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Il tempo elastico

Aperto da salvom77, 28 Giugno 2018, 13:26:40 PM

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salvom77

Tempo fa, 2 ricercatori, su una rivista scientifica, Physical Review D, hanno sostenuto che che il valore della velocità della luce sarebbe stato molto più elevato durante le primissime fasi della storia cosmica.
Ma io la penso diversamente e vorrei esprimere un mio parere. Einstein ha dimostrato che il tempo è relativo. Infondo il tempo è una dimensione, come larghezza, altezza, profondità. Ma sappiamo anche che l'universo è in espansione.
Quindi io penso che all'inizio, quando ci fu il big bang, l'universo fosse più contratto, le dimensioni "spaziali" erano sicuramente più ridotte, ma anche la dimensione tempo era più ridotta, il tempo era quindi una cosa molto diversa da ciò che conosciamo oggi, era molto più rapido. La velocità della luce si è sempre mantenuta costante, ma il concetto di velocità si basa su due variabili, distanza percorsa e tempo. Se il tempo è relativo e se il tempo allora era molto più contratto, la velocità della luce, pur mantenendosi costante, risultava allora molto più rapida, ma non perché la luce fosse più veloce, ma perché era il tempo ad esserlo, la costante del rapporto "distanza percorsa dalla luce/tempo" rimane comunque sempre la stessa. Quello che voglio dire è che molto probabilmente le cose, all'inizio, si sono svolte in modo più rapido di quanto si possa pensare, perché la dimensione tempo era diversa. Il tempo si espande insieme all'universo, ma mano che l'universo progredisce, il tempo rallenta.
Quindi secondo la mia ipotesi, Einstein quando asserisce la costanza della velocità della luce non sbaglia affatto (anzi questo è un principio fondamentale), ma il tempo è elastico come l'universo.
Secondo voi questa mia ipotesi può essere plausibile?

Jacopus

Se ho ben capito la tua tesi esiste gia' e fu formulata proprio da Einstein con il concetto di dilatazione spaziale temporale. E' stato dimostrato che orologi atomici posti a diversa latitudine scandiscono il tempo a velocita' diverse. Non si tratta inoltre di fisica teorica da laboratorio. Ad esempio i satelliti che servono i nostri navigatori stradali hanno un software che calcola la differenza dello scorrere del tempo tra la loro posizione e quella sul livello del mare. Infatti pur trattandosi di differenze minime (frazioni di secondo) sarebbero sufficienti per sballare le posizioni.
Quindi il tempo era piu' veloce al tempo del big bang non perche' l'universo era piu' contratto ma perche' era accellerato da una massa spaventosa.
Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.

viator

#2
Salve. Per Jacopus. Non sarei d'accordo. Troverei che, mano a mano che si retroceda nel passato, le dimensionei dell'universo (se considerato in espansione) erano inferiori. Ciò comportava una maggiore densità di contenuti dello stesso, alla quale corrispondeva una maggiore densità (maggior frequenza e quantità a parità di volume) di eventi. Essendo il tempo la "dimensione" nella quale accadono gli eventi, un osservatore eventualmente presente avrebbe dovuto percepire una sua "velocità" assai maggiore (anche se non ha senso il parlare di "velocità" del tempo perchè ciò che si muove non è il tempo ma la materia e l'energia).
Dico "avrebbe dovuto percepire" poichè in realtà tale osservatore - supposto come presente e contemporaneo a ciò che osservava, sarebbe stato coinvolto nella maggiore "densità" di eventi che lo circondava e lo riguardava, quindi avrebbe posseduto un metabolismo assai più veloce di quello nostro attuale. Se il tempo, in quel dato momento del remoto passato dell'Universo, scorreva APPARENTEMENTE 1 milione di volte più veloce (perchè la medesima quantità attuale di oggetti e di energia si trovava "compressa" in un volume 1milione di volte inferiore)......anche l'osservatore avrebbe avuto un metabolismo (fisico, e quindi poi necessariamente anche organico, sensoriale, psichico) 1milione di volte più veloce........quindi avrebbe trovato che il tempo stava scorrendo "normalmente", cioè alla "velocità" naturale per le condizioni dell'universo di quel momento.
Dovremmo anche dire che, "n" secondi dopo il Big Bang, (facciamo ad esempio 100 secondi) l'universo avesse un raggio di (100*300.000)km per cui, se potessimo conoscerne il raggio attuale, potremmo anche sapere quanti anni sono passati dal "Big Bang".
Esiste una sola certezza : non esiste alcuna certezza.

Jacopus

Assolutamente d'accordo Viator. Mi riferivo soltanto al fatto che il tempo e' condizionato dalla massa e non dalla limitatezza delle distanze. L'ipotetico soggetto A dentro il big bang non si renderebbe conto della velocita' del tempo, mentre il suo gemello B abitante di una ipotetica terra precedente al  big bang nel giro di qualche millesimo di secondo del tempo del bing bang si mineralizzerebbe e diverrebbe petrolio o addirittura diamante, relativamente alla sua parte di carbonio.
Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.

Donalduck

#4
Direi che l'ipotesi di "elasticità del tempo" ha la stessa plausibilità di quella dell'inflazione ossia l"espansione dello spazio".
Ma secondo me ipotesi del genere sono in realtà solo trucchetti verbali per far tornare conti che non possono in alcun modo tornare.
Quando gli scienziati si son resi conto che la storia del big-bang non funzionava, ossia veniva contraddetta da dati rilevati, hanno inventato quest'assurdità dello spazio che si espande, come se lo spazio fosse una "cosa". Idem pre il tempo: non è raro leggerere o sentire insensatezze come "inizio del tempo", viaggi nel tempo oppure "accelerazione o rallentamento del tempo". Ossia non abbiamo alcuna idea razionale di cosa siano il tempo e lo spazio (sfido chiunque a darne una definizione accettabile che non si morda la coda), mentre ne abbiamo una chiara conoscenza intuitiva (extrarazionale), ma siamo pronti ad attribuir loro qualunque storia o qualunque attributo, anche se in stridente contrasto con le nostre conoscenze intuitive, sulla base di formule matematiche.
Intendiamoci, restando nel campo teorico, ossia rinunciando a un'impossibile equivalenza tra teoria e realtà, teorie come quella del big-bang possono anche in qualche modo funzionare. Ma la pretesa di conferire a queste narrazioni una forma di realtà paragonabile a quella che chiamiamo quotidianamente realtà (piuttosto che al tipo di realtà di quella che chiamiamo immaginazione) è solo un ostinato e presuntoso rifiuto di rendersi conto dei limiti di comprensione dell'esistenza insita nei mezzi razionali-simbolici di cui dispone la mente, e alla credenza del tutto immotivata e gratuita che la comprensione razionale del cosiddetto "mondo esterno" possa esaurire la conoscenza dell'esistente.
Tutto quello a cui si può arrivare in questa ricerca a senso unico sono paradossi, per spiegare i quali si ricorre ad altri paradossi, e così via all'infinito. In realtà tuttà questa mobilitazione intellettuale non è priva di frutti e anche se la meta è irraggiungibile, il percorso porta a interessanti scoperte. Ma l'idea sottostante, quella che porta a confondere matematica e realtà, è quella di poter arrivare a qualche "teoria del tutto" a qualche "spiegazione ultima e fondamentale dell'esistenza" per mezzo della scienza (in ultima analisi della matematica). E si tratta di un'idea semplicemente insensata (basta pensare che qualunque spiegazione si trovi di qualunque cosa è del tutto impossibile che non richieda a sua volta una spiegazione), un'idea che distorce le coscienze, distogliendole da una concezione sana e corretta dell'intelletto e lascia in ombra un'enorme area di ricerca (quella "interiore") senza la quale la conoscenza e la consapevolezza non possono che restare fortemente carenti e monche.

Jacopus

#5
Come ho gia' scritto nel secondo post l'elasticita' del tempo e' confermata dall'uso di un semplice navigatore satellitare che deve calcolare l'infinitesima differenza dello scorrere del tempo fra il livello del mare e i 36000 km dalla terra (quota tipica dei satelliti). Altrimenti i navigatori non darebbero la giusta posizione. Un "trucchetto verbale" altamente efficace.
Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.

Donalduck

#6
Jacopus:
CitazioneCome ho gia' scritto nel secondo post l'elasticita' del tempo e' confermata dall'uso di un semplice navigatore satellitare che deve calcolare l'infinitesima differenza dello scorrere del tempo fra il livello del mare e i 36000 km dalla terra (quota tipica dei satelliti). Altrimenti i navigatori non darebbero la giusta posizione. Un "trucchetto verbale" altamente efficace.
Il fatto è che tutto questo non c'entra nulla col tempo da noi esperito e intuito. Non esistono apparecchi che misurano il tempo. Esistono apparecchi che misurano la relazione tra un determinato fenomeno e la frequanza (ricavata da numeri rilevati tramite registrazione del loro accadimento) di altri fenomeni postulati come "costanti nel tempo" (anche se non a caso, ma sulla base ancora una volta di relazioni con altri fenomeni). Quindi si tratta di sempre relazioni tra fenomeni, il tempo resta estraneo a tutto questo. La fisica resta su un altro piano, da cui il tempo della nostra percezione resta inaccessibile. Il tempo della fisica è solo un concetto (e come tale può benissimo avere l'attributo di "elastico"), un elemento di un sistema di pensiero, che rende possibile inquadrare certi fenomeni dell'esperienza e fare certe predizioni, che si rivelano esatte, ma stiamo sempre parlando di qualcosa che viene astratto dai fenomeni e le relazioni tra essi. Il tempo e lo spazio non sono fenomeni e neppure concetti, sono elementi fondanti della nostra realtà, ma restano indefinibili e inesprimibili..

Jacopus

#7
Se ti riferisci ad un concetto metafisico di spazio puoi dire quello che vuoi ma intanto hai sbagliato sezione e, in secondo luogo, non puoi certo definire la teoria della relativita' come un trucco verbale. I trucchi verbali sono molto piu diffusi fra i tanti ciarlatani che con la scusa di concetti inspiegabili, come l'anima, l'insondabile mistero, l'assoluto, cercano di vivere sulle spalle degli altri. Il tempo puoi convenzionalmente separarlo come vuoi. Questa e' una convenzione: puoi usare le lune, i mesi, o altro ma il fatto che massa e velocita' distorcano lo scorrere del tempo e' un dato oggettivo esattamente come la tua esistenza.
Infine se tempo e spazio sono inesprimibili cosa significa? Che dobbiamo starcene zitti e buoni? Se vogliamo andare al fondo ultimo delle cose nulla e' esprimibile. La stessa scrittura e' una convenzione. Forse per avvicinarci davvero al concetto di convenzione avremmo bisogno di una nuova parola che non esiste ancora. E allora? Non dovremmo per caso anche non scrivere e parlare piu' per essere coerenti?
Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.

Donalduck

Jacopus:
CitazioneSe ti riferisci ad un concetto metafisico di spazio puoi dire quello che vuoi ma intanto hai sbagliato sezione
E' vero, si tratta di un argomento più adatto alla sezione filosofica. Ma il fatto è che volevo rimarcare la confusione che si fa tra "realtà scientifica" ossia i modelli di realtà della scienza e la realtà stessa. Confusione che riguarda principalmente gli studiosi e praticanti di scienza. Del resto questa, per le sue tendenze onnicomprensive (dimostrate dalla costante ricerca di una "teoria del tutto") spesso invade i campi della filosofia sconfinando nella metafisica e nell'ontologia, con affermazioni che riguardano queste earee del pensiero.
Il trucco verbale non è un trucco finché si resta nel campo delle fisica, ossia della teoria, del modello. Ma è quando si pretende di applicare direttamente il modello alla realtà che un nome o un aggettivo diventano un trucco. Sarebbe come pensare che le leggi riguardanti le stringhe della teoria delle stringhe si possano applicare alle stringhe delle scarpe (ok, è un po' diverso, ma per rendere l'idea...). Il concetto di "tempo elastico" può avere un'utilità all'interno dei modelli fisici, ma non si può esportare alla realtà esperita.
E vedo che persisti nell'equivoco: lo scorrere del tempo è un'esperienza della coscienza, e niente la può misurare. Massa e velocità incidono sul tempo fisico, che misura relazioni tra registrazioni di fenomeni, e che quindi è quantficabile, ma non possono incidere su qualcosa di non misurabile come il tempo esperienziale.

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