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Cultura Vs Biologia

Aperto da Jacopus, 11 Settembre 2021, 19:58:37 PM

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iano

#15
@ Inverno.
La donna bara con il mascara. Mi piace questa massima. 😅
Ma si potrebbe  anche dire che in tal modo da' sfoggio di cultura, e che io sposandola, non sposo solo i sui geni, ma anche la sua cultura, che al pari dei geni si trasmetterà.
Il trascurare l'importanza del fattore culturale nella scelta sessuale si traduce nell'apparente paradosso per cui una donna nuda ( spogliata dei suoi indicatori culturali) perde qualcosa.
Mi sentirei di dire quindi che l'estetica che mi attrae o respinge in una donna è comunque da sempre un mix fra il fattore biologico e quello culturale.
Se c'è una differenza è nel fatto che i fattori culturale e  biologico agiscono su diverse scale temporali.
Ciò credo perché mentre il fattore biologico deve attendere che il caso agisca,verificandosi, la cultura invece lo "provoca".
Questa accelerazione evolutiva propria alla cultura , giunta a un livello che oggi c'è  ne fa' testimoni oculari, può darci l'impressione che essa stia prendendo una precisa direzione, come spinta verso un fine, che noi possiamo, almeno potenzialmente, governare.
Ma io credo che ,seppur noi dotati di libero arbitrio dettato da coscienza, ciò che conta in effetti è l'azione "del super individuo in cui ci sciogliamo" , come riporta Ipazia, azione che però non è cosciente.
Alla fine che l'evoluzione sia promossa dal caso o dal libero arbitrio cosciente, la sostanza sembra stare solo in due diverse scale temporali che scorrono contemporaneamente.
Non ho letto l'articolo perché non conosco l'inglese, ma credo che questa dialettica fra individuo e superindividuo diventi sempre più di attualità, ed è importante, anche quando a prima vista potrebbe sembrare di dire cose vecchie usando parole nuove, ma nuove parole non nascono mai per nessun motivo.
C'è un processo in atto. Qualcosa si muove e iniziamo a prenderne coscienza .
Abbiamo anche un grosso problema, una ormai irreversibile degenerazione ambientale.
Però non sarebbe la prima volta che un problema si risolva solo riguardandolo da un altro punto di vista, il quale muta perché cambia, o perché chi lo adotta si percepisce diversamente.

Eienstein: ''Dio non gioca a dadi''
Bohr: '' Non sei tu Albert, a dover dire a Dio cosa deve fare''
Iano: ''Perchè mai Dio dovrebbe essere interessato ai nostri giochi?''

Eutidemo

Ciao Jacopus. :)
Pensa un po' che, nel 1974, nella mia tesi di laurea intitolata "SUL FONDAMENTO BIOLOGICO DEL DIRITTO NATURALE", io anticipavo, sostanzialmente, proprio le tesi di Thimoty Waring e Zachary Wood.
https://cdn-thumbs.imagevenue.com/9a/1b/1d/ME13TZ7H_t.jpg
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Dovrei denunciare i due autori per plagio!
;D
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Scherzi a parte, e a prescindere che, per ora, ho letto soltanto "abstract" e poco più del loro interessantissimo studio (che mi riservo di meglio approfondire), ho notato che tra la mia tesi e la loro ci sono davvero "notevolissimi" punti di contatto e di convergenza; sebbene, a dire il vero, le nostre tesi non collimino affatto in tutto e per tutto (altrimenti la coincidenza sarebbe davvero "troppo" sorprendente).
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Ed infatti, anche io sostenevo che, almeno per alcuni aspetti, "la cultura sta guidando l'evoluzione umana" (o, quantomeno, in alcuni casi l'ha effettivamente guidata in passato); e, a tale riguardo, come loro, facevo l'esempio del "latte" (sebbene, all'epoca, la questione fosse ancora molto controversa) .
Ed infatti, prima della rivoluzione neolitica, sembra che il latte di mucca, capra o pecora fosse addirittura "tossico" per la specie umana; ma, da   quando,  8-10mila anni fa, l'uomo cominciò ad allevare bestiame, pian piano le culture che progressivamente riuscirono a sfruttare tale ulteriore preziosa risorsa alimentare, ebbero maggior successo evolutivo delle altre.
Per cui, "selettivamente" vennero favorite; nonostante i "danni collaterali", specie nella fase iniziale.
E in effetti, ancor oggi, l'intolleranza al lattosio vaccino (non certo a quello materno) è  molto diffusa, in quanto sembra che interessi il 50% circa degli italiani; ed infatti, l'incapacità dell'organismo umano di digerire lo zucchero presente nel latte vaccino e nei suoi derivati ed è causata da una presenza insufficiente dell'enzima "lattasi", perchè l'adattamento a tale nuova  caratteristica "filogenetica", innescata dalla "cultura pastorizia", è tutt'ora "in lento divenire".
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Ed infatti, sebbene "da sempre" "la cultura stia guidando l'evoluzione umana", si tratta di un processo adattativo "estremamente" lento e limitato; costellato sia di successi che di insuccessi.
Chi sostiene che la "cultura" può modificare la "natura" in "quattro e quattr'otto" (cioè nel giro di qualche secolo) si sbaglia di grosso!
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Tuttavia, a parte l'esempio del latte, non sono ben sicuro che la mia tesi (di laurea) e quella Thimoty Waring e Zachary Wood corrispondano fino in fondo; dovrei leggere con attenzione tutto il loro articolo.
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Secondo me, infatti, non solo non c'è contrapposizione tra "natura" e "cultura", ma, addirittura, la "cultura" deve considerarsi un prodotto della "natura"; il che provocò un acceso dibattito durante la discussione pubblica della mia tesi.
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Non posso certo sintetizzare qui le centinaia di pagine della mia tesi (battuta a macchina), ma cercherò di farlo come meglio posso.
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Ed infatti, come anche tu hai incidentalmente osservato, più una specie animale risulta cerebralmente evoluta, e più prevalgono i comportamenti individualmente appresi -dopo essere nati-, rispetto a quelli filogeneticamente ereditati -di carattere automatico-; in una fase evolutivamente superiore, i comportamenti individualmente appresi dopo essere nati, possono anche essere -limitatamente- trasmessi e diffusi ad altri componenti del proprio gruppo.
Come giustamente hai scritto tu: "Anche i lupi apprendono culturalmente la caccia di gruppo, e gli scimpanzè apprendono l'uso di bastoncini per mangiare le formiche dentro i formicai."
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Il limite alla realizzazione di una  cultura simile a quella umana, è imposto agli "animali superiori" dalla loro minore capacità "neocorticale" ed alla loro incapacità di utilizzare un "linguaggio sintattico" vero e proprio, che consenta loro di "strutturarla" in modo più efficace e diffuso; come, invece, noi abbiamo fatto, prima verbalmente, e, infine, molto di recente (in termini evoluzionistici) anche per scritto.
Come osservò Bertrand Russel, uno scimpanze potrà anche comunicare a gesti un sacco di parole, persino con senso compiuto, per farci capire quello che vuole; ma non sarà mai in grado di dirci  "I miei genitori erano poveri ma onesti!"
:)
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Tale spiccata capacità umana di creare cultura, è NATURALE; cioè, l'uomo, è un animale "filogeneticamente predisposto" (cioè in modo "innato") a creare cultura; cioè ad adattare l'ambiente a sè, e non viceversa.
Non potrebbe fare altrimenti, perchè questo "è nella sua natura"!
Intendo dire che le varie culture umane, non sono certo piovute dal cielo; sono il semplice risultato della nostra "naturale" predisposizione genetica a crearle.
Niente di più e niente di meno.
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Se io vedo un nido, so benissimo che l'ha costruito un uccello, in quanto, "in natura", i nidi non spuntano certo da soli fuori dal terreno come se fossero funghi; però è nella "natura" degli uccelli costruirli, per cui, "omisso medio", sono prodotti della "natura" pure loro!
Allo stesso modo, so benissimo che il PC su cui sto scrivendo l'ha concepito un uomo ed è stato costruito da altri uomini, in quanto, "in natura", i PC non si costruiscono certo da soli (almeno per ora); però è nella "natura" degli uomini costruirli, per cui, "omisso medio", sono prodotti della "natura" pure loro, così come i nidi degli uccelli!
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"Artificiale" è ciò che non è stato prodotto "direttamente" dalla "natura", bensì è stato prodotto "indirettamente" dalla "natura", per mezzo di un essere "naturalmente" predisposto a costruirlo.
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Ad un certo, punto, però, una azzeccata "scelta culturale" umana, se protratta per un tempo successivamente lungo, può "retroagire" sulla "natura", favorendo "selettivamente" (a livello di sopravvivenza o sessuale) gli individui e i gruppi che si adeguano a tale "scelta culturale", e sfavorendo "selettivamente" gli altri; così come nel caso del latte, sebbene si tratti di di una modifica "filogenetica" (cioè ereditaria) ancora alquanto incompleta.
***
Tuttavia, almeno all'epoca in cui scrissi la mia tesi, era da escludere che la "cultura" potesse influire "direttamente" sui comportamenti "filogeneticamente" acquisiti dalla "specie" umana; cioè, nel senso che determinati comportamenti culturali, una volta acquisiti dall'individuo (o dal gruppo), possano essere trasmessi ai figli.
I figli devono apprenderli ogni volta "ex novo"!
***
Ed infatti, una "scelta culturale" umana può "retroagire" sulla "natura" soltanto:
- se protratta per un tempo successivamente lungo (si parla di decine  di migliaia  di anni);
- se questo avviene perchè provoca una selezione naturale a favore di chi l'adotta, in quanto sopravvive più facilmente ovvero ha un maggior successo riproduttivo;
- se questo avviene perchè provoca una selezione naturale a sfavore di chi non l'adotta, in quanto sopravvive più difficilmente ovvero ha un minor successo riproduttivo.
***
Questo, in passato, avveniva con regolarità; ma adesso molto meno, o quasi per niente.
C'è il "welfare" e il "reddito di cittadinanza"!
:)
***
Tuttavia, al riguardo, ritengo doveroso ricordare che un recentissimo studio sui topi suggerisce che alcuni ricordi "individuali" potrebbero essere trasmessi non solo da padre a figlio, ma persino da nonno a nipote.
L'ipotesi dei ricercatori americani è che l'esperienza dell'individuo non influenzi direttamente il codice genetico, ma piuttosto l'"espressione" di alcuni geni a vantaggio o detrimento di altri; i ricordi, cioè, stando alla loro ipotesi, non modificano il DNA ( altrimenti vivremmo in un mondo lamarkiano), però modulano il suo funzionamento, dirigendo così il comportamento per il tramite di fattori che non sono presenti nel DNA ma che, però, risultano ugualmente ereditabili ("epigenetici"), sebbene non possano incidere sui caratteri generali della specie.
Tale tesi, però, è molto controversa; e, comunque, non ha alcun riscontro in ambito umano.
***
Ma il discorso è "molto" più complesso di così!
***
Un saluto! :)
***

iano

#17
@Eutidemo.
I meccanismi con cui si modifica il codice genetico sono ben lunghi e non possono configurarsi quindi certamente come una risposta immediata i mutamenti ambientali. Per quello esiste la cultura, ma tutto sommato bisogna riconoscere alla cultura , pur nel suo mutare , più agevole a prima vista, parimenti una inerzia che ci sorprende. Resiste tendenzialmente al  cambiamento anche quando tutto sembra remarle ormai contro fino a presentarsi ai nostri occhi del tutto obsoleta ed anacronistica. Quindi si può dire che i due fattori evolutivi presentano comunque un nocciolo duro in comune.
La differenza di fondo è che mentre i tempi evolutivi "naturali" ( diciamo così per intenderci) restano sostanzialmente immutati, quelli culturali mutano .
La scienza stessa , "nel suo piccolo" , procede coi piedi di piombo, così che quando qualcosa diventa di pubblico dominio, apparendo ai più come novità assoluta, è in effetti questione già' digerita e ridigerita dagli addetti ai lavori, per cui attribuire una paternità alle nuove idee diventa questione da bar sport.
Si può dire certamente con orgoglio "io c'ero alle qualificazioni" , come fai tu, e prendere atto che adesso, a distanza siamo arrivati anche noi a farti compagnia e gustarci la finale..😊
Eienstein: ''Dio non gioca a dadi''
Bohr: '' Non sei tu Albert, a dover dire a Dio cosa deve fare''
Iano: ''Perchè mai Dio dovrebbe essere interessato ai nostri giochi?''

viator

Salve iano. Forse perchè è del tutto tipico (archetipico) per la natura il conservare le fondamenta di ciò che muta o distrugge per creare la necessaria diversificazione del mondo (vedi entropia)........allo scopo di poter comunque ricostruire ciò che venne generato nel suo passato evolutivo.

In quanto parte e parto della natura, l'uomo deve ereditare lo stesso atteggiamento cautelativo.........ma ovviamente - essendo più stupido e frettoloso (cioè appunto umano, cioè disponendo di meno intelligenza, di meno energie, di meno efficienza e soprattutto di meno tempo della natura stessa) - vorrebbe sostituirsi a ciò che l'ha generato.

Ovviamente emblematica, in proposito, è la mentalità giovanilistica, la quale vorrebbe cambiare il mondo prima di riuscire a capire che sarà il mondo a cambiare i nostri sogni. Siamo naturalmente liberi di provarci a nostre spese. Saluti.
Esiste una sola certezza : non esiste alcuna certezza.

Eutidemo

Citazione di: iano il 12 Settembre 2021, 15:59:05 PM
@Eutidemo.
I meccanismi con cui si modifica il codice genetico sono ben lunghi e non possono configurarsi quindi certamente come una risposta immediata i mutamenti ambientali. Per quello esiste la cultura, ma tutto sommato bisogna riconoscere alla cultura , pur nel suo mutare , più agevole a prima vista, parimenti una inerzia che ci sorprende. Resiste tendenzialmente al  cambiamento anche quando tutto sembra remarle ormai contro fino a presentarsi ai nostri occhi del tutto obsoleta ed anacronistica. Quindi si può dire che i due fattori evolutivi presentano comunque un nocciolo duro in comune.
La differenza di fondo è che mentre i tempi evolutivi "naturali" ( diciamo così per intenderci) restano sostanzialmente immutati, quelli culturali mutano .
La scienza stessa , "nel suo piccolo" , procede coi piedi di piombo, così che quando qualcosa diventa di pubblico dominio, apparendo ai più come novità assoluta, è in effetti questione già' digerita e ridigerita dagli addetti ai lavori, per cui attribuire una paternità alle nuove idee diventa questione da bar sport.
Si può dire certamente con orgoglio "io c'ero alle qualificazioni" , come fai tu, e prendere atto che adesso, a distanza siamo arrivati anche noi a farti compagnia e gustarci la finale..😊
Indubbiamente anche la "cultura" non muta da un giorno all'altro, e mai tutta insieme; lo fa "a spezzoni" (divorzio, aborto, gay, eutanasia ecc.).
Però la "cultura"  cambia in modo estremamente più rapido della "natura" (circa cento o duecento volte più rapidamente); influendo sul codice genetico, come nel caso del latte, in casi estremamente rari (circa uno su cento).
L'evoluzione culturale, peraltro, avviene più o meno rapidamente a seconda dei tempi storici; e, spesso, "a sighiozzo".
Non mancano neanche rigurgiti di vecchie culture, che sembravano ormai superate dalla storia, ma che, ogni tanto, rigurgitano fuori; come la melma dalle fogne intasate!
:)

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