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Cultura Vs Biologia

Aperto da Jacopus, 11 Settembre 2021, 19:58:37 PM

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Jacopus

In un recente articolo, Thimoty Waring e Zachary Wood esprimono delle idee a proposito dell'interazione fra cultura e biologia nell'evoluzione della specie umana che mi sembrano molto stimolanti. In breve, essi considerano che si sta sviluppando sempre più velocemente una tendenza per cui la nostra specie si evolverà sempre di più attraverso "istruzioni" culturali, piuttosto che attraverso "istruzioni" genetiche. L'articolo si intitola in modo significativo: long-term gene-culture coevolution and the human evolutionary transition. In sostanza non siamo l'unica specie che deve bilanciare aspetti culturali e aspetti genetici. Anche i lupi apprendono culturalmente la caccia di gruppo, ad esempio e gli scimpanzè apprendono l'uso di bastoncini per mangiare le formiche dentro i formicai. Ma homo sapiens è l'unica specie che sta ponendo l'espressione genica su un piano secondario, rispetto all'espressione culturale. Ovvero il nostro comportamento, il nostro agire, le nostre credenze saranno sempre più condizionate e prodotte dall'interazione culturale, piuttosto che da quella biologica, che avviene sostanzialmente con l'accoppiamento e la trasmissione del codice genetico di generazione in generazione. In qualche modo queste ricerche dovrebbero farci ripensare ai tanti concetti che sembrano saldi e irreversibili nella nostra struttura comportamentale, come il tanto citato "homo homini lupus". In realtà è la trasmissione culturale di quel concetto a renderlo reale e operativo nella società umana e non la sua ipotetica sottostante realtà genetica.


Per chi volesse approfondire lascio il link:


https://royalsocietypublishing.org/doi/10.1098/rspb.2021.0538
Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.

anthonyi

Ciao jacopus, il mio parere è che è errato contrapporre la biologia alla cultura. Ciascun essere umano nasce con un dato corredo genetico, e solo dopo la nascita la cultura inizia a costruire i suoi modelli che sono sovrapposti, ma non possono essere in contrapposizione, con i meccanismi genetici del comportamento.
Io non lo so se in questo corredo genetico c'è scritto anche l'homo homini lupus, ma se c'è la cultura può modularlo, controllarlo, ma mai eliminarlo definitivamente.


iano

Citazione di: anthonyi il 11 Settembre 2021, 20:09:40 PM
Ciao jacopus, il mio parere è che è errato contrapporre la biologia alla cultura. Ciascun essere umano nasce con un dato corredo genetico, e solo dopo la nascita la cultura inizia a costruire i suoi modelli che sono sovrapposti, ma non possono essere in contrapposizione, con i meccanismi genetici del comportamento.
Io non lo so se in questo corredo genetico c'è scritto anche l'homo homini lupus, ma se c'è la cultura può modularlo, controllarlo, ma mai eliminarlo definitivamente.
Concordo. Direi che è un modo diverso di fare la stessa cosa.
Eienstein: ''Dio non gioca a dadi''
Bohr: '' Non sei tu Albert, a dover dire a Dio cosa deve fare''
Iano: ''Perchè mai Dio dovrebbe essere interessato ai nostri giochi?''

Jacopus

#3
buonasera a voi.


Citazioneil mio parere è che è errato contrapporre la biologia alla cultura

In realtà non c'è contrapposizione. Nell'articolo si parla di bilanciamento fra le due dimensioni, che potremmo chiamare anche "condizionamenti" del comportamento umano. Da un lato c'è la nuda biologia, dall'altro la cultura. Il bilanciamento nelle altre specie animali è del tutto sproporzionato verso la dimensione biologica, anche se ormai sono noti gli apprendimenti culturali di molte specie, soprattutto fra i mammiferi. Un altro esempio è dato dai linguaggi delle balene, che possono riconoscere gli appartenenti di un certo branco sulla base dei loro richiami, quindi diversi per ogni branco.
La scommessa di homo sapiens è stata, per una serie straordinaria di coincidenze, di spostare il peso dell'incidenza comportamentale da un piatto della bilancia (genetica) all'altro (cultura). Questa è la tesi che ho linkato, che mi trova sostanzialmente d'accordo. L'esempio di "homo homini lupus" è, appunto solo un esempio. Sono d'accordo che lo sforzo è quello di controllarlo se eventualmente fosse un connotato genetico (ma non credo), proprio in virtù delle nostre doti culturali, ma quello che volevo sottolineare è un'altra dinamica sottesa a questa teoria. Ovvero che con il passare del tempo, se la cultura continuerà ad avere una incidenza così rilevante sui nostri comportamenti, dovremo sentirci sempre più responsabili di come agiamo, senza poter dare più giustificazioni pseudo-naturalistiche ai nostri condizionamenti comportamentali. Si tratterebbe in questo caso di una rivoluzione del comportamento umano davvero straordinaria. E non è un caso che, in realtà sia già iniziata. Perlomeno nel nostro piccolo mondo europeo. Infatti non si comprende bene perchè, se la nostra natura biologica è predatoria e aggressiva, in Europa i livelli statistici dell'omicidio sono passati da 80/100 ogni centomila abitanti-anno, del medioevo a 0.5/1 ogni 100.000 abitanti-anno del XXI secolo. Ovvero, per capire meglio, in una città come Genova, ammesso che la popolazione sia la stessa, nel medioevo avvenivano 500 omicidi all'anno, quasi due al giorno, mentre oggi ne avvengono, mediamente, 6 (ma all'anno).
Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.

viator

Salve jacopus. Waring e Wood toccano certo un aspetto molto interessante. Ma l'accelerazione culturale rispetto alla evoluzione biologica non è affatto detto che giovi all'umanità. Credo più probabile che essa possa trascinarci alla catastrofe invece che al raggiungimento di una nostra autonomia.


L'uomo parla e sogna, la natura tace e fa. Quindi la contrapposizone resterà sempre quella tra i sogni ed i bisogni.



Molto umana la tendenza-sogno al veder affrancata la  specie...........toh!...umana!......dalla dipendenza dalle proprie origini per slanciarsi in un futuro completamente costruito - appunto - sui propri sogni culturali.

Bisognerà solo stare a vedere sin dove la natura - tacendo e facendo - glielo permetterà. Saluti.
Esiste una sola certezza : non esiste alcuna certezza.

InVerno

#5
Plaudo alla sostanza dell'articolo e alla sua forma ma.. qual'è elemento di novità di questa teoria?
Quandunque la cultura sia per prima emersa, è certo che deve aver immediatamente cozzato con due temi principali: la sessualità e la morte. Nel momento in cui la sessualità è influenza dalla cultura, direttamente o meno che sia, l'uomo già manipola il proprio patrimonio genetico in maniera predominante.Oppure può esistere una cultura che non si interessa della riproduzione? Mai sentita..La conservazione delle genealogie è scopo primario della cultura antica, ben consci che essere di essere "figli di" voleva dire molto. Al contrario, penso che noi "moderni" siamo molto, molto meno attenti a scegliere con chi mescolare il nostro sangue, in questo direi l'opposto: attraverso il mito dell'amore irrazionale, la genetica ha la meglio sulla cultura, almeno quella espressa esplicitamente. Tuttavia, e forse ancora più fondamentalmente, l'uomo è riuscito a manipolare il patrimonio genetico  del contesto, fauna o flora, ha rimodellato la natura intorno ai suoi bisogni. Su questo versante invece, attualmente diamo il "meglio di noi", praticamente alterando così velocemente il contesto da non riuscirgli a dare tempo di evolvere, antropocene. L'industrializzazione ha impennato le capacità di manipolazione, ma la sostanza non è cambiata, il peccato originale rimane lo stesso, e non si capisce se nel 2021, dovremmo andare fieri di questa capacità o vergognarcene amaramente. Essendo impossibilitati a definire la coscienza, rimaniamo all'oscuro di come ci sia riuscito di farlo. Ma e' destino della materia biologica, superata una certa soglia critica, astrarsi fuori dalle catene del dna, oppure è stato un errore di percorso?
Non ci si salva da un inferno, sposandone un altro. Ipazia

anthonyi

"Attraverso il mito dell'amore irrazionale, la genetica ha la meglio sulla cultura".
Ciao inverno, c'è qualcosa che non mi torna, il mito è un fatto prettamente culturale, stesso dicasi per l'idea di razionalità - irrazionalità.
L'amore stesso potrebbe essere una costruzione sociale, funzionale a una certa stabilità della famiglia monogamica.
Certo, poi questa costruzione può canalizzare le energie istintive delle pulsioni sessuali, ma appunto è la cultura che gestisce la genetica. La genetica è energia, deve essere guidata, controllata, dalla cultura, ma è anche un'energia bruta della quale a volte la cultura perde il controllo.

InVerno

Intendo dire che a partire dall'ottocento e la rivalutazione dell'amore in chiave istintiva ed irrazionale, la cultura perde presa sulla genetica, perchè quando parli di "colpo di fulmine" parli dei tuoi geni che per qualche motivo, di sorpresa a te, ti hanno dato un imput. Hai ragione, è cultura anche questa, ma è cultura che predica di farsi da parte..Ovviamente è una semplificazione e la cultura rientra sempre in qualche modo, anche nelle decisioni più istintive, ma se è per delineare un trend, direi che dai tempi dei matrimoni combinati, le caste geneticamente divise, le famiglie reali incestuose..Direi che, a seguirsi poi con la rivoluzione sessuale del dopo guerra, il trend è semmai esplicitamente quello di controllare sempre meno questo aspetto, lasciando cadere le barriere, culturali e non genetiche, tra razze etnie e culture di tutto il mondo.
Non ci si salva da un inferno, sposandone un altro. Ipazia

iano

#8
Citazione di: InVerno il 12 Settembre 2021, 00:11:37 AM
Tuttavia, e forse ancora più fondamentalmente, l'uomo è riuscito a manipolare il patrimonio genetico  del contesto, fauna o flora, ha rimodellato la natura intorno ai suoi bisogni. Su questo versante invece, attualmente diamo il "meglio di noi", praticamente alterando così velocemente il contesto da non riuscirgli a dare tempo di evolvere, antropocene.

Noi, intesi come ciò che sta confinanto sottopelle, siamo l'insieme di miliardi di individui che si scambiano continuamente codici genetici o se li modificano a vicenda , al di la' della eventuale coscienza di ogni singolo componente di quello che dovremmo meglio chiamare superindividuo, Quindi non vi è un codice che possa dirsi puro, nel senso che sia stato manipolato dal solo caso, soggetto quindi a mutamenti casuali e relative selezioni, come Darwin ci insegna.
Si rischia diversamente di far rientrare dalla finestra ciò che a fatica ancora cerchiamo di mettere alla porta, e cioè il concetto di purezza genetica.
Ma, la stessa pelle di cui sopra, può essere intesa come confine arbitrariamente assunto per definire un super individuo che non ha veri confini.
Tutti gli esseri viventi che entrano in relazione fra loro direttamente o indirettamente si plasmano il codice genetico a vicenda.
Quindi non bisogna cadere nel solito errore che noi siamo fuori dalla natura a causa della coscienza, in quanto questa , e chi la usa in vario grado, è ancora del tutto naturale.
Non esisterebbe il cane ne' la mucca ne' i fagioli senza il nostro intervento , ma essi a loro volta ci hanno modificato.
In questi scambi e condizionamenti reciproci si può provare di volta in volta a individuare posizioni dominanti, ma questi sono solo dettagli che non devono distrarci dalla generalità del fenomeno il quale si presta in verità ad essere raccontato in diversi modi secondo ciò su cui ci si voglia focalizzare.
Noi, senza volere, ci focalizziamo su di noi, ma è solo uno dei tanti possibili racconti.
Eienstein: ''Dio non gioca a dadi''
Bohr: '' Non sei tu Albert, a dover dire a Dio cosa deve fare''
Iano: ''Perchè mai Dio dovrebbe essere interessato ai nostri giochi?''

InVerno

Beh io direi che si possono ravvisare elementi "culturali" (forse meglio con il prefisso "proto") anche negli animali, per quanto riguarda l'accoppiamento intraspecie. La novità umana è semmai di aver esasperato ciò, e tradotto all'esterno di sè, una volta astratto in linguaggio, la tecnica, che diventa universale e applicabile fino ai limiti del linguaggio stesso. Certo c'è sempre un do ut des, le direzioni sono arbitrariamente lessicali, domestico ciò che sta alla "domus", ma esiste un argomento inverso che propone che siamo noi a esser domesticati da alcuni animali e piante, dedicando le nostre giornate al loro successo genetico. Non intendevo, in questo caso, decidere se il bicchiere sia mezzo vuoto o mezzo pieno, o se la gallina sia nata prima dell'uovo, parliamo effettivamente di un contrasto tra elementi così complementari, che vedo sacchi pieni di lana caprina aspettarmi al varco della decisione di dividerli. Essendo poi appunto ignorante di cosa sia la coscienza, rimane ipotetico che da una parte esista un intervento attivo (cosciente) e uno passivo (istintivo).. è una mera supposizione che segue il flebile filo del libero arbitrio, sempre che qualcuno ci creda ancora, che prendo per vera per mera comodità comunicativa, per capirsi.
Non ci si salva da un inferno, sposandone un altro. Ipazia

Jacopus

Per Iano . Inverno, a mio parere tocca un altro versante del problema, ovvero come questo spostamento della forza di incidere sul nostro comportamento dalla biologia alla cultura abbia arrecato e stia arrecando gravi danni all'ambiente. Non credo che questo sia un dettaglio. Per il resto del tuo discorso, concordo. Il nodo della questione in fondo è: "abbiamo aperto il vaso di Pandora, abbiamo accettato il dono del fuoco da Prometeo, abbiamo mangiato la mela della conoscenza del bene e del male ma siamo sufficientemente adeguati per reggere questo peso? Oppure hanno ragione i nostalgici, che nel nome della preservazione dell'ambiente (leggi pianeta terra) invocano il ritorno ad una ipotetica età dell'oro, comprensiva di caccia alle streghe e ius primae noctis?"
Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.

Ipazia

Citazione di: InVerno il 12 Settembre 2021, 00:11:37 AM
... Al contrario, penso che noi "moderni" siamo molto, molto meno attenti a scegliere con chi mescolare il nostro sangue, in questo direi l'opposto: attraverso il mito dell'amore irrazionale, la genetica ha la meglio sulla cultura, almeno quella espressa esplicitamente. Tuttavia, e forse ancora più fondamentalmente, l'uomo è riuscito a manipolare il patrimonio genetico  del contesto, fauna o flora, ha rimodellato la natura intorno ai suoi bisogni. Su questo versante invece, attualmente diamo il "meglio di noi", praticamente alterando così velocemente il contesto da non riuscirgli a dare tempo di evolvere, antropocene. L'industrializzazione ha impennato le capacità di manipolazione, ma la sostanza non è cambiata, il peccato originale rimane lo stesso, e non si capisce se nel 2021, dovremmo andare fieri di questa capacità o vergognarcene amaramente. Essendo impossibilitati a definire la coscienza, rimaniamo all'oscuro di come ci sia riuscito di farlo. Ma e' destino della materia biologica, superata una certa soglia critica, astrarsi fuori dalle catene del dna, oppure è stato un errore di percorso?
La fai troppo facile InVerno con il romanticismo genetico. Io vedo ricchi che si riproducono coi ricchi e straccioni cogli straccioni, con tutte le sfumature intermedie che si sposano con sfumature intermedie. Anche per motivi logistico spaziali. Ci si sposa e riproduce nei campi, in fabbrica, a scuola, in ospedale, a Hollywood e a Buckingham Palace, con scarsissime possibilità di frequentare altre caste.

Perfino l'istruzione, luogo di grandi tempeste ormonali e possibilità riproduttive, è ormai castalizzata tra figli della plebe (pubblica) e dei signori (privata)

In natura non ci sono errori di percorso (moralismo antropomorfico), ma strade evolutive obbligate. L'autocoscienza ha ipotecato l'evoluzione dei viventi ampliando enormemente il loro grado di libertà e noi siamo all'apice di quel processo evolutivo.

La genetica non sbaglia, semmai è il secondo canale evolutivo, die Kultur, a commettere errori che poi pagherà a caro prezzo al primo, che non fa sconti a nessuna cialtroneria autocosciente.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

iano

#12
Citazione di: Jacopus il 12 Settembre 2021, 09:37:52 AM
Per Iano . Inverno, a mio parere tocca un altro versante del problema, ovvero come questo spostamento della forza di incidere sul nostro comportamento dalla biologia alla cultura abbia arrecato e stia arrecando gravi danni all'ambiente. Non credo che questo sia un dettaglio. Per il resto del tuo discorso, concordo. Il nodo della questione in fondo è: "abbiamo aperto il vaso di Pandora, abbiamo accettato il dono del fuoco da Prometeo, abbiamo mangiato la mela della conoscenza del bene e del male ma siamo sufficientemente adeguati per reggere questo peso? Oppure hanno ragione i nostalgici, che nel nome della preservazione dell'ambiente (leggi pianeta terra) invocano il ritorno ad una ipotetica età dell'oro, comprensiva di caccia alle streghe e ius primae noctis?"
Il punto è se questo spostamento c'è stato davvero, e che non sia invece solo il modo in cui iniziamo a descrivere una nuova presa di coscienza la quale conterrebbe già in se' la soluzione a ciò che si teme in fatto di danni ambientali.
Rinunciare alla nostra individualità, nel senso in cui finora l'abbiamo intesa, non è cosa indolore, ma questa è la tendenza che iniziano a suggerirci nuove conoscenze.
Continueremo a parlare di individui, ma con la coscienza che ogni individuo è una convenzione.
In sostanza la soluzione non è tornare in armonia con la natura, perché non abbiamo mai smesso di esserlo.
Dunque se c'è un problema questa non è la soluzione e io inizio a chiedermi se c'è veramente un problema, seppure a pelle io sento che vi sia e ne sono massimamente allarmato.
Mi chiedo però quanto la percezione del problema abbia a che fare col modo in cui, ancora balbettando, iniziamo a cercare di descrivere un nuovo salto di coscienza.
È proprio la coscienza, seppur bene non sappiamo cosa sia, che ci induce a una visione distorta della natura, come fatta da individui ben definiti e che a riprova di ciò, tendono a conservarsi replicando il proprio codice.
Ma, d'altronde, come facciamo a parlare di individui che tendono a conservarsi, se non esistono mai due repliche identiche, vuoi perché il caso interviene a livello biologico, vuoi perché la cultura interviene ad altro livello ( cultura  intesa come effetto della relazione fra individui, con relativa influenza reciproca.), ma con effetti assimilabili.
Ciò che non si può negare è che noi percepiamo di avere un grosso problema, ma se questo è reale, come io temo, la soluzione potrebbe essere in una nuova coscienza in via di costituzione, perché anche per la coscienza, che sia un bene o che sia un male, magari tendiamo a pensare che tenda a conservarsi riproducendosi.
È la solita dialettica contraddittoria fra essere e divenire.
Seppure noi stiamo distruggendo il pianeta per puro egoismo individuale, nel momento in cui la nostra definizione in quanto individui comincia a sbiadirsi e a mostrare la sua relatività allora in ciò potrebbe essere la naturale soluzione al problema.
Il vero problema è che noi non solo parliamo di coscienza senza sapere bene cosa sia, ma diamo inconsciamente per scontato che essa non si evolva .
Sarà un bene o un male, non si sa' bene cosa sia, ma tuttavia è e rimane ciò che è .
Nella storia della vita sulla terra è successo che alcune specie abbiano fatto "grossi danni" senza sapere neanche  di farlo , e noi stessi siamo il risultato di quei danni.


I dettagli a volte contano eccome.
Tanto per cominciare dovremmo smettere di parlare di danni all'ambiente e parlare di danni a noi stessi .
Il problema c'è, ma va' riformulato in questi termini.
Non possiamo fare, coscienti o meno, alcun danno al pianeta, ma solo a noi stessi come individui nei diversi modi in cui possiamo considerarci tali.
Eienstein: ''Dio non gioca a dadi''
Bohr: '' Non sei tu Albert, a dover dire a Dio cosa deve fare''
Iano: ''Perchè mai Dio dovrebbe essere interessato ai nostri giochi?''

Ipazia

Il nodo della questione, sottolineato dall'articolo, è la realizzazione di superorganismi umani entro cui l'individuo si scioglie. Essere coscienti di ciò implica la responsabilità e l'attività verso il genere di superorganismo verso cui ci si evolve.

La cultura/civiltà è una rosa che profuma di mirabili artifici, ma si sostiene su tronchi spinosi  che permangono anche nella sfioritura.

Farmaco dinamo e ludo dipendenze, patologie di ogni genere somatico, psichico e psicosomatico, sono la corona di spine individuale che si estende pandemicamente al superorganismo sociale.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

InVerno

#14
Citazione di: Ipazia il 12 Settembre 2021, 09:55:23 AM
La fai troppo facile InVerno con il romanticismo genetico. Io vedo ricchi che si riproducono coi ricchi e straccioni cogli straccioni, con tutte le sfumature intermedie che si sposano con sfumature intermedie. Anche per motivi logistico spaziali. Ci si sposa e riproduce nei campi, in fabbrica, a scuola, in ospedale, a Hollywood e a Buckingham Palace, con scarsissime possibilità di frequentare altre caste.
Ancora, io mi limito ad osservare tendenze, e il mondo moderno è largamente decastizzato rispetto al passato, poi che le cose sopraggiungano lo stesso, ci mancherebbe. Mi ricordo per esempio della coppia di indiani che mi è venuta a trovare questa estate, a parole assolutamente contrari alle caste,ma nei fatti, sposati intracasta. Però la manipolazione genetica non si ferma alla scelta del partner come "gruppo genetico", è dimostrato che lavoriamo molto più finemente nel tramandare informazioni genetiche, e che persino la lunghezza delle dita diventa un dettaglio, implicito, ma determinante. In alcuni casi diamo valore alle caratteristiche simil mat/paterne, altre volte vogliamo abbandonarle del tutto. Ruoli culturali? Qui si apre la questione di genere..Tradizionalmente il maschio usa gli occhi per vivisezionare la femmina, gli stimoli visivi sono intrisecamente collegati alla mascolinità, non solo implicitamente come nel caso della lunghezza delle dita o la forma delle orecchie, ma anche come ben sappiamo esplicitamente. E la femmina si adorna per sfoggiare  il miglior patrimonio genetico possibile (barando con il mascara) e sceglie principalmente per motivi... qualcuno direbbe più legati all'emotività...ed è lei la "guardiana" del pool genetico, perciò.. Almeno era così finchè la crescita demografica funzionava...oggi siamo molto più intelligenti, ma la salute sessuale dei furbacchioni fa acqua da tutte le parti ed è sempre più spesso materia per psichiatri e farmacisti.
Non ci si salva da un inferno, sposandone un altro. Ipazia

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