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Virgo lactans

Aperto da doxa, 02 Dicembre 2023, 19:46:08 PM

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Ipazia

Seno siliconato e vitino d'ape. Corsi e ricorsi del feminino. La rappresentazione di Maria è forse la più lunga ed emblematica sequenza in area cristiana dell'immaginario umano del femminile, essendo il modello espressione del miglior omaggio estetico possibile rivolto ad una divinità.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

doxa

#16
Stamane questo post lo dedico ad Anthonyi perché è vicino al mio pensiero politico  ;D  ???

segue XV secolo


Jan Van Eyck, Madonna di Lucca, olio su tavola, 1433 – 1436, Städelsches Kunstinstitut di Francoforte sul Meno.

L'opera è chiamata convenzionalmente Madonna di Lucca poiché fece parte della collezione di Carlo II di Borbone-Parma (1799 -1883), duca di Lucca dal 1824 al 1847.

La scena è ambientata all'interno di una stretta  stanza. Maria è assisa in trono sopra una pedana lignea.

Nella parte superiore del seggio c'è la struttura della copertura,  con lunga e ornata stoffa da parato, visibile anche dietro le spalle della Virgo lactans.

Sui laterali dello scanno sono affisse quattro piccole sculture lignee dorate, due per lato, che raffigurano leoni. 

La donna guarda amorevolmente il figlio che la ricambia, ma questo  nel contempo continua a suggere il latte dal seno materno.

L'affettuoso gesto è subito trascurato dall'osservatore, intento a guardare nell'ambiente gli  altri particolari che l'artista ha inserito.

Protagonista della composizione è l'ampio mantello rosso di Maria, che riempie tutta la parte inferiore del dipinto. Notare l'ampio panneggio con pieghe.

Il tappeto in terra contribuisce ad alludere alla donna come regina e Alma Redemptoris Mater.

Sulla sinistra la  finestra con vetri a rulli permette di far entrare la luce solare nella stanza. Sul davanzale ci sono due arance.

Nell'arcuata nicchia sulla parete destra si vedono degli oggetti: sulla mensola di legno un portacandela ed una bottiglia di vetro a forma di ampolla contenente acqua, simbolo della purezza di Maria. 

Nella parte sottostante c'è una bacinella in rame. 

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segue XV secolo

XV secolo: periodo convenzionale di transizione dalla fine del Medioevo all'inizio del primo Rinascimento, caratterizzato  anche dalla  trasformazione culturale e artistica.

In quel secolo ci fu la moda  femminile della rasatura dell'attaccatura dei capelli sopra la fronte, usanza limitata alle nobildonne, ma non tutte. 

Le cronache dell'epoca informano, ad esempio, che i Fiorentini e i Veneziani consideravano bella una fronte alta, derivata dalla rasatura dei capelli;  gradivano  anche le sopracciglia  sottili o rasate.


Rogier van der Weyden, ritratto di giovane donna, olio su tavola, 1460 circa, National Gallery of Art di Washington

Il piccolo quadro (cm 37 x 27) fu realizzato dal pittore belga Rogier van der Weyden: questo  suo nome è la versione in lingua fiamminga del nome originale, Rogier de la Pasture, nato a Tournai nel 1399 circa e morto a Bruxelles nel 1464.

Questo artista produsse numerosi quadri  anche per alcune casate nobiliari italiane:  gli Este, gli Sforza e i Medici.

Non si sa chi sia la giovane. Alcuni esperti hanno ipotizzato che possa essere Maria di Valengin, figlia illegittima di Filippo il Buono, duca di Borgogna.

La donna è una dama della nobiltà,  ritratta a mezza figura, presentata di tre quarti su sfondo nero. Dello stesso colore è il suo abito, sul quale è evidente la cintura rossa con fibbia.

Il suo sguardo evita quello di un eventuale spettatore.

Il suo labbro inferiore è carnoso.

Nella scollatura del vestito nero  si vede la camicia e la collana.

Le mani della giovane donna  sono sovrapposte sembrano poggiate su una balaustra. Ha un anello nel dito anulare della mano destra ed un altro anello nel dito mignolo della mano sinistra.


Dettaglio del  ritratto

In testa il velo semi-trasparente copre la fronte ed ha i lembi laterali rettangolari. Sovrasta il cappello. L'attaccatura dei capelli è più alta dopo la rasatura  per avere la fronte più ampia, secondo il dettame della  moda del XV secolo.

Anche la sopracciglia sono rasate.



Nel XV secolo un altro esempio femminile  di rasatura dei capelli nella parte alta della fronte.


Andrea Mantegna, Barbara di Brandeburgo (moglie di Ludovico III Gonzaga) 1474, dettaglio nel ciclo di affreschi nella "Camera degli Sposi",  palazzo ducale, Mantova.

Rimanendo alle acconciature femminili,  informo che a  Vicenza, nel Palazzo Leone Montanari, da ieri, 14 dicembre 2023, e fino al  7 aprile 2024 c'è la mostra  dedicata al  tema delle acconciature femminili nei secoli.


L'acconciatura di Faustina Maggiore, moglie dell'imperatore Antonino Pio, considerata simbolo di concordia e di amore coniugale.

Antonino Pio regnò dal 138 al 161. Fu definito "pio" perché  rispettoso del Senato di Roma e delle antiche tradizioni. Tollerante verso i vari culti religiosi, assicurò sufficiente sicurezza ai confini dell'impero romano.

In epoca rinascimentale le trecce di Faustina ispirarono l'acconciatura di numerose nobili.

Nel Cinquecento la poetessa veneziana Moderata Fonte, nel suo dialogo "Il merito delle donne" rivendicava la loro libertà, perché "nate per allegrar e adornar el mondo", di fare dei propri capelli "ciò che ne piace", volgendoli ora da un lato ora dall'altro senza che gli uomini avessero "da impicciarsi".

Ed in effetti, al di là del colore o della foggia del ricciolo, l'acconciatura ha permesso alle donne di proporre modelli  estetici o di esprimere il desiderio di rappresentare sé stesse, nonostante le critiche ecclesiastiche. 


Antonio Canova, Lucrezia d'Este, scultura in marmo,  1821, collezione privata


dettaglio

Con le sue "picciolette masse ricciolute" che confluiscono in una crocchia, divise sulla fronte e raccolte verso le tempie da entrambi i lati del volto.

Lucrezia d'Este era la figlia terzogenita del duca di Ferrara Ercole II d'Este e della principessa Renata di Francia.

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segue XV secolo

Torno alla Madonna del latte nel '400. Per descrivere una delle sue numerose immagini mi sposto in provincia di Novara, nella medievale chiesa  cimiteriale  di San Martino di Engravo, nel Comune di  Bolzano Novarese, distante pochi chilometri dal Lago d'Orta. 


esterno della chiesa cimiteriale di San Martino

All'interno di questa chiesa rurale ci sono affreschi che ornano le pareti della navata e l'abside.Ffurono realizzati tra il 1403 e il 1507. Costituiscono una interessante testimonianza  della devozione popolare.



Parete sud della navata: al centro, la crocifissione, 1500 circa, dipinta da Francesco Cagnola (o dal padre, Tommaso); sostituì una precedente figurazione del 1403;  ai lati  due antiche immagini del XV secolo:  sulla sinistra San Grato, secondo vescovo di Aosta, vissuto nel V secolo; sulla destra la Madonna del latte.

La figura sulla sinistra con i paramenti vescovili  viene di solito attribuita a Sant'Orso,  ma questo fu un semplice monaco e presbitero nella chiesa cimiteriale di San Pietro, ad Aosta.

A mio parere, invece, è san Grato, che visse nel V secolo e fu il secondo vescovo di Aosta.  E' il patrono della città e della diocesi aostana.  Le sue reliquie sono conservate nella cattedrale di Aosta. 

Nel passato il suo culto era diffuso in  Piemonte e Lombardia.

A Lodi conosco una chiesa ed un quartiere dedicati a San Grato.

Per quanto riguarda la Virgo lactans, in questo dipinto in affresco  essa è raffigurata  assisa in trono.  Con la mano sinistra porge la mammella al piccolo Gesù per allattarlo;  invece col pollice e l'indice della  mano destra sorregge un fiore. Simboleggia il "Fiore che sboccia sull'albero di Jesse", tema iconografico frequente dall'XI al XV secolo. Trae origine dalla profezia di Isaia: "Un germoglio spunterà dal tronco di Iesse, un virgulto germoglierà dalle sue radici. Su di lui si poserà lo spirito del Signore, spirito di sapienza e di intelligenza, spirito di consiglio e di fortezza, spirito di conoscenza e di timore del Signore" (Is. 11, 1-2).



L'albero di Jesse rappresenta l'albero genealogico di Gesù. Lo schema inizia con Jesse, padre del re Davide.

Jesse viene solitamente raffigurato mentre dorme seduto in terra, oppure coricato o semi coricato. Con la mano si sostiene la testa. Questa posizione è, a volte, associata ad un sogno profetico concernente la discendenza del dormiente. Dal suo fianco oppure dal suo stomaco o anche dal dorso s'innalza un albero i cui rami sorreggono gli antenati di Gesù, in particolare Davide (riconoscibile per la sua arpa, in alto a sinistra), fino a Maria.

Questo tema iconografico declinò nel XVI secolo ed eliminato dalla Controriforma cattolica.

Senza la profezia di Isaia, Iesse, discendente di Booz e padre di Davide, sarebbe rimasto uno degli anelli oscuri della catena degli antenati di  Gesù di Nazaret.

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Segue XV secolo

Dalla provincia di Novara un'altra immagine della Virgo lactans:  è dipinta in affresco  nella chiesa di San Michele Arcangelo, nel  collinare Comune di Massino Visconti,  nella riviera occidentale del Lago Maggiore.

Il toponimo Massino Visconti: Massino deriva da "massa" e allude ad una tenuta agricola; Visconti fu aggiunto nel 1943 per commemorare il suo passato visconteo.


Dell'originaria  chiesa dell'XI secolo è rimasta solo la torre campanaria, pendente a seguito di una frana. L'edificio fu  parzialmente ricostruito nel 1618.



All'interno della chiesa  ci sono dei dipinti in affresco, in particolare sulle pareti dell'abside, di forma quadrata.

Il  ciclo pittorico del 1466 circa è attribuito alla bottega del novarese  Giovanni de Campo (o  Johannes de Champo),  documentato in attività dal 1440 al 1483 circa. 

L'abside:




sulla parete sinistra sono raffigurati  gli apostoli; nella fascia superiore  i profeti




parete frontale: al centro, nel clipeo c'è la figura di Cristo Pantocratore, circondato dai simboli dei quattro Evangelisti (tetramorfo);
ai suoi lati:  in alto a sinistra dopo la nicchia, la figura di san Michele Arcangelo; dopo la nicchia sulla destra, la Madonna del latte.




sulla parete destra tre scene: sant'Agata, la Trinità, il martirio di san Lorenzo.



Madonna del latte in trono, ai lati, due angeli.

Maria ha sul capo la corona ed è assisa in trono, vicino al quale c'è un angelo per lato.

Interessante è lo schienale del trono: l'immagine evoca una grande e lussuosa  tenda nel deserto, con copertura conica e due minareti per parte nei due lati.
In ambito cristiano  tale architettura  corrisponde ad una chiesa a pianta tonda, con copertura conica e  quattro campanili.


La Virgo lactans indossa la tunica rossa e il manto blu, ornato all'interno con disegni parallelepipedi neri su fondo bianco.

Nell'iconografia il blu rappresenta la trascendenza, il mistero e il divino. Invece il rosso evoca il sangue, versato da Gesù sulla croce.

Blu  è anche il colore della tunica del Bambino Gesù, intento a suggere il latte dal seno materno, che tiene sollevato con la mano.

Entrambe le figure sono aureolate.

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segue XV secolo

Ancora nella provincia di Novara, nel Comune di Paruzzaro, l'antica chiesa cimiteriale dedicata a San Marcello.



All'interno ci sono affreschi del XIV, XV e XVI secolo. Recenti restauri hanno restituito sufficiente leggibilità dei soggetti, dei colori e delle tecniche utilizzate.



Fra quei dipinti c'è anche una Madonna del latte, realizzata nel XV secolo sulla parete nord della navata dall'artista novarese Giovanni Antonio Merli.


Giovanni Antonio Merli, Madonna del latte, seduta in trono. Ai lati della Vergine: sulla sinistra  San Grato nell'atto benedicente, a destra San Rocco,  1488, Chiesa di San Marcello, nel Comune di Paruzzaro (prov. di Novara).


Si ipotizza che questa Virgo lactans sia un ex voto della gente del paese come ringraziamento per lo scampato pericolo causato dall'epidemia di peste, come attesta la presenza della figura di San Rocco.

San Grato, vissuto nel V secolo, fu vescovo di Aosta, perciò è rappresentato con la mitra e il pastorale: bastone con un'estremità arcuata, simbolo della dignità ed autorità episcopale.

L'artista  scrisse che egli fu l'autore di questo affresco. Guardare  il muro all'altezza del gomito del braccio destro di San Rocco.

Maria indossa la tunica rossa, il mantello blu (col tempo si è schiarito), il foulard bianco che parzialmente le copre la testa con i capelli biondi e le cinge il collo.

Il biondo divin pargolo è intento a suggere il latte dal seno materno.

Madre e figlio sono aureolati.

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#21
segue XV secolo


Masolino da Panicale, Madonna del latte,  tempera su tavola  con fondo oro, 1423,  Galleria degli Uffizi, Firenze

Maria anziché assisa in trono è seduta sopra un cuscino in terra,  perciò detta "Madonna dell'umiltà" (dal latino humus = terra), in contrapposizione alla tipologia della "Madonna in maestà", seduta su un trono, a volte circondata da angeli e attorniata da figure che la adorano.

Indossa un vestito con copricapo di colore rosa chiaro, parzialmente coperto dal bel mantello blu.

Ha il capo inclinato mentre allatta il Bambino Gesù, avvolto in un  panno rosso, che allude alla sua natura divina.

In questo dipinto l'iconografia della Madonna dell'Umiltà si fonde con quella della Madonna del latte, secondo una consuetudine diffusa nella pittura toscana soprattutto nel XIV secolo.

Le due varianti evidenziano il ruolo privilegiato di Maria, intermediatrice fra Dio e l'umanità.

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#22
segue XV secolo

Madonna Litta


Leonardo da Vinci (attribuito), Madonna Litta, tempera su tavola, 1490, Museo dell'Ermitage, San Pietroburgo.

Questo dipinto fu realizzato a Milano nel 1490 circa. Il disegno preparatorio fu sicuramente di Leonardo,  ma poi l'esecuzione pittorica forse fu affidata, almeno in parte, ad uno dei suoi allievi, Giovanni di Boltraffio o Marco d'Oggiono.

Nel XIX secolo questo dipinto era in una delle più importanti collezioni di opere d'arte milanesi, quella dei duchi Litta (perciò il nome al dipinto), ed era conservata nel grande Palazzo Litta in  corso Magenta, a Milano.

Nel 1865 il duca Antonio Litta Visconti Arese vendette il quadro  allo zar di Russia, Alessandro II (Romanov). Successivamente questo capolavoro  fu trasferito nel museo dell'Ermitage, a San Pietroburgo.

La piccola dimensione della tavola sulla quale c'è il dipinto misura 42 centimetri d'altezza per 33 di base. Si capisce che l'opera fu realizzata per una  abitazione nobiliare  e non una chiesa.

Iconografia:

la Virgo lactans e il Bambino sono in una stanza. Sullo sfondo  due finestre a tutto sesto, oltre le quali si vede il cielo con nubi,  in lontananza un paesaggio montano.

Maria indossa la tunica di colore rosso e il mantello di velluto di colore azzurro nella parte esterna. Il copricapo trecciato ha un velo finemente lavorato.

Guarda con tenerezza il biondo e riccioluto  Figlio che sugge il latte ed ha la mano destra poggiata sul seno materno, nel contempo il piccolo, con singolare torsione del corpo,  volge gli occhi verso l'ipotetico osservatore.

Avete notato  l'uccellino ? E' un cardellino, posato sulla coscia sinistra del Bambino e vicino al seno  della Madre.



Il nome scientifico e di genere  del cardellino è "carduelis", in lingua latina. Definito così perché  ama cibarsi di semi di cardi. il colore rosso nella zona frontale e del collo  evoca  quello del sangue, perciò questo animale è diventato un simbolo della Passione di Cristo.

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XVI secolo

La "Madonna del Latte" nel  Cinquecento

Il 31 ottobre 1517 il monaco tedesco Martin Lutero inviò ai vescovi interessati le sue "95 tesi". Rifiutò di abiurarle e il 3 gennaio 1521 papa Leone X con la Bolla Decet Romanum Pontificem dichiarò  Lutero eretico e scomunicato.

Quattro mesi dopo, nel mese di maggio,  ci fu l'editto di Worms, con il quale l'imperatore  Carlo V d'Asburgo lo bandì dal Sacro Romano Impero, nel contempo vietò ai sudditi di propagare le sue tesi. Ma fu inutile, perché la disponibilità della stampa a caratteri mobili (introdotta nel secolo precedente da Johannes Gutenberg)  permise la diffusione degli scritti teologici di Lutero  sia in Germania sia in altre nazioni d'Europa.

Inoltre, il principe di Sassonia, Federico il Saggio, offrì al monaco tedesco la sua protezione per evitargli  la cattura e l'uccisione.

Molti principi tedeschi solidarizzarono con le tesi di Lutero,  dando ad esse  anche  una connotazione politica di opposizione al cattolico imperatore Carlo V. Ci furono scontri e violenze tra il 1546 e il 1547 tra le milizie imperiali e quelle luterane (Lega di Smacalda).

Anche se le forze imperiali  furono vittoriose su quelle protestanti le idee  luterane  non poterono essere soppresse con la violenza.

Il termine "protestante" deriva dalla protesta dei feudatari delle "città luterane", quando alla "dieta di Spira" del 1529 l'imperatore Carlo V ribadì la condanna a Lutero.

La cosiddetta "dieta" nel tempo del Sacro Romano Impero era un'assemblea che riuniva il sovrano e altri principi  per emanare leggi.

Lo scisma protestante (= Riforma protestante) all'interno del cristianesimo sfidò la Chiesa cattolica, in particolare l'autorità papale, sul piano teologico e politico, sulla base di ciò che era percepito come errore, abuso e discrepanza rispetto all'ideale cristiano.

Per arginare il dilagare delle dottrine protestanti la Chiesa di Roma intraprese una serie di azioni, conosciute come Controriforma cattolica, che per gran parte derivarono dalle decisioni prese durante il Concilio di Trento, che si svolse dal 1545 al 1563. Nella fase finale,  il 3 dicembre del 1563, i padri conciliari emanarono il  decreto titolato:  "De invocatione, veneratione, et reliquiis sanctorum et sacris imaginibus",  riguardante la venerazione delle immagini  devozionali e l'arte sacra.

Fu un punto di svolta: introdusse il controllo vescovile o delle autorità locali  sui contenuti delle opere d'arte. Esse dovevano essere aderenti  alle sacre scritture; dai fedeli  non dovevano essere adorate come se fossero gli stessi santi, ma considerarle immagini che li rappresentano.

Per motivazioni  teologiche e per timore che le rappresentazioni pittoriche "sconvenienti"  potessero turbare il fedele,  Carlo Borromeo, vescovo della diocesi di Milano, fece  modificare o togliere dalle chiese  le raffigurazioni di "Maria lactans":  numerosi dipinti  a lei dedicati a furono ritoccati con l'aggiunta del panneggio  per coprire il seno  e fatti diventare  "Madonna col Bambino" o "Madonna in trono col Bambino", oppure Madonna guarda amorevolmente il Figlio che dorme, ecc..

In effetti la Vergine che allatta non corrisponde all'immagine canonica di Maria, ma quella narrata in alcuni vangeli apocrifi.

L'iniziativa moralistica del Borromeo  fu seguita dagli altri vescovi diocesani. Inoltre, alcune chiese dedicate alla "Madonna del latte"  vennero dedicate ad altri santi.

Secondo lo spirito della Controriforma, infatti, l'immagine della Madonna che, con un seno nudo, allatta Gesù bambino  era considerata poco decente, poteva distogliere i fedeli dalla preghiera  e  indurre  negli uomini pensieri sconvenienti.

Il culto per la  Madonna del Latte era diffuso in tutta Europa, soprattutto nelle zone rurali. I contadini le attribuivano valenza simbolico-taumaturgica  ed anche anche miracoli.

Comunque, nonostante la Controriforma cattolica,  la venerazione popolare per quella simbologia  continuò, perché  legata al desiderio di maternità o per chiedere la grazia da parte di donne che non avevano il latte necessario per sfamare il neonato.

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Dalla  necessaria premessa storica nel precedente post alla Virgo lactans, realizzata in pittura da Andrea Solari (anche Solario, 1464 – 1520) prima della Riforma protestante e Controriforma cattolica.


Andrea Solario, Madonna del latte, tempera e olio su pannello di pioppo, 1507 circa, Museo del Louvre, Parigi.

Quest'opera è anche conosciuta come "La Madonna dal cuscino verde", perché il bimbo è poggiato sul cuscino. Fu una novità per l'arte italiana. Consentì all'artista di mostrare la sua bravura nel dipingere i tessuti, capacità appresa  in età giovanile a Venezia  dalla pittura veneta.

Dal punto di vista comunicativo è importante il reciproco guardarsi tra Madre e Figlio,  raffigurato  mentre  con la mano destra si tocca il piedino  destro.

Maria indossa la tunica di colore rosso, il mantello blu, il foulard bianco sul capo le avvolge anche il collo: notare la bravura dell'artista nel realizzare le pieghe del vestiario.

Sullo sfondo un frondoso albero e, in lontananza il paesaggio.

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Segue XVI secolo


Michelangelo Buonarroti, Madonna Medici, scultura in  marmo  alta 226 cm,  1521 – 1534, "Sagrestia Nuova", basilica di San Lorenzo, Firenze.

La "Sagrestia Nuova" è considerata tra i capolavori di Michelangelo come architetto. La progettò come pendant alla "Sagrestia Vecchia", realizzata da Filippo Brunelleschi con importanti contributi scultorei di Donatello.

Su commissione del papa, Leone X (Giovanni di Lorenzo de' Medici) il Buonarroti iniziò i lavori il 4 novembre 1519, in continuità con la "Sagrestia Vecchia"  nella bicromia dell'intonaco e della pietra serena.

La "Sagrestia Nuova" fu  edificata a più riprese e completata nel 1533.



veduta parziale della "Sagrestia Nuova": la tomba di Lorenzo il Magnifico e del fratello Giuliano de' Medici; sopra la lastra tombale le sculture che raffigurano la Madonna del latte e i santi Cosma e Damiano.

Per questo ambiente il Buonarroti ideò ed iniziò anche delle decorazioni, come il gruppo scultoreo che raffigura  la Madonna che allatta suo Figlio, detta "Madonna Medici", iniziata dall'artista nel 1521.

Michelangelo nel 1534  si trasferì a Roma e lasciò l'opera incompiuta,  e così appare ancora oggi.


tomba di Lorenzo il Magnifico e di suo fratello, Giuliano de' Medici.

Sopra la lastra tombale ci sono:

al centro  il  michelangiolesco gruppo scultoreo della Virgo lactans col figlio; Maria  è seduta su un blocco di marmo, ha il braccio destro dietro di sé e la mano sul bordo del seggio; le sue gambe  sono accavallate; ha il foulard  sulla testa, inclinata; il volto  è triste e lo sguardo assorto, forse pensa al tragico destino del Figlio.
Il bimbo è seduto a cavallo sulla coscia destra della madre, sorretto dalla mano sinistra materna; è rivolto  verso di lei  per prenderle  il seno con le mani.

ai lati,  le statue dei due santi protettori della famiglia Medici: Cosma e Damiano.  Furono scolpite in base al modello creato da Michelangelo;

A destra, San Damiano, opera eseguita tra il 1533 e il 1534 dallo scultore e architetto "Raffaello da Montelupo": il suo vero nome Raffaele Sinibaldi;

A sinistra, San Cosma, statua realizzata negli anni 1533 – 1534  dal frate servita e scultore Giovanni Angelo Montorsoli.

Cosma e Damiano erano due medici, perciò scelti dai Signori della città di Firenze  come patroni della famiglia medicea.

I due santi subirono il martirio durante l'impero di Diocleziano. 

Vengono raffigurati insieme. I loro simboli: la palma del martirio e nella mano uno degli oggetti attinenti alla loro professione:  il cofanetto contenente gli strumenti chirurgici o vasi da farmacia.

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#26
XVII secolo

La "Madonna del Latte" nel Seicento.

A Roma, tra il 1630 e il 1640  nacque  il movimento artistico-culturale denominato Barocco, diffuso in Europa fino alla prima metà del XVIII secolo.

Lo stile Barocco è noto per l'esuberanza delle forme, la teatralità, le prospettive, i contrasti tra luce e ombra.

I suoi artisti più rappresentativi nell'architettura e/o scultura furono Gian Lorenzo Bernini, Francesco Borromini e Pietro da Cortona.

Nella pittura furono i fratelli Carracci e la loro scuola, ed artisti come  Guido Reni, Domenichino, Francesco Albani, Alessandro Algardi, Caravaggio, Veronese, Tintoretto,  Pierre Paul Rubens ed altri. 

In ambito musicale, all'epoca del Barocco  nacque il melodramma: rappresentazione teatrale in cui i personaggi non parlano, ma cantano accompagnati da strumenti musicali, le orchestre.

Uno dei più importanti musicisti di questo periodo fu Claudio Monteverdi, autore di numerosi madrigali ed opere.

Compositori illustri furono, tra gli altri, Giovanni Pergolesi, Nicolò Piccini, Giovanni Paisiello, Domenico Cimarosa, Alessandro Scarlatti.

Per quanto riguarda la Virgo lactans, all'immagine della madre affettuosa  che allatta,  vennero preferite altre tipologie mariane: per esempio l'assunta in cielo tra nubi e angeli, oppure la Mater Dei Regina Coeli.

Secoli prima Dante Alighieri nel canto XXIII del Paradiso (vv. 121-128)  descrisse il coro dei diletti che si rivolgono a Maria Regina Coeli:

"E come fantolin che 'nver' la mamma

tende le braccia, poi che 'l latte prese,

per l'animo che 'nfin di fuor s'infiamma;

ciascun di quei candori in sù si stese

con la sua cima, sì che l'alto affetto

ch'elli avieno a Maria mi fu palese.

Indi rimaser lì nel mio cospetto,`

Regina celi' cantando sì dolce,

e mai da me non si partì 'l diletto".

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#27
segue XVII secolo

Nel Seicento in Italia l'arte fu espressa da numerosi capolavori. Per esempio nell'ambito della pittura  alcuni  furono realizzati da Orazio Gentileschi, seguace di Caravaggio.

Il racconto della fuga in Egitto, tramandato dal solo Vangelo di Matteo, è tra quelli più amati dagli artisti e dai loro committenti.  Infatti il Gentileschi ne fece più versioni. Qui vi presento quella custodita a Vienna nel Kunsthistorisches Museum.


Orazio Gentileschi, Riposo durante la fuga in Egitto, olio su tela, 1625 – 1626, Kunsthistorisches Museum, in Vienna.

In basso a sinistra c'è la firma dell'artista: HORATIVS GENTILESHVS FECIT.

La scena è ambientata di notte ma illuminata dalla luce proveniente dall'alto sulla sinistra.

Maria è seduta in terra sopra il suo mantello blu; guarda suo figlio,  ha la mano destra sul fianco del poppante per sorreggerlo, mentre la mano sinistra è poggiata al suolo per reggersi. 

Indossa un abito blu sopra una camicia bianca; ha un foulard sulle spalle. I suoi capelli sono di colore ramato sorretti da una fascia.

Sulle gambe della donna c'è un bianco lenzuolo, sul quale è seduto l'infante intento a suggere il latte dalla mammella materna, nel contempo il biondo bambino ha lo sguardo verso un ipotetico spettatore.

Invece Giuseppe dorme. Il giaciglio è composto da un telo color ocra poggiato in terra, un altro telo dello stesso colore è sul grosso sacco annodato, che forse contiene le poche cose che ha potuto portare  con sé  prima della fuga da Betlemme verso l'Egitto. Anche ik suo mantello è color ocra.

La parte superiore del suo corpo è poggiato sul sacco, quella inferiore è adagiata in terra. Ha la testa reclinata all'indietro, la fronte segnata dalle rughe, la barba e i capelli grigi.



dettaglio

doxa

#28
Concludo il thread  con questa sfera natalizia in ceramica, realizzata da un laboratorio di Deruta (prov. di Perugia) ma dipinta dalle monache clarisse claustrali nella cosiddetta Valle Santa, nella zona di Rieti 
Liete feste


sfera natalizia in ceramica,  dipinta a mano