La realtà non è come ci appare.

Aperto da iano, 03 Febbraio 2018, 23:55:56 PM

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Ipazia

La differenza tra misticare e masticare è la mistificazione del dettato naturale che obbliga anche chi mistica a masticare. Superata tale mistificazione rimane a chi mistica l'unica via di redenzione, l'unica giustificazione, nel valore che il misticare aggiunge alla masticazione. Impegno mica da poco in un universo masticante dominato dal karma - specifico e specista - di un essere nello spazio in divenire nel tempo, la cui quantistica masticante non risparmia neppure i valori e rimane lontana anni-luce * dall'apeiron-Tutto, tanto agognato, che forse solo una casta eletta di scienziati-filosofi può fargli baluginare nel profondo vuoto del suo intelletto. Detto in parole povere: leggete questo libro, è la mistica del futuro. Vi aiutera a trattare con maggiore filosofica saggezza il vostro karma nell'essere e tempo antropologici godendone, dal di fuori, nella leggerezza di una gravità azzerata, la relatività.

* Anni-luce è uno spazio espresso in tempo o un tempo espresso in spazio ? Oppure spaziotempo semplicemente ?
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

sgiombo

Citazione di: Ipazia il 09 Gennaio 2019, 07:55:38 AM
La differenza tra misticare e masticare è la mistificazione del dettato naturale che obbliga anche chi mistica a masticare. Superata tale mistificazione rimane a chi mistica l'unica via di redenzione, l'unica giustificazione, nel valore che il misticare aggiunge alla masticazione. Impegno mica da poco in un universo masticante dominato dal karma - specifico e specista - di un essere nello spazio in divenire nel tempo, la cui quantistica masticante non risparmia neppure i valori e rimane lontana anni-luce * dall'apeiron-Tutto, tanto agognato, che forse solo una casta eletta di scienziati-filosofi può fargli baluginare nel profondo vuoto del suo intelletto. Detto in parole povere
Citazione[meno male, perché quelle meno povere o più sofisticate precedenti sono per me incomprensibili]:
: leggete questo libro, è la mistica del futuro. Vi aiutera a trattare con maggiore filosofica saggezza il vostro karma nell'essere e tempo antropologici godendone, dal di fuori, nella leggerezza di una gravità azzerata, la relatività.
CitazionePer la cronaca (e per quel poco o nulla che può contare la mia opinione in proposito) segnalo che questa esortazione mi risulta molto poco convincente, dal momento che rifuggo la mistica (del passato, del presente e del futuro) e il karma non mi interessa (veramente non so nemmeno cosa sia); accolgo invece l' esortazione a una  maggiore filosofica saggezza perchè credo che non ne abbiamo mai abbastanza.


Sariputra

#32
Citazione di: sgiombo il 09 Gennaio 2019, 09:30:45 AM
Citazione di: Ipazia il 09 Gennaio 2019, 07:55:38 AMLa differenza tra misticare e masticare è la mistificazione del dettato naturale che obbliga anche chi mistica a masticare. Superata tale mistificazione rimane a chi mistica l'unica via di redenzione, l'unica giustificazione, nel valore che il misticare aggiunge alla masticazione. Impegno mica da poco in un universo masticante dominato dal karma - specifico e specista - di un essere nello spazio in divenire nel tempo, la cui quantistica masticante non risparmia neppure i valori e rimane lontana anni-luce * dall'apeiron-Tutto, tanto agognato, che forse solo una casta eletta di scienziati-filosofi può fargli baluginare nel profondo vuoto del suo intelletto. Detto in parole povere
Citazione[meno male, perché quelle meno povere o più sofisticate precedenti sono per me incomprensibili]:
: leggete questo libro, è la mistica del futuro. Vi aiutera a trattare con maggiore filosofica saggezza il vostro karma nell'essere e tempo antropologici godendone, dal di fuori, nella leggerezza di una gravità azzerata, la relatività.
CitazionePer la cronaca (e per quel poco o nulla che può contare la mia opinione in proposito) segnalo che questa esortazione mi risulta molto poco convincente, dal momento che rifuggo la mistica (del passato, del presente e del futuro) e il karma non mi interessa (veramente non so nemmeno cosa sia); accolgo invece l' esortazione a una maggiore filosofica saggezza perchè credo che non ne abbiamo mai abbastanza.

Mi associo con @Sgiombo nel definire questo tuo post un pò troppo "criptico" e di difficile decifrazione. Con atteggiamente "masticheggiante" mi riferivo alla insaziabile fame di beni materiali e di soddisfazioni sensoriali che attraggono la maggior parte dell'umanità; mentre con atteggiamente "misticheggiante" mi riferivo all'attrazione che esercita la disciplina mistica per una minimissima parte dell'umanità ( naturalmente escludendo dalla classificazione di interesse per la 'mistica' tutti quelli che se ne servono ipocritamente per nascondere il vero interesse per la 'mastica'...). Spero che così sia più comprensibile... ;D



Mistificazione =Distorsione, per lo più deliberata, della verità e realtà dei fatti, che ha come effetto la diffusione di opinioni erronee o giudizî tendenziosi .



Mistica = Esperienza interiore, attestata in tutte le forme di civiltà e soprattutto nelle varie religioni storiche (taoismo, induismo, buddismo, ebraismo, cristianesimo, islamismo), descritta come la capacità che alcuni individui hanno di cogliere un oggetto o un essere, una realtà misteriosa altra da sé, al di là delle consuete forme di conoscenza empirica o razionale: si tratta di una percezione (esperienza mistica) che il soggetto avverte come contatto con l'oggetto fino a trasfondersi, trasformarsi e identificarsi con esso. Proprio per il suo carattere individuale e fuori dal normale esercizio delle facoltà logiche e razionali, l'esperienza mistica può essere trascritta solo in termini metaforici, simbolici, allusivi.



Da quel che capisco tu tendi, relativamente al masticare-misticare, a equiparare i due termini. 

Mi fermo qui perché siamo molto fuori tema della presente discussione... :)

Ciao
Sulla strada del bosco
Una ragazza in lacrime
Trattiene rondini nei capelli.

sgiombo

Citazione di: Apeiron il 08 Gennaio 2019, 22:55:06 PM
Risposta a sgiombo:

Citazione- realtà cogitativa: enti ed eventi reali unicamente in quanto "contenuti di considerazione teorica, di pensiero" (esempoio: l' ippogrifo; che mi porta tanta nostalgia del buon Maral col quale ne abbiamo discusso interminabilmente; dopo essere arrivati quasi alla nausea, ora rimpiango queste discussioni e spero di risentire al più presto questo interlocutore dalla correttezza veramente esemplare);

Questo livello di realtà io lo includo nei fenomeni mentali.

Non mi metto a 'discutere' il tuo sistema ontologico, altrimenti la discussione non finisce più  ;D
Piuttosto, mi limito ad osservare che trovo la tua assunzione su come deve essere la 'res extensa' troppo restrittiva. Infatti, quello che sto proponendo io è che ci sia un'altra classe di 'fenomeni materiali' data dagli oggetti quantistici. Questi 'oggetti' non sono caratterizzati da avere valori delle grandezze quantitative definite ma da potenzialità di avere valori di grandezze quantitative definiti. Mentre, la sedia nella mia stanza ha una posizione ben definita, un oggetto quantistico ha una potenzialità di avere una posizione (faccio notare che questa è una idea che ho esplorato recentemente...e di dà il caso che è abbastanza minoritaria. Tuttavia, idee simili si trovano - ho letto - nel pensiero di Popper, Margenau, Heisenberg...quindi almeno non sono l'unico  ;D ).
Citazione
(Te lo aspetterai, dal momento che ho sempre affermato di seguire, in quanto razionalistiche, le minoritarie interpretazioni "indeterministiche epistemiche-deterministiche ontologiche" della MQ, ma non posso che affermare che):

Se gli oggetti quantistici di cui parli non sono caratterizzati da avere [reali] valori delle grandezze quantitative definite ma da potenzialitàdi avere valori di grandezze quantitative definiti, allora non vedo in cosa potrebbero differenziarsi da quelli che (e qui concordo) chiami "fenomeni mentali": sono reali unicamente in quanto pensieri del fatto che se si danno determinate circostanze accadono determinati eventi (e se non si danno non accade nulla di reale oltre a tali pensieri), questa é l' unico loro modo ("cogitativo") di essere reali.

Anche la sedia, se mi trovo in un' altra stanza e so che qualcuno può averla spostata, non ha nei miei pensieri su di essa una posizione definita.





Personalmente, ritengo che tu fai una distinzione troppo grossa tra i due casi. Non è vero che 'libero arbitrio=caos'. Quello che un teorico del libero arbitrio ti direbbe è che siamo certamente influenzati da diversi fattori - esterni ed 'interni' - nelle nostre scelte ma, comunque, un po' di 'autonomia' la abbiamo (anche perché il 'libero arbitrio', secondo me, è una realtà della mente e non della materia - siccome, però, accetto che mente e materia interagiscono (so che violo la 'chiusura causale'...), questa 'autonomia' influenza anche i fenomeni materiali ). Certamente, non puoi mettere questo concetto in un'equazione matematica predittiva. Ma questo non significa che sia 'caos'. Se vuoi, è una forma di determinismo 'debole'.
Ad ogni modo, siccome io non vedo una vera 'evidenza' che non ci sia questa autonomia di cui parlo, negarla per me significa dire che sono in preda ad una 'illusione': ovvero che è vero che sembra che ci sia una limitata 'autonomia' ma, in realtà, è falso. Chiaro che, negare l'esistenza del divenire è ben di più che negare il libero arbitrio. Però, per esempio, che ci sia questa autonomia mi sembra una cosa vera (e, in realtà, se non erro molti deterministi parlano dell'illusione del libero arbitrio...quindi che ci sia almeno l'illusione, mi pare che non sono certo il solo a pensarlo  ;) ).
Citazione
Per me la violazione della chiusura causale del mondo fisico é incompatibile con la sua inconoscibilità scientifica: questa é l' evidenza di cui disponiamo; dunque, poiché credo alla conoscenza scientifica, ritengo la coscienza e in particolare il pensiero non interagente con la materia).

Concordo che non sia caos ma divenire ordinato, ma per me il determinismo "debole" (ovvero indeterminismo "debole", a seconda dei gusti) non é che indeterminismo dei singoli eventi e determinismo delle proporzioni fra i casi alternativi dei singoli eventi.
Ma che ci sia l' illusione del libero arbitrio (che non so chi potrebbe negare) significa che in realtà il libero arbitrio non é reale, e considerandolo tale si crede il falso.






Nel caso dell'illusione del tempo...'illusione' significa, in pratica, valutazione sbagliata. A livello provvisorio, si può ancora parlare di 'presente', 'passato' e 'futuro'. Infatti, noi percepiamo i fenomeni nel 'flusso del tempo'. Questo ci suggerisce che la realtà sia nello 'spazio' e nel 'tempo'. Se, invece, noi diciamo che la realtà è il 'blocco' quadri-dimensionale, dobbiamo ammettere che 'spazio' e 'tempo' non sono reali ma sono illusori.

Caso analogo: se io sogno che vado a New York, al risveglio so che non sono in realtà mai andato a New York. Ciò, tuttavia, non significa che il sogno era qualcosa di completamente irreale.
Lo stesso viene detto nel caso dell'illusione del divenire. In realtà non c'è il divenire. Però, lo si prende, per errore come reale. Così come durante un sogno prendiamo per reale quanto 'avviene' nel sogno (anche se nel sogno, in un senso importante, nulla accade).
Citazione
Le caratteristiche della realtà considerabili astrattamente del pensiero non sono illusorie ma reali.
Come il colore rosso che astraggo col pensiero da una reale palla rossa (distinguendolo dalla sua forma e dal suo volume é realissimo (non é che la palla realmente non ha colore), così lo é anche il tempo che astraggo col pensiero dal 'blocco' quadri-dimensionale.

La confusione fra illusione e realtà dell' illusione é antichissima (risale almeno a Parmenide e percorre riaffiorando spesso come un fiume carsico, tutta la storia della filosofia.
Ma resta una confusione, un errore, una pretesa falsa.

Però a questo punto non riesco più a capire se pensi che il tempo esista (realmente), come hai ripetutamente affermato, o no, dal momento che ora neghi (la realtà de-) il divenire.

(nell' intervento #3:Sulla posizione di Carlo Rovelli, secondo cui il 'tempo non esiste a livello fondamentale', credo di dissentire. Anche se, probabilmente, è vero che il tempo non può essere considerato una dimensione fisica separata dal mutamento - è anche vero che se si toglie il tempo dalle equazioni abbiamo una realtà a-dinamica (...)
Dunque, se accettiamo che la dinamica è una 'vera' proprietà della Natura e non solo apparente, dobbiamo, secondo me, introdurre il concetto di 'tempo'. Rovelli suggerisce che in assenza della coordinata 't', è comunque possibile parlare di 'mutamento', di 'cambiamento', di 'eventi', di 'processi' e così via. Personalmente, ho problemi con questa sua opinione. Come, infatti, è possibile trattare come reale il 'cambiamento' in una realtà dove il tempo scompare? Per non appesantire evito altre citazioni dal #5).






CitazioneEppure, la gravità, nella Relatività Generale, è legata alla curvatura dello spazio-tempo. Il che per me significa semplicemente che lo spazio-tempo è qualcosa di reale, ovvero che le tre dimensioni spaziali non si possono considerare senza tener conto dei loro rapporti con la dimensione temporali, contrariamente a quanto "superficialmente" appare; ma la realtà é una sola, sempre quella, anche se appare più veracemente come diveniente nello spazio-tempo integralmente inteso.

ma se lo spazio-tempo è reale dobbiamo ammettere che tutto lo spazio-tempo è reale, non solo quello che stiamo sperimentando ora, nel presente. Nella Relatività Generale, lo spazio-tempo è definito come l'insieme di tutti gli eventi, ovvero tutti i punti dello spazio e tutti i momenti.
Citazione
In questo non vedo alcun problema: nel pensiero (anche la teoria della R G é pensiero) si può considerare istantaneamente la totalità dello spazio-tempo, ma ciò non significa certo che l' istantaneità dello spazio-tempo in toto sia reale.





Cosa ne pensi però della formulazione nella Risposta 12?
Citazione
Francamente non ho colto differenze (per questo non vi avevo esplicitamente risposto).




Citazione
In che senso il tempo non possa essere una dimensione, nell' ambito quadridimensionale (per lo meno) dello spaziotempo, proprio non lo capisco.

Per Newton non era così ovvio  ;D e fino ad Einstein tutti erano convinti che il tempo fosse una sorta di 'entità' indipendente  ;D

Lo spazio-tempo, invece, se si prende molto sul serio la Relatività Generale sembrerebbe una vera e propria 'identità' che addirittura 'interagisce' con le masse (la curvatura dello spazio-tempo accelera le masse - le masse incurvano lo spazio-tempo...non a caso c'è anche una dilatazione dei tempi gravitazionale, per esempio!)  ;D
Citazione
Però in che senso il tempo non possa essere una dimensione nell' ambito quadridimensionale dinamico, interagente con le masse, dello spazio-tempo continuo a non capirlo.

E cosa potrebbe mai dilatarsi se non una dimensione?




CitazioneNon mi pare Che nello spazio-tempo non ci sia divenire, dal momento che le sue curvature non sono fisse ma mutano; o no?

Ma non dicevi poco sopra che Il 'flusso del tempo' è una realtà?

Evidentemente la potenziale spiegazione sta nelle virgolette; ma per ora, senza spiegazione di ciò in cui consiste l' improprietà dell' espressione, non posso non intenderla come un aspetto (misurabile, anche se variabilmente -ma in maniera determinata!- al variare dei riferimenti inerziali) del mutamento ordinato o "divenire" della natura.


Il mutamento di una curvatura spazio-temporale sarebbe un evento temporale, giusto?  :)
Come fa a variare il continuum che unisce le tre dimensioni spaziali e la dimensione temporale? :) Se il tempo è incluso nello spazio-tempo, come posso parlare di mutamento dello spazio-tempo?

Vedi il paradosso?  ;) (ovviamente, il paradosso si crea se intendi lo spazio-tempo come qualcosa di totalmente reale, per così dire...)
Citazione
Francamente no.
Non vedo alcun problema a parlare di mutamento dello spazio-tempo per il fatto del variare del continuum che unisce le tre dimensioni spaziali e la dimensione temporale.

Scusami, ma non posso trattenermi dal rilevare che il concetto di "qualcosa di [non] totalmente reale, per così dire" é per me dello stesso genere di quello del "Dio uno e trino, onnipotente, infinitamente buono e coesistente col male".





sgiombo

Citazione di: Apeiron il 08 Gennaio 2019, 23:30:03 PM
Citazione
APEIRON
Il mutamento di una curvatura spazio-temporale sarebbe un evento temporale, giusto?  
Come fa a variare il continuum che unisce le tre dimensioni spaziali e la dimensione temporale? Se il tempo è incluso nello spazio-tempo, come posso parlare di mutamento dello spazio-tempo?

Vedi il paradosso?   (ovviamente, il paradosso si crea se intendi lo spazio-tempo come qualcosa di totalmente reale, per così dire...)

Qui intendevo dire che se uno ritiene che lo spazio-tempo è 'totalmente reale' allora, chiaramente, non ci può essere un vero 'cambiamento' (ovvero se si ritiene reale tutto lo spazio-tempo...)... tuttavia, l'universo-blocco non è l'unica interpretazione possibile della Relatività anche se si ritiene che lo spazio-tempo sia qualcosa di fisico.

In pratica sgiombo alla prima domanda si può rispondere 'sì' o 'no' a seconda di quanto si prende seriamente l'analogia del tempo come dimensione spaziale. Se la si prende molto seriamente non ci può essere divenire (ma questo lo si capisce anche senza necessariamente tirare in ballo la curvatura)... :)
Incomprensione totale da parte mia: perchè mai se uno ritiene che lo spazio-tempo è 'totalmente reale' allora, chiaramente, non ci può essere un vero 'cambiamento' (ovvero se si ritiene reale tutto lo spazio-tempo...)?
La totalità comprende e non nega il prima-inqualcheluogo e il dopo-inqualcheluogo, esattamente come il sempre-intuttiiluoghi.

Ipazia

#35
Citazione di: sgiombo il 09 Gennaio 2019, 10:44:14 AM
Incomprensione totale da parte mia: perchè mai se uno ritiene che lo spazio-tempo è 'totalmente reale' allora, chiaramente, non ci può essere un vero 'cambiamento' (ovvero se si ritiene reale tutto lo spazio-tempo...)?
La totalità comprende e non nega il prima-inqualcheluogo e il dopo-inqualcheluogo, esattamente come il sempre-intuttiiluoghi.

Il punto della questione è che una particella, una galassia e un vivente sul pianeta terra esperiscono tempo e spazio in maniera completamente diversa. Basta un mutamento di ordine gravitazionale per modificare il tempo degli orologi, probabilmente anche biologici, e cambiare lo spazio esperito nel movimento anche di un umano. La scienza corrisponde all'esperienza mistica di vedere la realtà al di là di come ci appare e nel far ciò fornisce gli strumenti ontologici per sconfiggere qualsiasi misticismo illusionale. A te che ci capisci qualcosa di scienza consiglio vivamente di leggere questo libro perchè permette di fare il punto della ricerca scientifica di punta senza la necessità di possedere il sapere matematico richiesto a chi la fa. Lo scienziato filosofo è chi sa tradurre il sapere specialistico in sapere universale. Per questo è lui il signore del futuro. Se non vuoi chiamarlo mistico, chiamalo come vuoi. Ma se non vuoi confrontarti con la trascendenza umana, sarà la trascendenza inumana a dilagare. Perchè la natura, e la quantistica lo ha riaffermato, aborre il vuoto.
.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

sgiombo

Citazione di: Ipazia il 09 Gennaio 2019, 11:04:29 AM
Citazione di: sgiombo il 09 Gennaio 2019, 10:44:14 AM
Incomprensione totale da parte mia: perchè mai se uno ritiene che lo spazio-tempo è 'totalmente reale' allora, chiaramente, non ci può essere un vero 'cambiamento' (ovvero se si ritiene reale tutto lo spazio-tempo...)?
La totalità comprende e non nega il prima-inqualcheluogo e il dopo-inqualcheluogo, esattamente come il sempre-intuttiiluoghi.

Il punto della questione è che una particella, una galassia e un vivente sul pianeta terra esperiscono tempo e spazio in maniera completamente diversa. Basta un mutamento di ordine gravitazionale per modificare il tempo degli orologi, probabilmente anche biologici, e cambiare lo spazio esperito nel movimento anche di un umano.
Citazione
Salvo il "completamente", concordo (in maniera di fatto per lo meno quasi sempre a noi percettibile solo attraverso sofisticatissimi strumenti: conseguentemente pratiche assai scarse, ma amo la teoria).

Ma mi sembra che quanto qui affermi, lungi dal negare la realtà del tempo, casomai la confermi (qui mi rivolgo più ad Apeiron, che trovo un po' ambiguo in proposito, che non a te che se non sbaglio non neghi la realtà del tempo ma ne affermi la relatività:Il precipitato filosofico della fisica moderna è l'inesistenza di una dimensione assoluta del tempo", #13).







La scienza corrisponde all'esperienza mistica di vedere la realtà al di là di come ci appare e nel far ciò fornisce gli strumenti ontologici per sconfiggere qualsiasi misticismo illusionale. A te che ci capisci qualcosa di scienza consiglio vivamente di leggere questo libro perchè permette di fare il punto della ricerca scientifica di punta senza la necessità di possedere il sapere matematico richiesto a chi la fa. Lo scienziato filosofo è chi sa tradurre il sapere specialistico in sapere universale. Per questo è lui il signore del futuro. Se non vuoi chiamarlo mistico, chiamalo come vuoi. Ma se non vuoi confrontarti con la trascendenza umana, sarà la trascendenza inumana a dilagare. Perchè la natura, e la quantistica lo ha riaffermato, aborre il vuoto.
Citazione
Da filosofo (naif) aspiro più che a qualsiasi altra cosa a confrontarmi con la realtà (trascendente, se c'é e ammesso che ossa averne accesso, e no).

Le mie convinzioni sui rapporti fra scienza e filosofia differiscono dalle tue.
Per esempio nego che la filosofia possa essere limitata a sapere specialistico tradotto (ammesso che lo si possa fare) in sapere universale (ma casomai credo sia sapere universale che non può ignorare -e "inquadrare"- ma necessita di conoscere almeno in buona misura vari importanti saperi specialistici).

Avendo compreso che il temine "mistico" lo impiegavi e impieghi in senso metaforico (infatti lo dici "non illusionale"), penso proprio che leggerò il libro in questione, come suggerisci (grazie per la segnalazione; anche a Iano che ha iniziato la discussione, ovviamente).


Ipazia

Citazione di: sgiombo il 09 Gennaio 2019, 12:20:07 PM
Citazione di: Ipazia il 09 Gennaio 2019, 11:04:29 AM
Il punto della questione è che una particella, una galassia e un vivente sul pianeta terra esperiscono tempo e spazio in maniera completamente diversa. Basta un mutamento di ordine gravitazionale per modificare il tempo degli orologi, probabilmente anche biologici, e cambiare lo spazio esperito nel movimento anche di un umano.
Salvo il "completamente", concordo (in maniera di fatto per lo meno quasi sempre a noi percettibile solo attraverso sofisticatissimi strumenti: conseguentemente pratiche assai scarse, ma amo la teoria).

E' il destino antropologico. Mica la natura ti regala la facoltà di averne coscienza. Lei ha fatto la sua parte, ora tocca a noi. E siamo ancora così barbari, troppo barbari.

Citazione di: sgiombo il 09 Gennaio 2019, 12:20:07 PM
Ma mi sembra che quanto qui affermi, lungi dal negare la realtà del tempo, casomai la confermi (qui mi rivolgo più ad Apeiron, che trovo un po' ambiguo in proposito, che non a te che se non sbaglio non neghi la realtà del tempo ma ne affermi la relatività: Il precipitato filosofico della fisica moderna è l'inesistenza di una dimensione assoluta del tempo"

Certo non lo nego nella sua relatività, ma anzi lo valorizzo: se esiste un campo del vivente, il divenire temporale è il suo quanto fondamentale. In esso si svolge la saga evoluzionista che alla fine ha prodotto una sua (imperfetta, ma perfettibile) autocoscienza. Hegel alla grande, direi. Senza togliere il dovuto ad Eraclito. E a Democrito, che anche se non aveva studiato Planck, aveva intuito la natura granulare, discreta, del reale. Che si accompagna coerentemente con la finitudine dell'infinito reale. Non so se questa cosa farà felice il nostro Apeiron, ma penso che anche quello di Anassimandro, dovendo riscuotere i debiti, alla fine si sarebbe stancato di un debito infinito. I nostri debiti col sapere vanno dal (in)finitamente piccolo al (in)finitamente grande. E non abbiamo nient'altro che la scienza per poterlo saldare. Intesa, al netto di ogni specialismo, come teoria del Tutto. Con la quale siamo tornati alla pietra filosofale. Materica, ma capace di riempire di senso (trascendentale) il nostro esserci nel nostro tempo.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
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Apeiron

#38
@Sgiombo,

Ti rispondo, oggi, alla parte dello spazio-tempo in Relatività.

Se prendi molto seriamente l'analogia del tempo come dimensione spaziale aggiuntiva, questo significa che lo spazio-tempo lo si deve visualizzare come uno spazio di quattro dimensioni anziché 3. Dunque, la variazione della coordinata temporale NON è praticamente considerabile diversa da una variazione della coordinata spaziale. Ovvero, quelli che vengono definiti istanti sono da considerare alla stregua di punti spaziali.

In altre parole, se ci fosse solo lo spazio tridimensionale senza il tempo, lo spazio sarebbe immutabile. Ciononostante, sarebbe composto da punti distinguibili a cui posso associare tre coordinate (una per ogni dimensione). Se considero due punti diversi, P e Q, questi avranno almeno una delle tre coordinate diverse.
A questo punto chi prende molto sul serio l'analogia del 'tempo come dimensione spaziale', vede lo spazio-tempo come uno spazio quadridimensionale. Questa volta i punti hanno quattro coordinate. Tempi diversi corrispondono a valori diversi della coordinata temporale.
Chiaramente, lo spazio quadri-dimensionale è immutabile e contiene tutti i punti di questo spazio di quattro dimensioni.

(inoltre, è proprio quando l'analogia viene presa troppo seriamente che si cominciano a ritenere possibili i 'viaggi nel passato'...d'altronde, secondo me, i 'viaggi nel passato' implicherebbero proprio che il divenire è illusorio...)

Ti risponderò il prima possibile sul resto con l'eccezione di una cosa che interessa, forse, anche ad @Ipazia:

La contesa sullo 'svanimento' della variabile 't' è da considerarsi in questi termini. In alcune teorie di gravità quantistica, da quanto ho capito, nelle equazioni non interviene più la variabile 't', ovvero la coordinata temporale. Quindi, queste equazioni sono indipendenti dal tempo o stazionarie. In queste equazioni, perciò, non ci sono termini che mostrano una dipendenza dal tempo.

Mi sembra che per alcuni, tra cui Rovelli, questo significa che, a livello fondamentale il tempo è da pensarsi come legato al mutamento. Ovvero, che in assenza di processi fisici, il 'tempo' non esiste - piuttosto il tempo rimane come misura nostra del mutamento (ovvero, il mutamento è reale). Per altri, tra cui Smolin (con cui non concordo su altre cose legate alla questione del tempo), questo significa che, a livello fondamentale non c'è mutamento. Questo (sempre da quello che ho capito io) perché se vi è il mutamento come qualcosa di 'reale', allora deve essere sempre possibile introdurre una coordinata temporale che descriva il mutamento. In altre parole, per loro, ogni mutamento da uno stato A ad uno stato B può essere 'descritto' introducendo una variabile temporale e, quindi, rimuovere la variabile temporale dalle equazioni significa che anche il mutamento non può più essere reale.

@Ipazia (forse anche a @sgiombo interessa),

non ho nulla contro la grandezza attribuita a Democrito. Riconosco che la sua intuizione della 'granularità' della materia era corretta (idem per Leucippo, Epicuro ecc). Ma sarei molto cauto a prendere troppo seriamente il paragone tra le particelle quantistiche con gli atomi di Democrito (le quali possono considerarsi effettivamente analoghe alle particelle della teoria di de Broglie-Bohm, con l'importante differenza che quest'ultima prevede però anche la non-località...). Gli atomi (gli 'esseri') di Democrito sono indistruttibili e, addirittura, immutabili (la loro esistenza perciò è non contingente). Si muovono nello spazio vuoto ('non essere'). Le particelle quantistiche sono anche loro considerabili 'grani' (o 'quanti') ma al tempo stesso a meno che non si accetta l'interpretazione di de Broglie-Bohm (dBB) le loro caratteristiche sono ben diverse. Inoltre, tutte le particelle subatomiche sono tutte, almeno in linea di principio, distruttibili e quindi contingenti (non so come questo 'fatto' della 'distruttibilità' venga 'tradotto' nelle estensioni della dBB).
Ad ogni modo, è anche vero che teorie atomiche esistevano ad esempio anche in India, ma, in genere, Democrito viene visto, spesso, come l'unico ad avere pensato agli atomi nell'antichità (Platone proporrà anche lui la sua versione della teoria atomica, apprezzata, ad esempio, da Heisenberg. Si dà il caso che, sfortunatamente, Diogene Laerzio ci dice che Platone non sembra aver dato il giusto 'riconoscimento' a Democrito, per usare un eufemismo, vero sgiombo  ;D )

D'altro canto, nessuno più dei Platonici e dei Pitagorici (ma anche Aristotele...) ha dato importanza all'applicazione della matematica nello studio della Natura (forse hanno 'esagerato', ma ritengo impressionante l'intuizione...). E, a differenza di quanto dice Feynman (secondo cui la scoperta più importante era la teoria atomica), e, invece, come Wigner (che scrisse un articolo sulla 'irragionevole efficacia della matematica nelle scienze naturali') ritengo che la scienza in generale, ma principalmente la fisica, si fonda proprio sull'intuizione Pitagorico-Platonica che la matematica può essere applicata allo studio della Natura per ottenere conoscenza. Quindi, per quanto mi riguarda, anche se Democrito ha correttamente intuito la 'granularità' della materia, altri hanno capito l'importanza dell'applicazione della matematica. Sempre, per quanto mi riguarda, ritengo più vicina la 'visione del mondo' pitagorico-platonica alla attuale comprensione del mondo Naturale rispetto a quella democritea.
Ma, ovviamente, questa è solo la mia (profondamente errata?) opinione. Altri dissentono profondamente da me.

Ciao!
"[C]hi non pensa di trovarsi nell'indigenza non può desiderare quello di cui non pensa di aver bisogno" (Diotima - Simposio, Platone)

sgiombo

Citazione di: Ipazia il 09 Gennaio 2019, 13:57:10 PM

Citazione di: sgiombo il 09 Gennaio 2019, 12:20:07 PM
Ma mi sembra che quanto qui affermi, lungi dal negare la realtà del tempo, casomai la confermi (qui mi rivolgo più ad Apeiron, che trovo un po' ambiguo in proposito, che non a te che se non sbaglio non neghi la realtà del tempo ma ne affermi la relatività: Il precipitato filosofico della fisica moderna è l'inesistenza di una dimensione assoluta del tempo"


Certo non lo nego nella sua relatività, ma anzi lo valorizzo: se esiste un campo del vivente, il divenire temporale è il suo quanto fondamentale. In esso si svolge la saga evoluzionista che alla fine ha prodotto una sua (imperfetta, ma perfettibile) autocoscienza. Hegel alla grande, direi. Senza togliere il dovuto ad Eraclito. E a Democrito, che anche se non aveva studiato Planck, aveva intuito la natura granulare, discreta, del reale. Che si accompagna coerentemente con la finitudine dell'infinito reale. Non so se questa cosa farà felice il nostro Apeiron, ma penso che anche quello di Anassimandro, dovendo riscuotere i debiti, alla fine si sarebbe stancato di un debito infinito. I nostri debiti col sapere vanno dal (in)finitamente piccolo al (in)finitamente grande. E non abbiamo nient'altro che la scienza per poterlo saldare. Intesa, al netto di ogni specialismo, come teoria del Tutto. Con la quale siamo tornati alla pietra filosofale. Materica, ma capace di riempire di senso (trascendentale) il nostro esserci nel nostro tempo.

Seguendo le mie inclinazioni sono sempre qui a fare come al solito il pignolissimo rompiballe, sorvolando su ciò con cui concordo per precisare i persistenti motivi di dissenso (ovviamente non nell ' ingenua speranza di superarli, se non in parte, ma perché credo sia utile e interessante conoscere al meglio e prendere in considerazione le convenzioni degli altri; che in fondo credo sia "lo spirito" del forum).
"Detto ciò", come son soliti affermare ipocritamente i politicanti alla più o meno fondata ricerca di captatio benevolentiae (contrariamente a me), mi sembra di capire che qui, come fai spesso mettendomi in una certa difficoltà di comprensione, intendi il "campo del vivente" di cui parli metaforicamente: é altra cosa dei campi come intesi dalla fisica.
 
L' ho già scritto più volte e mi scuso dell' ulteriore ripetizione, ma secondo me l' evoluzione biologica si svolge tutta all' interno del mondo materiale naturale (e per questo in linea teorica, di principio é "perfettamente" riducibile alla fisica-chimica) e per essa l' esistenza (o meno) delle esperienze fenomeniche coscienti (che sono ben altre cose dai cervelli, anche se con essi necessariamente coesistenti) é del tutto irrilevante.
Se gli animali (e le piante, per chi ci crede), nella loro totalità o in parte, non fossero che meri aggregati di macro- e micro- molecole in sospensione acquosa (complessi fin che si vuole) a cui non "si accompagnasse" (o meglio: in corrispondenza di determinati eventi fisiologici dei quali non fosse reale; come invece credo accada nel caso di molte specie di animali) esperienza cosciente, tutto sarebbe accaduto e accadrebbe nel mondo fisico materiale, e dunque anche biologico, esattamente così come é accaduto e accade.
Non sono un sostenitore dell' epifenomenismo, ma per dare un' idea delle mie convinzioni posso dire che per certi aspetti sono affini al' epifenomenismo stesso, secondo il quale "il pensiero si aggiunge alla materia -cerebrale- come il fischio della locomotiva sia aggiunge alla corsa del treno" (Huxley), e cioé senza influenzarla minimamente, in maniera del tutto irrilevante: per quel che riguarda la corsa del treno é come se non ci fosse affatto (qui ovviamente si tratta di una metafora esplicativa e sarebbe del tutto fuori luogo considerare i minimi effetti fisici delle onde sonore sul convoglio). La differenza sta nel fatto che secondo me materia e coscienza (e in particolare pensiero) sono del tutto parimenti fenomeniche: l' una, per il fatto di essere (postulabile essere) intersoggettiva mentre l' altro no (potendo essere soltanto meramente soggettivo), non ne é per niente più reale.
 
Inoltre secondo me la geniale intuizione dei filosofi atomisti antichi che la materia é costituita da entità granulari finite "piene" e da "vuoto" non implica necessariamente la finitezza temporospaziale dell' universo fisico.
 
Il mio dissenso é poi totale con la tua conclusione di questo intervento, dal momento che secondo me I nostri debiti col sapere eccedono non poco l' (in)finitamente piccolo e 'l (in)finitamente grande del mondo materiale naturale, in quanto esiste e ci é (pur essa limitatamente, com' é ovvio) conoscibile anche la res cogitans, non eliminabile, non riducibile a-, non emergente da-, non sopravveniente a -la materia (res extensa) .
E inoltre per me non abbiamo solamente la scienza per poterlo saldare, ma per fortuna anche la filosofia; senza la quale la scienza non ha fondamento, nel senso letterale che solo una critica filosofica razionale (e non un' adesione tout court, non giustificata razionalmente, ovvero acritica) può ricercarne e se fortunata individuarne e valutarne limiti, condizioni di validità senso, "portata teorica" (contrariamente alla "portata pratica", al fatto che "funziona", che mi pare evidente di per sé, non necessitante di fondamento critico razionale; ovviamente intendo "necessitante" unicamente per chi senta la soggettiva, arbitraria esigenza, che non pretendo debba essere universalmente diffusa, di sottoporre a "spietata" critica razionale ogni sua credenza).
E questo evidentemente anche Intendendo la scienza, al netto di ogni specialismo, come teoria del Tutto [tutto il solo mondo fenomenico materiale, che per me non esaurisce il reale].

sgiombo

Citazione di: Apeiron il 09 Gennaio 2019, 18:00:17 PM
@Sgiombo,

Ti rispondo, oggi, alla parte dello spazio-tempo in Relatività.

Se prendi molto seriamente l'analogia del tempo come dimensione spaziale aggiuntiva, questo significa che lo spazio-tempo lo si deve visualizzare come uno spazio di quattro dimensioni anziché 3. Dunque, la variazione della coordinata temporale NON è praticamente considerabile diversa da una variazione della coordinata spaziale. Ovvero, quelli che vengono definiti istanti sono da considerare alla stregua di punti spaziali.
Citazione
Perché "uno spazio" con quattro dimensioni spaziali" e non "lo spaziotempo" con tre dimensioni spaziali e una temporale?

Com' é arcinoto (e meno universalmente bene inteso), esistono teorie che considerano spazi con più di tre dimensioni; dunque evidentemente lo spaziotempo della relatività speciale (se non mi inganno) con quattro dimensioni in tutto é diverso dalle quattro dimensioni spaziali di uno spazio (considerate astraendo da quella temporale) a cinque dimensioni complessive di cui quattro spaziali.



In altre parole, se ci fosse solo lo spazio tridimensionale senza il tempo, lo spazio sarebbe immutabile. Ciononostante, sarebbe composto da punti distinguibili a cui posso associare tre coordinate (una per ogni dimensione). Se considero due punti diversi, P e Q, questi avranno almeno una delle tre coordinate diverse.
A questo punto chi prende molto sul serio l'analogia del 'tempo come dimensione spaziale', vede lo spazio-tempo come uno spazio quadridimensionale. Questa volta i punti hanno quattro coordinate. Tempi diversi corrispondono a valori diversi della coordinata temporale.
Citazione
Per far comprendere il mio dissenso penso basti l' evidenziazione in grassetto.




Chiaramente, lo spazio quadri-dimensionale è immutabile e contiene tutti i punti di questo spazio di quattro dimensioni.
CitazioneSecondo me può essere inteso come "immutabile" unicamente nel senso che contiene in sé tutto il mutamento (reale) e fuori di esso, oltre ad esso non si dà mutamento alcuno e dunque né dimensione saziale né temporale alcuna.




(inoltre, è proprio quando l'analogia viene presa troppo seriamente che si cominciano a ritenere possibili i 'viaggi nel passato'...d'altronde, secondo me, i 'viaggi nel passato' implicherebbero proprio che il divenire è illusorio...)
Citazione
Eviterei di sbandare verso elucubrazioni irrazionalistiche.




Ti risponderò il prima possibile sul resto con l'eccezione di una cosa che interessa, forse, anche ad @Ipazia:

La contesa sullo 'svanimento' della variabile 't' è da considerarsi in questi termini. In alcune teorie di gravità quantistica, da quanto ho capito, nelle equazioni non interviene più la variabile 't', ovvero la coordinata temporale. Quindi, queste equazioni sono indipendenti dal tempo o stazionarie. In queste equazioni, perciò, non ci sono termini che mostrano una dipendenza dal tempo.

Mi sembra che per alcuni, tra cui Rovelli, questo significa che, a livello fondamentale il tempo è da pensarsi come legato al mutamento. Ovvero, che in assenza di processi fisici, il 'tempo' non esiste - piuttosto il tempo rimane come misura nostra del mutamento (ovvero, il mutamento è reale). Per altri, tra cui Smolin (con cui non concordo su altre cose legate alla questione del tempo), questo significa che, a livello fondamentale non c'è mutamento. Questo (sempre da quello che ho capito io) perché se vi è il mutamento come qualcosa di 'reale', allora deve essere sempre possibile introdurre una coordinata temporale che descriva il mutamento. In altre parole, per loro, ogni mutamento da uno stato A ad uno stato B può essere 'descritto' introducendo una variabile temporale e, quindi, rimuovere la variabile temporale dalle equazioni significa che anche il mutamento non può più essere reale.
Citazione
(Riseco a comprendere solo con l' aggiunta della precisazione) per quanto riguarda (limitatamente a) quelle "fette" di realtà considerate astrattamente dal resto (prescindendo dal resto nell' ambito del pensiero) nelle quali non si ha mutamento.




@Ipazia (forse anche a @sgiombo interessa),

non ho nulla contro la grandezza attribuita a Democrito. Riconosco che la sua intuizione della 'granularità' della materia era corretta (idem per Leucippo, Epicuro ecc). Ma sarei molto cauto a prendere troppo seriamente il paragone tra le particelle quantistiche con gli atomi di Democrito (le quali possono considerarsi effettivamente analoghe alle particelle della teoria di de Broglie-Bohm, con l'importante differenza che quest'ultima prevede però anche la non-località...). Gli atomi (gli 'esseri') di Democrito sono indistruttibili e, addirittura, immutabili (la loro esistenza perciò è non contingente). Si muovono nello spazio vuoto ('non essere'). Le particelle quantistiche sono anche loro considerabili 'grani' (o 'quanti') ma al tempo stesso a meno che non si accetta l'interpretazione di de Broglie-Bohm (dBB) le loro caratteristiche sono ben diverse. Inoltre, tutte le particelle subatomiche sono tutte, almeno in linea di principio, distruttibili e quindi contingenti (non so come questo 'fatto' della 'distruttibilità' venga 'tradotto' nelle estensioni della dBB).
Ad ogni modo, è anche vero che teorie atomiche esistevano ad esempio anche in India, ma, in genere, Democrito viene visto, spesso, come l'unico ad avere pensato agli atomi nell'antichità (Platone proporrà anche lui la sua versione della teoria atomica, apprezzata, ad esempio, da Heisenberg. Si dà il caso che, sfortunatamente, Diogene Laerzio ci dice che Platone non sembra aver dato il giusto 'riconoscimento' a Democrito, per usare un eufemismo, vero sgiombo  ;D )

D'altro canto, nessuno più dei Platonici e dei Pitagorici (ma anche Aristotele...) ha dato importanza all'applicazione della matematica nello studio della Natura (forse hanno 'esagerato', ma ritengo impressionante l'intuizione...). E, a differenza di quanto dice Feynman (secondo cui la scoperta più importante era la teoria atomica), e, invece, come Wigner (che scrisse un articolo sulla 'irragionevole efficacia della matematica nelle scienze naturali') ritengo che la scienza in generale, ma principalmente la fisica, si fonda proprio sull'intuizione Pitagorico-Platonica che la matematica può essere applicata allo studio della Natura per ottenere conoscenza. Quindi, per quanto mi riguarda, anche se Democrito ha correttamente intuito la 'granularità' della materia, altri hanno capito l'importanza dell'applicazione della matematica. Sempre, per quanto mi riguarda, ritengo più vicina la 'visione del mondo' pitagorico-platonica alla attuale comprensione del mondo Naturale rispetto a quella democritea.
Ma, ovviamente, questa è solo la mia (profondamente errata?) opinione. Altri dissentono profondamente da me.

Ciao!
Citazione
Personalmente trovo geniale (e filosoficamente di interesse intramontabile; non così scientificamente com' é ovvio) l' intuizione di Leucippo e Democrito di considerare la realtà (fisica; aggiungo io: loro erano sostanzialmente "monisti materialisti") costituita da "vuoto" più "pieno di estensione limitata, pluralistico, discreto".
Questo permetteva loro di superare le critiche parmenidee circa (-la presunta contraddittorietà del) mutamento (eracliteo), riducendo ogni altro mutamento alla per nulla problematica traslazione spaziale
...Ed effettivamente, a quanto ci dice Diogene Laerzio, Platone reagì alla argomentata critica democritea in modo poco o punto filosoficamente e scientificamente corretto.

Ti saluto anch' io cordialmente!

Lou

Per inciso, tanto apparire quanto essere.
Non capisco come possa apparire qualcosa che non è.
"La verità è brutta. Noi abbiamo l'arte per non perire a causa della verità." F. Nietzsche

Jean

Il 27 dicembre 2018 ho inserito questo post (in filosofia):

https://www.riflessioni.it/logos/tematiche-filosofiche-5/al-di-la-dell'aldila/msg28105/#msg28105

il cui l'incipit era  

A volte le cose non son come sembrano... 

e una settimana dopo Carlo Pierini ha riaperto la presente discussione (di vecchia data):

https://www.riflessioni.it/logos/scienza-e-tecnologia/la-realta-non-e-come-ci-appare/msg28386/#msg28386


poiché io e Carlo abbiamo in comune (lui molto più di me) la considerazione per Jung ci sta che questo sia un evento sincronico (o una coincidenza, per usar un'altra parola).

Considerato che nella sede dove l'ho postato, pur se letto non è stato commentato, lo ripropongo qui, chiedendo appunto quale sia la realtà (verità pare troppo impegnativo), se quella al di qua, al di là o ancor oltre quella.

Il tempo (che altrove ho definito il braccio armato del destino e che qui, contrariamente all'assunto iniziale di Iano "Il tempo non svolge alcun ruolo al livello fondamentale della fisica"invece un ruolo ben importante ce l'ha) permette di sgranare in successione le tre lettere agli occhi del lettore, così che ognuna separatamente afferma la propria realtà, potendo rivendicare logica e coerenza intrinseca.

Comprendo (e me ne dispiaccio, però poco...) come la mia modalità di saltabeccare (talvolta)  qui e là possa non risultare confacente ad uno sviluppo lineare (in questo caso del discorso in atto) e, parbleu, quasi raffigurarsi come una indisciplinata particella quantistica, mai completamente da una parte e mai completamente dall'altra... come la realtà, appunto...


(PS – che stranezza, digitando parbleu nel traduttore di google per verificar bene significasse "perbacco", esso mi restituisce Giove... traduzione indisciplinata, nevvero?)

(PPS – eh, il nome Carlo è di casa qui...)


Bien cordialement
Jean
 
 
UNA PICCOLA LACRIMA

(Al di qua) - La moglie scrive:


Caro marito, ti scrivo questa lettera per dirti che ti lascio per qualcosa di meglio. Sono stata una brava moglie per te per sette anni e non devo dimostrartelo. Queste due ultime settimane sono state un inferno. Il tuo capo mi ha chiamato per dirmi che oggi ti sei licenziato e questa e' stata solo la tua ultima cavolata.
La settimana scorsa sei tornato a casa e non hai neppure notato che ero stata a farmi i capelli e le unghie, che avevo cucinato il tuo piatto preferito ed indossavo una nuova marca di lingerie. Hai mangiato un sacchetto di patatine guardando lo sport in tv e poi sei andato subito a dormire. Non mi dici più che mi ami, non mi tocchi più. Che tu mi stia prendendo in giro o non mi ami più, qualsiasi cosa sia, io ti lascio. Buona fortuna!
Firmato: la tua ex moglie
P.s.: se stai cercando di trovarmi, non farlo: tuo fratello e io stiamo andando a vivere a insieme.
..........................

(Al di là) - Il marito risponde:

Cara ex moglie, niente ha riempito la mia giornata come il ricevere la tua lettera.
E' vero che io e te siamo stati sposati per sette anni, sebbene l'ideale di brava moglie, a patto che esista, sia molto lontano da quello che tu sei stata. Guardo lo sport così, tanto per cercare di affogarci i tuoi continui rimproveri. Andava così male che non poteva continuare. Come avrei potuto non accorgermi di quando ti sei tagliata i capelli la scorsa settimana... la prima cosa che ho pensato e' stata: "sembri un uomo!". Mia madre mi ha insegnato a non dire nulla se non si può dire niente di carino.
Dici che hai cucinato il mio piatto preferito, ma forse ti sei confusa con mio fratello, perché ho smesso di mangiare maiale sedici anni fa. Sono andato a dormire quando tu indossavi quella nuova lingerie perché l'etichetta del prezzo era ancora attaccata: ho pregato fosse solo una coincidenza il fatto di aver prestato a mio fratello 50 euro l'altro giorno e che la tua lingerie costasse 49,99 euro. Nonostante tutto questo, ti amavo ancora e sentivo che potevamo farcela. Così quando ho scoperto che avevo vinto alla lotteria 10 milioni di euro, mi sono licenziato e ho comprato due biglietti per la Giamaica.
Ma quando sono tornato tu te ne eri già andata. Penso che ogni cosa succeda per una precisa ragione. Spero tu abbia la vita piena che hai sempre voluto. Il mio avvocato ha detto, vista la lettera che hai scritto, che non avrai un centesimo da me. Abbi cura di te!
P.s.: non so se te l'ho mai detto prima ma mio fratello, prima di chiamarsi Carlo... si chiamava Carla, spero che non sia un problema...


...........................

(Al di là dell'aldilà)

Caro Carlo,
è proprio una ben disgraziata famiglia la nostra.
Come aveva predetto il dottore non c'è stato nulla da fare, il mondo immaginario in cui saltuariamente soggiornava nostro fratello ormai se l'è preso del tutto, forse in quello ha trovato un po' della gioia che non gli è mai riuscito di scorgere nel nostro.

Sei partito solo da una settimana e già devo ragguagliarti sugli ultimi sviluppi, mi dispiace immensamente doverlo fare, proprio adesso che finalmente hai potuto concederti una vacanza, e Dio sa quanto ne avevi bisogno, dopo tutto questo tempo in cui ti sei preso cura di nostro fratello.
Il fatto nuovo è che, come leggerai dalla sua ultima lettera che ti allego, sono accaduti eventi talmente seri a cui le mie sole forze non possono far fronte.
Adesso son qui con lui, per il momento è abbastanza calmo e son riuscita a fargli credere che il volo per la Giamaica sia tra una settimana, che già stava preparando i bagagli e si sarebbe recato all'aeroporto oggi stesso.
Sono stata dal Basaglia, il suo direttore, che ancora una volta è stato comprensivo e non ha dato importanza alla sua lettera di licenziamento, l'ennesima, suggerendo di passar dal dottore per intervenire sul dosaggio farmacologico.

Ripenso come una delusione d'amore l'abbia portato a immaginarsi che le cose non
sono andate in quel modo, troppo forte e devastante il dolore del sentirsi rifiutato.
Nella sua mente lui se l'aveva fatta moglie e ci ha vissuto per anni, noi all'oscuro di quella vita d'illusione che si celava dietro ai suoi ripetuti: "sto bene, non ho bisogno di nulla, grazie".
In quel suo mondo a parte la immaginava sin nei dettagli fisici e d'abbigliamento, e costruiva giorno per giorno la loro storia.
Ancora ricordo come ci siamo accorti, che momento terribile, di quello che gli stava accadendo. Prese a scriver lettere che imbucava... sulla propria cassetta della posta!
Quando siamo arrivati, avvisati dal vicino, e abbiam aperto lo sportello... decine e decine di lettere spinte a forza all'interno, che non c'era rimasto più posto!

Il dottore ha aumentato le dosi e per il momento non c'è urgenza, ma dobbiamo trovare una qualche soluzione, quando tornerai.
Per ultima un'altra notizia... vorrei osare dire una speranza.
È ripassato l'Andreoli, il gallerista. Gli ho fatto vedere le ultime tele dipinte da nostro fratello – ormai son centinaia – ha detto che il denaro lo mette lui e che in capo a qualche settimana gli organizza una mostra, a Volterra.

Ha scoperto una cosa straordinaria, da non credere. Proprio sull'ultima tela (sempre il volto della sua amata) compare una piccolissima lacrima sotto l'occhio... non ci crederai, ma in ogni suo quadro, in posti sempre diversi, abbiamo ritrovato quella piccolissima lacrima...
Un abbraccio, tua sorella Carla
...........

Ipazia

La realtà antropologica è ancora più ingannevole di quella fisica, che non conosce il mistico e il mistificato. Nell'umano il tempo gioca un ruolo fondamentale tanto nell'essere che nel narrare. Nell'essere perchè lo racchiude in uno spaziotempo limitato, nel narrare perchè la trascendenza umana è assai fantasiosa. Ma proprio nel narrare si dilata il tempo umano facendosi storia. Così, mentre nella fisica il tempo scompare, e l'ideologia ci mistifica sopra decretando la fine della storia e l'annichilimento del tempo di lavoro umano, il tempo antropologico si prende la sua rivincita in ogni attimo della nostra vita decidendo lui come appare è la realtà. Così diversa nel tempo umano di un amplesso, di una sala d'attesa, di una catena di montaggio, checchè ne dica il tempo cronologico.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

sgiombo

Citazione di: Ipazia il 10 Gennaio 2019, 08:47:57 AM
La realtà antropologica è ancora più ingannevole di quella fisica, che non conosce il mistico e il mistificato.
Citazione
La realtà fisica certamente no.

Ma quando ricercatori di vaglia parlano (evito un altro termine recentemente da me rivolto a un altro amico del forum in un altra discussione per non essere troppo provocatorio) di "interpretazione a Molti Mondi (MWI dall'inglese Many-worlds interpretation)" della MQ o di possibili "viaggi nel tempo" mi pare che il loro misticismo (il misticismo proprio delle loro teorie fisiche) raggiunga livelli che neanche le religioni più sperticatamente irazionalistiche...



Nell'umano il tempo gioca un ruolo fondamentale tanto nell'essere che nel narrare. Nell'essere perchè lo racchiude in uno spaziotempo limitato, nel narrare perchè la trascendenza umana è assai fantasiosa. Ma proprio nel narrare si dilata il tempo umano facendosi storia. Così, mentre nella fisica il tempo scompare, e l'ideologia ci mistifica sopra decretando la fine della storia e l'annichilimento del tempo di lavoro umano, il tempo antropologico si prende la sua rivincita in ogni attimo della nostra vita decidendo lui come appare è la realtà. Così diversa nel tempo umano di un amplesso, di una sala d'attesa, di una catena di montaggio, checchè ne dica il tempo cronologico.
Citazione
Ma non avevi sostenuto che nella fisica odierna il tempo non scompare ma invece si relativizza?

NOn capisco bene come il "tempo antropologico" (suppongo la soggettiva percezione dello scorrere del tempo, per la quale un amplesso "é stato bellissimo, peccato che sia già finito" mentre in una sala d' attesa tutti gli utenti impazienti -solitamente il 95% del totale, improvvidamente non munitisi di libri o giornali- "é da un' ora che aspettano" già dopo dieci minuti scarsi che ci sono arrivati) possa decidere come é (anziché come sembra) la realtà (a meno che si tratti di quel peculiare caso di realtà -anzi realtà meramente costituito dalla- apparenza soggettiva limitata al "tempo antropologico" della realtà intersoggettiva del tempo cronologico).

Ma forse anche stavolta parli in senso metaforico (basta precisarlo, per lo meno a beneficio di un "iper-razionalista" -lo so, é un deliberato ossimoro- come me, che tende spiccatamente a prendere tutto in senso letterale "fino a precisazione contraria").

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