;
- dall'abilità dell'"interrogato" nell'ingannare il "poligrafo" e l'"interrogante" .

INTERROGATORIO DIRETTO A SCOPRIRE IL COLPEVOLE DI UN REATO.
Al riguardo, occorre tenere presente che le domande rivolte al soggetto sottoposto al test, in base al classico CQT (Control Question Test) sono sempre di tre tipi:
a) Domande irrilevanti.
Si tratta di domande "neutre", come, ad esempio (salvo i casi di presunta falsa identità), quelle riguardanti il nome dell'interrogato, la sua data di nascita ecc.
b) Domande di controllo.
Si tratta di domande che non riguardano affatto il reato su cui si sta indagando, ma che non sono affatto "neutre", perchè potrebbero (anzi "dovrebbero") turbare comunque l'interrogato, alterandone le reazioni fisiologiche (come, ad esempio, se abbia mai commesso atti illegali nella sua vita).
c) Domande pertinenti al reato.
Si tratta di domande che riguardano in modo diretto o indiretto il reato, le quali potrebbero (anzi "dovrebbero") turbare il colpevole in maggior misura di quelle di cui al punto b).
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Per cui, in linea di massima, la circostanza che la domanda: "Ha ucciso lei il signor Pinco Panco?" (c) alteri il grafico più della domanda: "Lei sa giocare a bocce?" (a) non significa assolutamente niente; ciò, in quanto anche una persona innocente non può che reagire in modo diverso ai due tipi di domande.
Ed infatti, sentirsi chiedere a bruciapelo se si è colpevoli di omicidio, è una domanda che non può non scuotere, almeno un po', anche una persona innocente.
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Diversamente, in linea di massima, la circostanza che la domanda: "Ha ucciso lei il signor Pinco Panco?" (c) alteri il grafico più della domanda: "Lei ha mai commesso atti illegali nella sua vita?" (b) è molto più significativa.
Ed infatti:
- il colpevole dovrebbe reagire fisiologicamente in modo più intenso  alla domanda c) che non alla domanda b) (in quanto sa di essere colpevole del reato);
- l'innocente, invece, dovrebbe reagire fisiologicamente in modo più intenso  alla domanda b), che non alla domanda c) (in quanto sa di non essere colpevole del reato, ma sa benissimo che, qualcosa di illegale, in vita sua l'avrà senz'altro commessa).
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Tutto questo, oltre che dalla logica, è quanto è risultato dall'esperienza concreta (almeno nella maggior parte dei casi)!
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Tuttavia il successo o meno dell'interrogatorio, più che dal "poligrafo" (che è pur sempre una semplice macchina), dipende soprattutto dall'abilità dell'"interrogante" nell'eseguire il test, e la cosiddetta "intervista" che precede sempre il test vero e proprio.
Ed infatti, l'"intervista preliminare" serve a "manipolare" psicologicamente l' esaminando; ad esempio, suggerendogli che confessare attività illegali potrebbe influenzare negativamente l'esito del test.
Di conseguenza, si presume che (così "prevenuto") il candidato innocente mostri le risposte fisiologiche più forti alle domande di controllo; ciò, in quanto teme che la sua risposta ingannevole a questa domanda potrebbe farlo sospettare di più per il delitto oggetto di indagine.
Il che, ovviamente, vale molto meno per il colpevole.
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Ed invero, l'effetto di induzione dello stress non è una caratteristica della domanda di controllo stesso, ma piuttosto una conseguenza di come la sua funzione viene spiegata all'indagato; sebbene la tecnica sopra indicata, in realtà, non sia condivisa da tutti.
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Laddove, invece, la cosa sia possibile, una tecnica quasi universalmente condivisa consiste:
- nel tenere nascosti i dettagli dell'omicidio;
- nel fare domande "indirette" relative a tali dettagli.
Ad esempio, se la vittima è stata uccisa colpendola con una statuetta del "David di Donatello" (come una volta mi pare che accadde sul serio), e tenendo segreto a tutti tale dettaglio, una "domanda furba" da porre attraverso il "poligrafo" sarebbe:
"Le piace la scultura del del David di Donatello?"
Ovviamente:
- se l'interrogato è innocente, non farebbe una piega nel rispondere;
- se, invece, l'interrogato è colpevole, molto difficilmente potrebbe evitare di manifestare una qualche alterazione fisiologica nel rispondere.
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Comunque, se il criminale inquisito sa come "ingannare" il "poligrafo", poichè l'"interrogante" non può sapere se l'inquisito conosca o meno tali tecniche, può essere a sua volta "ingannato" con relativa facilità.
Ma, di qualcuna di tali tecniche, parleremo più avanti.
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Per concludere l'ambito "poliziesco" di un indagine condotta col il "poligrafo", occorre tenere sempre ben presente che:
- l'indagato non può essere costretto ad essere sottoposto al test;
- il risultato del test, comunque, non ha alcun valore legale di prova.

INTERROGATORIO DIRETTO A SCOPRIRE IL COLPEVOLE DI DOPPIO GIOCO IN AMBITO SPIONISTICO.
Anche in questo caso, occorre tenere presente che le domande rivolte al soggetto sottoposto al test, sono sempre degli stessi tre tipi del CQT (Control Question Test); ma, in genere, hanno carattere "routinario".
Ed infatti, quasi tutte le agenzie di "intelligence" sottopongono i loro dipendenti (sistematicamente o in modo occasionale), al test del "poligrafo", per verificare la loro affidabilità; sicuramente lo faceva la CIA e, almeno un tempo, lo facevano anche i nostri servizi di controspionaggio.
Il che, però, può sembrare un po' un paradosso, in quanto le stesse agenzie, addestrano i propri agenti a mentire al "poligrafo"; per cui riesce un po' difficile fidarsi dei risultati del test, essendo stato eseguito su gente che è stata appositamente addestrata ad eluderlo.
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Al riguardo, un'altra cosa erronea che si vede nei film, è la "talpa" che rimane "impassibile"  quando è sottoposta al "poligrafo", mostrando l'"aplomb" di un giocatore di poker professionista;  il che, volendo, forse potrebbe anche essere possibile, però dimostrerebbe chiaramente che il soggetto sta barando, facendo ricorso al proprio addestramento.
Un "doppiogiochista" veramente abile, invece, altera nella giusta misura le proprie reazioni fisiologiche (soprattutto il respiro):
- accentuandole durante "le domande di controllo";
- attenuandole durante "le domande pertinenti".
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Però, alla fine, tutto si riduce ad un "duello" fra due "cervelli", che si svolge per mezzo dell'utilizzo di una stessa "macchina".

LA STATISTICA
Pur non essendo io minimamente esperto in scienze statistiche, in genere sono un estimatore del metodo statistico; che, però, in questo caso ritengo quasi del tutto inapplicabile.
Ed infatti, le uniche due cose certe che si possono statisticamente asserire riguardo al "poligrafo", sono che:
- la sua attendibilità è superiore al 50%;
- la sua attendibilità è inferiore al 100%.
Nell'ambito di tale "range", vengono ipotizzate le statistiche più disparate: dal 51% al 99%.
Perche?
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Il motivo di tale incertezza statistica, scaturisce dal fatto che l'attendibilità  di un test può essere, per così dire, "verificata", soltanto se, dopo l'esecuzione di un test "positivo", l'inquisito confessa di aver mentito; e, quindi, è lui stesso a confermare che la macchina "ci aveva azzeccato"!
Ma nella maggior parte degli altri casi, in genere l'inquisito non confessa mai di aver mentito alla macchina, bensì  insiste nel'asserire di essere stato sincero:
- o perchè è effettivamente innocente;
- ovvero perchè, pur essendo colpevole, non vuole comunque finire in galera (o al cimitero, a seconda del Paese in cui si trova, e del crimine che ha commesso).
Per cui, salvo che la verità non salti fuori per altra via, nella maggior parte dei casi manca un "riscontro statistico" veramente "oggettivo" circa l'attendibilità dei test.

LA SPERIMENTAZIONE
Per ovviare a tale "debolezza" del "riscontro statistico", in alcuni Paesi si è cercato di pervenire ad una sorta di "riscontro sperimentale" dell'attendibilità dei test.
Cioè, una volta scelti i soggetti destinati all'esperimento:
- a metà dei partecipanti viene chiesto di impegnarsi una sorta di finto crimine;
- l'altra metà, invece,  deve risultare innocente;
Successivamente, i partecipanti vengono testati con il poligrafo; e il risultato, in questo caso, è oggettivamente verificabile.
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Circa quaranta anni fa, partecipai ad un esperimento del genere, il quale, però, fallì miseramente; ed infatti solo una percentuale minima venne beccata a mentire.
La qual cosa, a ben vedere, era assolutamente prevedibile!
Ed infatti, in una "simulazione", i partecipanti non rischiano in nessun caso reali conseguenze negative; per cui, quando mentono riguardo alle "domande pertinenti", le loro reazioni fisiologiche, in genere, non sono molto più accentuate di quando rispondono alle "domande di controllo".

LE ULTIME EVOLUZIONI TECNOLOGICHE DELLA "MACCHINA DELLA VERITA'".
In passato, le tecniche di "lie-detection", per smascherare le bugie, si sono basate  soprattutto su misure del comportamento; tra le quali, anche quelle dei "tempi di reazione".
Ed infatti, se l'inquisito tarda a rispondere, a prescindere da quello che poi apparirà sul grafico, è presumibile che abbia preso tempo:
- se si tratta di una domanda a risposta semplice (sì o no), per meglio controllare psicologicamente le proprie reazioni fisiologiche;
- se si tratta di una domanda a risposta complessa, oltre che per meglio controllare psicologicamente le proprie reazioni fisiologiche, anche per meglio costruire mentalmente le proprie bugie.
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Il difetto di queste tecniche è che occorre "tarare" il metodo anche con "domande-civetta": ma la risposta a queste domande presuppone che chi interroga conosca già la verità.
Se, invece, crede di saperla, ma si sbaglia, il risultato è in genere disastroso!
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Un gruppo di ricerca del Dipartimento di Psicologia Generale dell'Università di Padova ha recentemente pubblicato una ricerca che promette di risolvere il problema, e in particolare quello dell'identificazione di "false identità" (una questione portata alla ribalta dal terrorismo), attraverso appositi indicatori comportamentali.
Giuseppe Sartori, che da sempre svolge ricerche nell'ambito delle "macchine della verità", Merylin Monaro e Luciano Gamberini hanno sviluppato una nuova tecnica computerizzata basata sull'analisi delle traiettorie percorse dal mouse quando un soggetto risponde a un questionario.
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Al riguardo, ha spiegato Sartori: "Abbiamo dimostrato come l'analisi cinematica dei movimenti del mouse sia un indicatore attendibile dei processi mentali sottostanti alla elaborazione della risposta falsa quando il soggetto risponde a domande circa la sua identità. Quando un individuo mente, la traiettoria del mouse è meno lineare, più erratica e con correzioni ripetute lungo il tragitto; ed infatti, la menzogna, in breve, produce un movimento atipico del mouse, ben identificabile, che permette di classificare il soggetto come sincero o mentitore con oltre il 90% di accuratezza. La nuova metodologia è indipendente dal computer, purché sia dotato di mouse. Può essere usata anche a distanza, cioè dall'Italia si possono esaminare soggetti che si trovano in altri Paesi, come test di screening in tutte le situazioni in cui non vi è possibilità di trovare conferma oggettiva sull'identità del soggetto sotto esame."
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Sartori, però, non ha spiegato come mai tale metodo non sia applicabile ad un altro genere di domande; non riesco a capire la differenza.
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Inoltre, che tale tecnica possa essere usata anche a distanza (in modalità "discronica"), cioè per esaminare dall'Italia soggetti che si trovano in altri Paesi, questo sarebbe stato vero se tale tecnica fosse stata mantenuta segreta, invece di essere resa pubblica.
Ed infatti, essendo venuto a conoscenza di tale metodo, se io dovessi rispondere "da remoto" ad un questionario "online" di Sartori, il mouse lo userei solo per effettuare il "copia-incolla" "online" di un testo da me scritto "off line"; sempre che io abbia ben compreso come funziona il metodo di rilevazione da lui spiegato, e che questo funzioni in modalità "discronica".
Se, invece, si trattasse di questionari da compilare in modalità "sincronica", potrebbe funzionare; però non mi è ben chiaro come questo potrebbe accadere.
Infine, se si trattasse di questionari da compilare in presenza dell'esaminatore, non c'è dubbio che potrebbe funzionare ancora meglio; soprattutto se il soggetto è anche collegato ad un "poligrafo", e  se lo si scruta attentamente in "faccia" (che è la migliore "macchina della verità" del mondo, se si è capaci di "leggerla") .
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Ad ogni modo, se non "geniale", mi sembra comunque un'idea davvero "originale"!
E chissà quante alte ce ne saranno, non rese pubbliche!
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