L'"entanglement" è possibile anche a "livello macroscopico"?

Aperto da Eutidemo, 30 Marzo 2023, 12:43:24 PM

Discussione precedente - Discussione successiva

Eutidemo

Ormai risulta incontrovertibilmente accertata, anche sperimentalmente, la possibilità dell'"entanglement" a "livello quantistico";  ossia, in soldoni, se qualcosa altera lo "stato quantico" di una "particella", allora anche quella correlata subirà la stessa alterazione, sebbene se si trovi situata altrove.
***
In effetti mi sembra che la "fisica delle particelle" preveda che gli stati di  "entanglement" siano "teoricamente" possibili anche per oggetti di grandi dimensioni; però, l'enorme quantità delle interazioni che sorgono fra i componenti elementari di un oggetto macroscopico -e tra questo e l'ambiente- sono tali da provocare sistematicamente il cosiddetto fenomeno di "decoerenza", che impedisce di osservare in scala macroscopica gli effetti "quantistici" dell'"entanglement".
***
Tuttavia, qualche anno fa, un gruppo di ricercatori delle Università di Oxford, di Singapore e del National Research Council canadese, sembra che sia riuscito a dimostrare che l'"entanglement quantistico" può manifestarsi in maniera (relativamente) vistosa anche nel mondo macroscopico.
***
Così come viene descritto in un articolo pubblicato su "Science", infatti, i ricercatori hanno realizzato uno stato di "non separabilità" quantistica tra due diamanti di circa "un millimetro di diametro", collocati a una distanza di "15 centimetri l'un dall'altro"; e, cosa non meno significativa, a temperatura ambiente *.
***
Gli scienziati in questione, cioè, in sostanza, sono riusciti a generare uno stato di "entanglement" tra due diamanti "visibili ad occhio nudo",  utilizzando sofisticate apparecchiature laser, separatori di fasci e rilevatori, secondo una tecnica chiamata "spettroscopia con pompa sonda ultraveloce"; e sono così riusciti a  dimostrare che è possibile forzare i due diamanti a "condividere" i "fononi", ossia gli schemi di oscillazione degli atomi nel reticolo cristallino dei due campioni di diamante, agendo soltanto su uno dei due diamanti in gioco.
***
Essendo io profondamente ignorante (anche) in tale materia, non sono riuscito a capire molto il "metodo" utilizzato; però credo di aver compreso a sufficienza il "significato" dell'esperimento.
E, cioè, che, agendo su A, si è provocato un istantaneo effetto a distanza anche su B.
***
Il che mi sembra mettere in discussione:
- sia il principio di "causa ed effetto" in se stesso;
- sia il principio di "non simultaneità" degli eventi provocati, l'un l'altro, a distanza.
***
Però, se più scienziati hanno verificato sperimentalmente il fatto, credo che occorra prestar loro fede, almeno fino a prova contraria; ed il primo risultato pratico, secondo me, sarà che potranno venire utilizzati canali di comunicazione non intercettabili, in quanto non utilizzano nè lo spazio nè il tempo classici.
***
*
 Nota
L'eccitazione termica è una delle principali cause di alterazione delle correlazioni quantiche alla base della nostra osservazione di risultati di misura classici; per cui, non a caso, gli studi sperimentali sull'"entanglement" vengono condotti solitamente a temperature quanto più basse possibile.

Pensarbene

.
Pensa che,anni fa,alcuni ricercatori hanno misurato la velocità di un pacco d'onde dentro  un raggio laser,scoprendo che queste viaggiavano avanti e indietro a 300 volte la velocità della luce!
Naturalmente il raggio laser  non la superava di certo,ma le onde dentro di esso si.
Quindi,in teoria,potrebbero esistere onde a noi ignote che potrebbero percorrere lo spazio a una velocità molto superiore di quella della luce.
L'entanglement,in teoria,potrebbe accadere grazie a queste onde, se esse trasportassero informazioni.Come sai,le informazioni non hanno massa,volume, dimensioni,quindi la cosa potrebbe essere possibile .
Te/Ve lo dico perché i ricercatori hanno utilizzato gli schemi di oscillazione del reticolo e questo ricorda uno schema ondulatorio e quindi onde.


iano

Citazione di: Eutidemo il 30 Marzo 2023, 12:43:24 PM
E, cioè, che, agendo su A, si è provocato un istantaneo effetto a distanza anche su B.
***
Il che mi sembra mettere in discussione:
- sia il principio di "causa ed effetto" in se stesso;
- sia il principio di "non simultaneità" degli eventi provocati, l'un l'altro, a distanza.
***

Ragioniamo, per quel che possiamo noi non addetti ai lavori.
Questi principi a me pare si basino su un astrazione di particella immaginata come punto geometrico.
Possiamo dire che i fotoni, dal sole, viaggiando alla velocità della luce, ci mettono 8 minuti a giungere sulla terra.
Ma sia il sole che la terra sono quanto di più distante dall'essere un punto, quindi da dove parte e dove arriva esattamente il fotone?
Ma allora cosa può considerarsi invece come quanto di più vicino a un punto?
In effetti proprio un bel nulla, perchè ciò che poniamo a confronto è, ciò che non ha estensione, con che ne ha, e la differenza non è metrica, ma concettuale, e concettualmente la differenza rimane abissale indipendentemente di quanta estensione si consideri.

Si causa dunque una variazione in una delle due particelle correlate, e questa parte per andare a influenzare l'altra con velocità infinita, o forse non parte proprio.
Ma da dove parte esattamente, se parte, da quale punto della particella, se la particella occupa uno spazio, e quindi è un insieme infinito di punti?
Ora sappiamo bene che assimilare un qualcosa ad un punto, che sia una particella o il sole ha un utile senso relativamente a ciò che ci interessa e che vogliamo ottenere da un esperimento, ma non ha un senso assoluto.
Se una particella dunque nella realtà più che essere un punto coincide con un insieme di punti, che tipo di insieme deve essere?
E una volta stabilito ciò come facciamo a stabilire il preciso confine della particella in modo da potergli con precisione sovrapporre l'insieme di punti che lo rappresenta?
Le approssimazioni sono sempre utili, ma arriva il momento di ricordarsi che le abbiamo fatte.
Sto suggerendo dunque, Eutidemo, che forse possiamo tenerci stretti i principi che elenchi, ma patto di rivedere il concetto di particella, perchè è su quel concetto che ''forse'' si basano quei principi.

Nel principio di causa ed effetto la causa si origina in un punto è giunge ad un altro punto, che però sono astrazioni geometriche.

Il principio di non simultaneità riposa sempre sull'astrazione di punto, perchè solo assimilando una estensione a un punto non dovremo preoccuapparci delle non simultaneità al suo interno.

Le teorie scientifiche nel loro progredire tendono a somigliare sempre più all'enigma della capra del cavolo etc...
Come fare a salvare i principi su cui si basano quando sulla barca salgono soggetti nuovi mai visti prima, se la soluzione non può essere cacciare in acqua i nuovi soggetti?
Eienstein: ''Dio non gioca a dadi''
Bohr: '' Non sei tu Albert, a dover dire a Dio cosa deve fare''
Iano: ''Perchè mai Dio dovrebbe essere interessato ai nostri giochi?''

Eutidemo

Citazione di: Pensarbene il 30 Marzo 2023, 18:50:49 PM.
Pensa che,anni fa,alcuni ricercatori hanno misurato la velocità di un pacco d'onde dentro  un raggio laser,scoprendo che queste viaggiavano avanti e indietro a 300 volte la velocità della luce!
Naturalmente il raggio laser  non la superava di certo,ma le onde dentro di esso si.
Quindi,in teoria,potrebbero esistere onde a noi ignote che potrebbero percorrere lo spazio a una velocità molto superiore di quella della luce.
L'entanglement,in teoria,potrebbe accadere grazie a queste onde, se esse trasportassero informazioni.Come sai,le informazioni non hanno massa,volume, dimensioni,quindi la cosa potrebbe essere possibile .
Te/Ve lo dico perché i ricercatori hanno utilizzato gli schemi di oscillazione del reticolo e questo ricorda uno schema ondulatorio e quindi onde.


Veramente io sapevo che nulla potesse viaggiare più veloce della luce; però, come ho detto, riconosco la mia ignoranza in materia! :(

Eutidemo

Ciao Iano. :)
Secondo me spesso si usa "semanticamente" il concetto di "punto" con diversi significati
***
Ed infatti:
.
a)
Nel "linguaggio corrente", parlando al cellulare con un amico con il quale abbiamo un appuntamento al casello autostradale, ma che tarda ad arrivare, gli chiediamo: "A che <<punto>> sei?"; ma è ovvio che, in questo caso, usiamo la locuzione di <<punto>>  nel senso di <<luogo>> (o "posto" o "zona" ecc.) in senso fisico e concreto.
.
b)
Nel "linguaggio geometrico", invece, il <<punto>> è una cosa completamente diversa: negli Elementi di Euclide, infatti, il  <<punto>>  è ciò che non ha parti, in quanto è "privo di una qualsiasi dimensione".
.
c)
Nel "linguaggio della fisica nucleare", invece:
-  mentre gli "atomi" possiedono delle dimensioni ben definite, pari a qualche "angstrom" (unità di lunghezza che corrisponde a 0,1 nm ovvero 1×10⁻¹⁰), le quali variano da atomo ad atomo, a seconda del numero di protoni del suo nucleo.
- le "particelle elementari", invece, sono considerate tutte della stessa dimensione, o, per meglio dire, sono considerate  prive di qualsiasi dimensione.
***
Per cui, in effetti, nel linguaggio della "fisica nucleare", così come afferma Grabowska "Le particelle elementari sono, per loro definizione, <<puntiformi>>"; cioè, sono da considerare alla stessa  stregua del  <<punto>>, secondo il "linguaggio geometrico" di Euclide (vedi b)).
***
Ed in effetti, trattare le "particelle elementari" come se fossero "punti", funziona benissimo nella "fisica delle particelle" perché le loro masse sono così piccole che la gravità, che avrebbe un effetto su oggetti più massivi, non è un fattore da includere nei loro calcoli; che così riescono più semplici da fare agli scienziati.
***
Ma come si fa a parlare di una "particella massiva" come di un "punto privo di volume"?
In effetti sembra un po' contraddittorio.
***
Per cui, da circa un secolo, i fisici si sono inventati il concetto di dualismo onda-corpuscolo (o onda-particella),  secondo il quale le particelle subatomiche possiedono sia proprietà corpuscolari che ondulatorie.
***
Per cui:
- quando gli scienziati pensano a un elettrone come se fosse una particella, considerano che questo sia privo di un volume fisico come se fosse un punto (pur avendo una massa);
- quando invece lo assimilano a un'onda, questa si estende in tutto lo spazio a disposizione, come l'orbita attorno al nucleo di un atomo.
Entrambe le interpretazioni sono corrette e gli scienziati usano quella che meglio si adatta alla loro area di ricerca, e che più fa loro comodo.
***
Per cui anche in "fisica", il "punto" è una "astrazione"; ma solo "fino a un certo punto" (se mi consenti il gioco di parole).
***
Un saluto! :)
***

iano

Citazione di: Eutidemo il 31 Marzo 2023, 17:23:26 PM
- quando invece lo assimilano a un'onda, questa si estende in tutto lo spazio a disposizione, come l'orbita attorno al nucleo di un atomo.

In qualche modo era quello che volevo suggerire, una universale sovrapposizione di particelle, con informazione che viaggia a km zero. ;D
Che vuole essere solo una battuta che suggerisca una riflessione.
Eienstein: ''Dio non gioca a dadi''
Bohr: '' Non sei tu Albert, a dover dire a Dio cosa deve fare''
Iano: ''Perchè mai Dio dovrebbe essere interessato ai nostri giochi?''

Pensarbene

Si,le onde possono viaggiare ben oltre la velocità della luce perché non sono materiali,non hanno massa,quindi in teoria,in base  a quell'esperimento, potrebbero raggiungere Proxima Centauri in pochissimo  tempo!
In teoria,potrebbero veicolare informazioni ma non servirebbero come astronavi!
Però potrebbero essere onde portanti un oggetto immobile contenuto in esse e isolato dal continuum,in questo caso,un'astronave a propulsione ondulatoria potrebbe forse,fare miracoli!