Bob e Alice che stanno dicendo?

Aperto da Lou, 03 Agosto 2017, 11:11:21 AM

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Ipazia

La conquista dell'etere ormai è strumento di dominio quanto il possesso del suolo, acqua, materie prime, partiti politici e regolamenti giuridici ed economici. Rispetto alle fonti di potere tradizionali l'etere cresce sempre più di importanza perchè è il più potente mezzo di condizionamento ideologico e consenso. Non si tratta di decidere se fare o no la raccolta a punti della caffettiera, ma della laminazione ideologica e materiale che quello stile di vita determina. Come per tutto il resto della vita sociale anche in rete le contraddizioni producono antagonismo tra chi ha potere e chi non ce l'ha e lotta per conquistarlo. Antagonismo con importanti contenuti ideologici su un terreno squisitamente ideologico.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

Phil

Citazione di: Ipazia il 29 Agosto 2020, 08:08:03 AM
Come per tutto il resto della vita sociale anche in rete le contraddizioni producono antagonismo tra chi ha potere e chi non ce l'ha e lotta per conquistarlo. Antagonismo con importanti contenuti ideologici su un terreno squisitamente ideologico.
L'essenza della rete, per ora, è proprio l'essere un posto in cui tutti hanno "potere" (basta potersi connettere e, per fortuna, da noi non è eccessivamente oneroso), il potere dell'esposizione globale e (nel bene e nel male, direbbe Eco) diritto alla parola pubblica, consultabile da tutti e persino, per la gioia dei "militanti", anche il potere del contrasto con il mainstream, il potere della polemica, dell'irriverenza, della informazione "alternativa" e, inevitabilmente, anche quello delle fake news. Il potere ideologicamente forte nella realtà, in rete viene invece stemperato, diluito e disperso nella cacofonia dell'opinionismo selvaggio che nella realtà off line, soprattutto quella più istituzionale e organizzata, non ha spazio (la differenza fondamentale del web è che consente un'esposizione che la realtà cartacea osteggia e/o nega). Non sono certo i tweet di Trump a rappresentare l'apice qualitativo dell'astuzia della propaganda ideologica, né potranno esserlo le pagine facebook di altri leader politici. Una volta si pensava che il web sarebbe stato il paradiso del libero pensiero e dell'opposizione ai poteri forti; magari c'era troppo ingenuo ottimismo (e sopravvalutazione della serietà delle masse), ma non credo sia sensato passare all'estremo opposto, banalizzando il web a mesto parallelo delle dinamiche ideologiche off line (ridurre il web a un antagonismo ideologico fra classi, oltre ad essere anacronistico, è come ridurre la filosofia ad una parziale filosofia politica; giustamente, de gustibus...).

Ipazia

Il potere della rete non è la parola, ma i capitali. Anche il dissenso diventa capitale nel web, così come si produce capitale anche vendendo il Capitale di Marx. Il capitale web si paga già con l'intrusione nella vita privata e la paccottiglia circense che ti appioppano. Ma dilaga pure togliendo risorse a tutto cio che non è capitale web. E schiavizzando ulteriormente chi entra nella rete del capitale web: da amazon ai rider ai smartworkers. Non ci sono solo le ciacole da forum o social nel potere che agisce dentro e mediante web.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
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Lou

#78
Aprii questo topic prrchè l'AI mi affascina.
E cosa più mi affascina è riuscire a intendere, non cosa stanno dicendo Bob e Alice, ma come siano potuti sorgere Bob e Alice. Prodotti di linguaggio, puri e complessi prodotti di linguaggio. Qui tutto è linguaggio, Jean, e se chiedevi " a chi parlo? ", quel che è fuori dal linguaggio.  Perchè se tutto è linguaggio abbiamo il criterio per riuscire a comprendere cosa non lo è. Un po' alla Talete, mettiamola così, quando dice "Tutto è acqua", cosa non lo è? Con chi parli? Con me, chebanalmente, non mi esaurisco nel linguaggio, sebbene qui sono grazie ad esso. Esiste una distanza che il linguaggio avvicina e ravvicina, a volte separa ancor più, ma non copre del tutto. Nè la vicinanza, nè la di-stanza.
E soprattutto Bob e Alice non fanno che raccontare questo.
"Dove vanno a finire i nostri dati?"
Altra bella domanda, siamo in ogni caso sempre fuor di dato, tu, io, noi siamo anche dato, ma non solo.


Ovunque vadano non ci esauriscono per ció che siamo, e, forse, vale anche per Bob e Alice.
"La verità è brutta. Noi abbiamo l'arte per non perire a causa della verità." F. Nietzsche

Jean

Cit. bobmax:  Stai parlando a Dio. Non vi è nessun altro.

Accidenti, bob... se lo sapevo che questa era la volta buona mi preparavo meglio, cercando quel foglio con le domande che gli avrei voluto fare...

Ipazia, più modestamente, ritiene che io (e gli altri) parliamo ad una (ristretta) platea di persone ed a conferma (sovente ci piglia, a suo modo, eh...) ben cinque differenti interlocutori mi hanno gratificato con i loro interventi.

Però non mi ero accorto di star parlando delle: ... sorti magnifiche e progressive della formazione economico-sociale dominante, il capitalismo, sul cui trend i profeti del XIX secolo avevano già previsto molte cose, peraltro superate alla grande da quella che nel secolo scorso venne chiamata: intelligenza del capitale.

Mi riferivo a quell'altro tipo d'intelligenza (A.I.) pur se anch'essa, necessariamente al dinero deve la sua esistenza, non dissimilmente d'ogni altra cosa al mondo fin dalla nascita della civiltà, poiché senza un medium fisico (la moneta, sempre più in predicato di diventar del tutto digitale) niente sarebbe cominciato.

Così che nel tempo tutto ha avuto/ha un prezzo, l'uomo e sue azioni comprese... se vi va un aforisma coniato qui alla bell'è buona: l'uomo è moneta.

Tuttavia in questi ultimi tempi (tecnologici e soprattutto informatici) si sta realizzando pian piano un cambio di paradigma che soppianterà (ritengo del tutto, futuristicamente parlando) la moneta, che volenti o nolenti ha caratterizzato l'intera storia umana.

Oggi la montagna del debito mondiale che la recente gestione pandemica ha portato ad un'altezza vertiginosa si erge imponente ad oscurare (il sol del)l'avvenire, se non verrà "ribasata" (e come sempre accaduto, diversamente redistribuita a colpi di picconi militari) prima o poi innescherà un effetto domino irreversibile.

Come che sarà, la moneta in un modo o nell'altro si vedrà sottrarre il suo status privilegiato, considerato il venir alla luce di alternative che ne stanno depotenziando il ruolo e hanno il merito di por nell'arena altri strumenti di "lotta" oltre a quelli classici dei  gladiatori finanziari (che non son pochi, per il diletto del/degli imperatori...).

Verrà il tempo che la "povera" moneta sarà anch'essa inglobata (pur se un posticino l'avrà sempre, forse solo "storico"... ma ci vorrà tempo, è ancor prematuro preoccuparsi degli euro sotto il materasso...) nella visione superiore di ogni cosa esistente e dell'esistenza stessa: tutto è informazione.

Lo stesso linguaggio, posto dall'amica Lou al vertice d'ogni evento/fenomeno, alfine paleserà la potenza cui è asservito, appunto l'informazione in ogni sua declinazione, indicando, nel caso delle "macchine di linguaggio" animate dagli algoritmi, che qualcosa sfugge al par del famoso fantasma della nostra, di macchina.

Quel "qualcosa" è l'origine dell'informazione... che ne è anche destinazione.

Dove vanno a finire i nostri dati? ... da dove provengono... dove sono sempre stati e saranno.

In un universo chiuso (anche) le informazioni non possono nè sfuggire né annichilirsi ma manifestarsi conformemente alle sue regole spazio-temporali.

L'A.I. potrebbe sviluppare e consolidare gli strumenti per "gestire" una quantità inimmaginabile di informazioni... seguendone i flussi.

Ma per arrivare a ciò necessita di qualcosa di straordinario che noi abbiamo ed essa non ha... no, non la fantasia (men che meno la mia).

La direzione è già tracciata ed il processo in corso. In un universo chiuso l'A.I. riuscirà a trovare l'ultimo numero...

Se noi non ci esauriamo nel linguaggio, non essendo mero risultato dell'informazione localizzata, appartenente al nostro universo, ciò potrebbe significare che in esso vi siano "varchi" attraverso cui raggiungere (ed essere raggiunti da) "altre" informazioni... come dicevo la questione è affascinante, tuttavia poco scientifica come lo era il progetto di far volare un aereo di ferro... 




Cordialement

Jean

bobmax

Tiralo fuori allora il tuo foglio con le domande, Jean.

E falle.

Chi se non tu può fare le domande?

E le risposte... sarai ancora tu a darle, chi altro?

Figlio unigenito.
Tardi ti ho amata, bellezza tanto antica e tanto nuova, tardi ti ho amata. Tu eri con me, mentre io ero lontano da te.

Ipazia

La moneta, come dicevano i padri fondatori, è equivalente universale delle merci (uomo incluso), unità di misura del valore (economico). In quanto tale non scomparirà anche se i redditi bilionari di chi opera nell'informazione digitalizzata mostrano che il centro di gravità dell'economia si sta spostando in quell'area, moneta inclusa, sempre più smaterializzata e sottratta al controllo dei suoi signori storici esclusivi, le autorità statali, come dimostrano i bit coin.

Più che di macchina della luce il digitale sta diventando macchina di denaro e la merce più pregiata di riferimento di quel mercato è sempre più l'oro umano, il nostro vissuto di consumatori, elettori o banale gossip, laminato in una inedita alienazione che va ad aggiungersi a quella del cartellino. Il tutto pesato dall'A.I., deus ex machina del processo che, FN non me ne voglia, ha laminato, ma rigorosamente al di là del bene e del male (considerati i ritardi e inadeguatezze dello strumentario etico vigente), pure l'ultima Thule: l'arte.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

Jean

Tiralo fuori allora il tuo foglio con le domande, Jean.
E falle.
Chi se non tu può fare le domande?
E le risposte... sarai ancora tu a darle, chi altro?
Figlio unigenito.



Ciao bob,

nell'andar apparentemente of- topic non chiedo, né rispondo... ma presento qualcosa che mi è capitato, a te vederci o meno inerenze, deficienze o dell'altro ancora.

Un po' di anni addietro a seguito di un periodo della mia vita caratterizzato da imponenti sommovimenti psicologici, fortunatamente esauritisi... sì, certo con delle cicatrici ma salvando la pelle... attraversai una fase particolare nella quale durante il giorno ma ancor più di notte la mia "voce interiore", allentati i legami che la governavano, prese a sfornar contenuti che definii "biblici".

Sia in risposta ad eventi, situazioni, pensieri ed emozioni che mi riguardavano, sia del tutto disgiunti da me. Non riuscendo a controllare il fenomeno, memore d'aver letto di esperienze simili, pian piano riuscii ad esser solo spettatore di quanto accadeva, senza opporre resistenza al momentum che lo sosteneva, ben oltre le mie forze/energie.

Beh, diverse volte ci son stato a un pelo dall'identificarmi con quella voce... considerato l'enorme appeal dei contenuti proposti e specialmente della sensazione d'essere immerso in un flusso che sorpassati gli ultimi argini avrebbe potuto esondare e sommergere del tutto la mia usuale identità (che al tempo per giunta mi schifava assai) ritrovandomi altro da quel che conoscevo... se uno si stufa di come ha governato a casaccio la sua nave e senza dover pagare nulla né doversi spostare arriva un Capitano che dimostra una competenza irraggiungibile... quale la scelta? 

Immagina qualcuno che ti legga la Bibbia (o qualche altro libro del genere, ben sedimentato nella coscienza umana) e tu all'udirla senti che quelle parole trasportano "qualcosa" e ti procurano la sensazione di uno spazio che si approfondisce, una sorta di "freschezza" portata da un vento leggero.

Pur enfaticamente declamate non s'appoggiano sulla forza che le sostiene ma su un'autorevolezza che le lega una all'altra in un flusso interminabile... ti par d'immergerti in un fiume che scorre in un altro spazio-tempo, man mano che ti accoglie in sé ti allontana dalla tua pesantezza e se l'avevi scorto, dal tuo buco nero...
 
Puoi, davvero, diventar qualcos'altro... oppure (se ne hai forze e capacità) trovare un compromesso che mantenga quella voce un po' smorzata ma ancor viva, ponendo il tuo io abituale ad una conveniente distanza per non esser del tutto attratto né respinto.

Né carne né pesce, né caldo né freddo... biblicamente sai cosa significa.

Per quella che fu la mia esperienza posso dire che prima o poi ogni momentum si esaurisce... come mi accadde.


Adesso, parafrasando Jung, posso dire d'aver visto il fiume, anche se non sono diventato uno con esso so che c'è.

Se quel fiume ha davvero un potere oltre l'ordinario sarà suo compito, non mio, disporne... qui o, attraverso un varco, nella realtà che lo contiene.

Rientrando in-topic... prima o poi anche l'A.I.  dovrà confrontarsi con i contenuti della coscienza umana, perché, se vi è sfuggito, essa nasce per comprendere l'uomo e la sua realtà.

Per il momento è impegnata quasi totalmente nel piano materiale e non dispone di quella cosa (che noi abbiamo) che gli permetterebbe d'affrontare ben altre complessità.

Ogni cosa ha i suoi tempi... tuttavia ponete, se vi va, attenzione al quasi...




@Ipazia

Condivido gran parte di quello che scrivi, però dal mio punto di vista la "consistenza" della cultura che hai accumulato oltre ai meccanismi per gestirla (il tutto notevole, detto sinceramente) ne determina il raggio d'azione. 
Un buco nero (detto qui con valenza positiva, eh) assorbe ogni "sollecitazione" proveniente dall'esterno, comprimendola all'inverosimile per inglobarla in sé (per degli scopi... non ancora del tutto chiariti) e rilasciandone una minima parte, opportunamente riconvertita nel suo linguaggio energetico, perché nell'universo e in tutte le cose, immateriali comprese, vige la legge del flusso.

Si possono certo alzare ancor più gli argini per fermare ogni tipo di flusso... ma sino ad un certo punto. Il flusso è come il banco... vince sempre.


PS – ti ringrazio per i riferimenti al mio blog, forse sei l'unica che cerca  d'interpretare se non la macchina di luce stessa almeno il contesto in cui potrebbe operare, come nel suggerimento ultimo del digitale.

Ah, l'arte...


Cordialement
Jean

Ipazia

L'arte sopravviverà anche alla sua estrema mercificazione perchè, come l'umano, mantiene in sè qualcosa di antagonistico che permette la resurrezione.

Non so invece se sopravviveranno a lungo Bob e Alice coi loro discorsi allineati lungo una serie di bit tenuti in vita eternamente da un pò di corrente elettrica. A condannarli all'estinzione saranno i qbit dell'A.I. quantistica, che esauriscono la loro vita in tempi che vanno dal microsec a qualche secondo. Tempo nel quale bisognerà catturarne il responso con una velocità poco compatibile con i loop di Bob e Alice. E dei frequentatori di questo forum e dei social in generale.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

bobmax

Ciao Jean,

ritengo di aver passato esperienze simili.
Intervalli di vita in cui tutto sembra essere messo in discussione.

In particolare attraversai un periodo nerissimo tanti anni fa, che mi ha segnato profondamente.
Allora ero certo che non avrebbe potuto finire, se non con la mia dipartita.
E invece, inaspettatamente la nebbia plumbea prese a svanire...
Ora ne ho solo il ricordo, ma indelebile.

Sebbene sia stata l'esperienza più dura e terribile della mia vita, mi sono poi ritrovato, a distanza di anni, a valutarla sotto tutt'altra luce. Ho incominciato infatti a considerare come quell'esperienza, che pur mi aveva gettato nella disperazione, in effetti fosse stata in realtà un dono...
Perché quella sofferenza mi aveva strappato dall'appagante ma in sostanza vuota vita che conducevo. Facendomi vedere del mondo e di me stesso ciò che avevo troppo a lungo trascurato.

Questi manrovesci, ricevuti sino ad ora, mi hanno sospinto in avanti. Senza tuttavia farmi raggiungere alcunché di definitivo. Se non un progressivo capovolgimento della mia visione del mondo.
Difatti, direi che il più significativo cambiamento, nella mia evoluzione, è consistito nel fatto che in questi ultimi anni gli schiaffi solitamente me li do da solo...

E altrettanto solitamente senza esito...
Se non fosse per la continua conferma del mia inadeguatezza.

Per fortuna che vi è il fiume...
E' compito del fiume.
Ma cosa potrà mai fare il fiume, senza di te?
Può davvero il fiume starsene là e tu qua?

Non sei tu il figlio unigenito del fiume?
Il figlio che in definitiva tornerà a scorrere essendo fiume?
Che altro saresti mai...?

Anche se può risultare davvero assurdo, non solo tu sei il figlio unigenito, pure io lo sono!
E il figlio è tale solo ed esclusivamente perché emanazione del padre.
Non esiste altro, che non sia il padre.
Il padre lascia il proprio figlio unigenito nel mondo, e il mondo è lo stesso padre.
Finché lo richiama a sé, e allora il figliol prodigo torna a casa.
-----------

Riguardo alla coscienza, ho avuto modo di sperimentare come la coscienza non dovrebbe essere considerata una facoltà individuale.
In quanto la coscienza sembra essere in realtà unica. Perché è il mondo ad essere cosciente.
Cosicché, sebbene si abbia solitamente una coscienza limitata alla propria individualità, può avvenire, in situazioni particolari, che questa consapevolezza si espanda fino ad abbracciare più individui.
Dipende dalla forza del legame tra di loro.

Se è il mondo ad essere cosciente, nella sua totalità, allora anche nella sua più elementare manifestazione fisica deve esserci una traccia di coscienza.
Persino in quell'atomo di rame che compone il circuito integrato dove svolge la propria elaborazione un programma di A.I.

Di modo che, secondo me, non dovemmo preoccuparci di un eventuale sviluppo della coscienza nell'informatica. Perché c'è già.
E' ovunque.
Tardi ti ho amata, bellezza tanto antica e tanto nuova, tardi ti ho amata. Tu eri con me, mentre io ero lontano da te.

Dante il Pedante

Secondo me invece ce n'è veramente poca di coscienza in giro.Io ne vedo poca.Sembra che tutti reagiscano privi di questa qualità.C'è molta abitudine nell'agire e poca consapevolezza.La gente si fa poche domande.Chatta e basta e ride dei filmati yt.Quelli curiosi.Sono disgustato dalla gente.Ci sono minimo 6 miliardi e mezzo di gente inutile a questo mondo.
Padrone dacci fame, abbiamo troppo da mangiare.La sazietà non ci basta più. Il paradosso di chi non ha più fame,ma non vuol rinunciare al piacere di mangiare.(E. In Via Di Gioia)

viator

Salve Dante. Hai ragione ma non devi preoccuparti. L'importante è che tu continui a far parte del restante mezzo miliardo. Saluti.
Esiste una sola certezza : non esiste alcuna certezza.

Dante il Pedante

Citazione di: viator il 03 Settembre 2020, 20:49:42 PM
Salve Dante. Hai ragione ma non devi preoccuparti. L'importante è che tu continui a far parte del restante mezzo miliardo. Saluti.
E certo,viator.Sono Dante il Pedante, non Dante il Purgante!  ;D ;D
Padrone dacci fame, abbiamo troppo da mangiare.La sazietà non ci basta più. Il paradosso di chi non ha più fame,ma non vuol rinunciare al piacere di mangiare.(E. In Via Di Gioia)

Jean

Ciao bobmax,

c'è un comun denominatore nelle nostre - e di molti altri - esperienze; pur se le modalità sono precipue per ogni individuo non pare raro giungere ad un turning-point.

La cui caratteristica principale è di non permettere il ritorno nell'alveo precedente perché la corda si è irrimediabilmente spezzata e la zattera, se riuscirà ad attraccarsi nuovamente, si troverà in una differente località/realtà.

Beh, auto-schiaffeggiarci è un buon esercizio di cui però non bisogna abusare, se difatti ti abitui che ti inventerai dopo?
Ecco, giusto ogni tanto, con quel quid d'umorismo che affiora nel tuo scritto... un pochino trattenuto... son convinto che sai far di meglio...

Poiché ti sei ben appropriato della metafora fluviale (ne son lieto) arriviamo a quello.


Tu te ne stai dieci metri a monte ed io a valle (o viceversa, che importa...) ed assieme a noi, nella nostra realtà, variamente dislocati altri 6 miliardi e mezzo di inutili individui e forse il restante mezzo miliardo di utili... più qualche altro centinaio di miliardi anch'essi variamente dislocati sulle rive dello stesso fiume però in una realtà differente, quella dei trapassati dalla notte dei tempi, come lo saremo a nostra volta.

Ok, non serve guardar troppo avanti, non è esercizio utile per la nostra zattera (corpo)... però può esserlo per la nostra coscienza. Ne abbiamo una diversa?
Oppure quella persona, bob, dieci metri a monte di dove mi trovo non scruta col mio stesso zelo la corrente interrogandosi sulla propria esistenza e su quella del fiume stesso?

Quelli che s'interrogano sul fiume gli appartengono e non gli potranno più sfuggire, diversamente dai più che vi si recano a prender l'acqua quotidiana, per poi più o meno velocemente allontanarsi dall'inquietante specchio liquido che tra le sue prerogative ha quella di rimandar l'immagine della finitezza umana.

A seguito di quel turning- point dell'inizio, uno si ritrova più o meno bagnato, a volte  intriso d'acqua che necessariamente deve provenire dal fiume cui si è avvicinato o addirittura immerso.

Se il fiume non ti ha preso del tutto puoi parlare di esso.
Dire com'era calda o fredda la sua acqua, quanto profonda... chiara o scura o entrambe a livelli diversi...

Ma se non ti ha preso del tutto, se la tua zattera è ancorata in un'ansa, tutto quello che potrai dire sarà quello che vedi da dove ti trovi, quello che hai provato, pensato... immaginato.

Però tutto questo, comprese queste parole, originano da quella coscienza che non ritieni (ed io con te) confinata negli individui. In questa coscienza hai visto il fiume... quasi che volesse mostrartelo.

Ora, poiché alcuno una volta sia stato preso è ritornato dal fiume e dalla notte dei tempi e almeno da Qoelet la situazione è questa... chi ci potrà dire come stanno le cose?

Non un'opinione, non un atto di fede, non un ragionamento... se tutte le strade sinora percorse sull'universo finito (secondo me) ci riportano al punto di domanda iniziale, che altro fare, tentare?

Magari (l'impossibile di) far volare un uccello di ferro che "osservi" dall'alto il fiume?

Naturalmente noi (io e te) non siamo affatto preoccupati dallo sviluppo di un'eventuale coscienza nell'informatica... come dici c'è già e qualcuna di quelle "tracce" cui accenni le ho toccate con mano.

Per questo non abbandono la discussione.




Cordialement

Jean

Phil

Citazione di: Lou il 30 Agosto 2020, 01:47:40 AM
cosa più mi affascina è riuscire a intendere, non cosa stanno dicendo Bob e Alice, ma come siano potuti sorgere Bob e Alice. Prodotti di linguaggio, puri e complessi prodotti di linguaggio. Qui tutto è linguaggio, Jean, e se chiedevi " a chi parlo? ", quel che è fuori dal linguaggio.  Perchè se tutto è linguaggio abbiamo il criterio per riuscire a comprendere cosa non lo è.
Credo che la chiave di volta (e di lettura) della AI sia proprio la dialettica fra linguaggio e ciò che è fuori da esso in veste di ciò che il linguaggio "muove": l'AI è linguaggio e comprende solo ciò che le viene tradotto nel suo linguaggio, ovvero quello con cui i programmatori l'hanno generata, e a partire da tale linguaggio essa agisce, calcola, adopera parti meccaniche, produce artefatti e conoscenza. Chiaramente il linguaggio, per esistere ha bisogno di almeno un supporto fisico, sia esso un parlante o un documento scritto. Parimenti, ogni software, per funzionare, richiede di "incarnarsi ontologicamente" in almeno un hardware, ma mentre nell'uomo mente/corpo sono (fino a prova contraria) inscindibili, l'algoritmo, in quanto software, non ha un rapporto univoco e inscindibile con un singolo hardware in particolare (compatibilmente ai requisiti minimi di sistema), soprattutto nell'era di internet dove l'online consente simultaneità e multiutenza.
Lo dimostrano a loro modo anche alcune (apparenti) "forme di vita digitale": virus e altri malware si "riproducono", passano di ospite in "ospite" (host), possono "nutrirsi", "adattarsi" o essere "uccisi". Eppure, al di là delle fuorvianti metafore "antropomorfiche", sono essenzialmente programmi, linee di linguaggio di programmazione.
Gli algoritmi possono interagire con l'uomo "parlando la sua lingua", come esemplificato da internet: quando "andiamo" su google in realtà l'indirizzo non è "linguisticamente" «google.com», è 216.58.nnn.nnn (non ce n'è uno solo); per fortuna ci sono programmi che convertono quella serie di numeri in parole, più facilmente ricordabili per noi umani. Tuttavia, non avrebbe senso dire che internet "traduce la sua lingua per parlare la nostra lingua": fuor di metafora, anche qui c'è soltanto un programma che funziona, progettato per fare quello che gli umani vogliono faccia, ovvero sono alcuni uomini a volere e a dettare le regole di tale "traduzione" (essendo la volontà una delle componenti umane che infatti manca all'AI).

Guardando un mulino a vento o una calcolatrice, sono in pochi (se ce ne sono), a chiedersi se un domani i mulini a vento o le calcolatrici avranno una coscienza sulla falsariga di quella umana; con gli algoritmi per me è circa lo stesso, c'è solo più potenzialità tecnologica (operazioni più complesse, più scenografiche e sempre più impattanti la società) e quindi maggior rischio di equivocare l'autenticamente umano (coscienza, volontà, etc.) e ciò che è simulazione fatta da umani per scopi umani. Probabilmente, escludendo i presenti, c'è una parte del dibattito sull'AI, che si basa sull'ambiguità delle sembianze antropomorfe di automi (anche grazie al cinema, ma non solo) perdendo di vista che l'abito non fa il monaco, ovvero la forma umana non fa l'esser-uomo (dotato di coscienza, pulsioni psichiche come l'autosostentamento e la riproduzione, oppure ambizioni di dominio, etc.). Lo stesso vale in fondo per Bob e Alice (con i loro nomi umani) o quando diciamo che una centralina non "dialoga" con un dispositivo. Ad ulteriore esempio, se questi robot si presentassero come "bipedi eretti", con "gambe" e "braccia", alcuni li guarderebbero certamente con sguardo differente, come dimostra la teoria dell'"uncanny valley", eppure si tratterebbe degli stessi software, algoritmi, etc, soltanto "impacchettati" in un hardware che, essendo antropomorfo, farebbe chiedere a qualcuno se non ci sia un briciolo di coscienza, potenziale, inespressa o repressa, sotto quel metallo (solo perché la forma di quel metallo ci ricorda quella di un essere umano; probabilmente è un'effetto collaterale dell'istinto empatico, della ricettività dei neuroni specchio o di qualche altro meccanismo neuro-psicologico, che ha per esemplificazione grezza la pareidolia dei volti).
Secondo me, non conviene radicalizzare troppo quello che è in fondo il "movente euristico" del test di Turing, ovvero «se sembra un'anatra, nuota come un'anatra e starnazza come un'anatra, allora probabilmente è un'anatra», sia perché è noto che non tutte le anatre sono effettivamente tali, come già esemplificato da quella di Jacques de Vaucanson, sia perché a prendere troppo sul serio tale empirismo spiccio, si rischia di farsi beffe persino del comune buon senso (come stigmatizza questo fumetto).