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Abbasso le astrattezze

Aperto da Aumkaara, 29 Ottobre 2020, 21:36:12 PM

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Aumkaara


In un argomento precedente avevo accennato all'etere, in modo non troppo convinto ma trovando alcuni suoi aspetti interessanti per spiegare fatti che la fisica ha rilevato ma che ha accettato senza sentire il bisogno di ulteriori spiegazioni.
Subendo poco il fascino delle personalità scientifiche, tanto quanto poco subisco il fascino di quelle religiose, di quelle politiche e di quelle mediatiche, non ho difficoltà a pensare che molte delle conquiste, anche in ambito scientifico, possano essere frutto di fraintendimenti decennali o persino secolari, e, nonostante la scienza viva proprio con il mettere in dubbio anche ogni propria scoperta, o per meglio dire mettendo in dubbio le conclusioni ipotetiche che formula su ogni nuova osservazione empirica, a volte prima di rendersi conto degli errori accumula enormi quantità di ulteriori congetture basate su tali errori, con relative presunte prove a supporto (è facile interpretare e far quadrare qualcosa alla luce di ciò che si è pensato valido), perdendo tempo e risorse.
Alcune delle implicazioni del concetto di etere potrebbero servire non solo per spiegare alcune osservazioni sulle cui cause non sono state formulate teorie, ma anche per spiegare in modo più semplice alcune osservazioni sulle cui cause sono state formulate teorie troppo astratte o che conducevano a più problemi di quanti ne risolvessero.
Non è necessario mantenere il nome e le caratteristiche ottocentesche del concetto di etere, ma basterebbe rendere più concreto il concetto di campo, o di vuoto quantistico: perché definirlo vuoto se vi sono state rilevate o comunque ipotizzate attività che lo riempiono totalmente e costantemente? E perché dargli le caratteristiche di un campo astratto, invece di estendere anche ad esso le caratteristiche che riscontriamo nelle osservazioni più grossolane descritte con le formulazioni classiche newtoniane?
Ripercorriamo cosa significherebbe attribuire delle caratteristiche fisicamente classiche al "campo vuoto" in cui avvengono tutti gli eventi microscopici e quindi anche macroscopici (non essendo questi due livelli separati ma solo due diversi gradi di osservazione di un medesimo evento):
0) premessa: il campo di esistenza fisico in cui tutto avviene, se avesse appunto caratteristiche fisiche, avrebbe una consistenza, una elasticità, una capacità di assorbimento e di dispersione, e quindi di attrito, come qualunque altro oggetto fisico: nel suo caso in modo particolarmente fluido, essendo più sottile di qualunque gas. Anzi, può essere visto proprio come lo stato di condensazione base e tendenzialmente omogeneo, su cui talvolta appaiono onde, che, condensandosi maggiormente, appaiono ulteriormente come oggetti apparentemente singoli e puntiformi, cioè come particelle ovviamente NON davvero puntiformi ma con una propria struttura. Aggregandosi tra loro, questi piccoli addensamenti formano schemi che assumono comportamenti sempre più densi, ovvero plasmatici, gassosi, liquidi, solidi.
1) le cosiddette particelle elementari della fisica quantistica, con i loro incomprensibili comportamenti sia di onda che di corpuscolo, sarebbero quindi semplici tensioni e addensamenti del campo: in cui appaiono increspature ("comportamenti ondulatori") e addensamenti vorticosi più concentrati ("comportamenti corpuscolari).
2) gli strani comportamenti degli oggetti, particolarmente rilevabili quando sono veloci o massicci, ovvero il loro comprimersi nella direzione del moto (anche nel cosiddetto vuoto), l'aumento della loro massa in movimento, la crescente quantità di energia necessaria oltre le aspettative per farli accelerare a velocità elevate anche nel presunto vuoto, sarebbero spiegabili con il normale comportamento che avrebbero degli addensamenti e delle aggregazioni di fluido all'interno del resto del fluido stesso: incontrerebbero una certa resistenza ("compressione nella direzione del moto"), sembrerebbero aumentare la loro massa visto che dovrebbero spostare la massa di fluido davanti a loro, e avrebbero bisogno di molta più energia per accelerare, rispetto a quella che occorrerebbe in un effettivo vuoto.
3) le distorsioni dello stesso spazio in presenza di oggetti grandemente massicci o che accelerano enormemente, sarebbero spiegabili proprio con il fatto che lo spazio non sarebbe vuoto ma fluido, elastico, comprimibile.
Considerati questi punti, c'è anche altro che potrebbe essere spiegato, perdendo le caratteristiche di stranezza che la fisica relativistica e quantistica attribuisce alle condizioni più estreme dell'esistenza micro e macroscopica osservate:

4) la distorsione del tempo non sarebbe più un evento paradossale, anzi, non avverrebbe proprio. Prendiamo una delle osservazioni più determinanti che proverebbero la distorsione del tempo descritta dalla fisica relativistica einsteiniana: la vita media di un muone, una delle cosidette particelle elementari. I muoni si formano ad esempio con le interazioni dei raggi cosmici e l'atmosfera terrestre, e vivono circa 2,2 microsecondi. Per quanto veloci vadano, ovvero quasi alla velocità della luce, non farebbero in tempo ad arrivare al livello del mare, neanche tenendo conto della sola distorsione spaziale descritta dalla fisica relativistica. Eppure, ci sono tantissimi muoni alle nostre altitudini, tanto che noi ne siamo continuamente investiti. La fisica relativistica spiega questo fatto con la distorsione del tempo che avverrebbe appunto andando vicini alla velocità della luce: la velocità dei muoni accorcerebbe sia lo spazio che il tempo, e quindi per loro passerebbe molto meno tempo per arrivare dagli strati alti dell'atmosfera al livello del mare. Di nuovo, si introduce un concetto paradossale: il tempo sarebbe una ulteriore dimensione spaziale, che misteriosamente noi vivremmo in modo diverso rispetto alle altre tre, e che, al pari di quest'ultime, sarebbe deformabile pur essendo anch'essa vuota di struttura.
Introducendo il concetto di campo fisicamente concreto, al posto di un vuoto e anche paradossalmente deformabile spazio-tempo quadrimensionale, sarebbe sufficiente comprendere che, offrendo una resistenza a qualunque cosa lo attraversi, tale campo non solo deforma gli aggregati di particelle, ma deforma le particelle stesse, essendo esse dei piccoli vortici addensati dello stesso campo (e non oggetti astrattamente puntiformi). In questo modo la resistenza che tali vortici/particelle incontrano deformano sia il campo (la "distorsione spaziale" di cui abbiamo già parlato), sia loro stesse (la "compressione nella direzione del moto" già accennata), e sia la propria attività interna che le conforma nei modi che sono propri alle caratteristiche riscontrate nelle varie particelle, ovvero la resistenza incontrata rende più difficoltoso e lento il vorticare intrinseco delle cosiddette particelle, rendendo così più lente anche le estrinsecazioni delle caratteristiche dovute al vorticare stesso. In pratica, non è il tempo a rallentare, ma sono le attività delle stesse particelle a farlo, dovendo fare più fatica all'aumentare della resistenza del fluido in cui si muove;
5) la cosmologia moderna è convinta, già da tempo, di aver osservato l'espansione dell'universo. Osservazione che portò alla concezione del Big Bang, ovvero al primo momento, più o meno ben calcolato e ogni tanto riveduto e corretto, in cui iniziò l'espansione (a cui sono seguite varie ipotesi, ognuna con il proprio periodo di gloria, su quale sarà la fine a cui porterà tale espansione). Questa concezione di un inizio dell'espansione è stata ulteriormente supportata da osservazioni successive, come le varie fasi dei primi addensamenti stellari e galattici, ancora rilevabili ingrandendo la luce visibile partita da quei momenti e che ancora viaggia nel cosmo; e soprattutto supportata dalla rilevazione di una radiazione di fondo dell'universo, interpretata come l'impronta residua della deflagrazione avvenuta col Big Bang.
Per spiegare il fatto che non è osservabile un punto di origine da cui tutte le galassie si sarebbero allontanando, è stato proposto un modello di espansione inflazionistica in cui non sarebbero gli oggetti dell'universo ad allontanarsi tra loro ma sarebbe lo spazio multidimensionale ad espandersi, trascinando con sé gli oggetti tridimensionali e quindi allontanandoli l'uno dall'altro, un po' come il gonfiarsi di un pallone tridimensionale porta ad allontanare tra loro le immagini bidimensionali disegnate sulla sua superficie.
Da qualche tempo, rapportando le osservazioni indirette sulla presunta espansione con alcuni punti di riferimento standard, si è anche aggiunta la convinzione di aver osservato una accelerazione costante in tale espansione, invece di un atteso rallentamento, il che ha portato ad ipotizzare l'esistenza di una energia sconosciuta, la cosiddetta energia oscura, che sarebbe causa di tale accelerazione (da non confondersi con la materia oscura, ipotesi sorta dall'osservazione del fatto che la gravità non è sufficiente a spiegare le formazioni e le coesioni galattiche; che forse potrebbero essere spiegate anch'esse con l'introduzione del concetto di spazio pieno e fluido in cui sarebbero immerse mantenendo così tendenzialmente coesa la loro materia, che invece in uno spazio vuoto si disperderebbe).
Senza negare il movimento che avviene per ogni oggetto dell'universo, che anzi sarebbe favorito proprio se fossero tutti immersi in un campo fluido, l'espansione dell'universo potrebbe essere solo un fraintendimento: essa è ipotizzata non certo grazie ad una effettiva osservazione di un allontanamento delle galassie, degli ammassi di galassie, dei superammassi di galassie, ecc., ma semplicemente per aver notato che la luce osservabile degli oggetti più lontani si sposta verso le lunghezze d'onda più leggere, il cosidetto spostamento verso il rosso, redshift. Questo è stato interpretato come il segno di un allontanamento progressivo degli oggetti (o una espansione dello spazio tra gli oggetti), perché l'osservazione di onde elettromagnetiche più lunghe indicherebbe un allontanamento da noi dell'oggetto che le emette, e l'osservazione di un tale spostamento verso il rosso maggiore di quello precedentemente rilevato comporterebbe l'ipotesi che tale allontanamento acceleri invece di rallentare.
Basterebbe però anche in questo caso dare allo spazio caratteristiche fisiche newtoniane di un campo fluido pieno. In questo modo, lo spostamento verso il rosso sarebbe spiegabile non con un allontanamento tra gli oggetti dell'universo (e ancor meno con una espansione dello spazio, comunque assurda se considerato vuoto), ma con un normale rallentamento dell'onda elettromagnetica all'interno di un fluido che, per quanto sottile, per miliardi di anni luce fornisce una continua resistenza di attrito che disperde e quindi smorza l'energia di tale onda.
Se si aggiunge che la dispersione di energia non avviene solo parallelamente al raggio dell'onda, ma anche perpendicolarmente, ecco che trovano spiegazione anche gli inaspettati rapporti calcolati tra lo spostamento verso il rosso e alcuni punti di riferimento (detti candele standard) senza ricorrere a presunte espansioni accelerate, inspiegabili se non con l'introduzione in tutto l'universo di un'enorme quantitativo di energia non rilevabile.
Persino la già accennata radiazione cosmica di fondo, colonna portante tra le prove del presunto Big Bang, sarebbe spiegabile come la costante energia assorbita ed emessa dalle microattività del campo fluido pieno, presente ovunque, che assorbe energia dalle attività degli "oggetti" presenti in esso e che subisce costanti trazioni e deformazioni (fisiche, non semiastratte come nello spazio vuoto della fisica relativistica, paradossalmente deformabile, e assurdamente senza che a ciò consegua nessun assorbimento e rilascio di energia).
Un universo del genere avrebbe ancora un inizio ed una fine (eventualmente cicliche), dovute alla formazione e ai tempi di decadenza delle "particelle" elementari, che a loro volta hanno portato rispettivamente alle aggregazioni che hanno formato gli oggetti visibili e che porteranno alla loro disgregazione. Rimarrebbe "soltanto" da scoprire cosa mette in moto la loro conformazione, e il motivo delle loro caratteristiche peculiari; eventi ancora inspiegabili anche nei modelli fisici correnti, a parte alcuni tentativi teorici (come la M teoria di cui fa parte anche la teoria delle stringhe) che almeno in parte potrebbero essere validi anche partendo da un universo "pieno e fluido", invece che partendo da un universo incongruentemente relativistico e quantistico.

Aumkaara

#1
Approfondisco il punto 4: questo effetto di rallentamento delle attività intrinseche di una particella (che non dovrebbe più essere vista come puntiforme ma come strutturata, ovvero come un particolare addensamento dinamico del campo fluido, diverso a seconda del tipo di particelle che esistono), rallentamento dovuto all'attrito della "particella" (ma sarebbe meglio chiamarla piccolo vortice) con il fluido nel quale si muove, si riflette anche sugli eventuali aggregati che le particelle spesso formano, ovvero gli oggetti macroscopici: anche il paradosso dei gemelli quindi non è spiegato con una distorsione temporale, ma con un rallentamento delle attività "interne" delle particelle (un rallentamento del vortice che esse in realtà sarebbero), e probabilmente anche delle attività subatomiche ed atomiche che vanno a costituire (che forse risentono anch'esse direttamente dell'attrito con la densità del campo in cui si muovono, tanto da subirne una vera e propria deformazione che rende ancora più lente le loro attività) e che compongono il gemello in orbita e/o ad alta velocità: questi rallentamenti si riflettono anche sulle attività molecolari, cellulari ed organiche, anche se di per sé sono troppo grossolane per risentire direttamente di questo attrito. Ovviamente anche le attività neuronali diventano più lente: al gemello in orbita/ad alta velocità sembra davvero che il proprio tempo sia normale e che il tempo esterno si velocizzi, così come al gemello sulla Terra sembra che il tempo del gemello in viaggio sia rallentato. Ma a rallentare sono solo le attività psicofisiche di quest'ultimo, non il tempo in sé.

InVerno

Citazione di: Aumkaara il 29 Ottobre 2020, 21:36:12 PM
Un universo del genere avrebbe ancora un inizio ed una fine (eventualmente cicliche), dovute alla formazione e ai tempi di decadenza delle "particelle" elementari, che a loro volta hanno portato rispettivamente alle aggregazioni che hanno formato gli oggetti visibili e che porteranno alla loro disgregazione. Rimarrebbe "soltanto" da scoprire cosa mette in moto la loro conformazione, e il motivo delle loro caratteristiche peculiari; eventi ancora inspiegabili anche nei modelli fisici correnti, a parte alcuni tentativi teorici (come la M teoria di cui fa parte anche la teoria delle stringhe) che almeno in parte potrebbero essere validi anche partendo da un universo "pieno e fluido", invece che partendo da un universo incongruentemente relativistico e quantistico.
Ti riferisci alle teorie di Roger Penrose?
Non ci si salva da un inferno, sposandone un altro. Ipazia

Aumkaara

InVerno: ho sempre trovato interessante, di Penrose, la teoria in cui le condizioni finali saranno solo piene di fotoni, senza riferimenti tra grande e piccolo, un'adimensionalità da cui potrà riformarsi l'universo. Ma non so come una teoria del genere potrebbe adattarsi all'idea dello spazio "pieno e fluido" di cui ho parlato.

InVerno

Eh ma io ho letto "ciclicità" e l'ho riferito a ciò che conosco, cioè poco, leggo abbastanza di cosmologia, ma oltre a non essere in grado di discuterne informatamente, mi piace mantere con il cosmo una certa distanza di "ammirazione", perciò leggo leggo ma poi non concludo nulla. A proposito, è stata una piacevole lettura.
Non ci si salva da un inferno, sposandone un altro. Ipazia

Aumkaara

È stato piacevole quello che ho scritto? Mi fa piacere, di sicuro lo apprezzi più di quanto farebbe un qualunque fisico o astrofisico, che penso si sentirebbe male a sentire parlare di fluidi ottocenteschi.
Comunque, al di là della modalità specifica in cui potrebbe esserci una ciclicità dell'universo, di "sicuro" (se cioè lo spazio fisico fosse davvero un sottile fluido) non ci sarà nessuna morte termica causata da un allontanamento sempre più veloce di galassie e stelle, che sembra essere la teoria più in voga oggi.

viator

Salve Aumkaara. Sorvolando sul resto, che a mio parere contiene qualche opinabilità (per carità, tutto è sempre opinabile ed io comunque voglio rendere omaggio alla tua inesausta fluidità intellettuale).....ma, a propositito di "Ma a rallentare sono solo le attività psicofisiche di quest'ultimo, non il tempo in sé."..................................vorrei farti notare la mia tesi (assai poco originale) secondo la quale il tempo altro non è che il flusso degli eventi, in mancanza dei quali non solo sarà impossibile ammettere l'esistenza di qualsiasi tempo, ma semplicemente il "mondo" risulterebbe annichilito.

Le attività psicofisiche - piaccia o dispiaccia - consistono in eventi.

Impossibile quindi considerare una separata accelerarazione o rallentamento di un "puro tempo in sè" dal momento che - appunto la velocità dello scorrere del tempo è appunto regolata dalla quantità e densità di eventi, la cui registrazione sensoriale e quindi poi psichica rappresenta l'unico e relativo orologio a disposizione.

Che poi fisica e matematica (strumenti concettuali umani sempre basati sulle NOSTRE e solo nostre funzioni psicomentali) riescano a stiracchiare tempo e spazio a NOSTRO piacimento, è sufficiente utilizzare le equazioni adatte, dal momento che le equazioni sono semplicemente dei rapporti di uguaglianza al cui interno, introducendo nella parte sinistra dei fattori e nella parte destra degli adeguati simmetrici controfattori.............si può soddisfare quasi qualsiasi appetito, ovvero visione psicointellettuale o persino ideologica del mondo fisico. Saluti.
Esiste una sola certezza : non esiste alcuna certezza.

Aumkaara

#7
Ciao Viator: oserei dire che hai centrato il punto. Sia sul tempo, sia sull'uso del linguaggio matematico. È per quello che ho messo un titolo del genere, nonostante io ami le astrattezze: vanno benissimo, fanno parte del percorso con cui possiamo abbracciare porzioni più ampie di comprensione (non solo intellettuale), ma l'importante è non credere che possano darci direttamente una descrizione di fatti. Non importa quanto sembrino supportate dalle osservazioni (saranno viste come conferme delle proprie astrattezze in ogni caso, visto che le osservazioni hanno molteplici modi di essere interpretate).
Comunque opina pure sul resto! Ho scritto apposta per vedere se qualcuno scorge fallacie, magari ovvie, che mi sono sfuggite. In fondo la scienza stessa (anche se uno scienziato inorridirebbe a sentir chiamare scienza queste teorie) è, o dovrebbe essere, fatta di revisioni continue.
(In questo caso particolarmente gradite: per quanto, "segretamente", questo scenario che ho descritto mi sembri più valido delle "astrattezze ufficiali", rende più difficoltosa l'idea dei viaggi nel tempo, un'idea che, per divertimento, mi è sempre interessata e che è possibile in un modello di universo in cui il tempo può piegarsi su se stesso. In un modello senza un tempo "modellabile" invece la situazione si complica, da questo punto di vista; anche se ho una vaga idea per risolvere l'apparente impossibilità teorica dei viaggi temporali in uno spazio fluido non quadridimensionale, ma troppo "esoterica" forse per questa sezione di argomenti...).

Ipazia

Essendo felicemente accasata in una materia "concreta" come la chimica non mi permetterei mai di cercare fallacie nella tua visione dei fondamenti naturali ubicati nelle arcane regioni dell'infinitamente piccolo, grande o lontano, difficilmente accessibili pure a chi se ne occupa professionalmente, tant'è che proliferano le teorie quanto scarseggiano i risultati sperimentali, che attualmente premiano solo relatività e quantistica.
Se vuoi sposare un etere riveduto e corretto dalla formulazione ottocentesca sei libero di farlo. Si riciclano perfino Democrito e Anassimandro, lo si può fare pure per l'etere ottocentesco. Ai fisici l'ardua sentenza.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

viator

Salve Aumkaara. A me il concetto di "spazio quadrimensonale" fa tanto scuotere il capo, per non dire ridere. Parchè mai lo spazio dovrebbe possedere tre......(dimensioni è termine oscenamente errato !)...direzioni ortogonali (di direzioni variamente orientate lo spazio ne possiede una infinità) ed il tempo solo una ? Casomai lo spazio "quadridirezionale" risulterebbe invece "pentadirezionale" (altezza, ampiezza, profondità, passato, futuro - manca il presente il quale funge solo da equivalente temporale del punto spaziale).


Io sono serenamente convinto che il fondamento sia delle due dimensioni (spazio e tempo), sia ovviamente quello delle cinque direzioni che infine quello dei dieci "versi" (ovvero cinque direzioni aventi ciascuna un verso in avanti e l'altro all'indietro) non sia altro che il corpo umano , corredato delle proprie misure, dei propri sensi, della propria psiche (sede della percezione dello spazio e del tempo attraverso l'interpretazione del metabolismo corporeo, della propria fisiologia e delle proprie misure corporali) e della propria coscienza (sede della percezione del presente (la nostra identità) attraverso la memoria).


Credo proprio che se le nostre dimensioni (misure corporali) fossero molto diverse da quelle mediane attuali (ad esempio chilometri anzichè centimetri - ovviamente a parità di misure attuali del resto dell'universo) con tutto ciò che fisicamente ne consegue (ad esempio, metabolismo migliaia di volte più lento) avremmo sviluppato ben altre teorie, convinzioni, interpretazioni della natura, esoterismi e parametri scientifici di quelli che popolano attualmente le nostre vite.Altro che "stringhe", "vortici" e "multiversi". Viaggiare nel tempo significa variare il suo contenuto in eventi, e gli eventi di corpi umani alti 180 chilometri evidentemente sarebbero assai diversi di quelli di corpi alti 180 centimetri. Saluti.
Esiste una sola certezza : non esiste alcuna certezza.

niko

#10
Beh, penso che se la luce viaggiasse in fluido, non avrebbe velocità costante per osservatori diversi in movimento l'uno rispetto all'altro, e anzi sarebbe possibile per un osservatore rilevare il cosiddetto vento d'etere, l'esperimento di Michelson e Morley dovrebbe andare diversamente da come in effetti va, dovrebbe essere possibile determinare in maniera univoca la simultaneità tra due eventi anche a velocità relativistiche eccetera.

Quindi c'è un senso molto preciso in cui si può dire che la luce viaggia nel vuoto e non in un fluido, perché niente ha movimento relativo rispetto a questo ipotetico fluido in cui la luce dovrebbe viaggiare, e nessun fluido newtoniano può avere caratteristiche tali per cui una perturbazione che si propaga in esso viaggia a velocità costante. A parità di caratteristiche del "fluido" una sorgente di luce (emittente della perturbazione) e un corpo (ricettivo della perturbazione) hanno movimento relativo solo tra di loro, e questa è, anche nel senso comune, la caratteristica di due corpi nel vuoto che hanno movimento relativo solo tra di loro e non relativo al vuoto che è "fermo", per dire, se sono sul bagnasciuga del mare posso fare esperienza di vedere le onde più veloci se corro nella loro direzione e più lente se scappo in direzione inversa, perché ho una posizione reale rispetto al fluido (acqua) in cui viaggia la perturbazione (onda); guardando la luce passare nel vuoto invece, è come se ci fosse un diavoletto che rende le varie "onde di luce" -fotoni- che osservo più lente se mi avvicino ad esse e più veloci se scappo, in modo che i fronti d'onda abbiano sempre la stessa velocità, e anche la stessa se resto fermo, in modo che non posso assumere quei fronti d'onda come riferimento per sapere se e come mi sto muovendo rispetto al vuoto e devo trovare altri riferimenti, che comunque anche se li trovassi non mi direbbero come mi sto muovendo rispetto al vuoto, ma solo come mi sto muovendo rispetto ad essi, e questo giustifica alcune complessità contro intuitive della fisica moderna che non si possono semplificare con la metafora del fluido.




Ci hanno detto che potevamo scegliere tra la pace e il climatizzatore, non abbiamo ottenuto nessuno dei due.

Aumkaara

Sono anni che trovo articoli su riviste scientifiche che esprimono dubbi, teorie alternative (anche se non sull'etere) e tentativi di far quadrare tutto secondo la relatività, che dichiarano (o "dimostrano" con esperimenti) che la costante della velocità della luce non è poi così costante... per questo non ne avevo parlato.
In ogni caso, da profano, mi viene il dubbio che l'eventuale "fluido" sia da considerarsi talmente sottile (appena più della lunghezza di Plank?) che è da considerarsi praticamente assente, se non quando le condizioni sono davvero molto al limite, ad esempio quando particelle con massa importante accelerano a velocità estreme, o lo attraversano per miliardi di anni luce, dando così quelle che ho descritto come impressioni, rispettivamente di un rallentamento del tempo e di un allontanamento accelerato della loro sorgente.

Aumkaara

Mi è bastato provare a digitare "costanza velocità luce", e il secondo risultato (il primo diceva che tale costante è "un fatto", ovviamente scritto in grassetto...) mi dava il seguente articolo, in cui dicono praticamente quello che ho detto poco fa: la velocità potrebbe essere variabile, se i fotoni accumulano un ritardo a causa delle fluttuazioni del mezzo in cui viaggiano, fluttuazioni definite come una vera e propria rugosita di tale mezzo. Hanno solo sostituito l'espressione "mezzo fluido" o "mezzo eterico" con "mezzo gravitazionale". Dicendo anche un'altra cosa che avevo appena scritto, cioè che le fluttuazioni di tale mezzo sarebbero dell'ordine della lunghezza di Plank.
In pratica sembra che la scienza abbia frettolosamente gettato via a calci la teoria di un mezzo fluido presente ovunque (probabilmente a causa della grossolanità dell'esperimento di Michelson-Morley e del concetto di etere che c'era all'epoca) per poi farla rientrare con altri nomi e con teorie giustamente più sottili e complesse, ma senza voler o poter fare una sintesi su tutte le conseguenze di tale reintroduzioni (quelle che ho cercato di descrivere nel mio messaggio di apertura), probabilmente perché "tirare le somme" ed avere una visione d'insieme non è un atteggiamento caratteristico della scienza, comprensibile visto che essa funziona bene col dividere ed analizzare, più che con il sintetizzare (coloro che sono più complottisti di me direbbero che c'è o c'era anche l'influenza di poteri economici ed ideologici che avrebbero avuto minor convenienza nel far sviluppare una teoria troppo "eterica", perché avrebbe portato ad una tecnologia "alla Nikola Tesla", ovvero poco utile per fare certi profitti o per costruire società più controllabili).
https://www.google.com/amp/s/www.media.inaf.it/2017/11/24/speed-light-bernardini/amp/

Ipazia

Se l'etere esiste può avere o natura corpuscolare o ondulatoria o entrambe. Se è corpuscolare deve essere rilevato da qualche strumento, altrimenti rimane mera ipotesi, peraltro inutile visto l'affollamento dell'olimpo subatomico testato al Cern di Ginevra. Se è una radiazione immateriale deve essere comunque rilevabile da qualche strumento. In assenza di rilevazioni resta mera ipotesi di scarsa utilità anche solo rappresentativa, bastando le teorie dei campi per studiare i fenomeni dipendenti da qualche differenza di potenziale, elettrico, atomico o gravitazionale. Etereo non ancora: bisogna (di)mostrarlo.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

Aumkaara

Citazione di: Ipazia il 05 Novembre 2020, 19:50:15 PM
Se l'etere esiste può avere o natura corpuscolare o ondulatoria o entrambe. Se è corpuscolare deve essere rilevato da qualche strumento, altrimenti rimane mera ipotesi, peraltro inutile visto l'affollamento dell'olimpo subatomico testato al Cern di Ginevra. Se è una radiazione immateriale deve essere comunque rilevabile da qualche strumento. In assenza di rilevazioni resta mera ipotesi di scarsa utilità anche solo rappresentativa, bastando le teorie dei campi per studiare i fenomeni dipendenti da qualche differenza di potenziale, elettrico, atomico o gravitazionale. Etereo non ancora: bisogna (di)mostrarlo.
È di scarsa utilità, a parte smentire la dimensionalità di spazio e tempo (sarebbero le "cose" ad avere dimensioni), far comprendere la natura della paradossale dualità onda-corpuscolo, e forse negare una vera espansione cosmica, men che meno accelerata, senza per questo negare il movimento ma senza bisogno di accumulare teorie su materie ed energie oscure altrettanto poco dimostrate e dimostrabili.
Non male, come inutilità.
Per supportarla sperimentalmente dovremo andare ben oltre l'Olimpo delle "enormi" particelle viste per ora al CERN. Ma, discreto o continuo che sia questo mezzo, non sarebbe certo l'unico strumento teorico poco sperimentato, vista la poca sperimentabilità della maggior parte delle teorie più estreme di fisica, astrofisica e cosmologia.