Dopamina, la droga numero uno

Aperto da daniele75, 07 Aprile 2020, 07:21:18 AM

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daniele75

Questa società è progredita sullo schema pensante del cervello primitivo. Ogni qualvolta ragiungiamo un obiettivo primario (come procurare il cibo), il cervello rilascia dopamina, facendoci provare benessere e euforia. Ovviamente l'esperienza dura poco, l'azione va ripetuta in continuazione. Che lo vogliate o no, siamo tutti dipendenti da una droga naturale "la dopamina". Non solo i bisogni primari fanno secernere dopamina ma anche i secondari: vedi shopping, droghe, gioco d'azzardo, cibo spazzatura, sesso, video giochi, social etc etc. Tutti questi schemi secondari possonosostituire quelli primari, avendo lo stesso meccanismo e radice. Ricercare la ricompensa immediata è di moda sin dai tempi delle caverne. Ma oggi è fuori controllo, trasformando molte persone in tossicodipendenti di abitudini o sostanze. Lo scopo è sempre lo stesso, ricercare il benessere psicologico fornito dal rilascio di dopamina. Uscire da questo schema primordiale si può, rafforzando i moduli evoluti, la corteccia prefrontale, il raziocinio. L'astinenza da dopamina, crea irritabilità, noia, ansia e continue meccanizzazioni mentali per ricercare la felicità perduta. La consapevolezza del meccanismo sopra descritto crea la via per la disintossicazione, dopamina si! Ma in giuste dosi. Anche uno sportivo, infondo non fa altro che ricercare stati alterati della mente, rilasciando durante e dopo l allenamento endorfine e dopamina. L'amore per un figlio? Ossitocina, stesso meccanismo. Per una serenità duratura, l'ideale è meditare, stare nel presente, non identificarsi con pensieri ed emozioni, accettare la sofferenza da disintossicazione da dopamina in eccesso e vivere lento. Senza la comprensione di questo semplice schema, nessun cospiquo conto in banca vi regalerà la serenità. È tutto dentro di noi, siamo a bagno in una vasca di droghe naturali, a noi la scelta di non affogarci dentro.

viator

Salve daniele75. Certo che tu hai la "idea fissa" della dopamina e delle "droghe naturali".


Anzitutto il concetto di "droga" sarebbe antitetico a quello di "naturalità". Nel senso che il "naturale", "fisiologico", "omeostatico" funzionamento del nostro corpo (cervello, psiche e mente inclusi) non ha bisogno di- (ed anzi contrasterebbe con-) ogni e qualsiasi tipo di droga o farmaco introdotti dall'esterno.


La dopamina sarà quindi un ormone. Cioè una sostanza naturale autoprodotta dall'organismo e non certo una droga.


Se la dopamina, come ogni altro ormone, rappresenta una sostanza fisiologicamente prodotta dal nostro organismo, non capisco per quale ragione noi dovremmo cercare di "educare" la nostra autoproduzione di quelle che tu insisti nel definire "droghe naturali".


In particolare le catecolamine (di cui la dopamina fa parte) e le endorfine, dal punto di vista della filosofia evolutiva, sono sostanze che avrebbero il compito di rendere più variegata ed attiva la vita dell'individuo (incrementando la diversificazione dei comportamenti dei singoli).
Dispiace che - in nome di una maggiore passività e contemplatività ci sia chi - come te - non vede di buon occhio tali sostanze. Saluti.

Esiste una sola certezza : non esiste alcuna certezza.

Aumkaara

#2
Non vedo problemi in quello che è stato scritto inizialmente. Chiamare droghe, anche se con l'aggettivo "naturali", potrà essere un termine "eccessivo" o in qualche modo improprio, ma pare sia vero che, nell'esprimersi con il corpo che abbiamo, l'equilibrio psicoemotivo appaia e aumenti con tali sostanze autoprodotte. Al massimo è bene sottolineare che anche ritmi più adatti a disintossicarsi da un eccesso di produzione di tali sostanze dovuto ad attività più sregolate, servono per far comunque produrre le stesse sostanze, solo in modo meno ossessivo e meno dipendente da attività esteriori.
Credo sia improprio pensare che l'astinenza corrisponda di per sé al risultato, perché invece serve solo ad attivare una ulteriore produzione delle suddette sostanze, anche se stavolta con minor dipendenza da altre attività più "usuranti".

In ogni caso, il fatto che l'equilibrio psicoemotivo, che accompagna queste sostanze, si esprima anche grazie alla varietà, anche attraverso la coadiuvazione di altrettante sostanze autoprodotte che si attivano con le azioni più svariate, non significa che si debba spingere la varietà sempre più a fondo; anzi, proprio quando è elevata, come "ai giorni nostri", è bene sostituirla almeno per un po' con un ritmo più "contemplativo" e a volte anche più passivo, che non sono per niente sinonimi tra loro: la passività la esprimiamo ancora, anche se pare sempre peggio (con momenti d'ozio che per alcuni sfiorano o abbracciano la depressione o la disperazione, e con sonni sempre più difficoltosi o agitati e sempre meno profondi) mentre la contemplazione (che non corrisponde allo stare su di un inginocchiatoio da oratorio, anche se per qualcuno può essere così) si è perduta quasi del tutto.