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Venere e Cupido mingente

Aperto da doxa, 12 Gennaio 2021, 16:12:00 PM

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doxa


Lorenzo Lotto: "Venere e Cupido mingente", 1530 circa, olio su tela, Metropolitan Museum, New York.

Il noto artista realizzò questo dipinto forse in occasione del matrimonio tra Gerolamo Brembati e Caterina Suardi, appartenenti a due famiglie economicamente facoltose di Bergamo.

Rappresenta l'allegoria dedicata al matrimonio e alla fecondità

Iconografia:

La nuda Venere è quasi  distesa su un panno blu; è piegata verso il lato sinistro e con l'avanbraccio sorregge la parte superiore del suo corpo; il braccio destro è sollevato verso l'alto e con la mano tiene la ghirlanda di mirto, pianta sacra alla dea; nella parte bassa  della ghirlanda è appeso con la catenella un piccolo bruciatore d'incenso.

Sul capo di Venus  c'è il diadema, coronamento dell'amore con il matrimonio,  e il velo tipico delle spose  del '500 che le scende dietro le spalle fino al bacino.

Nel lobo dell'orecchio sinistro pende l'orecchino con una perla, la quale simboleggia la purezza, l'illibatezza della donna. 
 
Vicino a lei, in piedi,  c'è il sorridente Cupido alato, con la faretra sulla spalla sinistra; l'eroto è intento nell'atto della minzione; fa la pipì centrando la ghirlanda, che sorregge anche lui con la mano sinistra;  l'orina giunge sul grembo di Venere;  chiara allusione erotica alla fertilità.

Fa da sfondo una tenda di colore rosso appesa anche ad un tronco d'albero con  dell'edera, simbolo dell'amore eterno.

Gli oggetti sparsi attorno hanno vari significati allegorici:

appesa al di sopra della testa della donna c'è una cornucopia, simbolo di fecondità;

i petali di rosa sparsi sul corpo di Venere  sono un ulteriore simbolo di femminilità.

In questo dipinto mitologico il pittore Lorenzo Lotto aggiunse in terra, sul lato sinistro di Venere  altri tre simboli:

una rosa: simboleggia l'amore che trionfa;
 
il serpente:  evoca il racconto biblico di Adamo ed Eva, nel quale il serpente è la rappresentazione del demonio tentatore;

il bastone simboleggia il potere maritale.

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#1


"golden rain" in libertà :D quando l'apparato urinario va bene.

La "diceria dell'untore" afferma che Zeus era un millantatore riguardo la sua "ars amatoria", aveva la prostata notevolmente ingrossata e quella "pioggia d'oro" su Danae non ci fu, ma egli era il capo degli dei e non si poteva sminuirlo pubblicamente.

Anche Giunone non se la passava bene. Era soggetta a continue cistiti.
Altre deità soffrivano di calcoli renali.

Pure Michelangelo Buonarroti era sofferente di calcoli renali. In una sua lettera del 1549 scrisse:
"Io ò bevuto circa due mesi sera e mattina d una aqqua d una fontana che è a quaranta miglia presso Roma, la quale rompe la pietra; e questa à rotto la mia e fattomene orinar gran parte"[...]

Papa Bonifacio VIII, che era nato in Ciociaria, conosceva Fiuggi e la fonte con l'acqua curativa.

A proposito di minzione e di reni..., di questi se ne parla poco, eppure sono indispensabili; vengono attraversati ogni giorno da 180 litri di sangue; essi servono a ripulirci dalle scorie; in loro scorre l'urina che, dopo sofisticati processi di filtrazione, consentono l'eliminazione di sostanze dannose all'organismo.

Vittorio Lingiardi in un suo articolo sul settimanale "Domenica" del "Sole 24 Ore" pubblicato  l'altro ieri, 10 gennaio 2021, dice che dobbiamo pensare ai reni come a una coppia di custodi dell'omeostasi e di garanti del nostro equilibrio idrosalino; stimolano il midollo osseo a produrre globuli rossi, garantiscono la produzione di vitamina D, senza la quale saremmo rachitici, regolano la pressione sanguigna.


Già Ippocrate ammoniva a controllare spesso la propria urina: guardare la trasparenza (limpida, opalescente o torbida), annusare l'odore e assaporarla.



Lingiardi nel suo articolo sopra citato offre un piccolo "Bignami" sui disturbi della minzione:


stranguria: emissione dolorosa dell'urina, come in alcuni tipi di cistite;

poliuria: se di urina ne fuoriesce tanta;

oliguria: se è poca;

anuria: se è assente;

pollachiuria: se è frequente;

nicturia: se è notturna.

Nel passato numerosi trattati di medicina nefrologica e urologica furono titolati "De urinis", per esempio da Galeno e da altri della famosa "scuola medica salernitana".

Gilles de Corbeil, medico francese di scuola salernitana, oltre al suo trattato titolato "De urinis", scrisse un poema in versi, il "Carmina de urinarum".

Ora che avete letto questo post, non vi scappa la pipì ? :D 

doxa

#2



Con l'immaginario zoom vediamo un po' meglio il volto  di questa Venus di Lorenzo Lotto.

Se il criterio per decidere la bellezza  corporea è soggettivo, allora debbo dire che il viso di questa donna non mi piace, è plebeo. Va be, non posso pretendere dalla modella, economicamente povera, che posò per l'artista veneziano anche la sembianza delle veneri scolpite greco-romane o quelle realizzate da Canova.


Lo so, i criteri estetici sfuggono alla comprensione soddisfacente dell'attrattiva facciale.

La bellezza suscita emozioni positive a seguito di un rapido paragone effettuato consciamente od inconsciamente, con un canone di riferimento interiore, acquisito tramite l'istruzione o per consuetudine sociale.

Il giudizio estetico dipende dalla propria personalità, dalle proprie esperienze, dalle conoscenze, dai pregiudizi, ecc..



La bellezza attrae,  dà piacere a chi la guarda, offre l'esperienza estetica, ovviamente soggetta all'arbitrarietà, perché deriva dall'azione coordinata di differenti processi psichici: percezione, attenzione, memoria, immaginazione, pensiero, emozione, ed altro.