Dalla società della nevrosi alla società del narcisismo

Aperto da Jacopus, 21 Agosto 2022, 16:41:42 PM

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Jacopus

Sarebbe un tema da sezione "psicologia", che però non c'è e allora lo metto qui, anche perchè la psicologia è comunque una scienza, sia pure influenzata da saperi che non sono scientifici. Inoltre lo spunto me lo ha dato il topic su Odifreddi e Piero Angela, che è qui. Non tanto il topic quanto lo scambio fra Ipazia e Hystoricum a proposito di materno e paterno.
Faccio riferimento, rispetto a questi termini, alla psicoanalisi. Originariamente, Freud, che scriveva fra la fine dell'Ottocento e gli anni '30 dello scorso secolo, aveva individuato nella nevrosi, la malattia psicologica più diffusa. Una malattia che nasceva dal senso di colpa per aver desiderato di uccidere il padre. Solo attraverso la rielaborazione di quel desiderio inconfessabile era possibile evitare gli aspetti più invalidanti della nevrosi, che poteva svilupparsi in sintomi molto diversificati. Il desiderio di uccidere il padre, faceva comunque supporre che il Padre fosse ancora vivo (anche se, a dirla tutta, in totem e Tabù, la posizione di Freud è diversa).
Ma cosa significava tutto ciò a livello di psicologia sociale?
 A livello di società, nel primo Novecento, la nevrosi dava luogo all'uomo assoggettato all'autorità politica, ovvero al Padre traslato simbolicamente dalla Famiglia allo Stato. Anche attraverso questa lente è possibile comprendere i grandi totalitarismi di destra e sinistra (in questa sede non mi dilungo con le distinzioni fra di essi, che comunque esistono).
L'impossibilità di opporsi all'Autorità del padre, per via del senso di colpa originario, dava luogo ai tanti Eichmann o Berja, e i loro innumerevoli sottoposti.
Effettivamente, oggi, quella società non c'è più. Dopo la morte di Dio la società occidentale ha decretato anche la morte del Padre.
I vantaggi rispetto alla società in cui viveva Freud ci sono. Il potere è percepito in modo molto più critico, e in generale non sarebbe possibile far rivivere culti della personalità così grotteschi come quelli di Hitler, Stalin o Mussolini. Chi ci proverebbe, in Occidente, sarebbe inevitabilmente destinato alla derisione. L'esilio del Padre ci ha permesso di vivere in una società più tollerante, meno polarizzata fra bene e male.
Ma ci sono anche degli evidenti svantaggi. Quella società, per quanto polarizzata, si viveva come sostanzialmente unita, collaborativa e mossa da scopi ed obiettivi comuni. L'uccisione del Padre, per quanto simbolica, rendeva le persone adulte, ed a loro volta potenziali padri da uccidere, almeno simbolicamente.

Attualmente al posto della nevrosi, il disturbo  socialmente  più illuminante, per cercare di comprendere il rapporto fra soggetto e potere, è il narcisismo. Ed una nota descrizione del narcisista è quella di colui che pensa di avere il possesso onnipotente del seno materno, sempre disponibile a rifornirlo di latte e se ciò non accade, non è più tollerabile alcun compromesso, alcuna necessità di corrispettivo, ma solo rabbia, rancore o violenza. Il narcisismo da luogo, in questo nuovo mondo, all'uomo assoggettato all'autorità economica. Il lato oscuro non è più Adolf Eichmann ma Patrick Bateman, il personaggio principale di American Psycho. E questo lato oscuro non si alimenta più di miti collettivi ma di un frenetico individualismo, di una frenetica competizione mortifera perchè alimentata dall'invidia e dalla rabbia per i risultati e i successi altrui.

Se non richiamiamo un padre premuroso e, nello stesso tempo, autorevole, questo tipo di società non potrà creare uomini adulti, se non in una misura del tutto insufficiente per le esigenze di un mondo così complesso. Sorellanze e fratellanze inevitabilmente rimuovono la necessità nelle società complesse di una autorità. Questo discorso, che sembra molto teorico, ha poi delle concrete conseguenze sulla nostra vita, come ad esempio negli inspiegabili proclami politici di diminuzione tasse, stipendi raddoppiati, diritti moltiplicati, senza che nessuno si domandi come potranno essere finanziati tutti quei proclami. E' la sindrome da "seno sempre disponibile e sempre colmo di latte", come i narcisisti sono convinti che sia.
Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.

Ipazia

#1
Concordo sul passaggio da una psicologia di massa improntata alla nevrosi affaristica ad una impregnata di isteria narcisistica. Ma di maternalistico in tale passaggio vi è solo l'etimologia di isteria. La tetta che alimenta le fantasie narcisistiche è totalmente passiva.

L'attività è sempre mossa dal Capitale e dalle sue cinghie ideologiche e tecno di trasmissione. I meccanismi foucaultiani di sorveglianza e punizione del Nervenleben sono cambiati più nel belletto gender che nella sostanza del potere. Patriarcale, anche da travestito (il conflitto intorno all'utero e alla genitorialità ne è la prova eclatante).
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

InVerno

#2
L'invidia, da non confondere con la gelosia, in termini freudiani ha a che fare con peni e vagine, in termini sociali si proietta principalmente sul benessere. I cosidetti "narcisisti" sono misurati e promossi socialmente nella loro capacità di generare invidia negli altri, e più sono in grado di generarne, più hanno successo nei contest di popolarità, tipica forma decadente di selezione gerarchica. L'invidia si basa su presupposti paleolitici, è utile nel mantenere un bilanciamento equilibrato delle risorse davanti a sperequazioni eccessive, ma le culture di successo hanno forme di controllo anche per essa, perchè se non tenuta a bada, l'invidia è in grado di divorare la società stessa dalle sue fondamenta. L'idea dell'aldilà cristiano ha la funzione di calmierare l'invidia sociale promettendo una redistristribuzione futura, ma non solo di tabù e miti culturali si vive, addirittura l'architettura può aiutare, in molte società per esempio è molto comune l'utilizzo di giardini/chiostri interni alle abitazioni, in modo tale che dalle strade non si possa capire lo stile di vita di chi vi abita, riducendo l'invidia sociale. Al contrario, nel mondo "trasparente" dei social, generare invidia è un valore, il chiostro dell'abitazione è immodestamente sostituito da una piazza virtuale dove l'invidia viene promossa e fatta circolare fino alla nevrosi. Kulaki ed ebrei sono esempi puntiformi di come l'autoritarismo, di destra o sinistra, si nutra di invidia, la richiesta che viene fatta al "padre", la manifestazione pura dell'invidia, è quella di sporcarsi le mani per tutti e spegnere il tormento dell'invidia sociale annullando l'oggetto percepito d'essa. Le monarchie sono state forme di società con un successo talmente elevato che per quasi un millennio ogni singolo stato sul pianeta era una monarchia, principalmente perchè la nobilità era riuscita a sottrarsi all'invidia sociale e a fornire una struttura sociale bene o male funzionale, l'invidia sociale poteva occasionalmente ribaltare governanti e nobilità, ma non corrodeva la forma della società stessa, solo eventualmente chi la rappresentava. Diversamente, la "disaffezione per la politica" moderna indica chiaramente che l'invidia sociale ha per certi versi superato e per altri bypassato i rappresentanti, per passare alla decostruzione delle forme. Fino all'avvento del capitalismo, i mercanti ed il commercio erano visti come una delle attività più disonorevoli possibili, principalmente perchè la ricchezza del mercante poteva essere facilmente misurabile ed accumularsi in maniera sproporzionata, tutte le religioni nate a cavallo del periodo assiale, tempo nel cui i primi mercati "globali" si paventavano, hanno un versetto per dire che i mercanti sono feccia sociale e tali sono rimasti fino al capitalismo. Le società collettivistiche annullano l'importanza dell'individuo specialmente per annullare l'invidia sociale, privandosi tuttavia del motore che è in grado di mettere in moto se irreggimentata in maniera non disfunzionale. La scommessa liberale, occidentale, era quella di affrontare l'invidia a viso aperto, o perlomeno più aperto possibile, in una concezione temporale di una società perfettibile. La scommessa è a questo punto, largamente fallita per il rammollimento generale, la decadenza, l'assenza di limiti economici, l'ubriacatura sociale, e l'impoverimento edonistico globale, l'invidia sociale sta per tornare con forza, forse inaudita visto che inauditi saranno gli scenari: la generazione che dovrebbe impersonarla è ancora appesa alle ultime gocce di latte del seno che invidia, ma quando la mammella sarà asciutta, la vendetta prenderà forma, la generazione Thumberg sarà spietata, e chissà che a sporcarsi le mani questa volte non sia una madre anzichè un padre.
Non ci si salva da un inferno, sposandone un altro. Ipazia

Ipazia

Per ora dobbiamo accontentarci della cubista finlandese, certamente in sintonia con la generazione Thumberg. Nelle cattedrali del Capitale, e nei palazzi dell'Impero, recentemente hanno avuto accesso donne, ma in totale travestimento maschile. Le madri, rimaste tali, sono alle prese con la difesa dell'utero da padri di sesso sempre più incerto, posto che la mammella è abbondantemente sfruttata dalla notte dei tempi, secondo e oltre natura.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

InVerno

#4
Sanna Marin è ancora in quota agli illusi della mia generazione decadente, quelli che sono ancora convinti che la generazione successiva andrà in bancarotta per pagare le pensioni a quelli che "voglio ma non posso", farebbe meglio a trovarsi una rendita finchè è in tempo.

Su una nota più seria riguardo al cosa "dobbiamo accontentarci" di essere o di avere, direi che l'inflazione crescente segnala che abbiamo superato il punto 14 dello schema di Dalio.

Non ci si salva da un inferno, sposandone un altro. Ipazia

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