CRISPR per riscrivere il codice della vita

Aperto da maral, 14 Ottobre 2016, 23:13:31 PM

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maral

Studiando il meccanismo con cui alcuni batteri riescono a difendersi dai virus inglobandone parti del codice genetico e usandolo poi per costruire filamenti di RNA guida con attaccata una proteina che funziona come una specie di bisturi chirurgico sul codice genetico di un virus invasore simile, recentemente è stato scoperto il modo per tagliare e modificare con grande precisione il codice genetico di qualsiasi cellula, consentendo di indurre le modificazioni desiderate in tempi enormemente più brevi e con costi notevolmente inferiori rispetto ai vecchi sistemi. Questa tecnologia (CRISPR) offre dei vantaggi di grande efficacia ed economicità (è praticabile in un qualsiasi laboratorio): ad esempio per aumentare la resistenza dei prodotti agricoli, per estinguere definitivamente specie parassite (come le zanzare che portano la malaria), ma soprattutto potrebbero eliminare malattie genetiche specifiche e permettere di studiare molto più rapidamente e quindi risolvere malattie che coinvolgono un numero elevati di geni come la distrofia muscolare, l'HIV, il cancro ai polmoni, l'autismo, l'alzheimer, fermare o addirittura invertire il processo di invecchiamento, senza far ricorso alle tanto controverse cellule staminali degli embrioni. I cambiamenti indotti, anche in organismi già adulti, si trasmetterebbero infatti alle generazioni successive e gli esseri umani potrebbero giungere a progettare e crearsi un DNA su misura, come viene spiegato in questo filmato (si possono impostare i sottotitoli in italiano da impostazioni): https://www.youtube.com/watch?v=jAhjPd4uNFY.
Anche se non in tempi brevi non vi è dubbio che la rivoluzione delle biotecnologie sta aprendo scenari meravigliosi e inquietanti sul futuro del mondo e del genere umano a cui si accompagnano problemi etici di portata enorme (ad esempio possiamo tranquillamente sterminare una specie di zanzare introducendo una mutazione nel loro DNA che faccia sì che possano generare solo prole maschile? http://comune-info.net/2016/09/quella-specie-dannosa-va-estinta/
E se un giorno davvero sarà possibile, come in linea di principio appare sempre più alla portata, possiamo sentirci tranquilli riguardo alle possibilità di progettare una sorta di specie umana perfetta o questo determinerà situazioni sociali esplosive con tutti i rischi che una simile attività demiurgica comporterebbe? O finiremo con l'adeguarci al nuovo stato di cose, a trovarlo del tutto normale, un po' come ci siamo adattati alla comunicazione a mezzo internet, per quanto essa ci abbia cambiato?

cvc

Io credo, non potendo scendere in particolari più tecnici, che la vita dell'uomo sia sostanzialmente una lotta per l'adattamento. Questa lotta per l'adattamento deve avere un qualcosa della dottrina degli opposti di Eraclito,  un vincolo per cui dalla guerra nasce la pace e viceversa, in un perenne alternarsi in cui nessuno dei due opposti, adattamento e non adattamento in questo caso, potrà mai prevalere del tutto sull'altro. Poiché è dal contrasto che nasce l'armonia, la nostra vita è dunque frutto della perenne lotta fra le forze contrarie all'uomo (calamità, malattie, mancanza di risorse) ed il continuo tentativo di adattamento. La morte dei virus dannosi è la nostra vita, la nostra vita è la morte dei virus. Ma credo bisogni eliminare senza possibilità di equivoci l'illusione, che pare sorgere sull'onda dell'entusiasmo delle scoperte scientifiche, per cui si potrebbe ipotizzare un completo adattamento dell'uomo, una sua definitiva vittoria sulle forze che gli sono avverse. Cambierà la forma del conflitto, ma il concetto di guerra perenne rimarrà la costante della nostra esistenza. Come le nuove scoperte ci cambieranno? La tendenza sembra quella del formarsi di una élite sempre più ristretta e specializzata di tecnici le cui conoscenze diventano sempre più inaccessibili, per complicazione, alla massa. Sembrerebbe dunque il tramonto definitivo del sogno illuministico per cui la conoscenza sarebbe accessibile a tutti con un semplice dizionario....
La tecnologia approda alla massa solo dopo essere stata digerita, assimilata e indirizzata dall'élite dei tecnici, sotto il controllo, ovviamente, dei centri di potere. L'onnipresente lotta per la sopravvivenza si differenzia dunque in due tipi: la lotta nobile, quella delle élite di tecnici e di chi detiene il potere, da cui dipenderanno le sorti dell'uomo; e la guerra dei poveri, di chi cerca solo la sussistenza cercando di raccapezzarsi fra le strutture del mondo tecnologico, magari rovistando fra rottami di vecchi computer alla ricerca di qualche rifiuto che possa ancora fruttare qualcosa.
Fare, dire, pensare ogni cosa come chi sa che da un istante all'altro può uscire dalla vita.

maral

CitazioneLa tendenza sembra quella del formarsi di una élite sempre più ristretta e specializzata di tecnici le cui conoscenze diventano sempre più inaccessibili, per complicazione, alla massa.
Sì, questo è un punto di riflessione molto importante, collegato al ruolo demiurgico che assume il tecnologo. La tecnologia ha sempre cambiato l'umano con i suoi prodotti, ma lo ha fatto indirettamente, attraverso i mezzi che offriva e questo poteva consentire un maggior tempo di adattamento, ma qui, agendo sul genoma, il cambiamento viene direttamente stabilito.
Ovviamente non è possibile rifiutare una simile offerta tecnologica, qualsiasi resistenza si rivelerà velleitaria a fronte delle possibilità che offre.
Fermo restando che la cosa è assai complessa e con grossi margini di rischio in quanto i geni lavorano insieme. Una piccola modifica a una singola porzione del genoma per aumentare la resistenza a una malattia può determinare l'insorgenza di malattie più gravi e impreviste (ad esempio lo sviluppo di tumori). Un po' come quando si introduce nell'ambiente un organismo geneticamente modificato  che, nelle condizioni controllate di laboratorio, appare funzionare in modo ottimale e prevedibile. 

cvc

Citazione di: maral il 15 Ottobre 2016, 10:01:36 AM
CitazioneLa tendenza sembra quella del formarsi di una élite sempre più ristretta e specializzata di tecnici le cui conoscenze diventano sempre più inaccessibili, per complicazione, alla massa.
Sì, questo è un punto di riflessione molto importante, collegato al ruolo demiurgico che assume il tecnologo. La tecnologia ha sempre cambiato l'umano con i suoi prodotti, ma lo ha fatto indirettamente, attraverso i mezzi che offriva e questo poteva consentire un maggior tempo di adattamento, ma qui, agendo sul genoma, il cambiamento viene direttamente stabilito.
Ovviamente non è possibile rifiutare una simile offerta tecnologica, qualsiasi resistenza si rivelerà velleitaria a fronte delle possibilità che offre.
Fermo restando che la cosa è assai complessa e con grossi margini di rischio in quanto i geni lavorano insieme. Una piccola modifica a una singola porzione del genoma per aumentare la resistenza a una malattia può determinare l'insorgenza di malattie più gravi e impreviste (ad esempio lo sviluppo di tumori). Un po' come quando si introduce nell'ambiente un organismo geneticamente modificato  che, nelle condizioni controllate di laboratorio, appare funzionare in modo ottimale e prevedibile.
Non è possibile rifiutare una simile offerta tecnologica, ma a che prezzo?
Forse è un po' come il discorso sul nucleare: un rischio enorme (distruzione del pianeta) a fronte di un grande vantaggio potenziale (soddisfazione del fabbisogno energetico senza inquinare). Però dopo parecchio tempo il rischio potenziale ha prodotto una serie di danni che forse non sono mai stati quantificati con precisione, per un beneficio che è stato ben lungi dall obiettivo iniziale di un mondo meno dipendente dal petrolio. La mia impressione è, se si accetta la metafora, di un mondo scientifico che ragiona un po' come un esercito: tanto più è armato e tanto più ha voglia di fare la guerra. Più aumenta il potere della tecnica e tanto più cresce anche la voglia di trasformare il mondo subito, senza tener conto né degli equilibri esistenti che si vengono a rompere né del tempo che occorre per applicare effettivamente i frutti delle nuove scoperte. Ma credo che anche questo comportamento faccia intrinsecamente parte della natura umana. Gli scienziati sono anch'essi uomini, sono spinti dall'ambizione, hanno fretta di conquistare la gloria. Ci si dimentica che dietro all'aura di perfezione del mondo scientifico tecnologico c'è sempre l'imperfezione umana. A meno che si verifichi la profezia di Hawking: il dominio degli androidi sull'uomo.
Non si tratta di rinunciare alle opportunità offerte dalle nuove scoperte, ma di svilupparle con cura e pazienza.  Dovrebbe valere il giuramento di Ippocrate: primo non nuocere. Ma la scienza, o meglio gli scienziati, o meglio ancora l'ambizione degli scienziati, ha fretta.
La tecnica sta riducendo l'uomo e il suo ambiente alla stregua dello stomaco di un bulimico: viene introdotto altro cibo ancora prima che si sia digerito quello precedente.
Fare, dire, pensare ogni cosa come chi sa che da un istante all'altro può uscire dalla vita.

paul11

Siamo nel secolo della biotecnologia ed è applicata a tutte le discipline, dall'astronomia alla farmacologia del futuro.
Adatto che è presentata come la panacea contro le malattie, non verrà arrestata.
Ci sono due approcci sostanzialmente: uno filosofico ( e persino teologico) e l'altro scientifico.
Adatto che siamo in sede scientifica mi limito a scrivere che non conoscendo affatto tutte le regolazioni che costituiscono la natura, tutti gli impatti dalla meteorologia all'ecologia degli organismi viventi, in quanto la natura ha delle autoregolazioni interne ,alterare  il genoma a fini speculativi umani, può alterare quella autoregolazione e quindi le relazioni fra ambiente e singoli organismi, dal virus all'uomo.
Costruire ad esempio mais geneticamente modificato di cui noi ci nutriamo , significa che entra a far parte dei nostri costituenti cellulari ,Ma altera anche le generazioni future del mais.
Già le selezioni naturali fecero quasi  perdere i genomi naturali di molti frutti, introducendo banche del seme.
Le forti specializzazioni acuiscono i punti forti, ma anche i punti deboli degli organismi.
Se gli antibiotici poco funzionano ormai, è perchè se n' è abusato e i virus si ricodificano molto velocemente, essendo "piccoli".

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